Ciao
a tutti! Ci tenevo a precisare che questa fanfiction non è mia ma è
una traduzione. Ringrazio infinitamente l'autrice ajoy3
che mi ha dato il permesso di tradurla, per chi volesse leggerla in
inglese questo è il link
https://archiveofourown.org/works/28457712?view_adult=true
Spero che anche voi possiate apprezzare questa bellissima storia così
come ho fatto io. Buona lettura e buon San Valentino
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IL
SACRIFICIO DEL DEMONE
Il
peso del ferro intorno al suo collo gravava pesantemente su di lei.
Il collare era allentato, ciò avrebbe dovuto fornire un po' di
conforto alla ragazza, ma quando il demone squamoso tirò la grossa
catena attaccata sul davanti, il metallo pesante le tirò il collo
nel modo più scomodo.
Non
era stato mica progettato per il comfort.
O
per lei.
Era
solo una delle tante.
C'erano
state delle altre prima di lei – 235 per la precisione – e ce ne
sarebbero state innumerevoli altre dopo.
Lei
era il sacrificio di quest'anno al Grande Signore dei Demoni.
L'avevano
svegliata prima del sorgere del sole – non era stata in grado di
dormire comunque – e le donne del villaggio l'avevano bagnata con
una varietà di saponi e profumi, il tutto nella speranza che facesse
piacere al “protettore” del villaggio, in modo tale che a loro
fosse concesso un altro anno senza paura. La sua vita in cambio di
molte.
“Smettila
di ritardare! Il Signore odia aspettare”. La voce roca ordinò
mentre tirava in avanti il guinzaglio. Si voltò per farle un sorriso
storto, i suoi numerosi denti che brillavano nella luce fioca. “ Ed
è ansioso di vedere il suo prossimo pasto”.
Lei
alzò gli occhi marroni verso di lui per incontrare il suo sguardo.
La sua espressione stoica sembrava irritare il demone e lui tirò più
forte, il suo piccolo corpo barcollò in avanti per l'azione.
Era
sicura che quel comportamento avesse spaventato i precedenti
sacrifici. La reazione del demone era quella che gli avevano
riferito. Quelle parole però non l'hanno smossa, perché le aveva
già sentite nella sua vita.
'Forse
questa sarà l'ultima volta che dovrò ascoltarle'. Lei
non sapeva se quel pensiero la rendesse felice o triste.
“Com'è
il Signore?” chiese. La sua voce non suonava debole e tremante come
quella degli altri sacrifici. Sembrava più che altro... curiosa.
Il
demone si guardò alle spalle, osservando la piccola donna dietro di
lui. Le diede come risposta un brusco grugnito.
“Beh,
è una bestia. Di dimensioni enormi. Non è grande come suo padre, ho
sentito, ma comunque imponente. La sua bocca è piena di zanne.
Dovresti considerarti fortunata, lui preferisce inghiottire i
sacrifici interi”.
La
ragazza non tremava né piangeva, né sospirava di sollievo come
avevano fatto le altre. Annuì semplicemente con la testa in segno di
comprensione, mentre folte onde di capelli castani le scorrevano
intorno alle spalle.
“Lui
come mi preferisce?” chiese, con un tono neutro. “ Sarò cotta o
il Signore mi prenderà cruda? Se possibile, preferirei non essere
cotta”. L'odore della carne riscaldata non le era mai piaciuto.
La
lucertola si lasciò sfuggire una piccola risata “ Ah, è strano
sentire domande del genere dal pasto. Dimmi, sacrificio, non dovresti
passare il tuo tempo a implorare pietà?”.
Rin
sbatté le palpebre al demone, il suo viso immutabile. Lo
infastidiva, lei non sembrava spaventata, gli dava come l'impressione
che lei avesse lapidato le sue emozioni. Questa volta... lei sembrava
che stesse facendo una semplice passeggiata lungo un sentiero
sterrato, senza una destinazione in mente. Come se non si rendesse
conto che da lì a breve sarebbe stata il cibo per il più grande
signore dei demoni di tutte le terre.
“Dovrei?”
lei domandò, la curiosità risuonava nella sua voce. “Questo
piacerebbe al Signore?”.
La
lucertola tirò bruscamente la catena di ferro, facendo barcollare
Rin in avanti fino a farla cadere per terra.
“Ahhh!”
lei si sollevò le lunghi vesti bianche per ispezionare le ginocchia,
del sangue rosso e intenso usciva dalla ferita. Alzò lo sguardo
verso il demone con occhi imploranti. Quando parlò lo fece con un
tono frettoloso e in preda al panico.
“Hai
un panno? Il sangue lo macchierà sicuramente!”
“Che
importa se la tua veste diventa rossa? Non la indosserai di nuovo...
smettila di fermarti e datti una mossa!”. Tirò le catene di ferro,
costringendo la ragazza ad alzarsi in piedi. Lui non poté fare a
meno di notare il suo sottile broncio.
“Volevo
sembrare presentabile per il Signore”
La
lucertola guardò indietro e strinse di nuovo gli occhi. C'era
sicuramente qualcosa che non andava in questo sacrificio. Forse il
Signore avrebbe dovuto richiederne un nuovo. Carne cattiva, ecco
cos'era. La carne marcia può solo provocare mal di pancia, e il
grande demone era antipatico anche nei momenti migliori.
Si
fermarono davanti a una serie di porte grandi, la lucertola esitò
prima di aprirle.
Udì
un forte ringhio e uno schianto metallico che colpì il pavimento di
pietra. Si voltò a guardare l'umana e le rivolse un sorriso furbo.
“Il
Signore ha fame.”
Spalancando
le porte, la lucertola entrò tirando rudemente la catena. Fece
cadere di nuovo a terra Rin, facendole aprire ancora di più la
ferita. Si impose di non fare smorfie.
“Mio
grande Signore, vi presento il sacrificio di quest'anno dal villaggio
umano! Loro ti supplicano di mangiarla bene e di lasciare il loro
villaggi in pace.”
Applausi
scoppiarono nella stanza, c'era un suono che cantava nelle orecchie
di Rin mentre teneva la testa abbassata. Non si aspettava un
pubblico; aveva sempre pensato che avrebbe incontrato il signore in
una stanza buia, coperta di ombre e piena di odore di muffa, un
Signore impaziente e potente ma solo. Aveva pensato che fosse un
affare privato e l'improvvisa rivelazione di un pubblico la scosse
per un momento, ma solo per poco.
Rin
rimase a terra, inchinandosi profondamente per mostrare il massimo
rispetto. Questo era il momento che aveva aspettato; tutta la sua
vita l'aveva condotta proprio per quella occasione. Aveva vissuto e
respirato per essere presentata. Sapeva che doveva restare abbassata,
sapeva che doveva aspettare di essere chiamata prima di alzare la
testa.
Ma
lei non poteva sopportarlo! Doveva sapere che aspetto avesse il
demone. Per tutta la vita aveva sentito parlare del grande demone che
un giorno l'avrebbe divorata. Aveva sentito le storie delle sue
zanne, la sua imponente altezza, il modo spietato e disinvolto con
cui conduceva un massacro. Impulsivamente alzò leggermente la testa,
alzando gli occhi marroni per intravedere la grande bestia.
Rin
fu sorpresa di trovare un demone che somigliava molto a un uomo e,
allo stesso tempo, non lo era affatto.
Sedeva
su un trono dallo schienale alto al centro della stanza, la sua
postura leggermente contratta mentre appoggiava il mento contro la
mano destra, con un artiglio allungato che gli batteva sulla guancia.
Riusciva
a distinguere il rosa dalla sua pelle bianca e pallida, il contrasto
attirava la sua attenzione, facendola desiderare di vedere di più
quella strana creatura seduta davanti a lei.
“Osi
alzare la testa prima che io lo richieda?” urlò, le sue parole
rimbalzarono sui muri senza aver effettivamente alzato la voce.
Non
era forte, come lei si aspettava, ma potente e intriso di veleno. Il
suo tono da solo emetteva un tranquillo pericolo.
"Mocciosa
insolente!" Gridò una voce acuta, avvicinandosi rapidamente.
"Osi mostrare una tale mancanza di rispetto al mio Signore ?!"
Dalla sua posizione bassa poteva vedere i suoi piccoli piedi verdi a
due punte che le stavano accanto e il grosso bastone marrone; si
sollevò rapidamente dal pavimento, Rin sapeva che sarebbe stata
colpita.
"Jaken."
La voce ordinò. La creatura verde sussultò al suo nome e tornò
indietro. "Mio signore! A questo-questo-questo-insetto deve
essere insegnato il giusto rispetto!"
Dopo
un momento di silenzio e un sorso udibile, Rin sentì Jaken scappare
via. Rimase bassa, in attesa degli ordini del demone.
"In
piedi." Ogni parola che diceva era intenzionale, grondante di
dominio. Rin fece come le era stato detto; alzandosi in piedi, cercò
nervosamente di lisciarsi le vesti nel tentativo di sembrare più
presentabile. Ora che le era stato dato il permesso, posò i suoi
occhi su lui.
Non
era la bestia che lei si aspettava; infatti, lo trovava piuttosto
mozzafiato. Anche da seduta poteva dire che era alto e snello, ma il
suo corpo era forte e potente. Aveva lunghi capelli argentati che gli
ricadevano sulle spalle, dritti ed eleganti. La sua frangia si aprì
per rivelare un segno viola a forma di mezzaluna, e Rin si chiese
pigramente se fosse naturale, come le strisce magenta sulle sue
guance, o se fosse stato posizionato intenzionalmente per
simboleggiare qualcosa.
I
suoi lineamenti erano perfetti; il suo naso era affilato e le sue
orecchie erano magnificamente appuntite, dandogli un aspetto disumano
e aggraziato. Le sue labbra erano piene ma pallide e aveva uno
sguardo minacciosa come se non fosse per nulla divertito. La sua
pelle pallida contrastava con il fuoco nei suoi occhi, un'ambra
ardente che sembrava poter guardare attraverso di lei. Un brivido
corse lungo la schiena di Rin, e non per paura. Era bello e
mozzafiato, in misura spaventosa.
Strinse
gli occhi, guardandola dall'alto in basso. Non sapeva se fosse
contento o dispiaciuto, affamato o sofferente. Sembrava così stoico
che si chiese se fosse di pietra.
Fece
un sorriso gentile e parlò. "Mi scuso profondamente per il mio
comportamento. Mi chiedevo che aspetto avesse il grande Signore, e
nella mia ansia sono stata scortese. Chiedo perdono."
Se
Sesshomaru fu sorpreso dalla sua risposta, il suo viso non lo mostrò.
Gli altri nella corte ridacchiarono e fecero commenti sprezzanti su
come fossero ora gli umani, su quanto fosse sfacciata la ragazza per
essersi rivolto a lui in quel modo, ma il grande signore si limitò a
battere la mano artigliata sulla sua guancia, valutandola in
silenzio.
"E?"
Chiese, il suo tono neutro, la sua fronte perfetta leggermente
inarcata.
Rin
gli sorrise ancora una volta. "Non sei proprio come mi
aspettavo, mio signore. Mi ero sempre immaginato che assomigliassi
più a un animale - avevo sentito che eri un cane feroce." Un
leggero rossore le macchiava le guance.
Ci
fu un sussulto collettivo di sorpresa e shock che sembrò riverberare
nella camera. La lucertola, che da lontano reggeva ancora la catena,
la strattonò di nuovo, mormorando sottovoce su quanto fossero
diventati insolenti gli umani.
"Hai
il coraggio di parlare al Signore in questo modo ?!" Jaken gridò
dalla sua posizione, non osando fare un passo verso di lei per paura
di essere rimproverato di nuovo.
Se
Rin avesse avuto una vista demoniaca, sarebbe stata in grado di
vedere la leggera tensione nella sua mascella prima di restringere
gli occhi e sedersi dritto.
"Quanti
anni hai?"
"16,
mio signore."
"Un
insulto!" Qualcuno pianse. "Guarda come ci prendono in
giro!"
