Perché le rovine, invece, ci piacciono? Perché testimoniano non una decomposizione, ma una sopravvivenza, non qualcosa che si distrugge, ma che resiste al tempo. (Francesco Alberoni)
Beato chi scava nel passato: è uno che conquista mille occhi per leggere il presente. (Maria Venturini)
La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi. (Cicerone)
Ruderi,
vestigia di un passato impossibile da scordare,
si stagliano in cima al promontorio,
accettando gli schiaffi del vento
che si insinua fra le loro pareti.
Rovine silenti sono in attesa dell’oblio,
ma prima che il tempo le copra con il suo mantello,
fatto di abbandono e solitudine,
consegnandole alla polvere
di ciò che è stato e che più non sarà,
ascoltiamo quello che ancora hanno da rivelare,
con la forza della memoria che da esse promana.
Pare di udire,
in quelle folate,
una voce che fluida soffia
e vorrebbe raccontare le storie
che si sono consumate fra quelle mura,
prima che la vegetazione ne prendesse pieno possesso.
Rovine,
continuano a sussurrare instancabili quanto
tempo, spazio, natura e cultura
facciano parte di un medesimo universo,
e per questo si impongono allo sguardo
di un contemplatore muto
di un mondo lontano
e quanto mai ricco di fascino,
affinché nemmeno una briciola della Storia,
di cui sono state testimoni,
vada perduta.
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