5
Wake in a sweat
again
Another day's been
laid to waste, in my disgrace
Stuck in my head
again
Feels like I'll
never leave this place, there's no escape
I'm my own worst
enemy
Mi sveglio a notte fonda, è tutto buio intorno a me.
Ho fatto un incubo, ma non riesco a ricordare cosa stesse
succedendo.
So solo che sono terrorizzato e immerso in un bagno di
sudore.
Nel silenzio della notte, il mio respiro accelerato è
l’unico suono che avverto – fastidioso, pesante, insopportabile.
Allungo una mano sul materasso e lo sento freddo, vuoto,
desolato.
Come il mio cuore.
Pensieri terribili mi assalgono, si avviluppano alla mia
gola e stringono come mani invisibili.
Il respiro è sempre più irregolare.
Un altro giorno sprecato.
Sono inutile.
Faccio schifo.
Non ce la faccio, ho bisogno di aiuto.
È come se fossi in carcere, come se fossi sempre stato
intrappolato tra queste mura e non sapessi trovare la strada per uscirne.
Eppure la porta è sempre lì e le chiavi per aprirla so
perfettamente dove trovarle.
Sono il mio peggior nemico e continuo a farmi del male.
Ancora e ancora.
Il respiro accelera, il ritmo è impossibile, lo sento
perforarmi il cervello.
Mi ritrovo con il telefono in mano, mi scivola dalle dita
sudate e cade sul materasso fradicio del mio stesso terrore.
Lo afferro di nuovo e compongo un numero che so a memoria.
Perdo il conto degli squilli, la mente che vaga senza meta e
il fugace pensiero che forse ho sbagliato a digitare – le dita non fanno che
tremare.
Poi una voce.
Quella voce.
«Mike?»
Apprensiva, gentile, preoccupata.
«Titti…»
Un sospiro lieve, uno di quelli che significano ho
capito, ora ci penso io.
«Coraggio, respira» dice soltanto.
I don't know what to
take
Thought I was
focused but I'm scared, I'm not prepared
I hyperventilate
Looking for help
somehow, somewhere and no one cares
«Non so cosa fare, non so…» biascico.
Lei però rimane tranquilla, posso quasi immaginare la calma
rassicurante dipinta sul suo viso. «Respira, coraggio. Ce la fai.»
«No…»
«Sì, Mike. Ce la fai.»
«Io…»
«Ho sempre ragione, è inutile discutere con me. Respira,
puoi riuscirci.»
Mi concentro, ma sono talmente spaventato che vorrei
soltanto che lei fosse qui. Un suo sguardo mi darebbe conforto, un suo
abbraccio mi farebbe sentire capito.
Il sudore continua a colarmi sulla fronte, mentre dolorosi
singhiozzi mi scuotono il petto e profondi brividi mi increspano la pelle.
«Su, Mike, sono qui. Ascoltami, sei forte: respira,
andiamo.» La voce di Titti è come una lieve carezza, posso quasi avvertirla sul
viso, delicata come le sue dita esili.
Chiudo gli occhi ed espiro bruscamente, cominciando
gradualmente a calmarmi. Non smetto di piangere, anzi, il mio diventa uno sfogo
liberatorio, un fiume in piena di parole che investono la mia ex moglie.
«Ho bisogno di aiuto, mi sento così solo e triste, faccio
schifo… ho sprecato la mia vita, ho sprecato tutto. Aiutami, ti prego,
aiutami…»
Lei non smette mai di prestare attenzione, di rispondermi e
rassicurarmi. «Va tutto bene, sfogati. Sono qui per questo.»
«Voglio solo… uscire da questo schifo, ma… non ne posso più,
non riesco a lottare, a…»
Deglutisco a fatica, mi sento quasi soffocare.
Una nuova ondata di panico mi assale.
«Mike, ci sei, respira. Tranquillo, continua a parlare»
attira nuovamente la mia attenzione Titti, impedendomi di sprofondare in
un’altra crisi.
