Capitolo 12
Sogno o realtà?
Anno Domini 1620
Azaele e Alba raggiunsero il limite del bosco, dietro una collinetta
poco lontano videro alzarsi una colonna di fumo grigio.
"Oh, no! Là dietro c'è la casa della mia padrona!"
esclamò Alba sconvolta.
"Padrona?" domandò Azaele perplesso.
"Si, lavoro da lei come domestica e lei in cambio mi sta
insegnando a usare le erbe per curare malattie e ferite! Ti prego
Azaele corriamo da lei, sono preoccupata, hanno tentato spesso di
accusarla di stregoneria!"
"Va bene, ma stammi vicino e non correre, dobbiamo procedere con
cautela, non voglio cadere in un imboscata, non è il caso"
rispose lui teso.
Alba annuì e procedette a passo spedito accanto ad Azaele.
Una volta arrivati in cima alla collina videro una casa in fiamme,
Azaele, la cui vista era molto più acuta di quella di Alba
commentò tetro "Alba, è meglio non procedere
oltre, non c'è più nessun pericolo, ma neanche più
niente da fare per la tua padrona. Non ha senso andare laggiù!"
"No, ti prego Azaele, non dire così, potrebbe essere
ancora viva e aver bisogno del mio aiuto" gridò Alba
correndo verso la casa.
"Alba per favore, fermati!" urlò Azaele.
Ma Alba non lo ascoltò e continuò a correre disperata.
Azaele aprì le ali e rendendosi invisibile raggiunse in un
istante la povera padrona di Alba legata allo steccato e arsa viva
dalla follia omicida dei contadini. Prese il corpo bruciato e lo
portò dentro la casa in fiamme per evitare che Alba potesse
vederlo, poi tornò indietro e comparve dietro dietro di lei
fingendo di esserle corso dietro.
"Alba aspettami!" chiamò.
Alba si fermò davanti alla casa e cadde in ginocchio piangendo
"Signora Elena… dove siete? Rispondetemi vi prego!"
Azaele si inginocchiò e la strinse tra le braccia per
confortarla "Temo che non possa più sentirti, andiamo
via, è pericoloso per te rimanere qui"
Alba lo abbracciò stretto e continuò a piangere.
"Merlino!" esclamò improvvisamente.
"Cosa?" domandò perplesso Azaele.
"Merlino, il gatto della signora Elena! Ti prego Azaele, aiutami
a cercarlo! Se è vivo, non voglio abbandonarlo, non è
abituato a cavarsela da solo!" lo implorò la ragazza.
'Va bene!" rispose Azaele che non aveva notato resti di gatto
all'interno della casa in fiamme.
Girarono un po' intorno alla casa chiamando "Merlino, Merlino!"
finché da dietro un cespuglio rispose un miagolio e subito
dopo uscì un gatto nero con una stella bianca sulla fronte.
"Merlino! Amico mio, almeno tu sei vivo!" lo chiamò
Alba.
Il gatto la riconobbe e si lanciò tra le sue braccia facendo
le fusa.
Azaele si avvicinò "Ti prego Alba, ora andiamo. Non mi
sento tranquillo, non mi piace l'atmosfera di questo posto, voglio
allontanarmi il più in fretta possibile!"
"Hai ragione, Azaele, anche io sento qualcosa di strano, è
come se ormai tutto qui intorno fosse pervaso da qualcosa di maligno.
Questa non è più casa mia! Andiamo via!" rispose
Alba continuando a stringere Merlino tra le braccia e incamminandosi
verso il sentiero che portava verso il paese di Monterotondo.
Poco lontano, nascosto dietro un alto tasso centenario, Razel lì
scrutò perplesso.
"La mia strega è morta ma la sua anima sembra scomparsa
nel nulla, la regazzina è viva e Azaele ha l'aria di volersela
prendere lui. Del biondino angelico nun c'è traccia. Nun è
che quei due hanno fatto un accordo a spese mie?" si domandò
irritato.
#
MEEEEOWWW, FFFFFFFFHH, CRASH
La successione di questi rumori svegliò Alba.
"Ma che cosa succede?" si domandò accendendo la
luce.
Ancora mezzo addormentata, si rese conto che il gatto nero non era
più accanto a lei.
"Merlino, dove sei?" chiamò senza ricevere risposta,
sospirò e si sporse dal letto a soppalco per controllare.
