Capitolo 5
Qualcuno se ne va!
Sael aveva bisogno di bere qualcosa,
era triste e preoccupato per Michele, sapeva che lo stava facendo
soffrire, ma purtroppo non se la sentiva di dirgli per quale motivo
si stava convincendo che la loro relazione fosse sbagliata.
Atterrò davanti al Pantheon, si
nascose dietro una delle colonne e dopo essersi reso visibile agli
umani entrò in uno dei bar che si affacciavano su Piazza della
Rotonda. Un bel ragazzo alto e biondo gli rivolse un'occhiata
amichevole, ma Sael non era in vena di lavorare per cui evitò
lo sguardo invitante del ragazzo. Un angelo lo guardò stupito,
era la prima volta che gli capitava di incrociare un demone che
rinunciava a tentare un umano! Sussurrò qualcosa nell'orecchio
del ragazzo biondo che ripensò a quello stava per fare e,
vergognandosi come un ladro, pagò il conto e usci dal bar per
andare a comprare delle rose per il suo fidanzato.
Sael ordinò un mojito
chiedendosi se stava esagerando, continuare a negare una spiegazione
a Michele avrebbe finito per distruggere l'unica cosa veramente bella
che gli era capitata da quando era stato precipitato all'Inferno. Per
non parlare del fatto che era innamorato di Michele fin da ragazzino,
da quella volta che l'angelo aveva beccato lui, Sakmeel e un altro
gruppo di giovanissimi demoni a far casino nel Giardino dell'Eden.
A quei tempi la Grande Guerra era
finita da poco, gli Angeli erano impegnati soprattutto a
riorganizzare il Paradiso e il Giardino dell'Eden era rimasto un po'
abbandonato per cui nessuno si era accorto che la porta da cui erano
usciti Adamo ed Eva era rimasta aperta. Gli Angeli si ricordavano
del Giardino più che altro quando desideravano un po' di
“privacy”. Sael e i suoi amici, che ai tempi erano in
piena adolescenza, avevano pensato di intrufolarsi e far casino per
disturbare le coppiette angeliche e in effetti avevano finito per
creare un tale parapiglia che Ysrafael aveva mandato Michele e Ariel
a mettere a posto le cose.
All'arrivo dei due angeli, Sael e gli
altri demoni erano scappati tutti a parte Sakmeel che aveva avuto la
bella pensata di saltare in groppa ad un ipogrifo che dal canto suo
non aveva apprezzato per niente l'idea e lo aveva sbalzato a terra
riempiendolo di zoccolate. Sael era tornato indietro per aiutare
l'amico e così erano stati catturati dai due angeli.
Ariel li aveva fatti inginocchiare
con le mani alzate e dopo averli minacciati con la sua spada li aveva
schiaffeggiati così forte da far uscire loro lacrime di dolore
e di vergogna. Michele era intervenuto dimostrandosi molto più
comprensivo. Dopo averli redarguiti severamente e costretti a
promettere di non avvicinarsi più al Giardino, li aveva
lasciati andare. Sael lo aveva sentito discutere con Ariel che lo
aveva rimproverato di essere stato troppo buono, ma Michele aveva
risposto che erano solo dei ragazzini e che non era il caso di
esagerare.
Il demone non si era mai dimenticato
degli occhi azzurri di Michele, così luminosi, né del
suo sorriso comprensivo e forse anche un po' divertito.
Dopo quella volta per millenni non si
erano più incontrati, lui era diventato un demone adulto e
aveva avuto le sue storie d'amore, ma non era mai riuscito a trovare
nessuno che potesse reggere il confronto con il ricordo di
quell'angelo bellissimo e gentile.
Secoli dopo, quando lo avevano
finalmente promosso assegnandolo agli utenti esterni, aveva
conosciuto Azaele e con sua grande sorpresa aveva scoperto che il
moretto e l'angelo erano migliori amici.
Ma Michele non aveva mai mostrato di
riconoscerlo. Ed era comprensibile, Sael era molto cambiato rispetto
al ragazzino dai lunghi capelli, magrissimo e spaventato che aveva
rimproverato millenni prima.
