Chapter 9
Chapter 9
Lia lo seguì
fino al piano superiore, attraversarono corridoi
ariosi,decorati a rilievo nelle pareti e tetti e dipinti dai colori
vividi ad affrescare
alcune sezioni, quelle dove si intersecavano i corridoi. Le
porte
erano di legno massiccio intagliate e i pavimenti lucidi marmi venati.
Dipinti veri
di persone, nature morte, animali e paesaggi
riempivano a intervalli il colore chiaro degli ambienti,
risaltati dalle cornici in legno o colorate d'oro, non
capendo se i muri fossero color crema chiaro o burro naturale.
Milan raggiunse una
doppia porta infondo al corridoio che stavano
percorrendo e la aprì, facendola entrare per prima.
L'ambiente dava un senso di accoglienza particolare, calda, come se la
persona che lo usasse lasciasse un qualcosa. Vi era un vero camino,
spento, dalla forma come lo disegnavano i bambini e
motivi o linee che abbellivano dentro e fuori la sagoma. Bianco con
decori neri, una grata metallica era posta davanti. Sopra il camino,
alto quanto lei circa, vi era una sorta di grosso stemma con vari
disegni che sorreggeva tramite dei fermi, una sorta di spada.
Di fronte vi era un
divanetto con due poltrone e un tavolinetto, dopo
verso la parete cèra una ricca libreria a L che terminava
poco
prima della porta, piena zeppa di libri di vario tipo, in pelle
colorata in prevalenza, che creavano un caleidoscopio di colori
strabiliante. Il mobile era intagliato con fregi naturali, come la
scrivania poco dopo il caminetto, più verso il fondo della
stanza. Sembrava un ponte dalla sua prospettiva, un mix di
antico
per il legno chiaramente pieno e scuro, con quella forma e liscezza
lucida di qualche lavoro dei giorni moderni, semplice e lineare. Ma era
grande, l'arco era abbellito come da una merlettatura che copriva
maggiormente le gambe, anche se si sarebbero notate se qualcuno vi era
seduto. La fine dell'arco finiva come con delle linguette
all'insù. Il piano superiore era imgombro di vari oggetti,
molti
in pelle, legno e carte varie.
Due Finestre erano
coperte a metà da tende pesanti e molto
elaborate, come damascate, e un lampadario antico troneggiava sopra il
centro della stanza, attorniato da pitture e rilievi che quasi
ampliavano l'altezza. pannelli in legno fino alla sua vita riscaldavano
l'ambiente chiaro dei muri. Un grosso mappamondo in legno era alla sua
sinistra, vicino la porta.
Milan entrò e
andò verso la scrivania, sorridendo e
fermandosi davanti il caminetto, alnzando gli occhi verso lo stemma.
"A casa... vi eravamo
tornati solo per poche ore per cambi e ricariche
per le armi. E sembra che sia finita per ora... ma prego avvicinati e
siediti, io..."
"Te l'ho già
detto, voglio solo due oggetti, un favore e me ne vado..."
"Già"
esclamò sorridendo ma le fece cenno con una mano di
avvicinarsi "ma prima voglio che guardi qualcosa..."
Lei si
avvicinò con il broncio, gli si fermò accanto e
seguì il suo sguardo, sullo stemma con spada. Milan rimase
fermo
a guardare, e Lia notò il ticchettio ritmato di qualche
orologio, ma non si voltò a cercarlo con gli occhi.
"Sai, il mio nome, il
vero nome non è Milan. Ma
Mihajlo una versione serba di Mikha'el e mia nonna
diceva
sempre con orgoglio che aveva un nipote con il nome che diceva "Chi
è come Dio". Ero brillante per la mia età, maturo
e
responsabile. Adoravo la scienza, le storie antiche di cavalieri ed
eroi e cosa portavano di buono con la forza, la spada e il loro credo.
E divenni Milan per mio fratello, che non so per quale motivo, era
molto attaccato a certe città, come Milan, legate invece che
al medioevo al rinascimento. E così sono
diventato MIlan. Quasi nessuno lo sa, tutti credono che sia il mio vero
nome, quando invece era un nome deciso da mio fratello..."
"Tuo fratello?"
