Dovrebbe
essere assolutamente ovvio, ma, visti i tempi che corrono, preferisco
specificare che i pensieri dei personaggi non riflettono la mia
personale visione del mondo.
***
Per
la prima volta nella sua vita, Rosa si rende conto di essere inutile.
La zia Maria Elena non sa più cosa fare per renderla una
signora per
bene.
Le
sue mani sono sempre state abituate a lavorare: a lavare, strizzare,
spazzare, rammendare. La ragazza sa come tenere in mano un ago e sta
poco alla volta imparando a ricamare esili fiori e figure aggraziate,
ma tutti gli altri passatempi femminili le sono preclusi. La lettura
le costa fatica, la scrittura le è ancora più
ostica e la fanciulla
non ha l'orecchio giusto per recitare poesie.
La
zia ha cercato di avvicinarla al pianoforte, ma Rosa non riesce ad
appassionarsi a esso e la sua mente è troppo impegnata a
decifrare i
circolini delle note per riuscire a seguire davvero la melodia. Il
canto le ha dato qualche piccola soddisfazione, ma la sua voce
è
tutt'altro che notevole ed è incapace di toccare le note
più alte
senza distorcersi e infrangersi.
Non
ha alcun talento per la pittura - riesce a malapena a copiare in modo
approssimativo un vaso o una statuetta - e la danza, per la quale
mostra invece una certa attitudine, può essere praticata
solo in un
numero ristretto di contesti.
«Forse
potresti provare con l'equitazione» le dice un giorno la zia.
«Non
è la più aggraziata delle occupazioni femminili,
ma una signora di
campagna deve essere capace di andare a cavallo.»
A
Rosa il suggerimento non dispiace. «Mi pare una buona idea,
zia»
risponde in tono giudizioso. «A chi posso rivolgermi per
imparare a
cavalcare? Mi insegnerete voi?»
La
donna le rivolge un sorriso sottile e scuote il capo facendo
ondeggiare i riccioli chiari. «Oh, no» dice
sgranando gli occhi
azzurri. «Io non cavalco più da anni e non ho
comunque mai avuto
una gran confidenza con quelle bestie.»
La
giovane trattiene a stento un sospiro di sollievo. Anche se la zia
Maria Elena sembra sopportare meglio la sua presenza rispetto a
quanto non facesse nei primi giorni in cui la nipote viveva sotto il
suo stesso tetto, in sua compagnia Rosa si sente ancora assai a
disagio.
«Allora
potete forse indicarmi uno stalliere che possa aiutarmi?» le
chiede
ancora.
La
donna la guarda con quei suoi occhi che, malgrado siano ormai segnati
dalle rughe del tempo, hanno ancora un che di felino. «Il
nostro
stalliere si chiama Sergio e sarebbe certamente un ottimo maestro, ma
perché non chiedi a Edoardo di aiutarti? Mio figlio
è un cavaliere
sopraffino.»
Rosa
deve chinare il capo per nascondere l'espressione stupita che le si
dipinge sul volto. Ha qualche difficoltà a immaginare il suo
pingue
cugino - e futuro marito - in sella a un cavallo, ma non può
certo
contraddire la zia Maria Elena. «Lo farò
senz'altro» replica,
facendo del proprio meglio per sembrare sincera.
«Perché
non vai subito da lui?» insiste la donna più
anziana. «Si è
recato alle scuderie poco più di un'ora fa: sono certa che
si trovi
ancora lì.»
Dopo
il confronto che hanno avuto in biblioteca, Rosa ha fatto del proprio
meglio per evitare Edoardo e adesso la zia la sta guardando in un
modo che le fa sospettare che forse ha intuito qualcosa. La giovane
non sa se lo zio Antonio avrebbe il coraggio di buttarla in mezzo a
una strada, ma ritiene che sia prudente non sfidare la sorte e non
lasciare intendere quanto poco entusiasmo susciti in lei la
prospettiva del matrimonio con il cugino.
«Non
so se indosso gli abiti adatti» azzarda allora, indicando la
stoffa
chiara della gonna e del corpetto che modella le sue forme.
La
zia Maria Elena sventola una mano come per scacciare una
mosca. «Non
devi montare in sella» ribatte. «Per oggi
puoi limitarti a
osservare i cavalli e a prendere confidenza con loro. Sono certa che
potrai apprendere i rudimenti dell'equitazione semplicemente
guardando mio figlio cavalcare.»
«Sì,
zia» si arrende la fanciulla. Non ha alcuna voglia di passare
del
tempo con il proprio fidanzato e ancor meno desidera sentirlo
elogiare le proprie doti di cavaliere, ma non v'è modo di
sottrarsi
alla richiesta della zia.
