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Autore: Mixxo    30/01/2022    1 recensioni
"Passare dalla sala del trono le gelava il sangue ogni volta. Lo sguardo penetrante di suo zio si era spostato su di lei, lo sentiva sulla pelle, abbassò lo sguardo. Yaroi era figura capace di incutere timore solo guardandoti."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Darkraria Cap6 Toshi uscì dal negozio. Il sacchetto fumante tenuto su con il braccio. Frugò al suo interno e, tirato su un quadrettino di carne, se lo cacciò in bocca. Kaho era all'entrata del negozio, dove l'aveva lasciata. Notò un movimento rapido del suo viso, prima che riabbassasse gli occhi, probabilmente era stata attirata dall'odore.
Toshi allungò il sacchetto. Sentì il suo peso sbilanciarsi leggermente mentre la ragazza avvicinava la mano per recuperare uno dei pezzi.
«Grazie.»
Toshi iniziò a camminare verso la sua casa. L’assenza di bip nell’aria gli fece capire che Kaho lo stava seguendo. Non che avesse alternativa.
Fu in quel momento che notò Chariot più in là. Era appoggiata con le spalle all’entrata di un vicolo. Occhi sulle scarpe, persa nei suoi pensieri.
«Yo!» esclamò il ragazzo appena fu a portata d’orecchio. Chariot alzò la testa, vide il suo sguardo andare alle sue spalle, la mano corse alla cintura con la pistola.
Toshi rimase rilassato. “Sapevo che ci tenevi.”
Si fermò a qualche passo da Chariot. Lanciò un’occhiata alle sue spalle, Kaho manteneva la stessa distanza da lui.
Chariot ebbe qualche istante d’esitazione.
«Quindi è una delle tue-»
Sentì qualcosa passargli di scatto accanto. Toshi fece un mezzo passo laterale. Kaho aveva stretto in un abbraccio Chariot, le spalle le tremarono. La reazione dell’altra arrivò in ritardo: le sue mani erano inizialmente rimaste sospese a mezz’aria, lentamente si strinsero sulla schiena dell’altra.
Toshi si grattò la testa. «Posso avere un abbraccio anch’io? In fondo ti ho tirato fuori da lì»
Chariot poggiò una mano sulla testa di Kaho e gliela fece abbassare per poter guardare Toshi. «La condizione per gli abbracci è trattarla come tratteresti me,» serrò le labbra come incerta. «Per favore.»
Toshi si mise una mano sul fianco e piegò la testa. «Tu non ti lasci salvare, con lei ho già fatto di più.»
Chariot adocchiò il sacchetto, annusò per un momento l’aria.
«Carne.»
Kaho emise un soffio. Si staccò da Chariot, sembrava avere un sorriso sbilenco.
Toshi lanciò a parabola uno dei cubetti di carne. La ragazza alzò la testa e aprì la bocca. Tempo di richiudere ed aprire la bocca che era sparito.
«Lo hai almeno masticato?»
«Scortami da Kama» disse seria all’improvviso. Sembrava innaturale il modo in cui aveva risposto. “Forse è andata in modalità spia?” pensò divertito Toshi. «Ma sai dov’è casa mia.»
«Voglio rubarti il resto della carne.»
“Sensato, è sempre Chariot.” Toshi si voltò in direzione di casa. Prese un paio di cubetti dalla busta e li portò alle sue spalle. Scivolarono poco dopo dalle sue dita, strappati dalla mano di Chariot. Guardò le due ragazze rimaste dietro di lui con la coda dell’occhio: Kaho sembrava molto più a suo agio in quel momento, seppur sempre spaventata.
“Cosa fa una faccia amica.”

