Lavoro
di squadra
Rita
Skeeter - Rabastan Lestrange
La
redazione della Gazzetta del Profeta era in subbuglio come solo la notizia
della morte di Albus Silente avrebbe potuto precipitarla. Il loro direttore, il
vecchio Barnabas Cuffe, stava lavorando a un editoriale e i gufi con commenti,
elegie e ricordi dell’illustre stregone del Wizengamot arrivavano in
continuazione.
Rita
guardò fuori dalla finestra del suo ufficio e si disse che era un periodo
troppo bello per essere vivi, era troppo bello persino per rimanere chiusi in
ufficio. Presto sarebbero fioccate in libreria le biografie sulla vita di
Silente.
Avrebbe
potuto anticipare tutti con un succulento instant book, come ai vecchi tempi.
La Piuma
Prendiappunti le solleticò il mento e sorrise al pensiero del suo primo assistente.
No, era riduttivo chiamarlo assistente, lui era molto di più, loro erano una
squadra, un tempo, anche se persino definirsi una squadra sarebbe stato
riduttivo.
*
“Sai che
la McGranitt aveva una storia con un Babbano?”
“Salazar,
che schifo.”
“Sapevo
che avresti commentato così, Lestrange.”
Rabastan
spostò lo sguardo dal camino della sala comune al suo viso: “Scommetto di non
essere l’unico a pensarla in questo modo.” Rita continuò a passare le dita tra
i capelli di lui che era pigramente steso sulle sue gambe e intento a giocare
con la sua cravatta verde argento.
Rita sorrise
tra sé e sé: “Sei disposto a scommettere?”
“Sì,
scommetto che scoppierebbe un casino se saltasse fuori che la seria McGranitt
si accoppia con la feccia babbana.”
“Scommessa
accettata, Lestrange.”
“Se
scrivi qualcosa sul tuo settimanale di gossip, voglio leggere l’articolo prima
della pubblicazione. Voglio essere certo che non bari. So benissimo come si può
influenzare l’opinione dei lettori.” Rabastan la osservava con il piglio
diffidente di chi la conosce fin troppo bene, ma Rita, quella volta, non aveva
nessuna intenzione di imbrogliare.
“Perché
non scrivi tu l’articolo, Rabastan?”
I loro
sguardi si incrociarono, vide il sorriso farsi largo sul volto di Lestrange e
dirle: “Sarebbe la prima volta che lavoreresti in coppia.”
“C’è
sempre una prima volta. Potrebbe piacermi.”
L’articolo
di Rabastan era perfetto: ironico, divertente, piccante al punto giusto, in
grado di solleticare la curiosità degli studenti senza cadere nella volgarità e
nell’insulto gratuito alla professoressa di Trasfigurazione. Era uscito fuori
un ritratto alternativo e decisamente più interessante della loro insegnante.
Rabastan aveva raccolto le voci di festini negli spogliatoi del Quidditch e
persino di comportamenti inappropriati nella chiesa in cui il padre Babbano
della McGranitt celebrava le funzioni.
L’articolo
sarebbe stato anonimo, non erano così sciocchi da calpestare apertamente i
piedi dell’apparentemente algida insegnante.
Il
giorno in cui Rabastan le aveva consegnato la copia dell’articolo, Rita lo
aveva letto avidamente e il sorriso le si era allargato sul volto senza che
potesse far nulla per impedirlo: era l’effetto che le faceva una piuma intinta
nella perfidia e Rabastan sapeva essere decisamente perfido.
“Hai la
stoffa del cronista, Lestrange,” gli aveva detto. Non aveva resistito alla
tentazione di cambiare qualche virgola, spostare qualche parola e fare un paio
di correzioni, ma erano talmente marginali che l’articolo poteva essere
pubblicato senza bisogno di alcuna modifica.
“Ci
penserò,” le aveva detto, prima che il patriarca dei Lestrange e la guerra si
mettessero in mezzo e lui venisse chiamato a adempiere ai compiti che il suo
status di aristocratico Purosangue di ‘sto cazzo gli imponeva.
*
Rita
strizzò gli occhi e si riscosse da quei pensieri.
