Un
mese dopo l’arrivo in Thailandia, è tutto pronto
per la cerimonia.
Quel
dì a svegliare Nairobi dal suo sonno sono i bambini,
euforici e chiassosi più
del solito.
Le
donne dei Dalì, invece, si occupano di capelli e make-up,
attente ad ogni
dettaglio, e aiutano la gitana ad indossare un abito color crema,
delicato e
raffinato, cucitole per l’occorrenza da mani esperte di sarte
del luogo. Perfino
Carmen Jimenez partecipò nella realizzazione del vestito,
riconoscendo nei
gusti di sua figlia molte somiglianze con i suoi.
Bella
e radiosa, Agata Jimenez percorre, a piedi nudi, sulla sabbia di quella
immensa
spiaggia, lì dove giunsero con la nave ben trenta giorni
prima, i metri che la
separano dal saldatore.
E
Bogotà, fermo, immobile, fiancheggiato da una lunga schiera
di figli, osserva l’immagine
della felicità: la sfilata dei piccoli, Alba, seguita dai
gemelli, da Kiev e
Tristan, mano nella mano.
Infine,
eccola lì…la sua Nairobi.
Difficile
dimenticare quando le sussurrò, tanto tempo prima, di
immaginarla vestita di bianco
che lo raggiungeva all’altare.
Sembra
ieri quando ciò accadde. Ora la storia si ripete, affiancati
da gente che si
ama partecipe di quella gioia.
La
Jimenez non è sola quando cammina incontro al suo compagno.
Carmen
e Jorge, le persone che non avrebbe mai pensato di poter tollerare
nella vita, l’accompagnano,
in veste di genitori, come normalmente si è soliti fare alle
cerimonie
religiose, con la concessione della propria figlia nelle mani del suo
futuro
sposo. Una sensazione che la settant’enne ha vissuto quando
concesse Agata al marito,
il papà di Axel.
Una
sensazione che non aveva affatto la stessa magia e le stesse sensazioni
di
questa.
Con
il battito accelerato, la falsaria si unisce a Bogotà,
realizzando insieme a
lui il sogno di tutta una vita.
In
presenza delle persone che amano, pronunciano le promesse espresse anni
addietro, quelle di esserci sempre l’uno per
l’altra, di non allontanarsi più,
di viversi giorno dopo giorno.
Eppure,
l’affermazione pronunciata dalla coppia che spiazza i
presenti è che si
sarebbero impegnati ad accogliere anche altri nuovi membri in famiglia.
“Scusate,
intendete dire…altri figli? – Denver è
spiazzato e commenta – “Amico mio, direi
che ne hai abbastanza, no?”
“Nairo,
ci stai dicendo che sei incinta?” – Tokyo,
incredula, è pronta a gettarsi al
collo della gitana per congratularsi.
Però
sono gli sposi stessi a porre un freno all’euforia generale.
“No,
calma, calma. Non intendevamo questo che state pensando!”
– dice la donna, ridendo
di fronte a chi pare la voglia sempre in dolce attesa.
“Direi
che undici eredi sono più che sufficienti”
– spiega il saldatore, includendo
Axel tra i suoi figli di sangue.
“Undici?
Ma siamo in dieci, papino” – riflette Seba.
A
quel punto, Agata invita la persona, isolata e poco notata, ad avanzare.
Nessuno
si accorge di costui fino a quel preciso istante.
E
sono le sorelle, Ivana e Hanna, a esclamare, a gran voce, il suo nome
– “Emilio!”
In
fondo il saldatore promise a se stesso di mettere da parte il rancore e
di recupere
la relazione con il primogenito.
E
così fece.
Accolto
con entusiasmo dall’intero gruppo, il ventisettenne si
riunisce alla famiglia,
abbracciando suo padre in primis e la Jimenez subito dopo.
“Bentornato
in famiglia, tesoro” – conclude Bogotà,
commosso.
Tra
applausi e lacrime di gioia, la coppia viene festeggiata come merita,
convinta
che mai più niente possa distruggere tale
felicità.
La
sola cosa che, a detta dei giovani Dalì, è
ignorata dagli adulti è la nascita
di due coppie amorose tra i membri young della squdra.
“Dite
che conviene rivelarlo? Ci uccidono se lo scoprono”
– sussurra Paula ai tre,
appartati con lei, fuori dalla grande villa che ospita la festa nuziale.
“Penso
che stiamo esagerando, in fondo non facciamo niente di male”
– risponde Ivana.
“Parla
per te, sorellina! Se Raquel scopre di me e sua figlia, come minimo mi
spara” –
Julian si pronuncia con una battuta che fa sorridere la
vent’enne che gli è
accanto e che gli prende la mano.
“Calma
e sangue freddo, famiglia! Sono certo che capiranno”
– interviene Axel,
guardando Varsavia.