Toshi aprì la porta e fece passare le due ragazze.
«Kaho, questa sarà la tua nuova casa.»
L’odore di chiuso era pungente. Kaho arricciò il naso e chiuse gli occhi. Lanciò uno sguardo rapido attorno. Finestre tenute chiuse, ragnatele agli angoli del soffitto. Effettivamente non entrava in casa da tempo, non aveva guardato le condizioni in cui si trovava
«Accogliente come una bara.» Chariot si avvicinò a Toshi e gli strappò il sacchetto di mano, ficcò una mano all’interno in cerca di altri cubetti. Abbassò lo sguardo per guardare all’interno. Lo accartocciò con un’espressione piatta sul volto.

In quell’istante Toshi vide un ragno grande quanto il lampadario uscire dalla cucina, prese ad arrampicarsi sulla parete. Un lieve sorrisetto si delineò sul suo volto. Mise le dita in bocca e fischiò. Il grosso animale si fermò di colpo e saltò verso di lui. Toshi tese la mano, il ragno vi atterrò molleggiando sulle zampe. Vide chiaramente Kaho sbiancare e lentamente spostarsi dietro Chariot. «Cosa gli date da mangiare?»
Toshi si massaggiò il mento. «L’ultimo pasto era il servo precedente... forse ha ancora fame.» Allungò il braccio verso le due ragazze.
Chariot guardò con la coda dell’occhio Kaho, alzò il braccio e prese il suo per avvicinarlo alla creatura. Lo spalancarsi degli occhi di Kaho, seguito dallo strattone che diede a Chariot per non avvicinarsi fece capire al ragazzo che era il caso di smettere di prendere in giro la ragazza, per quanto fosse divertente farlo. Abbassò il braccio, il ragno saltò dalla sua mano e corse rapidamente verso la parete, riprendendo a scalarla.

«Beh, immagino che dovremmo imitarlo. È ora di conoscere la tua padrona Kaho.» Toshi si avviò verso le scale. “Ora di tornare alla realtà, bambolina.”
Salendo, Toshi si gettò un’occhiata alle spalle. Chariot sfregava leggermente le unghie sulla cicatrice sulla fronte, sembrava la più nervosa tra le due: in confronto Kaho teneva le spalle basse, lo sguardo puntato ovunque tranne che verso di lui.
Raggiunta la cima Toshi allungò la mano verso il pomello e la aprì con calma. Intravide un movimento rapido, come un allontanarsi dalla porta. Kama appoggiò le mani lievemente tremanti al ventre, lanciò uno sguardo veloce sul ragazzo, poi diede un’ occhiata a Chariot, infine posò gli occhi su Kaho. Quella abbassò istintivamente la testa. «Mia signora.»
Kama spostò lo sguardo su Toshi.
“Non sembra troppo entusiasta.” Toshi si passò la mano sui pantaloni.
«Kama questa è Kaho, da adesso sarà a tua completa disposizione.» spiegò allungando la mano verso la ragazza per far si che si avvicinasse. La vide farsi avanti senza troppa resistenza.
Kama mantenne lo sguardo gelido sulla ragazza per qualche istante, spostò gli occhi su Toshi, infine su Chariot.
«Con me. Chiudi la porta.» Kama entrò nella stanza ed attese in piedi che Chariot la raggiungesse.


