17Shall we dance?
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“Jen?
Tesoro? Ma dove si è cacciata?” – erano le nove di sera e non si aspettava di non
trovarla a casa. Ricordava che non avesse nessun tipo di impegno, non che la
controllasse, ci mancherebbe, ma era tardi e nonostante non glielo avesse mai
detto, era sempre terrorizzata dal fatto che prendesse l’auto. Ancora nella
vana ricerca di trovarla andò in camera da letto e vide una grande scatola
poggiata sulla sua parte del letto – “E questo cosa è?” – chiese avvicinandosi
e vide un bigliettino. Ancora non ci credeva che se li scambiassero ancora, era
così romantico.
Mi piacerebbe che lo indossassi! Ti aspetto a Le
Jardin alle 22! -J
“Oh
Jen” - sorrise portandosi una mano al petto – “Cosa vuoi fare?” – rise sapendo
che volesse semplicemente passare una serata diversa, e portarla a ballare come
promesso. Spiegò il vestito e lo riconobbe all’istante – “Pazza, da dove diamine
l’ha recuperato?” – sorrise. Aveva poco tempo per crogiolarsi, doveva
prepararsi. Indossò qualcosa di carino al di sotto prima di mettere quell’abito
dopo anni. Si truccò, ravivò i capelli passandoci le dita tra i ricci e schioccò
le labbra dopo averle segnate con il rossetto per farlo attecchire.
Alle
ventuno e quarantacinque, uscì di casa dopo aver chiamato un taxi. Era certa
che avrebbero bevuto almeno un po’ ed era meglio non prendere l’auto. Iniziò a
pensare come una sciocca a cosa potesse indossare Jen, dio quella donna era
capace di farle girare la testa solo con quello che indossava: immaginò il suo
sedere sodo fasciato da una gonna a tubino o chissà cos’altro. Quando arrivò,
si accomodò al bancone, diede una rapida occhiata all’orologio da polso e
attese che fossero le dieci per poter iniziare a cercarla. Non aspettò tanto,
perché due dita inconfondibili che potevano essere solo quelle della sua rossa,
le sfiorarono la nuca, e solo quel gesto la fece eccitare.
“Jennifer”
– seguì subito un bacio, nel punto che le dita avevano abbandonato.
“Señorita
Parrilla” – sussurrò al suo orecchio, e poi le si mise accanto – “Buenas noches”
– sorrise.
“Vieni
qui” – la attirò dalla nuca, baciandola dolcemente, poi scostatasi il suo
sguardo cadde nella scollatura della rossa, e boccheggiò: non indossava il
reggiseno, la camicetta si apriva quasi fino agli addominali e per la miseria
vestita così era davvero sexy.
“Hai
perso la parola?” – sorrise sfiorandole le braccia scoperte – “Sei molto bella
anche tu”
“Questa
serata è già perfetta” – sussurrò sulle sue labbra mentre la fissava negli
occhi verdi.
“E
non n’è ancora iniziata” – ammise – “Vuoi ballare con me?” – chiese.
“Sono
qui per questo, splendore” – si allargò in quel sorriso contagioso e la prese
per mano.
“Oggi
è la serata della musica anni ‘10, di quando ci siamo conosciute praticamente”
– ammise Jen guardandola e parlandole sulle labbra per farsi sentire.
“Hai
fatto una scelta eccellente allora, mi piace molto questo posto e ti amo” –
sorrise accarezzandole il viso.
“Ti
amo anche io” – disse portando le mani sui suoi fianchi sensualmente.
“Ammettilo
che volevi ballare con me sulle note di musica latina, eh?” – le prese la mano
facendo una giravolta, sentendo il dj mettere su il brano – “Dove sei riuscita
a trovarlo?” – disse mostrando il vestito.
“L’ho
conservato io” – sorrise – “Volevo capire come funzionasse questa cerniera” –
la sfiorò, guardandola.
“Stasera
te lo mostro” – ridacchiò ancheggiando, sulle note di “Date la vuelta” - “Uhm
mi vuoi proprio scatenata” – disse prendendo a ballare con Jen, che non credeva
potesse rilassarsi a tal punto, lasciandosi andare. Adorava il modo in cui le
sue mani le accarezzavano i fianchi durante il ballo, o si la rossa sapeva
davvero muoversi; le si mise di spalle e mosse il sedere sul suo bacino
lentamente, scendendo e risalendo. Sentì il respiro rapido della donna e si
voltò appena a guardarla – “Sei bellissima amore” – sussultò sulle sue labbra,
e cantò un po’ lasciandosi guidare dall’altra.
Poco
dopo abbandonarono la pista, solo per recuperare qualcosa da bere, si sorrisero
come due adolescenti, e avevano il cuore leggero davvero.