"Un
bambina senza carne sulle ossa!" urlò un altro. Senza mai
spostare gli occhi da lei, Sesshomaru alzò la mano sinistra,
provocando un silenzio immediato nella stanza. Si alzò, facendo
passi lenti e cauti verso di lei.
Aveva
ragione; era alto e snello e il suo passo era così leggero che
sembrava quasi galleggiare. Si fermò davanti a lei, incombendo sulla
ragazza con la sua autorità.
"Hai
sentito parlare di me?"
"Naturalmente,
mio signore." Lei disse.
"E
cosa hanno detto?"
"Um
..." I suoi occhi marroni abbassarono lo sguardo mentre si
mordeva il labbro.
"Hai
avuto pochi problemi a morderti la lingua." Disse con cipiglio.
"Cosa ti ferma adesso?"
"Che
eri una grande bestia." Rispose in fretta, usando le storie dei
narratori. "Artigli affilati come rasoi che potrebbero tagliare
a metà l'albero più alto e zanne che gocciolano di veleno ... Hanno
detto che eri della taglia di 6 uomini, forse di più. Che hai ucciso
interi villaggi con il semplice movimento del tuo polso. Un vero
demone, un padrone da temere ... "
Sesshomaru
allungò una mano e le afferrò la mascella, le sue guance gonfie per
la pressione.
"E
ti hanno parlato della mia impazienza per le creature maleducate? Il
mio disgusto per te cresce di secondo in secondo." La lasciò
andare, scrollando via la mano come se il solo tocco della sua pelle
gli avesse sporcato le mani.
"Chiedo
scusa, mio signore." Chinò la testa con rammarico. "Non
intendo offendervi. Spero di non aver rovinato il vostro appetito."
Il
demone la guardò attentamente. Uno strano sacrificio davvero. Quel
giorno non era quello che aspettava con ansia; era un'usanza obsoleta
del tempo di suo padre, che serviva solo per tenere in riga i clan
umani sparsi, animali che potevano essere governati solo dalla paura.
Ma i tempi erano cambiati, e il sussurro del suo nome era sufficiente
a mandare i villaggi nel panico. La cerimonia di un sacrificio umano
non era altro che una formalità non necessaria; una promessa da
parte dei parassiti umani che avrebbero mantenuto la loro parola e la
pace avrebbe regnato nelle sue terre.
Umani.
Li detestava, detestava quel giorno in cui doveva vederli sfilare
davanti a lui. Aveva mantenuto la tradizione solo dopo che suo padre
si era avvicinato alla cagna umana; quella specie gli faceva
ribollire il suo rancore, e quelle le donne snelle con lunghi capelli
castani, tremanti e piangenti non erano altro che un piacevole sfogo
per liberare la sua rabbia. Ma col tempo divenne ripetitivo, e poi il
brivido era scomparso da tempo. La sua collera si era trasformata in
disgusto, e più tempo passava con gli umani meno capiva suo padre.
Le grida e le urla gli irritavano i nervi, e i sacrifici erano così
deboli che non c'era divertimento a ucciderli. Non gli faceva venire
appetito e il sapore da solo era sufficiente a fargli rivoltare lo
stomaco. La carne umana era dura e invecchiata male; in verità,
preferirebbe saltare un pasto piuttosto che ricorrere al consumo di
parassiti.
Eppure
questa ragazza si era avvicinata a lui con una calma e una sicurezza
che non aveva mai visto prima. Perché non implorava pietà come
avevano fatto le altre? Ancora più strana, sperava di essere
appetitosa! Comportamento stravagante e inadatto da parte pasto.
"Ora
ascolterò le tue suppliche. Se ti prostrerai potresti trovarmi
misericordioso e ricevere una morte facile."
Questo
era essenziale. A seconda di quanto bene le donne implorassero,
avrebbe determinato quale tipo di morte avrebbero ricevuto. Se avesse
fatto come le era stato detto, non avrebbe dovuto sperimentare
l'orrore della sua vera forma.
La
ragazza davanti a lui alzò gli occhi attentamente e considerò i
suoi pensieri prima di inchinarsi ancora una volta.
"Per
favore mangiatemi bene e a vostro piacimento. Spero di soddisfarvi,
mio signore."
Il
demone cane aggrottò la fronte perfettamente scolpita. "Questo
è tutto?" Non si è abbassata a terra, non ha nemmeno pregato!
Stupida
insolente!
Sentì
la stanza rimpicciolirsi intorno a lui mentre il suo corpo si
ingrandiva. Si trovò a quattro zampe mentre torreggiava sulla
piccola ragazza, i muscoli tesi mentre si appoggiava all'indietro in
una posizione feroce. I suoi occhi rossi si guardarono intorno e si
lasciò sfuggire un ruggito che fece tremare le pareti della stanza.
Il pubblico sapeva di essersi trattenuto oltre il suo benvenuto.
Bestie squamose e pelose allo stesso modo si precipitarono fuori
dalla porta, mentre Jaken rimase indietro, incoraggiando il suo
protettore.
"Dimostrarglielo,
signore! Adesso ti strapperà un arto, ragazza sfacciata! Lui-"
Il demone cane si lanciò contro il rospo, schioccando le mascelle e
mancandolo di un centimetro. Un basso ringhio spinse Jaken fuori
dalla stanza. Solo quando la porta fu chiusa dietro di lui,
Sesshomaru posò i suoi occhi rossi sulla ragazza davanti a lui.
Rin
fissò con soggezione il demone prima di trasformarsi nella bestia di
cui aveva sentito le leggende. Vederlo in carne e ossa scosse la
ragazza fino al midollo. Lasciò che il suo sguardo si spostasse
verso l'alto; le sue zanne erano più grandi del suo braccio, ognuna
abbastanza affilata da macinare le sue ossa. Un veleno maleodorante
salivava dalla sua bocca, una singola goccia l'avrebbe paralizzata
all'istante. I suoi occhi rossi erano selvaggi, ma in qualche modo
ancora attenti. Le sue zampe erano grandi e ogni artiglio un enorme
rasoio. Era coperto di pelliccia, l'elegante argento dei suoi
capelli. Era una bestia straordinaria, un demone davvero mozzafiato
in qualsiasi forma.
E
in cima alla sua testa, indossava la mezzaluna viola che aveva prima.
Per qualche ragione, questo le dava conforto. La sua forma potrebbe
essere diversa, ma sotto era sempre la stessa persona.
"Sei
magnifico, mio signore." Si allungò, come in trance, e gli
toccò la gamba, lasciando che le sue piccole dita scorressero
attraverso la sua pelliccia setosa. "Morbido." Disse, più
a se stessa che a lui.
In
cambio lui emise un ringhio di avvertimento. "Non hai paura? Non
hai paura?"
Le
parole fluttuarono intorno a lei, e Rin fu piena di stupore che
potesse ancora parlare in modo così eloquente. Si prese un momento
per apprezzare quanto fosse veramente sbalorditivo il demone.
"Non
ho paura di morire, mio signore." Fece un lieve sorriso mentre
lo guardava. "Non opporrò alcuna resistenza."
Una
nuvola di fumo bianco riempì la stanza mentre il demone cane
diventava più piccolo, tornando al suo aspetto originale. Aveva
un'espressione accigliata mentre si avvicinava a Rin. Afferrandole il
mento, le spostò il viso da sinistra a destra, come se esaminasse le
sue qualità.
"Sei
contaminato? Gli umani hanno osato mandarmi carne avariata?"
"C-contaminato?"
Per la prima volta, la ragazza sembrava innervosita. "Come hai
potuto fare un'accusa del genere? Sono pura, mio signore, lo
prometto!"
Sesshomaru
afferrò Rin per la gola e la spinse con la schiena contro il muro
della camera.
"Matta,
non mi interessa quello che hai tra le gambe. Ti chiedo se il tuo
villaggio ha pensato di mandarmi carne cattiva."
"Mio
signore, vi posso assicurare-"
"Hai
del veleno nel tuo corpo?" Sesshomaru annusò rapidamente
l'aria. "Hai un odore ripugnante, ma non sento veleno. Ti hanno
offerto perché hai una lesione cerebrale? Hanno pensato di
imbrogliarmi con un pasto non adeguato? È già abbastanza brutto che
io possa mangiare qualcosa con così poca nutrizione, la tua carne è
forse deteriorata? "
Rin
scosse la testa facendo no, i suoi capelli castani sobbalzarono
mentre lo faceva. "C'è un sistema per i sacrifici ... è stato
il mio turno. Non sono avvelenata o ferita. E ci sono parti di me che
sono molto nutrienti!" La sua voce si era alzata
involontariamente per la disperazione, quindi cercò di calmarsi
prima di parlare di nuovo. "Era solo il mio turno."
"E
così non hai paura di morire per mano mia?" Chiese
obiettivamente, con i suoi occhi color ambra fissi su quelli di lei.
"Dal
momento in cui sono nata questo è stato il mio scopo, mio signore.
Anche se ti supplicassi e tu decida di risparmiarmi, non ho un posto
dove tornare. Non ho una famiglia nel mio villaggio e tutti mi
tratteranno come un disertore. La morte per mano tua sarebbe più
gentile. "
"Credi
che ti darò una morte facile?" Chiese, la sua voce neutra.
"Credo
di sì." Lo guardò con occhi sinceri e fece un piccolo sorriso.
“Hai avuto molte opportunità di voltare i tuoi artigli contro di
me, di tagliarmi la carne solo per giocarci. Sei stato attento a
evitarlo. Non credo che il mio signore sia il tipo da giocare con il
suo cibo ".
"Pensi
ingenuamente di fare un sacrificio per il tuo villaggio, eppure muori
per niente. Questo rituale non è necessario, proprio come non lo è
la tua carne. Muori senza salvare nessuno." Le sue parole erano
dure, ma sul suo viso non c'era traccia di nessuna emozione. I suoi
lineamenti erano illeggibili.
"Tuttavia,
non opporrò alcuna resistenza. Questo è ciò per cui sono nata,
dopotutto."
Il
demone cane guardò la ragazza davanti a lui e considerò veramente
quanto fosse piccola. Il suo collo, ancora coperto dal collare di
ferro, si adattava alla sua mano lasciando dello spazio libero. Era
fragile e debole, ma lo aveva affrontato frontalmente con più
coraggio dei demoni tre volte la sua taglia.
Sesshomaru
le lasciò il collo, solo per afferrare il collare di metallo,
stringendolo nel pugno, per trascinare la ragazza più vicino a sé;
lei per compensare la sua altezza si alzò in piedi. Le portò
l'altra mano al collo e lo ruppe velocemente.
Il
collare cadde a terra e il suono risuonò nello spazio silenzioso.
Il
suo collo era rosso, sfregato a causa della forte tiro datole dalla
lucertola in precedenza, e guardando da vicino, Sesshomaru vide un
leggero livido viola.
"Non
ho alcun interesse a mangiarti adesso. Il mio appetito è rovinato."
Le sue parole furono pronunciate a bassa voce, piene di indifferenza.
"Jaken!" Chiamò e la piccola creatura verde corse alla
porta.
"Sì,
signore!" Rispose in fretta.
"Allontana
il sacrificio dalla mia vista. Non ho più fame." Il demone lo
superò, lasciandosi dietro la ragazza e il suo seguace.
"Ma
... Ma mio signore!"
Sesshomaru
si guardò alle spalle e Jaken si alzò più dritto. "Subito mio
signore! Ah-! Ti sei tolto il collare, schifosa creatura!"
"Non
preoccuparti," disse Rin rassicurante, "non scapperò."
aggiunse facendo un sorriso gentile.
"Come
se potessi!" Rispose con shock. "Questo castello è
inespugnabile! Nessuno entra o esce senza il permesso espresso!"
Rin annuì comprensiva.
"Come
dovrei chiamarti?" lei chiese.
"Non
hai il diritto di rivolgerti a me!"
"Rin."
Lei rispose. "Il mio nome è Rin."
"Il
tuo nome non ha importanza."