"Già, siamo
uno lo specchio dell'altro, due volti della stessa
medaglia. RIspetto a me, se io ero pacato, lui era focoso. Se io volevo
risolvere le cose in modo corretto e pacifico, per lui il modo di
contrastare i problemi era prenderli di petto e con le armi. E tutti e
due
però amavamo i libri del ciclo Arturiano, le storie del
rinascimento, dei cavalieri o i grandi geni che cercarono di portare il
mondo a uno stato migliore, superiore. Purtroppo non è
andata
proprio così, di base l'uomo è rimasto parecchio
selvatico in vesti di gentiluomo. Amore, empatia, fratellanza.... chi
voleva portarle non è riuscito a farlo veramente e l'essere
umano
è tornato sempre lo stesso. Io voglio cambiare le cose, e
come
me mio fratello..."
"Perdonami... prima hai
detto che tuo fratello era... è forse morto?"
Milan rise di gusto a
quella frase, sembrava un normale ragazzo in quei momenti e poi la
guardo con un sorriso sornione.
"No, non credo che uno
come lui possa morire, in nessuno modo. Le sue
idee chiare lo hanno sempre portato a vincere e proseguire nel
cammino... lo incontrerai un giorno, lavoriamo allo stesso progetto ma
sei posso considerarmi il Leader ossia la mente, lui preferisce essere
le stesse mani che agiscono. Lui è rispetto a me sempre da
qualche parte ad agire, mentre io seppur come oggi, sono più
un
burattinario. Mettiamola così. Inoltre, riguardo te, volevo
dire
una cosa..." guardandola.
Lei cambiò
espressione, stizzita e contrariata, e posò gli occhi sul
camino mentre questi parlava.
"Luke... lui
è morto per salvarti e ho capito che non provi per
lui esattamente alcun ringraziamento. Anzi." voltandosi a guardarla
anche se lei stava fissando più i decori che altro
"Comprendo il
tuo stato d'animo e lo vedo nei tuoi occhi quella sorta di... odio?...
per qualcuno che ha sprecato la sua vita per un'altra che non voleva
essere salvata. Lo comprendo. Come ti ho detto già
detto, ho
visto qualcosa di simile negli occhi di chi a causa di incidenti di
varia natura o per ferite da armi da fuoco è rimasto un
niente,
bisognoso di tutto e una vita che gli dava poco di cosa desiderava. A
volte anche solo potendo muovere gli occhi, altri
la testa, chiedendo di cancellare quella sofferenza perchè
raggiungessero la Soglia per un Ritorno degno. Qualcosa di simle a
quello che provi tu. Anche se sono sorpreso che quella particolare
medicina abbia avuto così effetto su di te... sembra quasi
che
tu sia nuova dalla testa ai piedi" ricevendo un'occhiata da lei, senza
muovere altro, fissa di fronte il camino.
"Quel particolare
medicinale non è un normale Farmaco antalgico o
oppiaceo, ma il risultato di veri e propri studi su particolari
persone. Vi erano individui che avevano mutazioni in un gene,che agiva
a sua volta su altr che
producrva un enzima che influisce su una sostanza chimica centrale per
la
sensazione di dolore, umore o memoria. Insomma questi geni
controllano gli altri indicativi del dolore.. Infatti
controllano
l’attività di geni, alcuni dei quali
sono
coinvolti nel rilevamento del dolore. Il risultato è quello
che
tu stai sperimentando, in pratica introduce una forma mutata di quel
gene che controlla quelli necessari ad avvertire il dolore.
Spegnendolo. Cè, ma non lo si avverte. Può essere
ovviamente pericoloso, esempio per Jd non è detto che
sarebbe
stato positivo. La pallottola ha distrutto il rivestimento della tuta
con la mini carica esplosiva e grazie alla sua forma è
entrata
tutta fra le costole di Jd, causando una notevole fuoriuscita di
sangue. Non so ancora cosa è stato colpito ma lo stanno
curando,
grazie alla nostra medicina. In quel caso questo particolare farmaco
gli avrebbe cancellato il dolore ma non la perdita di sangue, ecco
perchè la somministriamo considerando la situazione. Se si
hanno
ossa rotte o qualche problema che non ti procura morte in poco tempo,
è consigliato. Molti miei uomini si sono salvati assumendolo
insieme all'adrenalina. Hanno riportato qualche periodo di riposo per
la guarigione, ma niente di pericoloso. Al contrario se in casi di
massicci riversamenti di sangue si assume il farmaco, il dolore
sparisce ma si continua a camminare con l'emorragia e non è
consigliato. Nel tuo caso però agisce magnificamente..."