La
giovane si avvia verso le scuderie con passi lenti, chiedendosi se
non sia possibile trovare un diversivo, quando un rumore di zoccoli
attira la sua attenzione. La stalla è ormai poco distante e
Rosa
vede che nel recinto adiacente a essa c'è un solo cavallo.
È una
bestia robusta, dai muscoli solidi e dal mantello talmente scuro che
sembrerebbe nero, se non fosse per i riflessi fulvi che nascono
quando il sole colpisce i fianchi e il collo elegante dell'animale.
In sella c'è un uomo e a Rosa occorre qualche istante per
rendersi
conto che si tratta del cugino Edoardo. Il suo futuro marito sembra
del tutto trasformato. Se quando è a terra i suoi movimenti
sono
pesanti e un po' goffi, ora che è in sella le sue movenze
sono
armoniche, leggere, eppure decise, in perfetta armonia con quelle del
cavallo.
Rosa
si scopre a guardarlo a bocca aperta, mentre un'irritazione che non
sa spiegarsi le sboccia nel petto. Possibile che la lente distorta
dei suoi pensieri e dei suoi desideri gliel'abbia fatto vedere
diverso da com'è veramente?
Ma
no, si dice la giovane. Non si è certamente
immaginata
l'atteggiamento di sufficienza che le ha sempre riservato.
Rosa
si avvicina al recinto con piccoli passi circospetti, incerta se sia
davvero il caso di attirare l'attenzione di suo cugino, quando
improvvisamente si accorge di non essere sola. C'è un uomo,
fermo a
pochi metri da lei. È un uomo giovane, vestito con abiti
eleganti, e
anche da una certa distanza Rosa riesce a vedere che il cappello che
porta è di ottima fattura. Non è un servitore,
né uno degli uomini
che si occupano delle stalle o dei giardini.
«Buongiorno»
si annuncia avvicinandoglisi.
Nell'udire
la sua voce, il giovane sobbalza: non l'ha sentita arrivare, quasi
fosse troppo concentrato sul cugino Edoardo per essere consapevole di
ciò che lo circonda.
«Oh,
buongiorno» replica dopo un istante, rivolgendole un sorriso
gentile. Rosa vede che non è esattamente bello, ma i suoi
occhi sono
morbidi e del colore del tè e i suoi riccioli castani gli
incorniciano il viso donandogli un'aria da cherubino. La fanciulla si
scopre a corto di parole e il giovane viene in suo soccorso.
«Voi
dovete essere Rosa.»
Il
fatto che sappia il suo nome la sorprende, ma la ragazza si sforza di
ricambiare il sorriso con un cenno d'assenso. «È
così» conferma.
Il
giovane si inchina e le prende una mano nella sua. Indossa dei guanti
fatti di una pelle estremamente morbida e il contatto con il
materiale vellutato la distrae per un attimo da ciò che
avviene un
istante più tardi: l'uomo si inchina e le sfiora le nocche
con le
labbra. Rosa avvampa: è la prima volta che qualcuno le fa il
baciamano e la cosa la fa sentire estremamente a disagio.
«Io
sono Tommaso Colombo» si presenta l'uomo quando si rialza.
«Sono un
vecchio compagno di scuola di vostro cugino.»
Rosa
non riesce a nascondere un moto di sorpresa. «Mi sembrate
più
giovane di Edoardo.»
L'uomo
ride. «Ho qualche anno in meno, sì, ma non
così tanti quanti il
mio aspetto potrebbe lasciare presagire.»
La
ragazza inarca le sopracciglia. Tommaso è evidentemente
consapevole
del proprio fascino, ma nel suo atteggiamento non scorge né
vanità
né arroganza. Rosa sente che le sue spalle si rilassano un
po',
mentre una tensione che non si era nemmeno accorta di provare scivola
via da esse. «Non sapevo che Edoardo avesse degli
amici» dice,
prima di accorgersi quanto sciocche suonino le sue parole.
Tommaso
sorride di nuovo e i suoi occhi tradiscono un luccichio divertito.
«Non ne ha molti, in effetti» ammette lanciando uno
sguardo
all'uomo che, al centro del recinto, guida il cavallo in un bizzarro
passo incrociato. «Ha un carattere ombroso e non è
facile arrivare
a scoprire l'uomo sensibile e intelligente che si nasconde dietro a
esso.»
Tutta
questa sensibilità e intelligenza devono essere nascoste
davvero
molto bene, riflette Rosa non senza una certa
malignità. Poi
sospira. «Temo di non poter dire di conoscere molto bene il
mio
futuro marito» ammette.
