Hugs_On_Ice
N.d.A. in fondo alla pagina.
Buona
lettura!
Hugs
on Ice
1
Yusaku non si era mai sentito tanto stupido come in
quel momento. Nemmeno quando in terza media il professore di matematica
lo aveva sorpreso a dormire durante la sua ora di lezione aveva provato
un disagio tanto forte e invadente.
(In
realtà non gli era importato affatto. Con una disinteressata
scrollata di spalle aveva aperto il libro senza neanche assicurarsi di
sfogliarlo fino alla pagina giusta e, non appena il professore aveva
ripreso a spiegare, lui aveva nuovamente chiuso gli occhi senza badare
troppo ai risolini e le occhiatine divertite da parte dei compagni di
classe).
(Era stanco, era davvero tanto stanco).
Ma in questo caso era diverso. Quasi non riusciva più a
tollerare il peso opprimente che gli schiacciava il petto e a
sorreggere la sgradevole sensazione di cadere in avanti — o
indietro — da un momento all'altro.
(Oh cielo, cosa sarebbe accaduto se fosse caduto per davvero?)
Provò a concentrarsi solo e soltanto sulle braccia di Ryoken
che gli stringevano i fianchi con garbo — e sicuramente anche
con tanta pazienza.
Ci provò con tutto se stesso, anche perché la
lieve pressione che le mani di Ryoken esercitavano sul suo corpo era
alquanto piacevole e avrebbe voluto godersela appieno — e
considerando che Yusaku era solito evitare il contatto fisico, non era
cosa da poco.
All'ennesimo movimento fin troppo incerto e traballante,
però, ogni suo buon proposito si frantumò e si
disperse nell'aria fredda di quel pomeriggio dicembrino, un pomeriggio
che pareva più una notte inoltrata poiché il sole
si era addormentato già da un po'. E lì,
circondato dalle luci, da tante persone che sicuramente se la cavavano
meglio di lui, da un'immensa lastra di ghiaccio che i suoi occhi in
quel momento stavano travisando come qualcosa di infernale e maligno
— e dalle braccia di Ryoken che proprio non ne volevano
sapere di lasciarlo andare —, Yusaku si aggrappò
forte a lui, decisamente con poca grazia, sussultando nel momento in
cui realizzò che avrebbe effettivamente
sbattuto il fondoschiena sulla fredda lastra di ghiaccio se Ryoken non
lo avesse sorretto.
(Ed
era, forse, la metafora perfetta e anche un po' tragicomica di
ciò che loro due erano quando stavano insieme: la
cristallina rappresentazione del “sono un disastro senza di
te”).
Erano bellissimi. E lo erano perché si stringevano l'uno
all'altro in un equilibrio precario e per nulla armonioso,
aggrappandosi a qualcosa che doveva essere ancora consolidato
— perché le buone intenzioni di certo non
mancavano.
Erano bellissimi, davvero. Eppure Yusaku non se ne rendeva ancora
conto. Era fin troppo imbottigliato in un traffico emotivo che lo stava
conducendo in tutt'altra direzione, verso la negatività
più assoluta. Il suo primo appuntamento con Ryoken gli si
stava sgretolando davanti agli occhi per il semplice — ma al
contempo micidiale — motivo che non sapeva pattinare.
E lui voleva riuscirci a tutti i costi, perché quello doveva
essere il loro
primo appuntamento e non una lezione di pattinaggio che con tutta
probabilità sarebbe finita male. Era forse uno tra i
più romantici cliché mai sbocciati sul pianeta:
uno sapeva pattinare, l'altro no. E allora chi dei due se la cavava sul
ghiaccio cercava di insegnarlo all'altro, magari tenendolo per mano,
magari impedendogli di cadere, sorreggendolo e stringendolo un poco a
sé. Tra le luci natalizie, un muto vociare di poco conto,
occhi negli occhi, dove tutto diventava magico e si perdeva
nell'infinito scorrere del tempo come una fotografia in movimento.
Ci si divertiva, ci si avvicinava, ci si abbracciava, si avvertiva un
forte calore invadere il petto e un sorriso spontaneo incurvava le
labbra infreddolite. E allora perché
(perché, perché, perché)
Yusaku non riusciva a godersi tutto questo?
2
Era ormai da un'ora che cercava di mantenere l'equilibrio senza
aggrapparsi a Ryoken l'attimo successivo. Un'ora in cui l'imbarazzo e
un forte senso di inadeguatezza si erano fatti strada in lui con
prepotenza, fossilizzandolo in una tensione sia fisica che emotiva. Si
umettò le labbra prima di sciogliere per l'ennesima volta
l'abbraccio con Ryoken e staccarsi un poco da lui, in un nuovo e
disastroso tentativo di restare in equilibrio senza alcun supporto.
Ed eccolo, dopo aver traballato un poco, nuovamente tra le sue braccia.
