Chapter 14
Chapter 14
Ricordo che è una storia scritta di seguito, anni fa, senza
rileggere ma postata perchè mi hanno detto che valeva. Ma
non è riletta o modificata o simili.
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"prima, dobbiamo andare
da una parte..."
"Dove..." spazientita.
"Parlarne qui non ha
senso, devo mostrarti una cosa e là saremo
più comodi" prendendo dei libri dalla libreria di fronte e
qualcosa dalla scrivania.
"ossia?" parecchio
irritata
"..." fissandola per un
momento "non quello che credi. Non ho ancora
fatto fare delle modifiche più... moderne a questo ufficio!
Anche perchè ormai passo più tempo lì
che altrove, o in questo posto negli ultimi tempi. Quindi ho bisogno
della Sala delle Analisi e Pianificazione. Non puoi
immaginare le cose che ho fatto mettere lì.."
"Ma stai a dire che hai
una stanza dove pianifichi e analizzi?... lasciamelo dire! Non me lo
aspettavo..."
"Non mi sfottere, un
ufficio è un ufficio. Mica posso portare tutti i membri del
consiglio qua dentro. Fanno già casino abbastanza in
generale, non qui. Grazie"
"Quindi sarà
una stanza della guerra con computer e roba simile?" sfottendolo.
"Ma va, pensavi fosse la
sala controllo per il lancio della Nasa?... io non ci capisco niente di
tecnologia, faccio fare agli
altri. Magari potessi essere un genio che crea roba da se che
rimangono nella storia!... "facendola sorridere "Ma
posso vantare qualcosa di simile, con i sacchi di grana..." facendole
l'occhiolino sfiorandosi le dita ad indicare i soldi "...
aspetta però che non trovo la scheda..."
"Mi devo preoccupare per
caso? Questo ufficio maestoso, tutto in perfetto ordine e non trovi una
scheda?"
"La scheda di accesso!
Per entare! NOn siamo tutti perfetti, permettimi di dimenticare dove
metto le cose, dovendo correre sempre... ah! Eccola.
Perchè l'avevo messa qui? Boh, il punto
è... "chiudendo il cassetto e avvicinandosi a lei "che
qualcosa in testa mi dice di chiederti delle cose..."
"Mh... almeno non sono
pareri di trucco e moda, sono negata...." atteggiandosi a spavalda che
prende in giro.
"Simpatica... ma potrei
anche dirteli i miei segreti. So che alludi a quello! Ma prima..."
alzando il dito indice della sinistra per poi premere un pulsando
nascosto in un pannello di legno inciso, che rientrò "...
cè qualcosa che voglio tu sappia!"
Lia restò a
fissare una parte del pavimento che scorreva sotto la libreria,
rivelando delle scale. Si trovava nello spazio tra la libreria, la
finestra e l'angolo più vicino della scrivania, e lo aveva
visto camminarci sopra, senza notare niente. Si vedeva prima, questo
panello o quel che era, se si osservava per curiosità?
"Tu non puoi immaginare
i passaggi segreti, le stanze chiuse senza finestre o sbocchi, i mini
corridoi che danno verso le altre stanze sparsi per il maniero.
Credimi, sono ovunque e senza che te ne accorga, tanto che l'hotel di
H. Holmes in confronto è una casa di bambole.
Molti cèrano, altri li ho fatti fare io, neanche i
Capitani e tenenti della cerchia del consiglio dello Chateau ne sanno
niente. Diciamo che, a parte i miei tre amici e mio fratello, solo io
qui attualmente ne conosco ogni ubicazione e modo per attivarli o
entrarvi."
"Fammi indovinare,
è il modo che usi per tenerti, e mantenere, le tue amanti
all'oscuro degli uomini? Magari mentre strepitano che vogliono un paio
d'ore libere per... ricrearsi, mentre tu hai l'harem qui sotto?"
"Se fossi stata un altro
me la sarei presa, ma sei tu e... levati quel sorrisetto
dalla faccia. Non faccio queste cose e io... non ho bisogno..." con un
sorrisetto malizioso "ma te lo spiegherò, andiamo per ora.
Devi vedere... " iniziando a scendere. Lia guardò prima lui
mentre scendeva, poi la stanza intorno a se, chiedendosi se la parte
scorrevole si sarebbe richiusa.
Eppure, nessuna paura.
Così affrontò le scale. Da quello che sembrava un
luogo in penombra, si attivarono in qualche modo delle lampade a luce
fredda da farle chiudere gli occhi un attimo per ambientarsi, e
scoprì che non erano in un ambiente nuovo, ma in una sorta
di corridoio stretto che prendeva varie vie. Quelli che sembravano
oggetti erano invece dei pannelli di legno o ferro scorrevoli.
"Te l'ho detto che
è un ambiente antico. Questo... quelli che vedi sono gli
antichi metodi per spiare e controllare la gente nelle stanze.
Ci sono dipinti o decorazioni con degli spiragli ove
guardare. Si spengono qui le luci, si fanno scorrere silenziosamente
questi pannelli e vedi e senti cosa accade dall'altra parte. IN alcuni
ci sono solo dei tubi per sentire solo la voce, come per i fari nei
primi del secolo scorso sai. Tubi che attraversano le stanze
collegate ad aperture mascherate nelle stanze che finiscono in questi
corridoi, con una sort adi piccolo cornetto dove appoggiare l'orecchio.
"
"E' per questo che non
lo sanno gli altri? Hai paura che ti controllino?"