«Che cazzo c’è che non va in me?» chiedo disperato,
riprendendo a piangere.
«Niente, stai tranquillo. Calmo, Mike. Io sono qui.»
Il respiro rallenta pian piano mentre la sua voce continua
ad accarezzarmi attraverso il cellulare.
Probabilmente si trova in Italia, eppure la sento così
vicina…
Allento la presa sull’oggetto e mi accorgo che lo stavo
stringendo con furia – le dita sono indolenzite e sudate.
Mi rannicchio in posizione fetale e immagino di non essere
più solo.
Sogno che Titti mi prenda tra le braccia e mi tiri i capelli
in quel modo dolce e giocoso che è sempre stato solo suo.
E mentre le sue parole mi cullano, scivolo nuovamente in un
piccolo e prezioso anfratto di pace.
Put me out of my
fucking misery!
I've given up, I'm
sick of feeling
Is there nothing you
can say?
Take this all away,
I'm suffocating
Tell me what the
fuck is wrong with me
[Given Up,
Linkin Park]
§
Life, it seems, will
fade away
Drifting further
every day
Getting lost within
myself
Nothing matters, no
one else
I have lost the will
to live
Simply nothing more
to give
There is nothing
more for me
Need the end to set
me free
Questo letto sembra una tomba.
Scomodo, buio, ostile.
Ogni tanto Roddy viene a trovarmi e mi aiuta a rimettere in
ordine.
Cambia le lenzuola, fa la lavatrice, spolvera.
E io non faccio altro che guardarlo con disinteresse,
affondato nella mia poltrona.
Lascio che invada i miei spazi e si prenda cura di me anche
se non lo merito.
Tutto scorre lento, piatto, incolore.
Perfino la pioggia ha smesso di darmi sollievo.
Stanotte ticchetta ostinata fuori dalla mia prigione, eppure
mi sento sempre più agitato e ansioso.
Non potrà aiutarmi per sempre, non può essere il mio
appiglio, è un evento troppo raro, effimero e incalcolabile.
Mi rigiro per l’ennesima volta, sentendomi sfinito e
annientato.
Le gocce che si abbattono sui vetri mi sembrano nemiche,
incapaci di ascoltarmi e comprendermi.
Chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi su me stesso, anche
perché non ho nessun altro a cui pensare.
A volte mi sento così solo…
Un trillo improvviso mi fa sobbalzare, il cuore accelera
bruscamente e il respiro mi si mozza in gola.
Poi lo riconosco: lo squillo del mio cellulare.
Non ho idea di che ore siano, ma sono quasi certo che sia
notte fonda, ha fatto buio da tempo – almeno credo.
Mi metto faticosamente a sedere e recupero l’apparecchio dal
comodino.
Fisso lo schermo senza riuscire a mettere a fuoco il nome
del mittente – dovrei cercare gli occhiali, chissà che fine hanno fatto.
Con un sospiro rispondo: «Sì?»
«Patton!» La voce allegra e amichevole di Trey mi perfora i
timpani.
Sbatto le palpebre: saranno almeno due anni che non ci
sentiamo.
No, due anni forse no. Abbiamo suonato insieme, non dev’essere
passato più di un anno…
Improvvisamente i ricordi di quel pietoso concerto mi
trafiggono il petto e la gola mi si chiude, impedendomi di rispondergli.
Sto andando alla deriva, sono completamente immobile,
paralizzato dal dolore.
E Trey, incurante e inconsapevole, continua a sproloquiare: «Volevo
passare per parlarti di un paio di idee che ho in mente! Potremmo scrivere
nuova merda con i Bungle, sono sicuro che a Trev non dispiacerà. Che ne pensi?
Sicuramente tu hai già tremila progetti per la testa, ma troverai il modo per
occuparti anche di questo».
Mi parla come se ci fossimo incontrati ieri.
Non mi ha neanche chiesto come sto.