Tra quelle braccia forti che, però, lo stringevano con
immensa delicatezza. Non andava bene. Non andava affatto bene.
(Era
un completo disastro).
«Yusaku, rilassati».
La voce di Ryoken era pregna di pazienza e tanta apprensione. Risuonava
come le piccole onde del mare che si avvicinano lentamente alla riva
(una melodia piacevole da ascoltare)
e che riflettevano l'azzurro dei suoi occhi limpidi.
(Cielo, Ryoken, ancora non ti sei stancato di tutto ciò?)
«Ci sto provando»
borbottò Yusaku, lo sguardo basso, perché fissare
Ryoken negli occhi in quel momento lo avrebbe solo fatto sprofondare
ancora di più nel buco nero che era diventato il suo
imbarazzo.
Quando l'ennesimo tentativo fallì, si ritrovò
anche a tremare, cosa che a Ryoken non sfuggì e che
cercò di quietare stringendolo ancora più forte a
sé. Nonostante una spessa sciarpa grigia gli fasciasse il
collo come una fedele armatura, Yusaku avvertì il respiro di
Ryoken intrufolarsi nel tessuto e carezzargli la pelle. E
tremò ancora, non riuscendo più a staccarsi da
lui, ricambiando istintivamente quell'abbraccio nel quale
desiderò perdersi una volta per tutte.
«Inizia a essere molto
più freddo».
(No,
ti prego, non lo dire).
«Ti accompagno a
casa».
(Era
finita).
3
Poter nuovamente indossare le scarpe comode fu una liberazione.
Nonostante ciò, le sgradevoli sensazioni che avevano trovato
appiglio nel suo petto proprio non ne volevano sapere di schiodarsi da
lì. Anzi, parevano essersi appesantite ancora di
più nel momento in cui, alzatosi dalla panca, Yusaku quasi
perse l'equilibrio
(eppure
non era più sul ghiaccio)
e Ryoken lo sorresse ancora.
(Di
nuovo. Per l'ennesima volta).
(Che imbarazzo).
4
Stavano percorrendo la lunga e affollata via che portava a casa di
Yusaku quando Ryoken gli disse di aspettare un attimo. Si era
allontanato un poco, raggiungendo l'altra parte della strada, e la sua
figura ancora non sfuggiva agli occhi impensieriti di Yusaku, anche se
era troppo impegnato a rimuginare su quel disastroso pomeriggio e a
dannarsi per quanto accaduto da non prestare attenzione a
ciò che Ryoken era intento a fare.
Non voleva che tutto finisse in quel modo. Avrebbe voluto godersi le
vacanze invernali con lui prima di tornare svogliatamente tra i banchi
di scuola. E avrebbe voluto mostrarsi a lui in maniera differente
(ma
aveva sedici anni, quello era stato il suo primo appuntamento ed era
andato letteralmente nel pallone)
e lasciargli un bel ricordo di sé prima che anche Ryoken
tornasse a concentrarsi sullo studio e agli imminenti esami che avrebbe
dovuto sostenere per l'ammissione all'università.
Yusaku si sentì improvvisamente triste. Uno strano senso di
dolore lo portò ad abbassare lo sguardo, ad adombrare gli
occhi verdi che Ryoken più e più volte gli aveva
detto di adorare. E si sentì ancora più stupido
di un quarto d'ora addietro, quando ancora era sul ghiaccio e
traballava ogniqualvolta si staccava da Ryoken.
Se solo fosse stato più... intraprendente? Spontaneo?
Qualunque cosa gli sarebbe andata bene. Se solo il suo carattere tanto
chiuso non lo avesse portato a…
(«Ehi»).
5
Sgranò gli occhi e si voltò, avvertendo subito
dopo un piacevole calore punzecchiargli una gota infreddolita. Ryoken
lo stava guardando, era
tornato senza che lui se ne accorgesse e premeva una
lattina di caffè caldo contro la sua guancia, nel naturale
tentativo di riportarlo alla realtà.
Yusaku la prese in mano, senza però stapparla. Non ancora.
Se la rigirò un po' tra le dita, ringraziandolo con un
sussurro.
(Era
la sua marca preferita).
«Bevilo prima che si
raffreddi» gli consigliò Ryoken, affondando poi le
mani nelle tasche del giubbotto pesante.
Notando che l'unica lattina acquistata era quella che teneva tra le
mani, Yusaku gli domandò un “E tu?”
a stento udibile, maledicendosi per essere così chiuso in se stesso
anche in quel momento.
«Non ne ho tanta
voglia» rispose Ryoken. «E poi quello è
il tuo preferito ed era rimasta solo una lattina. Le bevande dei
distributori automatici in questi giorni vanno a ruba» ammise
con un sorriso.
Nell'udire quelle parole, Yusaku si sentì sciogliere
all'altezza del petto.
(Certo, se solo fosse stato più sciolto prima, sulla pista
di pattinaggio...)
