Capitolo 2
CRIMINALI II
Nella nave di cappello di paglia, la Going Merry, ognuno
stava facendo qualcosa. Zoro stava dormendo, Sanji stava cucinando, mentre Nami
era presa a disegnare le sue cartine geografiche. Luffy e Usopp stava giocando
a poker insieme a Leath.
“Scala reale!” Urlò Usopp, mostrando la sua mano vincente.
“Oh, eddai! È mai possibile che vinci sempre tu?!” Esclamò
Leath, buttando a terra la sua mano. “Per una volta che avevo fatto poker!”
“Uffa Usopp! Non è giusto!” Si lamentò il capitano, mostrando
solo un tris.
“Che sbuffi a fare tu? Non avevi nemmeno chissà quale mano!”
Disse Leath a Luffy. Usopp aveva il petto spinto in avanti, in un gesto di
vanto. Nei pochi giorni che Leath viaggiò insieme a loro, gli aveva insegnato
come giocare a poker, anche se Luffy non riusciva ancora a comprenderlo
appieno. Usopp sembrava essere diventato uno dei giocatori più abili al mondo
in pochissimo tempo.
“Voi tre smettetela di fare tutto questo chiasso!” Ordinò
Nami. I tre fecero come detto. I tre avevano capito già da tempo che era meglio
non farla arrabbiare tanto. Anche se a Leath piaceva ogni tanto stuzzicarla.
“Stiamo per arrivare sull’isola di Logue Town. Prepariamoci
ad attraccare!” Continuò la navigatrice. Luffy era già saltato sopra la polena
e guardava l’orizzonte. Vide in lontananza l’isola.
“Il luogo dove nacque e morì il re dei pirati.” Disse, con
uno sguardo contemplativo. Nami e Leath gli avevano parlato di questa storia. Logue
Town, chiamata anche “la città dell’inizio e della fine” proprio per il motivo
che Luffy stesso aveva affermato. Tutt’ora era presente il patibolo sopra il
quale Gold Roger venne condannato a morte.
Per la ciurma era raro vedere Luffy in questo stato.
D’altronde, anche lui voleva diventare il re dei pirati e Logue Town era il
luogo che tutti i pirati dell’East Blue visitavano prima di entrare nella Grand
Line, come fosse una specie di portafortuna.
“è da tanto che
non visito quest’isola. Mi piacerebbe poter di nuovo assaggiare la specialità
culinaria del luogo.” Disse, facendosi sentire dagli altri. Luffy girò il collo
di scatto verso di lui, che se non era fatto di gomma sarebbe morto
all’istante.
“Specialità?! Quale?” Chiese, un po’ troppo energico per il
parere di Leath, ma da lui se lo aspettava. Nei giorni in cui aveva navigato
insieme a loro aveva imparato a conoscerli. Per lui, erano tipi davvero
simpatici, seppur molto strani a modo loro.
“Sono salsicce grigliate, condite con salsa e polvere di
curry. Possono sembrare qualcosa di abbastanza normale, ma sono gli ingredienti
del luogo che rendono questo piatto speciale.” Spiegò al capitano pirata, che
ora sembrava avere due motivi per addentrarsi in quella città.
Una volta attraccati, tutti quanti scesero e cominciarono a
girare. Zoro doveva comprarsi delle spade, mentre Nami il necessario per poter
ripartire e navigare con tranquillità nella Grand Line. Usopp, invece, stava
cercando materiali per delle armi. Nami gli aveva chiesto di costruirgli
un’arma che solo lei avrebbe saputo utilizzare e aveva già in mente un’idea.
Ora serviva soltanto trovare i materiali giusti per crearla.
Leath e Sanji si misero a girare per la città separatamente,
non avendo davvero nulla da fare. Leath guardò le varie vetrine che vendevano
souvenir. Forse avrebbe dovuto comprare qualche cosa da regalare ai suoi amici,
ma non sapeva davvero cosa potesse andare bene. Decise di puntare sul generico
e pagò alla cassa. Quello che conta è il pensiero, si disse con un piccolo
sorriso soddisfatto.
Sanji stava partecipando ad una gara di cucina con in palio
un grande pescespada di ottima qualità. Anche se, quasi sicuramente, sarebbe
durato massimo due giorni con il suo stupido, ingordo capitano, ne valeva la
pena poter cucinare qualcosa di così ottimo.