"Ho provato tantissime
medicine, alcune anche pericolose per il cuore ma per i medici sicure
per curare la mia patologia,
ma non hanno funzionato. Questa..." osservando la mano, muovendola.
"E' chiaro che questo
nostro farmaco agisce dove davvero serve, mentre
gli altri magari non erano compatibili con il nucleo del problema.
Resta il fatto che, anche se sono io, non posso dare questo farmaco.."
"Si lo so" lo
fermò lei, voltandosi "come ti ho detto voglio
solo due oggetti e un favore. Poi non mi rivedrai mai più..."
"Se mi è
possibile, nessun problema. Dimmi pure quale favore e quali oggetti
chiedi"
"Il favore... vorrei
che, dovendo andare a recuperare Luke, inscenassi
una sorta di... finta morte. I miei vestiti sono su Luke stesso, non
sarà così difficile per uno come te, oltre il
fatto che
sei il Leader, rilasciare un corpo e un documento falsi per chiudere
una questione...."
"Vuoi che io affermi
tramite il governo attuale la tua dipartita
consegnando un certificato di morte e un corpo falsi?" sorridendo
malignamente "è questo quello che chiedi? E' così
che
vuoi allontanarti dalla tua famiglia?"
"Ci ho pensato tante
volte negli anni, e la cosa che mi ha fermata sai
qualè stata? Oltre il fatto che temevo di non riuscire per
qualche problema e ritrovarmi giudicata senza capirmi, finendo peggio.
Come quel tizio caduto da un grattacielo e si è salvato per
miracolo, quelli che si sparano ma non sanno neanche dove e
sopravvivono sfregiati, o quelli che tentano di impiccarsi o
buttarsi da qualche parte e invece sono salvati e a volte finiscono in
inferno peggiore, fatto di cure mediche mentali e per
l'errore anche sedia a rotelle. E il giudizio associato a occhi
sdegnati che ti bruciano. Mneentre se fosse scappata, loro
avrebbero denunciato la mia
scomparsa, sarebbe nata una ricerca su vasta scala anche a causa dei
giornalisti nel Paese che cercano uno scoop interessante... ma la cosa
peggiore sarebbe stata portare all'attenzione della gentaglia, quella
feccia che mi ha fatto del male, della mia scomparsa e di dettagli che
non ho mai voluto fossero conosciuti. Come la mia malattia, ma peggio,
il far loro sapere che io per gli altri non sono diventata... niente.
Anni fa vidi i loro profili su facebook con foto dove facevano quella
cosa divertente, erano da quella persona a cena o a qualche
festa,
mangiavano determinate cose in quel locale o in quell'altro, foto di
gruppi felici tra fecce, foto in barca e tanto altro... cose che io non
ho mai fatto e non vedrò mai. Anche a causa dei
miei... Sorrisi e foto con gente che
magari non lo sa cosa hanno fatto ad altre persone, come le hanno fatte
sentire, scherzi e prese in giro vergognose... Quante volte mi sono
chiesta cosa ci fosse di divertente, da ridere, da vantarsi con altri
per certe azioni contro gli altri. E quanta rabbia mi è
venuta
sia vedendoli di persona per caso o in quelle foto e vedendo me...
così, e ho pensato che andarsene per qualche incidente o
altro
avrebbe portato i miei a non sbandierare la cosa. Non far sapere
niente. E sperare che come da me scritto in un testamento biologico nel
portafoglio finissi per ricerche schientifiche. A volte ho sperato in
qualche ladro, sai, punzecchiandolo
magari avrebbe fatto il lavoro per me per sbaglio... ma niente..."
"Capisco. Non
è difficile, basta che il corpo non sia riconoscibile
visivamente giusto?"
Lei lo
squadrò con le labbra serrate, sospirò e fece un
cenno assertivo, incrociando le braccia. "in effetti sarebbe meglio,
non so se vorrebbero vedere le condizioni o meno. Magari un prova del
dna con una comparazione per sistemare meglio la cosa..."
"nessun problema,
consideralo fatto. Per i due oggetti..."
