Lo so come ti senti. È come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi.
Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l’unico modo è romperlo.
E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti. (Andrea De Carlo)
Non esistono due momenti simili di solitudine,
perché non si è mai soli nello stesso modo. (Henri Bosco)
Due esistenze.
Due solitudini.
Due vite destinate forse a non incontrarsi mai.
Due individualità.
Due persone.
Una da una parte, una dall’altra.
Un vetro appannato,
trasparente fragile barriera,
divide i volti dalle voci
che smarriscono la loro definizione.
E più ci si avvicina,
poggiando la mano sul vetro
afferrandone tutto il gelo,
più l’appannamento tende a rendere
maggiormente confuso e irriconoscibile
ciò che sta al di là del vetro stesso.
I contorni diventano sempre più sbiaditi,
perdendo la percezione della realtà di quanto sta accadendo.
Consistenza di essere
che sfuma fino a smarrirsi
nell’oblio del senso di sé.
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