DataSpring4
• As
always, cliccando QUI
avrete modo di consultare i prompt della Week.
•
Questa One Shot mi ha dato parecchio filo da torcere, perché
mi sono resa conto solo alla fine di quanto il prompt sia marginale e
di quanto abbia cercato, forse un po' goffamente, di colmare questa
lacuna non solo col titolo, ma anche con il senso generale dello
scritto in sé.
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In ogni caso mi piace, la trovo molto carina.
Sicuramente non uno tra i miei lavori migliori, ma mi soddisfa comunque.
Spero sia lo stesso anche per voi, buona lettura!
Day 4: Take
a walk
Rating:
Giallo
Generi:
Fluff, Introspettivo, Slice of Life
Note:
Modern!AU, POV Ryoken
In small steps
1
Quel
giorno Den City era particolarmente vivibile. Forse
perché, dopo i gelidi mesi invernali, si era finalmente
liberata di strati e strati e strati di neve e polvere, tornando a
splendere e a fare l'amore con la primavera.
Per
la prima volta dopo tanto tempo, indossare abiti più leggeri
non era visto come un rischio: quel giorno faceva effettivamente caldo,
come se un frammento d'estate avesse fatto una capatina in quel
pomeriggio di maggio, inebriando l'aria coi suoi sospiri passionali.
Ryoken
era indeciso sul da farsi: solitamente, quando lui e Yusaku si
incontravano per stare un po' insieme, sapeva sempre come comportarsi
nei suoi confronti per farlo sentire apprezzato e a proprio agio.
(Continuava ancora a
corteggiarlo come se fosse il primo giorno).
(Era impossibile fare altrimenti poiché ogni volta che lo
vedeva, Ryoken si innamorava nuovamente di lui).
Quella
volta, però, era stato Yusaku a proporgli di uscire insieme e non solo
per fare una passeggiata, ma anche per visitare qualche negozio e bere
qualcosa di fresco prima di salutarsi e tornare a casa. Non che a
Ryoken non avesse fatto piacere, anzi,
era l'esatto opposto, dato che non sapeva neanche più dove
contenere tutta la sua contentezza: Yusaku aveva esplicitamente detto
che voleva trascorrere il pomeriggio in sua compagnia, l'iniziativa era partita proprio da lui
che solitamente era tanto chiuso e lasciava sempre che fosse Ryoken a
proporre e organizzare le uscite.
La
proposta di Yusaku si era intrufolata in quella giornata tanto placida
svolazzando come una farfalla bellissima e variopinta che portava con
sé la lunga scia della sorpresa e dell'emozione.
Ryoken
era stato preso talmente tanto alla sprovvista che aveva quasi
dimenticato il modo in cui era solito comportarsi e atteggiarsi quando
lui e Yusaku uscivano insieme – non erano ancora una coppia a
tutti gli effetti, ma con l'inizio della primavera la loro
frequentazione si era fatta più assidua.
Non
a caso non aveva ancora cercato la sua mano per stringerla con garbo
durante la passeggiata, ma non perché non lo volesse,
bensì perché si era tutto un tratto incuriosito:
voleva scoprire quale sarebbe stata la prossima mossa da parte di
Yusaku perché, ne era certo, il
(quasi suo)
ragazzo
aveva in mente anche dell'altro per quel pomeriggio che stava
diventando speciale sempre più, passo dopo passo.
2
Yusaku
pareva alquanto teso. Ryoken se n'era accorto non solo
perché ormai lo conosceva fin troppo bene, ma anche
perché era come se stesse respirando la sua stessa aria
pregna di vibrazioni ricche di grandi aspettative e desiderio di
portarle a compimento.
Pareva
quasi come se Yusaku non volesse sprecare
in alcun modo quell'occasione tanto bella e speciale che aveva creato
lui stesso, un piccolo spiraglio di luce che diradava sempre
più le tenebre.
(Quella era una giornata
decisamente troppo calda e preziosa per dedicarla ai libri universitari
e agli appunti scritti in maniera celere sui fogli quadrettati).
(Era, invece, la giornata ideale per provare a lasciarsi andare e
mostrare una parte della propria persona che ancora non era riuscita a
emergere).
Se
fosse stato per Ryoken, avrebbe fatto in modo e maniera che una sola
rotazione della Terra intorno al proprio asse durasse altre mille ore
in più solo per far capire a Yusaku che il tempo era dalla
sua parte, che non doveva crucciarsi tanto se non fosse riuscito nel
suo intento al primo tentativo, che ce ne sarebbero stati tantissimi
altri, che ci sarebbe stato sempre per lui perché era felice
di potergli stare accanto.
Per
un solo attimo provò il desiderio irrefrenabile di
interrompere la loro passeggiata e di pararsi davanti a Yusaku per
potergli dire tutto quanto e di esternare tutto l'orgoglio che provava
nei suoi confronti, ma sapeva che non era ancora il momento giusto,
che doveva aspettare.
E
lo avrebbe fatto volentieri.