"Vorrei due siringhe.
Una con un rilassante, un calmante, qualcosa che
porti un pò di torpore da non sentire nessun dolore ne
niente ma
non renda inerti, che permetta di fare certe azioni. E una siringa
vuota..."
"Ho la netta sensazione
di sapere a cosa ti servono. E' tutto qui? Non vuoi altro?"
"No" scuotedo la testa,
chiudendo gli occhi.
Milan rimase a
riflettere, poi si avviò verso la scrivania,
pigiò qualcosa e disse a voce chiara "Clarissa, potresti
andare
dal Dottor John Benneth Kraiton e portarmi una siringa con un sedativo
non troppo forte? E'necessario che si possa muovere chi lo
assume, e una siringa vuota? grazie mille" poi tornando da lei
continuò "posso chiederti dove andrai una volta fuori di
qui?"
"Sinceramente non so
neanche dove ci troviamo, me la caverò..."
"Siamo in Bretagne,
nord-ovest della Francia. nella tua lingua
Bretagna. Siamo tra montagne e pochi kilometri l'oceano atlantico...."
"Francia?!? Credevo
fossimo ancora..."
"Per il tempo del
viaggio? Si il nostro aeremobile è davvero
stupefacente. Dal mar mediterraneo all'oceano atlantico in soli 33
minuti in linea retta. E non stare a bocca aperta, noi non siamo
civili, abbiamo altri
mezzi..." mentre sentivano bussare alla porta.
Una donna con i capelli
ben raccolti con un fermaglio luccicante per la
lungheza della banana dietro entrò, porse a Milan un
sacchetto
trasparente rettangolare con due siringhe, Milan le disse di attendere
fuori per riaccompagnare l'ospite all'uscita e questa
scomparve
di nuovo nel corridoio, chiudendo la porta.
"Ecco qui, per il finto
Saluto me ne occuperò io. Basta che mi
lasci un pò di dna per per la comparazione fittizia..."
"nessun problema, ti
direi ma credo anche anche questi
vadano bene..." tirandosi una ciocca di capelli dalla radice con uno
strattone secco "essendoci il bulbo non dovresti avere problemi.
Lia prese la busta la
svuotò tenendo le siringhe in una mano e
sistemò i capelli al loro posto, riporgendola a Milan che la
guardava tra il basito e l'immusonito. La soppesò,
guardò
lei corruciato ma non disse nulla, Lia a quel punto si
congedò.
"Direi che questo
è tutto, spero davvero che tu sia corretto tra
quel che affermi e le tue azioni. Ferma le disuguaglianze, l'odio, le
differenze solo nelle menti e rendi l'umanità migliore. Se
davvero vuoi creare un mondo unito e non diviso come hai iniziato...
auguri... non so che altro dirti. Mi auguro davvero che tu riesca, e
dico così e non perchè
quando dico va tutto al contrario..Addio..."
Se ne andò
lasciandolo in piedi vicino il camino, richiuse la
porta dietro di sè e seguì la donna con il
tailleur
grigio perla fino al ginocchio e tacchi verso le scale e poi il
portone. Lia comparve fuori, passando vicino i due militari appostati
di fianco la porta e si fermò a guardare quello che
accadeva. Vedeva la strada asfaltata che portava dalla grande porta
dalla quale era uscita, in linea retta, verso forse l'esterno, ed era
bordata da una fila di uomini in varie uniformi dritti e seri, mentre
altri guardavano da varie parti del patio in vari gruppetti. Scorgeva
gruppi a cavallo, gruppi a piedi in varie attività, su
carretti o camioncini fermi che fissavano la situazione in quel
momento. Davanti a lei, un metro dopo gli scalini vi era quella che
sembrava una biga, a cui vi era attaccato un cavallo ernome, color
bianco e cioccolato, enomi zampe, criniera e coda
lunghisshime e ondulate. La biga color nero e bianco nelle rifiniture,
con decori e rilievi in argento, era sistemata in modo che
lei potesse salirvi subito, con il cavallo che guardava verso
la strada, legato al mezzo da lunghe cinghie e
redini nere con borchie e fibbie argentate. Lo stupore la
assalì restando a guardare quella cosacome bloccata, per
alcuni minuti, anche se scuoteva la testa e le labbra dicevano come un
sbalordito, quando le si avvicinò alla
sua destra qualcuno. Lei si voltò e mutò
l'espressione in offesa e adirata vedendo chi le si era avvicinato con
un sorriso marpione, come compiaciuto.