“Allora
non è tutto latino” – ridacchiò tenendola per la vita – “Mi piace questa,
vieni” – sorrise prendendola per mano, mentre con l’altra teneva il drink. Non
era un brano movimentato, ma le piacevano i bit, e poteva ballarlo, guardando
la rossa – “Non ti irrigidire amore, dai” – la baciò lentamente.
“Sai
di fresco” – sorrise Jen tenendola dal sedere, inevitabilmente dato quel
vestito meraviglioso che indossava.
“Menta”
– mosse la lingua nella sua bocca – “Anche tu lo sei” – le scostò i capelli dal
viso – “Grazie per aver mantenuto la parola” – ammise.
“Te
l’ho detto che volevo portarti a ballare” – sorrise abbracciandola dolcemente –
“Ti amo, senza te non saremmo qui”
“Hai
fatto da te, tesoro. Da’ a me” – prese il bicchiere e lo poggiò su un tavolino
vuoto” – la acchiappò da dietro e le fece muovere il sedere contro il suo
bacino – “Sexy” – sussurrò al suo orecchio e continuarono a ballare in maniera
sensuale, provocandosi spesso e volentieri. A fine serata, vennero riprodotti
anche alcuni brani lenti, che Lana fu felice di ballare quella canzone, “Tenerife
Sea”, stretta a Jen, abbracciate dolcemente.
“Sono
felice amore mio” – la rossa lo sussurrò all’orecchio dell’altra come se
qualcuno potesse sentirle, non le sarebbe importato, per la prima volta dopo
anni, poteva essere davvero sé stessa, senza preoccuparsi di nulla.
“Lo
so, e lo sono anche io” – le accarezzò il viso e la baciò dolcemente chiudendo
gli occhi, inclinò il viso quando l’altra intrufolò la lingua in bocca. La
tenne più vicina e sussultò ad un brivido.
“Freddo?”
– si staccò di malavoglia.
“Un
pochettino, vuoi andare a casa?” – sorrise.
“Solo
se lo vuoi tu” – lo disse sfiorandole le labbra.
“Voglio
quella camicetta su una poltrona e il tuo seno tra le mie labbra” – sussurrò
sulla pelle del suo collo.
“Uhm
sapevo ti sarebbe piaciuto il mio outfit” – ridacchiò.
“Puoi
dirlo forte Morrison” – le palpò il sedere –
“Portami a casa, ora” – ridacchiò.
“Chiamo
un taxi” – sorrise.
“E
la tua auto?” – chiese.
“E’
dal meccanico. Tutto calcolato” – ridacchiò.
“Ti
voglio” – lo sussurrò sulle labbra dopo essere entrate nel taxi, che le avrebbe
portate a casa – “Dio potrei anche adesso” – era certa che un po’ di quella
sfacciataggine e desiderio, fosse provocati dall’alcol che nel corso della
serata avevano assunto. Portò una mano all’interno della camicetta di Jen e
massaggiò il suo seno, mentre le labbra si infrangevano sul collo.
“Lana”
– sorrise accarezzandole i capelli – “Calmati” – trovava tutto quello molto
accattivante, ma mai avrebbe potuto fare qualcosa con lei in pubblico, la desiderava,
ma era una cosa solo loro.
“Scusami”
– fece per ritrarre la mano, ma Jen la lasciò sul suo petto.
“Credimi
se non ci fosse l’autista saresti già mia” -la baciò con passione – “Ti amo”
Alla
fine della corsa, Jen pagò il tassista e uscirono dall’auto per andare verso l’uscio
di casa.
