L'EQUIVOCO
Volava
tra un albero e l'altro tranciando ogni cosa ostacolasse il suo
cammino, nessuno poteva fermarlo, la sua furia demoniaca non avrebbe
risparmiato nessuno.
Non riusciva a fare un pensiero logico né a mantenere
inalterata la sua immagine di demone fiero e imperturbabile che si
era costruito da secoli. Quello che sapeva è che sia la sua anima
che il suo cuore apparentemente freddo stavano sanguinando per
qualcosa, o per meglio dire per qualcuno, cosa fino a poco tempo
prima impensabile per il principe dei demoni. Aveva subito ferite
fisiche durante gli scontri, la più grave fu quella contro Inuyasha
per rubargli Tessaiga ma nulla era paragonabile al dolore che sentiva
adesso. All'epoca bastò una giornata per riprendersi dalla ferite
inferte da quella spada così potente e tanto bramata. Ma ora?
Nessuna spada ha oltrepassato la sua armatura, né aveva gocce di
sangue, sue vesti erano intatte eppure soffriva come se fosse stato
oltrepassato da 1.000 lame. Quanto ci vorrà a finché quel dolore
straziante se ne vada per sempre? Aggrappato alla sua lunga e morbida
pelliccia vi era il suo servitore Jaken.
“Mio
signore vi prego fermatevi, camminiamo a piedi! Padr-” non riuscì
neppure a finire la frase che si ritrovò a sbattere la faccia contro
un lungo e grosso ramo cadendo per terra.
“Padron
Sessho...maru” disse prima di perdere i sensi.
Sesshomaru
continuò a volare da solo, non voleva vedere e sentire nessuno.
Arrivò velocemente al fiume e si sedette su un grande masso, prese
qualcosa dalla sua manica e lo fissò attentamente. Era un fiore, o
almeno quello che rimaneva di un piccolo fiore appassito ormai da
mesi, glielo aveva dato Rin.
“Sei
in grado di amare un essere umano?” queste erano state le parole
che gli aveva rivolto sua madre.
Guardò
il fiore tra i suoi artigli, forse non ne era stato capace, non
rientrava nella sua natura di demone. Suo padre aveva amato in
passato una donna umana Izayoi, la madre di Inuyasha, ma lui era un
tipo diverso, aveva sempre detestato gli umani e considerava i loro
sentimenti inutili, legati alla loro esistenza mortale. Riteneva che
per dare senso alla loro debolezza stabilivano dei legami: per
sfuggire dalla loro impotenza creavano villaggi e comunità,
formavano famiglie per avere eredi nella credenza che la loro misera
e breve vita potesse continuare a vivere nei ricordi delle
generazioni future. Che stolti!
Nessuno
di loro poteva aspirare all'immortalità tipica delle creature della
sua specie né tanto meno al potere.
“Siamo
nati per percorrere la strada del dominio” disse al padre prima che
questi morisse per proteggere la sua compagna umana e il suo
fratellastro.
Ed
era stato così anche nei secoli a seguire, non aveva fatto altro che
percorrere quella strada, cercando di accrescere il suo potere, e
ritrovare la spada di suo padre fu il suo obiettivo principale. Per
tale motivo, girovagò per il mondo e quando capì che il lascito di
suo padre era per il suo fratello minore, colui che ne aveva causato
la morte, andò su tutte le furie. Pensò che suo padre fosse stato
ingeneroso con lui, gli aveva affidato solo Tenseiga una spada
curativa, apparentemente inutile e invece fu proprio quella spada a
che gli permise di incontrare il suo
vero destino.
Guardava
ancora il fiore e pensava alle ultime parole del suo rimpianto
genitore:
“Hai
qualcuno da proteggere?” e la sua risposa fu “Sì padre”.
All'epoca
gli sembrò così stupida questa domanda, perché doveva proteggere
qualcuno, la forza non si trova nell'allenamento e quindi nel
perfezionare se stessi?
Trovava
per questo sciocco il fratellastro che se ne andava in giro con
quegli umani, umani da proteggere da ogni costo, che inutile
sentimentalismo! Poteva capire se fossero stati suoi servitori ma
amici... in questo era proprio fragile come quelli della sua specie.
Poi tutto cambiò dallo scontro, nella
foresta mentre era in convalescenza incontrò lei. Era una bambina
mingherlina, sporca, muta ma coraggiosa e con un cuore grande capace
di curare e di riscaldare la sua anima, persa ormai nel suo desiderio
di potere.
Si
salvarono a vicenda, pensò.
Lei
aveva risvegliato sentimenti che neppure pensava di avere e ciò che
pensava fosse importante non era nient'altro che qualcosa di effimero
se paragonato a lei. Lei, dotata di una vita mortale che fino a quel
momento gli era sembrata inutile, diede un senso alla sua esistenza e
gli permise di oltrepassare i confini della suo forza tanto da
generare una spada dal suo stesso corpo. La sua vita diventò la cosa
più importante, doveva proteggerla e nel tempo quel sentimento
cresceva sempre di più. Non gli interessava nient'altro che la sua
felicità, la sua sicurezza, i momenti senza di lei gli sembravano
infiniti, interminabili e questo era davvero un grande cambiamento
per qualcuno che prima di quel momento non aveva mai dato importanza
al tempo.
I
suoi viaggi ormai erano solo un passatempo, un modo per aspettare la
sua decisione se seguirlo o meno una volta divenuta più grande, non
voleva più mettere a repentaglio quella vita così preziosa e
insostituibile di bambina. Scandiva le sue visite con doni: vestiti,
gioielli, profumi, tutto quello di cui aveva bisogno. I suoi regali
erano segni del suo corteggiamento1
perché
il signore dei demoni si era innamorato, di un'umana per giunta.
Ammirò il fiore e si chiese se dovesse sparire dalla sua vista per
sempre.
“Sei
in grado di amare un essere umano?” non lo sapeva, non conosceva
l'amore però ci aveva provato a modo suo.
_____________
Tre
anni prima si era recato al villaggio per chiederle di sposarlo2,
ma aveva rinunciato perché Rin non era ancora pronta. Già Rin, il
nome dell'umana, di colei che aveva le chiavi del suo cuore. Ogni
volta che andava a trovarla il tempo sembrava passare velocemente, i
giorni insieme diventavano attimi. Ogni volta che lei lo vedeva
arrivare lo salutava con la mano e il suo cuore si riempiva di gioia.
Cresceva ogni anno, diventava sempre più bella ma la sua anima pura
rimaneva sempre uguale. Le sue frequenti visite non erano sfuggite
agli abitanti del villaggio e neppure a sua madre. Per questa ragione
un giorno decise di convocarlo a palazzo.
“Vedo
che stai seguendo tuo padre proprio in tutto” non rispose, non gli
piaceva parlare dei suoi sentimenti, quelli erano privati e solo per
Rin.
“Sapevo
che eri legato a lei da quella volta che sei andato agli inferi per
salvarle la vita, mio caro Sesshomaru. Ma dico io, cosa ti passa per
la testa?” aggiunse mentre era seduta sul suo trono.
La
signora madre guardò suo figlio con la testa leggermente inclinata
mentre teneva il suo mento con le dita, sapeva che non avrebbe avuto
una risposta ma il suo atteggiamento nei confronti di quella
ragazzina umana non lasciava nessun dubbio. L'amava come suo marito
aveva fatto in passato con quella Izayoi, a lei non era mai importato
perché il matrimonio con Toga non era che un accordo politico e
sapeva benissimo che quell'umana non avrebbe mai intaccato la sua
posizione privilegiata di moglie del Generale Cane. Quella donna per
lei era poco più di un'amante, stimava Toga e non gli dispiaceva la
cosa, anzi era contenta per lui.
Si è
più volte chiesta come era avere un rapporto simile con essere umano
ma sopratutto cosa hanno di così speciale, d'altronde suo marito non
era il primo a soccombere per amore di una donna umana.
Se per
Toga la cosa non aveva importanza e poteva stare con Izayoi tutte le
volte che desiderava, per Sesshomaru non era lo stesso.
“Figlio
mio, forse non sai bene quello che stai facendo”
Sesshomaru
si voltò, non voleva sentire la predica di sua madre, cosa faceva
della sua vita erano solo affari suoi e lei non doveva intromettersi.
Suo padre aveva fatto lo stesso senza nessun ostacolo né obiezione
da parte sua, quindi ora non capiva il perché della sua
intromissione.
Stava per lasciare il castello quando sua madre,
alzandosi dal suo trono, disse ad alta voce:
“Non
puoi stare con lei! Forse non sei cosciente ma hai degli obblighi in
quanto primo figlio del Grande Generale Cane”
Sesshomaru
si voltò nella sua direzione e lei continuò:
“Devi
continuare quello che ha fatto tuo padre, per diventare più forte ti
servono delle alleanze con i clan demoniaci più potenti. Quale
migliore alleanza è un matrimonio!”
A
quelle parole il principe dei demoni serrò la mascella, non voleva
sposare nessun altro che Rin. Non gli interessava più il potere e il
dominio, ciò che era davvero importante era la felicità della sua
umana e quello che voleva di più al mondo era stare con lei.
“Non
capisci la vergogna che ricadrebbe su di te quando gli altri demoni
verranno a sapere che hai perso la testa per una donna umana e che
hai come primogenito un mezzo demone! Che ne sarà del titolo di
'Generale Cane' che appartiene da sempre alla nostra famiglia? Ti sei
mai chiesto a cosa condurranno le tue azioni verso quella ragazza
umana?”
“Non
m'importa nulla di tutto questo” rispose, potevano pensare tutto
ciò che volevano sia sua madre che tutti i demoni, nessuno avrebbe
cambiato le sue intenzioni.
Non
gli interessava il commento altrui.
Il
titolo potevano contenderselo gli altri demoni cane della famiglia,
lui avrebbe potuto rivendicarlo in futuro, se avesse voluto, ora Rin
era la sua unica preoccupazione. Voleva rimanere il più possibile
con lei, la sua vita mortale sarebbe terminata tra lì a qualche
decennio, un niente paragonato alla sua millenaria esistenza, forse
quella sua stessa immortalità non era così vantaggiosa, una vita
più breve come la sua gli avrebbe permesso di ricongiungersi con la
sua amata in minor tempo.