"Ma
sono sicuro che il tuo lo sia." Ci provò, la sua voce leggera e
amichevole. "Non voglio essere scortese e rivolgermi a te in
modo sbagliato. Sembri molto importante per il signore."
"Beh,
questo è ovvio!" Disse, gonfiando il petto. "Sono il
braccio destro del padrone! Il suo consigliere in tutte le questioni,
grandi e piccole! Insostituibile per lui!"
"Ah,
l'ho capito subito! Sei stato l'unico a essere chiamato tra le tante
persone presenti." Gli rivolse un sorriso caldo e felice.
Strinse gli occhi verso di lei prima di mormorare sottovoce e
camminare davanti a lei.
"Puoi
chiamarmi maestro Jaken." Ha chiamato da sopra la spalla. "Non
che avrai molte opportunità di usarlo!"
~.~
Le
cose fastidiose non valevano il suo tempo, una perdita dei suoi
sforzi. Con il minimo movimento del polso, poteva mettere i nemici in
ginocchio, un semplice sguardo poteva piegare tutto alla sua volontà.
Decidere
di tenerla lì era stato solo un capriccio. L'espressione compiaciuta
sul suo viso non fece nulla per stuzzicare il suo appetito e, per
qualche ragione, trovò più irritante lasciarla andare che tenerla
in giro.
Erano
passati 2 giorni da allora e non aveva sentito altro che voci sulla
ragazza da quando era stata incarcerata. Alcuni hanno ipotizzato che
fosse il suo nuovo giocattolo, altri hanno osato stabilire un legame
e accusarlo delle simpatie di suo padre.
Era
più come se lui la stesse salvando. Quando qualcosa diventava troppo
noioso o monotono, poteva romperlo dichiarando che era ora di
completare il rituale. A volte sembrava che tutti i suoi giorni
fossero uguali, fatti di una prevedibile serie di eventi e lamentele.
La sua vita era una serie di compiti noiosi; erano tutti facili,
niente gli era difficile e la mancanza di sfide nella sua vita era
noiosa.
Sesshomaru
attraversò la porta della sua stanza, lasciando che il rumore della
sua casa scomparisse dietro di essa. Questo era il suo santuario. Il
profumo era puramente il suo, l'aria era fresca e frizzante, e aveva
spazio per godersi la solitudine che desiderava ardentemente dopo una
lunga giornata di politica.
Si
tolse la pesante armatura, mai necessaria all'interno della propria
casa, ma piuttosto indossata per dimostrazione di prestigio, e con la
coda dell'occhio catturò uno spettacolo interessante.
La
ragazza, la sua ragazza, correva fuori sul prato.
Finalmente
qualcosa di interessante.
Una
caccia.
Sentendosi
più impulsivo di quanto non si fosse sentito da secoli, saltò dalla
finestra e atterrò silenziosamente sull'erba. Fu accolto con
un'immediata delusione: lei, infatti, non era scappata come
immaginava. Piuttosto, aveva giocato con la sua bestia a due teste,
un semplice gioco di inseguimento in corso. Guardò la ragazza
correre, il vento che le soffiava tra i capelli, un sorriso sulle
labbra e la gioia negli occhi. Come può un condannato a morte
sembrare così sereno e felice? Non stava facendo nulla di importante
eppure sembrava così contenta e a suo agio. Sentì i suoi piedi
muoversi verso di lei prima di rendersi conto di quello che stava
facendo.
In
quel momento sembrò notarlo e corse da lui con un ampio sorriso. Si
inchinò rapidamente e profondamente, il suo respiro faceva alzare e
abbassare rapidamente il petto.
"Buon
giorno, mio signore!"
"Lo
è?" Chiese,
Aggrottò
le sopracciglia come se analizzasse le sue parole. "Be ', la
temperatura è gradevole e c'è il sole. La brezza è stata
rinfrescante ..."
Sesshomaru
alzò le mani, ordinandole silenziosamente di fermare la sua stupida
esibizione.
"Che
ci fai qui fuori?" Chiesa con la sua solita espressione e un
tono neutro.
Rin
sorrise. "Ho pensato di prendere un po' d'aria fresca e ho
trovato questa meravigliosa creatura fuori!" Tutto il suo corpo
sembrava brillare, emettendo luce brillante mentre parlava. "Ho
offerto una fetta della mia mela e siamo diventati subito amici".
Buono
a sapersi che il suo fidato destriero poteva essere comprato così
facilmente. Emise un sospiro leggermente frustrato.
"Chi
ti ha fatto uscire dalla tua stanza?"
"Io-
l'ho fatto io, mio signore. Chiedo scusa se non dovevo andarmene ...
la porta non è mai stata chiusa a chiave-"
"Non
importa." Congedò facilmente. "Non ho paura che tu
scappa."
"Ovviamente
no!" Rin scosse la testa, poi guardò verso la foresta. "Anche
se scappassi, non avrei nessun posto dove andare."
Questo
sembrava stuzzicare il suo interesse. "Non hai una famiglia?"
Rin
scosse la testa ancora una volta. "Sì ... e no. Ho una madre,
un padre, 2 sorelle e un fratello ... ma non sono mai stata accolto a
casa loro. Sono nata come sostituta di mia sorella maggiore. Non
volevano che lei avesse questo destino ... quindi, eccomi qui.
Sapevano quale sarebbe stato il mio destino, dal momento in cui
sapevano che ero una ragazza. Hanno fatto del loro meglio per non
affezionarsi. L'intero villaggio tratta i sacrifici in quel modo. Ho
passato la mia vita da sola."
Sesshomaru
guardò la ragazza, la guardò davvero per la prima volta.
Era
bellissima, per un essere umano. Aveva lunghi capelli castani e
ondulati che le ricadevano sulle spalle. I suoi occhi sembravano
della stessa tonalità, come se fossero stati fatti in quel modo
apposta. Erano grandi e innocenti, pieni di gioia. La sua figura era
un po' gracile, ma aveva ancora qualche anno per crescere.
Ma
il suo sorriso ...
Distolse
rapidamente gli occhi. Il suo sorriso era inquietante e lui non
voleva più guardarlo. Anzi, voleva farla smettere di sorridere.
"Com'è
che conversi così facilmente con me quando sai che morirai per mia
mano?"
Rin
gli fece un sorriso agrodolce.
"Dal
momento in cui sono nata, ho conosciuto il mio scopo. Tutti abbiamo
dei ruoli nella vita. Non credo che tu sia un uomo cattivo per aver
adempiuto al tuo."
"Sei
abbastanza disposta ad accettarlo."
Rin
si strinse nelle spalle. "Ho avuto molto tempo per accettarlo."
Gli fece un sorriso furbo. "Inoltre, è quasi confortante.
Quante persone possono dire che sapranno quando e come moriranno?"
La
bestia a due teste trotterellò verso di lei, strofinandole contro
una delle sue teste.
"Sono
molto amichevoli." Ha detto con una risata. "Quali sono i
loro nomi, mio signore?"
"Non
ne hanno." Ha risposto seccamente. Un nome per una creatura,
così banale.
"Che
triste!" Ha detto, accarezzandogli la testa. "Devono
sentirsi così vuoti senza nomi." Guardò i due con pietà.
"Che
utilità avrebbero dai nomi? Il loro scopo è servirmi."
"Si
può servire e avere ancora un nome. Inoltre, come puoi chiamarli
quando ne hai bisogno?" Ha chiesto.
"Parte
del loro uso è che anticipano i miei bisogni. È un requisito per al
mio fianco. Non posso gridare ordini al mio destriero in battaglia."
Rin,
in quel momento, sembrò prendere in considerazione le sue parole.
Sesshomaru la guardò con intensità il modo in cui aggrottò le
sopracciglia mentre masticava le informazioni, accarezzando
pigramente la criniera della creatura.
"Come
li chiameresti?" Chiese. Sembrava spaventarla dai suoi pensieri.
"Hmm
..." Il suo viso cambiò allora, in uno di contemplazione. Come
se dare un nome a questa bestia richiedesse un grande sforzo. "Questo
a sinistra A e l'altro a destra Un. Dovrebbe essere semplice e
indistinguibile in battaglia, ma riconoscibile per loro."
Pensare
che si fosse impegnata così tanto in un nome, adatto a una bestia da
battaglia, era sorprendente. Sesshomaru si ritrovò leggermente
scioccato.
Leggermente.
"Così
sia allora. A-Un."
La
ragazza sembrava sorpresa e onorò il signore con un sorriso sincero.
"Che razza di demoni sono? Non li ho mai visti prima."
"Un
drago a due teste. Normalmente sono animali feroci e leali."
"Un
drago!" La sua voce era senza fiato. Si portò le mani alla
bocca, spalancate in soggezione. "E pensare che ho accarezzato
un drago! Li ho sempre immaginati in modo diverso!"
Sesshomaru
inarcò un sopracciglio.
"Io
li ho sempre immaginati più grandi, che potessero volare e sputare
fuoco ..."
"Ci
sono diversi tipi di draghi. Ma questa bestia può volare. E invece
del fuoco, ha una difesa più simile al fulmine."
“Incredibile."
Questo è tutto quello che ha detto, mentre continuava ad accarezzare
di nuovo A-Un. "Penso a voi che cavalcate un drago! Il mio
signore deve sembrare davvero feroce!"
Per
una frazione di secondo, Sesshomaru pensò di offrirle un passaggio
sul drago, chiedendosi che tipo di faccia avrebbe fatto mentre si
alzavano in aria, prima che lui tornasse in sé. Lei era il
sacrificio. Sì, stava spezzando la monotonia e la prevedibilità
della sua giornata, e i suoi lineamenti morbidi e la sua natura
gentile erano in netto contrasto con ciò a cui era abituato.
Sembrava forte e in pace, ma anche così fragile.
Ma
era un'umana, e solo questo la rendeva vile.
"Padroneee!"
La voce risuonò, avvicinandosi al secondo. "Mio Signore!"
Jaken
raggiunse i due, ansimando, cercando di riprendere fiato.
"Salve,
maestro Jaken." Rin accolse con un sorriso, facendo alzare un
sopracciglio confuso al demone cane. Maestro Jaken?
"Tu!"
Pianse, la sua voce stridula mentre puntava un dito ossuto in
direzione di Rin. "Chi ti ha detto che ti era permesso lasciare
la tua stanza! Il-"
"Basta,"
comandò Sesshomaru, mandando un brivido lungo la schiena di Jaken.
"Mille
scuse, mio signore!" La creatura verde si abbassò in un arco
basso. "Farò riportare subito questa ragazza negli alloggi! Non
metterà più piede fuori ...!"
"Non
è necessario." Intervenne. "Non scapperà".
Sesshomaru strinse gli occhi. "Assicurati di prenderle i vestiti
puliti. Questi hanno cominciato a puzzare." Detto questo, il
grande signore dei demoni voltò le spalle per andarsene.
~.~
Rin
camminò per le sale del castello, sentendosi leggermente fuori
posto. In tutta la sua vita non aveva mai avuto così tanto tempo
libero. Al villaggio, era responsabile di una moltitudine di faccende
domestiche; doveva occuparsi dei raccolti, aiutare nei campi,
preparare i pasti e pulire la casa. Era sempre l'ultima a mangiare,
pensavano che non avesse senso far ingrassare la mucca per il pasto
di qualcun altro. Era sempre l'ultima a ricevere qualcosa anche se
faceva tutto. Non aveva senso che i suoi genitori investissero in
lei; dopotutto, è nata con lo scopo di morire. Finché è stata
mantenuta in vita e in buona salute, lo scopo del patto era
soddisfatto.
Era
convinzione dei suoi genitori che Rin dovesse guadagnarsi il
soggiorno. Sì, doveva essere il sacrificio nel suo sedicesimo anno,
ma qual è il costo per mantenerla gli altri 15? È stata mandata al
lavoro, tenendo le mani e la mente occupate dall'alba al tramonto.
Era
sempre stato così da allora.