Quello che vide la lasciò costernata, il monolocale sembrava
un campo di battaglia. La poltrona gonfiabile era rotolata contro la
porta del bagno, il tappeto di lana urticante era arrotolato su se
stesso e, cosa davvero sconvolgente, uno dei suoi adorati piatti
giapponesi era ridotto in pezzi sparsi per il ripiano della
cassettiera IKEA.
Alba scese scese dal letto e raccolse mestamente i cocci poggiandoli
sulla cassettiera "Ma si può sapere che ti ha preso
Merlino, perché hai combinato questo disastro?" domandò
amareggiata. Il gatto nero la osservò con aria apparentemente
contrita.
"Quanto vorrei che tutti i pezzi si riattaccassero… torna
a posto stupido piatto" si lamentò Alba piangendo.
"Basta poco, regazzina, basta che tu lo voglia davvero!"
disse la voce del buttafuori del Cubo alle sue spalle.
Alba si girò di scatto e con sgomento vide il corpulento
buttafuori dai capelli rosso fuoco, osservarla da dentro lo specchio
con un ghigno soddisfatto in volto.
Non fece in tempo a capire se si trattasse di una visione o di
un'immagine reale perché Merlino si gettò sullo
specchio soffiando inferocito e facendo scomparire l'uomo dai capelli
rossi.
Alba si appoggiò alla cassettiera tremando, non era possibile,
non poteva essere vero, gli specchi riflettono e basta, non c'è
nessuno dentro che ti fissa o ti parla a meno che tu non ti chiami
Alice o Strega cattiva di Biancaneve!
Alba cercò di calmarsi controllando la respirazione come le
avevano insegnato al corso di Yoga tantrico di cui aveva seguito ben
tre lezioni, prima di lasciare perdere dopo che l'avevano guardata
tutti come se fosse matta, insegnante compresa, quando nel bel mezzo
della lezione aveva esclamato "Maestra Giada, tu hai una luce
intorno quando respiri!"
Merlino si avvicinò facendo le fusa e contribuendo a calmarla.
"Ma, si" pensò rassicurata, è stata solo la
mia immaginazione, ero ancora mezzo addormentata!"
Accarezzò Merlino e andò in cucina a bere un bicchiere
d'acqua.
Finalmente rilassata decise di tornare a dormire, era già a
metà della scala del letto a soppalco quando l'occhio le cadde sulla
parete sopra la cassettiera e per poco non scivolò sugli
scalini per lo spavento.
Il piatto giapponese faceva bella mostra di sé, del tutto
integro, come se non fosse mai stato ridotto in mille pezzi.
#
Lo stupido gatto nero si lanciò infuriato contro lo specchio
facendo perdere a Razel il contatto mentale con Alba.
Ma il demone non si preoccupò più di tanto, la cosa più
importante era aver stabilito un primo contatto.
Sogghignò tra sé e sé, aveva dovuto aspettare
per quattrocento anni, giorno più giorno meno, non avrebbe
fatto differenza. Si sarebbe preso Alba e il regazzino se ne sarebbe
fatto una ragione.
Ancora meglio, ne avrebbe approfittato per spiegargli che la colpa
era tutta di Michele e così finalmente Azaele si sarebbe
staccato da quel frocetto biondo che aveva una pessima influenza su
di lui!
Razel sorrise soddisfatto e già che si trovava nei bagni del
Cubo decise che una pisciatina ci stava tutta, entrò in un
bagno già occupato e buttò fuori l'occupante umano che,
senza aver capito né come né perché, si ritrovò
con i pantaloni abbassati davanti agli sguardi divertiti degli altri
umani in attesa del loro turno.
Il poveretto si ricompose e da quel giorno smise completamente di
farsi di funghetti allucinogeni, cosa che costò a Razel un
richiamo informale dagli Arcidiavoli.
Uscito dal bagno Razel si ritrovò faccia a faccia con il
supervisore di Azaele, un demone anziano, alto e magro, dai capelli
biondi quasi bianchi e due freddi occhi grigi che lo scrutavano con
aria di rimprovero.
"Cercavi me?" domandò tirandosi su la braghetta dei
pantaloni e dirigendosi verso l'uscita.
"Le mani, non te le lavi?" commentò ironicamente il
supervisore.
"Sei qui per insegnarmi il bon ton o me devi chiedere
qualcosa?" rispose Razel senza scomporsi, ma tornando indietro a lavarsi le mani.
"Sono qui perché si dice in giro che tu sappia dov'è
finito il ragazzino!"
"Quale regazzino?"