Questi suoi pensieri furono interrotti dalla madre che,
percependo che le sue parole fossero inutili per cambiare il figlio,
disse:
“E
dimmi figlio mio, tu sei in grado di amare un essere umano?” non
rispose e andò via, ma queste poche parole scombussolarono la sua
anima: poteva dare a Rin quello che voleva? Avrebbe saputo amarla
così come vogliono gli esseri umani?
Dopo
quell'incontro si era posto molte altre domande e decise che se Rin
lo avesse scelto lui avrebbe fatto di tutto per renderla felice al
suo fianco. Le sarebbe bastato?
_______________
Ogni
volta che andava a trovarla cercava di passare più tempo possibile
da solo con lei, era contento di sapere che lo aspettava con ansia.
Quando tornava Rin lasciava tutti i suoi impegni al villaggio per
stare con lui.
Si
lasciava sempre più andare e la sua maschera di freddezza e
indifferenza veniva messa da parte quando di trattava di lei.
Una
volta Rin si ammalò, lui fece di tutto per trovare l'erba rara il
cui infuso rimise in sesto la ragazza. Durante la sua convalescenza
rimase a vegliarla per tutto il tempo, usciva solo quando glielo
ordinava l'anziana Kaede sotto lo stupore di Kagome e Inuyasha.
Quando si riprese lei lo guardò teneramente e, con uno dei suoi
dolci sorrisi, lo ringraziò.
Un'altra
volta la salvò nel bosco da alcuni briganti che cercarono di farle
del male. Sesshomaru, in quella occasione, uccise tutti gli uomini,
poi si avvicinò a Rin che giaceva per terra, le appoggiò una mano
sulla testa per tranquillizzarla. Per tutta risposta lei alzò il
capo e alla vista di Sesshomaru si gettò tra le sue braccia e lo
strinse forte, quella fu la prima volta che i loro corpi stettero
così vicini.
Come
poteva dimenticare il
suo regalo?
Era
ritornato da uno dei suoi viaggi e lei vedendolo lo chiamò
chiedendogli se voleva visitare il suo giardino fiorito. La sua
risposta fu veloce e la raggiunse. Lei nascondeva qualcosa
dietro la sua schiena, tra le sue mani, era un regalo per lui.
Con
le guance leggermente arrossate glielo porse e disse:
“Questo
è per voi signor Sesshomaru, l'ho raccolto pensandovi. Sapete l'iris
viola3
è
un fiore raro,nobile e bellissimo... vi somiglia molto... è il mio
preferito” distolse lo sguardo dal demone mentre le sue guance
diventavano più rosse.
Stava
pensando a quel regalo da giorni ma non era sicura lui lo
apprezzasse, voleva ricambiare tutte le attenzioni che lui aveva
sempre avuto per lei ma il pensiero di dargli un regalo non gradito
la faceva stare in ansia. Non sapeva proprio cosa altro dargli, lui
era un demone sempre in viaggio, cosa avrebbe potuto offrire per
ricambiare? Nulla di ciò che possedeva era pari al valore dei suoi
doni, lei era solo una contadina dopotutto.
Scelse, quindi, per l'unica cosa che
aveva: uno dei fiori che lei stessa coltivava. Si era confidata anche
con Kagome, entusiasta dal gesto che voleva fare la sua amica ma
anche lei fu in difficoltà nel proporre un'idea regalo. Quando le
chiese dei fiori Kagome espresse il suo scetticismo, gli uomini non
amano i fiori rispose, gettando la dolce Rin nello sconforto.
Non aveva niente e voleva fargli qualcosa che provenisse dalle sue
mani, e i suoi fiori erano l'unica proposta che poteva permettersi.
Non sapeva se lui l'avesse apprezzato, aveva paura di sembrargli
fuori luogo e banale.
Quando
seppe da Inuyasha che Sesshomaru era lì intorno andò in giardino e
recise il fiore più bello.
“Grazie
lo terrò con cura” era prima volta che riceveva un regalo da lei.
Sesshomaru con un leggero sorriso prese il fiore tra le sue mani,
facendo attenzione a non rovinarlo con i suo i artigli e lo mise
sulla sua cintura, prima delle sue spade. Rin notò il gesto e
sorrise felice.
Il
suo piccolo fiore scaldò ancora di più la sua anima, lo guardò
molte volte quando lasciò il villaggio.
Una sera Jaken, mentre era steso vicino al fuoco, aveva persino
visto il padrone prendere il fiore e poggiarlo con una mano vicino al
suo cuore pronunciando il nome dell'umana. Quando Sesshomaru vide che
il suo servitore lo stava fissando con un'espressione sconvolta, gli
lanciò un sasso che lo colpì dritto sulla fronte facendogli perdere
i sensi. Il piccolo demone si risvegliò solo il mattino seguente e
si chiese se quello che aveva visto era un sogno oppure no.
“Rin....”
disse a bassa voce mentre una folata di vento si portava via quel
regalo ormai appassito.
Era
forse un equivoco? Tutti questi segnali da parte sua forse
riflettevano qualcos'altro che non fosse amore? Aveva frainteso gli
sguardi, i gesti e le parole?
Lo
vedeva forse solo come un familiare o con un protettore, e mai
l'avrebbe visto come un amante?
Rin
ormai era grande e doveva conoscere il significato dei suoi doni, la
stava corteggiando da un po' possibile che lei non abbia capito?
Perché non glielo ha detto, forse non voleva deluderlo? Pensava che
un suo eventuale rifiuto avrebbe compromesso il loro rapporto per
sempre?
La
loro relazione era così strana, nemmeno Sesshomaru sapeva ben
definirla all'inizio quando conobbe quello scricciolo di bambina che
decise di portare con sé e proteggere da ogni pericolo.
Era
stato doloroso lasciarla al villaggio con Kaede ma sapeva che era la
decisione giusta per proteggerla e farle conoscere tutto ciò che gli
umani hanno bisogno di sapere, era giusto così si ripeteva.
Con la
scusa di portarle qualcosa andava a trovarla spesso, ormai non
riusciva a starsene per così tanto tempo lontana da lei.
"Signor
Sesshomaru è il 10° kimono che mi portate nel giro di un anno.
Certo è bellissimo ma non ne ho bisogno ne ho tanti e la casa di
Kaede è piccolissima, non so dove metterli insieme alle altre cose
che mi portate"
Quella
sua affermazione lo colse alla sprovvista, lei aveva ragione.
Rispose
che gliene portava così tanti perché la vedeva sempre cresciuta e
si preoccupava che il kimono datole la volta precedente fosse già
troppo piccolo per lei.
"Beh
se è così grazie mille signor Sesshomaru, siete davvero molto
premuroso"
_______________
Poteva
ingannare Rin con le sue parole ma non la vecchia Kaede che viveva
con lei e conosceva molto bene la ragazza.
Si sorprese
molto quando all'inizio la bambina le parlava di Sesshomaru come una
persona gentile e buona, dai suoi racconti ne appariva una visione
totalmente diversa del demone considerato da tutti come freddo e
spietato.
Kaede
vedeva in lei molta devozione, gratitudine verso Sesshomaru, averla
salvata più e più volte aveva creato un legame di riconoscenza e
rispetto verso il demone.
E lui? Forse si sentiva un protettore pensò,
ma perché veniva a trovarla? Un demone solitario come lui che si
recava al villaggio per una bambina umana, certo era una cosa strana,
magari non si fida né di lei né tanto meno degli abitanti che
vivono qui. È vero che era migliorato rispetto al passato il suo
atteggiamento nei confronti degli esseri umani ma questo non voleva
dire che adesso li amasse, li tollerava nulla di più e Rin gli stava
a cuore.
Più
volte le aveva chiesto come la trattassero al villaggio, lei rispose
che era felice e stava bene, non doveva stare in pensiero, lì erano
tutti gentili. Ed effettivamente era vero: la bambina era ben voluta
da tutti, anche chi sospettava della sua relazione con il demone non
espresse mai direttamente il suo disprezzo per lei per paura di
ritorsioni da parte del signore dei demoni o da suo fratello.
Sesshomaru contava molto su quest'ultimo anche se non l'aveva mai
espresso chiaramente, ma era ovvio che la sua presenza al villaggio
lo rendeva più tranquillo rispetto a quella di Kaede; se il
villaggio fosse stato attaccato suo fratello e i suoi amici
l'avrebbero protetta, poteva stare sereno.
Più
il tempo passava più l'anziana sacerdotessa cercava di comprendere
il demone e i suoi sentimenti, provava qualcosa di simile all'amore o
era solo possesso? Si chiese se davvero lui potesse provare qualcosa
di simile o se Rin gli apparteneva come un oggetto che dovesse curare
e vestire, come se fosse una bambola.
Certo suo padre Toga si era innamorato di
un'umana e anche suo fratello, forse era una caratteristica
ereditaria rifletteva mentre vedeva i due parlare nel prato. Ma lui
era diverso,poteva passare dal disprezzo all'amore? Può darsi che
lui si senta un guardiano e lei è la sua protetta, nulla di più. Il
tentativo della bambina di curarlo anni prima aveva riscaldato la sua
anima di demone spietato, ricambiando il sentimento di riconoscenza.
Questa idea però fu spazzata via dai suoi doni sempre più
pregiati1e dalle sue espressioni più morbide e delicate
quando vedeva la ragazza, una volta le parve di vedere un leggero e
dolce sorriso alla visione della fanciulla3.
Quel
cambiamento così repentino e particolare che riservava solo a lei
poteva dire solo una cosa: era
innamorato.
Un'altra
conferma le arrivò da Kagome: le raccontò che aveva registrato con
un aggeggio della sua epoca lo scioglilingua di Sesshomaru e
riascoltandolo bene e lentamente le era sembrata una vera a propria
proposta2.
Kagome era felice per Rin
che vedeva come una sorellina, essere amata da un grande e potente
demone non era una cosa da poco e molto rara. La possibilità di
vederla nella sua stessa famiglia la rallegrava, avrebbe avuto il
meglio da lui, ne era convinta la giovane sacerdotessa.
Kaede
aveva ancora qualche dubbio, se le cose non fossero andate così come
avrebbe reagito Sesshomaru? C'era la possibilità che lui si
vendicasse contro l'ipotetico sposo di Rin e attaccasse anche il
villaggio in caso di rifiuto? La salvaguardia della sua comunità per
lei era importante, e per quanti miglioramenti avesse fatto il
principe dei demoni verso gli umani poteva esclude a priori un gesto
simile? La sua fama di creatura sanguinaria e spietata sarebbe emersa
per vendicarsi di colui che gliela avrebbe portata via per sempre?