Luffy incontrò il capitano della marina Smoker, ma entrambi non
si riconobbero. Il ragazzo gli chiese dove si trovasse il patibolo e il
fumatore gli rispose indicandogli con il suo frutto del diavolo la direzione.
Arrivando al centro della piazza, Luffy vide che il patibolo
era altissimo. Lo ammirò a bocca aperta, ma questo non era abbastanza. Voleva
assolutamente capire cosa vide il re dei pirati poco prima di morire e di
lasciare in eredità il suo tesoro, il One Piece.
Allungò il braccio e afferrò la piattaforma, lanciandosi
sopra. Si sedette a gambe incrociate e ammirò. Le persone che si trovavano là a
guardarlo rendevano ancora meglio il panorama che ebbe Gold Roger.
Leath si fermò a comprare le salsicce di cui aveva parlato
poco tempo prima a Luffy. Ne comprò abbastanza per farle assaggiare ai ragazzi.
Camminò fin quando non incontrò una persona che conosceva da molti anni.
“Smoker, da quanto tempo.” Questo si girò verso di lui
sorpreso. Non sembrava aspettarsi di trovarlo qui, soprattutto a fare delle
compere.
“E tu che ci fai qui?” Disse in modo leggermente scontroso, come
se non lo volesse tra i piedi. I due si trovavano a un metro di distanza l’uno
dall’altro. Leath era più basso di lui di una ventina di centimetri. Sbuffò,
comportandosi da finto deluso.
“Non ci vediamo da più di un anno e questo è il modo in cui
mi tratti. Pensavo fossimo amici…” Smoker sospirò. Era proprio quando si
comportava in questo modo che non lo sopportava, cioè sempre. I due avevano
solo qualche anno di differenza, con Leath il più anziano.
“Come mai sei qui?” Gli chiese, andando dritto al sodo. Il
moro perse quel suo comportamento giocoso, sostituito invece da uno serio. Il
fumatore raramente vedeva questo suo lato e si preoccupò leggermente.
“Per proteggere alcune persone.” Disse, stuzzicando di più la
curiosità dell’altro uomo. Di solito non svolgeva nessun compito che
riguardasse la protezione di persone. Chi erano, si chiese tra sé. Glielo
voleva domandare, ma il suo sguardo sembrava dire che non avrebbe approfondito
l’argomento.
Leath sapeva quanto il suo amico non andasse d’accordo con i
pirati. Per questo cercò di non fargli sapere della presenza di questi nella
sua zona. Fortunatamente, nessuno della ciurma di cappello di paglia era ancora
ricercato. Finché si fossero comportati normalmente, non ci sarebbe stato alcun
problema. L’unico, anzi, era la caravella attraccata al molo. Poteva solo
sperare che i ragazzi avrebbero impiegato poco tempo a tornare.
Smoker guardò le sue mani che tenevano dei sacchetti.
“Comprato qualcosa di interessante?” Leath alzò le spalle.
“Souvenir e del cibo.” Dopo quello che era successo poco
prima, la situazione era diventata imbarazzante. Nessuno dei due sapeva come
continuare, o se continuare.
“Quella ragazza, Tashigi credo si chiamasse, è ancora con te,
oppure è stata trasferita in un’altra base? Disse Leath, cercando pure lui di
fare un poco di conversazione. I due si misero a camminare insieme.
“No, è ancora qua. Da quando l’hai incontrata non è cambiata:
è rimasta una sbadata.” L’uomo più anziano fece una piccola risata genuina.
“è sempre
fissata con le spade?”
“Oh, sì. Qualunque spada famosa che trova, cerca di metterla
in un posto dove nessuno possa utilizzarla per fare del male.”
“Beh, le spade sono state forgiate proprio per questo scopo,
ma posso rispettare questo suo ideale.” Fece, poi, un sorriso provocatorio.
“La vostra relazione come va? Siete fidanzati?” Smoker si
girò verso di lui, con le guance rosee e uno sguardo arrabbiato.
“Ma che diamine dici, idiota?! Non sono interessato a lei!”
Leath rise per tutto il tempo, facendo infuriare di più Smoker. Fece un respiro
profondo per calmarsi e stavolta fu il suo turno di fare una domanda.
“Hai detto che devi proteggere delle persone. Quindi perché
non sei con loro?”