Chariot chiuse la porta dietro di sé, fece per aprire bocca, ma nel vedere lo sguardo inespressivo di Kama la richiuse e tossicchiò. «Ordini.»
«Clare ha aperto le porte dei suoi laboratori,» incrociò le braccia, le tremavano leggermente. «Se conosco Sumire, sarà andata a controllare cosa c’è tra quelle mura.»
«Sta cercando di farsi ammazzare?» chiese approfittando della pausa. Allungò una mano verso la sedia e, tirandola a sé, la mise al contrario di fronte.
«Vuole sapere cosa potrebbe trovarsi nelle stanze nel cuore della notte.» Kama spostò lo sguardo sull’armadio dove teneva le sue armi.
«Ottimista se pensa che Clare riveli ogni suo segreto.» Chariot si sedette.
Kama fece un paio di passì verso la branda. «Ogni cosa che conosciamo è una minaccia a cui possiamo prepararci.»
Chariot chiuse gli occhi per riflettere. Annuì qualche istante dopo. «Ok.»
Kama fece un cenno d’assenso. Con una lentezza quasi rituale si rimise seduta sul letto.
Chariot rimase a fissarla. “Vederla così a pezzi è frustrante.”
«Ehi, non per fare la televendita ma...» si alzò dalla sedia e fece per alzare la mano verso Kama, quando si rese conto che qualche settimana prima aveva premuto il grilletto che l’aveva messa in quella situazione, la appoggiò allo schienale. «Kaho è piuttosto brava con le questioni relazionali. Ti potrebbe essere utile ad elaborare questa situazione?» ipotizzò.
Kama chiuse gli occhi, il suo petto si gonfiò d’aria. «Saprò occuparmi di questa faccenda da sola, come ho sempre fatto.»
Chariot fece una smorfia. «Sai, in cinque anni di distanza ho capito che facciamo schifo in questa cosa, come specie.»
Kama le rifilò un’occhiata inquisitoria.
«Vuoi negarlo?» Insistette Chariot. «Guarda su cosa è fondata sulla nostra società.» Sentiva che quelle parole fossero anche un promemoria per se stessa.
“Avrei dovuto trascinare Kojo via anni fa.”
Diede un ultimo sguardo alla donna, poi aprì la porta. «Pensaci, datti una possibilità di farti aiutare da qualcuno.»
«Chariot.»
Sentitasi chiamare si fermò sull’uscio. «Hm?»
«...Ho protetto tua sorella come d’accordo. Ora proteggi Sumire per me.»
Chariot annuì con la testa, poi si richiuse la porta alle spalle. Abbassò il capo. "Con la speranza che sarò un po' più utile di uno scudo di carne"
Scese le scale con calma. In fondo alle scale vide Toshi che indicava le porte visibili dall’atrio. Probabilmente le stava dando informazioni sulle stanze della casa. Passò dritta in mezzo ai due, facendo un cenno con la mano mentre sentiva le voci dei due salutarla. “Oh. Giusto.”
Prima di passare oltre la porta notò uno svuotatasche all’ingresso. Cacciò la mano nelle tasche del giubbotto e ci posò sopra la gemma argentea a forma di stella.
«Ciò che è rimasto di Seira.» Non aspettò la risposta.

§§§

Sumire non sapeva perché Clare aveva aperto i laboratori alla élite di Darkraria. Forse a causa dell’ultimo incidente, Yaroi voleva essere messo al corrente di cosa faceva al suo interno sua figlia, o forse cercare di nascondere qualcosa tra quattro mura quando buona parte di esse erano distrutte sarebbe sembrato troppo sospetto. Di una cosa era sicura: se Clare permetteva di vedere il risultato dei suoi lavori, lei non avrebbe esitato a vedere cosa avesse a disposizione sua cugina.
Clare era appoggiata con gli avambracci su ciò che rimaneva della parete frontale, un sorrisetto divertito sul suo viso nel guardare i vari membri dell’élite di fronte a lei che esitavano a varcare l’ingresso del laboratorio.
«Sembrate tanti cani spaventati sapete?» disse canzonatoria.
Sumire strinse i pugni ed inspirò. Fece due passi verso l’entrata diroccata. Affacciandosi vide solo qualche maceria residua rimasta negli angoli delle mura semidistrutte, alcuni frammenti di fogli bruciacchiati, e delle provette rotte. In effetti, forse non stava cercando di nascondere perché non era rimasto nulla.
«Complimenti alla nostra principessa codarda per aver fatto il primo passo!» Clare le fece un applauso, poi prese il bastone da passeggio che aveva sostituito la stampella e si diresse al centro della stanza.
Sumire si voltò alle sue spalle. Rexon aveva appena oltrepassato la porta, si guardava intorno più rapidamente di come aveva fatto lei. Che fosse agitato?
«Ebbene?» domandò fronteggiando Clare. Questa batté il bastone un paio di volte sulle piastrelle, la polvere su di esse tremò mentre una porzione del pavimento si spostava di lato rivelando una scalinata.
Porse la mano verso la scalinata. «Dopo di voi.»
Rexon si portò davanti ad essa, fissando sospettoso Clare mentre scendeva i gradini. Sumire strinse i pugni per farsi forza e seguì il ragazzo per la discesa.