Doveva saperlo, non poteva rimanere in preda a questi dubbi,
era suo compito la salvaguardia del villaggio e in quando guida non
poteva far finta di nulla.
"Che
intenzioni hai?" Gli chiese un giorno vedendolo arrivare con
l'ennesimo kimono ma lui non rispose.
"Se
lei volesse sposarsi con un essere umano tu cosa farai?" Non era
sicura di ricevere una risposta, Sesshomaru non era un tipo aperto al
dialogo, ancora meno se si trattava di qualcosa così personale.
"Mi
farò da parte" con sua sorpresa non solo ricevette una risposta
ma anche un'indiretta confessione, la stava corteggiando perché
provava qualcosa di profondo e il suo sentimento non era nulla di
negativo, di ossessivo né esprimeva un desiderio di possesso. Il suo
viso leggermente contrariato nel risponderle non lasciava più nessun
dubbio.
_____________
Farsi
da parte...
questo era il sacrificio più grande che avrebbe fatto in vita sua.
Per il bene della donna che amava avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Qualsiasi, anche lasciarla andare. Pensare a lei mentre dormiva la
notte tra le braccia di un altro non era un immagine così lieta, ma
l'avrebbe accettato, a malincuore se ne sarebbe fatto una ragione.
Questa
terribile visione non era altro che quello che era successo,
pensò.
Se
avesse mai avuto prima di allora un segnale chiaro da parte sua, che
gli facesse intendere più o meno velatamente che non provava lo
stesso e il suo sentimento non era altro che una semplice amicizia,
il dolore che provava poteva essere meno straziante. Già poteva, ma
cosa ne sapeva lui dei sentimenti umani e soprattutto dei suoi?
Sesshomaru
si alzò dalla roccia su cui era, il fiore era sparito, portato via
dal vento per
sempre come Rin.
Camminò
lungo il fiume e ricordò quando il mese scorso aveva avuto, secondo
il suo cuore di demone, la prova più importate del sentimento che
provava lei. Poteva ignorarlo? Aveva capito male? Accecato dall'amore
che sentiva per lei aveva frainteso la sua semplice e pura amicizia?
Era
davvero diventato così cieco, si domandò riflettendo tra sé e sé.
La sua vista demoniaca non era d'aiuto in questi casi, poteva vedere
nel buio e a distanze chilometriche ma non poteva cogliere i
sentimenti dell'unico essere per cui si sia mai occupato e
preoccupato. Rin.
Ripensò
proprio a quell'episodio.
Stava
per tornare al villaggio con l'ennesimo dono. Tra le lamentele del
suo servitore Jaken che non ne poteva più di camminare, captò
nell'aria il dolce profumo di lei, era al fiume con qualcuno. Lasciò
Jaken e Ah-Un nel bosco e si diresse da lei, la vide seduto proprio
vicino alla sponda del fiume con accanto a un ragazzo.
Era poco più grande
di lei, con occhi e capelli neri, pareva uno dei tanti contadini che
abitano nei pressi di Musashi. Decise di spiarli, voleva sapere
perché la sua Rin si era appartata con quel giovane e, per quando la
cosa lo infastidisse, vedere cosa succedeva. Se ci fosse stato un
contatto più ravvicinato non poté giurare a se stesso che se ne
sarebbe stato lì buono e tranquillo, ma si convinse che osservare la
scena gli avrebbe permesso di capire meglio le sensazioni degli
umani, o meglio quelle di Rin.
Si
appostò tra l'erba e guardò.
Rin
stava controllando che avesse preso tutte le erbe giuste per i rimedi
di Kaede quando il ragazzo si sedette vicino.
"Ecco
Rin io avrei una cosa da chiederti" disse un po nervosamente.
"Dimmi
tutto Kyosuke, perché fai quella faccia, su andiamo raccontami
pure".
Kyosuke
si guardò il petto, fece alcuni respiri e poi si dichiarò:
"Voglio
sposarti Rin...mi piaci davvero da tantissimo tempo. Nessuna ragazza
qui al villaggio è come te, gentile, dolce e bellissima... se...
ecco, accetterai io farò di tutto per renderti felice... allora?"
La sua
confessione lasciò di stucco la ragazza ma soprattutto Sesshomaru
che sgranò gli occhi per la meraviglia.
Era
incredulo: era stato così diretto, senza fare giri di parole, a
differenza sua che erano anni che cercava le giuste parole,
addirittura era andato anche sulla tomba del padre con la speranza di
trovare un suggerimento su come dichiararsi2 . Alla
fine era riuscito a dirle qualcosa ma secondo lui non era abbastanza.
Si sentì improvvisamente stupido, sconfitto
da un inutile contadino, un essere umano privo di ogni valore.
Nonostante la rabbia doveva continuare a vedere, la risposta di Rin
era fondamentale.
Rin
era arrossita, con una mano si spostò una ciocca di capelli davanti
agli occhi mentre nella sua mente cercava le parole giuste.
"Kyosuke,
vedi... tu sei un ragazzo davvero eccezionale ma io non posso
accettare, scusami"
Glielo
aveva detto nel modo più gentile che poteva, ma la sua risposta non
piacque a Kyosuke che passò dall'ansia alla rabbia, essere stato
rifiutato per lui era motivo di vergogna.
"È
per quel demone?" Disse con rabbia.
Rin
tentò una risposta, ma dalla sua bocca non uscì nulla, il cuore di
Sesshomaru iniziò a battere più velocemente.
"È
inutile che provi a mentire lo sa tutto il villaggio! Io non ci
volevo credere, ma a quanto pare è vero, tu gli appartieni, ecco
perché rifiuti tutte le proposte di matrimonio!"
"I-o,
io, ecco vedi... non è così, cioè..."
"Che
stupido che sono stato! Dovevo capirlo....tutti quei vestiti
pregiati...sei sua la amate, ecco come ti guadagni quella roba! Per
avere tutto quel lusso hai deciso di aprire le gambe a quell'essere
schifoso, è per lui che mi rifiuti! Non sarei dovuto proprio venire
qui con te, mi avevano detto bene gli altri!"
Sesshomaru
era furioso ma anche felice che Rin lo avesse rifiutato senza
pensarci due volte.
Kyosuke
andò via, lasciando Rin da sola al fiume in lacrime. Lei non era
un'amante, nulla del genere, ma
allora perché non gli aveva risposto? Per
codardia, paura della sua reazione o perché sapeva che non lo
avrebbe mai calmato oppure perché lui... aveva
ragione.
Ma no! Lei e il signor Sesshomaru non aveva quel tipo di rapporto,
lui si prendeva cura di lei senza mai chiedere nulla in cambio né
tanto meno voleva... quel
tipo di cose!
Prese
la cesta quando si ritrovò proprio il demone in persona davanti a
lei. Lui allungò un mano verso Rin, le accarezzò la guancia
asciugandole una lacrima. La fanciulla sorrise e si diressero insieme
al villaggio.
Durante
il tragitto Rin era silenziosa, temeva infatti che il demone avesse
sentito la conversazione e ciò che Kyosuke aveva detto. In altre
circostanze il demone sarebbe intervenuto per difenderla
immediatamente, ma stavolta c'era qualcosa di strano. Lo guardò con
la coda dell'occhio, non le dava l'idea di essere arrabbiato. Certo
era difficile decifrare le sue emozioni, ma conosceva Sesshomaru,
sapeva se era tranquillo oppure in preda a contenere qualche emozione
furibonda. Di certo il demone non permetteva a nessuno di farle del
male né tanto meno di parlarle con quel tono, offendendola.
"Forse
davvero non ha sentito" si
ripeté tra sé, lo guardò di nuovo e gli sembrò persino felice.
Lui si
voltò all'improvviso e Rin abbassò lo sguardo, quell'atmosfera la
faceva agitare, non amava il silenzio. Sorprendentemente fu proprio
lui a interrompere il mutismo di entrambi:
"Ti
piacerebbe tornare a viaggiare con me?"
Quella
domanda riempì di contentezza l'animo della fanciulla, ancora
travolto dell'ira di Kyosuke.
"Sì,
signor Sesshomaru, mi piacerebbe tantissimo, però..."
Il
demone si accigliò, cosa le impediva di partire con lui?
"Vedete,
non è che io non voglia, ma Kaede si è fatta male e io sto badando
a tutti i suoi compiti. Kagome è andata in un villaggio vicino per
purificare alcuni luoghi infestati dai demoni... solo io posso
occuparmi di lei”
“Se
potete aspettare ancora un po', il tempo che guarisca, io..."
"Quanto
tempo?"
"Il
curatore ha detto che guarirà nel giro di due mesi, mio signore"
"Tra
due mesi verrò a prenderti" Pronunciò queste ultime parole con
un tono apparentemente neutro, ma in realtà Sesshomaru era
raggiante: finalmente avrebbe viaggiato di nuovo con Rin, sarebbero
stati insieme giorno e notte e nessuna malinconia lo avrebbe più
attanagliato perché lei non era al suo fianco. Cosa erano
due mesi per un demone come lui? Nient'altro che una leggera pioggia
primaverile di qualche minuto di durata.
L'aveva
aspettata per anni, finalmente insieme.
Insieme
ma come? Di certo il loro rapporto non poteva ritornare a essere
quello di una volta quando lei era bambina, lui era innamorato ma
lei? Tornare a viaggiare con lui non voleva dire che lo amasse. E se
durante uno di questi viaggi si fosse innamorata di un altro? Lui
l'avrebbe lasciata nelle mani di uno sconosciuto in un altrettanto
ignoto paesello?
Doveva
tentare.
Stare
più a contatto avrebbe potuto avvicinarla e lui probabilmente
avrebbe trovato le parole giuste per dichiararsi.
Se
poteva farlo un essere umano lui non sarebbe stato di meno.
Lei
aveva rifiutato molti uomini, questo poteva essere un segnale, doveva
pur significare qualcosa: o non aveva interesse nei pretendenti
oppure stava aspettando la dichiarazione di qualcun altro... la
sua?