Tra me e Trey ha sempre funzionato così, ma in questo
momento per me risulta estremamente complicato stare appresso alle nostre care
e vecchie abitudini.
In un altro momento non mi sarei scomposto e lo avrei
invitato a lavorare subito in studio a casa mia, ma ormai in quel posto non ci
metto piede da un bel po’ e non credo di sapere più come si faccia.
«Solo che non so quando potrò raggiungerti, sto lavorando ad
altre cose. Tu comunque un minuto per me lo trovi, lo so» prosegue Trey, come
se non si fosse neanche accorto che sono in silenzio praticamente da quando ho
risposto al telefono.
Intanto le immagini del concerto mi scorrono di fronte agli
occhi, vivide, patetiche, dolorose.
Biascico qualcosa, forse un sì di circostanza, ma la
mia mente è lontana anni luce.
Mi rivedo su quel palco insieme a Trey, Trev, Lombardo e
Scotty.
Noi cinque immersi nel silenzio più totale.
I nostri occhi che si incrociano spaesati, mentre qualche
tecnico finisce di sistemare la nostra attrezzatura.
Abbiamo fatto il soundcheck e siamo pronti per suonare.
Per intrattenere il vuoto che ci accoglie.
Provo ancora una volta la sensazione di smarrimento che mi
assale quando realizzo che non potrò suonare per intrattenere un pubblico.
Things not what they
used to be
Missing one inside
of me
Deathly lost, this
can't be real
Cannot stand this
hell I feel
Emptiness is filling
me
To the point of agony
Growing darkness
taking dawn
I was me, but now
he's gone
Trey mi riporta alla realtà. «Capito?»
«Certo…»
«E quindi, ecco che Lombardo mi fa: sei stronzo, non c’è
storia. cazzo, aveva ragione!»
Annuisco, ma la mia mente torna rapidamente al concerto
peggiore della mia vita.
L’evento che mi ha spezzato il cuore e mi ha fatto sentire
inutile.
Era il 31 ottobre 2020, la pandemia era nel pieno e i
concerti si tenevano online.
Senza pubblico.
Ricordo la sensazione di fare il pazzo e sentirmi vuoto.
Ricordo la mia voce rimbombare fastidiosa in un luogo
desolato.
Ricordo di aver desiderato in ogni singolo istante che tutto
finisse al più presto.
Ricordo di aver proseguito quasi per inerzia, dando comunque
il meglio di me perché sapevo che qualcuno mi stava ascoltando – c’era un
pubblico virtuale da qualche parte, sparso per il mondo.
E ricordo di esserne uscito mentalmente distrutto.
Trey scoppia a ridere mentre continua a raccontare qualcosa
che continuo a non ascoltare.
Riesco a riemergere dai ricordi, ma il dolore non mi
abbandona. È come se all’improvviso una ferita si fosse riaperta al centro del
mio petto, pungente e sanguinante senza alcuna pietà.
«Allora ti richiamo quando sarò in zona, tieniti pronto»
conclude infine il mio vecchio amico.
«Sì» replico in automatico.
«Ah, a proposito… tutto bene?»
Mi viene da ridere.
Anche se Trey è uno stronzo e appare spesso insensibile,
avevo proprio bisogno di questa risata amara.
In fondo mi ha dato una mano.
Guardo fuori dalla finestra: la pioggia si fa sempre più
intensa mentre un tuono squarcia il silenzio.
«Certo, tutto bene» affermo.
Eppure la voce mi trema.
Lui non mi chiede spiegazioni.
Io non gliene do.
Ci salutiamo e io torno a essere solo.
Nessuno può aiutarmi, soltanto io posso aiutare me stesso.
No one but me can
save myself, but it's too late
[One, Metallica]
§
I'm feeling like I'm
lost — like I'll never be found
Ho allontanato tutti da me, con il mio atteggiamento e con
il mio dolore inspiegabile.
Non viene quasi mai nessuno a trovarmi, forse hanno capito –
interpretato – che non voglio il loro aiuto.