Era una
giornata meravigliosa per essere vivi e troppo bella per rimanere chiusi in
redazione. Si alzò di scatto dalla sedia e decise di uscire in strada. Sapeva
dove trovare Rabastan e forse, adesso che tutto era cambiato dall’ultima volta,
avrebbero potuto lavorare insieme.
La cosa
che più le era mancato era il modo in cui entrambi festeggiavano la
pubblicazione degli articoli e smaltivano l’adrenalina tra le lenzuola. C’era
stato un tempo in cui la gioia della pubblicazione si mescolava con
l’esaltazione fanatica di lui dopo una delle imprese di cui lei voleva sapere
quel tanto che bastava da completare un articolo.
Rabastan
era stato il suo amante, la sua migliore fonte sulle gesta di Lord Voldemort e
sulle missioni dei Mangiamorte, uno stimolo per osservare la realtà da un punto
di vista non convenzionale. Rabastan era anche una Piuma niente male, se non
fosse stato distratto continuamente dai doveri verso la famiglia.
Camminò
rapida fino al vecchio magazzino di Nocturn Alley in cui sperava di
incontrarlo. Il rumore dei tacchi e il suo completo rosso fuoco attiravano gli
sguardi della feccia dei vicoletti, molti la conoscevano e le sorridevano.
“Rita,
vuoi una soffiata su un giro di calderoni rubati?” le domandò una strega
sdentata.
“Non
oggi, Abigail, sai dove posso trovare Lestrange?”
“Oh sei
alla ricerca degli evasi… non sarai mica in combutta con gli Auror?” domandò
perplessa.
“Ma ti
pare? Voglio un’esclusiva! Dimmi dove posso trovarlo e qualche Galeone potrebbe
finire nella tua tasca.” Fece un occhiolino di intesa alla strega che le mostrò
un sorriso sdentato. “Al mercato nero, vicino lo spaccio di ingredienti
illegali,” le sussurrò con l’alito che sapeva di aglio e occhi di Tritone. Rita
annuì scostandosi dal fetore della strega, le mise tre Galeoni in mano e si
diresse velocemente verso i magazzini. Sorrise al pensiero che lui era rimasto
lo stesso.
Avrebbe
riconosciuto Rabastan da lontano, anche dopo i quindici anni in cui non si
erano visti. Il sorriso obliquo che comparve sul volto di lui non appena la
vide le fece avvertire una morsa allo stomaco.
“A cosa
devo questa visita?” le domandò scrutandola con i suoi occhi verdi. Portava
ancora la barba e i capelli gli scendevano fin quasi le spalle. Era dimagrito
molto ad Azkaban.
“Ho una proposta
da farti,” gli disse, “come ai vecchi tempi.”
Rabastan
si morse un labbro mentre continuava a scrutarla soppesando il da farsi. Diede
una pacca sulla spalla al ragazzino che stava lì e gli disse: “Sarà per
un’altra volta, Bob. Cambio di programma.” Si avvicinò a lei e le domandò:
“Dove mi porti di bello?”
Rita
alzò un sopracciglio osservandolo divertita, gli fece un occhiolino e sussurrò:
“In un posto intimo.” Pochi istanti dopo, comparvero nel soggiorno della sua
casa. Rita agitò la bacchetta e le tende bianche si chiusero lasciando filtrare
la luce ovattata del giorno.
“Rosso
fuoco e diretta al punto. Non sei cambiata affatto, Skeeter.”
“Avrei
dovuto vestirmi di verde, come l’ultima volta,” gli disse.
“Sono
tempi di guerra, non di speranza, il rosso è perfetto, è la tua natura,” le
rispose Rabastan.
“Credevo
che la mia natura fosse il verde, acido come la mia Piuma, e che il rosso sangue
fosse la tua dimensione.”
“E
allora perché le tue unghie e le tue labbra sono sempre così rosse?”
“Perché
mi piace averti su di me, Lestrange.”
Rabastan
si avventò sulle sue labbra e lei sentì nuovamente quel tremore alle ginocchia
che la faceva vacillare ogni volta.