“Vi
prometto signor Sesshomaru che verrò con voi, mi farò trovare già
pronta quando verrete a prendermi”
_______________
"Padrone,
sono 21 giorni che non facciamo altro che il giro intorno Musashi,
senza cercare o fare nulla!"
Sesshomaru
insieme a Jaken e Ah-Un avevano salutato la fanciulla, dicendole che
sarebbero ritornati a prenderla nel momento prestabilito.
"Buon
viaggio!" Li aveva salutati Rin con la mano mentre i tre demoni
sparivano all'orizzonte, non vedeva l'ora di partire per nuove
avventure e visitare posti nuovo, allontanandosi dalla monotonia del
suo villaggio.
Jaken
ripensò proprio a questa scena:ma
quale viaggio e viaggio, stiamo qua attorno e il padrone non vuole
allontanarsi!
"Il
tempo passa velocemente, io non ne ho la minima concezione"
aveva detto il demone cane, ma Jaken sapeva che era una scusa.
In
realtà il suo padrone non vedeva l'ora di poter stare di nuovo con
lei e temeva che una delle sue ricerche potesse lo tenerlo impegnato
più di due mesi. Lui voleva riprenderla con sé il prima possibile e
questo era abbastanza evidente agli occhi del suo servitore. Inoltre
Sesshomaru si era giustificato dicendo che Rin poteva avere dei
nemici lì che non vedevano di buon occhio la loro "amicizia"
e non
voglia il cielo che le succeda qualcosa quando lui non è lì! Meglio
girovagare a vuoto qualche chilometro da Musashi.
"Eccoci
nuovamente alle pendici del monte Musume... È la nona volta che lo
vedo in tre settimane" borbottò il piccolo demone quando
Sesshomaru si fermò.
"Padrone,
io, io, ovviamente stavo scherzando! Possiamo fare tutti i giri che
volete e fermarci davanti al monte Musume altre 100 volte! Non mi
stavo mica lamentando... pa-padrone, qualcosa non va?"
Andava
tutto bene e per questo affidò un'ennesima commissione per Rin.
"Il
padrone ha proprio perso la testa per lei" disse il piccolo
demone mentre si recava a comprare un kimono di seta viola1 con
i ricami dorati, tipici delle donne nobili. Questa volta il suo
giovane signore aveva proprio esagerato.
Gli
aveva chiesto pure di comprare una collana di perle. Fece tutto il
necessario per esaudire la richiesta di Sesshomaru, anche perché non
esistevano alternative, ormai i suoi pensieri erano tutti rivolti
alla ragazza. Prese tutto e ritornò da lui, mentre camminava per il
sentiero si chiese che cosa ne sarebbe stato di lui se si fossero
sposati. Dubitava che il suo padrone la portasse in viaggio,
sicuramente avrebbe cercato un posto dove stabilizzarsi, una casa o
un palazzo, dove tenere al sicuro lei e i suoi eredi. Avrebbe avuto
ancora bisogno dei suoi servigi o le loro strade si sarebbero
separate per sempre?
Immaginava
che il suo adorato padrone avrebbe costruito un impero dopo la caduta
di Naraku, già si vedeva gran vassallo dell'Impero delle terre
occidentali!
Avrebbe
camminato con aria fiera insieme al suo padrone e sarebbe stato
rispettato e riverito da tutti i demoni, anche da quelli potenti,
tutti si sarebbero inchinati al 1° Vassallo Imperiale! Già ma
questa era solo la sua immaginazione, ora il suo giovane signore
pensava solo a Rin e l'unico posto a cui può aspirare è quello di
balia dei suoi figli. No, non voleva pensare allo scenario peggiore:
allontanarsi da Sesshomaru perché non aveva più bisogno di lui, era
di troppo nella loro vita coniugale.
Che
cosa avrebbe fatto se lui fosse stato licenziato? Non voleva proprio
saperlo! L'immagine di lui vagabondo e solo che cerca riparo e
ospitalità, anche a degli umani, gli fece accapponare la pelle. Cosa
ne sarebbe stato di lui? Non ci sarebbe stato più posto al fianco di
Sesshomaru.
"Maledetta
donna umana!" Urlò all'improvviso Jaken travolto da
un'inaspettata rabbia.
Si
ritrovò a pensare che forse sarebbe stato meglio se Rin rifiutasse
il padrone. In questo modo il suo sogno di gloria e potere avrebbe
potuto realizzarsi. Si fermò e guardò per terra,
realizzando cosa aveva appena pensato.
Se
fosse stato rifiutato il padrone sarebbe stato male, molto male, e si
sarebbe chiuso in se stesso ancora di più, altro che voglia di
conquista! Forse lo avrebbe allontanato... non voleva pensare al suo
padrone sofferente, desiderava vederlo tranquillo, in fin dei conti,
la sua presenza gli aveva fatto bene. Infatti è grazie a lei se
aveva imparato la compassione, la tristezza, la paura, si era
liberato dall'ossessione di Tessaiga, generando successivamente la
potentissima Bakusaiga. Poi Rin era una cara ragazza sempre gentile e
sorridente...doveva ammetterlo: anche lui ci teneva, aveva imparato a
volerle bene durante la ricerca di Naraku, e avrebbe continuato a
seguirci se non fosse stato per il padrone e la vecchia sacerdotessa.
Proprio non si può voler male della
piccola Rin, di sicuro avrebbe formato una bella coppia e dalla loro
unione sarebbero nati dei forti e fieri mezzo demoni, era suo compito
istruirli sulle gesta eroiche del loro fortissimo e nobile padre!
"Sì,
sarà così! Il mio signore e la piccola Rin si sposeranno e vivranno
felici! Il mio padrone merita la felicità e io Jaken mi impegnerò
al massimo per aiutarlo!" Affermò con determinazione
accelerando il passo, questa era la sua missione e nessuno lo avrebbe
fermato.
Arrivò
da Sesshomaru che lo aspettava al di là del monte Musume, affannando
vistosamente posò il kimono e la collana di perle ai suoi piedi. Con
lo sguardo il demone maggiore analizzò quello che il suo servitore
si era procurato.
Non
disse nulla, quindi ciò che aveva preso andava bene. Si sentì
sollevato, per la prima volta da quando lo mandava nei mercati per
cercare qualcosa per la ragazza non doveva ritornare indietro: quante
volte aveva fatto avanti e indietro con i kimono perché al suo
patrone non piaceva la stoffa, il colore o il ricamo!Sesshomaru non
entrava nei mercati, mandava infatti sempre Jaken e lo rispediva
indietro fino a quando non trovava qualcosa che lui riteneva adatto
alla fanciulla.
Stavolta
gli era andata bene, aveva trovato le cose giuste alla prima
occasione.
Con
il timore di ricevere un pugno o un calcio, ma fermamente convinto
del suo compito e determinato a veder realizzato il sogno d'amore del
suo padrone, raccolse aria nei suoi piccoli polmoni e parlò:
"Padrone
andate da lei e dichiaratevi!"
Lo
fulminò con il suo sguardo gelido, d'altronde come poteva un umile
servitore dare un ordine al potente Sesshomaru?
"Non
siete obbligato mio giovane signore, io lo dicevo per voi"
A quel
punto davvero non sapeva se colpirlo come faceva di solito oppure
astenersi. Qualcosa però gli suggeriva che forse Jaken aveva
un'idea, un suggerimento, che poteva aiutarlo. Lui ovviamente non
avrebbe mai ammesso di essere in difficoltà per Rin, anche se sapeva
che il piccolo demone conosceva i suoi sentimenti per la ragazza e la
sue intenzione di sposarla. Jaken la
conosceva benissimo, in passato gli aveva fatto più di una volta la
balia e andava anche lui al villaggio, i due parlavano molto, quindi
forse poteva fidarsi del suo consiglio. Ciò che non capiva era il
perché dovesse farlo ora, andare da lei adesso e confessare il suo
sentimento.
Si erano dati appuntamento tra due mesi, lui
voleva aspettare la data anche perché non voleva sembrarle un tipo
impaziente o peggio ancora non comprensivo dell'affetto e dal senso
di dovere che la legavano a Kaede. Rin era una
ragazza umile, rispettosa e si sentiva in dovere di aiutare l'anziana
sacerdotessa nel suo momento difficile, non poteva lasciarla da sola
al villaggio dopo tutto quella che la donna aveva fatto per lei, era
come una nonna per Rin. Non voleva metterle fretta, aspettare qualche
altra settimane non cambiava nulla.
Aveva
stabilito tacitamente che si sarebbe dichiarato in viaggio. In questo
modo avrebbe avuto più tempo per pensare alle parole giuste e la
fanciulla la mente più libera, dato che con lui non si sarebbe
dovuta preoccupare di niente, non aveva nessun dovere nei suoi
riguardi a differenza della sua condizione attuale. Nonostante tutto
la curiosità del demone rimase, voleva capire se il suo servitore
sapesse qualcosa di cui lui era ignaro e per questo doveva sbrigarsi.
"Perché
dovrei farlo ora?"
Il
servitore fu sorpreso dalla risposta del padrone, pensava di beccarsi
un calcio e invece era ancora integro, forse era merito di Rin quando
si parla di lei, lui è più calmo e propenso all'ascolto. Che
potere immenso aveva una semplice donna umana!
"Beh
vedete, io non capisco cosa voi state aspettando. Mentre noi siamo
qui chissà quanti altri ragazzi le stanno chiedendo la mano. La
nostra Rin è diventata proprio una bellissima donna..."
"Non
hai risposto alla mia domanda" rispose seccato. L'idea che lei
fosse nella sua casa ad ascoltare un'altra proposta di matrimonio non
lo toccò minimamente, lei avrebbe rifiutato anche per la promessa di
andare con lui.
Aveva
ragione, ma cosa poteva rispondergli? Lui lo voleva vedere felice,
non ne poteva più di vederlo pensieroso e poi il suo padrone doveva
saperlo: la vita umana è breve e debole e gli imprevisti sono tanti.
"Chi
vi dice che sicuramente Rin tornerà a viaggiare con noi il mese
prossimo?"
Sesshomaru
si sentì infastidito dalle parole del demone. Lei glielo aveva
promesso, sentiva che non avrebbe trasgredito alla parola data, si
fidava ciecamente di lei. Perché aveva questo dubbio? Voleva
saperlo, anche se credeva che il suo servitore avrebbe accampato una
ridicola scusa per sottrarsi dalla sua eventuale furia.
