Lovely Confusion
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N.d.A. in fondo alla pagina. Buona lettura!
Yuma
non capiva come mai
in quel
momento stesse provando certe
sensazioni. Un profondo calore gli aveva invaso il petto
(e no, non era affatto dovuto alla
bevanda calda che stava
distrattamente sorseggiando)
e gli occhi non potevano fare a meno di posarsi e restare immobili per
infiniti attimi sull'ultima persona che era arrivata a casa di Sora
quella sera: Yuya.
Yuya era entrato in scena come solo lui sapeva fare: come se, dopo
essersi travestito da Babbo Natale, avesse racchiuso il sole in una
sacca e, una volta poggiata a terra, lo avesse liberato lì
nel
salotto, portando allegria e facendo risplendere ancora di
più
le graziose decorazioni natalizie, le bevande e perfino gli stuzzichini
(pareva
tutto cosparso di polvere dorata).
Yuya era arrivato e si
sentiva. E come sempre, brillava più
dello stesso sole che aveva inavvertitamente rapito per portarlo in
quel salotto colmo di persone
(Shark
e Kaito si erano momentaneamente assentati, ma nessuno ci aveva fatto
caso).
Era talmente impegnato a guardarlo
con lo specchio della sua anima da
non essersi accorto che Yuya aveva annullato quasi del tutto la
distanza tra loro, parandosi davanti a lui con un grande sorriso
stampato in volto mentre con la mano sinistra gli sventolava un
sacchettino davanti agli occhi
(e
che le loro iridi gemelle erano fisse le une sulle altre).
«Yuma!
Buon Natale! Pensa a un
numero!» esclamò,
forse non rendendosi conto della sua completa estraniazione da tutto
ciò che lo circondava.
(E Yuma non si accorse nemmeno di essersi scottato la lingua con la
bevanda calda).
2
«Uhm… quattordici?»
Yuma aveva risposto senza neanche pensare
(e
in realtà stava pensando a tutto e niente allo stesso tempo).
Il numero quattordici gli si era proiettato nella mente senza un motivo
logico e lo aveva pronunciato solo per soddisfare una richiesta che
evidentemente non aveva compreso. Non era certo sua intenzione
distruggere la magia.
Difatti Yuya rise senza minimamente smorzare tutto il suo entusiasmo,
nonostante il numero di magia fosse finito ancor prima di iniziare.
«Yuma dovevi solo pensarlo, non dirlo!»
(Oh!)
Fu in quel momento che la lingua divenne effettivamente bollente, che
nel cervello gli esplosero mille petardi uno dietro l'altro e che dopo
aver sbattuto diverse volte le palpebre tornò
definitivamente
alla realtà con un tonfo secco. E lì Yuma
realizzò
quanto lui e Yuya fossero estremamente
vicini. E avvampò senza
contegno alcuno.
3
«Ah, scusa Yuya, io… io ero
soprappensiero» ammise,
grattandosi nervosamente dietro la nuca con la mano libera. Le gote
erano bollenti come la sabbia nel deserto quando il sole era alto nel
cielo
(lo
stesso sole che Yuya aveva portato lì, nel salotto di Sora).
Yuya si imbronciò. Per finta, era palese
(ed era anche adorabile).
«Avrei
potuto leggerti la
mente e indovinare il tuo numero»
borbottò. «Per punizione potrei anche non darti questo».
E sventolò ancora una volta il sacchettino
davanti ai suoi occhi.
Ora che era connesso del
tutto alla realtà, Yuma
realizzò in un istante cosa fosse quel fagotto colorato. E
il
mondo gli crollò giusto
un po' addosso, dato che…
«Eh?!
Non puoi farmi questo, sono i biscotti di tua
madre!» piagnucolò.
Yoko Sakaki era solita cucinare dei biscotti allo zenzero, al
cioccolato e alla vaniglia come regalo di Natale per tutti gli amici di
Yuya. Inutile dire che Yuma ne andava matto e che quei biscotti erano
uno dei motivi per i quali desiderava che fosse Natale tutti i giorni.
Yuma era conscio del fatto che Yuya stesse scherzando. Ma si trattava
di cibo ed era diventata una faccenda seria.
E Yuya rise ancora una volta. Rise col cuore, sinceramente divertito
dalla situazione tragicomica che si era creata. E Yuma… Yuma
si
innamorò ancora una volta di lui
(anche
se non lo aveva propriamente realizzato).
