3
Tre
per tre
3.
Il terzo
fratellino (Boruto e Himawari)
Boruto si
sollevò di scatto nel letto, spalancando
gli occhi all’improvviso come se avesse dimenticato qualcosa
di estremamente
importante.
La radiosveglia
a forma di rana sul suo comodino
segnava le tre e tredici: era già domenica. A quel pensiero,
improvvisamente
gli tornò tutto in mente: si precipitò
giù dal letto sbattendo i piedi e scese
di corsa le scale, senza preoccuparsi di fare rumore.
Tra meno di
sette ore suo padre sarebbe stato
celebrato come Hokage di fronte all’intero Villaggio, ed era
certo che egli non
fosse ancora tornato a casa per il troppo lavoro. Come era accaduto
sempre più
spesso negli ultimi mesi, dopo che Kakashi-sensei gli aveva comunicato
che
sarebbe stato lui ad occupare il suo posto come Hokage.
Spalancò
la porta del soggiorno e si precipitò
dentro frenando appena in tempo per non sbattere contro il divano. Uno
strano
sibilo proveniva dai cuscini: Boruto si sporse oltre lo schienale e
inorridì.
Sua madre e suo
padre, i corpi stretti l’uno
all’altro come due noodle annodatisi nel brodo del ramen,
dormivano
profondamente, senza dar segno di averlo sentito, nella seduta troppo
stretta
del divano. Non riusciva a vederli bene, ma suo padre aveva incrociato
le braccia
dietro la schiena di sua madre per non farla scivolare, dato che lei
dormiva
sul lato che dava al pavimento, e c’era una forza nella sua
stretta che gli
parve esagerata per un uomo che dormiva a quel modo. Soltanto il sibilo
del suo
russare – suo padre dormiva spesso con la bocca aperta
– animava il soggiorno
immerso nella semioscurità, ma sua madre sembrava non udirlo
affatto.
Imbarazzato,
Boruto fece automaticamente un passo
indietro. Per un attimo temette di aver interrotto qualcosa di
importante, un
momento lungamente atteso: erano giorni che suo padre si faceva vedere
raramente a casa, praticamente lo aveva incontrato solo due o tre volte
nell’ultima settimana, e alcune volte gli era parso di
scorgere una certa
tristezza negli occhi di sua madre.
Però,
in quel momento, ella stava sorridendo. Se ne
accorse immediatamente, abituato com’era a cercare di capire
come lei si
sentisse da quando suo padre aveva incominciato a essere
così assente, quindi
doveva essere accaduto qualcosa che l’aveva resa felice.
“Fratellone!”
esclamò all’improvviso una vocina
concitata.
Boruto si
voltò e vide Himawari ferma sulla porta. Anche
lei doveva essersi preoccupata quanto lui che qualcosa, il giorno
successivo, non
andasse per il verso giusto e si era svegliata nel mezzo della notte.
Facendole
segno di fare silenzio, la invitò ad avvicinarsi con un
cenno della mano,
indicando il divano. La bambina attraversò il soggiorno in
punta di piedi, e,
proprio come aveva fatto lui, si posizionò appena dietro il
bracciolo del
divano dove i loro genitori avevano poggiato la testa. Non appena li
vide, si
portò le mani al viso, emozionata.
“Non
sono bellissimi?” chiese in un sussurro,
sorridendo largamente.
Se fossero
così belli come diceva sua sorella,
Boruto non riusciva a pensarlo, perché c’erano
mille altre domande che gli
balenavano nella testa, lottando per uscirne.
“Ma come
diavolo fanno a dormire così?”
Si
lasciò scappare alla fine quella meno importante,
e in tono più duro di quanto credeva. Le mani strette dietro
la schiena,
Himawari lo guardò quasi sorniona, come se lui non avesse
capito proprio nulla.
“Ma
è ovvio, no? Stavano facendo un fratellino o una
sorellina!”
“EH?”
Boruto non
poteva credere alla sue orecchie. Le
guance imporporate e la gola secca, le chiese incredulo: “E
tu come fai a
saperlo?!” e Himawari fece spallucce come se fosse la cosa
più ovvia del mondo.
