Darkraria, Regno di Ombre [INTERROTTA] di Mixxo (/viewuser.php?uid=405451)
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Darkraria Cap6
Toshi uscì dal negozio. Il sacchetto fumante tenuto su con il
braccio. Frugò al suo interno e, tirato su un quadrettino di
carne, se lo cacciò in bocca. Kaho era all'entrata del negozio,
dove l'aveva lasciata. Notò un movimento rapido del suo viso,
prima che riabbassasse gli occhi, probabilmente era stata attirata
dall'odore.
Toshi allungò il sacchetto. Sentì il suo peso
sbilanciarsi leggermente mentre la ragazza avvicinava la mano per
recuperare uno dei pezzi.
«Grazie.»
Toshi iniziò a camminare verso la sua casa. L’assenza di
bip nell’aria gli fece capire che Kaho lo stava seguendo. Non che
avesse alternativa.
Fu in quel momento che notò Chariot più in là. Era
appoggiata con le spalle all’entrata di un vicolo. Occhi sulle
scarpe, persa nei suoi pensieri.
«Yo!» esclamò il ragazzo appena fu a portata
d’orecchio. Chariot alzò la testa, vide il suo sguardo
andare alle sue spalle, la mano corse alla cintura con la pistola.
Toshi rimase rilassato. “Sapevo che ci tenevi.”
Si fermò a qualche passo da Chariot. Lanciò
un’occhiata alle sue spalle, Kaho manteneva la stessa distanza da
lui.
Chariot ebbe qualche istante d’esitazione.
«Quindi è una delle tue-»
Sentì qualcosa passargli di scatto accanto. Toshi fece un mezzo
passo laterale. Kaho aveva stretto in un abbraccio Chariot, le spalle
le tremarono. La reazione dell’altra arrivò in ritardo: le
sue mani erano inizialmente rimaste sospese a mezz’aria,
lentamente si strinsero sulla schiena dell’altra.
Toshi si grattò la testa. «Posso avere un abbraccio anch’io? In fondo ti ho tirato fuori da lì»
Chariot poggiò una mano sulla testa di Kaho e gliela fece
abbassare per poter guardare Toshi. «La condizione per gli
abbracci è trattarla come tratteresti me,» serrò le
labbra come incerta. «Per favore.»
Toshi si mise una mano sul fianco e piegò la testa. «Tu
non ti lasci salvare, con lei ho già fatto di più.»
Chariot adocchiò il sacchetto, annusò per un momento l’aria.
«Carne.»
Kaho emise un soffio. Si staccò da Chariot, sembrava avere un sorriso sbilenco.
Toshi lanciò a parabola uno dei cubetti di carne. La ragazza
alzò la testa e aprì la bocca. Tempo di richiudere ed
aprire la bocca che era sparito.
«Lo hai almeno masticato?»
«Scortami da Kama» disse seria all’improvviso.
Sembrava innaturale il modo in cui aveva risposto. “Forse
è andata in modalità spia?” pensò divertito
Toshi. «Ma sai dov’è casa mia.»
«Voglio rubarti il resto della carne.»
“Sensato, è sempre Chariot.” Toshi si voltò
in direzione di casa. Prese un paio di cubetti dalla busta e li
portò alle sue spalle. Scivolarono poco dopo dalle sue dita,
strappati dalla mano di Chariot. Guardò le due ragazze rimaste
dietro di lui con la coda dell’occhio: Kaho sembrava molto
più a suo agio in quel momento, seppur sempre spaventata.
“Cosa fa una faccia amica.”
Toshi aprì la porta e fece passare le due ragazze.
«Kaho, questa sarà la tua nuova casa.»
L’odore di chiuso era pungente. Kaho arricciò il naso e
chiuse gli occhi. Lanciò uno sguardo rapido attorno. Finestre
tenute chiuse, ragnatele agli angoli del soffitto. Effettivamente non
entrava in casa da tempo, non aveva guardato le condizioni in cui si
trovava
«Accogliente come una bara.» Chariot si avvicinò a
Toshi e gli strappò il sacchetto di mano, ficcò una mano
all’interno in cerca di altri cubetti. Abbassò lo sguardo
per guardare all’interno. Lo accartocciò con
un’espressione piatta sul volto.