Ora,
vagava per i muri di pietra della tenuta del signore, vestita di seta
e si nutriva con pasti deliziosi. Trascorreva le sue giornate
giocando con A-Un nei campi, conversando con i servitori (anche se
all'inizio erano piuttosto riluttanti) e cercando modi per vedere il
Signor Sesshomaru. Era sempre desiderosa di intravedere il demone,
che camminava come se fluttuasse nell'aria. Era così diverso da
tutti i capi del villaggio che aveva incontrato, così dignitoso e
giusto, lei era innamorata di lui. Era un uomo che deteneva un potere
tremendo, ma non lo teneva al di sopra delle altre teste. Ha
governato con assoluta autorità; era completamente diverso da tutto
ciò che aveva conosciuto. Nonostante lui dovesse ucciderla, si
sentiva protetta quando era vicino a lui.
"Mio
Signore!" Ha gridato, dopo averlo visto. Fece del suo meglio per
corrergli dietro mentre stringeva in mano le sue lunghe vesti.
L'azione poco dignitosa ha fatto sì che i servitori e i presenti si
facessero beffe mentre si scambiavano commenti meno che subdoli.
Sesshomaru l'aveva notato spesso negli ultimi tempi. Rin era molto
diversa da quelli del castello; non aveva la stessa educazione o
prestigio di coloro che vivevano qui o alloggiavano come ospiti.
Aveva una vita contadina prima di venire qui, e la grandiosità della
nobiltà non le era sfuggita. Eppure, invece di essere disgustato dal
suo comportamento, come lo era stato da altri, trovava la sua
sincerità accattivante. Decisa a cercarlo, il suo sorriso raggiunse
i suoi occhi in un modo che lui non aveva mai visto negli altri.
Sembrava sincera nella sua ricerca.
Non
l'aveva mai sperimentato prima; naturalmente, da giovane lord, aveva
sempre persone che lo circondavano, sia di grande importanza che
quelli che lo sfruttavano per salire la scala sociale. Lo disgustava
il modo in cui tutti in sua presenza cercavano modi per usarlo, per
affondare i loro ganci dentro di lui e trovare modi per prosciugarlo.
Per gli sciocchi che hanno osato una simile impresa si sono trovati
mutilati, o peggio. Era passato un po 'di tempo dall'ultima volta che
qualcuno aveva palesemente utilizzato i propri sforzi per ottenere
qualcosa da lui, tuttavia, ciò non ha impedito al suo intero
castello di cercare di mettersi dalla sua parte buona.
Ma
questa ragazza ... il suo istinto le diceva che era diverso. Quando
gli sorrideva, non era per secondi fini. Era come se fosse autentica
nel suo entusiasmo nel vederlo.
Rin
sorrise mentre si dirigeva verso il demone cane. Era sempre facile da
individuare nelle sue vesti squisite e nel suo aspetto sorprendente.
L'aria stessa intorno a lui era diversa e nobile. Gli corse incontro.
Il
demone cane non disse nulla in segno di riconoscimento, ma la guardò
da capo a piedi, poi proseguì per la sua strada. Aveva un aspetto
indefinitamente migliore nei suoi vestiti di quando l'aveva vista per
la prima volta. Le vesti bianche che indossava al loro primo
incontro, sporche di sangue e di qualità scadente non sono servite a
nulla per nascondere il suo corpo o mostrare la morbidezza della sua
pelle. Represse rapidamente la soddisfazione che lei stesse meglio
sotto le sue cure.
Mentre
continuava, Rin si trascinò dietro, facendo una veloce
conversazione.
"State
passando una buona giornata, mio signore?" Ha chiesto, la sua
domanda ha incontrato il silenzio. "Il tempo è meraviglioso
oggi. Ero fuori dalle scuderie da A-Un, e sembravano di buon umore.
Io-"
"Perché
mi segui?" Aveva chiesto, Rin lo seguiva nel corridoio.
"Vorrei
solo conoscervi meglio, mio signore." Sesshomaru guardò
attentamente la ragazza, cercando di determinare se ci fosse un
complotto dietro le sue motivazioni. Il suo profumo salì per
l'imbarazzo e con grande sorpresa del demone cane, un vago accenno di
lussuria.
"A
cosa servirebbe?"
Perché
la ragazza designata per morire, la ragazza destinata a essere la sua
festa, si stava interessando a lui? I conigli desiderano ardentemente
conoscere il lupo? La ragazza era masochista? Stava cercando di
mettersi dalla sua parte per evitare la sua morte? Pensava che se lui
l'avesse conosciuta, personalizzato il sacrificio, avrebbe reso il
suo massacro più difficile?
Rin
si strinse nelle spalle. "Mi piace stare in vostra compagnia,
mio signore." Gli fece un sorriso. "Trovo che voi siate un
uomo straordinario. È molto interessante guardarvi durante la tua
giornata! Ho visto solo uomini faticare nel lavorare la terra, quindi
stare qui per me è quasi come vedere un mondo diverso." Rin
prese fiato per calmarsi prima di parlare di nuovo, più a se stessa
che a lui. "E ... mi sento a mio agio vicino a voi. Quando vi
vedo, provo un senso di pace." Guardò a terra, un leggero
rossore le salì sulle guance, il suo profumo che si fece più
intenso. "V-vi dà fastidio, mio signore ?!" Ha chiesto
rapidamente. "Non intendo-"
Sesshomaru
annusò l'aria, cercando una traccia di una bugia. Non fu sorpreso di
trovarne nessuno. "Fai come vuoi." Rispose guardando in
avanti e continuando a camminare. Il leggero profumo della sua
eccitazione mescolato alla sua onestà era piuttosto difficile da
sopportare; non aveva mai abbracciato un essere umano prima e non
aveva intenzione di iniziare adesso. Eppure la notte, quando
ripercorreva gli eventi della giornata, l'odore di lei ancora sui
suoi vestiti, scopriva che non gli dispiaceva il suo profumo.
In effetti, più ci pensava, più pericolosamente si avvicinava
all'idea di una amante umana. Sesshomaru sapeva nel profondo che non
doveva succedere, non poteva accadere in nessuna circostanza, e la
migliore azione sarebbe stata ucciderla e porre fine a quella stupida
infatuazione.
Nonostante
il suo status di leader, non aveva la forza di farlo. Con il passare
dei giorni, scoprì che gli piaceva la sua compagnia, anche quando
lei chiacchierava senza meta come faceva ora.
Sì,
non importava se lei lo seguiva in giro come un animale domestico,
qualcosa a cui poteva dare una pacca sulla testa e assecondare quando
voleva; era un piacere colpevole ma con una data di scadenza. Non le
avrebbe svelato i suoi affari o questioni private. Qualsiasi
informazione che avesse appreso sarebbe morta con lei comunque
presto. Inoltre, era arrivata ad anticipare la sua figura dietro di
sé come un'ombra; era inquietante ammettere che vederla lì vicino
gli dava un senso di tranquillità. Rin fece un lieve sorriso e
rispettosamente lo seguì. "Qual è il vostro clima preferito,
mio signore?"
Sesshomaru
represse una risata. Quand'è stata l'ultima volta che gli era stata
posta una domanda così semplice? Rin non era una ragazza semplice -
lo sorprendeva spesso con la sua premura e la sua arguzia. Tuttavia,
la conversazione in cui lo aveva coinvolto era completamente diversa
dai demoni scagliati che chiedevano azione e guerra, le bestie
piumate che gli inviavano minacce vuote o le donne cortigiane che si
gettavano ai suoi piedi, cercando di farsi strada con parole dolci
nella suo camera da letto. L'approccio di Rin era onesto e
rinfrescante, e gli faceva venire voglia di impegnarsi, un'impresa
che stava rapidamente diventando il pettegolezzo della tenuta.
"Mi
godo al meglio la notte. Quando il cielo è limpido e l'aria
frizzante."
La
ragazza annuì. "Sì, questo ha certamente un fascino!"
"E
tu?" chiese, mantenendo la sua visione davanti a sé. Anche se
faceva una domanda, aveva ancora un'aria di distacco. Aveva sorpreso
persino lui stesso di essere impegnato in una conversazione così
semplice, e stranamente si stava divertendo. Quando è stata l'ultima
volta che ha chiesto le simpatie e le antipatie di qualcuno? Quand'è
stata l'ultima volta che gli è importato? Rin sorrise in risposta e
il demone cane sentì un dolore insolito al petto.
"Il
mio preferito è subito prima di un temporale." Lei rispose.
"Quando puoi sentire l'odore della pioggia."
Il
signore inarca un sopracciglio. "Lo trovo inaspettato. Sei
sicuro che non ti piacciono il sole e gli arcobaleni, come fanno
tutte le ragazze sciocche?"
"Chi
non gode del sole, mio signore?" Lei rise. "Mi piace di più
il tempo tempestoso. L'aria sembra carica come se stesse per
succedere qualcosa."
"
Lo è." Ha risposto seccamente. " È una tempesta."
Rin
rise. "Siete inaspettatamente divertente, mio signore."
Sesshomaru
raddrizzò la schiena, sentendosi a disagio. Divertente non era una
parola per descriverlo.
"Mio
signore, qual è il vostro piatto preferito?" Chiese con
entusiasmo, imperterrita dal suo cambiamento di comportamento. "Stavo
pensando che potevo prepararlo, se non vi dispiace! Quando tornavo a
casa nel villaggio, cucinavo spesso."
"La
mia cucina è piena fino all'orlo di capi. Dì loro semplicemente
cosa vorresti che fosse fatto e loro lo faranno."
Rin
si morse il labbro inferiore. "Ma vorrei farvi qualcosa con le
mie mani. Non ha significato se non lo faccio io."
Il
signore annusò l'aria, cercando di decifrare se ci fosse del male
dietro la sua richiesta. Come sempre, non ne ha rilevato nessuno.
Ogni volta che metteva alla prova le sue motivazioni, era scioccato
nel trovare le sue intenzioni sincere.
Guardandola
dall'alto in basso, la donna desiderosa di saperne di più su di lui,
la donna sempre pronta ad accontentarlo con la sua genuinità, la
donna che arrossiva così facilmente quando riceveva una parola
gentile, Sesshomaru si sentì provare una debolezza che non sapeva di
avere.
"Fai
come desideri." Rispose. Lei lo ripagò con un sorriso luminoso
e Sesshomaru dovette nascondere il suo.
~.
~
Oggi
è era il giorno.
O
Doveva esserlo.
Era
lì da tre settimane, tre lunghe e brutali settimane passate a
sentire la sua risata, la sua gioia che riecheggiava nei corridoi e
nelle stanze illuminate che da tempo erano diventate buie. Tre
settimane di vederla in giro, genuina e piena di vita, piacevole e in
pace ovunque andasse. Anche nel sonno, non trovava riposo, il suo
sorriso lo perseguitava nei suoi sogni, facendolo girare e voltarsi
dall'indecisione. Tre settimane ascoltando le sue battute, annusando
il suo profumo. Tre settimane per vedere la sua forza e notare la sua
fragilità.
Tre
settimane per averla nella sua ombra. Tre settimane passate a
studiarla in silenzio, prendendo nota dei suoi movimenti quando non
se ne accorgeva. Tre lunghe settimane per memorizzare il modo in cui
lei arrossiva, il modo in cui il suo profumo si è acuito alla minima
provocazione in modo che lui potesse pensarci durante la notte.
Erano
state tre settimane gloriose e pericolose.
I
suoi consiglieri lo avevano tormentato, giorno dopo giorno, sulla
"questione". Sentivano che sembrava brutto ai nobili,
mostrava una mancanza di impegno da parte sua per il contratto di
lunga data. Ovviamente li congedò facilmente, calmando le loro
preoccupazioni con scuse come quella che non aveva appetito o le
stesse facendo mettere un po' di carne sulle ossa prima del
banchetto. Ma in realtà, aveva imparato a godere della sua
compagnia. Durante il giorno in cui doveva occuparsi dei suoi affari,
si ritrovava a chiedersi cosa stesse combinando la ragazza. A volte,
se ascoltava attentamente, riusciva a cogliere il suono di lei che
rideva o cantava, e interrompeva coloro che lo circondavano,
chiudendo gli occhi e ascoltando la felicità temporanea.