"Ni... tranne chi decido
io, nel corpo principale, questo, ci vivo solo io e i capitani nelle
ale. Ho un appartamento enorme diviso per vani come Maria Antonietta,
infondo siamo in Francia e questo edificio è stato
modificato nei secoli, ma tutti gli altri vivono nelle nuove ale. Solo
i capitani vivono nelle due braccia dell'edificio originale, ma nei
piani più bassi. Io e chi decido io, nelle stanze in alto e
solo io attualmente conosco questi passaggi. E si, molti conducono
anche in molte camere tra i vari piani, ma non li uso quasi mai. Sai,
è difficile trovare qualcuno di cui ti fidi tanto da
rivelare certe cose..."
"E lo stai dicendo
a me..." rispose di colpo lei, scostandosi da una feritoria
dove si notava una stanza pregna di tessuti color porpora e divani
imbottiti. Almeno era quello che aveva intravisto per un attimo.
"Non hai forse detto che
te ne stai andando? Dovrai sigillarlo nella tua mente, portandotelo
dietro fino alla tomba perchè due persone possono mantenere
un segreto per sempre, solo se uno di loro è morto. E tu,
è quello... che vuoi, no?" sorridendo beffardo.
"e tutte le azioni
più sinistre che hai fatto? Mi stai dicendo che me le
racconti e ti liberi solo perchè io li conserverò
nella morte?"
"Oh, che parole
poetiche. Ni..." ridacchiando
Milan
proseguì per vari corridoi, sempre seguito da lei,
finchè non usarono altre scale varie volte. Era chiaro che
stavano attraversando i vari piani, nascosti da quelle pareti segrete.
"Milan, dove siamo
diretti?"
"Al Core dello Chateau.
Là dove nessun altro se non mio fratello ed io entriamo,
tranne rari casi. Solo in un ambiente ho portato Jd, ma avevo bisogno
che tenesse una cosa. Ma adesso vedrai..."
Scale su scale,
sembravano interminabili, tanto che lei iniziò a sentire le
gambe stanche e si preoccupò che l'effetto del medicinale
fosse finito. E Milan continuava a parlare, parlare.Sembrava ad un
certo punto che lei si sentiva il fiatone, che Milan si fosse fermato e
non vi erano altre scale.
L'ambiente che trovarono
alla fine dell'ultima scala era nettamente più moderno.
Telecamere e porte a pressione azionate da codici, con pavimenti di
metallo e muri bianchissimi. Milan digitò, si fece
scansionare le retine e oltrepassò con lei tre porte simili,
ma con metodi di apertura differenti, dagli occhi, alle impronte delle
dita a quelle delle orecchie. E ogni volta che lui si voltava, la
trovava con le sopracciglia aggrottate a fissare ogni cosa con la testa
reclinata di lato, a volte con l'orecchio parallelo alla spalla.
"Vadiamo, da cosa
possiamo cominciare il tour..:"
"Perchè
dobbiamo fare..:"
"Sh! perchè
voglio io... vieni, ti mostro la Sala della Tela"
"Tela..."
Dopo l'ultima porta si
erano trovati in una sorta di spazio circolare enorme, suddiviso da
porte, con un pilastro così grosso da far paura,
circondato da piante decorative, così come gli angoli
rientrati tra quelle che sembrano porte per qualcosa. Tutto era bianco
lucente, quasi innaturale contro il colore delle porte in ferro
massiccio e i pavimenti caldi di qualche marmo scuro ma non
nero.Quell'ambiente circolare era così enorme, che se non vi
fossero state le zone di luce direttamente a muro sul tetto come in
penombra, senza apliche o vere e proprie lampade esterne, non avrebbe
visto la fine.
"Ma quanto è
grande?"
"Quanto tutto lo Chateu,
nuovo e vecchio insieme. Se ricordo bene dovrebbero essere 29 acri e
più, adesso però non ricordo se compreso i
boschetti... mi hai fatto venire il dubbio adesso, non ricordo se sono
anche nostri! Controllerò, comunque qua sotto si estende
anche sotto i giardini... Ah e per la cronaca, non ho preso l'ascensore
che non hai visto, ma siamo parecchio, parecchio in
pronfondità che non riuscirai mai a capire quanti metri
sottoterra siamo da quelle scale. Ma diciamo che, anche senza i
rinforzi di questo posto, mai, nenahce per un terremoto, lo Chateau
crollerà qui."
"Aspetta, tutte quelle
scale..."
"Non te nei sei accorta
perchè parlavamo, ma siamo così in basso che lo
Chateau a confronto, se visto da qui ha le dimensioni di un campo da
calcio. E lui ne supera... accidenti, non ricordo se otto o dodici in
dimensioni totali. Si vede che non prendo le carte da un
pò... comunque..:"
"Non ci credo. E' come
se fossimo in una miniera? Ma quelle scale..."
"Secondo te
perchè ho parlato tanto? Quando la mente è
occupata tempo e spazio cambiano, vero? Che scendere e basta...
però come ho detto siamo davvero tanto in
profondità. Se avessimo preso l'ascensore avremmo fatto
molto prima, ma no nsarebbe stata la stessa cosa. Io stesso uso le
scale per un motivo. Mi permettono di pensare nel frattempo... puoi
ancora non crederci, ma siamo tantissimo sottoterra. E ora, andiamo
alla Sala della tela."
Si
appropinquò verso una porta in fondo all'ambiente e la
azionò, entrando. Lia scoprì che era un immenso
atelier. Decine e decine di abiti protetti da cellophane, divisi in
appendiabiti a barra come si vede nei cinema con le rotelle. Una barra
a ruote con decine di abiti affiancata ad un'altra, disposti
uno a fianco all'altro, quasi a riempire quella stanza gigantesca e
altri alle pareti su quei nastri trasportatori tondi da lavanderia che
si innalzano verso l'alto. Sembrava di essere in qualche set
cinematografico o magazzino di mostre su abiti.