“Non
potevamo non innamorarci, giusto?” – le domanda,
regalandole un sorriso che
l’ucraina tanto adora.
Se
c’è una cosa che quei quattro giovani fanciulli
non hanno tenuto in
considerazione, è l’arguzia notevole del
Professore.
Impossibile
non captare la chimica tra le due coppie.
E
a farlo presente qualcuno giunto in tale istante.
“Ehi,
voi quattro che fate qui?” – la voce di Marsiglia,
con a spasso il suo
labrador, fa sobbalzare i ragazzi.
“Ehm,
Marsiglia, da quanto sei qui?” -
domanda, imbarazzato, Julian.
“Sono
uscito per fare una passeggiata con Bernardo”
“Sei
ancora convinto di voler dare quel cane a mamma e
Bogotà?” – chiede Axel,
trovando un modo per cambiare discorso sull’argomento
“Cosa ci fate voi qui”.
“Ovviamente
sì. Alba, Ginevra e Sebastiàn amano Bernardo, e
Bernardo ama loro. Perciò vivrà
bene con loro” – afferma, convinto, l’ex
sicario.
Poi,
però, cogliendo una certa tensione nell’aria,
suggerisce loro di rientrare
perché a breve avrebbero mangiato la torta.
E
quando i giovani sono prossimi alla porta d’ingresso,
sollevati dal non aver alimentato
sospetti, è proprio l’uomo, ridacchiando sotto i
baffi, a commentare –
“Sappiate che abbiamo vissuto l’amore prima di voi,
e abbiamo capito che vi
siete fidanzati!”
“Eh?”
– esclamano in coro, imbarazzati.
“Basta
segreti, credete che il Prof non abbia sospetti? I vostri genitori
sanno tutto.
Non abbiate timore, vi vogliono bene, non potrebbero mai
arrabbiarsi!” – conclude,
preparando i giovani al confronto con i grandi.
Così,
una volta raggiunta la sala dei festeggiamenti, sentendo gli occhi
puntati
addosso, è Axel, da bravo figlio della Puta Ama, a prendere
parola – “Vorremmo
dirvi una cosa importante”
E
quel gesto basta ai Dalì per capire il messaggio, ed
apprezzare il coraggio
nell’affrontarli.
“Tranquilli,
ragazzi! Vi diamo la nostra benedizione” – e chi si
espone in primis è Raquel,
guardando soprattutto Julian e dicendogli –
“Però mi raccomando a non far piangere
la mia Paula” – afferma sorridente e felice per sua
figlia.
Ovviamente
anche Nairobi e Bogotà hanno qualcosa da dire ai rispettivi
figli.
“Certo,
mai avrei pensato che da fratellastro e sorellastra quale siete, vi
sareste
innamorati. Però è pur sempre amore. E se voi
siete felici, lo siamo anche noi”
Con
un abbraccio, la sposa accetta la relazione, per spostare lo sguardo
sul
saldatore, alquanto spiazzato dal fatto.
“Era
inevitabile che ciò accadesse, mi amor”
–
puntualizza, cercando di avere una reazione dal consorte, rimasto
stranamente
in silenzio.
“Perché
dici questo?” -
e infatti, dopo l’osservazione
di Nairobi, Bogotà torna in se, e apre bocca.
“Axel
e Ivana sono esattamente come me e te. Mi piace l’idea che il
legame che ci
unisce supera ogni limite. Non solo io e te ci siamo innamorati, ma si
sono
innamorati anche i nostri rispettivi figli. Non dubitare che tra le
nostre due
famiglie ci sia un filo che non si spezzerà mai,
perché loro sono l’esempio
perfetto di tutto ciò”
“Hai
ragione! Siate felici, figlioli!” – ed è
proprio lo sposo a proporre il brindisi.
“A
cosa brindiamo?” – domanda Nairobi al saldatore.
C’è
tanto per cui vale la pena brindare: si brinda alla libertà,
ai piani estremi
di salvataggio del Professore, alle idee a volte pericolose di Palermo,
alla
leadership di Lisbona e a quella di Nairobi, alla tenerezza di
Stoccolma e alla
sua pazienza nel sopportare Denver, ai colpi di testa di
quest’ultimo, all’impulsività
di Tokyo e Rio e al loro amore, alla forza di Helsinki, alla squadra
dei
giovani Dalì, a Bogotà e alla sua
tenacia…ai bambini, nello specifico a Ginevra,
vittima di una brutta storia, conclusasi nel migliore dei modi, una
piccola di
soli sette anni divenuta la catena che ha unito i Dalì per
la terza volta, e per
sempre!
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Ciò
che accadrà da lì in poi, nel giro di ben cinque
anni, segna il finale perfetto
per una Banda, divenuta famiglia, che torna alla libertà di
un tempo.