Pensò che forse Jaken vedeva il
ritorno di Rin non così positivamente come lui: temeva per caso che
gliela affidasse di nuovo come un tempo? Non era più una bambina ma
una giovane donna, non doveva avere tali pensieri, gli avrebbe
chiesto si sorvegliarla quando lui doveva allontanarsi ma avrebbe
pensato lui alla salvaguardia della giovane.
Oppure
il motivo era un
altro?
Senza
interpellarlo nuovamente il suo servitore continuò:
"Se
l'anziana sacerdotessa venisse a mancare chi secondo voi padrone
prenderà il suo posto di capo villaggio? Il monaco e la
sterminatrice vivono in un altro villaggio e vostro fratello e sua
moglie sono spesso fuori da questi territori per sconfiggere o
purificare luoghi infestati da demoni.
Rin è
vero che è giovane mio signore, ma è anche la figlioccia di Kaede,
è istruita più di tutti e conosce le erbe per curare le ferite...
poi lei è in età da marito..."
"Cosa
vuoi che mi importi? Troveranno qualcun altro che li guidi e se vuole
dei figli glieli darò io" rispose prontamente Sesshomaru senza
dare la possibilità di finire la frase a Jaken. Ci aveva visto
giusto: il suo servitore stava blaterando qualcosa di inutile come al
solito. La sua pazienza era al limite, si voltò per riprendere il
cammino.
"Padrone,
ascoltate voi siete nobile e forte, ma gli umani no. La loro vita è
così fragile e fugace, oggi ci sono e domani chissà"
Continuò
a camminare, non voleva ascoltare, per lui erano tutte argomentazioni
inutili. Lui rimaneva lì intorno per proteggerla, affinché non
succedesse nulla prima della agognata partenza e successivamente di
sarebbe occupato di lei, l'avrebbe protetta con la vita se fosse
stato necessario.
Quelle
di Jaken non erano altro che preoccupazioni senza senso.
Il suo
servitore non la pensava in questo modo e coraggiosamente continuò
imperterrito:
"E
poi non mi sembra giusto quello che volete fare: portarla con voi
senza dirle la verità! Lei pensa già ai posti che visiterà, alle
persone e ai demoni che incontrerà, ai fiori e alle piante nuove che
vedrà mentre voi non volete altro che stare da solo con lei perché
vi siete innamorato! Non mi sembra proprio la stessa cosa! Sono un
paio di anni che pensate a questa dichiarazione, vi ricordo siamo
andati anche nel Regno dei Morti da vostro padre... non penso che voi
riusciate a trovare nel giro di poco le vostre parole d'amore! Sarete
pronto con la vostra dichiarazione quando lei sarà una vecchia
decrepita, per non parlare del fatto che durante uno nei nostri
futuri pellegrinaggio potrebbe notare un bel giovane e magari si
innam-".
Non
finì il discorso, Sesshomaru non tollerò altre scemenze da parte
sua. Jaken si risvegliò qualche ora dopo, con la faccia nel terreno
e un doloroso mal di testa. Possibile che lui non abbia mai fatto
questi
pensieri? A
modo suo, il piccolo demone desiderava aiutare il padrone, fallo
uscire da quel limbo, da quella attesa, sbloccarlo da questa
situazione nuova in cui si trovava. Lo vedeva spesso chiuso in se
stesso mentre meditava inutilmente su da farsi, non conosceva l'amore
e questo lo rendeva debole e insicuro. Il padrone aveva bisogno di
una scossa e chi poteva dargliela se non lui, il suo fedele seguace?
Prima
il suo signore realizzava il suo sogno d'amore, meglio sarà per
tutti.
Nei
giorni seguenti, Sesshomaru appariva ancora più distante e
pensieroso. Non aveva più affrontato il discorso della sua
dichiarazione con il piccolo demone, per quante parole senza
significato avesse detto su una cosa concordava: il tempo è
prezioso, soprattutto per gli umani e la vita è imprevedibile, piena
di ostacoli.
E lo
sapeva bene: avrebbe mai potuto prevedere che un guerriero forte e
valoroso come il padre perdesse la vita in quell'occasione, per mano
di un insulso soldato? No.
Aveva
previsto la seconda morte di Rin? No. Eppure era insieme a lui quella
volta, ma non immaginò che il Cane Demoniaco dell'oltre tomba
l'attaccasse. E se morisse sfortunatamente di nuovo mentre lo
aspettava? Tante erano le malattie di cui poteva ammalarsi,
molteplici erano il resto dei pericoli.
Stava iniziando a convincersi che un minimo di ragione nelle
elucubrazioni del servitore erano vere. Doveva sbrigarsi prima che
qualcuno o qualcosa gliela portasse via prima del tempo, e stavolta
sarebbe stato per sempre, nessuna spada né pietra magica potevano
riportarla indietro per una terza volta. Il presente è
ciò che conta e conosciamo, il futuro è casuale ed incerto.
L'alba era sorta da qualche ore, i raggi del sole
illuminavano tutta la radura dove Jaken e Ah-Un riposavano.
"Svegliati!"
Jaken
si strofinò gli occhi stanchi con il palmo della sua zampa, la
figura davanti a lui pareva proprio il padrone, ma no figuriamoci se
lui si mette a svegliare i servi. Il piccolo demone stava per
ricadere nel sonno, quando risentì l'ordine. Guardò
meglio: era proprio il suo giovane signore!Era ancora stanco: avevano
camminato per tutta la notte (e il giorno), si erano accampati pochi
minuti prima del sorgere del sole, cosa voleva da lui adesso? Che
fretta aveva dato che facevano lo stesso percorso da un mese senza
mai fare nulla?
Spalancò
gli occhi a quello che vide: il suo padrone aveva in mano un mazzo di
fiori molto significativi.
Era
composto da rami di Paulonia, glicine4e da camelie rosa e
rosse5. Rin avrebbe capito l'intento del padrone solo
vedendolo, quella composizione voleva dire amore eterno e passione,
desiderio di matrimonio e longevità ma lei non era così sveglia.
Non si era accorta del corteggiamento con i kimono, avrebbe capito il
significato del bouquet donatole dal padrone? Sicuramente no.
Certo
che questo 'amore' aveva lo aveva reso molto romantico e tenero, con
atteggiamenti mai visti prima, anche se ai suoi occhi di demone
appariva affetto da una strana malattia mentale.
Certo
che quell'umana era fortunata, con lui era sempre freddo e
distaccato, tutte quelle premure erano solo per lei.
Come
avrebbe amato ricevere un po' di quella gentilezza, pensava finché
non sentì la sua profonda voce impartirgli un altro ordine:
"Muoviti
Jaken, andiamo da Rin!"
"Padrone!
Sono così felice che abbiate riflettuto sulle mie parole ma
soprattutto sul volermi lì con voi mentre vi dichiarate, io-"
"Cosa
hai capito! Tu verrai con me perché mentre le parlo tu starai di
guardia affinché nessuno mi disturbi"
Jaken
passò dalla gioia alla delusione, ma che poteva farci, questo era
Sesshomaru.
Prese
il kimono e la collana di perle, afferrò la mokomoko del padrone e i
due volarono in direzione Musashi.
Pochi
metri dalla destinazione Sesshomaru si fermò, guardò i fiori che
aveva raccolto per lei, il kimono nuovo, verificando che fosse in
ordine, e la collana di perle.
Nel
frattempo che controllava tutto, si accorse che Rin non era a
Musashi.
L'avevano
forse rapita?
Annusò
l'aria, l'odore di lei era a est del villaggio. Fortunatamente si era
solo allontanata un po', forse si era recata Hosu per fare qualche
altra commissione per la sacerdotessa. Musashi o Hosu, poco importava
di dove fosse, poteva sentire il suo profumo a chilometri di distanza
e cambiò rotta: a Hosu. Mentre era in volo per
raggiungerla, il suo cuore iniziò a battere più velocemente.
Imboccò la strada del
bosco, in questo modo poteva fermarsi un attimo per aggiustare i
pensieri e le parole per lei senza essere visto, quando ad un tratto
sentì la sua voce. Si nascose tra le foglie di un immenso albero e
guardò, era la seconda volta che lo faceva e questo non lo faceva
sentire fiero di sé ma davvero si trovava in imbarazzo, non sapeva
come gestirlo, cosa dire. L'amore era
qualcosa di profondamente umano e lui demone, un po' per natura e per
inclinazione personale, faceva molta difficoltà, si sentiva così
impreparato, inadatto a confrontarsi ogni giorno con un sentimento
che cresceva sempre di più.
Avrebbe
tanto voluto che suo padre fosse ancora in vita, l'unico che poteva
capirlo, l'unico con il quale voleva confidarsi ed esporre le sue
perplessità senza venire considerato debole perché preda di un
sentimento incomprensibile per molti della sua specie e che lo teneva
legato ad una semplice donna umana, la sua Rin nello stesso modo in
cui è indissolubilmente unito un fiore con il suo stelo.
Certo poteva
confidarsi con Inuyasha, ma il suo essere demone orgoglioso e fiero
non gli permetteva di avere un dialogo simile, di esporsi così tanto
con un fratello che fino poco tempo prima non riconosceva come tale,
e che aveva disprezzato per un periodo considerevole. I suoi pensieri
furono distratti da alcune voci femminili, Rin non era andata a fare
commissioni a Hosu ma, a quanto sembrava, a trovare delle amiche.
La cosa non gli dispiaceva, d'altronde non poteva lavorare sempre,
anche lei aveva bisogno di svago e di socializzare con i suoi simili.
Rimase
pietrificato quando la vide.
Rin,
uscì da una capanna con addosso un addosso un kimono nuziale.
"Come
sei bella Rin", "che sposa incantevole che sei"
ripetevano le ragazze intorno a lei mentre lui si sentiva sprofondare
negli Inferi.
"Ma
come è possibile, Rin! Ma con chi si deve sposare? Di sicuro... beh
ecco, sfortunatamente... non con voi"
Lo
sa.
Con
il cuore spezzato, lasciò cadere il bouquet che si schiantò sul
prato, andando parzialmente distrutto. Come
lui in quel momento.
Sesshomaru
era scuro in volto, aveva la testa abbassata con la sua frangia che
gli copriva parte del volto.
"Perché
Rin?"Si
disse, si sentiva tradito.