"la Sala della Tela. Non
chiedermi il nome, mi è venuto così per renderlo
figo" prendendosi una strana occhiata da lei "qui teniamo
abiti di varie epoche e stili, ovviamente con le stoffe
migliori. Sono di qualità superiore degli stessi atealier,
sia storici che moderni. Questi abiti costano quanto il debito pubblico
di una nazione, e non tutti. Solo una parte..."
"ma perchè..."
"Perchè amo
gli abiti e indossarli. Te l'ho detto. Da piccolo ero povero, mettevo
addirittura gli abiti di mio fratello quando non potevamo prendere di
nuovi, sopratutto quelli della domenica per la messa. O per le feste
dove dovevi essere vestito meglio. Ho un debole per abiti
fatti su misura, anche per quel motivo, e delle stoffe migliori. E amo
lo stile settecento o ottocento. Come vedi da cosa indosso, prendo
spunto da quegli stili e li ritengo davvero grandiosi per un uomo.
Anche ora grandi industriali, presidenti, pezzi grossi si vestono con
giacca, cravata... NOn saprei dire... mi sento a mio agio quando li
indosso!" guardando le fila di abiti intorno.
"Ma tutti questi abiti
sono tuoi?"
"Ah ah ah, no. Ci sono
miei, ma anche di Dorde e da donna. Abbiamo avuto bisogno di
qualcuno che ci accompagnasse e facesse bella figura, così
prendiamo uno di questi abiti col patto di ridarcelo non rovinato,
subito dopo. Anche perchè, molti sono di stilisti famosi e
di stoffe che costano un rene, in base al metraggio utilizzato. Ma non
solo, abbiamo organizzato per certi soggetti danarosi e potenti anche
feste in maschera e di compleanno particolari. E ci vogliono gli abiti
adatti, sopratutto se sei l'Ospite, l'organizzatore. Ci sono
stili medievali, rinascimentali..."
"Vuoi dire che qui hai
una collezione di abiti storici?"
"Di ispirazione storica,
si. E non a caso sono amante ed esperto di scherma moderna e medievale,
o storica, come vuoi metterla. Molti uomini qui allo Chateau conoscono
queste antiche arti di combattimento, ma non solo, e le utilizzo per
spettacoli in queste feste. Non puoi lontanamente capire quanto piaccia
alla gente qualcosa del genere. Evadere dalla quotidinità
moderna per ore di immersione in feste di stampo antico. Anche i cibi
sono di rievocazione storica, così la musica... Ma gli
abiti, quelli sono importanti. Ci sono stati anche premi per gli ospiti
con abiti migliori. Certo, mi è costato un pò
organizzarle. Ma tra la musica, gli spettacoli di danza, combattimento
e tornei, le cibarie e altre minori, non sai quanto invece ho ricavato.
Perchè mascherato da prezzo di partecipazione ho messo su un
gruzzolo niente male, alla fine."
"Aspetta, se hai speso
un tot per organizzare tutto..."
"Camerieri, cuochi,
guerrieri, ballerini, altre figure di servizio sono tutti miei. Quindi
darò loro un extra ma ben diverso dal pagare totalmente
tutta una serie di figure esterne. Le cibarie, molte
già pronte, me le procuro a poco da persone che
conosco che mi fanno un buon prezzo, sopratutto che compro
all'ingrosso. Sempre però di qualità, ma
comprando grandi quantità mi costano meno. Poi i miei cuochi
preparano il resto. A volte le feste avvengono qui allo
Chateau o in un'altra dimora, ma dipende, appunto, dalle persone. POche
conscono e vengono qui. il punto è che come in passato anche
adesso, l'abito fa il monaco. Come si dice nella
tua lingua. Se qualcuno vedesse un uomo trasandato, automaticamente lo
etichetterebbe come povero, magari malvivente e simili. Ma uno come me,
osservato adesso, sarei magari considerato qualche manager o pezzo
grosso. Senza sapere nulla di me. E di chi si fiderebbero tra i due?
Quindi ecco... "Abbaracciando con le mani aperte verso gli abiti la
stanza "... perchè ho questo tesori. per me sono tesori,
molti creati proprio da modelli originali e illustrazioni di epoche
passate, maggiorando con le stoffe il valore. Quelli in vendita o in
affitto da sartorie storiche valgono un quarto o un terzo di questi.
Magari cè qualcosa per te che..:"
"NO! Non credo... io e
gli abiti femminili non andiamo d'accordo, semplicemente
perchè addosso a me non rendono. Mi sono bastati gli abiti
che mi obbligavano ad indossare, che sul mio fisico o in generale su di
me, non andavano. Li lascio volerntieri a donne in
tutti i sensi..:"
"...! Come vuoi. Allora
ti porto in un altro settore. La Sala dell'Arte"
Uscirono da quella ed
entrarono in un'altra opposta, completamente piena in ogni angolo di
dipinti, statue, anche trittici di legno o intere pareti sradicate e
posizionate lì dentro. L'unica differenza con l'altra era
che ogni tipologia era divisa in stanze con pareti trasparenti.
"Come per l'altra, anche
qui cè un ambiente controllato e adatto. Per i dipinti un
controllo mirato di temperatura e umidità, diverso dalle
altre categorie dell'arte. Qui ho tutta una selezione di creazioni
artistiche di vario tipo, dal più antico al moderno. Ci sono
anche dipinti e opere che ho recuperato dal bottino nazista da..:"
"nazista?"