In quell’istante Toshi vide un ragno grande quanto il lampadario
uscire dalla cucina, prese ad arrampicarsi sulla parete. Un lieve
sorrisetto si delineò sul suo volto. Mise le dita in bocca e
fischiò. Il grosso animale si fermò di colpo e
saltò verso di lui. Toshi tese la mano, il ragno vi
atterrò molleggiando sulle zampe. Vide chiaramente Kaho
sbiancare e lentamente spostarsi dietro Chariot. «Cosa gli date
da mangiare?»
Toshi si massaggiò il mento. «L’ultimo pasto era il
servo precedente... forse ha ancora fame.» Allungò il
braccio verso le due ragazze.
Chariot guardò con la coda dell’occhio Kaho, alzò
il braccio e prese il suo per avvicinarlo alla creatura. Lo spalancarsi
degli occhi di Kaho, seguito dallo strattone che diede a Chariot per
non avvicinarsi fece capire al ragazzo che era il caso di smettere di
prendere in giro la ragazza, per quanto fosse divertente farlo.
Abbassò il braccio, il ragno saltò dalla sua mano e corse
rapidamente verso la parete, riprendendo a scalarla.
«Beh, immagino che dovremmo imitarlo. È ora di conoscere
la tua padrona Kaho.» Toshi si avviò verso le scale.
“Ora di tornare alla realtà, bambolina.”
Salendo, Toshi si gettò un’occhiata alle spalle. Chariot
sfregava leggermente le unghie sulla cicatrice sulla fronte, sembrava
la più nervosa tra le due: in confronto Kaho teneva le spalle
basse, lo sguardo puntato ovunque tranne che verso di lui.
Raggiunta la cima Toshi allungò la mano verso il pomello e la
aprì con calma. Intravide un movimento rapido, come un
allontanarsi dalla porta. Kama appoggiò le mani lievemente
tremanti al ventre, lanciò uno sguardo veloce sul ragazzo, poi
diede un’ occhiata a Chariot, infine posò gli occhi su
Kaho. Quella abbassò istintivamente la testa. «Mia
signora.»
Kama spostò lo sguardo su Toshi.
“Non sembra troppo entusiasta.” Toshi si passò la mano sui pantaloni.
«Kama questa è Kaho, da adesso sarà a tua completa
disposizione.» spiegò allungando la mano verso la ragazza
per far si che si avvicinasse. La vide farsi avanti senza troppa
resistenza.
Kama mantenne lo sguardo gelido sulla ragazza per qualche istante, spostò gli occhi su Toshi, infine su Chariot.
«Con me. Chiudi la porta.» Kama entrò nella stanza ed attese in piedi che Chariot la raggiungesse.
Chariot chiuse la porta dietro di sé, fece per aprire bocca, ma
nel vedere lo sguardo inespressivo di Kama la richiuse e
tossicchiò. «Ordini.»
«Clare ha aperto le porte dei suoi laboratori,»
incrociò le braccia, le tremavano leggermente. «Se conosco
Sumire, sarà andata a controllare cosa c’è tra
quelle mura.»
«Sta cercando di farsi ammazzare?» chiese approfittando
della pausa. Allungò una mano verso la sedia e, tirandola a
sé, la mise al contrario di fronte.
«Vuole sapere cosa potrebbe trovarsi nelle stanze nel cuore della
notte.» Kama spostò lo sguardo sull’armadio dove
teneva le sue armi.
«Ottimista se pensa che Clare riveli ogni suo segreto.» Chariot si sedette.
Kama fece un paio di passì verso la branda. «Ogni cosa che
conosciamo è una minaccia a cui possiamo prepararci.»
Chariot chiuse gli occhi per riflettere. Annuì qualche istante dopo. «Ok.»
