One day, one change

di Mari Lace
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Genitori

Per Maqry

Diventare genitore.

 

Luna inclina la testa, puntando gli occhi grigio-tempesta su di lui. «Sei pallido» constata semplicemente. «Più del solito» aggiunge, avvicinandosi.

Avvicina le labbra alla sua fronte e Draco non si ritrae. Sta ancora cercando di metabolizzare l’ultima frase pronunciata dalla ragazza – tranquillamente, con spontaneità. Perché però l’ha invaso il terrore?

«Non hai la febbre» afferma Luna, indietreggiando. «Cosa ti preoccupa, Draco?»

Lo domanda poggiandogli una mano sulla destra che ha serrato a pugno senza neanche accorgersene.

«Io non…» si ferma. La guarda negli occhi.

“Non sarebbe stupendo avere dei gemelli?”

«Non credo… di poter essere un buon padre».

Luna dapprima non dice nulla: il suo sguardo si addolcisce, alza l’altra mano a sfiorargli una guancia. «Puoi essere tutto ciò che vuoi, Draco» sussurra infine, con tanta convinzione che è tentato di credere anche lui a una frase così impossibile.

 

«È un maschio». Draco registra a stento le parole del medimago, l’attenzione catalizzata piuttosto dalla creatura che piange e si agita tra le sue braccia. Stringe la mano di Luna, che – stremata – lo fissa felice.

Hanno fatto un patto – un patto strano, da Luna: lei sceglierà i nomi quando avranno dei gemelli. Tocca a lui, stavolta, e Draco omaggia la tradizione dei Black.

 

«Papà» balbetta il piccolo Scorpius, «papà».

Draco si ferma, emozionato come poche volte in vita sua, e lo raggiunge.

Luna, dalla parte opposta della stanza, sorride sognante.

 

«Fermati, Lorcan, torna qui!»

«Ahia! Mamma, Scorpius mi ha dato un pizzico!»

«Se continui così mi prenderai tra dieci anni, Lys!»

Le urla dei bambini salgono dal cortile fino allo studio di Draco, ma non gli dispiace. A volte gli è difficile conciliare la Villa dei suoi ricordi – così austera e silenziosa, troppo grande per un bambino – con il luogo pieno di vita e rumore degli ultimi anni.

Osserva i figli giocare dalla finestra: tra pianti e dispetti sembrano felici – lo sono – e lui stenta a credere alla sua fortuna.

 

Avverte il vero peso di un genitore quando Scorpius, già quindicenne, si presenta imbarazzato per chiedergli consiglio in fatto di ragazze.

Lo porta a ripescare – impacciato – i ricordi delle uscite con Pansy. Alla fine, però, l’unico suggerimento che sente di dare è di essere sé stesso – se lei saprà apprezzarlo, bene, altrimenti non ne vale la pena.

Un vecchio istinto da Malfoy lo porta quasi a chiedere se la ragazza in questione sia una Purosangue, ma si trattiene pensando a Luna.

«Fammi sapere» mormora a conversazione terminata, trovandosi poi a pensare che crescono davvero troppo in fretta, i figli.

 

«Buon viaggio, Lys».

Il giovane li abbraccia; sorride raggiante, come ha fatto per tutta la settimana. «Vi scriverò!» promette, un attimo prima che la Passaporta s’illumini e lo porti via.

La casa sembra vuota, senza tre voci acute a echeggiare per i corridoi.

«Soli» mormora Draco, un po’ incredulo.

«Insieme» rettifica Luna, prendendolo a braccetto. «È il loro turno di volare».

Draco annuisce. Lo sa: avere figli significa anche lasciarli andare.





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