ALLA RICERCA DI MAI
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Capitolo 19
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Mai conosceva quei corridoi come le sue
tasche, il rumore limaccioso dei suoi passi sul pavimento lucido, era l’unica
cosa che si poteva udire in quel piano, oltre ad un robot addobbato come fosse una
signora delle pulizie d’altri tempi, che stava rassettando una stanza vicino a
quella del lilla.
Entrò e constatò che non era cambiata di
molto, a parte qualche poster che il figlio del principe dei saiyan teneva attaccato alla parete, e che ora non c’erano
più.
Bulma l’aveva lasciata così com’era anche se suo figlio non
viveva più in quella casa.
C’erano il letto da una piazza e mezza in
centro la stanza con solo con copriletto verde e senza cuscino, la scrivania bianca
e vuota difronte, sopra tre mensole bianche con ancora qualche libro
universitario, una foto di lui e Goten bambini con
accanto il trofeo dell’unico torneo a cui abbia partecipato e vinto, inciso
sulla targhetta, il suo nome.
C’era anche una tv al plasma attaccata
alla parete con una vecchia consolle per videogiochi, vicino la porta della
cabina armadio.
Sul comodino a destra del letto una sveglia
digitale scarica.
Le tende bianche erano chiuse e le
persiane alzate.
La stanza non era calda, anzi, l’impianto
di condizionamento centralizzato arrivava ancora fino a quella camera.
Camminava nervosamente su e giù
gesticolando con le mani, ripassandosi a mente tutto il discorso da fare.
Doveva dirglielo, non poteva ancora
tacere, togliersi il pensiero era l’unico modo per ritrovare un po' di pace con
sé stessa e togliersi quel peso sullo stomaco.
La porta scorrevole e automatizzata si
aprì quando ne fu al cospetto.
“Scusami se ti ho fatto attendere, Goten e Valese non mi mollavano
più”.
“Sembrano proprio innamorati quei due”
Disse in tono malinconico e con una punta di gelosia, non perché le piacesse Goten, questo era certo, ma per il sentimento che legava la
coppia, quello le invidiava.
“Ormai è da un anno che stanno assieme e
sono felice che le cose si stiano mettendo bene dopo qualche mese un po'
travagliato”.
“Come mai, se posso chiedere?”
Trunks sospirò “Lei ha dato la colpa allo stress per il troppo
lavoro, si erano lasciati per un periodo, ma poi si sono rimessi insieme, bla
bla bla, e fine della storia”
“Mi spiace, però dai, le cose si sono
sistemate se progettano di andare a vivere insieme” Gli sorrise.
“Non mi dovevi chiedere di Goten e Valese vero?” Era curioso
di sapere cosa gli doveva dire, era tutto il giorno che si comportava
stranamente, pensò fosse colpa delle troppe persone che l’assillavano.
“No” Disse lapidaria “E ti prego da adesso
in poi non interrompermi, quando avrò finito, se avrai domande, risponderò
molto volentieri” Continuò.
“Dev’essere una cosa seria se mi dici
così” Il lilla si sedette sul letto pronto ad ascoltarla.
“Si, almeno per me lo è” Balbettò.
“Ti ascolto” Deglutì.
“Sai perché me ne sono andata dieci anni
fa?” Gli fece quella domanda guardandolo dritto negli occhi, in piedi davanti a
lui.
“Perché…volevi la tua indipendenza”
Rispose facendo spallucce.
“Vedo che ricordi bene quello che ti ho
detto”
“Ho una buona memoria” Si vantò.
“In realtà mi ero innamorata di te” Gli
disse d’un fiato volgendo lo sguardo al pavimento lucido, quasi si vergognava e
pentito di quello che aveva appena detto.
“Mai…io…”
“Non interrompermi per favore, devo dirti
tutto, devo togliermi questo peso dallo stomaco che non mi fa dormire la
notte”.
“E’ successo quando ci siamo baciati, o meglio, quello è
stato il momento che ho capito veramente quali fossero i miei sentimenti per
te”.
“Ricordo bene quella sera, è stato quando
mi hai raccontato del tuo segreto”
La mora annuì con il capo continuando a
camminare su e giù per la stanza.
“Quello che provavo in quel momento era…lo
possiamo definire un misto tra amore e vergogna, mi sono chiesta, come può una
donna della mia età innamorarsi di un ragazzino? Nella mia vita non avevo però
mai provato un sentimento simile, il mio istinto mi diceva che scappare era la
cosa giusta da fare.”
Ci fu qualche secondo di silenzio, Trunks aveva un sacco di cose da dirle, ma preferì tacere
come da sua richiesta.
“Mi sono detta…se i nostri alter ego del
futuro stavano insieme, forse per noi non era stato assegnato lo stesso
trattamento, del resto abbiamo conosciuto cosa ci sarebbe accaduto, perché
forzare le cose? Pensavo, ok, mi sono innamorata oppure era solo perché sapevo
che sarebbe andata a finire così?”
