2.I’ll always be there for you
“I
was there for you
before,
I’ll be there for you
again.
I’ll always be there
for you.”
Mycroft
Holmes - The
abominable bride
Casa
di Mr e Mrs Holmes, 2023
<<
Buon compleanno William! Auguri!
>> << Tanti auguri Will! >>
<< Auguri piccolo Holmes!
>> il bambino guardò con un sorriso appena
accennato tutte le persone
riunite attorno a lui e alla torta che la nonna gli aveva preparato e
dove
brillavano, dritte come soldatini, cinque candeline
blu:<< Andiamo Will
spegni le candeline >> lo incitò John che gli
sorrideva seduto accanto a
Rosie e a Bill Wiggins; William scosse la testa incrociando le braccine
sul
petto e guardando la torta come se volesse incenerirla con lo
sguardo:<<
Che cosa c’è tesoro? Andiamo spegni le candeline
>> lo incoraggiò sua
nonna con una carezza in mezzo a quei riccioli
indomabili:<< No >>
<< No? >> domandò allora il
nonno perplesso ma con la sua
proverbiale calma:<< No, devo aspettare zio Mycroft
>> sentenziò il
bambino deciso, Mrs Holmes prese un profondo respiro, più
gli anni passavano e
più il legame tra suo figlio maggiore e suo nipote diventava
stretto, già farlo
dormire da loro quando Mycroft era costretto ad andare
all’estero per lavoro
era un’impresa e ora questo…
<<
William tesoro, sai che Mycroft aveva
una riunione importante a Londra, potrebbe non arrivare in tempo
>> cercò
di convincerlo il nonno:<< No, lo zio mi ha promesso che
sarebbe arrivato
in tempo per la torta e i regali >> Mrs Holmes alzò
gli occhi al cielo, dio
ma perché tutti i maschi della famiglia
Holmes, escluso suo marito, dovevano essere così cocciuti?
<<
Zio Mycroft ha detto che verrà >>
continuò il bambino, come in risposta alle sue parole una
lieve risata fece
voltare tutti verso la porta:<<
Cos’è non ti fidi più della mia parola
William Holmes? >> << Zio Mycroft!
>> e scendendo di corsa
dalla propria sedia il bambino corse ad abbracciarlo stringendogli
forte le
braccine attorno alla vita e lasciandosi avvolgere dal profumo caldo e
rassicurante
del suo dopobarba; inginocchiandosi accanto al nipote Mycroft sorrise
prendendolo poi in braccio come se non pesasse niente:<<
Ti avevo detto
che avrei fatto in tempo >> Will annuì al
settimo cielo per la
felicità:<< Sapevo che saresti arrivato
>> Mycroft sorrise poi
avvicinò la bocca all’orecchio del nipote
bisbigliandogli qualcosa che lo fece
ridere.
Poco
dopo Mrs Holmes si avvicinò al figlio
girandosi poi verso il nipote:<< Ora che ci siamo tutti
che ne dici di
spegnere le candeline William? La cera sta per coprire tutta la torta
>>
guardando di nuovo quello che a tutti gli effetti per lui era suo padre
Will
annuì e una volta di nuovo a terra tornò al suo
posto soffiando allegro sulle
candeline.
Alcune
ore dopo di nuovo a casa il duo Holmes
era in bagno:<< Lavati bene i denti William, con tutta la
torta e i dolci
che hai mangiato oggi rischi di avere delle belle carie
>> << Sì
zio Myc >> zio Myc…sentendosi
chiamare così Sir Mycroft Holmes scosse il capo cercando di
non ridere, suo
nipote era l’unico da cui si faceva chiamare zio Myc,
all’inizio perché per un
bambino piccolo Mycroft era un nome troppo complicato da pronunciare
poi era
diventato una specie di abitudine e da qualche mese erano giunti ad un
compromesso: davanti agli altri William lo avrebbe chiamato Mycroft in
modo da
mantenere la sua aura austera e glaciale, in privato poteva chiamarlo
come più
preferiva.