Sul
viso di Tommaso passa un'ombra. È solo un'increspatura
veloce, ma la
fanciulla la coglie lo stesso. «Avrete tutto il tempo per
conoscere
i lati nascosti del vostro carattere» commenta con una voce
che alla
ragazza sembra appena un poco più asciutta di quanto non
fosse un
istante prima.
Per
qualche motivo, la sua mente torna al pomeriggio in biblioteca,
quando il cugino Edoardo aveva guardato il ritratto di un giovane
pittore e le aveva detto che non era affatto felice di sposarla.
Avvertendo
che c'è un messaggio nascosto, lì da qualche
parte, Rosa fa qualche
passo in avanti e stringe tra le mani la parte superiore della
staccionata che delimita l'area nella quale si muovono cavallo e
cavaliere. Ha bisogno di qualcosa di solido a cui aggrapparsi.
«Voi
lo conoscete meglio di me» dice, dopo un silenzio che dura
diversi
secondi. «Quanto tempo credete che ci vorrà
perché accetti la mia
presenza?»
Tommaso
non risponde subito, ma le si accosta e la studia con i suoi occhi
caldi. «Cosa vi fa pensare che Edoardo non accetti la vostra
presenza? Ha accettato di sposarvi, dopotutto.»
Rosa
china il capo. Probabilmente farebbe bene a non parlare tanto
liberamente con un uomo che è a conti fatti un perfetto
sconosciuto,
ma avverte che quel giovane è l'unico interlocutore sincero
che le
capiterà di avere all'interno della tenuta. «Vi
confesso che non so
quanto libera sia stata la sua scelta» dice. Poi aggiunge:
«La mia
non lo è stata: sono state le circostanze della vita a
portarmi a un
passo dall'altare.»
Il
giovane solleva una mano come per posarla sulla schiena di lei, o
magari su un suo braccio, ma si ferma poco prima che le sue dita
possano sfiorare la stoffa che ricopre la pelle della ragazza.
«Non
è forse spesso così, per le donne?»
Rosa
aggrotta la fronte. «Edoardo non è una
donna» dice, sorvolando
sulla domanda retorica che le è stata posta.
«Eppure non posso fare
a meno di pensare che anche lui sia stato manovrato da fattori
indipendenti dalla sua volontà. Mi ha confessato di non
avere alcun
desiderio di sposarmi, né di sposare un'altra fanciulla: non
è
stato lui a decidere di prendere moglie.»
Le
labbra di Tommaso si assottigliano in una smorfia che la ragazza
non sa interpretare. «Non sottovalutate il carattere
di vostro
cugino» sospira. «Scoprirete che è
impossibile imporgli una
decisione, per quanto sensata questa possa essere. È
possibile
che... che abbia deciso di sposarvi controvoglia, questo sì,
ma non
crediate che sia qualcosa che fa contro la sua
volontà.»
E
voi come fate a sapere queste cose? Vorrebbe
chiedergli. La
domanda è troppo sfacciata e le muore in gola, ma Rosa
è sicura che
Tommaso sia a conoscenza di cose di cui lei è all'oscuro.
Quanto è
intima l'amicizia che lo lega a Edoardo? Possibile che i due abbiano
discusso delle nozze imminenti?
La
ragazza china il capo e inconsciamente si morde le labbra, incerta su
come proseguire la conversazione. «Non credo di poterlo
amare»
mormora. Poi sgrana gli occhi: non era un pensiero a cui avrebbe
voluto dar voce, quello.
Tommaso
fa un piccolo suono d'assenso. «Suppongo che in talune
circostanze
l'amore abbia bisogno di tempo per sbocciare.»
La
sua voce è pregna di tristezza a Rosa si volta per
osservarlo
meglio. Gli occhi del giovane sono distanti, ma restano comunque
puntati sul cugino Edoardo. Il suoi lineamenti sono rilassati e
nell'espressione del suo volto la fanciulla crede di leggere una
tensione inequivocabile. Il cuore le balza in gola e le gote le si
imporporano all'improvviso. È
così, dunque? Si
chiede, incapace di accettare quello che la sua mente le suggerisce.
Tommaso... ed Edoardo? Davvero?