“L’hai
fatto apposta a vestirti così?” – disse attirandola in casa dopo che la rossa aprì
– “Ti desidero da quando ti ho visto stasera” – portò le braccia dietro al suo
collo e iniziò a baciarla sensualmente. L’altra, chiuse la porta a fatica e si
lasciò trascinare dovunque volesse; arrivarono in camera da letto e si
staccarono, Lana le diede le spalle e ancheggiò sul bacino di Jen, che dovette
per forza di cosa afferrarla dai fianchi. La mora guidò le sue mani verso la
cerniera, incitandola a farla scorrere – “Non è difficile” – sorrise e si fece
sfilare il vestitino da su la testa, e quando si voltò la rossa la ammirò nel
suo baby doll? Era quello sì? Boccheggiò e portò le mani sui suoi fianchi, la
mora la spinse sul letto, dove cadde, ma si rialzò sui gomiti, e non ci fu
molto da attendere che Lana le si mise cavalcioni, fece passare gl’ indici sui
bordi della camicetta, sfiorandole la pelle sottostante e quando arrivò alla
vita, la portò fuori, aprendola per ammirare il suo seno – “Meravigliosa” – sorrise
accarezzandole a palmi aperti gli addominali, mordendosi le labbra. Aprì poco
dopo la zip del pantalone e con l’aiuto della rossa, lo fece cadere ai piedi
del letto – “Mhmm”
In
quel momento l’unica cosa a cui pensava Jen era il calore che sentiva provenire
da Lana, oh sì, era facile farla eccitare, e lo stesso valeva per sé. Portò le
mani sulle sue cosce, e pian piano le fece scorrere, tanto che il tessuto della
vestaglia iniziò a salire, ma Lana prese le sue mani e con uno scatto le portò
le braccia sulla testa, e scese a baciarle il collo. Le loro dita si intrecciarono
e inevitabilmente chiusero gli occhi, per godersi i loro respiri e i battiti
accelerati dei cuori. Battevano all’unisono, si lo stavano facendo e si
sorrisero, quando Lana si sollevò a guardarla dolcemente. Abbandonò le sue
braccia, e le mani tornarono su i suoi fianchi, le proprie mani finirono sul
viso di Jen e le labbra si infransero in un bacio lento ma appassionato. Le
loro lingue timidamente si sfiorarono e poi si attorcigliarono tra le loro
bocche, il corpo ambrato si infranse su quello pallido e si mossero una contro
l’altra.
“Vuoi
fare una cosa per me, Jen?” – sussurrò sulle sue labbra perdendosi nei suoi
occhi.
“Qualsiasi
cosa” – rispose con l’affanno.
“Poggiati
alla testiera e toccati per me” – Lana si eccitò al suolo pensiero. L’altra le rivolse
un sorriso intenso e si staccò dal suo corpo. Fece come le aveva suggerito e
portò la mano tra le sue mutandine – “Oh Jen” – guardò il movimento, stando
accovacciata davanti a lei.
“Fa
tu una cosa per me adesso” - sussultò la rossa guardandola e poi socchiuse gli
occhi.
“Qualsiasi
cosa” – rispose la mora mordendosi il labbro.
“Toglila
e vieni da me” – la guardò così intensamente che Lana si sentì già nuda ai suoi
occhi. E lo fece si sfilò la vestaglia e lasciò che la rossa la guardasse – “Non
le hai” – alluse alle sue mutandine.
“Avevo
caldo, stasera” – ansimò alle sue stesse parole, poi gattonò verso di lei e le
si sedette sulle cosce, ad incastro e di lì fu tutto in salita. Tra spinte,
labbra che mordevano e succhiavano il seno della latina, unghie che graffiavano
la pelle quasi diafana dell’altra, ansimi e gemiti incontrollati, fianchi
altrettanto attivi, le due non avevano smesso un attimo di guardarsi negli
occhi. Finirono con il disfare completamente il letto, vestiti sparsi per la
stanza, cuscini e lenzuola aggrinzite, corpi sudati spalmati sul materasso.
“Caspita”
– sorrise Jen guardando il soffitto. Lana invece era prona con il sedere sodo
al vento, non le dispiaceva restare nuda a farsi guardare dalla rossa, niente
affatto, era un modo per eccitarla in continuazione. Erano con i visi vicini,
ma i corpi erano uno all’opposto dell’altro – “Dormi?” – chiese dolcemente
scostandole una ciocca di capelli dal viso.
“Uhm
ricarico le pile” – ridacchiò. Si porse a baciarla dolcemente – “Siamo davvero
sottosopra eh” – sorrise.
“Abbiamo
fatto le capriole vorrai ben dirlo” – sorrise – “Doccia e nanna?” – disse.
“Uhm
no, conosco il tuo concetto di doccia, amore mio” – nascose il viso sotto il
cuscino.
“Oh
dai” – scattò a farle il solletico.
“Oddio
no, Jen il solletico no” – iniziò a ridere a crepapelle, e per la rossa fu la
cosa più bella del mondo sentire quel suono. Le finì addosso, con le gambe
intrecciate, Lana scostò dal proprio viso i capelli e la guardò con il fiatone.
“Doccia
o dormi sul divano” – sussurrò sulle sue labbra.
“Devi
farmi tua allora, o dormi tu sul divano” – la provocò.
“Abbiamo
un patto” – la baciò lentamente.
“Oh
sì mia cara” – l’attirò su di sé per un lungo e intenso bacio.
Okay, questo
è il capitolo delle immagini a gogò, sento già
esultare! E nulla se doveste chiedermi come mi è venuta l'idea,
non saprei rispondervi! Guardatevi questo video per comprendere le
movenze! Alla prossima xoxo
https://youtu.be/n5jRwdEwLOY
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