Kama fece un cenno d’assenso. Con una lentezza quasi rituale si rimise seduta sul letto.
Chariot rimase a fissarla. “Vederla così a pezzi è frustrante.”
«Ehi, non per fare la televendita ma...» si alzò
dalla sedia e fece per alzare la mano verso Kama, quando si rese conto
che qualche settimana prima aveva premuto il grilletto che
l’aveva messa in quella situazione, la appoggiò allo
schienale. «Kaho è piuttosto brava con le questioni
relazionali. Ti potrebbe essere utile ad elaborare questa
situazione?» ipotizzò.
Kama chiuse gli occhi, il suo petto si gonfiò d’aria.
«Saprò occuparmi di questa faccenda da sola, come ho
sempre fatto.»
Chariot fece una smorfia. «Sai, in cinque anni di distanza ho
capito che facciamo schifo in questa cosa, come specie.»
Kama le rifilò un’occhiata inquisitoria.
«Vuoi negarlo?» Insistette Chariot. «Guarda su cosa
è fondata sulla nostra società.» Sentiva che quelle
parole fossero anche un promemoria per se stessa.
“Avrei dovuto trascinare Kojo via anni fa.”
Diede un ultimo sguardo alla donna, poi aprì la porta.
«Pensaci, datti una possibilità di farti aiutare da
qualcuno.»
«Chariot.»
Sentitasi chiamare si fermò sull’uscio. «Hm?»
«...Ho protetto tua sorella come d’accordo. Ora proteggi Sumire per me.»
Chariot annuì con la testa, poi si richiuse la porta alle
spalle. Abbassò il capo. "Con la speranza che sarò un po'
più utile di uno scudo di carne"
Scese le scale con calma. In fondo alle scale vide Toshi che indicava
le porte visibili dall’atrio. Probabilmente le stava dando
informazioni sulle stanze della casa. Passò dritta in mezzo ai
due, facendo un cenno con la mano mentre sentiva le voci dei due
salutarla. “Oh. Giusto.”
Prima di passare oltre la porta notò uno svuotatasche
all’ingresso. Cacciò la mano nelle tasche del giubbotto e
ci posò sopra la gemma argentea a forma di stella.
«Ciò che è rimasto di Seira.» Non aspettò la risposta.
§§§
Sumire non sapeva perché Clare aveva aperto i laboratori alla
élite di Darkraria. Forse a causa dell’ultimo incidente,
Yaroi voleva essere messo al corrente di cosa faceva al suo interno sua
figlia, o forse cercare di nascondere qualcosa tra quattro mura quando
buona parte di esse erano distrutte sarebbe sembrato troppo sospetto.
Di una cosa era sicura: se Clare permetteva di vedere il risultato dei
suoi lavori, lei non avrebbe esitato a vedere cosa avesse a
disposizione sua cugina.
Clare era appoggiata con gli avambracci su ciò che rimaneva
della parete frontale, un sorrisetto divertito sul suo viso nel
guardare i vari membri dell’élite di fronte a lei che
esitavano a varcare l’ingresso del laboratorio.
«Sembrate tanti cani spaventati sapete?» disse canzonatoria.
Sumire strinse i pugni ed inspirò. Fece due passi verso
l’entrata diroccata. Affacciandosi vide solo qualche maceria
residua rimasta negli angoli delle mura semidistrutte, alcuni frammenti
di fogli bruciacchiati, e delle provette rotte. In effetti, forse non
stava cercando di nascondere perché non era rimasto nulla.
«Complimenti alla nostra principessa codarda per aver fatto il
primo passo!» Clare le fece un applauso, poi prese il bastone da
passeggio che aveva sostituito la stampella e si diresse al centro
della stanza.
Sumire si voltò alle sue spalle. Rexon aveva appena oltrepassato
la porta, si guardava intorno più rapidamente di come aveva
fatto lei. Che fosse agitato?
«Ebbene?» domandò fronteggiando Clare. Questa
batté il bastone un paio di volte sulle piastrelle, la polvere
su di esse tremò mentre una porzione del pavimento si spostava
di lato rivelando una scalinata.