"Sai benissimo di chi parlo, di quello innamorato della strega
con cui hai appena finito di parlare attraverso quello specchio! Sono
giorni che cerco Azaele, è rimasto indietro con il suo lavoro
e vorrei evitare di buttarlo dentro un pentolone di olio bollente per
i prossimi mille anni! Se sai dov'è dovresti dirmelo, è
scorretto che non mi abbia ancora informato a riguardo"
"Non sai tenere sotto controllo i tuoi collaboratori e la colpa
è mia? Nun c'è scritto da nessuna parte che te devo
relazionare sui movimenti dei tuoi sottoposti!" rispose
sbuffando Razel.
"Immagino che questo significhi che non ti sei letto la
circolare sulle Nuove regole di comunicazione e collaborazione tra
Gironi infernali del gennaio scorso" replicò
freddamente il supervisore.
"Io lavoro, Safet, non sono mica un fighetto come te e gli altri
supervisori che passate il tempo a firmare carte! Io con la vostra
burocrazia mi ci pulisco il culo"
"Posto che non ce ne sarebbe bisogno, almeno quello te lo pulisci!" rispose Safet ironico "In
ogni modo ora che ti ho aggiornato sulle nuove regole infernali, ti
dispiace dirmi dov'è finito Azaele?"
Razel lo guardò imbarazzato "Sta nel corpo di un mio
utente, un certo Molinesi, uno che lavora con Alba"
Safet non riuscì a frenare un ghigno divertito "A quale
scopo?"
"Immagino voglia avvicinarsi alla streghetta senza spaventarla"
"Capisco, grazie per l'informazione! Arrivederci" rispose
Safet congedandosi.
"Dovresti ringraziarmi sai?" lo fermò Razel.
"Ti ho appena ringraziato" rispose il supervisore.
"Mi riferisco al fatto che sto lavorando anche alla fine
dell'amicizia tra Michele e Azaele!"
Safet rise "Immagino che tu non abbia mai letto i curriculum di
quei due e non abbia alcuna idea dei loro soft skills principali!"
Razel lo fissò con lo stesso sguardo di un pesce rosso in una
boccia d'acqua.
"Se lo avessi fatto, sapresti che la tua è una battaglia
persa!" aggiunse con aria annoiata Safet.
"Lo dici tu!" rispose Razel "e poi il curriculum del
biondino come l'hai avuto?" domandò.
Safet aprì le ali "Ho i miei contatti, lo sai benissimo".
#
Sael era impegnato a prepararsi un caffè nella cucina super
accessoriata di Molinesi, era appena tornato da una commissione che
aveva deciso di fare per ringraziare Michele e Azaele dell'ospitalità
e gli era venuto desiderio di bere un buon caffè caldo.
In teoria né angeli né demoni avrebbero bisogno di
mangiare, bere e dormire, ma avendo la possibilità di farlo e
vivendo in mezzo agli umani da millenni, i più empatici di
loro tendevano, come Azaele, Michele e Sael ad assimilare alcune
abitudini tipicamente umane.
La caffettiera cominciò a borbottare, Sael annusò
soddisfatto il profumo del caffè, spense il fornello e versò
parte della caffettiera in una tazza.
Aveva appena cominciato a gustarsi la prima sorsata quando sentì
la voce assonnata di Michele domandare "Ce n'è un
po' anche per me?"
Sulla porta della cucina si palesò la visione celestiale di
Michele spettinato, con addosso un paio di jeans blu che esaltavano
la bellezza del suo torace nudo, l'aureola accesa che metteva in
evidenza i grandi occhi azzurri e le ali candide che emettevano
riflessi argentati.
A Sael andò la sorsata di traverso, cominciò a tossire
innaffiando i fornelli di caffè.
Michele si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla
battendogli l'altra sulla schiena, peggiorando decisamente la
situazione.
La voce ironica di Azaele li interruppe "Anche io volevo un po'
di caffè, ma se disturbo torno tra un po'!"
"Non fare lo spiritoso e vestiti!" gli rispose Michele un
po' imbarazzato, lasciando andare Sael.
"E perché?" ribatté Azaele "siamo tutti
uomini e io sto comodo in boxer!"
"Sei proprio un buzzurro!" commentò Michele
circondandogli il collo con un braccio e bloccandogli la testa in una
morsa.
"Lasciami, Michele!" si lamentò Azaele.
L'angelo rise e continuando a tenerlo bloccato gli domandò "Ti
vai a vestire o no?"
"No, mollami!"
"Non ti mollo finché non prometti di metterti un paio di
pantaloni!"