3
Avvertì
la mano di Yusaku sfiorare la sua una volta usciti dal negozio di
abbigliamento che Yusaku stesso aveva consigliato – e cavolo,
aveva buon gusto.
Tenevano
entrambi un grazioso sacchettino in mano contenente una t-shirt dai
colori chiari per Yusaku e una giacca elegante per Ryoken, mentre le
mani libere stavano pian piano intrecciando le dita tra loro.
Era
tutto bellissimo e perfetto e lo era perché era stato
proprio Yusaku a fare la prima mossa. Ryoken aveva agognato poterlo
prendere per mano per tutto il pomeriggio, ma aveva realizzato che
quella volta sarebbe stato Yusaku a farsi avanti per primo e che quindi
era giusto aspettarlo.
Così,
nel momento in cui le loro dita si trovarono e intrecciarono, ecco che
tutto ritrovò il proprio equilibrio e la città si
fece ancora più accogliente e luminosa.
Non
avevano parlato molto nel corso di quel pomeriggio, Yusaku tendeva a
essere di poche parole, senza contare che quel giorno aveva deciso di
fare tutto lui e Ryoken non voleva infierire
(gli aveva lasciato i propri spazi e aveva goduto della sua
compagnia anche nel corso di tutti quei minuti dilatati in cui le loro
corde vocali non avevano vibrato e le loro voci non erano risuonate
nell'aria).
Chissà
a che cosa stava pensando Yusaku in quel momento; forse stava scavando
a fondo nella sua mente, alla ricerca delle frasi giuste da
pronunciare. Quel pomeriggio era quasi giunto al termine e Ryoken
avrebbe voluto che durasse tante altre ore
(come volava il tempo quando si camminava accanto alla persona giusta)
e
poter bearsi della presenza di Yusaku un altro po'.
Fu
come se Yusaku gli avesse letto nel pensiero, dato che quasi in un
sussurro gli domandò: «Ti va di bere qualcosa prima di tornare a casa?»
Ryoken
acconsentì senza farselo ripetere due volte.
4
Il
milkshake alla vaniglia era buono – e fresco. Soprattutto
fresco.
Ryoken
non poteva fare a meno di guardare Yusaku e di constatare quanto il
milkshake alla fragola che aveva acquistato si intonasse perfettamente
alle ciocche rosa perse tra il blu dei suoi capelli.
(I ragazzini delle medie l'avrebbero definito
“aesthetic”, nel loro strano quanto interessante
gergo giovanile).
«Quanto sono andato male da uno a dieci?»
domandò Yusaku di punto in bianco prima di tornare a
sorseggiare il suo milkshake come se avesse posto una domanda qualsiasi.
Ryoken
strabuzzò gli occhi e per un attimo ebbe il timore che
l'ultimo sorso di milkshake gli fosse andato di traverso.
Tossì
appena, riconquistando subito dopo tutta la sua compostezza.
«In che senso, scusa?» domandò senza
smettere di fissare il volto di Yusaku.
«Nel senso... di provare a fare il primo passo. A proporre
un'uscita al posto tuo, a essere più spontaneo e anche
affettuoso come lo sei tu con me. Seriamente, Ryoken, vuoi davvero
continuare a frequentarmi?»
«Certo che voglio» rispose subito Ryoken, in quanto
per quella domanda conosceva ormai la risposta a memoria. «E
comunque... non voglio che tu cambi, almeno non in maniera forzata. Tu mi piaci così come
sei... ma ammetto che oggi ti ho trovato particolarmente
adorabile, eri così impacciato che avrei trascorso le ore a
baciarti».
Vedere
le gote di Yusaku imporporarsi di rosso fu un piccolo evento che mise a
dura prova l'autocontrollo di Ryoken.
(Sempre. Avrebbe voluto baciarlo sempre).
«A me non sarebbe dispiaciuto...»
borbottò Yusaku, rendendosi conto solo un istante dopo
dell'affermazione evasa dalla sua bocca. Ma anziché
arrossire ulteriormente, incurvò le labbra in un
sorrisetto furbo.
Avvicinò
il volto a quello di Ryoken e gli sfiorò le labbra con le
proprie. «Fragola e vaniglia sembrano proprio una bella
combinazione...» sussurrò ancora, prima di
baciarlo.
Chiusero
entrambi gli occhi, seduti all'ombra di quella panchina situata in un
punto imprecisato dell'immenso parco cittadino e si lasciarono andare a
quel miscuglio conosciuto da tutti ma, al contempo, dolce e buonissimo,
del quale non ci si stancava mai.
Forse
non era stato l'appuntamento perfetto e Yusaku aveva ancora tanta
strada da fare per aprirsi completamente al mondo.
Ma
un po' alla volta, a
piccoli passi, ce l'avrebbe fatta.
Ryoken
ne era certo.
(Sarebbe sempre stato
accanto a lui, dalla sua parte).
5
«Ti bacerei per ore
intere».
«Anch'io...
per altre mille ore, senza stancarmi mai».
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