<<
Mi leggi una favola zio Myc? >>
Holmes guardò il bambino mentre gli rimboccava le coperte
blu del
letto:<< Non sei stanco William? La nonna ha detto che
hai dormito poco
mentre eri da loro >> una piccola smorfia comparve sul
viso del bambino
ricordandogli in modo impressionante Sherlock:<< Non mi
piace dormire dai
nonni, il letto è duro e le finestre spifferano
>> memore del discorso
che aveva avuto con sua madre poco prima di lasciare la casa della sua
infanzia
Mycroft fece un piccolo sorriso:<< Se
non ti piace la tua stanza puoi chiedere
alla nonna di dormire in un’altra camera, la mia e quella di
tuo padre sono sul
retro ma se ti va… >> << La tua
camera? Quella di papà? >>
poi guardandolo speranzoso aggiunse:<< Dici che la nonna
mi ci farà
dormire? >> chiunque conoscesse Mrs Holmes sapeva quanto
era legata ai
ricordi che aveva di Sherlock e la sua stanza da bambino era uno di
quelli:<< Puoi chiederglielo, se ti dirà di no
hai il mio permesso per
dormire nella mia, non ho niente in contrario >> preso da
quel piccolo
lato impulsivo che doveva aver preso da Molly e che John aveva aiutato
a
crescere negli anni, William, si sollevò quel tanto che
bastava per abbracciare
l’uomo seduto sul bordo del letto:<< Ti voglio
bene zio Myc! >>
automaticamente le braccia di Mycroft si strinse attorno a quel
corpicino magro
e slanciato:<< Anche io te ne voglio William
>> un istante dopo il
bambino lo lasciò guardandolo furbo, Mycroft conosceva bene
quello sgaurdo…fin
troppo bene e infatti le successive parole del nipote gliene diede la
conferma:<< E il mio regalo zio Myc? Hai detto che era
qui a casa
>> Mycroft annuì poi abbassandosi sotto il
letto del nipote tirò fuori
una piccola scatola di cartone porgendola al ragazzo:<<
So che non hai
molti ricordi dei tuoi genitori per cui ho pensato che questo potesse
piacerti
>> togliendo velocemente il coperchio Will rimase
immobile davanti alla
cornice digitale spenta:<< Avanti, accendila
>> fece come suo zio
gli suggeriva e per un po’ William rimase immobile a guardare
le foto dei suoi
genitori che scorrevano sullo schermo con in sottofondo una delicata
musica di
violino.
<<
Ho chiesto ai nonni e al dottor Watson
un po’ di vecchie foto per metterlo insieme, puoi tenerlo sul
comodino in modo
da non dimenticarti di loro >> non ricevendo risposta
alle proprie parole
Mycroft chinò il capo per guardare William:<<
Cosa c’è? Non ti piace?
William… >> il bambino alzò gli
occhi lucidi verso di lui, non avrebbe
pianto anche se era sull’orlo delle lacrime:<<
Zio Myc, tu starai sempre
con me vero? >> domandò poi piano sfiorando i
visi dei genitori in una
delle foto:<< William ma che domande fai >>
poi sorridendogli e
stringendo la sua mano poggiata sopra la foto aggiunse:<<
William, sono stato qui per te, sono qui per
te e
sarò sempre qui per te[1]
>>
Londra,
2025
<<
Io non ci vado a scuola! La maestra è
noiosa! >> << William Sherlock Scott Holmes
non fare scenate e
vieni qui, avanti >> per un istante la voce di Mycroft lo
fece tremare ma
poi il bambino, la canaglia di sei anni e mezzo più
irriverente che lui avesse
mai conosciuto, gli si mise davanti con la camicia della divisa
scolastica
allacciata per metà, la cravatta legata attorno alla fronte
come una bandana e
la giacca blu scuro stretta al collo come un mantello:<<
Vestiti William,
devi andare a scuola e non voglio sentire storie >>
<< Ma mi annoio
zio Myc! >> erano passati quasi due anni da quando
William aveva iniziato
ad andare a scuola e nonostante la St.
James fosse la più prestigiosa scuola
privata di tutta Londra e dintorni nemmeno quel posto sembrava
all’altezza
dell’intelligenza di Will, in quello il bambino aveva preso
in tutto e per
tutto da suo padre, ricordava quasi Eurus per quanto fosse sveglio e
brillante,
anzi per certi versi addirittura la superava…ma
quel giorno Mycroft Holmes non aveva intenzione di arrendersi.
