Gocce-di-sale
*Spoiler alert
Gocce
di sale
-
- La
pioggia scendeva incessante e picchiettava dolcemente contro il vetro
appannato della finestra; scie lucenti scivolavano ritmiche rendendo
difficile guardarvi attraverso.
- Lo
sguardo nocciola di Yaku seguiva pigramente il percorso di quelle
goccioline argentee; il corpo avvolto da un tepore stordente ma
sereno. A fatica si districò dall'incrocio di gambe e mani che lo
serravano stretto, timorose di perderlo.
- Il
libero si sollevò dall'enorme e moderno futon e si diresse verso le
finestre appannate, all'esterno pareva fosse sera viste le scure nubi
gonfie di pioggia, che non sembravano ancora paghe, l'acqua scendeva
implacabile tagliando il panorama urbano sfumandone i contorni e
rendendo tutto indefinito. Yaku trovava quel tempo di tardo autunno
estremamente rilassante, offrendogli la migliore scusa per rifuggire
il mondo esterno e godersi piacevolmente le proprie confortevoli mura
casalinghe, di cui sentiva sempre più spesso la mancanza. Non era
l'appartamento in sé a mancargli, malgrado il bilocale si trovasse
in una posizione ottimale e fosse decorato in modo impeccabile –
mixando sapientemente linearità moderna e essenziale con il calore
del legno –, quanto colui con cui lo condivideva, e che in quel
momento gli ammiccava da uno dei palazzoni che si intravedevano dalla
finestra.
- L'immagine
ammiccante e tragicamente affascinante di Lev Haiba si stagliava su
uno degli svariati cartelloni pubblicitari che tappezzavano Tokyo.
Yaku sorrise sprezzante a quell'immagine, in quanto la figura
slanciata e trascendente del modello riposava beatamente alle sue
spalle, fra le lenzuola candide e pulite. Il suo sguardo scivolò
dietro di lui, le labbra – prima piegate in una smorfia tronfia –
si tinsero di una sfumatura dolce e appagata. Lev si stiracchiò,
come una gatto alla ricerca di attenzioni, le nivee palpebre ancora
abbassate, le fini sopracciglia, però, si corrucciarono leggermente
mentre le braccia nude avvertivano la mancanza del suo corpo –
prima stretto tra loro.
- Il
giocatore gli si avvicinò, decidendo di essere magnanimo, e
premiarlo posandogli un tiepido bacio fra i setosi capelli argentei.
- «Yaku-san»
mormorò il modello con voce roca, mentre le grandi mani affusolate
si mossero cercandolo affannosamente.
- «Ssh!
Riposa, abbiamo tempo»,
replicò Yaku posandogli la mano sulla guancia fredda come l'aria
mattutina di novembre.
- Lev
sollevò le palpebre, le iridi smeraldine – acute e vibranti – lo
osservarono con chiarezza. «Bugiardo».
- Un'espressione
sofferente comparve sul volto del libero, per poi lasciare
immediatamente posto a una più seria e condiscendente.
- «Lev»
il suo nome parve quasi un bonario rimprovero «Lo
so.», disse semplicemente.
Non riusciva a dirgli altro e nemmeno farsi un mea
culpa. I rispettivi lavori, li
portavano spesso a passare anche lunghi periodi distanti l'uno
dall'altro. Quell'appartamento era il loro
posto. Il tempo smetteva di
scorrere fra quelle mura.
- Yaku
fece poi un sorrisetto arrogante e a Lev parve quasi rivedere il
liceale sicuro e autoritario, quello che gli aveva impresso un segno
dentro, senza che lui se ne rendesse conto, se non molto tempo dopo.
- «Le
cose potrebbero andare diversamente stavolta, sai?» mormorò
sulle sue labbra, mentre con lo sguardo lo pregava. Il modello
sospirò pesantemente e le guance gli bruciarono; il suo corpo
rispose naturalmente a quella supplica, tendendosi appena verso il
suo volto e accogliendo la sua bocca sulla propria. Era fredda, come
sempre, e tumida – gli ricordava la pioggia. Forse perché il loro
primo bacio – scambiato d'improvviso e con l'avventatezza di chi
vuole perdere ogni brandello di razionalità in quel gesto, era stato
sotto la pioggia. Quelle gocce gelide si erano presto mischiate alle
stille salate che si era inconsapevolmente ritrovato a versare,
piangendo come se gli fosse stato fatto dono di qualcosa che non
sapeva nemmeno lui di volere, ma che stava aspettando da molto tempo.
- «Ma
sentitelo, non ti starai sopravvalutando, Yaku?»,
lo prese in giro il russo e, per tutta risposta, Yaku lo morse
dispettoso sulle labbra.
- «Sono
uno dei migliori liberi in circolazione! Perché non dovrebbero
prendermi in Nazionale!?» ribatté
sicuro, battendosi il pugno sul petto. Lev sorrise – c'era un che
di felino nella sua espressione – orgoglioso di quella sicurezza e
certo che quella volta la permanenza a Tokyo del suo giocatore
preferito sarebbe stata sicuramente lunga.
_________________________________________________________________________Dreamcatcher's corner
Eccomi
tornata! Siamo nel post time-skip e questa è la mia personale
visione di come sono evolute le cose tra Lev e Yaku, io li adoro!
Bene breve vaneggio a parte, sono aperte le scommesse per la prossima
ship di questa raccolta. Grazie a chiunque di voi giungerà fino
a qui e a chi lascerà una sua opinione ^^
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