Porse la mano verso la scalinata. «Dopo di voi.»
Rexon si portò davanti ad essa, fissando sospettoso Clare mentre
scendeva i gradini. Sumire strinse i pugni per farsi forza e
seguì il ragazzo per la discesa.
Quando l’ultimo darkrariano raggiunse il terreno irregolare,
Clare richiuse dietro di sé il passaggio e si fece strada
appoggiando la mano alla spalla di ogni persona. «Mi aspettavo
più curiosi.» Mormorò recuperando la testa del
gruppo.
Una serie di cunicoli scavati nella terra formava un sistema di
gallerie. Sumire non si sarebbe sorpresa se avesse scoperto
accidentalmente un tunnel che portava direttamente fino al palazzo.
«Ci si perde facilmente qui, vi consiglio di seguirmi,» disse Clare prima di fare una risatina acuta.
Sumire accelerò il passo. Non aveva idea di cosa poteva esserci
dentro quel luogo, e rimanere da sola sembrava fin troppo pericoloso.
Mentre seguiva Clare, un bagliore dall’alto la sorprese e la
obbligò a chiudere gli occhi. Alzò lo sguardo, la luce
filtrava da quello che era un buco del diametro di due metri.
«L’esperimento uscito dal laboratorio ha causato molti
danni, ma vi assicuro che non era il progetto migliore che sono
riuscita a creare.»
Sumire rimase a fissare la voragine lasciata dalla creatura.
Deglutì al pensiero di cosa aveva dovuto passare Kagami quando
lo aveva affrontato.
«Passo, tenete il passo,» canticchiò Clare.
Incredibile come fosse rapida nonostante l’andatura zoppicante.
Clare fece un mezzo inchino mentre presentava con la mano la sala che
faceva da laboratorio. Presentava pochi elementi. Attaccata alla parete
alla sinistra dell’entrata vi era una scrivania con sopra diverse
fiale, appunti scritti e sparsi, e diversi oggetti colorati
difficilmente riconoscibili dalla distanza. Nella parete opposta
all’entrata vi erano un enorme cilindro di vetro pieno di una
sostanza liquida e rossastra ed un’altra struttura accanto
coperta con un telo, possibilmente un secondo cilindro. Tra la parete
opposta e quella alla destra dell’entrata vi era una piccola
cella, subito accanto uno specchio da parete.
Sumire mosse i primi passi. Se i cilindri di vetro avessero attirato
inizialmente la sua attenzione, avvicinandosi posò lo sguardo
sugli oggetti colorati sulla scrivania. Erano di forme, dimensioni e
colori diversi, ma tutti avevano due cose in comune: erano fatti di
cristallo ed erano appuntiti. Ne sfiorò uno con la mano, una
sensazione di formicolio gliela fece ritrarre di scatto.
Spostò lo sguardo verso Clare, intenta ad incitare gli altri ad entrare ed esplorare.
“Un momento senza di lei.” Istintivamente ne prese uno e lo
infilò nella tasca dell’abito. Rimise la mano sulla
scrivania, iniziando a spostare lievemente le pergamene di appunti.
“Che calligrafia terribile.”
«Cercate qualcosa?» Sumire trasalì quando si sentì toccare le spalle.
Si voltò di scatto per incontrare il viso di Rexon. Fece un passo indietro, la schiena premette contro la scrivania.
«No nulla.» disse elusiva, abbassò lo sguardo sui
cristalli, tentò di avvicinare una mano, chiuse gli occhi e si
rilassò. Si concentrò sul cristallo su cui aveva steso la
mano, rimase in attesa di percepire qualcosa.
“Nulla.” Chiuse la mano di scatto. “Il cilindro di
vetro è per il contenimento, ma non vi è nulla al suo
interno. I cristalli non sembrano avere proprietà magiche vere e
proprie, e gli appunti sono illeggibili.” Guardò verso
Clare, intenta ad osservare con fare compiaciuto gli altri membri
d’élite girare per la stanza.