“Potevi dirmelo no, ne avremo parlato! Ma
hai preferito comportarti da codarda. Comunque non è detto che stavano insieme”.
La ferì senza accorgersene.
“Si, avrei potuto farlo hai ragione. Trunks, tu forse eri troppo immaturo per accorgertene,
certi segnali non sei riuscito a cogliergli, mi sono resa subito conto che
qualcosa non quadrava tra quei due. Potevano dire di non stare insieme quanto
volevano, ma i loro sguardi non mentivano. La loro amicizia si sarebbe presto
trasformata presto in qualcosa di più”
“Ci siamo baciati quella sera e forse
saremo andati oltre se avessimo continuato”
“Un bacio non vuol dire niente” Scosse il
capo.
“Non vuol dire niente se non senti
qualcosa, ma io ho provato grandi emozioni in quel bacio, e anche tu”.
“Si è vero, me ne sono andata con la coda
tra le gambe perché avevo il timore di affrontare la realtà”
“Hai idea cosa ho passato in questi dieci
anni? Delle colpe che mi sono dato?”
“Non è stata colpa tua”
“Avevo bisogno di te, di averti qui
accanto a me”
Mai gli diede le spalle e strizzò gli
occhi, le faceva male sentire quelle parole, sapeva di avergli spezzato il
cuore, ma pensarlo è una cosa, sentirselo rinfacciare, era un’altra.
Trunks si alzò dal letto e le prese le mani alzandole il
volto che continuava ad essere rivolto verso il basso, i suoi occhi erano
lucidi.
“Scusami” Sussurrò la corvina, continuava
a provare vergogna per quello che gli aveva fatto, un ragazzo d’oro come lui,
non si meritava un simile trattamento.
“Non te ne sei andata perché stavi
scappando dai tuoi sentimenti, sei scappata da te stessa, dovevi prima ritrovarti.”
Lo aveva capito prima di lei.
“L’ho fatto” Gli disse sorridendo
guardandolo dritto negli occhi, con poche e semplici parole, era riuscito a
capirla senza bisogno di tante spiegazioni, si maledì
per non avergli detto anni prima quello che sentiva, si vede che non era il
momento giusto “…ho trovato la mia strada e ne sono felice, devo però
confessarti che non è stato facile. Sediamoci, voglio spiegarti tutto, devi
sapere”.
Mai era decisa a raccontargli cosa aveva
fatto e quello che le era successo negli ultimi dieci anni.
Presero posto nel letto uno accanto
all’altro.
“Mi spiace rovinarti la festa”
“Dai Mai sei convinta davvero che me ne
importi qualcosa, per quel che mi riguarda possiamo anche andarcene”. Da quando
era diventato presidente della Capsule Corp. presenziare a certe feste e serate
era quasi un obbligo per lui, un obbligo che spesso gli andava giù stretto,
fatto di strette di mano e sorrisi a volte falsi.
“Ci staranno cercando tutti” Constatò lei.
“E anche se fosse? Ho un complice giù”
Ammiccò riferendosi a Goten “…starà intrattenendo gli
ospiti come sua abitudine”.
“Dovrebbe cambiare lavoro, fare il
presentatore o roba simile e non lavorare nei campi” Rise.
“Si hai ragione, ma sai, Chichi ha bisogno di lui nei campi. Comunque, non cambiamo
discorso, va avanti ti prego”
Asserì con il capo facendo un lungo
respiro profondo “Non è per niente facile raccontarti i miei ultimi dieci anni
in dieci minuti”
“Prenditi il tempo che ti serve” Le tenne
la mano per darle conforto.
Sospirò ancora cercando da dove partire
“Dopo che abbiamo lasciato questa casa, abbiamo bivaccato per qualche settimana
qua e là, poi stanca della vita che stavo conducendo, ho abbandonato anche Pilaf
e Shu, non mi importava più di nessuno, solo di me
stessa, sono partita da sola in sella alla mia moto.
Al lato della strada lessi un cartello, la
pubblicità del corpo militare, decisi di provare, del resto ce l’ho nel sangue
no? Ricordo anche la sensazione che provai la prima volta quando misi piede in
caserma, tutti quegli sguardi su di me, quei pregiudizi inutili, che vennero
meno quando eseguii la prova di ammissione, un percorso ad ostacoli molto
difficile, dove ottenni il miglior tempo degli ultimi anni, ed ero anche fuori
allenamento, mi era stato riferito poi che le aspiranti reclute lo provano più
volte.
Io invece sono stata catapultata in quel
recinto non conoscendolo per nulla, era chiaro come il sole che volevano
umiliarmi e farmi desistere”.
“Comunque non sarebbe stato da te”
L’interruppe.
“Fatto sta che, ero sola là dentro, un
agnello nella tana del lupo”
Trunks rabbrividì a quelle parole, si vedeva che aveva un
nodo alla gola e le stava raccontando qualcosa di terribile.