"Sei un despota, ne approfitti solo perché sei più
alto!" lo accusò Azaele ridendo e cercando di liberarsi.
Sael che stava ridendo anche lui si bloccò di colpo "A
proposito Azaele, ma dove hai lasciato il corpo di Molinesi?"
"È vero, dov'è?" domandò anche Michele
un po' preoccupato, lasciando andare Azaele.
"Devo averlo lasciato sul letto! Ero ancora mezzo addormentato
quando mi sono alzato!" rispose Azaele sbadigliando.
Sael ridacchiò "Sei proprio uno svampito! E comunque
capisco Alba, è proprio vero che il vino buono sta nelle botti
piccole!" aggiunse strizzandogli l'occhio.
Michele lanciò un'occhiata di sfuggita a Sael, poi si rivolse
ad Azaele. "Vai a prenderlo, ma prima di tornare qui vestiti! Mi
manca solo lo spettacolo di Molinesi nudo per iniziare bene la
giornata!"
"Omofobo!" gli urlò ridendo Azaele mentre tornava in
camera da letto.
"Deficiente!" gli rispose Michele.
Sael abbassò lo sguardo un po' rattristato.
"Guarda che Azaele sta scherzando!" si giustificò
Michele notando lo sguardo di Sael "non ho niente contro i gay!"
"E a me che cosa importa? Perché ti giustifichi?"
rispose Sael indossando giacca e occhiali scuri "Ora devo
andare, altrimenti gli altri demoni cominceranno a domandarsi che
fine ho fatto" aggiunse infilando una mano in tasca e tirando
fuori le chiavi del SUV di Azaele.
"Tieni, l'ho recuperato stamattina presto, così Aza può
andare a lavoro"
Michele prese le chiavi mortificato, Sael sembrava sereno ma l'angelo
aveva notato che il demone aveva indossato di nuovo gli occhiali
scuri.
"Grazie…!" mormorò.
"Di niente, Azaele è stato gentile con me, salutalo!"
concluse Sael aprendo le ali e volando via.
"Sael se ne andato?" domandò Azaele che nel
frattempo era rientrato in cucina, nel corpo di Molinesi.
"Si… Potevi evitare quella battuta, credo ci abbia
creduto e ci sia rimasto male!"
"Sul serio? Beh, perché non gli hai detto che sei
bisessuale? Così si sarebbe tranquillizzato!"
"Perché non ci conosciamo abbastanza per raccontargli i
miei affari personali!" rispose Michele irritato.
"Per quello o perché ti sei accorto di qualcosa che al
momento non ti va di affrontare?" domandò il demone
versandosi una tazza di caffè.
"Cosa intendi?"
"Non fare il finto ingenuo!" rispose Azaele sorseggiando il
caffè.
Michele sospirò e chiuse il discorso porgendogli le chiavi
della macchina "È già abbastanza complicato
gestire un migliore amico infernale! Tieni, ti ha recuperato il SUV!"
Azaele prese le chiavi "È proprio un ragazzo carino e non
intendo solo fisicamente!" commentò strizzando l'occhio a
Michele.
L'angelo arrossì leggermente e cambiò argomento
"Dobbiamo parlare di Razel, devo confessarti una cosa a
proposito di Alba!" disse abbassando lo sguardo.
#
Alba, pensò che quella mattina stava riuscendo ad essere
peggiore della notte appena passata.
Aveva avuto un incubo dietro l'altro, o almeno aveva preferito
convincersi che le strane esperienza della notte appena passata
fossero solo incubi e ora era sovrastata dal collega che,
influenzato dal demone Sakmeel, continuava ad insultarla e accusarla
di aver combinato un disastro.
Dall'altra parte della scrivania il Direttore di stabilimento la
guardava con un'espressione carica di biasimo.
Sael, appena arrivato, si rese conto della situazione e non
sopportando di vederla così affranta decise di intervenire,
tanto il collega avrebbe pensato che si trattava di una delle solite
gare a chi riusciva a distruggere l'umano dello sfidante.
Restando invisibile agli umani si accovacciò al fianco di Alba
e scoccò un'occhiata a Sakmeel che annuì accettando la
sfida.
Sael passò un braccio intorno alle spalle di Alba e le
sussurrò in un orecchio "Ricordagli, con molta calma, che
non sareste in questa situazione se lui non se ne fosse fregato di
rinnovare per tempo il contratto con il vecchio fornitore!"