Trascorreva
le sue giornate nelle sue stanze, chiedendosi quando avrebbe
incontrato lei, la ragazza che aveva improvvisamente raggiunto la sua
casa. Sarebbe uscito nei corridoi e sarebbe stato colpito dal suo
profumo, dalla fragranza leggera e pulita dei fiori d'ambra, e la sua
testa sarebbe stata riempita solo da lei.
Era
pericolosa.
L'aveva
scoperto da sola mentre l'aveva guardata dalla finestra un giorno.
Raccoglieva fiori dal giardino, scegliendo con cura quelli giusti per
il suo bouquet. I suoi capelli le caddero sulle spalle mentre si
asciugava una goccia di sudore dalla fronte. Ha trovato il fiore che
stava cercando e ha sorriso.
Allora
lo sentì; il dolore nel suo cuore. Si rifiutava di ammettere che gli
sarebbe mancata la sua presenza quando fosse giunto il momento,
rifiutò di ammettere che gli piacevano le loro chiacchiere, le sue
battute spensierate e, a volte, osservazioni molto premurose e
mature. Si rifiutava di ammettere di nutrire qualcosa di simile alla
simpatia per un' umana.
Quel
giorno era uscito per schiarirsi le idee, per scacciare i pensieri
vili che cominciavano a sopraffarlo. Ma quando entrò nelle sue
stanze, il fresco profumo floreale attirò la sua attenzione.
Seduto
sul tavolino c'era il bouquet che aveva raccolto prima. L'aveva
osservata, così attentamente, raccogliendo felicemente quei fiori
... per lui.
Fu
allora che seppe che era ora. Se fosse rimasta più a lungo, sapeva
che avrebbe iniziato a provare un attaccamento. Era già abbastanza
pericoloso così com'era. Quella notte disse a Jaken di iniziare con
i preparativi. Il suo servitore lo guardò con un senso di shock, poi
chinò la testa e disse: "molto bene, mio signore".
Sesshomaru
aspettò, pensando che sarebbe venuta nella sua stanza, implorando di
lasciarla vivere. Se fosse andata via, lui l'avrebbe lasciata andare.
Ascoltava bene i segni dei suoi passi, i suoni del suo pianto, ma più
ascoltava, trovava ancora il silenzio. La ragazza era sempre stata in
pace con il suo destino.
Quella
notte dormì avvolto dal profumo floreale della stanza, con il cuore
che gli rodeva il senso di colpa.
L'avevano
preparata, l'avevano bagnata con i profumi che lui preferiva, non
quegli orribili profumi con cui gli umani l'avevano ricoperta. Nelle
ultime due settimane aveva cominciato a profumare come lui, come se
appartenesse al suo castello, a casa sua.
Ora
doveva incontrarla per porre fine alla sua vita.
Nonostante
la totalità del suo personale e la nobiltà demoniaca sapessero che
oggi sarebbe stato il giorno in cui avrebbe finalmente divorato il
sacrificio, aveva ordinato di non interromperli. Per qualche ragione,
sentiva che questo sarebbe stato un atto intimo, a differenza dei
suoi predecessori. Forse era perché conosceva il suo pasto, aveva
imparato il suo nome e aveva studiato le sue abitudini.
Così
si sedette sulla sua grande sedia, la stessa di prima. Invece di
sedersi annoiato e infastidito, sedeva rigido e pieno di aspettative.
Oggi
sarebbe stato l'ultimo giorno in cui l'avrebbe vista.
I
piccoli passi di Jaken echeggiarono lungo il corridoio mentre portava
Rin nella stanza. Sembrava agitarsi, come se non fosse del tutto a
suo agio con la sua responsabilità.
"Be',
è ora che questa terribile storia finisca! Non ho mai sentito
parlare di un sacrificio che si protrae per così tanti giorni.
Disgraziata!"
Rin
sorrise semplicemente mentre si trascinava dietro.
"Sì,
ma comunque mi sono divertita qui. Sono contento di averti
conosciuto, maestro Jaken."
"Eh,
sì, beh .." mormorò Jaken mentre cercava di contenere il suo
atteggiamento agitato. Prese la maniglia della porta, prima di
voltarsi a guardare la ragazza. "Non è stato del tutto
spiacevole conoscerti ... anche se sei un' umana." Rin sorrise e
lui aprì la porta.
"Mio
Signore!" La voce di Jaken echeggiò nella stanza vuota. "Ti
presento il sacrificio di quest'anno-" Sesshomaru lo interruppe
prima che potesse continuare.
"Lasciaci."
"E,
sì, mio signore." Jaken si voltò, lasciando Rin in compagnia
del demone cane.
Era
vestita con abiti color lavanda, di seta delicata, più fine di
qualsiasi altra cosa che Rin avesse mai provato o indossato in vita
sua. Era un delicato contrasto con i suoi capelli castani e gli occhi
color cioccolato. Ha dato alla sua pelle una carnagione cremosa. Era
bellissima nella stanza buia, un raggio di grazia e luce di cui lui
non sapeva di aver bisogno.
Gli
sorrise e gli fece male. Per qualche ragione, osservare la serenità
sul suo viso, la gentilezza nella sua anima, quanto fosse genuina e
senza paura di lui quando lei sorrideva ... gli faceva male.
"Buongiorno,
mio signore."
Non
sembrava che fosse il suo ultimo giorno, forse una delle ultime cose
che avrebbe detto nella sua vita. Lo salutò come se fosse un'altra
mattina. Alzò gli occhi, vagando per la camera. "Sembra diverso
dall'ultima volta. Sono contenta che saremo solo noi due."
Sesshomaru
le rispose in silenzio, ancora seduto rigido sulla sedia. Rin deglutì
a fatica, poi cadde a terra.
"Lei
supplicherà" pensò. Alla fine, gli chiederà di risparmiarle
la vita e, come il benevolo signore che era, avrebbe accolto la sua
richiesta.
Glielo
avrebbe permesso.
"Grazie,
Signor Sesshomaru, per la vostra ospitalità in queste ultime 3
settimane. Non mi aspettavo di averli con voi, ma mi è piaciuto
molto essere al vostro fianco e sotto le vostre cure. Li avete resi
veramente piacevoli e farò tesoro dei ricordi."
"E?"
Rin
si morse il labbro mentre aggrottava le sopracciglia, cercando di
pensare a cosa dire. Lo guardò e sorrise. "Per favore,
mangiatemi bene, e a vostro piacimento, mio signore."
Sesshomaru
si alzò dal suo posto e si avvicinò a Rin, ancora basso a terra.
D'impulso, Rin alzò la testa per guardarlo, un lieve sorriso sulle
labbra, le lacrime che le annebbiavano i grandi occhi marroni.
"Hai
paura?" Chiese, asciugandole una lacrima.
"No,"
rispose lei, scuotendo la testa. Tremando, sollevò la sua piccola
mano per cullare la sua, premendola contro la sua guancia. "Mi
mancherete, mio signore. I nostri destini sono legati insieme. Spero
che potremo incontrarci di nuovo in un'altra vita." Gli lasciò
la mano e si asciugò le lacrime rimanenti. Si lisciò le vesti,
proprio come aveva fatto quel primo giorno, poi lo guardò negli
occhi.
"Sono
pronta quando lo siete voi, mio signore."
All'improvviso,
si trovò di fronte alla consapevolezza che non l'avrebbe fatto, non
poteva andare fino in fondo. Era in ginocchio, in attesa che lui la
divorasse. Stava aspettando la sua morte, chiedendo di incontrarlo di
nuovo in migliori condizioni nella prossima vita.
Dannazione
a tutto, non voleva questo! Era un atto inutile e antiquato per
cominciare, uno a cui non aveva mai avuto molto interesse. Ma Rin ...
così forte e felice, così pronta ad affrontare il suo destino ... e
così completamente sola che quelle poche settimane di compagnia
l'avevano influenzato enormemente ... Le voltò le spalle,
massaggiandosi le tempie. Gli dei sapevano che non poteva restare qui
al castello, e lui sarebbe stato dannato se lei fosse morta oggi per
mano sua. Ma non voleva svegliarsi l'indomani e sapere che lei se
n'era andata dal mondo.
Non
poteva averla in questa vita, ma questo non significava che la sua
dovesse finire adesso. Sarebbe bastato sapere che stava sorridendo da
qualche parte nel mondo, anche se lui non poteva più vederlo.
"Hai
del veleno nel tuo sistema?" La interrogò, tornando alla sua
obiezione originale di tre settimane fa. Non aveva molto senso,
doveva ammetterlo. Se si sospettasse del veleno, verrebbe dal suo
personale o dai nemici, usandola come mezzo per raggiungerlo. Nessun
umano potrebbe resistere a un veleno ritardato e lento come quello, e
certamente non una ragazza così fragile e debole.
"C-cosa?"
Chiese Rin allarmata, gli occhi spalancati per la confusione.
"Hai
del veleno nel tuo sistema?" Comandò, ogni parola dolorosamente
lenta.
"No-Certo
che no!"
"Posso
sentire l'odore della malattia sulla tua pelle. Dimmi, gli umani ti
hanno avvelenato per cercare di liberarti di me?"
"Mio
signore, non lo farei!" Si portò la mano sul cuore sul serio.
"Non proverei mai a ferirvi, mio signore!"
"Mio
Signore?" Ha ripetuto. "La tua lealtà non cade su di me,
ma sugli umani. Non voglio un'umana che ha tentato di tradirmi. Sappi
che gli intrugli umani non hanno effetto su di me. Un tradimento
inutile!"
"Signor
Sesshomaru, per favore, vi prego di credermi, non vi farei mai del
male consapevolmente."
"E
perché dovrei crederti?"
"P-Perché
io-" Rin arrossì copiosamente. "Mi importa di voi, mio
signore." Si morse il labbro, evitando il contatto visivo.
"Inoltre! Sono venuto qui e non mi avete rilevato il veleno -
perché adesso -?"
Sesshomaru
era ansioso di cambiare argomento, la sua improvvisa ammissione gli
causava un dolore insolito nel suo cuore. "Quindi accusi uno dei
miei collaboratori? I miei fedeli sudditi?"
"No,
mio signore!" Disse con un singhiozzo nella voce. "Non
proverei mai a farvi del male. Per favore," pregò, "credimi".
Il
suo corpo tremava di passione e onestà, i suoi occhi castani pieni
di lacrime. Sesshomaru dovette chiudere gli occhi per evitare di
guardarla.
"Vai."
Egli ha detto. "Vattene subito da qui."
"C-cosa?"
Ha chiesto con confusione e dolore risuonando nella sua voce.
"Devi
lasciare la mia dimora subito. Torna al tuo villaggio." Le voltò
le spalle quando sentì un piccolo strattone sulla manica.
"Non
potete rimandarmi indietro!" Le sue parole stavano uscendo l'una
dopo l'altra, uscendo in preda al panico. "Per favore, non
rimandarmi indietro!"
"Allora
sei venuto qui con uno scopo?" Disse con un ringhio: "Sappi
che i veleni umani sono deboli contro di me, e la tua morte sarà
brutale per la tua disobbedienza!"
"Mio
signore, non sono avvelenata! Sono venuto qui come sacrificio-"
"Vai
dalla tua famiglia."
"Non
ne ho. Non ho parenti nel mio villaggio. Se mi rimandate indietro, mi
uccideranno!"
"Allora
alla fine muori!" Disse, pieno fino all'orlo di impazienza.
"Questo è il tuo destino." Strinse gli occhi mentre le
tirava la manica dalla presa. "Non mi riguarda." Le passò
accanto, dirigendosi verso la porta.
"Penseranno
che sono scappata!" Lei ha chiamato. "Mi picchieranno a
morte! La morte per mano tua, anche con rabbia sarebbe più gentile!
Gli uomini- Gli uomini-"
"Silenzio!"