Il
concetto le è del tutto estraneo, alieno. Si sta forse
sbagliando? È
veramente possibile che tra i due uomini ci sia il tipo di legame che
le pare di avere intuito? Per un istante i pensieri sembrano
vorticarle furiosamente in testa e nel suo animo si scontrano
emozioni opposte. È sollevata perché, se Edoardo
è legato a
Tommaso, non pretenderà mai niente da lei, ma al contempo si
sente
quasi oltraggiata: accettando di sposarla suo cugino l'ha presa in
giro, forse al solo scopo di nascondere la verità. E
che
verità! Pensa con un capogiro. Non
c'è da stupirsi
che lo zio Antonio avesse tanta fretta di trovargli una moglie!
Tommaso
la sta osservando e lei deglutisce un paio di volte nel tentativo di
schiarirsi la voce. «Non credo nemmeno che lui possa amare
me, del
resto» sussurra infine con un filo di voce.
Il
giovane al suo fianco sposta nuovamente la propria attenzione su di
lei, ma sembra tutto d'un tratto incapace di incontrare i suoi occhi.
«Ci sono diversi tipi di amore» osserva con voce
pacata, e per
qualche motivo quell'affermazione fa scattare una scintilla di rabbia
nel petto della fanciulla.
«Ma
io voglio vivere quello che c'è tra marito e
moglie!» sbotta con
voce troppo alta. Edoardo deve averla sentita per forza, ma non da
cenno di aver notato la sua presenza. È
naturale! Pensa
Rosa con le mani che tremano. Preferisce ignorarmi
come fa
sempre! Probabilmente gli dà anche fastidio che
io sia
qui: penserà che mi stia intromettendo tra lui e il suo
amante!
Il
pensiero le riempie gli occhi di lacrime e la ragazza si strofina
rabbiosamente un pugno sul volto: non vuole piangere.
Le
mani di Tommaso si serrano gentilmente sulle sue spalle.
«Signorina
Rosa», mormora con voce quieta, «capisco che le
circostanze non
siano ideali, ma non intendevo turbarvi.»
La
giovane si sottrae bruscamente alla sua presa. «Non sono
turbata»,
ribatte, con la voce appena incrinata dal pianto,
«sono...»
"...arrabbiata" vorrebbe
dire, ma improvvisamente si rende conto che non è
esattamente così.
Non prova alcun affetto nei confronti del suo fidanzato, e il fatto
che Edoardo sia verosimilmente legato a un uomo, anziché a
un'altra
donna, la lascia del tutto indifferente. È
piuttosto delusa dalla
piega che ha preso la sua vita negli ultimi mesi, oppure...
«...
sono solo stanca» conclude pochi istanti più tardi.
«Scusatemi»
aggiunge poi, frapponendo le braccia tese fra sé e il
giovane e
allontanandosi a ritroso di qualche passo.
Quando
si rende conto che intende andarsene, sul viso di Tommaso si disegna
un certo allarme. «Rosa, aspettate!» la implora,
facendo
perseguirla.
L'esclamazione
del giovane sembra attirare finalmente l'attenzione dei Edoardo:
fermo al centro del recinto, l'uomo volta il capo nella loro
direzione e li guarda. Il suo volto è imperscrutabile e,
attraverso
le lacrime che le offuscano la vista, Rosa non può evitare
di
pensare che sembri quasi l'ombra di un condottiero d'altri tempi.
Che
vada al diavolo! Pensa con un rinnovato moto di
stizza. Che
se ne vadano al diavolo tutti quanti! Un sentimento
oscuro
le divampa nel petto e le lacrime le scivolano copiose lungo le
guance malgrado i suoi tentativi di arginarle. Non sa nemmeno contro
chi siano indirizzate quelle fiamme che le mordono l'animo, non sa
spiegarsi da dove nasca quel peso strisciante che le stritola le
interiora: sa solo che deve allontanarsi dalle stalle e dai due
uomini.
Quando
si avvia a grandi passi lungo il sentiero, Rosa si accorge che
Tommaso si muove come per seguirla, ma la voce del cugino Edoardo lo
richiama. «Lasciala andare» gli dice; e la
fanciulla piega le
labbra in una smorfia simile a un ringhio. Sì,
lasciatemi
andare, pensa mentre i suoi piedi si muovono in un ritmo
simile a
quello della corsa.
Ci
saranno delle conseguenze, non è così sciocca da
credere che ciò
che è appena caduto cadrà nel vuoto. Il suo
fidanzato verrà
certamente a cercarla, forse per pretendere delle scuse o forse per
capire quanto Rosa abbia compreso della natura dell'amicizia che lo
lega a Tommaso. In quel momento, però, il futuro le pare
privo
d'importanza: desidera solo restare sola.
Quando
giunge sulle sponde del laghetto non si stupisce tuttavia di vedere
una figura che l'attende accanto a un cespuglio di ortensie.
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