“NOI SIAMO GLI INVINCIBILI!”
Capitolo 2: “Le persone fondamentali”
Raramente riusciamo a cogliere il valore più profondo delle cose
e dei fatti con cui veniamo in contatto. È ben risaputo che spesso
ci rendiamo conto del loro peso solo quando le perdiamo.
Ma questa non è di certo l’unica strada per comprendere il
significato nascosto di ciò che ci sta intorno: a volte il problema
sta nella nostra prospettiva.
Tendiamo a concentrarci su un solo dettaglio, su una piccola
parte, senza osservare ciò che lo circonda, come un fotografo che
mette a fuoco un solo minimo elemento in un enorme e talvolta
meraviglioso paesaggio. Per cogliere davvero il valore delle cose
spesso dobbiamo quindi focalizzare la nostra attenzione su tutto
ciò che vi è intorno e a volte cambiare prospettiva.
Per capire chi davvero fosse Francis Eltrik perciò è necessario
riuscire ad avere una visione d’insieme del percorso che lo portò
a quel fatidico pomeriggio.
Ci sono però principalmente due modi per raccontare la storia
della vita di una persona. Il primo è attraverso le sue esperienze:
tutti noi infatti veniamo influenzati da determinati momenti nel
nostro percorso. Ma sono davvero le esperienze individuali a
forgiare più di ogni altra cosa il nostro “Io”?
Talvolta la storia di una persona esiste in un determinato modo
soltanto grazie ad altre vite, ad altri viaggi compiuti da uomini e
donne con cui questa è venuta in contatto.Le persone che non puoi far a meno di citare parlando di te
stesso: queste sono quelle che sono state, o sono tutt’ora,
veramente fondamentali nella tua vita.
Ed è proprio attraverso queste persone speciali che Francis Eltrik,
il soldato dal largo sorriso, divenne l’uomo che era. Due di esse lo
avevano messo al mondo, ed una terza gli aveva insegnato a
viverci.
La storia di Francis ebbe infatti inizio in una piccola campagna
nella Nazione dell’Argento, quando una giovane ed amorevole
cucitrice sposò un razionale quanto gentile fabbro.
Francis nacque quando i due innamorati erano ancora giovani e
poco abbienti, ma essi fecero tutto il possibile per garantire al
bimbo dai grandi occhi un’infanzia ricolma di affetto e felicità.
Tuttavia, quando egli concluse gli studi presso l’officina del padre,
fu chiaro che non poteva rimanere con i genitori ancora a lungo.
Le risorse economiche procurate dall’officina non facevano infatti
che ridursi e le possibilità lavorative nella piccola e popolata
Nazione dell’Argento erano poche e collegate soprattutto al
commercio dell’omonimo metallo. Francis sapeva bene che
questa non era la strada che egli desiderava.
All’età di quindici anni decise così di partire per la grande nazione
del Bronzo, dove anche un ragazzino aveva in teoria la possibilità
di trovare lavoro e di continuare i propri studi, per quanto in
modo limitato.
Tra le lacrime della madre e gli sguardi disillusi del padre,
incapace di provvedere al sostentamento del proprio figlio,
Francis lasciò la nazione a bordo di una piccola nave.Il giovane iniziò così il suo viaggio, che durò alcuni giorni, con un
piccolo zaino ricolmo di pasti amorevolmente preparati dalla
madre.
Purtroppo però, arrivato a destinazione, il gentile e determinato
ragazzo non trovò il “benvenuto” che si aspettava. Il freddo e la
desolazione delle strade furono per diverse lune i suoi unici
compagni ed il tempo passava senza che egli trovasse lavoro.
Una notte infine, distrutto dalla stanchezza, crollò vicino ad una
statua dell’imperatore della Nazione del Bronzo, Iucan Livhir. Un
gruppo di giovani però, vedendo Francis addormentato vicino alla
statua decisero di punirlo per il suo atteggiamento irrispettoso. Il
ragazzo dai corti e scuri capelli, tagliati dalla madre, fu picchiato
allora violentemente fino a quando il suo sangue non sporcò la
grande statua dell’imperatore.
Francis era un ragazzo che rifletteva molto ed i suoi pensieri
sembravano in quel momento piccole e numerose molecole che,
riscaldate dal fuoco, si muovono in modo frenetico e disordinato.
Lo sventurato ragazzo infine svenne e fu lasciato in mezzo alla
strada.
I passanti guardavano il giovane con uno sguardo disgustato
mormorando tra di loro: “ecco cosa succede a chi getta disonore
sul grande imperatore”.
Eppure vi era ancora un uomo, tra quelle bestie dagli occhi
ipocriti. Egli prese il giovane Francis e lo portò in quella che
sembrava essere una cascina abbandonata. Dopo alcune ore
Francis si svegliò e alzò la testa dolorante, vedendo finalmente il
viso del misterioso uomo dai chiari capelli.Questo sembrava avere circa venticinque anni e portava una
divisa nera con uno strano simbolo in oro sul petto. L’uomo aveva
inoltre degli occhi chiari che richiamavano il colore delle nuvole
quando la grandine è sul punto di cedere alla bellezza della terra.