“Non mi
scombinare la piega,” gli ordinò non appena lui infilò le dita tra i suoi boccoli
ordinati. Seguì uno sbuffo divertito di lui e le mani scesero a sbottonarle la
giacca e infilarsi sotto la camicetta. “D’accordo,” le sussurrò armeggiando con
il reggiseno di lei, “preferisco scombinare altro”. Gli abiti volarono in ogni
angolo di quel soggiorno, Rabastan la prese in braccio e la spinse contro la
libreria, lei indicò la porta alla sua destra e finirono sul letto, lui che le arpionava
i fianchi e l’attirava a sé.
Era dai
tempi in cui il buon Gilderoy aveva registrato il record di vendite del suo
ultimo libro che Rita non si faceva una scopata tanto soddisfacente. Rispetto
ad Allock, che pretendeva di farlo davanti lo specchio, Lestrange la riportava
ai tempi di Hogwarts, alle aule abbandonate e quell’amore assoluto e
appassionato da ricordare quello dei romanzi. Erano con il fiato corto, il
rossetto mangiato e un sorriso estasiato sul volto quando lui le domandò
divertito: “Era questa la proposta che avevi in mente?”
Rita
sorrise. “Non proprio.”
Si voltò
su un fianco e incontrò lo sguardo di lui. Le mancava quel momento in cui dopo
l’amore si trovavano a parlare nel letto. Erano così, loro due, prima si
amavano e poi parlavano, poi finivano per litigare e poi tornavano a fare l’amore
e così in un circolo infinito.
“Ho
intenzione di lavorare a un instant book su Silente. Ricordi il tuo articolo
sulla McGranitt?”
Rabastan
annuì e un sorriso comparve sul suo volto.
“Ti
andrebbe di darmi una mano? Ci sarà da convincere un po’ di fonti a
sbottonarsi, documenti da consultare e altri da recuperare…”
“Come ai
vecchi tempi?” le domandò mentre il sorriso si allargava sul volto di Rabastan.
Sicuramente stava già pensando a qualcuna delle sue frasi ad effetto.
“Meglio
dei vecchi tempi,” gli disse.
“Lo
firmerai solo tu. Non ti farò finire nei guai,” le disse Rabastan scrutandola
attentamente. Rita si tirò su e appoggiò la schiena contro il cuscino, gli fece
un occhiolino complice e gli sussurrò: “Sarà il nostro piccolo segreto, ci
stai?”
“Naturalmente.”
Rabastan l’attirò nuovamente a sé, Rita si installò su di lui e ripresero a
baciarsi e recuperare un po’ del tempo che Azkaban aveva fatto perdere loro.
Iniziarono
a lavorare direttamente a letto, mezzi nudi, impostando il programma da seguire,
le persone da ascoltare, ripercorrendo la vita di Albus Silente e dividendosi
il lavoro. C’era una persona, fondamentale, da convincere a parlare e Rita
sapeva che solo Rabastan aveva le capacità per convincerla a parlare: la
vecchia Bathilda.
“Vuoi
davvero cominciare da lei?”
“Certo,
potrebbe morire da un momento all’altro!” esclamò Rita, “Sarebbe un vero
peccato lasciarsi sfuggire la memoria della famiglia Silente.”
Rabastan
le fece un cenno con la testa, si rivestirono e comparvero a Godric’s Hollow.
Chiunque nel mondo magico sapeva dove vivesse la vecchia Bathilda, l’illustre
storica della magia, vicina di casa di Albus Wulfric Percival Brian Silente e
della sua insolita famiglia.
La
vecchia strega aprì la bocca per lo stupore nel momento in cui Rita Skeeter
entrò in compagnia di Rabastan Lestrange, molti rotoli di pergamena, e una
Piuma Prendiappunti.
“Adesso
vai in giro con i Mangiamorte?” domandò Bathilda.
“Che
esagerazione! È un vecchio amico che mi sta dando una mano!” minimizzò con un
gesto della mano. Rabastan era dietro Rita, in silenzio, con la bacchetta ben
in vista. Sorrise alla strega e le disse: “Sono qui per ascoltare.”
Davanti
la bacchetta puntata di Rabastan, Bathilda raccontò per filo e per segno la
vita di Albus Silente, sviscerò tutti i segreti di famiglia che quella
pettegola aveva accumulato nel corso della vita. Andarono via solo quando la
storica ebbe risposto a tutte le domande, persino quelle più scottanti, come il
rapporto del suo pronipote Gellert Grindelwald con Albus Silente, la strana
morte di Kendra, la detenzione ad Azkaban del padre, per non parlare della
triste sorte di Ariana Silente.