"oh, si. Forse lo sai,
ma le opere venivano portate in treni specifici dritti in germania. COn
la caduta, molti gerarchi scapparono o vennero aiutati a cambiar vita,
tenendo per sè però certi segreti. Come stazioni
sotterranee abbandonate segrete e bunker mai svelati. Molti
hanno vissuto fino alla morte in pace in paesi caldi con altre
identità, portando la gente di quei luoghi a non immaginare
quali demoni avessero vicino. Altri sono stati scovati, anche da
persone che conosco e sono riuscito a farmi dire alcuni segretucci che
neanche il governo attuale tedesco ne è conoscenza...
così ho trovato una stazione segreta in germania con ancora
vagoni e treni interi, lasciati come erano anni prima, ricchi
di cose! Ed eccoli, conservati qui. Tesori rubati tornati alla luce e
protetti..:"
"Quindi stai dicendo che
tieni qui sotto opere considerate perdute e che nessuno sa esistano
ancora?"
"Esatto, esatto. Perfino
il governo russo continua la ricerca della leggendaria e preziosissima
camera d'ambra del palazzo della grande Caterina di Russia. Ma anche
ori e pezzi del valore incalcolabile presi e mai ritrovati. Quelli,
nonostante abbia tentato come un disperato perchè amo l'arte
come mio fratello... bhe, ho fallito. Ma questo non ha interrotto
l'amicizia, l'appannaggio e legame con quel paese. Sanno bene che se
avrò notizie, loro li riavranno. Ma questi non posso certo
ridarli ai proprietari, chiunque ora siano. Significherebbe dar conto a
tutte le autorità possibili di chi erano le fonti, cosa ho
trovato in quel luogo e perchè non ne ho dato notizia.
Ah, se lo avessi visto. Una stazione splendida, nascosta da
un muro, dopo aver sradicato traverse e binari. Finora solo
io e altre persone conosciamo quel posto, che cela quello splendore di
ingegneria dei primi del novecento e treni immacolati e straordinari,
non toccati dal tempo. Hanno un certo valore ma sai, li sto
conservando..."
"per rivenderli ad
appassionati del genere al doppio..."
"No... fin da piccolo ho
sempre sognato un treno e un binario mio. Come nei libri di Agatha
Christie o gli Zar o altri regnanti, con il loro treno e vagoni
personali per viaggiare veloci, indisturbati e comodi. Bene, voglio
istituire una linea personale per me o altri che decido, vogliono fare
un viaggio in treno in stile... originale. Ecco perchè li
conservo..."
"Oh... ora capisco.
Interessante... ma per te sarà facile, sei un pezzo grosso,
no?"
"Esatto, esatto...
diciamo che dopo aver faticato tanto, voglio un pò di
frutti. Ma non quelli di ogni riccone del mondo. Si può dire
che io desideri piccole cose che un tempo erano possibili solo a
ricchi, adesso fanno ridere. Ma per me sono il sogno di un bambino
povero che le desiderava e ora le rende reali. Ecco
perchè in un certo senso capisco cosa desideravi e hai
perso... "
"..."
"Ti mostrerei le opere
una ad una ma staremmo ore, cè moltissimo da dire su ognuna,
meriterebbero davvero giorni. ma tu hai un... appuntamento. No?. Vieni
proseguiamo per un'altra sezione. La chiamo Sala della Luce"
Varcarono la porta di
un'altra mostruosa stanza che pareva interminabile, piena
però di teche di vetro di vario tipo di gioielli e
tesori, di materiali preziosi.
Milan passò
lentamente davanti a tutte le teche, mentre Lia in silenzio vedeva
monili di ogni tipo, foggia, stile, età. E quella enorme
stanza ne era satura, riempiendo ogni teca che si elevava ad altezza
uomo sia se quadrata che rettagolare.
"Qui conservo ogni...
diciamo pagamento che mi è stato fatto. Ci sono persone che
non conservano nei caveau denaro, ma beni materiali di questo tipo e li
usano per pagare. Ho anche venti piani di lingotti d'oro, piani nel
senso dell'altezza dei lingotti, ma come questi gioielli, avendo per
altri lavori risorse liquide e veloci, li porto qui. Nessuno
conosce questo luogo, sa come entrarvi, ha i più moderni e
pericolosi metodi di protezione, quindi posso tenerli così,
senza caveau. Non sono meravigliosi? Ho pezzi romani, vichinghi,
egiziani ma non solo, per passare a ogni epoca passata. Molti pezzi mi
sono stati dati proprio per il loro valore sia storico che dei
materiali. Ho anche i pendenti della memoria, quelli in argento che
all'epoca valeva, con ciocche di capelli e foto di chi si voleva
ricordare. Anelli maschili e femminili con zone cave segrete, un anello
romano in oro che è il mio preferito e vorrei farne fare una
copia. Ci sono pezzi come questo che da quando li ho visti ho deciso
che mai li venderò. Qualcosa mi attrae e lega a
loro, ma per evitare che mi venga voglia di indossarli, sia
mai che si rovinino dopo secoli senza danni, li tengo ben custoditi
qui. Ma una copia la voglio. Pensi che stia esagerando?"
"No. Anche io volevo
degli oggetti, in argento visto che indosso solo questo materiale, a
cui tengo. Come un ciondolo antico, composto al centro da una
labradorite fire blu, con una ghiera sottile a torchon, formano come
quattro lati quattro onde, una specie di foglia o qualcosa di
simile a forma di S si collega all'altra formando da una parte una
sorta di semicerchio apppuntom e dall'altra a formare una
punta. Quattro volte onda e quattro una punta. Il tutto circondato da
decori in stile filigrana che terminano con archi e punta. ma dovresti
vederlo per capire. Ma ci sono affezionata e avrei voluto indossarlo. E
poi orecchini a forma di ricciolo, braccialetti a cerchi concatenati e
l'anello dal quale non mi separerei mai...."
"Un regalo importante?"