«Va
bene, dai, ti ho fatto
penare abbastanza».
(Non
del tutto, almeno).
«Tieni,
è tutto
tuo».
(Era
tanto, tanto confuso).
4
Yuya
era bello. E
un giorno sarebbe sicuramente diventato qualcuno. Non
solo per la bellezza, ma anche – e soprattutto –
per il suo
talento: aveva, dalla sua parte, la meravigliosa capacità di
calamitare tutta l'attenzione su di sé nel modo
più
genuino possibile. Yuya era un intrattenitore nato e nonostante avesse
ancora tanta strada da percorrere, non era assolutamente l'ombra di suo
padre, il grande Yusho Sakaki, colui che aveva ammaliato il mondo
intero con la sua arte.
No, Yuya era diverso perché lui era Yuya. E
aveva un modo tutto
suo di mostrarsi al pubblico e di incantarlo, di fare stare bene il
prossimo e di far sorridere le persone. Forse
(anzi,
sicuramente)
Yuma lo amava anche per questo. Ma era ancora tanto confuso o forse,
molto più semplicemente, ammettere certe cose a se stesso
ancora
lo spaventava.
Eppure, al contempo, non riusciva a fare altro se non bearsi di ogni
sua movenza, di catturare ogni sua sfumatura verde e rossa e perdersi
nelle curve del suo sorriso.
Sora aveva invitato diverse persone, quella sera. Di quella che doveva
essere una serata intima, riservata a pochi amici, erano rimasti
sì e no gli strascichi: il salotto pareva una galassia colma
di
pianeti.
E tutti quei pianeti orbitavano intorno al loro sole: Yuya. Yuya che
stava incantando con le magie, che faceva battute senza mai offendere
nessuno, che era talmente impegnato a rendere felice il prossimo da
essersi completamente dimenticato di tutto il bendidìo
allestito
sui tavoli
(oh
cielo, forse non stava poi tanto bene)
e tutto l'altrettanto bendidìo che si trovava in cucina
–
Sora aveva pensato proprio a tutto, in particolare ai dolciumi.
Perfino Kaito, a un certo punto, si era lasciato andare a un sorriso
– lui e Shark erano tornati in salotto dopo essersi
momentaneamente appartati, anche se per Yuma, troppo concentrato sul
sole in miniatura che sussurrava all'anima e scaldava il cuore, erano
sempre rimasti lì a punzecchiarsi come solo loro due
sapevano
fare.
Più osservava Yuya e più si perdeva. E
più si
perdeva, più il battito cardiaco accelerava. Le sue emozioni
erano ridotte a un subbuglio bollente color arcobaleno e nella foga di
distrarsi in qualche modo aveva quasi terminato tutti i biscotti che
la signora Yoko aveva cucinato per lui. Riuscì a fermarsi in
tempo, dato che voleva tenerne da parte sia per sua sorella Kari che
per nonna Haru.
(Giusto,
nonna Haru).
5
«Yuma, vai già a casa?»
«Sì. So che è ancora presto per noi, ma nonna
Haru
sicuramente sarà ancora sveglia ad aspettarmi e…
beh, io
le ho detto di andare a dormire, ma sai come è
fatta».
«Sì, ho presente. Allora buonanotte. E grazie per
essere venuto».
«Grazie
a te, Sora».
«Yuma,
aspetta! Ti accompagno a casa!»
(Oh, cielo…)
6
Yuma
era intento a
fissare Yuya
(come se già non lo avesse
fatto durante tutta la serata)
mentre indossava il pesante cappotto invernale lasciato
chissà
dove fino a quel momento. Non capiva come mai avesse deciso di
accompagnarlo, dato che quasi sicuramente aveva ancora un sacco di
numeri da mostrare – e in ogni caso Yuya era anche in grado
di
improvvisare, quindi lo spettacolo poteva benissimo proseguire per
altre due ore.
Si morse il labbro inferiore e subito dopo avvertì uno
sguardo
penetrante puntato su di sé. Era Shark. E lo stava guardando
con
un miscuglio di impazienza ed esasperazione riflesso negli occhi. Yuma
ricambiò l'occhiata con un sopracciglio inarcato e se Kaito
non
avesse poggiato una mano sulla spalla del ragazzo per poi offrirgli un
bicchiere con una bevanda fumante, molto probabilmente Shark avrebbe
attraversato il salotto a grandi falcate e gli avrebbe urlato in faccia
qualcosa di poco carino
(conosceva abbastanza bene il suo
migliore amico e solitamente quando
era tanto nervoso – anche se in quell'occasione non capiva
per
cosa – sapeva essere molto irruento e diretto).