“Una
volta la mamma mi ha detto che i bambini
nascono quando la mamma e il papà stanno vicini, e loro sono
vicinissimi!”
spiegò senza alcuna ombra
di imbarazzo nella voce.
All’improvviso,
Boruto si sentì sudare e soffocare
all’idea del momento appena trascorso, che lui non avrebbe
dovuto neppure
immaginare. A disagio, corse in punta di piedi verso la porta della
stanza e se
la richiuse alle spalle con uno scatto deciso. Passò appena
qualche secondo e
Himawari spuntò dalla porta ancora sorridendo, guardandolo
imbarazzata ed
emozionata.
“Oggi
è veramente una giornata bellissima!”
sussurrò, entusiasta, e si lanciò su per la scale
più silenziosa che poteva, ma
comunque scalpicciando. Per quanto tempo ancora avrebbe udito piccoli
piedi strisciare
sulla scalinata che portava alle camere da letto? Dove avrebbe dormito
il terzo
fratellino se al piano di sopra c’erano solo tre stanze?
Suo padre era
davvero uno stupido; si buttava a
capofitto in ogni impresa senza neppure pensare. Ma Boruto si
ritrovò a
formulare quei pensieri mentre le mani, strette in un pugno, gli
sussultavano
lievemente, quasi non notate. L’emozione si stava facendo
strada dentro di lui,
facendolo tremare dalla punta dei capelli alla punta delle dita. Le
aprì e le
richiuse più volte, guardandole trattenendo il respiro.
Quella notizia
era troppo, davvero troppo per
aggiungersi alla giornata che stava per
cominciare. Si lasciò scivolare, esausto ma felice, sul
pavimento, e si
abbracciò forte le gambe. Non sarebbe più
riuscito a chiudere occhio, lo
sapeva.
Note:
perdonate il
ritardo mostruoso nella
pubblicazione di quest’ultimo capitolo! *si inchina* Alcune
settimane fa ho
partecipato alla KageHina Soft Week 2021 sul fandom di Haikyu (il
risultato è
qui!) e ho dovuto qualche settimana di pausa da EFP
perché è stato un
tour de force! XD *non ha più l’età*
Ma eccomi qui
con l’ultima parte! Spero
che l’attesa sia stata ripagata!
Ma che amori
sono Boruto e Himawari?
*occhi a cuore* Amo tutti i figli che Kishimoto ha creato, ma loro due
particolarmente.
Anche se prima viene sempre Chocho! :D
Per quanto
riguarda la caratterizzazione, purtroppo
Himawari si è vista poco finora, ma mi da troppo
l’idea di pucciosità, e ho
cercato di dipingerla così in questo capitolo. Boruto sta
cominciando a
sviluppare le prime critiche verso il comportamento del
papà, ma si lascia
comunque sopraffare dall’emozione alla (finta, sì,
si sono fatti troppi film
XD) notizia dell’arrivo di un fratellino, perché
in fondo adora la sua famiglia
e suo padre, anche se è un po’ sconsiderato a
voler allargare la famiglia senza neppure attendere il primo stipendio.
XD
La battuta di
Kiba sul terzo figlio, da cui si sviluppa
tutta la vicenda, è nata da sola durante la stesura del
primo capitolo della
storia, e mi è sembrato un espediente troppo ghiotto per non
approfittarne. Avete
notato, infine, quante volte torna il numero tre in questa storia?
Questa è
l’origine del titolo. Non è nulla di che, ma mi
piaceva l’idea che il numero
tre facesse da collante nella storia. : )
Ringrazio
chiunque passi di qui e si fermi a leggere
e/o recensire questa fic! Un grazie di cuore in particolare a LNZ_nh e echila94hina,
che hanno recensito i precedenti capitoli, rendendomi
molto felice. È sempre stupendo sapere cosa ne pensate,
quindi non posso che
esservi grata delle vostre parole! Un grazie anche a chi ha inserito la
storia
tra le preferite/ricordate/seguite e a chi lo farà.
Adesso mi
prenderò una pausa da questo fandom per
dedicarmi un po’ al fandom di Haikyu, ma temete, prima o poi
tornerò! Di NaruHina non ce
n’è mai abbastanza! :D
Grazie per aver
letto.
Ja ne,
Ayumi
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