Che voglio sentirmi perso – non voglio più essere trovato.
Non ho bisogno di nascondermi sotto il letto come un bambino
spaventato, i miei demoni riuscirebbero a scovarmi in ogni caso.
Sono intelligenti, perspicaci, subdoli.
Sono io a permetterglielo, forse.
È che non ho più forze, non ho più voglia, non ho più senso
in questo universo.
Mi sto facendo del male, ne sono consapevole; la solitudine
che mi sono autoinflitto – da cui non riesco a emergere – mi sta distruggendo.
Ci sono momenti in cui la disperazione mi coglie impreparato
e le lacrime sgorgano da sole, diverse da quelle dettate dal panico o
dall’ansia.
Sono lacrime amare.
Fanno bruciare i miei occhi, li inzuppano e li sporcano, e
non riescono a ripulirmi l’anima né la coscienza.
Mi faccio del male quando mi guardo allo specchio, quando
fingo di non essere in casa ogni volta che qualcuno bussa alla mia porta,
quando mi rifiuto di mangiare il cibo che puntualmente mi viene recapitato
verso mezzogiorno.
Le mie giornate non sono altro che questo: intervalli di
vuoto tra una consegna e l’altra.
Non ricordo quando è stata l’ultima volta che Bill ha
minacciato di buttare giù la porta e mi ha riempito di insulti, né in quale
occasione Roddy si è occupato di sistemare il mio appartamento e cambiare le
lenzuola.
Non ho memoria di Trevor e i suoi occhi tristi, né di Puffy
e dei suoi discorsi su argomenti quotidiani che non ho mai ascoltato; Titti non
mi ha più chiamato – forse l’ha fatto e io non le ho risposto, così si è arresa
– e Trey non mi ha raggiunto come aveva promesso.
Sono stato io a respingerli, non posso far loro una colpa.
Mi ferisco e ferisco gli altri con il mio inspiegabile
dolore.
Non mi perdoneranno mai.
Non vorranno più ascoltarmi.
In fondo, non saprò mai cosa dire, come scusarmi, dove
ricercare un briciolo di coraggio per riemergere dalla disperazione che sento
serrarmi la gola.
Se solo riuscissi a cantare, a sfruttare la mia voce per
sfogarmi ed esprimermi.
Non ho mai scritto dei testi sensati, non sono mai stato un
cantautore né un poeta; però mi sono sempre espresso a modo mio, ho sempre dato
forma alle idee.
Adesso non so più come si fa.
Se solo la gola non mi bruciasse quando provo a sfruttarla,
forse allora le persone che amo mi capirebbero.
Capirebbero anche i miei suoni articolati e le parole
accostate le une alle altre senza alcun criterio.
Ma no, continuerò a ferirli – a ferirmi.
I'm hurting
everybody, I'm hurting myself
I'm desperate
[What Do You Do?,
Papa Roach]
§
Il fattorino arriva
puntuale, come ogni giorno.
Consegna il pranzo al
solito indirizzo.
In allegato un
biglietto, scritto al computer e anonimo.
To me, the stage
is like the free zone. That's what makes it exhilarating. For whatever reason,
there's this weird little square where it's kind of a romper room for adults.
[Mike Patton]
NOTE:
In questo capitolo compaiono l’ex moglie italiana di Mike e
Trey Spruence, co-fondatore e chitarrista dei Mr. Bungle insieme a Mike e Trevor,
anche lui cresciuto con i due a Eureka. Inoltre, Trey ha registrato l’album King
for a Day… Fool for a Lifetime con I Faith No More.
Il concerto a cui ho fatto riferimento è avvenuto realmente,
in streaming, il 31 ottobre 2020; lo show è poi uscito come album live nel
2021. La formazione attuale dei Mr. Bungle comprende, oltre Mike, Trey e
Trevor, anche Scott Ian (chitarrista degli Anthrax) e Dave Lombardo (famoso per
essere stato lo storico batterista degli Slayer).
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