Urlò. "Jaken! Rimandala al suo villaggio. Non desidero vedere
di nuovo la sporcizia umana nella mia casa."
"Per
favore, mio signore!" Adesso le lacrime le scendevano
liberamente sul viso, la ragazza che sembrava così forte gli
implorava la morte. Jaken l'afferrò, costringendo il suo piccolo
corpo a uscire dalla camera vuota. Sesshomaru poteva sentirla
ansimare anche dopo aver lasciato la tenuta.
~.~
Dopo
un po', Jaken tornò, uno sguardo solenne che rovinava i suoi
lineamenti. Era stato difficile convincere la creatura a calmarsi
abbastanza da non fare una scena. Quando lui le voltò le spalle, lei
soffocò un addio in lacrime, chiamandolo padrone Jaken e
ringraziandolo per la sua gentilezza.
A
lui non gli stava bene.
"È
fatto, mio signore. È stata mandata al suo villaggio."
Sesshomaru
sedeva su una sedia dallo schienale alto, un bicchiere di sakè nella
mano artigliata. Aveva bevuto dopo il calvario e, per quanto ne
avesse consumato, non riusciva a togliersela dalla sua testa; le sue
parole erano un continuo ripetersi nella sua testa.
"E
ci è arrivata tutta intera?" Chiese, con la gola piuttosto
secca.
"Io-io-non
lo so mio signore. Non l'ho seguita fino al confine. Agli
inservienti è stato detto di portarla al confine del territorio dei
demoni."
Il
signore dei demoni sospirò, sia stanco che stufo dell'incompetenza
dei suoi sudditi. "E lei come stava?" Chiese.
"Meno
che grata, quella schifezza umana! Com'è tipico – lei mostra una
misericordia senza precedenti e Rin invece piangeva e si lamentava -
proprio come un umano!"
Sesshomaru
rimuginò sulle parole di Jaken. "Ha pianto, vero?" Chiese,
agitando il sakè nel bicchiere. Non stava guardando il suo fedele
servitore, guardava di lato come se cercasse lei nella stanza vuota.
"Sembrava
triste, mio signore. Se me lo chiedete, avete fatto la cosa giusta.
Qualcosa di sbagliato in quella, c'è! Avere più paura di un umano
che di voi- Eh, carne marcia! Questo è quello che dico da molto
tempo. Il prossimo anno ... "
"Non
ci sarà nessun 'anno prossimo', Jaken. La tradizione del sacrificio
finisce qui."
"Ma
mio signore!"
Gli
stretti occhi color ambra mandarono un brivido lungo la spina dorsale
della creatura. "La mia parola è definitiva."
"C-certo!"
Jaken balbettò. "C'è qualcos'altro che posso fare per voi, mio
signore?" Ha chiesto gentilmente. Sesshomaru alzò la mano per
salutare il suo servitore, senza mai preoccuparsi di guardare nella
sua direzione. La creatura verde si inchinò, lasciando il demone da
solo nella camera in silenzio.
Poteva
ancora annusarla, ancora percepire il profumo delle sue lacrime. Era
come se la tenuta fosse diventata più fredda durante la sua assenza.
Erano passate solo poche ore ed era già meno gioioso di prima. Aveva
fatto la cosa giusta - l'aveva liberata - e per qualche motivo si
sentiva vile come se l'avesse uccisa.
Aveva
così paura degli umani? La domanda continuava a perseguitarlo, anche
dopo aver lasciato la sala delle udienze dopo aver consumato il pasto
serale e sia nel suo letto. La sua paura era così grande, così
intensa che lo supplicò, lo pregò di ucciderla. La morte per mano
sua sarebbe stata più gentile, aveva detto.
Quindi
gli umani l'avrebbero uccisa. Ne era certa.
Per
cosa l'aveva rilasciata? Che senso aveva infrangere la tradizione,
sopportare le lezioni del suo consiglio se alla fine lei sarebbe
morta? Non l'aveva liberata in modo che il suo sorriso potesse
continuare nel mondo?
Mentre
il sole del mattino si alzava più in alto nel cielo, spazzando via
il profondo velluto della notte, il pensiero di lei continuava a
tormentargli la mente. Si ritrovò a indossare la sua armatura da
battaglia ore prima del bisogno. Passi lenti e silenziosi scesero
alle scuderie.
"A-Un."
Chiamò il drago a due teste. La bestia si risvegliò dal sonno,
scrollandosi di dosso i sogni per il loro padrone. "Dobbiamo
congedarci."
~.~
Rin
si diresse verso il cancello del suo villaggio, il luogo che aveva
chiamato casa da 16 anni, ma da cui non aveva mai sentito un briciolo
di calore.
Per
tutta la vita, ha conosciuto il suo destino. Era la figlia del capo
del villaggio; era venuta al mondo dopo la sua amata sorella
maggiore, nata con lo scopo di prendere il suo posto. Doveva essere
Aoi il sacrificio, non lei. Ma Aoi era una bambina carina, con grandi
occhi neri e capelli neri e lisci. Da bambina le sue guance erano
carnose e il suo temperamento dolce. I suoi genitori erano stati così
innamorati di Aoi che non volevano mandarla via per farla diventare
una cena per demoni; Non appena furono in grado, fecero in modo da
concepire un altro bambino, pregando gli dei di lasciare che fosse
una ragazza. Quando nacque una figlia sana, i genitori di Rin
piansero. Non per il fatto che fosse nata il fagottino appena entrato
nel mondo, ma che Aoi sarebbe finalmente stata al sicuro.
Nascere
una figlia al capo del villaggio era una cosa pericolosa, tornando
indietro di 235 anni, i capi vicini stabilirono un programma per
offrire le loro figlie in sacrificio. Era un peso adatto solo a chi
era al potere. Quando si presentò il problema di Aoi, il padre di
Rin viaggiò per la campagna, implorando e supplicando i villaggi di
cambiare anno, di scambiare il sacrificio. Alla fine, aveva trovato
un capo con molte figlie, distaccato da tutti. In cambio di anni di
sacrifici commerciali, avrebbe ricevuto una notevole somma di denaro.
Il
padre di Rin pagò felicemente.
Quindi
la ragazza è cresciuta senza attaccamenti. Non le veniva mai dato
alcun giocattolo, a volte riceveva dei regali dalla sorella maggiore.
Desiderava ardentemente la compagnia di Aoi, ma le era stata data ben
poca. Ogni volta che Rin chiedeva di stare con lei i suoi genitori la
cacciava via, istruendo Aoi a non farsi coinvolgere da "quella
bambina". Presto anche gli altri genitori del villaggio
iniziarono a chiudere le porte a Rin e voltarle le spalle.
Trovava
conforto con gli anziani, era troppo debole per lavorare nei campi e
troppo sola per preoccuparsi di essere una bambina destinata alla
morte. Le raccontarono le storie del grande signore dei demoni,
quelle che l'hanno spaventata da bambina, ma che l'hanno affascinata
mentre cresceva. La lodavano quando faceva bene e la rimproveravano
quando sbagliava.
Ma
i suoi contatti più stretti erano sempre i primi ad andare via. Gli
anziani si ammalavano molto facilmente e molti di loro morivano. Rin
iniziò così a capire la perdita e la vita in tenera età.
Sinceramente,
si era sentita sollevata durante il lungo viaggio verso il castello.
Questa vita, questa esistenza stagnante sarebbe finalmente finita. Ha
pregato gli dei, chiedendo, nella sua prossima vita, di poter fare
amicizia con qualcuno, di poter chiacchierare allegramente e godersi
le conversazioni senza che le persone la guardassero come se fosse
maledetta. Ha chiesto agli dei se poteva trovare una casa, trovare un
posto a cui appartenere. Forse anche trovare l'amore. Se sacrificarsi
le avesse dato anche solo una minima parte dei suoi desideri, ci
sarebbe andata volentieri.
Eppure
eccola di nuovo, ai cancelli che non avrebbe mai pensato di vedere di
nuovo. Sperava che il Signor Sesshomaru non la buttasse fuori.
Avrebbe voluto abbracciarlo e salutarlo. L'aveva davvero trattata più
gentilmente di chiunque altro nella sua "casa". Non voleva
separarsi da lui rimanendo in cattivi rapporti. Non poteva ancora
credere che il suo signore l'aveva considerata in quel modo! Un
dolore le colpì il cuore. Non voleva che il signor Sesshomaru
credesse di essere una persona cattiva. Non gli avrebbe mai fatto del
male, non consapevolmente comunque.
Prendendo
un respiro profondo, spinse i grandi cancelli di legno ed entrò.
All'inizio
nessuno se ne accorse mentre entrava, ma non ci volle molto perché
qualcuno gridasse.
"S-Sacrificio!"
Chiamò, puntando un dito tremante in direzione di Rin, "Il
sacrificio è tornato!"
Non
ci volle molto perché il villaggio si radunasse, mentre le urla di
maledizioni le venivano scagliate contro come un'arma. Come poteva
tornare indietro? Come osa mostrare la sua faccia? Un uomo basso,
calvo e con la pelle abbronzata si fece strada verso la folla.
"Cosa
ci fai qui?" Suo padre ribolliva, la rabbia che si irradiava da
lui come onde.
"Il
signore mi ha lasciato andare." Rispose, la sua voce bassa.
"Il
'signore' ti ha lasciato andare?" rispose imitandola. "Ti
ho trattenuta per settimane, solo per poi lasciarti andare?! Non
mentirmi, ragazza!" Portò indietro la mano destra, e poi la
schiaffeggiò con forza. Le labbra di Rin si gonfiarono
immediatamente mentre il sangue le colava dalle labbra, come
conseguenza dello schiaffo sferratole dal padre. Barcollò per il
colpo ma riuscì a rimanere in piedi.
"L'ha
deciso lui!" Disse: "Non voleva mangiarmi la prima notte, e
gli ho tenuto compagnia-"
Un
altro schiaffo la fece cadere all'indietro. "Compagnia, dici! E
ti ha vestita di abiti eleganti per farti diventare la sua puttana!
Il demone ti ha rimandato indietro come merce danneggiata, non più
degna del sacrificio!"
"No!"
Lei gridò, le sue belle vesti ora coperte di terra. "Il signore
non avrebbe-!" Un rapido calcio al suo fianco mandò Rin in uno
stato di shock e le parole scomparvero dalle sue labbra.
"Spoglia
questa meretrice!" Suo padre gridò. "Torna da noi con
questi vestiti da puttana dopo che ha messo in pericolo tutte le
nostre vite!" La folla intorno a lei la derideva, gridando
parolacce e invocando la sua morte. Suo padre si inginocchiò, e con
voce bassa disse: "Ti pentirai del giorno in cui ci hai
incrociati, piccola. Allargare le gambe potrebbe averti salvato dalle
zanne del cane, ma non ti salverà dalla nostra ira."
Afferrandola per i capelli, la tirò in piedi. "Lascio a voi la
traditrice, mentre io vado a procurarmi un nuovo sacrificio!"
Spinse Rin verso la folla. Le sue richieste di aiuto caddero nel
vuoto quando lui voltò le spalle.
~.~
Poteva
annusare le sue tracce, sentiva la debolezza e la stanchezza nel suo
profumo mentre si faceva strada lungo il sentiero verso il suo
villaggio. Se l'era aspettato; dopotutto, gli umani erano creature
che si esaurivano facilmente.
Quello
che non si aspettava era il sangue, che lo colpì come una tonnellata
di mattoni. Il suo sangue. La terra, le rocce, l'aria stessa
sembravano esservi pregne. Abbandonò A-Un a favore dei propri piedi,
convinto di poter trovare la strada in modo migliore rispetto
bestia.
I
suoi occhi color ambra la individuarono facilmente, i suoi sensi gli
dissero che la massa rannicchiata a terra era lei, comprendendo cosa
fosse appena successo.