"No, non è
antico, solo quel ciondolo lo è, ma dal momento in
cui l'ho visto ho avuto il bisogno di averlo. Mi piacciono molto i
giochielli chiamati Scripta, gioielli di varie tipologie e fogge con
delle parole incise a mano sopra. Quello che amo dei gioielli, quelli
fatti davvero bene, sono da orafi che creano un solo gioiello con le
loro abilità e le capacità di incidere, con
strumenti a mano, senza quelli meccanici, parole e incisioni vari.
Trovi un bravo orafo se è capace di usare i bulini. Se sa
incidere e creare lettere e disegni con quegli strumenti a mano, hai un
ottimo orafo... ama anche le filigrane antiche... "
"buono a sapersi. Quindi
hai fatto fare l'anello?"
"No, ammetto che
facendolo fare da me era impossibile. Non ci sono più orafi
che fanno cose come un singolo anello con una scritta sulla fascia,
peggio se bombata. usalno solo le macchine e per la bombatura non
riuscivano. Così hanno detto. Facevo una ricerca e ho
trovato per caso l'anello della St. Justin in argento, chiamato Welsh
love ring. Ne ho uno che lo ricorda che portai anche in Irlanda con
quella persona, e tra l'altro ancora non ho capito come fosse sparito
mescolato fra la roba che avevo in quel cassetto e poi magicamente
ricomparso. E lei che diceva che potevo essere io ad aver incasinato le
cose, quando lo mettevo sempre in un a ngolo a sinistra,
proprio per prenderlo facilmente. Comunque sul'originale...Ricordo che
l'ho guardato e ho detto, è mio. Poi ho letto la descrizione
e il significato delle parole e l'ho desiderato ancora di
più. Senza motivo, ma qualcosa mi diceva che era mio..."
"Cosa diceva quella
scritta?"
"Un fodrwy i ddangos ein
cariad; Un fodrwy i’n clymu. Un anello per mostrare il nostro
amore; Un anello per legarci. A quanto pare è ispirato al
vero anello di Llywelyn che discendeva da Lady Godiva, che si
innamorò di Joan, figlia del re Giovanni
d'Inghilterra, nel 1206. Uno dei più famosi e amati Signori
del Galles e l'anello d'amore gallese, incarna l'amore tra
queste due persone nella loro lotta per scongiurare le invasioni
dall'Inghilterra. Inoltre da cosa ho letto sembra che fosse da questo
che un certo scrittore prese e modifico, e
allungò, una famosa frase per descrivere una
storia famosissima del fantasy legata a degli anelli. Eppure senza
leggere quel testo, vedendo solo le foto, sai sul motore di
ricerca nella sezione immagini, l'avevo considerato per me. Mio. Fu
così che tentai di averlo ma era di un brand gallese.
Comunque un giorno volevo averlo, ma penso che non accadrà
mai. Comprarlo da là costava davvero tanto, arrivava al
prezzo di una fascia in oro, pensa. E non avendo soldi ho solo
desiderato averlo, come quel ciondolo e basta. QUindi quel
che dici non è assurdo. Non sono poi persona che giudica su
queste cose, sono ben altre le questioni su cui gettare un pensiero"
"Mi spiace che tu non
abbia potuto avere cosa desideravi, ammetto che io ho qui tutto questo,
eppure non mi interessano affatto tranne quell'anello, eccolo."
mostrandole un antico anello romano, ma prima che potesse
vederlo, lui si ricordò di una cosa e la chiamò
in un'altra vetrina.
"Il pezzo di maggior
pregio di questo posto, che da solo vale miliardi attuali, è
questo. L'intagliatore ha a quanto pare a comprato grezza
questa gemma dandole il nome Heelal, universo, per le inclusioni. Era
appassionato di stelle e universo, quindi eccolo... Più che
pagamento è stata una donazione di una persona che da povero
è divenuto abbastanza ricco da averlo. Parlo ovviamente del
solo diamante..."
"Un diamante... blu?
Come l'Hope?"
"oh, lo conosci! E' raro
che, parlando con qualcuno, questi capisca tutto
ciò che dico..."
"Credimi, siamo in due.
Una volta sono stata pure trattata malissimo al liceo per una cosa che
riguardava una stampante... ignoranti!"
"Stampante?"
"Si... eravamo
in una classe con un pc e al solito quelle che se la tiravano e
prendevano smepre più di tutti, facevano le
professorine , quando non se sapevano invero nulla. Accadde
così... Una, Maria, faceva la scema al solito dicendo che
quando arrivava a casa sua il tecnico per controllarle il pc,
gli avrebbe fatto tante di quelle domande che, parole sue, sarebbe
stata tecnico anche lei. Ebbene, io dagli undici anni avevo a che fare
con i pc dal famoso pentium e pentium due, che da noi arrivavano sempre
più tardi. Fatto sta che da sola, essendo sempre sola,
imparai e lessi così tanto da aprirli e ripararli
da sola. Dopo un pò comprai io stessa i pezzi dope aver
studiato le caratteristiche e assemblarli. Mai capitò una
volta che un mio pc avesse problemi, tranne di vecchiaia,
diciamo. Studiai anche il funzionamento dei modem, e altre cose
comprese le stampanti. Al tempo ai miei il pc serviva per lavoro, era
obbligatorio, quindi accettavano di pagare. Non compravo roba costosa
ma la fascia era buona e non scarsa e non avevano mai problemi. Tranne
appunto se usati troppi anni. Quel giorno l'altra, la famosa Elisabetta
del cento su cento, disse che doveva provare la stampante nuova che suo
padre aveva comprato, ma era così straordinaria da
far foto meglio di quelle del fotografo. Al che io,
sapendo le differenze tra bubblejet, piezoelettrica e laser, oltre a
quella ad aghi, le chiesi quale versione fosse e quanti ugelli avesse,
così dal numero potevo calcolare le prestazioni...
ebbene, mi guardarono tutti con schifo, risero di me e mi
trattarono negativamnete. NOn sapevano neanche di che parlassi, quelle
che prendevano più di tutti e si vantavano di sapere sempre
tutto e io, stando sempre sola, non avevo compreso che per loro ugello
significasse altro. Ma per loro la figura vergognosa l'ho fatta IO!