Sospirò, non era ancora
riuscito a ricordare a Michele quell'episodio tutto sommato
divertente. L'idea di confessargli che era innamorato di lui
praticamente da tutta la vita lo imbarazzava, temeva di potergli
sembrare immaturo.
Solo Azaele e Sakmeel avevano intuito
i suoi sentimenti.
Tra l'altro Sael aveva scoperto solo
di recente che Sakmeel aveva sempre saputo della sua cotta per
Michele ma si era tenuto il segreto e così si era reso conto
che il demone tarchiato gli era molto più amico di quanto
avesse mai creduto.
Osservò il bicchiere di mojito
pensieroso e ritornò a riflettere sul suo rapporto con
Michele. E se invece stava sbagliando tutto? Se aveva ragione Michele
quando diceva che a nessuno sarebbe importato del loro amore finché
entrambi avessero continuato a svolgere scrupolosamente il loro
lavoro?
"Sael!". La voce adirata di
Yrafael lo riportò alla realtà. Il supervisore
angelico lo osservava contrariato, era accompagnato da Ariel che lo
stava osservando con uno sguardo indecifrabile.
"Avevamo un appuntamento o
sbaglio?". L'angelo si avvicinò al demone, seguito da
Ariel che si sedette su uno sgabello libero al fianco di Sael, senza
dire una parola.
"Sono stato molto impegnato con
il lavoro, Ysrafael. Sul serio!". Rispose Sael un po' a disagio.
Il supervisore lo squadrò
gelido. "Per essere un demone infernale menti piuttosto male. E
togliti quegli occhiali quando parli con me, te l'ho già
detto. Odio dovermi ripetere!"
Sael si tolse gli occhiali
svogliatamente. Sapeva che il supervisore voleva delle risposte e lui
non aveva voglia di dargliele. "Ysrafael!” ribatté
facendo un cenno con la testa verso i tavolini del bar intorno ai
quali un gruppetto di demoni cercava di creare nervosismo tra gli
umani e uno di angeli di contrastare i tentativi dei colleghi
infernali. “Scusa, ma non mi sembra il caso di parlare proprio
ora, è pieno di colleghi!".
"Allora, hai riflettuto su quello
che ti ho detto?". Domandò ancora Ysrafael ignorando la
preoccupazione di Sael. Lui era un supervisore, se voleva parlare con
un demone poteva farlo, era nel suo diritto.
Sael abbassò gli occhi sul
mojito. "Michele dice che lassù non importa a nessuno se
ci amiamo, che l'importante è continuare a svolgere il proprio
lavoro con serietà e professionalità"
Ysrafael sogghignò leggermente
"Mi pare ovvio che minimizzi, è parte in causa! Ma ciò
non toglie che qualcuno potrebbe cominciare a chiedersi da che parte
stia realmente!"
Sael impallidì. "Michele è
la correttezza in persona! Io non credo che il fatto che stia con me
possa creare dubbi sulla sua lealtà!"
"Forse non ti rendi bene conto di
ciò che sei, guarda lo specchio e dimmi cosa vedi dietro di
te" replicò un po' crudelmente Ysrafael.
Sael si voltò verso lo specchio
del bar e osservò i colleghi. Gli angeli quando si
avvicinavano agli umani ne aumentavano l'aura luminosa rendendo i
loro sorrisi più aperti, le loro risate più allegre, le
loro espressioni più cariche di fiducia ed empatia, i demoni
al contrario spegnevano qualsiasi luce sul viso degli umani
rendendoli cupi e rancorosi. Sael si guardò riflesso nello
specchio e si rese conto di quanto le sue ali nere e la sua aureola
spezzata fossero buie e inquietanti rispetto alla luminosità
delle ali e delle aureole degli angeli. Provò un dolore così
intenso che abbassò lo sguardo e due lacrime scivolarono lungo
le sue guance.
La reazione di Sael stupì
Ysrafael così tanto che l'angelo si sentì in dovere di
posargli una mano sulla spalla per confortarlo.