"Dimmi che non sono da
qualche parte a dormire chissà quale sonno artificiale e
questo è cosa sto partonendo nella testa..."
"Questo è un
onore! Il kilometro e mezzo verso il cancello, in questo caso,
è il Cammino del Rispetto. Il cammino è un
privilegio per alcuni, è un omaggio che si fa ai nostri
capi, o come nel tuo caso, ai meritevoli. E' una cosa diciamo
simbolica, un ossequio a qualcuno per tener fede al rispetto dovutogli,
per la sua posizione, meritata, o come nel tuo caso a cosa ha compito.
Molti di noi hanno avuto il Cammino dell'eroe, Milan stesso per molte
feste ha avuto riservata la Biga o il miglio o chilometro dell'Onore.
Tutti quelli che hanno già saputo di te e cosa è
accaduto si trova qui e ha preso posto in fila fino al kilometro e
mezzo per poi arrivare al cancello. Molti dell'antica Credenza, quella
che tu chiami religione, hanno questo onore, ospiti illustri che ci
hanno sovvenzionato, aiutato, sostenuto... sarebbe come per i tempi
moderni la folla che solleva il Grande del momento osannandolo. Qui il
rispetto è dato da inchini, riverenze, rituali o cerimoniali
che sostituiscono il o altre forme di
ringraziamento e celebrazione. Per carità, in feste non
ufficiali o poco formali anche noi qui facciamo chiasso e siamo meno
abbottonati, ma il Rispetto e il Ringraziamento sono importanti. E'
lunga da spiegare ma per riassumere questo è un
cerimoniale onorifico. Ci sono stati tanti civili che in un modo o
nell'altro hanno aiutato, facendo anche cose straordinarie che per
molti dei miei compagni è un qualche atto eroico
straordinario per.. delle persone comuni. Senza addestramenti... Ma tu
non solo hai riso in faccia al nemico, hai trattato come casinisti i
membri di questa organizzazione, per non dire cosa hai pensato davvero
"con una faccia addolorata "hai preso a caschi in faccia Alaric e sei
giunta fin qui, fronteggiando Milan ricevendo pure questo onore. E sei
riuscita a farti arrivare qui come un'ospite importante,
chiedendo che venissi omaggiata fino ai cancelli. Un commiato con gli
onori posso dire..."
"Cavolo..."
soffiò via lei con il repiro sconvolta "Mi spieghi
perchè tu sei qui e non in infermeria? guardando Jd senza
capire.
"Ci sono stato e mi
hanno già curato. Hanno tagliato i tuoi punti e corretto la
cucitura con una a stringhe, sai quelle con un tessuto di base
artificiale con delle viti di plastica che..."
"Si ho capito di quali
parli, ma sei già in piedi? Non hai un qualche versamento
interno di sangue o..."
"Te l'ho detto, mi hanno
curato e messo a riposo un paio di giorni, sono però
sgattaiolato via il tempo di salutarti e ritornare, dopo che ho
telefonato a Milan per avere informazioni e saputo da Clarissa che
stavi andando. Così eccomi qui..."
"Sei scappato
dall'infermeria per... e se era pericoloso?"
"Ma non lo è
e tu stai andando... non mi dirai dove andrai, vero? Andrai una volta
per tutte?"
Lei fece di assenso con
la testa, gli mise una mano sulla spalla e gli augurò
fortuna e felicità. Poi si voltò con la testa
verso la biga ma strinse le labbra in una linea sottile con
un'espressione generale che sembrava dire "ma guarda cosa sto vedendo"
e guardò di nuovo Jd.
"Grazie, davvero, magari
salendovi sopra potrei sapere cosa provava qualsiasi faraone o
imperatore romano e... insomma, ne sono lusingata ma preferisco andare
a piedi...." vedendo l'espressione grave di Jd comprarire "e non
iniziare, non è qualche pensiero negativo su di voi ma...
per la prima volta dopo tantissimi anni mi sento come non ricordavo
affatto. Non so quanto durerà cosa mi hai dato da
iniettarmi, ma vorrei godermi questo benessere facendo qualcosa che non
mi era possibile da tantissimo tempo. Camminare godendomi alcuni
momenti. Quindi non ti offendere, e neanche loro, ma ho le mie ragioni,
non perchè pensi che per me è assurdo. Sarebbe
divertente anche... " osservando la biga e il cavallo "ma voglio vivere
questo momento..."