Più la
strega parlava, più le labbra di Rabastan si incurvavano in un sorriso perfido,
assumendo la forma che quelle di Rita cercavano di celare dietro un’apparenza
rispettabile e professionale. A casa, tra le sue mura estremamente discrete, si
sarebbe lasciata andare. Lo sapeva che partire da Bathilda era un’intuizione
incredibile, che l’ossatura del libro era praticamente stata scritta quel
giorno.
Nei
giorni successivi, mentre adattavano le interviste al testo dei vari capitoli,
Rita ascoltava altre fonti e Rabastan raccoglieva elementi per mettere in ridicolo
coloro che continuavano ad elogiare quel vecchio babbanofilo di Silente. Per esempio,
quel vecchio rimbambito di Elphias Doge era un illustre membro del Wizengamot e
avevano dovuto minacciarlo di lanciare in un loch prima che si decidesse ad
aprire bocca e parlare. Rabastan aveva ragione: la paura scioglie sempre la
lingua.
Naturalmente,
poi avevano dovuto praticare un incantesimo di memoria alle loro fonti, per
evitare che andassero in giro a sproloquiare che Rita Skeeter intervistava la
gente con il supporto di Rabastan Lestrange. Gilderoy le aveva insegnato il
procedimento per ottimizzare l’Oblivion e con il tempo era diventata piuttosto
brava: riusciva a rimuovere solo quello che c’era di sconveniente, lasciando il
resto inalterato. Bathilda ed Elphias si sarebbero ricordati dell’intervista,
ma non di Rabastan né delle minacce. Insomma, un lavoro pulito.
Il
giorno in cui la biografia non autorizzata “Vita e menzogne di Albus Silente”
era uscita al Ghirigoro, Rita si godeva la fila di acquirenti fuori dalla
libreria dall’alto della finestra della sua casa in Diagon Alley. Aveva un
sorriso raggiante sul volto.
“Alla fine
hai scelto il completo verde per la copertina.” La voce di Rabastan arrivò dietro
di lei anticipando la stretta intorno alla sua vita. Sentì il petto di lui
contro la sua schiena e le dita che le sbottonavano la giacca, mentre lui si
chinava a baciarla sul collo.
“Mi
sembra quello più appropriato,” rispose continuando a guardare fuori. Rabastan
le sollevò la gonna, sfilò le sue mutandine. “Continua a guardare i tuoi fan in
fila. Il tuo libro farà il botto in classifica,” le sussurrò all’orecchio
mentre entrava in lei. Rita trattenne ogni gemito, finse indifferenza mentre il
suo intero corpo stava impazzendo per gli affondi di Rabastan. Lui le arpionava
i fianchi e l’attirava a sé, nascosto dalla tenda, mentre lei era appoggiata al
davanzale e vedeva la gente camminare per la strada con le copie del suo libro.
Non avrebbe potuto sentirsi più realizzata nella sua intera vita.
Si alzò
dal davanzale costringendo Rabastan a fermarsi, sistemò la tenda e gli fece l’occhiolino:
“Che ne dici di aiutarmi a smaltire un po’ di adrenalina prima del firmacopie?”
Note
dell’Autrice:
Ciao a
tutti!
Questa
one-shot nasce dalle iniziative del gruppo Caffè e Calderotti di Facebook. In
questo caso, il prompt è stato offerto da LadyPalma che mi ha dato l’occasione
per tornare su una delle mie OTP di Harry Potter.
Rita/
Rabastan. “Dovevo vestirmi di verde. Vestivo di verde l’ultima volta.”
Mi sono
ricordata che Rabastan è appena stato liberato dopo la morte di Silente e
quindi mi sono divertita a immaginarlo al fianco di Rita nella redazione del
libro e come supporto per incentivare le fonti a parlare. Parlando di Rita
Skeeter qualcuno proponeva di shipparla con Gilderoy Allock/Lockhart e mi è
sembrato carino mettere un riferimento a questa ship che ha il suo perché.
Spero
che la storia vi abbia divertito!