"Ascolta ragazzo, lo vedo anche
io che ti distingui dalla maggior parte di loro" concesse
indicando gli altri demoni con un gesto circolare del braccio. "Ma
ti rendi conto che anche tu porti quel buio con te? Capisci cosa può
significare per Michele?"
Sael annuì senza riuscire ad
alzare lo sguardo.
"Farai quello che ti ho
suggerito?" domandò ancora.
"Si, lo farò!"
rispose in un soffio il demone.
"Bene, ne sono felice per Michele
e anche per te che mi confermi di essere meglio di ciò che
sembri! Vedrai che un giorno capirai di aver fatto la scelta più
giusta!"
Ysrafael, batté la mano sulla
spalla di Sael e poi rivolgendosi ad Ariel disse "Andiamo!".
Uscì dal bar e aprì le ali alzandosi in volo.
Ariel, che fino a quel momento non
aveva aperto bocca, osservò Sael con uno sguardo strano,
sembrava indeciso su qualcosa. Alla fine incrociò le braccia e
disse "Pensaci bene prima di decidere cosa fare, perché a
volte se si commette un errore grave nei confronti di una persona a
cui teniamo, può capitare che non si riesca a ripararlo, mi
spiego?"
Sael avrebbe voluto dirgli che no, non
si era spiegato. Che non aveva capito se l'errore fosse lasciare
Michele o continuare a stare con lui, ma non ebbe tempo di
chiederglielo perché l'angelo era già volato via.
#
Arianna aprì il portabagagli e
cominciò a raccogliere le buste della spesa. Era così
presa dai suoi pensieri che sobbalzò al saluto cordiale del
padre di Sael "Buonasera Arianna, serve aiuto?".
"Oh, buonasera Signor…"
Arianna si rese conto di non conoscere il nome del padre di Sael che
gli era stato presentato da Azaele semplicemente come il
padre di Sael.
Safet rendendosi conto dell'imbarazzo
della ragazza le venne incontro "Mi chiamo Safet".
"Che nome particolare, da dove
viene?".
"Sono originario del Medio
Oriente" rispose il demone sapendo che in genere quella risposta
accontentava la curiosità degli umani.
"Bello!" rispose Arianna non
sapendo che altro dire, si sentiva sempre in imbarazzo con gli amici
di Azaele.
"Sei pensierosa, come mai? In
genere sei molto più allegra e spensierata!" domandò
Safet prendendo qualche busta dal bagagliaio per aiutare la ragazza a
portare in casa la spesa. Arianna si domandò come faceva
quell'uomo a conoscerla così bene considerando che l'aveva
intravista una sola volta alla festa di Azaele ed Alba e in pratica
non avevano scambiato una parola. Nonostante ciò, per qualche
motivo che non seppe spiegarsi, provò il desiderio di
confidarsi con lui. Chiuse il bagagliaio con una mano e appoggiandosi
all'auto ammise "Sto per prendere una decisione che potrebbe
cambiare la mia vita in meglio ma ferire la mia migliore amica".
"Hai trovato lavoro lontano da
Roma e sei preoccupata perché Alba potrebbe prendere la tua
scelta come un abbandono o peggio un tradimento?". Ipotizzò
il demone osservandola con le buste della spesa in mano.
Arianna rimase di sasso.
"Tranquilla, non sono un mago.
Sael mi ha raccontato qualcosa di te e di Alba e sapendo che stai
cercando lavoro e che Alba è venuto ad abitare con te per
aiutarti economicamente, ho solo fatto due più due".
"Secondo lei, cosa dovrei fare?"
domandò Arianna che aveva bisogno di un consiglio obiettivo.
"Io penso che tu debba scegliere
quello che ritieni meglio per il tuo futuro. Alba può trovare
un nuovo inquilino più facilmente di quanto tu possa trovare
un buona occasione di lavoro e se è tua amica non potrà
che essere felice per te, non credi?"
Arianna lo osservò grata, erano
esattamente le parole che aveva bisogno di sentirsi dire.