Quando l’ultimo darkrariano raggiunse il terreno irregolare, Clare richiuse dietro di sé il passaggio e si fece strada appoggiando la mano alla spalla di ogni persona. «Mi aspettavo più curiosi.» Mormorò recuperando la testa del gruppo.
Una serie di cunicoli scavati nella terra formava un sistema di gallerie. Sumire non si sarebbe sorpresa se avesse scoperto accidentalmente un tunnel che portava direttamente fino al palazzo.
«Ci si perde facilmente qui, vi consiglio di seguirmi,» disse Clare prima di fare una risatina acuta.
Sumire accelerò il passo. Non aveva idea di cosa poteva esserci dentro quel luogo, e rimanere da sola sembrava fin troppo pericoloso.
Mentre seguiva Clare, un bagliore dall’alto la sorprese e la obbligò a chiudere gli occhi. Alzò lo sguardo, la luce filtrava da quello che era un buco del diametro di due metri.
«L’esperimento uscito dal laboratorio ha causato molti danni, ma vi assicuro che non era il progetto migliore che sono riuscita a creare.»
Sumire rimase a fissare la voragine lasciata dalla creatura. Deglutì al pensiero di cosa aveva dovuto passare Kagami quando lo aveva affrontato.
«Passo, tenete il passo,» canticchiò Clare. Incredibile come fosse rapida nonostante l’andatura zoppicante.

Clare fece un mezzo inchino mentre presentava con la mano la sala che faceva da laboratorio. Presentava pochi elementi. Attaccata alla parete alla sinistra dell’entrata vi era una scrivania con sopra diverse fiale, appunti scritti e sparsi, e diversi oggetti colorati difficilmente riconoscibili dalla distanza. Nella parete opposta all’entrata vi erano un enorme cilindro di vetro pieno di una sostanza liquida e rossastra ed un’altra struttura accanto coperta con un telo, possibilmente un secondo cilindro. Tra la parete opposta e quella alla destra dell’entrata vi era una piccola cella, subito accanto uno specchio da parete.
Sumire mosse i primi passi. Se i cilindri di vetro avessero attirato inizialmente la sua attenzione, avvicinandosi posò lo sguardo sugli oggetti colorati sulla scrivania. Erano di forme, dimensioni e colori diversi, ma tutti avevano due cose in comune: erano fatti di cristallo ed erano appuntiti. Ne sfiorò uno con la mano, una sensazione di formicolio gliela fece ritrarre di scatto.
Spostò lo sguardo verso Clare, intenta ad incitare gli altri ad entrare ed esplorare.
“Un momento senza di lei.” Istintivamente ne prese uno e lo infilò nella tasca dell’abito. Rimise la mano sulla scrivania, iniziando a spostare lievemente le pergamene di appunti. “Che calligrafia terribile.”