Scosse la testa, tentando di scacciare i pensieri negativi come se
fossero un nugolo di moscerini fastidiosi che gli ronzavano attorno
senza sosta.
«Ryoken, io...»
«Ci vediamo anche
domani?»
“Mi
dispiace”, avrebbe voluto dirgli. Ma non era
assolutamente pronto a un ribaltamento del genere.
«Come...?»
«Se non ti va fa lo
stesso».
Yusaku sbatté le palpebre diverse volte prima di replicare:
«Certo che mi va. Solo... io...»
(Non
credevo andasse a te, in realtà).
«... insomma,
oggi–»
«È stato un bel
pomeriggio. Non pensavo avresti preso così seriamente l'idea
di imparare a pattinare. E vedendoti tanto concentrato ho perso la
cognizione del tempo e me ne sono accorto quando si era ormai fatto
tardi. Avrei voluto offrirti un caffè o una cioccolata
calda—»
Si bloccò quando Yusaku gli indicò la lattina che
teneva in mano. E sorrise ancora.
«Intendo in una caffetteria,
seduti a un tavolo... al caldo».
(Oh…)
«Non ti devi preoccupare, ho
apprezzato il gesto. Piuttosto...»
Yusaku arricciò le labbra, indeciso su come proseguire.
«Ti chiedo scusa» disse infine, lasciandosi andare
a un sospiro.
Ryoken inarcò un sopracciglio. «Per
cosa?»
«Per quello che è
successo oggi».
Ryoken parve ancora più confuso. «Ti stai scusando
per il nostro appuntamento?»
E allora Yusaku sussultò lievemente, arrossendo subito dopo.
«No! Certo che no! È per quello che ho fatto che
mi sto scusando».
Instaurò il contatto visivo, perdendosi in quelle iridi
azzurre — e le adorava allo stesso modo in cui Ryoken adorava
il verde dei suoi occhi.
«Io... io avrei voluto che
oggi andasse diversamente. Farti capire che ci tengo... ma non ho fatto
altro che irritarmi e stare zitto e aggrapparmi a te
e—»
«Yusaku, non c'è
niente di male in tutto ciò. Non si impara a pattinare nel
giro di un pomeriggio e poi il fatto che tu abbia preso la faccenda sul
serio non può che farmi piacere. Significa che se ti impunti
su una cosa fai di tutto per realizzarla. Sui pattini sei ancora un po'
goffo...»
(goffo, non stupido)
«... ma mi piaci anche per
questo».
(Mi
piaci. Mi piaci. Mi piaci).
Quel “mi
piaci” gli rimbombò nella mente
infinite volte prima di tuffarsi nel cuore, il quale iniziò
a battere celere. Deglutì a fatica, mentre tutt'intorno il
freddo di quel pomeriggio inoltrato — o di quella sera
anticipata — si annullava sempre più.
«Mi piaci anche tu»
ammise, ricominciando a provare un lieve senso di imbarazzo —
e questa volta, per fortuna, molto più piacevole e
tollerabile.
All'ennesimo sorriso da parte di Ryoken, Yusaku si sentì
definitivamente sciogliere dentro. Gli si avvicinò, la
lattina ancora da stappare in mano, e senza pensarci due volte
(senza neanche riflettere, in realtà)
lo abbracciò.
6
Abbracciare Ryoken era come toccare il cielo. Era una sensazione di
immensità e al contempo intimità così
profonda che non c'era altro da fare se non perdersi e lasciarsi andare
e sorridere e amarlo ancora di più. E forse per Yusaku
quella era la prima volta in tutta la vita che abbracciava sul serio
qualcuno.
Che cosa meravigliosa.
• Prompt
Giardino: A non sa
pattinare e B prova a insegnarglielo. [1]
•
Data Calendario dell'Avvento: 1
Gennaio 2021
•
Il titolo della storia è ispirato all'Anime Yuri!!! on Ice
•
BUON ANNO A TUTTI!
Potevo forse lasciarmi sfuggire l'occasione di
iniziare le pubblicazioni del 2021 con la Datastormshipping, la mia OTP
suprema?
Certo che no — e ancora oggi mi bacio i
gomiti per essere riuscita a prenotare proprio il primo di gennaio per
il Calendario dell'Avvento.
•
Ho una concezione strana del Fluff [?] perché se prima i
personaggi non si arrovellano il cervello proprio non son felice,
però alla fine ci siamo arrivati e spero ne sia valsa
l'attesa!
Se si tratta di Ryoken e Yusaku, poi, io parto
proprio per la tangente e nessuno riesce più a fermarmi, ma
dettagli.
(MA POI QUANTO È BELLA LA FANART,
AIUTO, MI HA ISPIRATA UN SACCO PER QUESTA OS)
•
Nella speranza che la storia sia stata di vostro gradimento, vi
ringrazio di cuore per essere arrivati fino a qui.
Buon anno ancora!
M a
k o
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