«Ebbene?» chiese facendo un passo avanti.
Clare spalancò gli occhi, si mise la mano al petto. «Due
prese di coraggio nella stessa giornata? Attenzione, potresti uccidermi
così.»
Clare ridacchiò mentre si avvicinava a Sumire. «Potremmo
dire che la cosa più interessante oltre che la più
appariscente è proprio qui.»
Sumire la guardò allungare la mano verso uno dei cristalli. Clare se lo rigirò tra le mani con fare divertito.
«Sei pallida cugina.» disse prima di piantarsi il cristallo
nel palmo della mano, da esso il cristallo si estese coprendola dello
stesso materiale, non uscì nemmeno una goccia di sangue, alla
fine si era formato un guanto dall’aria rudimentale.
«Si è ancora un po’ rozzo.» disse aprendo e
richiudendo le dita «Tuttavia...» Clare mosse la mano a
palmo aperto una parete libera, durante il movimento il cristallo
iniziò a ed emettere una luce tiepida. Essa si staccò dal
guanto per essere scagliata come un’onda di energia che
creò una voragine scavata nel muro.
Sumire s’irrigidì. La potenza di quel colpo avrebbe ucciso
chiunque, e da come il guanto lampeggiava ai movimenti della mano di
Clare, era pronta a scommettere che avrebbe potuto sparare una raffica
di quelle onde d’energia senza troppo sforzo. Scoprì di
star tremando, deglutì e strinse i pugni per calmarsi.
«Ha controindicazioni?» Domandò verso Clare.
«Nulla di davvero importante.» disse attorcigliando una ciocca tra le dita della mano priva di cristallo.
«Se vuoi far usare queste armi ai nostri soldati tutto è importante.»
Clare squadrò con espressione seccata Sumire. «Questo coraggio di oggi è davvero fastidioso, lo sai?»
«Ma in fondo ha ragione,» disse Rexon appoggiando una mano
sulla spalla di Sumire per poi ritirarla di scatto. «Queste armi
le avete create per rendere più forti i nostri soldati, sarebbe
disdicevole che per qualche motivo portassero alla loro rovina
invece.»
Sumire si sentì sollevata nell’avere qualcuno dalla
propria parte, dall’altra ricordava di come si era liberato
improvvisamente un posto nel consiglio dopo che i resti di un membro
spesso in contrasto con Clare erano stati ritrovati in una delle stalle.
“Non metterti in pericolo per me, ti prego.” Pensò
mentre fronteggiava Clare, la quale era in cerca di qualcuno che non
avesse un’espressione preoccupata rivolta verso di lei.
Sbuffò seccata. «Se volete agitarvi per nulla
d’accordo.» Mise le mani sulla scrivania e si sedette sopra.
Clare alzò la mano ancora avvolta dal cristallo, il quale presentava alcune crepe profonde.
«Non sono ancora in grado di stabilizzarli.» Il cristallo
si spaccò da solo, i frammenti giallognoli caddero a terra come
una cascata e persero il loro colore. «I cristalli non sono
compatibili con tutti i soggetti, gli effetti collaterali sono stati
vari, anche se principalmente c’è la sola rottura del
cristallo,» Rigirò la mano per mostrarla, non vi era
nemmeno lo squarcio prodotto dal pugnale sul guanto. «Senza
lasciare segni.»
«In altre una persona viene trasformata in una sorta di drago incontrollabile.» La interruppe Rexon.
Clare alzò le spalle con espressione sfacciata. «I rischi dell’ignoto, hihihi.»
Sumire deglutì, mise le mani tremanti davanti la pancia.
«Quindi non sapresti prevedere le conseguenze della fusione con
il cristallo.»
Clare alzò un dito e tese la mano verso Sumire. «Per ora.
Ma,» Saltò scese con un saltello dalla scrivania,
«So bene che sotto quelle spille da membri d’élite
ce solo una massa di codardi, quindi avevo già ipotizzato un
altro uso di questo materiale,» inclinò la testa per
guardare verso l’entrata. «Non è vero, Kagami?»