Come quella volta che quella Maria non sapeva far funzionare l'audio
del pc con le casse e , tornata a posto, disse che non cèra
niente da fare ed era rotto. io allora mi alzai, andai nella vaschetta
di windows in basso, aprì la scheda delle impostazioni e
controllai i driver, aggiornandoli nel caso. Ebbene, dopo aver chiuso e
averli sentiti che mi prendevano in giro perchè tu>... ebbene,
riaprì il brano che aveva spostato in documenti ed ecco che
funzionava senza problemi. Ricordo ancora il silenzio di tomba
perchè avevano fatto una figura tutti di cacca che volevo
ridere... quante cose ci sono così, eppure alla fine sono
stata sempre io quella strana e sbagliata. E sapevo sempre di
cosa altri parlavano, come il fatto dei biscotti. Il marito di
un'insegnante chiese a tutti se sapevamo perchè si
chiamassero così, e io alzai la mano e dissi che
era così per la doppia cottura. Ebbene tempo dopo si
parlò del fatto che io sapessi cosa significasse latente,
mentre loro no, e ripeto primi anni delle superiori, e mi dissero che
dovevo aver barato. Come per la questione dei biscotti, la
famosa Elisabetta disse che lei aveva risposto prima di me e io avevo
copiato la sua risposta, vantandomi. Non hai idea la voglia di morderla
al collo che avevo..." mostrando uno sguardo irato e omicida
"Capisco... e comprendo
anche il perchè di tanta tua rabbia! però posso
constatare che realmente sai sempre di cosa parlo e a cosa mi
riferisco, mentre loro... potrebbero dire lo stesso?"
"Non credo, il problema
è che questi nella società hanno famiglia e
carriere e sono visti meglio di me. Non per niente da piccola mi
rivedevo in Leopardi e e il suo passero. Quanto lo consideravo e al
tempo stesso odiavo Leopardi per le sue poesie. Sai, cè
stata anche una cosa con una sua poesia tra l'altro..."
"Ossia?"
"La poesia A Silvia...
alle medie. Le prof mi odiavano a morte perchè non ero come
le altre e ricordo bene che quella ci disse di aprire la pagine
dove vi era la poesia e leggerla noi, a mente, per vedere cosa ne
pensavamo. Ricordo che iniziai a leggerla e vidi che vi erano tante
domande a questa persona, ma sembrava come se non vi fossero
risposte, anzi, come un qualcosa di chiesto ma non detto, solo pensato.
E poi la continuai. QUando la prof ci chiese cosa ne
pensavamo iniziò a parlare una stronza che si chiamava
proprio Silvia che era uno schifo di persona disse solo, e non posso
dimenticarlo . Io
rimasi un pò così, perchè invece di
pensare come me che cèrano tante domande verso una
persona, ma non sembrava esserci mai una risposta, lei aveva
solo puntualizzato che cèrano... punti interrogativi! E sai
cosa disse la prof? Le fece i complimenti per l'acutezza di mente e che
lei era così sensibile da aver capito la poesia, mentre
puntandomi con gli occhi come un seguio su un fagiano, disse come
proprio a me ma doveva essere a tutti, che non tutti purtroppo avevano
un animo e una sensibilità del genere. Quanto mi venne da
piangere, ma mi trattenni. Ma d'altronde, è la
stessa prof che mi mise col banco a solo perchè
secondo lei ero una distrazione per gli altri, e un giorno chiesi di
andare in bagno e al solito modo sgarbato me lo concesse. Al mio
ritorno, che avevo dovuto aspettare una ragazza, mi
sbraitò con occhi furenti chiedendomi dove fossi stata. Non
credo di essere stata fuori che cinque minuti o un pò di
più, ma nenahce dieci. Eppure davanti a tutta la classe mi
inseguì quasi urlando come una pazza dicendo che mi ero
permessa di andare al piano superiore, per noi off limits, ed ero una
poco di buono. Che approfittavo della sua gentilezza per fare cose
proibite. Io, che rispetto davvero a certe puttane merdose dentro, non
facevo niente di male ne mi azzardavo, se non dopo aver chiesto. Se
alle elementari avevo compagni stronzi che riuscivano a circuire le
maestre, alle medie erano le isnegnanti vergognose e le stronze e
stronzi le seguivano. Prendevano esempio. Sempre, anche se io non
cètrano niente, finivo per essere incolpata di tutto e
isolata. Magari io alla fine stufa rispondevo e affrontavo le compagne
o i compagni più stronzi, ma ecco che le deficienti di
insegnanti comparivano magicamente in quel momento, non quando mi
facevano o dicevano le cose, no... e i miei incazzati perchè
dovevo comportarmi a modo! per questo mi dispiacevo per
Leopardi, perchè un pò ci rivedevo me e odiavo la
cosa. Per questo ho amato e odiato di Luigi Pirandello. Ridordo la prima volta che l'ho
letta in classe, e a quanto desiderai davvero e anzi, giurai a me
stessa che mai mi sarebbe accaduto ciò che era per il
protagonista e Leopardi, essendo già simile a
loro. Ma così non fu. E finì davvero con la
visualizzazione, per fare come Belluca, scappando in un mondo da me
creato, vero quanto il dolore, per non soffrire la realtà. E
sentirmi come Leopardi. Quanto ho lottato e quanto invece sono finita
come loro..:"
"Mi spiace, la
vità è amara e ingiusta con chi invece merita.