Il
suo corpo giaceva alla periferia del villaggio, malmenato e
insanguinato. Ogni centimetro di lei era ammaccato, pieno tagli e
ferite che rovinavano la sua pelle un tempo candida. Le vesti color
lavanda che aveva indossato poche ore prima le erano state strappate
di dosso, lasciando la sua carne nuda e visibile a tutti. Mentre i
suoi occhi vagavano su di lei, cercò un punto che non era stato
oggetto di abusi.
La
feccia non aveva risparmiato nessuna parte del suo corpo.
Sesshomaru
sentì la rabbia salire dentro di lui, i suoi occhi diventarono rossi
come il sangue incrostato sulla sua pelle. Puzzava di morte, ma...
non l'aveva ancora presa.
"Rin."
La chiamò, cercando di mantenere la voce calma. Il suo respiro era
superficiale e rotto. "Rin, devi rispondermi quando ti chiamo."
Comandò. Lentamente, Rin aprì gli occhi.
"Mio
... signore ..." sospirò, il viso contorto dal dolore. Si
sforzò di guardarlo, chiudendo le palpebre pesanti.
Sesshomaru
strinse la mascella, cercando di calmarsi dalla rabbia, dal dolore e
dal senso di colpa che stava provando. Si allungò e dal suo fianco e
tirò fuori Tenseiga, con la lama che pulsava furiosamente nella sua
mano. Lo chiamava per salvarla, proprio come stava facendo il suo
cuore. Sollevò la spada in alto, tagliando via i servi che stavano
tirando la sua anima. Allungandosi, le toccò la guancia, memore dei
suoi artigli, e asciugò un po 'del sangue secco, mentre i suoi occhi
si aprivano.
"M-mio
signore?" Ha chiesto a bassa voce.
"Adesso
sei al sicuro, Rin." Disse, con un nodo alla gola. Lei tremante
alzò la mano per coprire la sua. Perché quella ragazza umana lo
avesse intenerito così, non lo comprendeva. Ma tutto ciò che
importava era lei.
"Sono
stanca, mio signore."
"Hai
bisogno di molto riposo." Rispose. "E di un bagno."
Rimuovendo
rapidamente l'armatura, si scrollò di dosso la veste e la coprì con
cura, la seta drappeggiava sul suo piccolo corpo, facendola sembrare
una bambina. Delicatamente, più gentile di quanto sapeva di essere
capace, la prese tra le braccia, cullandola contro il proprio petto.
I suoi vestiti bianchi ora erano coperti di macchie di sangue e
sporcizia, l'odore offensivo della morte era addosso a entrambi.
Eppure non gli importava; tutto ciò che contava in quel momento era
che fosse arrivato in tempo. A-Un era vicino e il demone cane si
sedette sul drago. Quando Rin sentì la bestia prendere il volo,
strinse più forte Sesshomaru. Pigramente, pensò a come una volta
aveva pensato di portarla a fare un giro. Promise a se stesso che
l'avrebbe portata di nuovo quando lei si fosse ripresa. Si chiedeva
che tipo di faccia avrebbe fatto ma sperava che lei lo avrebbe tenuto
stretto di nuovo.
~.~
Rin
era stata lavata, le sue ferite curate e vestita con le vesti più
raffinate, il tutto a sua insaputa. La misero nel letto del demone,
con grande sconcerto del suo assistente, e dormì profondamente per
tre giorni senza svegliarsi una volta. Sesshomaru la osservava con
intensità, monitorando il suo respiro e controllando il suo profumo,
la preoccupazione che allacciava i suoi pensieri.
Il
primo giorno era stato incerto, tanto che Sesshomaru dovette usare di
nuovo Tenseiga. Le promise silenziosamente che non avrebbe lasciato
che qualcun altro le mettesse di nuovo le mani addosso. Non era
sicuro di quando avesse cominciato a provare sentimenti così
profondi per Rin; forse era stato il primo giorno, la prima volta che
lei lo aveva svegliato dalla noia monotona della sua vita tetra,
infiltrandovi sorrisi e dolcezza. Alla fine non aveva molta
importanza. Lei era qui adesso, e il suo cuore si tranquillizzò.
~.~
Rin
si svegliò, sentendosi pigra e dolorante, ma più che altro confusa.
Era stata riluttante a svegliarsi; aveva sognato il signore
Sesshomaru, che l'avvolgeva nella sua veste, la portava a casa sua e
poi la metteva nel suo letto. Era così realistico, aveva paura di
aprire gli occhi e incontrare la realtà - che era sola, che era
morta ... che era senza di lui.
Ma
con suo grande stupore, trovò il cane demone appollaiato in fondo al
suo letto, che la osservava attentamente.
"Ti
sei svegliata." Affermò, la sua voce molto più roca di quanto
lei avesse mai ricordato.
"…Sì."
Rispose, incerta se fosse ancora in un sogno.
"Come
ti senti?" Chiese, i suoi occhi ardenti di curiosità.
"Dolorante,
mio signore. E un po' assetata."
Sesshomaru
annuì, poi si alzò bruscamente. Prese un bicchiere d'acqua dal
tavolo, le si avvicinò e si sedette sul bordo del letto. "Bevi."
Ordinò, porgendole il bicchiere. Chinò la testa in segno di
ringraziamento e bevve un sorso, guardandolo mentre lo faceva.
"Hai
qualcosa da dire." Non l'ha fatta come una domanda, anche se lo
era.
"Mio
signore, perdonatemi ..." iniziò, non riuscendo a trovare le
parole giuste. "Sono un po 'confusa."
Sesshomaru
inarcò le sopracciglia, indicando che avrebbe dovuto continuare.
"Beh, non so come sono arrivata qui ... sono morta?" Ha
chiesto senza mezzi termini. "Sono in un sogno, mio signore?"
"No."
Rispose severamente. "Ti ho riportato indietro dall'orlo della
morte con la spada di mio padre."
"Incredibile
..." disse in soggezione. Il Signor Sesshomaru è stato davvero
fantastico. "Ma ... perché, mio signore?"
"Stavi
morendo." È arrivata la sua semplice risposta.
"Perché
siete venuto a cercarmi? Perché mi avete salvata?"
Sesshomaru
la guardò, i suoi grandi occhi marroni cercarono i suoi. "Mi
hai intenerito, Rin. Durante il nostro tempo insieme, mi hai cambiato
il cuore." Sentì la ragazza sussultare; trovando difficile
guardarla direttamente, scelse di guardare di lato. Era la prima
volta che si sentiva così vulnerabile e onesto. "Non ho mai
conosciuto qualcuno che avesse un effetto così su di me. Non ho mai
gradito una compagna al mio fianco. Se non fossi stata umana, questa
sensazione sarebbe stata più facile da gestire." Ha ammesso.
Rin abbassò lo sguardo, come se si vergognasse. "Mio padre si è
innamorato di un essere umano anni fa, ed è stata la sua rovina. Per
anni non ho provato altro che disgusto e disprezzo per lui. Era il
più grande demone, ammirato da tutti, ed è caduto preda di una
donna umana . Ho giurato di non vivere mai i suoi errori ... "
Sesshomaru
si voltò a guardare Rin. Con attenzione, le mise una ciocca di
capelli dietro l'orecchio, facendole un sorriso dolce. "Adesso
sento di capirlo. Anch'io ho trovato qualcuno di prezioso."
Rin
si sentì come se il suo cuore stesse per uscire fuori dal petto.
"Pr-prezioso?"
Balbettò.
Sesshomaru
guardò la ragazza spaventata davanti a lui; non aveva mai
considerato il fatto che lei potesse in effetti non essere
interessata. Rin divenne rosso vivo, tenendo gli occhi incollati al
pavimento.
"Dillo
chiaramente, mio signore. Se non lo fate, non vi capirò."
Spostando
le sue dita artigliate lungo il suo viso, le afferrò il mento,
delicatamente, costringendola a guardarlo. Il demone cane si avvicinò
lentamente, le sue labbra pallide sfiorarono leggermente quelle
piene.
"Voglio
che tu diventi mia." Era poco più di un sussurro, ma per Rin
era sufficiente. Erano le parole che aveva solo sognato di sentire.
Fin dall'inizio era stata innamorata del demone; lui non era affatto
quello che si aspettava. Non la grande bestia che l'avrebbe divorata
con il suo morso o il mostro feroce che si insinua nel letto di
notte. Era un uomo, uno con una vena di gentilezza mai vista dagli
altri intorno a lui. Un uomo stoico, che aveva semplicemente bisogno
di essere tirato fuori dal suo guscio. Un uomo così lontano da
coloro che lo circondavano da non avere né amicizia né cameratismo
nemmeno nel suo castello. Era un uomo intoccabile e quindi
inavvicinabile. Rin sapeva fin troppo bene cosa significa essere un
outsider anche a casa propria. Mentre lo osservava, scoprì sempre di
più uno spirito affine al suo. Condividevano una solitudine comune,
silenziosa a cui non si sarebbe mai potuta dare voce. Più tempo
trascorreva con lui, più seguiva il demone cane, più lo voleva.
Diventò egoista nella sua ricerca di lui, desiderava essergli più
vicina, voleva conoscere le sue simpatie e antipatie ... voleva solo
stare al suo fianco.
Non
era una sciocca. Sapeva che sarebbe dovuta morire, sapeva che era
destinata a soccombere per lui, e per tutta la vita ne era stata
contenta. Eppure, col passare del tempo, iniziò a provare amarezza
per il suo destino.
Voleva
stare più tempo con lui.
Voleva
stargli vicino, anche se solo un giorno in più. Voleva vederlo
planare, voleva sentire la severità della sua voce quando parlava
agli altri, voleva godersi la quiete dei giardini con lui. Ogni
giorno che passava, ogni minuto che passava, si ritrovava a sentire
che non era abbastanza.
Quando
ha sentito la notizia della sua data di morte, è stata quasi
sollevata. Era difficile portare un amore intoccabile. Trovò
conforto nel fatto che sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto.
E
quando l'ha liberata ...
Era
stata una condanna a morte, anche se forse non lo sapeva. Se il
villaggio non l'avesse picchiata a sangue, sapeva che il suo cuore si
sarebbe spezzato per la sua improvvisa partenza dalla sua vita.
Alla
fine, era una ragazza sciocca, con speranze sciocche e sogni
impossibili.
Eppure
eccola qui ora, per qualche miracolo, seduta sul letto del signore,
vestita di abiti eleganti mentre lui sedeva vicino, le sue dita che
le accarezzavano la guancia mentre le sue labbra danzavano sulle sue.
L'aveva
detto, vero? Il Signor Sesshomaru aveva detto che provava lo stesso
affetto che aveva lei?
Allungò
una mano tremante e gli premette il palmo sul petto, allargando le
dita sul territorio sconosciuto. I suoi occhi seguirono la sua mano
mentre iniziava a muoversi più in basso, esplorando le dure pianure
che aveva solo sognato. Aveva bisogno di toccarlo, aveva bisogno di
spingere il limite per sapere che era vero. Un basso brontolio fece
uscire Rin dalla sua trance mentre guardava in alto per incontrare i
suoi occhi.
"Non
provocarmi. Non più e non ti garantisco che ti lascerò riposare
stanotte." Sesshomaru intrecciò le sue dita con le sue,
godendosi la morbidezza della sua pelle. Chinandosi per sussurrare,
le sue labbra sfiorarono il guscio del suo orecchio, facendola
tremare. "Devi guarire presto."
~.~
"Mio
Signore!" Urlò Jaken, correndo verso di lui in uno stato
frenetico. "Mio signore Sesshomaru!"
Il
rospo verde aveva messo con le spalle al muro Sesshomaru non appena
il demone cane aveva chiuso la porta di Rin dietro di lui. L'umana si
stava ancora riprendendo ed era in uno stato fragile. Si era appena
svegliata per la prima volta da giorni e aveva ancora bisogno di
riposo. E soprattutto, Sesshomaru aveva bisogno di una boccata
d'aria. Era travolgente avere il suo profumo che si mescolava al suo,
la ragazza umana sdraiata sul letto in attesa, il suo profumo
punteggiato da future promesse di piacere.