Improvvisamente si rese conto che non era molto carino lasciare Safet
lì sul marciapiede con tutte quelle buste in mano. "Mi
scusi!" disse imbarazzata dirigendosi velocemente ad aprire il
portone, Safet ridacchiò e la seguì.
"Prego!" lo invitò
Arianna tenendo aperto il portone per farlo passare. Safet era molto
divertito, si sentiva un po' come un vampiro che riceveva un invito
ad entrare in casa della vittima ignara del pericolo. Fortunatamente
per Arianna però, lui non era interessato a saltarle al collo
e tanto meno a bere il suo sangue, cosa che peraltro reputava
abbastanza disgustosa. Si limitò ad entrare e dirigersi verso
l'ascensore seguito dalla ragazza.
Una volta entrati tra i due cadde un
silenzio un po' imbarazzato. Arianna che si sentiva in dovere di
ringraziare Safet per il consiglio, sorrise a disagio e disse. "Sael
è fortunato, lei è una persona molto rassicurante!"
"Grazie!" rispose Safet
chiedendosi se la ragazza avrebbe pensato la stessa cosa se avesse
conosciuto la sua vera natura.
#
Safet e Arianna entrarono insieme in
cucina per poggiare le buste della spesa. Arianna ebbe l'impressione
che Azaele non fosse molto felice di vedere il padre di Sael. Sul
tavolo c'erano quattro tazze. Arianna pensò che forse la
quarta era per Safet e si rivolse ad Alba facendole un cenno per
farle capire che aveva bisogno di parlarle in privato. Alba capì
e la seguì in camera.
"Che succede?" domandò
sedendosi sul letto.
Arianna sospirò "Ho una
buona notizia e una cattiva…".
#
"Se sei venuto per ricominciare a
cercare di convincermi a rinunciare a mio figlio puoi anche
andartene!" esordì Azaele sorseggiando la cioccolata e
rivolgendo a Safet uno sguardo carico di sfida. Michele strabuzzò
gli occhi. "Cosa… che stai dicendo Aza?" domandò
esterrefatto.
Safet rispose per Azaele. "Sta
dicendo che siccome è un cretino che non pensa alle
conseguenze delle sue azioni, ha deciso di scatenare una nuova guerra
tra Inferno e Paradiso!"
"Aza, ma cosa…?"
"Senti, Safet, mi sono già
rotto di questa storia, non vedo perché dovrei rinunciare a
mio figlio sulla base di una cazzata che quel branco di idioti dei
nostri colleghi demoni si sono inventati solo per consolarsi di
essere stati sbattuti all'Inferno per avuto la presunzione di
ribellarsi al Padre!". Protestò Azaele senza badare
all'angelo che lo guardava a bocca aperta con la tazza in mano.
"Perché si dà il
caso, che quel branco di idioti sia convinto che il mito sia vero e
pertanto agiranno di conseguenza! Piccolo ebete!" rispose Safet.
"Ma veramente tu e Alba…"
provò di nuovo a chiedere Michele che non riusciva a credere
alle sue orecchie.
"Che provino a toccare la mia
famiglia, sono pronto ad accoglierli insieme ai miei alleati! Non è
vero, Michele?" urlò Azaele sbattendo con forza la tazza
sul tavolo e facendo schizzare la cioccolata sulla tovaglia,
sull'elegante completo di tweed di Safet e, cosa ancora più
grave, sulla raffinatissima cravatta che diversi anni prima Cary
Grant, noto e amato attore protagonista di numerose commedie
Hollywoodiane, aveva regalato al supervisore infernale per averlo
aiutato a tirarsi fuori da un'imbarazzante situazione di cui non si è
mai fatto cenno in nessuna delle sue biografie e che Safet si era
sempre ben guardato dal rivelare a qualcuno.
Il Supervisore infernale nel vedere le
macchie di cioccolata profanare la sua adorata cravatta trattenne il
respiro per qualche secondo, Azaele notando che le iridi di Safet si
erano accese di un rosso cupo, pensò bene di zittirsi e
tornare a sedere con aria vagamente mortificata.