Però sei qui..:"
"Io sono qui
perchè hai voluto a tutti i costi parlarmi di
qualcosa, e invece di lasciarmi andare, mi fai vedere il
tesoro che custodisci nell'intestino di questo posto"
"Tu credi al destino?"
"Intendi agli
accadimenti che avvengono, nefasti, dopo che la gente ha gufato contro
di te? Non lo so, un tempo conoscendo una certa persona, avrei anche
detto forse. Magari certe cose alla fine accadono perchè
speri e ci credi... Ma ora non più. non credo in
divinità che tessono la tua vita e la decidono e non voglio
che ne esista anche solo una, che lo faccia. Non credo che
esista il Karma e simili. Da sempre ho voluto crearmi io
tutto, raggiungere le cose non importa con quanta fatica e quante
avversità... tempi ormai remoti!"
"Bè, avresti
mai immaginato però di visitare le viscere di un antico
castello come questo?"
"Effetivamente no.
Quella persona amava dire che viveva in un castello e avrebbe voluto
viverci davvero, ma solo suo. Io nella realtà non ho niente.
Solo in quel mondo avevo qualcosa..."
"Beh, io posso dirlo. E
che castello... sai, era di Jeanne d'Arc per passare poi in mano a
successori o nuovi proprietari, che lo modificavano ogni
volta..."
"Aspetta! Giovanna
d'Arco? Quella?"
"Si, pochi lo sanno ma
non è mai morta..:"
"Si, so che scovarono
diversi documenti dove figura la sua firma e molti ritratti ed
effigi, con le informazioni che furono eliminate durante la
prima guerra mondiale..:"
"...per cancellare il
fatto che invece non perì mai quel giorno, ma fu scambiata e
salvata. Vedi la diversità di firme nei documenti del
processo e quelli datati dopo. Si sposò con un guerriero
fedele a coloro che l'avevano spalleggiata in guerra e
comprò e vendette addirittura alcuni possedimenti. Ci sono
documenti antichi che recano la sua firma, così come altri
che parlano dei fratelli che chiedevano permessi, soldi e pedaggi per
raggiungerla. Altri affermano che loro la riconobbero come la vera
Jeanne d'Arc. nel periodo della prima guerra mondiale, per cercare
stimoli per i francesi, si scelse di riesumare la figura di quella
donna come pungolo e così avviarono una sorta di pulitura
dellle tracce che la raffiguravano o ne parlavano. O la chiesa non
avrebbe mai acconsentito se scoprivano che i loro predecessori si erano
lasciati fregare. Bruciarono un'altra e lei visse nobile. E la fecero
santa proprio per tutto ciò che cancellarono. le carte che
ho visto e letto io, che conosco, sono uscite fuori per caso
o da archivi vari. Altri sono scomparsi, sia una tavola raffigurante
lei e il marito, sia dipinti e incisioni che ne riportavano il nome. E
in Francia dopo quanto sappiamo, era impossibile, impensabile che una
donna anche di un certo ceto come era divenuta per matrimonio, potesse
e le fosse concesso l'uso di quel nome. Se non fosse lei, se non fosse
riconosciuta. La pucelle, come era riconosciuta lei e solo lei, poteva
firmare in quel modo solo se fosse la vera. E il marito chi era? Lo
aveva conosciuto proprio tra generali e fedeli del principe che
concessero titolo e matrimonio a loro due. Coincidenze? Non credo,
eppure ho atti antichi che dimostrano come fosse suo... e ripeto.
Avresti mai pensato di camminare tra mura antiche, perchè
quelle ci sono ancora immutate, di un luogo che lei..."
"Ma non siamo in
Borgogna?"
"Si... e sai
qualè la cosa bella? Prima apparteneva proprio a uno degli
uomini che volevano ucciderla. Col marito comprò il
possedimento e lo fece suo in questa regione, di fatto facendosi beffa
di lui e quelli con lui. NOn sai quante cose riuscì ad
acquistare e far suo, che appartenevano a coloro che la
vedevano come contro natura e da eliminare. Buffa la vita, vero?"
"Quindi questo posto..."
"Quel che vedi
è il risultato di secoli di proprietari e stili
cambiati, e aggiunti. Ma hai visto come è adesso.
Due ali intorno a un quadrilatero e successivamente fu installata una
torre centrale. Stile , o megli odetto
costruita con pietra calcarea locale in stile giacobino,
rivestita con bathstone. Copre un'ampia
facciata simmetrica sporgente al centro e alle ali esterne. L'ingresso
principale centrale è un grande portale ad arco in legno
Tudor, con
oculi congiunti, volute e capolini a spirale, che danno l'impressione
di una grande e bella dimora di campagna. I bovindi emergono dalle ali
anteriori, che poi si ripiegano dietro per creare una pianta generale a
forma di U con grandi cortili arieggiati. L'edificio nel suo
complesso e originario, forma un quadrato completo che racchiude
un
giardino ed è circondato da terreni ventilati da una parte,
un boschetto da un'altro, e alle spalle la montagna!... Sembro una
guida turistica, vero? Ma dovendolo spiegare ad ogni ospite, ormai lo
so a memoria. Ma il punto è che... non va bene. L'ho fatta
riportare diciamo al suo splendore, ma non basta. E jd mi ha
detto delle cose, dopo che avete parlato e stavi per andartene..:"
"Ma che avete una
connessione telefonica incorporata? Anche prima hai detto di aver
parlato con lui e tuo fratello, ma non mi è
sembrato..:"
"Siamo abituati a
comunicare velocemente e a parlare in maniera succinta ma completa.
Forse detta così non suona bene. E quanto pensi di aver
fatto, quanto tempo, dal momento in cui lo hai salutato fino a quanto
non ti ho fatto chiamare?"