Cinque
lunghi anni durante i quali alcuni dei figli di Bogotà
tornano nelle loro
città, cominciano carriere lavorative e vivono le loro
esperienze di crescita. Figli
che non esiteranno a tornare, ogni qualvolta ne avranno voglia.
Cinque
anni di amore e amicizia, divenuti giorno dopo giorno, sempre
più forti.
Cinque
anni in Thailandia che culminano con l’arrivo di
un’importante comunicazione.
Quella
che il prof attendeva dal giorno della fuga da Perth.
“Da
oggi potrete tornare in Australia” – comunica,
riferendosi nello specifico alle
coppie che hanno vissuto lì – “Abbiamo
ottenuto il via libera per riprendere le
nostre vite di sempre!”
Seppure
quella è una decisione sofferta, Nairobi e
Bogotà, così come Tokyo e Rio,
decidono di rimettere piede nella città che li ha ospitati
per ben dodici anni.
Perfino
i Gonzales optano per seguire i parenti in Oceania, non intenzionati a
separarsi
mai più. Dopotutto, Carmen ha faticato sodo per
riconquistare la fiducia di Agata
e ora che l’ha ottenuta, non vuole perderla di nuovo.
“Bentornati
a casa!” – comunica Bogotà ai figli,
quando aprono la porta della loro ben
amata villa Sanchez.
Adam
e Carmen Johnson si impegnarono nel tenerla in debita cura e pulizia. E
quando
i Dalì vi rimettono piede, si trovando davanti agli occhi la
stessa identica
situazione lasciata ben cinque anni prima.
“Merito
di mia moglie che ricordava per filo e per segno come era disposto
tutto” –
precisa l’australiano, lusingando la madrilena consorte.
Ma
le sorprese non finiscono qui.
All’indomani
del loro arrivo a Perth, il saldatore e la sua famiglia ricevono la
visita
inaspettata di Axel e Ivana.
I
due convivono, a Madrid, da tempo e hanno una notizia importante da
comunicare
ai genitori.
“La
famiglia si allarga” – rivela l’ucraina,
mostrando un leggero rigonfiamento al
ventre.
Una
notizia che spiazza tutti, e sciocca Agata che dovrà
riuscire ad immaginarsi in
veste di nonna a neanche cinquant’anni. Però una
vita che nasce è sempre fonte
di gioia.
Da
lì a qualche mese, un bebè si aggiunge alla
Banda, e ovviamente, come vale per
ogni membro, anche alla neonata viene dato il nome di una
città.
“Benvenuta
al mondo, Milagro! Sei un vero e proprio miracolo, piccola
mia!” – è così che
la gitana accoglie la sua nipotina, conoscendola per la prima volta.
“Sei
tu il nostro happy ending” – afferma, commossa,
dandole un dolce bacio sulla
fronte.
Oggi
che è madre, moglie, e perfino nonna, sente rimbombare,
nella sua testa, le
parole che pronunciò quando chiese al professore di renderla
madre.
“Sogno
di diventare madre, di avere tanti figli, e un cane... e tutto
ciò che serve”
Lo
sognava disperatamente, ed è esattamente quanto si
è avverato.
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2
mesi dopo…
“Fermi
così, guardate tutti la fotocamera! Al mio tre. Uno, due
...” -
dice il fotografo, pronto ad incorniciare
la foto-ricordo di famiglia: Bogotà, posto dietro a Nairobi,
con in braccio un
cucciolo di labrador ricevuto in regalo da Marsiglia, in seguito alla
prematura
scomparsa di Bernardo; di fianco a lui ci sono i Gonzales, che, seppure
con
qualche acciacco fisico, sono sempre presenti nella loro
quotidianità; la
matriarca, Agata Jimenez, è seduta al
centro della scena, ed è lei che rappresenta il cuore della
bella e numerosa
famiglia; di fianco alla gitana, ecco sistemati gli undici eredi, tutti
adulti
e realizzati; in primissimo piano la neonata, Milagro, avvolta tra le
braccia
dei tre baby zii…una neonata che è simbolo di
speranza, il miracolo di come
nella vita, se si crede fortemente nella felicità, questa
arriva nel momento
opportuno.
“Gridate
cheese!”
Poi
scatta il flash e la fotocamera immortala e blocca nel tempo,
incorniciata e disposta
alla parete, la vera immagine della felicità.
THE END
PER
LETI E MARI, DEDICO A VOI QUESTA FANFICTION, ALLA VOSTRA PRESENZA CHE
CI TENGO A RIBADIRE ESSERE STATA ESSENZIALE PER LA MIA FANTASIA E LA
MIA PENNA.
CONOSCERVI
GRAZIE A QUESTO SITO E’ STATO UN GRANDE REGALO.
VI
VOGLIO BENE.
ALLA
PROSSIMA STORIA, BESITOS A TODOS
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