Nel momento in cui Yuya salutò Sora e tutti gli altri
invitati
– i quali lo salutarono a loro volta con un ultimo applauso
seguito da un ultimo inchino da parte sua –, Yuma si rese
effettivamente conto che da lì in poi sarebbero rimasti
soli. E
desiderò sprofondare.
7
«Sai, mia madre in questi giorni ha salvato altri due
cuccioli
dalla strada,» gli stava spiegando Yuya con un sorriso,
«e
non si addormentano fino a quando non carezzo loro la testa. Sono due
cagnolini e… oh…»
Si fermarono entrambi. Yuya smise di parlare e Yuma, che lo stava
ascoltando, avrebbe voluto domandargli come mai. L'istinto,
però, gli suggerì di non chiedere,
bensì di
seguire lo sguardo del ragazzo, il quale si era bloccato un attimo
prima di aprire la porta. E fu lì che desiderò
sprofondare ancora una volta: alla fine del lungo corridoio, dove il
vociare in salotto arrivava leggermente ovattato e confuso, c'era la
porta d'entrata, proprio quella che Yuya avrebbe dovuto aprire.
Ma si
era bloccato… perché vi era appeso del vischio.
(Era una magia che
nessuno dei due si sarebbe mai aspettato).
8
«Sono… sono assolutamente convinto che non c'era,
quando sono arrivato».
Yuma si morse la lingua subito dopo. Con tutto quello che poteva dire,
proprio la cosa peggiore
fra tutte doveva uscire dalle sue labbra?
Come se intendesse:
prima non c'era e per quanto mi riguarda non
c'è neanche ora.
Ma era l'esatto opposto: il vischio
c'era e Yuma lo percepiva
con
ogni cellula del corpo – con le labbra tremanti in particolar
modo.
«Questa
sì che è una magia!»
esclamò
Yuya come se niente fosse, genuinamente sorpreso da quella romantica
presenza. «Nemmeno quando sono arrivato io
c'era…»
E si fece improvvisamente pensieroso, abbassando un poco lo sguardo.
«Sarà forse un segno?»
sussurrò, la mente
persa chissà dove.
(Un
segno?)
Yuma deglutì a fatica. «Cosa intendi
dire?»
Yuya si umettò le labbra, sorridendo imbarazzato.
«Ecco…» cominciò,
dondolandosi a destra e
sinistra, le gote che pian piano assumevano un colorito sempre
più rossiccio e le labbra un poco lucide che tremavano
appena.
D'un tratto iniziò a parlare a raffica, fermandosi
bruscamente
solo verso la fine. Buttò fuori tutto, senza risparmiarsi,
un
attimo prima che il mondo si capovolse.
(Per entrambi).
9
(«Vedi,
ho trascorso l'intera settimana a ingegnarmi sul modo
migliore per far comparire un vischio sopra di noi all'improvviso,
proprio come se fosse una magia. Ci ho provato – cavolo se ci
ho
provato! –, ma non ero per niente soddisfatto.
Così ho
pensato di… di sorprenderti
nella maniera
più normale
possibile, mentre ti
accompagnavo a casa. Immaginavo avresti lasciato
la festa prima per nonna Haru – salutamela! – e
dato che
anche io avrei fatto lo stesso per i cuccioli… insomma,
quale
occasione migliore? Il fatto è che ci conosciamo dalle
elementari e siamo sempre stati ottimi amici. E ti dirò,
alcune
volte mi domandavo perché Shark e non
io. Cioè,
volevo
essere io il tuo migliore amico. Ma poi ho capito che non era questo,
era… molto di più. Penso di averlo realizzato
alle medie
e ora siamo alle superiori, come vola il tempo! E… beh, hai
capito, no? O forse ho parlato troppo in fretta? Senti Yuma, lascia
perdere– cioè no, nel senso… oh
insomma, non so
nemmeno cosa ne pensi tu! E forse dovrei chiedertelo prima
di–»)
(Yuma lo interruppe nel modo
più naturale possibile).