"Che
cos'è?" Chiese seccato
"Mio
signore, le voci!" Esalò: "Delle voci si stanno
diffondendo su di voi! Dicono che avete ripreso Rin perché la volete
come vostra amante! Continuo a dire che il nostro grande signore non
cadrebbe nei passi vergognosi di suo padre! Ma-!"
"Ne
ho abbastanza." Le parole hanno un taglio più affilato di
qualsiasi lama. Jaken raddrizza la schiena, cercando di ingoiare il
nodo alla gola.
"Mio-mio
signore-!"
"Non
c'è bisogno di dissipare le voci, perché sono vere. La prenderò
come mia amante." Lo disse semplicemente, ma con tutta
l'autorità che aveva comandato.
"Ma
lei era un sacrificio! Un'umana!"
"E
io sono il signore. Hai il coraggio di ostacolarmi?" Il demone
strinse gli occhi in una silenziosa minaccia.
"No-certo
che no, ovviamente no mio signore!" Jaken balbettò. "Ma
pensa a cosa diranno gli altri!"
"Non
ho interesse per le opinioni che hanno di me."
"Ma
non potete prenderla in sposa! È umana! Mio signore, questa è una
fantasia passeggera, anche vostro padre è caduto vittima di ... AH!"
Jaken balzò indietro mentre Sesshomaru sollevava la mano destra,
verde brillante di potere e veleno, pronto a colpire. Il suo viso era
contorto dalla rabbia e dall'irritazione.
"Se
apprezzi la tua vita, smettila di parlare."
"S-s-s-sì!
Mio signore!"
Abbassando
la mano, Sesshomaru guardò oltre Jaken, usando i suoi sensi per
distinguere i passi in avvicinamento.
Qualcosa
stava arrivando. Non ce n'erano molti, almeno una dozzina. Non
percepiva alcun potere, nessuna aura che violasse la sua terra, ma
non si sbagliava. Gli intrusi stavano mettendo piede nel suo
territorio.
Ed
erano umani.
"Mio
signore Sesshomaru?" Domandò Jaken.
"Lasciateli
venire." Ha risposto. "Li incontrerò al cancello."
~.~
"Grande
signore dei demoni!" Una voce maschile gridò, a una certa
distanza dal castello. "Veniamo da te pentiti, qui per
correggere un nostro errore!"
Sesshomaru
era in piedi di fronte a loro, l'oratore in piedi da solo mentre una
dozzina di uomini si rannicchiavano dietro di lui, facendo del loro
meglio per non sembrare spaventati. Non disse nulla, costringendo
l'umano a continuare.
"Noi
... ci siamo resi conto solo troppo tardi che il sacrificio era
sfuggito. Siamo dispiaciuti che ciò sia accaduto e ti preghiamo di
risparmiare i nostri villaggi e proteggerli! Ti abbiamo portato un
nuovo sacrificio!". Fece cenno agli uomini dietro di lui e loro
vennero davanti, spingendo due donne tremanti, vestite con lo stesso
abito bianco di Rin. Sesshomaru guardò dall'uomo alla donna, i suoi
occhi impiegarono poco tempo a soffermarsi sulle creature spaventate
prima di tornare dal portavoce.
"Ti
chiediamo, umilmente, di trascurare questo errore, e prendi queste,
prendi questi sacrifici in sostituzione. Ti preghiamo di mangiarli
bene e di lasciarci in pace!"
Dopo
un momento in cui nessuna delle due parti diceva niente, uno degli
uomini nella parte posteriore sussurrò: "la bestia parla? Forse
non ci capisce." Sesshomaru strinse gli occhi.
"Chi
è stato responsabile del sacrificio di questi anni?"
Il
portavoce si fece avanti, inchinandosi profondamente. "Sono io!"
Sesshomaru
fece passi cauti e misurati. "Mi hai risparmiato il viaggio.
Stavo per cercarti." Una mano veloce scattò fuori, afferrando
l'uomo per la gola. Sesshomaru lo sollevò in aria, stabilendo un
contatto visivo con la vile creatura.
"L'hai
picchiata. Hai osato mettere le tue mani sporche su Rin" Lasciò
che gli artigli lo penetrassero, rivoli di sangue gli scorrevano
lungo il collo.
"Lascialo
andare!" Gli uomini gridarono, alcuni addirittura si fecero
avanti in difesa. Senza sforzo, Sesshomaru usò l'altra mano per
respingerli mentre il veleno volava fuori dai suoi artigli. L'odore
della carne bruciata profumava l'aria mentre le grida di uomini e
donne gridavano di dolore e di orrore.
"La
picchi e lasci che gli altri facciano lo stesso." Disse
Sesshomaru, la sua attenzione non lasciò mai l'uomo nella sua presa.
"L'hai spogliata, hai messo a nudo la sua carne e hai abusato
di lei. Non ti mostrerò pietà."
"Voi
... lei se n'è andata ... voi ..." L'uomo lottò per uscire.
Sesshomaru fece un ghigno minaccioso.
"L'ho
lasciata andare. Ma ora, la riprendo."
L'espressione
di orrore sul suo viso non durò a lungo; La mano di Sesshomaru
brillò di verde mentre il veleno bruciava la carne dell'uomo,
uccidendolo quasi istantaneamente. Voleva catturarlo, voleva farlo
soffrire come aveva fatto con Rin, ma si ricordò che qualcuno una
volta gli aveva detto che non era il tipo da giocare con il suo cibo.
Supponeva che dovesse fare lo stesso pure qui.
Guardando
verso gli umani rimasti, strinse gli occhi disgustato.
"Qualcun
altro si sente spavaldo?" Il gruppo scosse velocemente facendo
no con la testa.
Le
donne emisero un rantolo udibile, un grido di terrore, un singhiozzo
a cui Sesshomaru si era abituato nel corso degli anni. I sacrifici
piangevano sempre, facevano sempre gli stessi rumori soffocanti.
Tranne
Rin.
Lei
aveva dignità. Era diversa da questi umani.
"S-siamo
tutti liberi di andare, grande demone?" Uno ha chiesto.
Il
veleno filtrava attraverso i suoi artigli mentre scatenava il suo
attacco fatale. Solo i sacrifici furono risparmiati. Le due donne
umane si rannicchiarono davanti a lui, tremando sulle ginocchia.
"Hanno
pagato per i loro crimini contro Rin. Dillo ai tuoi villaggi: non ci
saranno più sacrifici. Non ho bisogno di un rituale così
fastidioso. Andate, prima che cambi idea."
E
così il grande signore dei demoni voltò le spalle, sia agli umani
che alla tradizione.
~.~
La
bellissima stoffa pendeva perfettamente attorno alle spalle di Rin,
progettato per il suo look, realizzato con dettagli minuziosi, solo
per lei. Ogni giorno pensava di non aver mai visto un indumento così
bello e ogni mattina, quando le venivano presentati i suoi nuovi
vestiti, era sorpresa.
Al
suo signore piaceva viziarla.
Viveva
con Sesshomaru da 5 mesi ormai, e ogni giorno sembrava migliore del
precedente. Aveva solo immaginato questa vita, il demone distaccato e
dignitoso al suo fianco nei suoi sogni più sfrenati. E scoprì che
la sua realtà era molto, molto meglio di qualsiasi cosa la sua
immaginazione potesse evocare.
Era
un uomo che aveva poco tempo libero, era ricercato da molte persone,
la maggior parte della giornata. Ma al calar della notte, andava da
lei, affaticato per la stanchezza, e si rimaneva sdraiato tra le sue
braccia. Gli accarezzava la testa, apprezzando sia il gesto intimo
che la posizione di vulnerabilità in cui si trovava, e assaporava il
loro tempo insieme. Quando erano solo loro due lo spazio diventava la
loro oasi privata.
Ma
durante il giorno anche lei aveva dei compiti. All'inizio era stato
difficile ottenere l'approvazione del suo console. Tuttavia, c'erano
molti che erano contro la loro unione. Ma alcuni dei demoni più
gentili, i più anziani che si divertivano nel vedere il signore in
uno stato così strano, così come i romantici alla fine hanno dato
la loro silenziosa approvazione.
Non
che fosse necessario. Lord Sesshomaru faceva quello che voleva, gli
altri erano dannati.
Alcuni
di loro avevano deciso che Rin avesse bisogno di più cultura, più
raffinatezza se voleva stare al fianco del signore, anche se solo
temporaneamente. Trascorreva le mattine frequentando lezioni di
postura, di lettura, di galateo, lezioni su lezioni che sembravano
non finire mai. Se fosse stata fortunata, avrebbe intravisto il
signore di sfuggita, che le rivolgeva un sorriso furbo e segreto
mentre studiava.
A
volte Rin si era sentita sola.
Stava
lavorando alla sua etichetta, imparando il modo corretto di versare
il tè, quando il demone cane entrò nella stanza. La donna si
inchinò immediatamente, così come Rin, ma sentì uno scossone di
farfalle nervose nello stomaco.
"Mio
signore, la signora Rin è attualmente-"
La
discussione dell'inserviente fu interrotta quando il demone afferrò
il piccolo polso di Rin, tirandola in piedi, e la condusse fuori
dalla stanza.
Rin
si morse il labbro mentre lui trascinava senza dirle nulla. Camminò
con lui attraverso le familiari porte del castello. Senza preamboli,
la sollevò e volarono in aria. Rin emise un piccolo "eh!"
mentre stringeva forte Sesshomaru, e lui, a sua volta, le sorrideva.
Rin
arrossì per il raro atto e lo tenne più vicino.
"Dove
stiamo andando, mio signore?"
"Un
posto dove possiamo stare da soli."
Rin
sorrise mentre guardava il demone cane. Era bellissimo; le sue guance
erano striate di strisce magenta, la sua pelle era pallida come i
suoi capelli argentati, i suoi lineamenti erano definiti. Era ancora
più elegante di quando lo aveva visto per la prima volta.
Era
bello nel suo stoico silenzio. I momenti in cui era sconvolto, lo
sguardo sul suo viso quando baciava la sua pelle, la concentrazione e
lo sguardo di beatitudine che aveva quando la sua carne incontrava
quella di lei ... quei momenti, quelle espressioni erano solo per
lei. I suoi tesori a cui si sarebbe aggrappata per il resto della sua
vita.
"Ti
amo, mio signore." Disse, la sua voce piccola.
"Sesshomaru."
Le rispose. Lei semplicemente lo guardò, i suoi occhi grandi per la
confusione. "Dillo di nuovo, con il mio nome."
"Ti
amo, Se-Sesshomaru." Confessare il suo amore non era la parte
più difficile ma chiamare il suo nome era un nuovo livello di
intimità.
Guardò
la piccola donna tra le sue braccia e sorrise. "E anche io,
Rin."
Una
volta aveva pensato che finché Rin fosse stata viva nel mondo, se il
suo sorriso fosse continuato, sarebbe stato sufficiente. Ogni giorno
che passava, scopriva che diventava sempre più egoista, voleva più
da lei di quanto avesse fatto in precedenza. Era una dolce
dipendenza, una in cui era caduto ostinato. Mentre gli sorrideva, con
un accenno di rossore che ancora le macchiava le guance, Sesshomaru
decise che non era una cosa così brutta.
No,
è stata la cosa migliore che gli potesse capitare. Il demone cane le
diede un rapido bacio sulla fronte, respirando il suo profumo mentre
si calmava.
Sì,
l'amore era una cosa veramente, meravigliosamente buona. Lui stesso
non aveva pensato di essere suscettibile a emozioni così banali, gli
attaccamenti non necessari e puramente fastidiosi. Con Rin, la
piccola creatura che era entrata con orgoglio nella sua vita, si
dichiarava pronta per la morte, il tutto con un sorriso stampato in
faccia… era diverso. Si stava lasciando alle spalle le cose
monotone, essendo più spensierato, tutto per portarla via per un
momento del suo tempo.
Ed
era felice per questo. Felice di stare con lei.
Per
la prima volta, con Rin al suo fianco, era felice.
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