“Ti ringrazio dal profondo del mio cuore” disse Francis ancora
dolorante.
“Mi chiamo Lait hope” affermò con voce pacata l’uomo.
“Sono Francis Eltrik, dalla Nazione dell’Argento, piacere di
conoscerla” replicò il giovane.
“Perché sei qui?” disse allora Lait.
“Cerco lavoro” rispose il giovane con un accenno di amarezza.
“Capisco, del resto sono tempi difficili. Voglio però che tu sappia
una cosa Francis Eltrik: verrai ridotto sicuramente di nuovo così”
disse l’uomo guardando i grandi occhi del giovane.
“Ma come, è così grave addormentarsi accanto ad una statua?”
rispose Francis incredulo.
“No, non lo è, molto più grave è sporcare una statua con il sangue
di uno sconosciuto” mormorò Laic.
“Ma se le mie ragioni sono giuste, allora perché mai dovrei
essere picchiato di nuovo?” chiese l’ingenuo Francis.
“I valori sono come vesti estremamente pesanti e tu sei solo un
debole ragazzino” disse l’uomo dagli occhi di nuvola.
“Che cosa intendi dire?” rispose il giovane confuso.
“Che non importa che tu agisca in modo giusto o sbagliato, se
non hai la forza di proteggere i valori in cui credi allora sei sempre
nel torto” affermò Lait senza esitazioni.“Vorrei poter proteggere quello in cui credo, ma come vedi, sono
solo un fragile giovane” mormorò Francis.
“Ci sono centinaia di tipi di forza, trova la tua ed allevala con
tutto te stesso. La mia, ad esempio, è la velocità” rispose allora
Laic.
“Potresti aiutarmi a trovarla?” chiese timidamente il giovane
ragazzo.
“Tra due settimane devo partire per la Nazione dell’Oro, potrei
non tornare mai più” disse l’uomo con un’aria leggermente
malinconica.
“Vorrà dire che dovrò trovarla in due settimane” rispose con
fermezza Francis.
“Ne sei davvero convinto? Sappi che se mi dovessi far perdere del
tempo, non esiterò ad ucciderti” disse con uno sguardo con un
accenno di falsità il giovane uomo.
“Tutti i miei averi sono stati rubati da quei giovani e non trovo
lavoro. Se non mi aiuterai è probabile che io viva ancora poco a
prescindere, tanto vale rischiare, no?”
Lait rimase stupito dalla decisione mostrata da un ragazzo di soli
quindici anni, subito dopo una minaccia di morte ricevuta da uno
sconosciuto.
“Dovrai rispondere ad una domanda prima, Francis Eltrik. Che
uomo vorresti diventare in futuro?” chiese allora Lait.
“Che uomo vorrei diventare…?” pensò tra sé e sé Francis.
Poi alzando il capo di colpo disse: “vorrei diventare una luce”.
“Una luce?” rispose perplesso Lait.“Si, una luce. Ho visto tante persone sole in questi giorni, e mi
sono sentito così io stesso. Era come essere immersi nell’oscurità
più totale… E a quel punto ho pensato che sarebbe meraviglioso
se esistesse una luce talmente forte da non poter essere ignorata,
da illuminare tutto il mondo intorno a sé…E ho pensato che
sarebbe stato bello essere io stesso quella luce” spiegò allora
Francis.
Lait rimase profondamente colpito da quelle parole. Egli stesso
infatti si sentiva precipitato in un baratro da cui non sapeva come
uscire. L’intero mondo sembrava essergli contro, ed all’orizzonte
non vedeva nessun alleato, nessuna luce.
Ma perché aspettare di trovare la luce? Perché cercare
disperatamente qualcosa che forse non troveremo mai, quando
possiamo diventare noi stessi ciò che stiamo cercando?
Lait così decide di accettare la richiesta di aiuto del giovane.
Forse avrebbe trovato la morte a breve nella Nazione dell’Oro,
senza alcun alleato, senza nessun amico, senza nessun chiarore.
Ma sarebbe stato lui stesso una luce per quell’ingenuo giovane
dal grande sorriso.
Francis conobbe così la sua terza persona fondamentale, e
nacque una delle amicizie che avrebbe cambiato in pochi anni il
mondo per come lo si conosceva.
“Torna a dormire ora, domani sarà una grande giornata” disse
Lait.
Così Francis tornò tra le braccia di Morfeo ignaro di che cosa lo
aspettasse il mattino seguente.Francis non era il primo ragazzo che Lait salvava, ma sarebbe
stato l’ultimo. Lait invece fu il primo ad essere catturato dalla
luce nei grandi occhi di quel giovane, ma di certo non sarebbe
stato l’ultimo…
(Mr_cherry) |