(Con un bacio).
10
Di
ciò
che Yuya gli aveva detto, doveva essere onesto, aveva
afferrato ben poco. Ma il
senso generale lo aveva colto. E mentre lui
era sempre stato tanto
confuso, Yuya era sempre stato tanto sicuro
sui suoi sentimenti. Nonostante l'imbarazzo e la paura, Yuya aveva
ammesso a se stesso già da molto tempo ciò che
provava.
Yuma era arrivato all'ultimo, ma nel giro di poco aveva compiuto un
enorme passo in avanti. Forse sarebbe stato un po' troppo pretenzioso
spingersi oltre già con quel bacio
(le
loro labbra erano semplicemente premute le une sulle altre)
ma nel momento in cui Yuya lo strinse forte a sé e schiuse
le
labbra, Yuma si sentì libero. E allora approfondì
quel
contatto nella maniera più passionale e al contempo
impacciata
che tanto lo rendeva lui.
(Che
tanto li rendeva loro).
11
Yuma
non sapeva
come fosse apparso quel vischio e probabilmente scoprire la
verità a riguardo lo avrebbe sconvolto
(giusto un po', nulla di che… forse).
Libero da ogni pressione se non quella delle labbra di Yuya che
premevano sulle sue, decise di credere ciecamente nella magia.
E baciare la persona che amava era la magia più bella del
mondo.
N.d.A.
•
Prompt Giardino: X si
trova per caso
sotto il vischio con Y, e Y non ha idea di ciò che
provi… [3]
(Molto probabilmente il prompt è andato un po' dove gli
pare, ma in ogni caso spero di averlo sviluppato bene)
•
È la primissima volta che scrivo di un bacio tra Yuma e Yuya
e sto spargendo cuoricini per tutta casa.
E il loro primo bacio è esattamente come l'ho sempre
immaginato:
dolce, molto impacciato e “causato” da una
situazione
inaspettata.
Spero sia piaciuto anche a voi.
Ad ogni modo, penso siano abbastanza palesi gli artefici di tutto
questo… ma avrò modo di raccontare anche di loro,
infatti
nei prossimi giorni pubblicherò una OS collegata a questa
con
protagonisti gli altri
due.
•
Giusto una curiosità: il numero 14, quello che
Yuma
pronuncia a caso, in realtà è una scelta
“ponderata”, nel
senso che senza neanche saperlo, tra tutti i numeri, ha pensato proprio
a quello associato all'amore.
Ho letto un articolo tempo fa in cui vi era scritto che è la
media di incontri che ci vogliono prima di poter dire di avere un
rapporto d'amore col partner, ma sono giusto curiosità,
ecco.
•
Per quanto riguarda la storia in generale, in questa AU ho immaginato
che Yuya desideri entrare nel mondo dello spettacolo proprio come ha
fatto suo padre – nel canon tutto questo è basato
sui
Duelli di Intrattenimento che qui ho escluso, ma sempre di spettacolo
si tratta.
•
Poi, è canon il fatto che la madre di Yuya sia solita
adottare
un sacco di animali, in particolare cani e (se non ricordo male) gatti.
Ma per i cani confermo assolutamente.
•
Sora è un personaggio di Arc-V e il fatto che abbia una
grande
casa e che sia solito organizzare feste è un mio
personalissimo
Headcanon, soprattutto nelle AU – e non so nemmeno il
perché, ma ce lo vedo proprio.
•
Ammetto che dovrei fare un bel re-watch di ZEXAL, ma in ogni caso penso
che sia proprio da nonna Haru restare sveglia ad aspettare Yuma, quindi
ho pensato di inserire questa cosa come “pretesto”
per
mandare Yuma a casa presto – anche se mi sa che
arriverà
tardi comunque, visto come si è conclusa (o forse
è
iniziata?) la serata per lui e Yuya.
•
Nella speranza che questa storia sia stata di vostro gradimento, vi
ringrazio di cuore per essere arrivati fino a qui.
Come ho scritto all'inizio, la dedico a Nao Yoshikawa
perché
sì, perché per me ogni occasione è
buona per
dedicarle una storia e perché non avrebbe mai dovuto dire che
le è partita la ship per questi due ciccini adorabili dato
che
ha letteralmente liberato un mostro, ew.
Scherzi a parte, spero che ti/vi sia piaciuta *^*
Ame
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