"Oh, stavo per divenire
una porchetta arrosto, poco più a sinistra e finivo come San
Sebastiano..."
"Donna di poca fede! Mi
offendi! SOno uno dei migliori, sai? Con l'arco sono davvero bravo, non
ho colpito neanche..:"
"Si anche lui... hai
avuto fortuna che non abbia fatto movimenti inconsulti..."
"Eppure sei tornata,
nonostante stai mostrando dall'inizio insicurezza sulla fiducia e il
fatto della freccia..."
"COme dici tu, non
è da tutti dire di esser stati in questo posto, aver parlato
con il capo del casino che è successo in quella che si
può chiamare la terza guerra mondiale lampo, riveduta e
corretta e..."
"Mh.. sai che mi
sfagiola questo modo di presentarla? Ma... non è e non
è stata una guerra..."
"però sei
riuscito non so come a far cadere tutti i governi esistenti per uno
solo nelle tue mani..."
"Vero, vero... ma non
è così facile e da liquidare così in
poche parole. Ancora è in corso, ancora ho tanto da fare. E
ho bisogno di un tuo parere..."
"Perchè io...
non hai generali o..."
"QUi io sono il generale, e si, ho
parlato con tutti i miei..."
"E allora
perchè io!"
"perchè
è da quando ho parlato con te che voglio i tuoi pareri. NOn
è come con gli altri, e voglio sincerarmi di alcune cose..."
"basta che ti sbrighi
però, non voglio ritrovarmi con il buio..."
"Cè tempo,
cè tempo... intanto, visto che ami le pietre e gemme blu, ti
va di tenere il mano il diamante blu?"
"Ma sei serio? Un
diamante che non varrà mai neanche tutti gli organi che
avrei potuto vendere al mercato nero, tutti insieme varrebbero solo la
polvere di quella gemma..."
"Lo so, tu sei la prima
a vederla al di fuori di me, Dorde e... l'ex proprietario. Jd lo sa, a
volte con lui parlo di molte cose ma tu, come dice, ne capisci di gemme
e gli hai detto una cosa che mi interessa..." vedendola perplessa e
preoccupata insieme.
"Accontentami..."
sbloccando con una chiave e un codice la vetrina e dandogliela in mano
"ha gli stessi carati della Hope attuale. Ne ha persi così
tanti che pure i dietologi si sono commossi nel sapere quanto si
è snellita da unproprietario all'altro. Ed
è un peccato, secondo me. Quando valore e quanta
bellezza distrutta! Ma per ora voglio che la tenga in mano e mi
segua...alla Sala pianificazioni..."
Lia osservò
quella noce, era proprio grande come la noce più grossa che
avesse visto in tutti i giorni di natale passati, potendole mangaire
solo per quell'occasione. Blu con inclusioni che la facevano
assomigliare all'universo tempestato di stelle. La luce mofidicava la
tonalità di blu e non era molata e lucidata, ma
tagliata in un modo strano. Dalla forma sembrava sopra come
le patatine pringles, quella forma a paraboloide iperbolico
arcuato con le estremità verso il basso. Mentre la parte di
sotto era l'opposto. Si poteva definire come la parte superiore concava
come le patatine, mentre in mano la forma inferiore era
convessa, annidandosi bene nel palmo della mano. E le facce erano una
distesa di quadratini, non sapeva definirla meglio perchè
non le piacevano i tagli delle pietre, li preferiva solo molati e
lucidati, ma sembrava una patatina luccicosa blu con i tagli sulla
parte superiore a scacchi, quadratini per tutta la superficie. E quei
quadratini o faccette davano alla pietra, anche grazie alle inclusioni,
un'aspetto particolare.
"Mi spieghi
perchè è stata lavorata
così?"
"Chi me l'ha donata l'ha
comprata così, che l'aveva comprata dall'intagliatore di cui
ti ho parlato..."
"Che al mercato suo
padre comprò..." ridacchiando" ma non so che forma sia..."
"per ora sentila nella
mano e guardala... le belle cose questo meritano... e ora via, alla
Sala..."
"E gli altri posti? NOn
hai aperto le altre porte..:"
"Preferisco che si vada
a vedere certe cose poi... Sei qui per quello... mi era sembrato che il
giro turistico nelle viscere di casa mia dovesse essere veloce..."
Lia gli fece la
linguetta di schierno e uscì, mentre lui rideva e
teneva la grossa porta aperta ma era pronto a bloccarla con il pannello.
"Tu scherzi, ma
cè davvero poca gente che merita di vedere quanto ti ho
mostrato... "
"Eppure sembra che tutti
ti amino, hai gente che ti dona diamanti dal valore astronomico e
preziosi, dici che ci sono donne..."
"Ma non è la
stessa cosa, di persone, di fiducia e meritevoli...
andiamo..."
La porta si chiuse
dietro di loro e Milan si avviò verso la porta
più centrale di tutte e di fronte da dove erano arrivati.
Camminarono nell'enorme ambiente principale, passando per il pilastro
gigantesco.
"Un giorno, voglio
parlarti di questo pilastro..." guardandolo rallentando un
pò "...ti interesserà.... come gli altri"
"intendi che verrai a
parlarmi sulla tomba? Sei gentile, ma non credo che alla gente piaccia
un libro intitolato ,
visto che affermi che certe cose vanno dette solo a pochi e a chi
muore..."
"Sei impossibile... e mi
spiace che certa gente non abbia visto te. E per te intendo te... andiamo. Cè della
strada da fare, altrimenti potrei prendere la ferrovia.." pensando tra
sè a voce alta guardansosi intorno " si, potremmo..."
"Aspetta... ferrovia?"
Lui rise,
inserì un codice ed le fece cenno di proseguire mentre la
porta si apriva.
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