Jaken
capì immediatamente lo stato d'animo del padrone, ora si sentiva un
po' in colpa: era stato lui a spingerlo ad andare da Rin a
dichiararsi, se non fosse stato per lui e la sua idea adesso
starebbero facendo il giro, l'ennesimo, di Musashi e soprattutto il
padrone adesso non sarebbe così in preda a un dolore così
straziante.
"Povero
padron Sesshomaru"
Adesso
però doveva trovare un modo per calmarlo, anche per lui quella scena
era stato un vero e proprio colpo al cuore figuriamoci per il suo
giovane signore.
"Padrone
sono sicuro che c'è una spiegazione, deve essere un equivoco! Perché
accettare di venire con voi se-"
Non
riuscì a terminare neanche stavolta la frase che Sesshomaru iniziò
a volare furiosamente tra gli alberi con il suo servitore attaccato
alla sua mokomoko. Lui tentò di aggrapparsi il più
possibile ma Sesshomaru correva veloce tra un ramo e l'altro, fino a
quando uno di questi lo colpì e svenne al suolo.
___________
Jaken
riprese conoscenza soltanto dopo, non capacitandosi di cosa aveva
appena visto: Rin pronta per sposarsi.
Ma
cosa le diceva la testa? Possibile che non si sia accorta dei
sentimenti che il padrone prova per lei?
Soprattutto
non arrivava a capire perché il mese prima aveva accettato di
partire se doveva sposarsi. Non avrà pensato di usare il principe
dei demoni come guida turistica del suo viaggio di nozze? Follia. Lei
però non era così stupida e insensibile, conosceva Sesshomaru, o lo
riteneva davvero così freddo che non avrebbe mosso ciglio alla sua
stramba fantasia? Ma cosa va pensando con quella sua testa umana!
Possibile che abbia avuto la proposta solo qualche giorno fa?Avrebbe
dovuto dirgli che aveva un corteggiatore a cui era interessata e che
lo voleva sposare.
In
ogni modo quello che avevano visto non dava molte opportunità di
fraintendimento, era davvero difficile, per non dire impossibile che
la scena poteva essere stata mal interpretata. Adesso però doveva
trovare il padrone, lo aveva lasciato indietro per l'ennesima volta
ma ora più che mai doveva raggiungerlo.
"Starà
sicuramente soffrendo moltissimo" pensò
dispiaciuto, non poteva ancora credere che l'ipotesi peggiore si
fosse materializzata. Doveva trovarlo al più presto, sapeva che non
gli avrebbe rivolto una parola ma almeno desiderava sapere cosa ne
dovesse fare di quel kimono pregiato e della collana di perle che si
portava ancora appresso.
Si
incamminò per il bosco, non sapeva dove andare né tanto meno dove
fosse il padrone quando si sentì afferrare da dietro.
"Ehi
rospaccio cosa ci fai qui da solo nel bosco? Non starai mica tramando
qualcosa?"
"Maledetto
Inuyasha, mettimi giù! Oggi non è giornata, vedi di sparire, ho una
missione importante da compiere! Il mio giovane padrone ha bisogno di
me, lasciami ho detto!"
"Ah
sì? A proposito lui non è qui con te? Che strano!" Rispose il
mezzo demone lasciando cadere a terra Jaken, il quel si ritrovò,
neanche a distanza di un'ora, a sbattere nuovamente contro il
terreno.
"Quel
rompiscatole di Inuyasha! Solo lui mancava in questa giornata
funesta!" Pensò mentre correva alla ricerca di Sesshomaru.
____________
Nel
frattempo dall'altra parte del bosco Rin preparava la sua borsa
contenente tutto ciò che aveva comprato a Hosu. Aveva acquistato
delle nuove spezie e tutto ciò che le serviva a prezzi vantaggiosi,
Kaede non aveva chissà che possibilità economiche, quindi era
importante non spendere tutti i soldi subito e risparmiare.
A Hosu c'era un
grande mercato dove si potevano trovare molte cose: cibo, stoffe,
unguenti, libri, ma anche cose rare come le pietre preziose, i
minerali, creme di bellezza provenienti da posti lontanissimi e
sconosciuti. Amava
quel mercato anche per i racconti dei mercanti, ogni volta rimaneva
incantata mentre ascoltava la descrizione di luoghi e di animali
diversi da quelli che vedeva intorno Musashi. Avrebbe tanto voluto
vedere anche lei quei luoghi, le sarebbe bastato anche una sola
volta, ad esempio aveva immaginato tante volte il mare, che non aveva
mai visto, e si chiedeva se fosse davvero così blu e infinito come
dicevano i mercanti.
Il
mondo è proprio un posto meraviglioso così vario e vasto, pieno di
persone, animali, fiori e demoni. Chissà se il signor Sesshomaru
aveva visto quei posti così unici e splendidi, con tanto territorio
da esplorare e persone nuove da conoscere, chissà dove l'avrebbe
portata il mese seguente.
Lei non vedeva l'ora di partire, lui le avrebbe dato
un grande privilegio quasi mai concesso alle ragazze della sua età:
quello di viaggiare e scoprire posti nuovi. Ne aveva viste
parecchie di cose quando era bambina e viaggiavano insieme. Quando
raccontava la ricerca di Naraku molti la guardavano sorpresa, chi con
sguardi spaventati e altri con una leggera invidia, nessun al
villaggio poteva vantare così tanti racconti alla sua età. Storie
di sacerdotesse, di demoni, di guerrieri, insomma di tutto di più!
Meditò che quando era bambina era proprio come uno di quei
mercanti racconta storie di Hosu, e non vedeva l'ora di poter narrare
ai bambini di Musashi altre avventure con il signor Sesshomaru.
"Allora
Rin ci vediamo. Mi ha fatto molto piacere rivederti e grazie di
tutto"
Era
andata a Hosu anche per salutare la sua amica Kasumi, tra qualche
giorno di sarebbe trasferita a nord con il suo futuro sposo dalla zio
di lui per prendere un gestione l'allevamento di bovini. Lo zio
infatti soffriva di dolori agli arti e non era più in grado di
gestire tutti quegli animali, Rin lo sapeva per questo sfruttò la
sua visita a Hosu per portare uno dei suoi unguenti. Salutò l'amica
e decise di ritornare a casa, non voleva passare per il bosco ma da
lì si arrivava prima a Musashi e dalle nuvole sembrava che stesse
per venire a piovere. Non voleva bagnare né se stessa né la merce
acquistata e quella era l'unica alternativa più celere. Attraversò
il bosco con passo svelto quando vide per terra qualcosa.
Si
avvicinò, era un bouquet.
Raccolse
i fiori e si stupì di quanto fossero belli, la persona che li aveva
raccolti aveva scelto i fiori migliori da destinare a qualcuno di
speciale. Si chiese perché lasciarli lì, buttati sul terreno in
mezzo alle erbacce, forse non stati graditi, pensò. Le sarebbe tanto
piaciuto ricevere un mazzo di fiori come quello, così ricercato, con
fiori stupendi e dai colori vivi e luminosi. Non le era mai capitato
di ricevere dei fiori, di solito lei li regalava o li vendeva a chi
li volesse, in molti al villaggio amavano i fiori del suo giardino
che lei coltivava con cura e passione.
Il
fiore più bello però lo aveva dato a Sesshomaru... Chissà se pure
lui non vedeva l'ora di partire con lei.
"Ehi
Rin è stato Sesshomaru a portarteli?" Disse una voce alle sue
spalle, era Inuyasha.
"No,
no, li ho trovati qui, sono così belli che li ho raccolti"
rispose timidamente.
Lei
era sorpresa di vederlo lì nel bosco, lui e Kagome erano partiti più
di un mese fa per purificare un tempio e delle monache da un potente
demone serpente che aveva preso il controllo della zona.
Kagome
infatti era diventata una bravissima sacerdotessa e spesso veniva
chiamata per questi lavori lontano da Musashi e con lei c'è sempre
Inuyasha ovviamente, anche lui dedito alla caccia ai demoni. Non
capiva però perché fosse lì davanti a lei e senza Kagome, era per
caso accaduto qualcosa a lei o a Kaede mentre era via? Il mezzo
demone spiegò che erano appena tornati al villaggio e la vecchia
Kaede gli aveva gentilmente chiesto di andarla a prendere, era
preoccupata che la ragazza si affaticasse troppo nel portare tutte le
cosa che le aveva chiesto di comprare al mercato.
"Strano
però... prima ho visto Jaken da queste parti, pensavo Sesshomaru
fosse venuto da te"
"Cosa?"
Se Jaken è da queste parti c'è
sicuramente anche lui,
pensò Rin.
Lui
doveva passare a prenderla il mese prossimo, possibile fosse successo
qualcosa da disdire la partenza o da anticiparla?
Forse
non vuole più partire con me, ci ha ripensato perché mi vede come
un peso.
Perché
adesso la sua mente faceva questi brutti pensieri? Era stato lui a
proporle di viaggiare di nuovo con lui.
Scacciò
immediatamente questi timori, e si convinse che lui probabilmente
voleva soltanto rivederla. Sapeva che non era ancora libera del
tutto, Kaede era ancora in recupero e non sarebbe guarita prima dei
due mesi prestabiliti. Magari lui voleva stare solo un po' con lei al
villaggio, era consapevole fosse da sola senza né Inuyasha né
Kagome e voleva farle compagnia.
Avrà
sentito la sua mancanza?
Pregò
Inuyasha affinché la prendesse sulle spalle e la conducesse a
Musashi il prima possibile, di sicuro lui era lì e non voleva farlo
aspettare.
Era
felice di rivedere Sesshomaru.
Inuyasha
acconsentì e la portò velocemente a villaggio, annusava l'aria: non
sentiva l'odore del fratello da nessuna parte.
Una volta arrivati alla casa
di Kaede, Inuyasha le disse che Sesshomaru non era a Musashi né in
qualche posto là vicino, Rin sospirò per la delusione. Entrò e
posò tutta la spesa nella casa, aveva con sé anche i fiori.
Qualche
anno fa proprio Sesshomaru le aveva dato un vaso decorato proveniente
da un paese lontano, doveva averlo da qualche parte, ma dove l'aveva
messo? Ah si, adesso ricordava! Lo avevo usato come raccoglitore per
tutte le forcine, mollette e nastri che il demone gli aveva portato
nel corso degli ultimi anni, lo svuotò e ci mise i fiori.