"Aza, ma che diamine hai
combinato?" domandò Michele sconsolato riferendosi sia
alla paternità inaspettata dell'amico che alla cravatta di
Safet.
"Ciao, papà. Ciao Aza!".
L'entrata di Sael colse tutti di
sorpresa. "Michele, posso parlarti in privato?" domandò
il demone con uno sguardo tetro.
L'angelo impallidì leggermente,
Sael aveva un'espressione che non prometteva nulla di buono. "Va
bene, andiamo in camera" rispose con il cuore che gli batteva
così forte da rischiare di uscirgli dal petto.
Safet osservò preoccupato i due
giovani uscire dalla cucina e per un attimo dimenticò gli
Alfieri del male, le guerre tra angeli e demoni e la cravatta di Cary
Grant. "Che succede?" domandò ad Azaele. "Qualcosa
non va tra quei due?"
Azaele sospirò "Non lo so
Safet. Ma Sael ultimamente è molto strano con Michele. Forse
ha cambiato idea e vuole lasciarlo!"
"Stai scherzando, spero! Ma che
accidente vi sta prendendo ultimamente, ragazzi? Possibile che non
riusciate a fare altro che stupidaggini?" si lamentò
Safet.
#
Adel chiuse con rammarico il rubinetto
della doccia, si stava così bene sotto il getto
dell'acqua calda. Uscì dalla doccia e si avvolse
nell'asciugamano bianco e morbido che le aveva offerto Alba. Ancora
una volta fu presa dai sensi di colpa. Quella ragazza era così
carina e gentile, avrebbe dovuto avvertirla del pericolo che lei e il
suo bambino stavano correndo. Si sedette sulla tavoletta del water
cercando di riflettere sul da farsi.
Le strade erano principalmente due.
Tappare la bocca alla sua coscienza e compiere fino in fondo il suo
lavoro di spia per poi ricominciare la sua routine di segretaria di
Akenet oppure rivelare tutto ad Alba e tornare dal suo capo
facendo finta di niente e sperando che non scoprisse la verità
e la condannasse a millenni di torture.
Alla fine decise per una via di mezzo.
Sarebbe tornata da Akenet e gli avrebbe fatto rapporto, ma avrebbe
anche lasciato da qualche parte un messaggio per Azaele e Alba in cui
li informava del pericolo che stavano correndo.
Si alzò un po' più
serena, uscì dal bagno per raggiungere gli altri in cucina e
godersi la sua cioccolata calda intanto che la sua veste finiva di
asciugarsi. Un attimo prima di entrare però sentì che
Azaele stava parlando con qualcuno, si sporse leggermente per non
farsi notare e riconobbe Safet, il supervisore infernale di Azaele e
Sael. Si fece immediatamente indietro. Non sapeva se Safet la
conosceva né se era al corrente che aveva sostituito la
precedente segretaria di Akenet. Arretrò silenziosamente
ritrovandosi davanti alla porta chiusa della camera di Arianna.
"Quando lascerai
l'appartamento?". Domandò una voce che Adel riconobbe
come quella di Alba.
"Questo fine settimana. Mi
dispiace tanto Alba, ma non preoccuparti, ti pago tutto questo mese e
anche il prossimo. Così hai tempo di trovare qualcuno che mi
sostituisca!' rispose una seconda voce femminile.
"Non te l'ho chiesto per i
soldi!" rispose Alba.
Passò qualche secondo di
silenzio poi la voce della seconda ragazza domandò "Sei
arrabbiata?"
"Ma, no. È solo che mi
dispiace che vada così lontano. Sarà difficile vedersi.
Mi mancherai tanto Arianna!"
"Anche tu, Alba".
Adel si domandò chi fosse la persona che andava via, sicuramente qualcuno a cui Alba teneva molto.
Povera ragazza, non era di sicuro un bel periodo quello che si
prospettava per lei.
D'improvviso sentì del
movimento in cucina. Presa dal panico all'idea che Safet potesse
uscire e riconoscerla, si precipitò verso la porta, la aprì
e scappò via dimenticandosi completamente di
recuperare la sua veste e di lasciare un messaggio ad Azaele e Alba.
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