"Capisco, che la Madre e
il Padre ti mostrino la Luce nel cammino, allora..."
"Tu... anche tu credi
quindi nella religione di Milan?"
"Non è la
religione di Milan. Mica è un santone, semplicemente qui in
molti credono in una religione più vicina a noi delle altre.
Vicina a noi nel senso materiale nella natura intorno e in cui viviamo.
Tutte le altre credono in un'entità o Dio che ci osserva e
decide per noi fino alla morte. Circondato da creature chiamate angeli
o demoni ed ex persone che per la loro Fede sono finiti per essere
degli angeli speciali chiamati Santi, capaci di cose grandiose come Dio
stesso. E io... ho visto troppe cose schifose e devastati per credere
in un'entità del genere che osserva e basta e... mi sono
sentito più vicino con il concetto primordiale dell'uomo del
Padre e della Madre, quella che una volta chiamavano celtica. Vivendo
qui e nel nostro modo, mi sento più vicino a loro come forza
generatrice della vita e della morte di quanto lo fossi da bambino
dentro una chiesa. Un'entità così grandiosa per i
preti ma così distante e incomprensibile che risiedeva
là dove non possiamo andare se non da morti, sperando che
decida benevolmente per noi. Qui invece ho scoperto che posso essere
figlio della Madre e anche del Padre in molti modi, fare qualcosa per
ringraziarli e... sentirmi vivo io, credo."
"Mh..." scrollando la
testa "non riesco neanche io a credere ad un Dio che vive
lassù da qualche parte che gioca come sembra dai libri sacri
a the Sims con noi, capriccioso e puntiglioso... le cose fatte in suo
nome, cosa decretava e cosa faceva in quei testi e poi noi gente
normale o peggio innocenti là fuori che soffrono come non
saprei neanche immaginare mentre lui guarda e basta. Fin da piccola
perchè dovevo essere una brava fedele a forza, gli chiesi
per anni e anni di scambiare la mia anima con quella di qualche altro
bambino allora o persona dopo che meritasse il mio corpo e la mia vita,
perchè magari aveva avuto una brutta esistenza prima di
morire e per lui era già Vita. Che in qualche modo ci fosse
qualcuno che godesse di quello che avevo e rendesse grazie mentre io
sarei svanita, volevo davvero donare quello che per molti è
poco della nostra società mentre per altri tantissimo e
renderlo felice e che meritasse una nuova vita... quel poco che avrei
voluto era solo persone che mi amassero veramente senza legami di
sangue e ainfluenzarli e la possibilità di godermi qualcosa
che mi rendesse felice. Non di certo come adesso che si disperano per
uno smartphone o roba costosa, ma qualcosa che avrei voluto mangiare,
vedere, fare e vivere con chi volessi bene fin da bambina.... Ho
lottato così tanto per quello che gli altri volevano che
fossi cercando di riuscire e anche per me stessa, ho affrontato di
tutto eppure la gente mi giudicherebbe solamente come perdente e
ingrata, che sputa sulla sacra vita, che è una vergogna per
chi lascia quando sono gli stessi che mi vedono soffrire lamentandosi
anche di tante cose. Dovrei io nella sofferenza massima pensare a chi
voglio lasciare indietro sperando in una mia pace..."
Si mise a scuotere la
testa guardando qualcosa sul marmo chiaro.Alla fine alzò la
testa verso il cielo.
"...puntandomi col dito
dicendo che sarei debole e... semplicemente un'inutile e stupida
perdente solo perchè sono stanca di lottare per nessuno
scopo o motivo. Ho letto online tante volte di etichette come perdente
e stupido a persone che non avevano neanche loro più forza e
sono riuscite a mandare a quel paese tutto e tutti. Purotrppo sono un
pò ipocrita anche io, ma solo verso la gente che piange e
frigna su problemi che invece sono superabili e non necessitano di
certi pensieri, di quelli che si buttano a terra in lacrime come se
avessero perso tutto come me e invece hanno subito uno sgarbo, perso
qualcosa e non qualcuno attenzione, o qualche periodo NO....