“Stanno girando la città, non credo sia necessario stargli
addosso. Questa è l’isola che stai proteggendo e sono consapevole di come non
lasci sfuggire nemmeno un pirata che cammina sul tuo territorio. Pochi sono i
pirati così stupidi da terminare la loro avventura ancora prima di
cominciarla.” Smoker teneva uno sguardo duro, ma era fiero di questo fatto.
“Capitano Smoker!” Un ragazzo urlò dietro i due. Era un uomo
della marina.
“Che succede?” Chiese il fumatore.
“Un pirata è su quest’isola!” A questa affermazione, Leath
tese la schiena. Sperava davvero che non fosse uno di quei ragazzi. Il marine
mostrò il manifesto da ricercato e l’uomo più anziano cominciò a maledire tutti
nella sua testa. Era Luffy. Rimase sorpreso, però, dalla sua prima taglia. Pure
Smoker rimase sorpreso, ma non solo per la taglia. Lo aveva già incontrato
qualche decina di minuti prima.
“30 milioni di berry. Ha la taglia più alta dell’East Blue.”
Stropicciò, poi, il manifesto. “Chissà se vale davvero quei 30 milioni…” Disse,
socchiudendo gli occhi, e partì verso dove si trovava il patibolo, il luogo che
gli aveva indicato lui stesso.
Leath non poteva fare altro che seguirlo. Sapeva bene come
Luffy non avrebbe avuto scampo contro Smoker. Era un logia, quindi non aveva
nemmeno modo di colpirlo.
Mentre Luffy era ancora sul patibolo, un uomo della marina
gli disse di scendere se non voleva guai, ma al ragazzo non interessava.
Improvvisamente, dall’alto arrivò una persona che lo bloccò a terra.
Era uno che aveva già incontrato e battuto. Buggy il Clown.
Era lì per vendicarsi del ragazzo e lo avrebbe ucciso davanti a tutte le
persone, come il re dei pirati. Zoro e Sanji, che era riuscito a vincere poco
prima il pescespada, erano arrivati sulla scena. Lo stesso per Leath e Smoker.
Pirati e marines circondarono la piazza. Nessuno si mosse. I
pirati di Buggy aspettavano che il loro capitano uccidesse Luffy. I marines
avrebbero solo guadagnato dalla morte di un altro pirata, quindi stettero
fermi, come ordinato dal capitano Smoker.
Leath stava per fare qualcosa. Non avrebbe lasciato morire
quel ragazzo in un modo tanto vergognoso. Voleva farlo arrivare alla Grand Line
e lo avrebbe fatto. Quello che Luffy disse dopo sconvolse sia i membri della
ciurma presenti lì sia Leath e Smoker.
“Scusate, ma sono morto!” Quello che scioccò di più questi
due fu il sorriso. Lo stesso sorriso che videro fare a Gold Roger prima e dopo
la sua morte. Erano bambini, ma quel ricordo era ancora freschissimo nella loro
mente.
La spada di Buggy stava per toccare il collo e Leath si stava
per slanciare verso il patibolo, fino a quando non vide una specie di scintilla
galleggiare attorno il metallo della spada.
Un fulmine potente colpì il patibolo, facendolo crollare.
Buggy sembrò cavarsela con delle gravi ustioni in tutto il corpo, prima di svenire.
Luffy, invece, ne uscì illeso. Fortunatamente era fatto di gomma. L’uomo tirò
un sospiro di sollievo.
Smoker, seppur era rimasto pure lui sorpreso, agì
immediatamente. Trasformò il suo corpo in fumo, grazie al frutto del diavolo, e
si diresse verso il ragazzo col cappello di paglia. Leath dovette, purtroppo
per lui, intervenire.
Non appena Smoker bloccò a terra Luffy, senza che questo
potesse reagire, l’uomo gli tirò un calcio, forte abbastanza da farlo
strisciare indietro di una decina di metri. Smoker fu sorpreso. Non si
aspettava di certo di essere attaccato da lui.
“Luffy, vattene immediatamente via da qui. Salpa con la tua
ciurma e raggiungi la Grand Line. Farò in modo che possiate andarvene senza
problemi.” Gli disse Leath. Il ragazzo si alzò, si aggiustò il cappello e
annuì. In quel momento, capì che era forte. Era riuscito a colpirlo quando lui
invece non poté nemmeno opporre resistenza.
“Va bene. Grazie!” Esclamò, correndo. Smoker aveva guardato
tutta la scena.