<<
Niente zio Myc! Devi andare a scuola e
io devo andare in ufficio, quando avrai l’età per
decidere da solo potrai anche
startene a casa a fare ciò che vuoi, ma per ora il tuo
compito è… >>
<< Ma a me non serve la scuola, non mi serve imparare
tutte quelle cose
inutili, io voglio fare il detective come papà, non
voglio… >> a quelle
parole Mycroft lo guardò non sapendo che cosa rispondere,
era la prima volta
che Will gli diceva una cosa del genere:<< Che cosa vuoi
fare? >>
capendo di aver rivelato ad alta voce il suo piccolo segreto William
chinò il
capo imbarazzato:<< Che voglio diventare un detective
come papà >>
Mycroft si avvicinò al nipote inginocchiandosi per guardarlo
negli
occhi:<< Chi ti ha detto che tuo padre era un detective?
>> domandò
Mycroft che, per contenere l’indole del nipote
così simile a quella di suo
fratello, non gli aveva ancora detto niente di quella parte della vita
di Sherlock,
di nuovo William fuggì al suo sguardo:<< Zio
John, quando sono andato a
cena da loro settimana scorsa io e Rosie abbiamo giocato con il
computer e
abbiamo trovato un blog di zio John dove raccontava delle sue avventure
con
papà, di quando inseguivano i criminali e davano la caccia
ai cattivi, c’era
scritto che papà era un genio, che poteva capire tutto di
una persona solamente
guardandola e che… >> Mycroft scosse il capo
borbottando qualcosa sull’incapacità
del buon dottore di creare password efficaci e a prova di ragazzini
geniali e
curiosi poi poggiando una mano sulla spalla del nipote
aggiunse:<<
Ascoltami William facciamo un patto: tu vai a scuola e prendi buoni
voti e io
ti insegnerò la scienza della deduzione,
d’accordo? >> gli occhi del
piccolo si illuminarono:<< Davvero zio Myc? Davvero lo
farai? >>
Mycroft tornò ad alzarsi in piedi guardandolo cercando di
essere il più serio
possibile:<< Sai che non mi rimangio mai una promessa ma
tu devi andare a
scuola tutti i giorni e prendere buoni voti >> il piccolo
annuì
convinto:<< Lo farò zio Myc, sarai fiero di me
>>
E
con gli anni fiero di lui Mycroft Holmes lo
era davvero, dopo quei primi turbolenti mesi di seconda elementare
William era
diventato un alunno modello: voti altissimi e comportamento impeccabile.
Secondo Mycroft e John era solo così scaltro e
furbo da non farsi beccare con le mani nel sacco, ma senza prove
nessuno poteva
accusarlo del contrario.
<<
Bene direi che con questo ti ho
insegnato tutto quello che so William >> e lasciandosi
sprofondare sulla
vecchia poltrona di pelle consumata Mycroft fissò il nipote
seduto sul divano
che lo guardava come in attesa di qualcosa:<< Non
c’è più nulla che puoi
insegnarmi zio? >> domandò il ragazzo
timidamente, Mycroft era ancora l’unico
in grado di mettergli un po’ di soggezione anche se non
l’avrebbe mai ammesso;
Holmes scosse il capo:<< No William, ti ho dato le gambe,
ora spetta a te
correre >> Will fece per dire qualcosa quando il
cellulare nella sua
tasca vibrò e lui lo tirò fuori scorrendo
velocemente il messaggio che gli era
arrivato.
Vedendolo
alzarsi così di scatto Mycroft lo
bloccò:<< Dove pensi di andare signorino?
>> William si girò con un
sorriso di trionfo:<< Ho già finito tutti i
compiti zio, mi ha scritto un
messaggio Trevor, ha comprato un nuovo videogioco e mi ha chiesto se
posso
andare da lui per provarlo >> Holmes cercò di
rimanere impassibile, come
già detto Will era bravo a non farsi cogliere con le mani
nel sacco e
nonostante fosse più che evidente che tramava qualcosa senza
prove Mycroft non
poteva vietargli nulla.
<<
Un nuovo videogioco eh… >> buttò
lì con noncuranza:<< Non sapevo ti
interessassero i videogiochi William
>> il ragazzino, quattordici anni di sfrontataggine e
spavalderia,
sorrise furbo:<< Mi piace ampliare i miei orizzonti zio e
poi è un modo
come un altro per tenere allenata la mente >> la
più grande balla che suo
nipote potesse inventarsi, ma d’altronde chi era lui per
farglielo notare? Sì certo
forse avrebbe dovuto ma gli voleva troppo bene per non permettergli
qualche
scappatella.