“…fomentai parecchia gelosia, tutti si
chiedevano come una ragazza potesse spiccare sopra ad un branco di uomini,
molti dei quali avevano alle spalle una storia militare di tutto rispetto.
Una sera…” Una lacrima le rigò il volto
andandosi a posare sul dorso della sua mano che stava tremando visibilmente.
Trunks chiuse gli occhi, in un primo momento la sua reazione
era quella di voler tapparsi le orecchie, per non sentire quello che gli stava
dicendo.
“…un mio compagno cercò…cercò di abusare
di me, spinto dalla gelosia di essere più in gamba di lui”.
Il lilla digrignò i denti e strinse i
pugni dalla rabbia “Scusami Mai per non essere stato lì con te” Si
colpevolizzò.
“No, invece c’eri, sei stato tu a darmi la
forza di reagire”
Trunks inarcò un sopracciglio sorpreso “Come?”
“Non chiedermi come fosse possibile, ma in
quel momento ti ho sentito vicino e grazie a questo mi sono difesa” Ormai Mai
aveva la voce rotta dal pianto ripensando a quell’umiliazione.
“Ha cercato di farti ancora del male?”
Scosse la testa asciugandosi gli occhi con
le mani.
“Grazie a Teo, che ha scoperto tutto, ha
dato le sue dimissioni il giorno seguente”
“Ma chi è questo Teo per te, posso
chiedertelo?” Era da quando lo aveva conosciuto che voleva porle quella
domanda.
“Anch’io ho un Goten
sai?”
Risero tutti e due.
“Dopo quell’episodio com’è stata la tua
vita là dentro?”
“Diciamo che dopo le dimissioni di Miller
è notevolmente migliorata, si era sparsa la voce che se n’era andato proprio
perché gli ho dato una lezione.
Tutti cercavano di starmi alla larga e i
più coraggiosi invece stringevano amicizia con me.
A me interessava solo fare carriera là
dentro, misurarmi con le mie capacità, andare oltre i limiti e ci sono
riuscita. Non mi interessava piacere agli altri. Se sono arrivata al grado di
Generale un motivo ci sarà”.
Trunks avrebbe voluto dirle che la sua controparte del
futuro guidava la resistenza, quindi non si trovava in una situazione molto
diversa, ma meglio tacere per non fare ancora paragoni, sembrava che la vita di
Mirai Mai l’ossessionasse parecchio.
Mai si alzò, ora sarebbe venuta la parte
più dura da raccontargli.
“Trunks, l’ha
dentro frequentavo un ragazzo, Miles”.
“Miles?” Fece di rimando “Lo stesso Miles
che è venuto a piantonare la tua stanza quand’eri in ospedale?”
“Ha accettato quell’incarico?
Incredibile…comunque si, di Miles ce n’è uno solo”. Ne fu sorpresa.
“Antipatico sopra ogni limite?”
Mai sghignazzò “A volte lo sa essere,
soprattutto se si tratta di gelosia”.
“Non ci credo che tu e lui stavate
insieme, è contro ogni logica, siete due persone completamente diverse”
“Su questo hai ragione, siamo due persone
completamente diverse, io non mi sarei mai comportata come lui.”
“Ti ha fatto del male?” Se la risposta
fosse stata affermativa, non ci avrebbe pensato due volte a dargli una lezione
che avrebbe ricordato per tutta la vita.
“Molto, ma non nel senso che immagini” Mai
strinse i pugni provocandosi dolore ai palmi, ripensare a quelle cose le fece
andare il sangue alla testa.
“Che ti ha fatto allora?”
La corvina gli raccontò dell’amore che
provava per lui, dei loro progetti futuri, del bambino e di come lo aveva
perso, fomentando in lui l’odio per quel ragazzo che aveva osato tanto.
Mai non si meritava affatto un simile
trattamento, nessuna donna lo merita.
“Avevo il prosciutto negli occhi che non
mi faceva vedere bene cosa stava succedendo intorno a me. Più volte è ritornato
chiedendomi di perdonare i suoi errori, ma non posso e non voglio.
Mi sono resa conto che il sentimento che
provavo per lui non era lo stesso che provo ora per…” Si fermò appena in tempo.
Il figlio del principe dei saiyan le si parò dietro “Per…” La invitò a continuare
costringendola a voltarsi e guardarlo per l’ennesima volta e perdersi nella
profondità dei suoi occhi azzurri.
“Te”.
*
Continua
*
Angolo dell’autrice: Ciaooooo! Ed eccovi
qui il capitolo dove Mai racconta tutto a Trunks.
Per
sapere cosa accadrà dopo e per la reazione di Trunks,
dovrete aspettare un paio di capitoli, perché i prossimi saranno incentrati sul
passato del nostro protagonista maschile.
Spero
di non deludervi.
Un
abbraccio
Erika