“Perché lo hai aiutato, Leath?! Lo sai che hai appena
commesso un atto di diserzione?!” Gli urlò furioso. L’uomo lo guardò con uno
sguardo calmo.
“Ti sbagli. Non ho commesso alcun atto di diserzione.”
“Che cazzo dici?!”
“Non sono criminali. Di conseguenza, non ho disertato.”
“Sono dei pirati! E quel pirata che hai appena lasciato
andare ha 30 milioni di berry sulla sua testa! Sì che è un criminale!”
“Solo perché la marina li ha giudicati criminali non
significa che anch’io li abbia giudicati tali.” Smoker era semplicemente senza
parole. L’uomo davanti a lui non sembrava capire che, appunto perché sono
criminali agli occhi della marina, andavano arrestati. Non lo vedeva da un anno
e sembrava avesse perso la testa.
“Quello che dici non ha alcun senso, lo capisci?!”
“Dico solo che lui non è un pirata come li conosciamo, così
come la sua ciurma. Sono una specie di avventurieri, ognuno con i propri sogni.
Quindi non ci vedo nulla di male se non li arresto.”
“Sai cosa potrebbe succederti se la marina o, peggio, il
governo mondiale dovesse sapere di questa tua azione?!” Smoker non riusciva
proprio a calmarsi. Era infuriato con la persona che considerava, nel profondo,
suo amico da ormai decine di anni.
“Non lo sapranno mai. Non hanno alcun modo effettivo di
saperlo. E tu non glielo racconteresti mai. Ti conosco bene, Smoker, e tu
conosci bene me.” Smoker sapeva che aveva ragione. Non lo avrebbe mai fatto,
perché lo conosce fin troppo bene e sa che non permetterebbe mai a un pirata di
farla franca. Gli aveva detto che quei ragazzi erano avventurieri. Anche se
Smoker non ci credeva, voleva fidarsi di lui. Solo per questa volta, avrebbe
dato a quei pirati il beneficio del dubbio.
Smoker si calmò, ma aveva ancora uno sguardo severo. “La
prossima volta li catturerò.” Non importa cosa fossero, per Smoker i pirati
andavano catturati e basta. Altrimenti non sarebbero pirati, ma semplici
avventurieri. A Leath bastò sentire queste parole per fare un sorriso genuino.
“Grazie.”
Nel frattempo, un brutto temporale si buttò sull’isola. La
ciurma era salita sulla nave e si stava sbrigando per salpare. Non potevano
perdere troppo tempo: i marines gli erano praticamente alle costole.
All’improvviso, un fortissimo vento si riversò verso la loro
direzione, che Nami sfruttò egregiamente a loro favore. Le vele della nave
erano calate in modo che, grazie a quel vento, potessero andarsene via
dall’isola molto più velocemente rispetto a come avrebbero fatto senza.
Tutti poterono tirare un sospiro di sollievo. Loro erano
salvi, la nave pure. Ora potevano dirigersi in tutta tranquillità verso la
Grand Line.
“Fossi in voi non sarei così calmo.” Una voce dal nulla gli
fece prendere uno spavento. Si girarono verso tale voce e videro Leath seduto
sulla murata della caravella con un sorriso divertito.
“E tu come sei arrivato qua?!” Gli urlarono tutti, tranne
Luffy, che rise.
“Sei uno spasso e sei anche forte! Unisciti alla mia ciurma!”
Gli altri non dissero nulla. Erano d’accordo con il loro capitano sul fatto di
unirsi. Nei giorni in cui fu con loro si era dimostrato una brava persona. Ora
Luffy aveva anche detto che era forte. E se lo diceva lui, ci credevano
“Mi dispiace, ma non posso. Sono già occupato con altre
faccende.” Gli altri rimasero leggermente delusi, ma lo accettarono. Ma non
Luffy.
“Eddai!! Unisciti!!” Il discorso continuò per un po’ e non vi
era alcun modo di convincere Leath.
“Ragazzi! Una nave della marina sta venendo verso di noi!!”
Urlò Usopp a tutto l’equipaggio dalla vedetta e tutti si allarmarono. Leath
guardò verso quella nave e si accigliò.
I marines cominciarono a sparare palle di cannone e i membri
più forti della ciurma – vale a dire Luffy, Zoro e Sanji – fecero in modo di
deviarle tutte, in modo che non affondassero la nave.