Infondo i vasi servono a questo giusto?
Dopotutto quei fiori erano bellissimi e stavano davvero bene lì.
Guardò fuori, il
signor Sesshomaru arriverà, devo solo aspettarlo alcuni minuti.
_____________
Sesshomaru
nel frattempo era ritornato nella radura dove era solo rimasto solo
Ah-Un ad aspettare, fissò il demone a due teste, quel nome, era
stato Rin a darglielo...
Prese
posto tra l'erba e sospirò.
"Sei
in grado di amare un essere umano?" No.
"Cosa
farai se lei dovesse rifiutati?" Mi farò da parte.
Per
quanto possano essere profondi e puri i sentimenti, sono inutili se
non si ha la capacità di esprimerli. E questo era il suo caso.
Perché
Rin?
Per un
demone i sentimenti umani sono incomprensibili, ma i suoi erano
ancora più difficili da capire. Lui ci aveva provato con i doni è
vero, ma anche con i gesti, con le parole lui non era bravo. Non sono
serviti a nulla o forse non era destino?
Non
riusciva a capacitarsi di ciò che aveva visto, tra di loro c'era
sempre stata un'incrollabile fiducia, per questo ora si sentiva così
tradito e sofferente.
Non
lo amava neppure. Come aveva fatto a essere così cieco?
Non
arriva a darsi una risposta né tanto meno a una conclusione, sapeva
solo che stava male per una donna umana.
Arrivò
anche Jaken affannando.
"Oh
padron Sesshomaru sono così felice avervi ritrovato, ma dove eravate
finito?"
"Prendi
Ah-Uh e andiamocene"
"E
dove mio signore?"
Ovunque,
l'importante era non rimanere lì.
"Cosa
ce ne facciamo del kimono e della collana?"
Sesshomaru
si alzò in volo: direzione Nord-Est, a Beryusan. Si diceva che era
un territorio abitato da esseri antropomorfi dotati di lunghi capelli
che se fusi con un oggetto, gli conferivano maggiore robustezza.
Grazie a quei capelli avrebbe potenziato la sua armatura demoniaca e
si sarebbe distratto da ciò che provava.
Forse
riuscirò a non pensarla.
_________________
Rin
aspettava fuori dall'abitazione il signor Sesshomaru.
Avevo provato a cercare Jaken,
urlando il suo nome qua e là per le campagne di Musashi, ma anche di
lui non vi era più traccia. Magari stava dando la caccia a qualche
demone, non voleva tornare al suo villaggio, ci era passato solo per
caso mentre era all'inseguimento e Jaken si era perso nel rincorrere
il suo padrone.
Deve
essere così, anche se poteva passare a salutarmi...
Ma
cosa vado pensando? Lui è un demone, non ha le stesse
esigenze sentimentali che
ho io, non
prova la stessa cosa.
Era ormai giunto il tramonto quando Kagome la chiamò,
aveva preparato la zuppa anche per lei e l'anziana sacerdotessa,
stasera si mangiava da lei. Kagome era davvero una cara amica per
Rin, anzi più una sorella maggiore, si conoscevano da tanto tempo e
spesso trascorreva il tempo libero in sua compagnia. Le piaceva stare
in sua compagnia, conosceva tante cose, era simpatica e non aveva la
mentalità chiusa tipica degli abitanti di Musashi. Quando lei le
parlava della sua epoca e descriveva cose come le auto, la tv, i
telefoni, non sempre riusciva a comprendere 'questo futuro' dal quale
proveniva e che aveva lasciato per amore di Inuyasha. Loro due erano
proprio una bella coppia, così affiatati e uniti, vivevano insieme
nel quotidiano dividendosi i compiti.
Desiderava
qualcosa del genere.
"Rin,
tesoro, c'è qualcosa che non va? Non hai ancora aperto bocca, di
solito sei sempre così allegra e chiacchierona" disse Kagome
mentre versava l'acqua nel bicchiere della sua giovane amica. C'è
qualcosa che la turbava, era palese ai suoi occhi.
"No,
non è nulla. Stavo pensando a Kaede, quando me ne andrò avrà
bisogno di aiuto..."
"Non
preoccuparti, ci sono io qui. Davvero non pensarci. Goditi le tue
esplorazioni con Sesshomaru"
"
Sì, hai ragione" la liquidò la fanciulla.
Kagome
intuì che c'era qualcos'altro, Rin non voleva parlarne per chissà
quale ragione. Aveva sicuramente a che fare con Sesshomaru, fece così
un altro tentativo:
"Inuyasha
mi ha detto che avete cercato Sesshomaru oggi. Di sicuro sarà andato
a sistemare qualche demone cattivo che si aggirava da queste parti, o
potrebbe essere andato a prenderti l'ennesimo dono"
"Lo
credi davvero?" Rin cambiò totalmente espressione sentendo il
suo nome.
"Certo,
lui tiene molto a te" le disse prendendole le mani, il suo sesto
senso ci aveva visto lungo, Rin stava pensando al principe dei demoni
con un'inusuale apprensione.
Rin
si sentì rincuorata dalle parole dell'amica, alla fine non era
successo niente tra loro, la sua era un semplice e inutile
aspettativa. Lui sarebbe venuto il mese prossimo a prenderla, maggio
era quasi finito, doveva soltanto avere un po' di pazienza.
La cena si
concluse normalmente tra le risate e i racconti di Inuyasha che narrò
dettagliatamente cosa avevano fatto quei demoni serpente alle monache
e di quanto fosse eccezionale la sua Tessaiga.
Era
buio, così la ragazza ritornò a casa con Kaede sotto il braccio.
"Venerabile
Kaede come va oggi la vostra gamba?"
"Meglio
piccola, sento che sto guarendo"
L'anziana
sacerdotessa era stata in silenzio quasi per tutta la serata,
soprattutto durante la conversazione tra Kagome e Rin. Non poteva
dirle la verità su Sesshomaru, spettava a lui dichiararsi e Rin non
aspettava altro che la sua proposta di matrimonio.
Nonostante fosse una ragazza allegra ed estroversa, i sentimenti per
Sesshomaru li teneva ben racchiusi nel suo cuore, li proteggeva e li
nascondeva6
per
paura del giudizio degli abitanti. Dal suo quattordicesimo compleanno
molti uomini erano venuti al villaggio per corteggiarla: contadini,
mercanti e samurai ma lei li aveva sempre rifiutati e ciò che
riceveva o veniva rivenduto oppure lo metteva a disposizione degli
orfani come i kimono, che lei tagliava per confezionare abitini ai
bambini bisognosi.
Questo
non avveniva con i doni di Sesshomaru, questi al pari dei suoi
sentimenti per lui, erano rinchiusi nel grande baule che lei teneva
vicino al letto. Quelli per lei erano davvero preziosi, e non per la
fattura ma per chi glieli aveva donati.
"Bambina
mia, davvero non preoccuparti per me. È vero che sono vecchia ma ho
ancora molta forza vitale, riuscirò a fare tutto quello che mi serve
e poi c'è sempre Kagome"
"Sì
però, voi mi avete cresciuta e io..."
"Non
sentirti in debito, l'ho fatto con piacere, anzi ho sempre desiderato
una nipote come te. Mi hai sempre aiutato in tutto, quindi ti prego,
non pensarci. Non avere dubbi nemmeno su di lui, di certo stando più
spesso insieme, riuscirete a capirvi.
Sono
sicura che davanti a te c'è un futuro gioioso e prospero"
Con
quelle belle parole, Rin si adagiò nel suo futon pronta per dormire.
Ancora un altro mese.
Cos'è
questa sensazione? Perché non posso correre? Sentiva le sue gambe
pesanti e non più agili, poi notò che quella percezione riguardava
tutto il suo corpo Si guardò allo specchio e non si riconobbe: i
capelli erano lunghi e bianchi e la pelle del suo visto era marcata
delle intemperie del tempo trascorso, non aveva più l'aspetto di una
giovane fanciulla ma era più simile a Kaede.
Dove
erano gli altri, e soprattutto dove si trovava Sesshomaru?
Con
le poche forze, si trascinò con fatica fuori all'uscio.
"Inuyasha!
Inuyasha!" Urlò con voce roca al mezzo demone.
"
Dov'è il signor Sesshomaru?"
"Non
ricordi? Sono passati più di 50 anni dall'ultima volta che
Sesshomaru è venuto qui, ti disse pure che preferiva stare da solo
che in compagnia"
Per
lei fu così reale e scoccante. L'aveva abbandonata lì? Non era più
partita insieme a lui?
Sì
sveglio madida di sudore, con il cuore che batteva a mille e un
notevole affanno.
Per
fortuna era solo un sogno.
Si
tranquillizzò, era solo un brutto sogno, nato dalla condensazione
suoi pensieri negativi e la sua inutile ansia, Sesshomaru non
l'avrebbe mai lasciata al villaggio debole e anziana. Tirò un
sospiro di sollievo, l'insieme della stanchezza della giornata e il
suo dispiacere per l'aspettativa mancata avevano creato un incubo. Si
disse che doveva smetterla, tutte le sue paranoie erano inutili.
Aveva la gola secca, si alzò dal futon per prendere l'acqua quando
vide per terra un kimono e una collana di perle.
Chi e
perché erano entrati nella capanna di Kaede? Sicuramente era un
forestiero, nessuno lì oserebbe entrare a casa della sacerdotessa
senza il suo permesso e in piena notte. Che cosa vorrà? Non riuscì
nemmeno a fare un passo in più, aveva paura che all'improvviso
saltasse fuori un malintenzionato pronto a farle del male. Voleva
chiamare Kaede, lei dormiva profondamente e non poteva fare un
granché con quella gamba rotta.
Se
urlassi qualcuno verrà sicuramente ad aiutarci e l'intruso scapperà
via.
E
se invece provassi a prendere la scopa? Potrei colpirlo e
difendere da sola Kaede senza l'aiuto di nessuno.
Optò
per la seconda opzione, non voleva disturbare, se fosse stata davvero
in pericolo avrebbe urlato con tutta la forza che aveva in corpo. Si
calmò, voltò la testa a destra e a sinistra, sembrava che lì non
ci fosse nessuno a parte loro. Fece un passo, si avvicinò.