<<
Torna per cena e non fare tardi sono
stato chiaro? >> gli intimò poi cercando di
riprendersi un po’ della sua
autorità perduta:<< Sarò a casa
prima che arrivi il fattorino con la
pizza >> poi infilandosi la propria giacca e alzando una
mano per
salutare aggiunse ridendo:<< Ci vediamo a cena zio Myc
>> zio Myc…ecco
ora era sicuro che suo nipote tramava qualcosa, sperava solo di non
doverlo
andare a recuperare a Scotland Yard!
<<
Vuoi dirmi che ci facciamo qui William?
Se mio padre o tuo zio sapessero che siamo venuti qui ci ritroveremmo
chiusi in
casa per il resto delle nostre vite >> e Trevor Stamford,
il suo miglior
amico, lo guardò preoccupato deglutendo nervoso per quello
che stavano per
fare:<< Oh andiamo Trev non dirmi che hai paura
>> lo prese in giro
Will con un ghigno che la diceva lunga su quello che aveva in
mente:<< Io
non ho…non ho… >>
cominciò Trevor colto sul vivo ma il giovane Holmes non
gli lasciò il tempo di finire prendendo in mano il proprio
iPhone e
avvicinandosi alla porta di un locale:<< Sarà
una cosa veloce…secondo
quanto ha detto il telegiornale le vittime sono sparite nei dintorni
e…
>> cominciò a spiegare all’amico ma
Trevor sembrava più interessato a
capire come andarsene da lì che ad un possibile serial
killer o rapitore a
Shoreditch.
<<
Oh andiamo Trev non fare il fifone
>> Stamford guardò l’amico come a
volerlo strozzare:<< Non chiamarmi…
>> << E perché non dovrei? Ti
stai comportando esattamente da…
>> << Chiudi il becco William!
>> e incrociando le braccia
sul petto Trevor sbuffò nervoso:<< Entriamo
così potrai fare la tua magia
e la facciamo finita prima di finire nei guai >>
<< Non è magia
Trevor, solamente… >> l’altro
sbuffò alzando gli occhi al cielo:<<
Sì, sì lo so, non c’è
bisogno che lo ripeti >> poi seguendo a ruota Will
entrò nel pub insieme al suo compagno di avventure.
Sherlock
non era l’unico membro della famiglia
Holmes ad avere un palazzo mentale, certo Mycroft non ne aveva mai
fatto parola
con nessuno ma anche lui con gli anni, in particolare dopo la morte di
suo
fratello, aveva iniziato ad usare quella tecnica mnemonica, soprattutto
in giorni come quello dove sentiva il bisogno di chiacchierare
un’ultima volta con l’uomo che non poteva
più chiamare fratello.
<<
Ogni giorno che passa ti assomiglia sempre di più
>> commentò Mycroft
allungando leggermente le gambe davanti a sé rilassandosi
sulla sua vecchia
poltrona di pelle e osservando gli occhi divertiti del
fratello:<< E non
fare quella faccia Sherlock >> il sorriso
dell’altro gli fece intuire
quel commento ancora prima che fosse pronunciato:<< Non
eri molto dell’idea
di crescere un bambino quando hai letto il testamento >>
il maggiore
degli Holmes scosse il capo e un guizzo di sfida gli passò
negli occhi:<<
Non è stata poi così dura, ho badato a te per
quasi trent’anni >> Sherlock
rise piano godendosi per un attimo l’espressione felice e
soddisfatta del
fratello:<< Colpo basso Mycroft >>
<< Ho ancora qualche freccia
al mio arco nonostante gli anni >> Sherlock fece un
piccolo inchino col
capo in segno di rispetto poi sollevò gli occhi guardando
dritto in quelli di Mycroft:<<
Salutami Lestrade >> << Cosa? Che
stai… >>
ma poi il suono fastidioso del cellulare interruppe i pensieri di
Mycroft
costringendolo ad aprire gli occhi.
Mentre
prendeva in mano il telefono lesse il
nome di Greg Lestrade, che cosa poteva volere da lui
l’ispettore capo di Scotland
Yard a quell’ora di sera? Accorgendosi poi dell’ora
e del fatto che William non
era ancora rientrato Mycroft sperò con tutto il cuore che
quella telefonata non
riguardasse…ma poi rispondendo alla chiamata ebbe conferma
di tutti i suoi
dubbi.
Nda:
[1]:
citazione da L'abominevole sposa (Mycroft a Sherlock sull'aereo);
è anche la citazione di apertura del capitolo.
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