Cè gente davvero debole e incapace di lottare e poi ci siamo
noi che per colpa dei primi non siamo capiti. hanno bisogno di tutto
facile, sicuro, senza incidenti o sassolini sul percorso che si lagnano
per qualcunque cosa, mentre io ho dovuto inghiottire, sopportare e
accettare tanto e tanto... Per ogni anno in più di niente
è stato un supplizio peggiore e bruciante, mentre tutto
peggiorava e io urlavo, piangevo e mi disperavo con chi mi stava
intorno, ma mi rimproveravano solo per... lascia stare. Se
questa tua religione ti da pace e aiuta, ben venga. Non la conosco bene
ma se si avvicina al concetto della Madre preistorica e della wicca
forse la capisco e sono felice per te..."
Si fronteggiarono alcuni
istanti, poi lui sorrise e scosse le spalle, dicendo che capiva e
trovasse la sua pace. Ma prima che lei rispondesse lui chiese un'ultima
cosa.
"Non pensi di restare?"
con uno sguardo triste e malinconico.
"..." basita "neanche mi
conosci, magari a loro là non piaccio neanche come non sono
mai piaciuta a nessuno e guardami, sono un rottame che sta in piedi.
Appena terminerà quell'antidolorifico io tornerò
ad aver bisogno di una sedia, un bastone nei giorni peggiori al cambio
delle stagioni, senza dormire o trovare pace tutto il giorno con il
senso di nausea costante... hai visto come in un'ora e passa ho avuto
bisogno di tre antidolorifici comuni per reggere...e non mi sono
bastati. Sarei solamente peggio di un gatto, vivere a sbafo senza avere
utilita!"
"Li odi proprio i gatti
vero? Mentre aspettavamo e parlavamo ne avevo compreso un pò
la portata ma credevo che i gatti fossero positivi."
"dormono sempre, fanno
le cose come vogliono loro, alle loro regole, pretendono e se non
ottengono urlano ed escono le unghie, pochi cacciano i topi e alcuni
sono passati alla storia umana come sterminatori di uccelli che hanno
portato loro all'estinzione, cercalo è vero... e
si lasciano avvicinare, toccare o considerare se e quando vogliono
loro. TU però devi trattarli da dei, dar loro cosa vogliono
e stanno sempre a fissarti con quegli occhi da diaboloci disgraziati
come se pianificassero qualche vendetta. come televisioni o altro
distrutto con le loro zampate o la tua morte... sono terribili i gatti!"
"Ok, ok..." ridendo
forte da farsi del male al fianco "ahio... sei prorpio amante dei cani,
eh?"
"Sono alcune razze..."
offesa e sbuffando così forte da gonfiarsi le guance creando
un broncio divertente. Senza volerlo, guardando in modo tagliante Jd
che fece ridere ancora di più lui, portandolo ad appoggiarsi
al muro per stare in piedi "e come mai cè questa razza di
cavallo alla biga?"
"Lo ha detto Milan"
cercando di contenersi mentre lei si accigliava di più "lo
ha chiesto perchè quando siete arrivati ti ha vista fissare
due cavalli in particolare e ha scommesso che li preferivi" e vedendola
irritata e pensierosa continuò "E ha detto anche che sei
chiara in quel che pensi..."
"Buona fotuna, Jd... a
te e agli altri..." voltandosi di scatto, serissima e tagliente
"Buona Pace, Lia..."
facendo un inchino con la schiena.
Lia si avviò
a piedi verso il cancello che non vedeva ancora, situato da qualche
parte molto davanti a lei, mentre attraversava quella fila di persone
ferme e dritte al bordo della strada. Al suo passaggio tutti facevano
man mano il saluto militare, urlando
e restando così, mentre lei avanzava, come un'onda creata
dal vento che continua fin sulla spiaggia. Lia sospirò ma
come trovando una sorta di calma, percepì una sorta di pace
dal vento odoroso di natura, che trovò strano con tutta
quella gente, il cinguettio e lo stridore degli uccelli, quella
sensazione reale di benessere la faceva sentire bene e carica e
pensò alle due siringhe, a un angolo di pace e finalmente la
cancellazione del dolore.
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