«Cercate qualcosa?» Sumire trasalì quando si sentì toccare le spalle.
Si voltò di scatto per incontrare il viso di Rexon. Fece un passo indietro, la schiena premette contro la scrivania.
«No nulla.» disse elusiva, abbassò lo sguardo sui cristalli, tentò di avvicinare una mano, chiuse gli occhi e si rilassò. Si concentrò sul cristallo su cui aveva steso la mano, rimase in attesa di percepire qualcosa.
“Nulla.” Chiuse la mano di scatto. “Il cilindro di vetro è per il contenimento, ma non vi è nulla al suo interno. I cristalli non sembrano avere proprietà magiche vere e proprie, e gli appunti sono illeggibili.” Guardò verso Clare, intenta ad osservare con fare compiaciuto gli altri membri d’élite girare per la stanza.
«Ebbene?» chiese facendo un passo avanti.
Clare spalancò gli occhi, si mise la mano al petto. «Due prese di coraggio nella stessa giornata? Attenzione, potresti uccidermi così.»
Clare ridacchiò mentre si avvicinava a Sumire. «Potremmo dire che la cosa più interessante oltre che la più appariscente è proprio qui.»
Sumire la guardò allungare la mano verso uno dei cristalli. Clare se lo rigirò tra le mani con fare divertito.
«Sei pallida cugina.» disse prima di piantarsi il cristallo nel palmo della mano, da esso il cristallo si estese coprendola dello stesso materiale, non uscì nemmeno una goccia di sangue, alla fine si era formato un guanto dall’aria rudimentale.
«Si è ancora un po’ rozzo.» disse aprendo e richiudendo le dita «Tuttavia...» Clare mosse la mano a palmo aperto una parete libera, durante il movimento il cristallo iniziò a ed emettere una luce tiepida. Essa si staccò dal guanto per essere scagliata come un’onda di energia che creò una voragine scavata nel muro.
Sumire s’irrigidì. La potenza di quel colpo avrebbe ucciso chiunque, e da come il guanto lampeggiava ai movimenti della mano di Clare, era pronta a scommettere che avrebbe potuto sparare una raffica di quelle onde d’energia senza troppo sforzo. Scoprì di star tremando, deglutì e strinse i pugni per calmarsi.

«Ha controindicazioni?» Domandò verso Clare.
«Nulla di davvero importante.» disse attorcigliando una ciocca tra le dita della mano priva di cristallo.
«Se vuoi far usare queste armi ai nostri soldati tutto è importante.»
Clare squadrò con espressione seccata Sumire. «Questo coraggio di oggi è davvero fastidioso, lo sai?»
«Ma in fondo ha ragione,» disse Rexon appoggiando una mano sulla spalla di Sumire per poi ritirarla di scatto. «Queste armi le avete create per rendere più forti i nostri soldati, sarebbe disdicevole che per qualche motivo portassero alla loro rovina invece.»
Sumire si sentì sollevata nell’avere qualcuno dalla propria parte, dall’altra ricordava di come si era liberato improvvisamente un posto nel consiglio dopo che i resti di un membro spesso in contrasto con Clare erano stati ritrovati in una delle stalle.
“Non metterti in pericolo per me, ti prego.” Pensò mentre fronteggiava Clare, la quale era in cerca di qualcuno che non avesse un’espressione preoccupata rivolta verso di lei. Sbuffò seccata. «Se volete agitarvi per nulla d’accordo.» Mise le mani sulla scrivania e si sedette sopra.