Rimase
ferma e si stupì: pochi, quasi nessuno a dir la verità, avevano la
possibilità di acquistare cose così lussuose e soprattutto di
entrare e uscire senza farsi sentire. Solo una persona poteva fare
doni simili.
Sesshomaru
è stato qui.
Perché
era entrato di notte per portargli queste cose? Era un addio? Poteva
aspettare l'indomani per consegnarglieli, c'era qualcosa di strano,
sentiva come se lui la volesse abbandonare.
Il
suo incubo non era mica un sogno
premonitore?
Infilò
la vestaglia e, come nel terribile sogno, uscì in fretta di casa
urlando però il suo nome:
"Signor
Sesshomaru! Signor Sesshomaru!"
C'era
la luna piena, il cielo era limpido, era quasi possibile contarne
tutte le stelle. Vi era la più totale quiete a Musashi, tutti
stavano dormendo, solo una voce si sentiva forte e decisa, era quella
di Rin che continuava a chiamare il demone. Correva tra i prati
gridando il suo nome, qualsiasi essere dotato di udito l'avrebbe
sentita urlare disperatamente, non di meno i demoni i cui sensi sono
più sviluppati.
E
ovviamente anche colui che rispondeva a quel nome l'aveva ascoltata.
____________
Sesshomaru
se ne stava tra l'erba alta, ben nascosto. Aveva deciso di portarle
comunque quei doni, li aveva fatti fare per lei.
Glieli
regalerò per il suo matrimonio,
pensò amaramente.
Non
era ancora pronto per incontrarla, il suo cuore sanguinava
ancora.Voleva però vederla un ultima volta, senza essere visto.
Durante la notte, mentre Jaken e Ah-Un dormivano, decise che sarebbe
andato da lei quella notte stessa a darle l'ultimo regalo.
Per
lei sarà di buon augurio, per me un amaro addio.
Avrebbe
continuato a proteggerla, da lontano senza che mai lo notasse, anche
dopo il matrimonio ma rimanendo nell'ombra. Avrebbe continuato a
vegliare su di lei per la sua felicità, garantendogli così un vita
sicura, tranquilla e senza la sua presenza che sarebbe stata
ingombrante e poco apprezzata.
Entrò nella capanna e depositò i regali poco lontano dal futon dove
dormiva. Guardò per l'ultima volta il suo viso dolce e sorridente,
quando ad un tratto la vide agitarsi nel sonno. Fece qualche passo
verso di lei, le accarezzò delicatamente la fronte spostandole una
ciocca di capelli sussurrando 'Addio
Rin'.
E
ora neanche a distanza di pochi minuti lei era lì a pochi metri da
dove si trovava lui che chiamava il suo nome. Un leggero vento
primaverile portò alla sua attenzione l'unico odore che odiava
veramente, l'odore
delle sue lacrime.
Voleva rimanere nascosto tutto il tempo ma decise di
palesarsi dinnanzi a lei.
"Signor
Sesshomaru, sono così contenta di rivedervi, pensavo che non vi
avrei più rivisto!" Allungò la gamba destra accennando un
passo per volerlo raggiungere ma lui si fece indietro.
Rin
non capì tutta questa freddezza verso di lei e domandò:
"Vi
ho per caso fatto qualcosa? Sappiate che vi chiedo scusa per
qualsiasi cosa"
"Non
hai fatto nulla" rispose senza aggiungere nulla. La verità era
che non voleva vederla, non mentre lui era ancora in quello stato, se
ne voleva andare e non faceva nessuna fatica nel nasconderlo.
Rin lo
fissò con la speranza di poter sentire altro, il vero motivo del suo
distacco che però non arrivò.
"E
allora perché? Sembra che voi mi stiate evitando... Perché mi avete
lasciato i vostri doni in quel modo?" Davvero non lo capiva.
Immaginava
che se lo avesse trovato i suoi dubbi sarebbero spariti, invece
quelle sue preoccupazioni non facevano altro che aumentare e
diventare sempre più verosimili.
Le bastava, in quel momento, una sola
parola o un segno che la tranquillizzasse, che le desse la certezza
che si fosse sbagliata, che non vi era da parte sua la minima
intenzione di lasciarla per sempre al villaggio da sola. E invece
quel suo comportamento freddo gli comunicava una volontà ben
diversa, di cui non capiva l'origine, cosa fosse cambiato per lui in
un mese. Voleva fargli altre domande, nulla le era chiaro quella
sera, quando lui disse:
"Quelli
sono per il tuo matrimonio, ti auguro ogni bene"
Quanto
sacrificio aveva richiesto questa semplice frase e quanto dolore gli
provocava nel petto.
Adesso
è finita per sempre,è il momento che io sparisca.
Stava
per andarsene, giacché Rin prese parola, non voleva perderlo per
nessuna ragione:
"Io
non devo sposarmi proprio con nessuno. Io davvero non vi comprendo,
ero così entusiasta di partire con voi il mese prossimo"
Vuole
nasconderlo, ma io so già tutto. Perché mi fai questo?
"Ti
ho vista a Hosu" rispose contenendo la rabbia.
"Hosu?
Ci sono andata per prendere le provviste, cosa c'entra adesso?"
Iniziò
a pensare che cosa aveva fatto a Hosu che poteva averlo ferito così
tanto, ma a parte la spesa per Kaede e la visita alla sua amica
Kasumi non c'era nulla di così rilevante.
"Avevi
il kimono nuziale, non c'è bisogno che tu me lo nasconda"
Ora
aveva capito perché lui si comportava in quel
modo.
"Quel
kimono era della mia amica Kasumi, era così bello e lei mi ha
chiesto se lo volessi provare...non è quello che pensate voi, è un
equivoco, credimi signor Sesshomaru"
Non
si sposa, può stare ancora con me.
Sesshomaru
spalancò gli occhi, nessuno gli stava portando via la sua amata Rin,
quella situazione non era altro che un fraintendimento. Si sentì
così stupido, come aveva fatto a credere in una cosa del genere? In
una giornata aveva sperimentato così tante emozioni, sconosciute
fino a quel momento: la speranza, l'ansia, la rabbia, il dolore,
l'impotenza, l'amore, la felicità, la fiducia ritrovata, si era
sentito per la prima volta un essere umano, debole e in preda a
sentimenti e stati d'animo.
Avrebbe
dovuto parlarle più apertamente e avere più fiducia nei suoi
sentimenti.
Ora
era davvero felice.
"Mi
sono sbagliato, perdonami. Stamattina avevo preso pure dei fiori per
te"
"Il
mazzo di fiori con le camelie, il glicine e la paulonia era per me?
Sappiate che l'ho trovato nel bosco, ora sono a casa nel vaso che mi
avete regalato tempo fa" rispose accennando un sorriso.
Dato
che i fiori erano stati raccolti, e dalla sua espressione anche
graditi, e il kimono e la collana consegnati, era il momento di fare
la sua
dichiarazione,
ma con quali parole? Aveva passato quasi tutta la giornata con il
cuore rotto, pieno di delusione e si era dimenticato di cosa voleva
dirle. Provò a pensare a qualcosa ma a sorpresa fu lei a prendere
parola.
"Sapete,
Rin vuole stare con voi, soltanto con voi, lo desidera tanto, io..."
disse mettendo le sue mani sul suo torace, mentre il suo cuore
accelerava sempre di più e anche quello del demone. Sesshomaru
arrivò alla conclusione che infondo loro non avevano molto da dirsi,
fiumi di parole in quel momento non erano necessari.
Abbassò
la testa e la baciò, le sue labbra erano così morbide e con un buon
sapore. Sapevano di dolcezza,
di speranza,
di amore.
Si staccarono solo per riprendere fiato, si guardarono un istante per
poi ribaciarsi di nuovo con più passione.
'Ti
amo',
fu l'unico suono che si udì in quella notte calma e piena di stelle.
_______________________________________________________________
Se
siete arrivati fino a qui vuol dire che l'avete letta, grazie mille!
Per alcuni Sesshomaru può sembrare forse troppo "sentimentale"
rispetto all'originale, ma sappiate che ho scritto questa ff sulla
base degli anime (Inuyasha e Yashahime) e su tutta una serie di
elementi che sono specificati qua sotto. Poi ho pensato che lui
innamorato non l'abbiamo ancora visto ( solo sentito) e quindi mi
sono voluta cimentare nel descriverlo in questo modo senza mettere
l'indicazione OC, infondo l'amore è un sentimento che ci rende tutti
simili no? Se volete lasciarmi un parere o una critica
costruttiva io ne sarei molto lieta :)
1 Nel
Giappone feudale regalare kimono era un segno di corteggiamento, era
come regalare un anello con diamante ai giorni d'oggi. I kimono
regalati da Sesshomaru in Inuyasha hanno significati particolari che
potete trovare su internet. Il colore viola era riservato
esclusivamente ai nobili.
2 Cd
Asatte
3
Disegno tratto dal calendario 2019 di Sachiya ( membro staff di
inuyasha/yashahime)
4 Paulonia
e glicine: mi sono ispirata al recente merchandising di Yashahime,
Sesshomaru viene raffigurato con il glicine mentre Rin con la
paulonia. Facendo una ricerca ho scoperto che:
-il
glicine è simbolo di longevità ed è associato ai demoni, è una
pianta rampicante: grazie alla sua adattabilità al terreno e alla
facilità di coltivazione viene usata per decorare pergolati o
facciate, se non curato si espande in modo incontrollato. Questa
qualità può essere associata a Sesshomaru: dolce e gentile con Rin
ma freddo e spietato contro chi ferisce lei o attacca lui.
-Paulonia:è
detto sia “albero fenice” (può rigenerarsi se tagliato) e
“albero della principessa” perché veniva piantato quando nasceva
una bambina e tagliato per fare il mobilio quando doveva sposarsi.
Quindi Sesshomaru è come se dicesse “sposami e avrai i mobili di
paulonia” XD
Entrambi
sono del mese di maggio.
5 Camelie
rosse= amore, passione e desiderio, camelie rosa= brama e mancanza di
qualcuno; la loro combinazione è simbolo di amore romantico.
6 Portafoglio
del merchandising di qualche tempo fa: secondo un utente giapponese
la sua composizione voleva dire che Rin anche se non lo dimostra
all'esterno ( la parte esteriore c'è la stampa del kimono di Rin),
vuole molto bene a Sesshomaru che protegge all'interno ( del
portafoglio)
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