Alba, si sentì stranamente più sicura, sostenne lo
sguardo del collega e con molta calma rispose "Certo che se tu
non ti fossi dimenticato di rinnovare il contratto nei tempi previsti
ora non saremmo in questa situazione!"
Il collega ebbe un attimo di incertezza, il suo demone sogghignò
e gli sussurrò qualcosa.
"Se ti fosse degnata di controllare le scadenze avresti potuto
avvertirmi in tempo per il rinnovo, non sono io il responsabile di
questa attività, se non sbaglio!"
Sael sorrise e sussurrò di nuovo all'orecchio di Alba e lei
ribatté, senza abbassare lo sguardo "Veramente c'è
un calendario condiviso con tutte le scadenze!"
Sael sorrise soddisfatto al suo avversario che gli rivolse un cenno
di sfida e si avvicinò di nuovo a Martini che replicò
"E allora? Io ho un sacco di cose da fare, non è che
posso controllare anche le scadenze di cui sei responsabile tu!"
Questa volta Alba non ebbe bisogno del suggerimento di Sael "Il
calendario condiviso è stato proposto da te per snellire la
procedura. Riporto le tue testuali parole: così si eviterà
di spammare inutilmente comunicazioni in giro per l'azienda, basta
che ognuno si prenda la responsabilità di tenere sotto
controllo le date di suo interesse"
Alba si sporse verso il collega e battendone in velocità il
demone suggeritore, gettò l'affondo finale "E, se non
erro, da mansionario il rinnovo dei contratti è di tua
responsabilità!"
Il collega impallidì, provò a replicare ma fu fermato
dal Dott. Veggetti che lo freddò "La Dott.ssa ha
perfettamente ragione Martini, chiudiamo qui la discussione e veda di
sanare immediatamente la situazione da lei creata! Non intendo
ritornare sull'argomento!"
Sael non riuscì a trattenersi, si tolse gli occhiali e
fissando dritto negli occhi Sakmeel esclamò colmo di orgoglio
"Colpito e affondato!"
Il demone emise un verso di disappunto ma accettò la sconfitta
sportivamente, si avvicinò a Sael e porgendogli il cinque
commentò "Bella partita!"
Sael osservò Alba soddisfatto, era davvero in gamba la
brunetta, aveva solo bisogno di un po' di sostegno alla partenza, ma
poi filava come un treno.
E poi era così intelligente e carina, non era difficile capire
perché Azaele fosse ancora innamorato di lei dopo quattrocento
anni.
Improvvisamente si rattristò, Azaele almeno una possibilità
l'aveva, in passato lui ed Alba si erano già amati, si
trattava solo di riuscire a risvegliare i ricordi di lei.
Lui invece era innamorato di Michele che, ne era sicuro, era
totalmente al di là delle sue possibilità.
Sospirò al pensiero della sera precedente, si era trovato bene
con quel simpatico casinista di Azaele e anche Michele era stato
gentile.
Sael non se lo aspettava, Michele era sempre stato molto freddo con
tutti i demoni, eccetto ovviamente che con il suo adorato "fratellino
infernale"
Si era spesso chiesto cosa li legasse tanto, era evidente che non
c'era nessun tipo di attrazione fisica tra loro, si volevano bene e
basta proprio come due fratelli umani.
Sael li aveva sempre invidiati, anche a lui sarebbe piaciuto poter
contare su un amico ogni tanto.
Ma sopra ogni cosa, gli sarebbe piaciuto essere guardato da Michele
in modo diverso.
La voce arrogante ed aggressiva di Martini, lo distrasse dai suoi
pensieri “Non credere che sia finita qui! Ti sei giocata la
carriera stupida puttanella!” Alba e il collega erano rimasti
soli in ufficio e Martini aveva pronunciato quella frase fissando
Alba con odio.
Sael si girò irritato verso il suo collega “Ehi! Questo
non è corretto, la partita era finita!”
Sakmeel che era appena uscito nel corridoio allargò le braccia
e scosse la testa “Guarda che io non c'entro nulla! Mi sa che
abbiamo un ottimo candidato per il girone degli iracondi!”
rispose con un sorriso allegro.
“Ma sei impazzito? Come ti permetti?” replicò Alba
tremando per la rabbia e lo stupore.
Martini si avvicinò ad Alba allungando le mani con aria
minacciosa.
Sael decise che era venuto il momento di intervenire, si appoggiò
allo stipite della porta rendendosi visibile e bussò sul
vetro domandando con aria apparentemente svagata “Salve,
disturbo? Cercavo la Dott.ssa Alba Maxia!”
|