Clare alzò la mano ancora avvolta dal cristallo, il quale presentava alcune crepe profonde.
«Non sono ancora in grado di stabilizzarli.» Il cristallo si spaccò da solo, i frammenti giallognoli caddero a terra come una cascata e persero il loro colore. «I cristalli non sono compatibili con tutti i soggetti, gli effetti collaterali sono stati vari, anche se principalmente c’è la sola rottura del cristallo,» Rigirò la mano per mostrarla, non vi era nemmeno lo squarcio prodotto dal pugnale sul guanto. «Senza lasciare segni.»
«In altre una persona viene trasformata in una sorta di drago incontrollabile.» La interruppe Rexon.
Clare alzò le spalle con espressione sfacciata. «I rischi dell’ignoto, hihihi.»
Sumire deglutì, mise le mani tremanti davanti la pancia. «Quindi non sapresti prevedere le conseguenze della fusione con il cristallo.»
Clare alzò un dito e tese la mano verso Sumire. «Per ora. Ma,» Saltò scese con un saltello dalla scrivania, «So bene che sotto quelle spille da membri d’élite ce solo una massa di codardi, quindi avevo già ipotizzato un altro uso di questo materiale,» inclinò la testa per guardare verso l’entrata. «Non è vero, Kagami?»
I presenti si voltarono verso la ragazzina che stava passando in mezzo a loro imbracciando un fucile a retrocarica di cristallo bianco.
Clare allungò la mano verso il fucile e lo prese dalle mani di Kagami. «Il materiale che sto studiando è complesso, ma le sue proprietà di adattamento lo rendono tanto imprevedibile quanto prezioso.» Clare puntò nuovamente verso la voragine che aveva creato. «È possibile usarlo per armi bianche o da fuoco.» Clare premette il grilletto, uno scoppio leggero, un lampo schizzò lungo la stanza, al centro della voragine era stato scavato un cratere più piccolo, del diametro di qualche centimetro.
«Per quando avrò completato le ricerche, potranno fare ben altro,» Clare alzò l’arma verso il soffitto, Sumire notò che il cristallo dell’impugnatura si era allargato fino a coprirle la mano.
«Come mai hai dato in mano un’arma sperimentale del genere ad un soldato che un tempo non era altro che una schiava?» Rexon fece un passo avanti, diede un rapido sguardo verso l ragazzina. «Senza offesa, generale Kagami.»
Clare appoggiò la canna dell’arma sotto il mento ed iniziò a camminare per la stanza. «Vedi, il cristallo ha un requisito che lui stesso impone, è come se fosse materia viva. È lui a decidere se si è compatibili o meno, per quel che riguarda me...» Piegò il polso e avvicinò l’arto con l’arma attaccata, piccole crepe stavano iniziando a formarsi sul cristallo che avvolgeva il polso. «...Sono solo parzialmente compatibile, ma Kagami, oh... Kagami.» fece un movimento con la mano, il cristallo del polso si spaccò comportandosi come quello del primo “esempio”, l’arma fece una parabola stretta prima di essere preso al volo da Kagami. Le piccole crepe che si erano formate nel calcio dell’arma si erano richiuse come se non fossero mai esistite. «Lei è perfettamente compatibile.»
Clare si avvicinò saltellando alla ragazzina, prima di metterle le mani sulle spalle. Kagami s’irrigidì.
«Posso solo ipotizzare che il cristallo ricerchi qualcosa nei soggetti che entrano in contatto con lui. Occorrono test, e volontari.» Clare carezzò le spalle della ragazzina e guardò Sumire. «...Vorreste mettervi alla prova?»

Sumire guardò alle sue spalle. Gli altri sembravano in parte spaventati, in parte desiderosi di mettere le mani su quei cristalli. Tossicchiò.
«A tempo debito,» si voltò verso gli altri, soffermando lo sguardo su Rexon. «Come ha detto Clare, non è ancora in grado di stabilizzare questa nuova scoperta.» Si voltò verso la cugina. «Ma confidiamo che non ci deluderai.»
Lo sguardo di sfida di Clare non tardò ad arrivare accompagnato da un sorriso. «Farò tutto ciò che è in mio potere per donare ad ogni darkrariano il potere che merita.» Distaccò lo sguardo da Sumire per un istante. «Potete andare. Kagami mostragli l’uscita, vorrei... rassicurare la principessa.»
Kagami annuì, si staccò rapidamente da lei e si diresse verso la porta con le mani strette sul fucile, seguita dai presenti. Rexon chiuse la fila, diede un ultimo sguardo a Sumire, poi lasciò la stanza.




Note di Mixxo:
Questo capitolo è stato più difficile del solito da produrre, probabilmente si "sentirà" durante la lettura, non saprei nemmeno dire qual è stata la causa specifica. Le feste in mezzo o la salute altalenante forse.
Spero di essere più rapido a darvi il prossimo capitolo, soprattutto perché abbiamo finito l'arco "introduttivo". In un modo o nell'altro i protagonisti di questa storia sono stati presentati e non vedo l'ora di poterla mettere in moto come si deve.
Alla prossima!
  
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