TURUTURU TURUTURU TURUTURU
Una chiamata sembrò arrivare dal lumacofono nella tasca dei
pantaloni di Leath. Lo prese e rispose.
“Sì?”
“Viceammiraglio Edgar, dove diavolo si trova?!” Arrivò un
urlo femminile infuriato dall’altra parte del lumacofono. Tutti gli altri si
girarono verso di lui con sguardi scioccati. Non riuscivano a credere a quello
che avevano sentito.
“Sulla nave.” Rispose Leath.
“Di quale nave sta parlando?” La voce si calmò.
“Quella che state attaccando ora.”
“Non ci credo! È appena stata rapita da dei pirati dell’East
Blue?!”
“No, idiota! Smettetela di sparare, sono amici!” Leath perse
per un momento le staffe. Come poteva anche solo pensare una cosa simile, si
chiese.
“Oh, capisco. Informo subito gli altri!” Staccò la chiamata e
dopo pochi secondi, la nave smise di attaccare.
“Tutto apposto, raga-..” Leath si girò e vide tutti loro in
posizione difensiva, anche se erano davvero nervosi. Affrontare un
viceammiraglio non era cosa facile. Usopp e Nami erano quelli che stavano
tremando più di tutti. Lo guardarono come se li avesse traditi e il marine se
lo aspettava.
“Non preoccupatevi. Se avessi voluto catturarvi lo avrei
fatto da un pezzo.” I ragazzi si erano leggermente calmati. Aveva ragione. Zoro
e Sanji, soprattutto, avevano avuto la conferma quando salvò Luffy da
quell’altro marine. Non bastò, però, ad abbassare la guardia.
“Perché non ce l’hai detto?!” Chiese Luffy. Leath lo guardò
strano. Non aveva molto senso dire a dei pirati che lui era un marine. Ma era
Luffy, le sue domande molto spesso non avevano senso.
“Perché sareste sempre stati nervosi intorno a me, così come
lo siete ora. E prima che me lo chiediate, non vi ho catturato semplicemente
perché non siete dei criminali.” Guardò poi verso la nave della marina.
“La mia vacanza sembra essere finita. È stato un piacere
viaggiare con voi.” Continuò, saltando sopra la murata. Gli altri erano ancora
attoniti. Sembrava che Leath stesse per saltare, ma poi si girò di nuovo verso
di loro.
“Prima che me ne vada, tengo a dirvi qualcosa di importante. Come
sapete, il vostro viaggio comincerà non appena arriverete alla Grand Line, ma
questa è divisa in due parti. La prima parte è quella conosciuta come Paradise
ed è qui che tutti i pirati esordienti cominciano la loro avventura.
Però, la vera sfida per raggiungere tutti i vostri sogni
comincerà dalla seconda parte, detto il Nuovo Mondo. È qui che si trovano i
pirati più forti, così come la marina. Ed è lì che mi trovo pure io. Vi
aspetterò su quel grande palcoscenico non appena sarete diventati molto più
forti. Sono sicuro che farete grandi cose. Oh! Vi ho lasciato le salsicce
grigliate in cucina. Alla prossima!”
Subito dopo sembrava essere sparito. Luffy, Zoro e Sanji
capirono quanto era grande la distanza tra loro e lui ora come ora. Non
avrebbero avuto alcuna speranza di batterlo.
E se questa era la differenza di forza tra uno dell’East Blue
e uno della Grand Line, allora non potrebbero resistere tanto in quel mare. Questo
diede loro ancora più motivi per diventare più forti e raggiungere i loro
sogni.
Zoro se n’era già andato da un pezzo ad allenarsi. Gli altri
rimasero lì ancora un altro poco, prima di sbloccarsi e tornare a fare quello
che dovevano. Luffy era, invece, già partito per la cucina ad assaggiare quella
pietanza.
NOTA
Ciao a tutti! Qui finisce l’avventura con i cappelli di paglia. Spero davvero
vi siano piaciuti questi due capitoli. Mi scuso anche se alcuni eventi
potrebbero non essere identici al manga/anime, ma mi sono affidato totalmente
ai miei ricordi. Mi seccava troppo andare a controllare ogni singola cosa. Il
prossimo capitolo non riguarderà gli eventi immediatamente successivi a questo.
È una raccolta di racconti, quindi riguarderà qualcos’altro sempre con gli
stessi protagonisti (esatto, plurale) in altre vicende.
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