cap2
2. Tredici anni e il primo litigio.
***
Taemin
guardò la finestra di casa sua,a la casa di Jongin era poco
lontana, ad appena un piccolo cortile di distanza, poteva vedere la
luce della sua camera accesa al quinto piano.
Non si erano più parlati da quella mattina, non era mai successo
che Jongin non gli rivolgesse la parola per così tanto tempo.
Si era sentito solo quel pomeriggio passato a studiare da solo in aula
e poi casa sua, chiuso in camera senza poter parlare con nessuno che
non fosse quell'odioso di suo frartello. Era così abituato a
passare le sue giornate con Jongin che non ricordava davvero quanto ci
si potesse sentire soli senza di lui.
Si infilò velocemente una felpa prima di aprire la finstra,
sporgersi e calcolare bene le distanze. La finestra di camera sua era
distante appena qualche metro dall'albero che c'era nel piccolo
giardino, bastava un semplice salto ben piazzato, poi sarebbe sceso dai
rami fino al piano terra. Se era riuscito a farlo in salita cosa gli
impediva di farlo in discesa?
Senza guardare i due piani che aveva sotto di sè si
preparò al salto, atterrando malamente su uno dei rami
principali. I palmi delle mani stretti contro la corteccia dell'albero
gli bruciavano, ma era riuscito ad atterrare senza troppi danni, e
maggiormente senza sbagliare mira e schiantarsi a terra.
Lentamente percorse l'albero al contrario, scivolando di ramo in ramo
ingorando le vertigini che il cadere gli dava, fino all'ultimo salto.
Atterrò battendo le ginocchia e una parolaccia piuttosto
colorita gli uscì dalle labbra, sua madre non sarebbe stata
contenta di scoprire dove l'aveva imparata, senza inddugiare oltre
corse verso l'altro palazzo, esattamente dall'altro lato del cortile.
Si era sbucciato i palmi delle mani, ma per fortuna Jongin aveva la
finestra della cameretta vicino alle scale antincendio, non c'era
bisogno di arrampicarsi con i palmi dolorati, quello sarebbe stato un
problema da rinviare a quando sarebbe tornato a casa.
Arrivato al piano bussò alla finestra sporgendosi quel tanto che
bastava oltre il corrimano della scala. Dovette bussare più
volte con forza prima che Jongin finalmente lo sentisse, alzando la
testa dal libro che stava leggendo e alzandosi con aria decisamente
contradetta.
Quando aprì la finestra non sembrava contento di vederlo - Cosa vuoi?-
Taemin nascose i palmi delle mani sbucciati dietro la schiena,
rimanendo in equilibrio sul corrimano in mentallo - Mi dispiace per
oggi.- confessò guardandolo dritto negli occhi - Non avrei
dovuto prenderti in giro in quel modo.-
Jongin gonfiò le labbra leggermente paffute - Lo dici solo perché ti senti solo.-
Aveva perfettamente ragione, era il suo unico amico - Sono stato
stupido, volevo fare bella figura davanti a Junji e gli altri...-
mormorò guardandosi la punta dell scarpe.
Jongin, ancora in silenzio alla finestra, sbuffò - Sì sei stato stupido...stupido come Junji gli altri.-
Taemin annuì alzando di nuovo gli occhi - Se non vuoi più
essere mio amico va bene.- sperava non fosse così ma era
sincero, per attirare l'attenzione della classe si era ritrovato a
tradire il suo unico amico, non si era mai sentito così stupido
e triste in tutta la sua vita.
- No... sei così stupio che hai bisogno di qualcuno che badi a
té.- lo rimproverò Jongin e dopo una breve pausa in cui
le labbra di Taemin si distesero in un sorriso aggiunse - Lo vedo che
ti sanguinano le mani, entra senza ammazzarti che ti metto dei
cerotti....- brontolò allontanadosi dalla finestra dopo averla
aperta del tutto.
***
Angolo Autrice
Non posso non ringraziare Aivy per la sua recensione, oramai sa che la
amo con tutto il cuore ma voglio ripeterlo anche qui <3
In questo capitolo c'è un bel salto temporale, li troviamo
più grandi e un po' più stupidi (non riprodurre a casa il
salto di Taemin, è una cavolata che anche io ho fatto da
ragazzina e non la consiglio lol).
Al prossimo capitolo, grazie anche solo di essere passate a leggere <3
Blyth
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