I presenti si voltarono verso la ragazzina che stava passando in mezzo
a loro imbracciando un fucile a retrocarica di cristallo bianco.
Clare allungò la mano verso il fucile e lo prese dalle mani di
Kagami. «Il materiale che sto studiando è complesso, ma le
sue proprietà di adattamento lo rendono tanto imprevedibile
quanto prezioso.» Clare puntò nuovamente verso la voragine
che aveva creato. «È possibile usarlo per armi bianche o
da fuoco.» Clare premette il grilletto, uno scoppio leggero, un
lampo schizzò lungo la stanza, al centro della voragine era
stato scavato un cratere più piccolo, del diametro di qualche
centimetro.
«Per quando avrò completato le ricerche, potranno fare ben
altro,» Clare alzò l’arma verso il soffitto, Sumire
notò che il cristallo dell’impugnatura si era allargato
fino a coprirle la mano.
«Come mai hai dato in mano un’arma sperimentale del genere
ad un soldato che un tempo non era altro che una schiava?» Rexon
fece un passo avanti, diede un rapido sguardo verso l ragazzina.
«Senza offesa, generale Kagami.»
Clare appoggiò la canna dell’arma sotto il mento ed
iniziò a camminare per la stanza. «Vedi, il cristallo ha
un requisito che lui stesso impone, è come se fosse materia
viva. È lui a decidere se si è compatibili o meno, per
quel che riguarda me...» Piegò il polso e avvicinò
l’arto con l’arma attaccata, piccole crepe stavano
iniziando a formarsi sul cristallo che avvolgeva il polso.
«...Sono solo parzialmente compatibile, ma Kagami, oh...
Kagami.» fece un movimento con la mano, il cristallo del polso si
spaccò comportandosi come quello del primo
“esempio”, l’arma fece una parabola stretta prima di
essere preso al volo da Kagami. Le piccole crepe che si erano formate
nel calcio dell’arma si erano richiuse come se non fossero mai
esistite. «Lei è perfettamente compatibile.»
Clare si avvicinò saltellando alla ragazzina, prima di metterle le mani sulle spalle. Kagami s’irrigidì.
«Posso solo ipotizzare che il cristallo ricerchi qualcosa nei
soggetti che entrano in contatto con lui. Occorrono test, e
volontari.» Clare carezzò le spalle della ragazzina e
guardò Sumire. «...Vorreste mettervi alla prova?»
Sumire guardò alle sue spalle. Gli altri sembravano in parte
spaventati, in parte desiderosi di mettere le mani su quei cristalli.
Tossicchiò.
«A tempo debito,» si voltò verso gli altri,
soffermando lo sguardo su Rexon. «Come ha detto Clare, non
è ancora in grado di stabilizzare questa nuova scoperta.»
Si voltò verso la cugina. «Ma confidiamo che non ci
deluderai.»
Lo sguardo di sfida di Clare non tardò ad arrivare accompagnato
da un sorriso. «Farò tutto ciò che è in mio
potere per donare ad ogni darkrariano il potere che merita.»
Distaccò lo sguardo da Sumire per un istante. «Potete
andare. Kagami mostragli l’uscita, vorrei... rassicurare la
principessa.»
Kagami annuì, si staccò rapidamente da lei e si diresse
verso la porta con le mani strette sul fucile, seguita dai presenti.
Rexon chiuse la fila, diede un ultimo sguardo a Sumire, poi
lasciò la stanza.
Note di Mixxo:
Questo capitolo è stato più difficile del solito da
produrre, probabilmente si "sentirà" durante la lettura, non
saprei nemmeno dire qual è stata la causa specifica. Le feste in
mezzo o la salute altalenante forse.
Spero di essere più rapido a darvi il prossimo capitolo,
soprattutto perché abbiamo finito l'arco "introduttivo". In un
modo o nell'altro i protagonisti di questa storia sono stati presentati
e non vedo l'ora di poterla mettere in moto come si deve.
Alla prossima!
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