You
leave me speechless
Nonostante sia piena estate, è un giorno particolarmente
fresco.
Noi della band abbiamo deciso di riunirci in spiaggia perché
Bill vuole scattare qualche nuova foto per le locandine dei nostri
concerti,
così abbiamo chiesto a Trevor di unirsi a noi –
ormai è diventato il nostro
fotografo di fiducia.
In realtà ho anche pensato a un’idea per
concludere la
serata in modo romantico insieme a Mike, ma a lui non ho ancora detto
niente.
Spero possa rivelarsi una bella sorpresa.
Non appena vedo Jim, rimango stupito. «Ho la vaga
impressione che non attireremo uno straccio di pubblico nemmeno
stavolta…»
commento, indicando il suo cappello da cowboy color panna.
Lui si stringe nelle spalle e mi rivolge un ghigno. «Sei
solo geloso del mio stile» replica serafico.
«Te lo puoi anche togliere» suggerisce Mike.
Bill batte le mani per attirare la nostra attenzione.
«Piantatela,
siamo qui per lavorare!»
Puffy lo fissa mentre cerca di rimanere serio, ma subito
comincia a sghignazzare.
«Tu che hai da ridere? Dico sul serio! La foto
dell’anno
scorso ci ha portato sfiga, stavolta ci vuole un capolavoro!»
prosegue il
bassista, camminando avanti e indietro sulla sabbia, mentre forti
folate di
vento fanno mulinare miriadi di granelli attorno a lui.
Mike appoggia il braccio sinistro sulla mia spalla e compie
un gesto teatrale con la mano destra. «Noi siamo
già un capolavoro, non ci
servono le foto per dimostrarlo!»
Alzo gli occhi al cielo e gli mollo una gomitata. «Come
no!»
«Trev, tu che dici?» Bill si rivolge al nostro
amico, il
quale impugna la macchina fotografica e si guarda intorno come alla
ricerca
d’ispirazione.
«La location mi piace, rappresenta la vostra band: spiaggia,
estate, sole, cazzeggio…» Trevor sorride a
trentadue denti. «Sarebbe carino se
vi metteste tutti sulla sabbia, accucciati a terra.»
«Scordatelo» borbotta Jim. «Oggi non ho
voglia di sporcarmi,
ho messo addosso i miei abiti migliori.»
«Pensa allora se avessi scelto i peggiori!» lo
canzona Mike,
osservando divertito il look piuttosto sobrio di Jim che oscilla dal
nero al
marrone e non ha proprio niente di diverso dal solito –
pantaloni neri,
scarponi consunti, maglia a maniche lunghe e il solito gilet marrone.
L’unica
nota che spicca è l’orribile cappello color panna
che lo fa sembrare un
perfetto idiota.
«Perché devi sempre fare il rompicoglioni? Non ti
va mai
bene niente!» si lamenta Bill, piazzandosi di fronte a Jim
con le braccia
incrociate.
«Lui non fa parte della band, quindi non decide un
cazzo»
replica piatto il chitarrista riferendosi a Trevor.
Sento Mike irrigidirsi appena al mio fianco, mentre un
sospiro pesante abbandona le sue labbra. So che non sopporta quando
qualcuno se
la prende con il suo amico, hanno un legame fortissimo e a volte ho
l’impressione che le offese rivolte a Trevor lo colpiscano
come fossero dirette
a lui in prima persona.
«Jim, andiamo!» Puffy sbuffa. «Ti metti
giù per due secondi,
facciamo la foto e poi ti risollevi! Quante storie!»
«No.»
Mike stringe la mano destra a pugno e fa per avventarsi su
di lui, ma io intuisco le sue intenzioni e faccio in tempo a fermarlo,
avvolgendogli
un braccio intorno alla vita per trattenerlo accanto a me.
«Lascia perdere» gli suggerisco a bassa voce.
«Ma dimmi te se mi tocca stare in piedi per non farlo
sembrare un idiota!» sbraita Bill, le mani sui fianchi e i
capelli frustati dal
vento. Una folata più forte rischia di far volare via il
cappellino che
indossa, così con una mossa fulminea riesce ad afferrarlo.
«Cazzo!»
«Tanto sembra comunque un idiota» sibila Mike.
Jim stira le labbra in un sorrisetto ironico e gli mostra il
dito medio, senza scomporsi più di tanto.
«Allora?» Trevor attira la nostra attenzione in
tono
spazientito.
In tutta risposta, Mike si lascia cadere seduto sulla sabbia
e lo guarda dal basso. «Io ci sto, amico. Hai avuto una buona
idea.»
Con un sorriso lo imito, sollevando il pollice in direzione
di Trevor. «Va bene anche a me» dico.
Puffy si accuccia accanto a me e mi abbraccia da dietro per
un attimo.
Mike lo nota e gli sorride divertito.
«Non riesco mai a farlo ingelosire» borbotta Puffy,
allungandosi per lasciarmi un sonoro bacio sulla guancia.
Scoppio a ridere e mollo un calcio a Mike. «Qualcuno
potrebbe stuprarmi davanti ai tuoi occhi e a te non interesserebbe
niente!» lo
punzecchio.
Mi guarda con fare malizioso. «Certo che mi importerebbe, mi
godrei la scena con tanto di caffè a fiumi!»
«Fate schifo!» esclama Jim, mettendosi in piedi
alla destra
di Puffy.
Sento una presenza alle mie spalle e sollevo lo sguardo,
notando che si tratta di Bill. Ha un’espressione corrucciata
in viso e tiene
ancora in mano il cappellino, borbottando qualcosa di incomprensibile
tra sé e
sé.
«Con gli occhiali da sole sembrate proprio dei
divi!»
commenta Trevor con un sorriso luminoso.
«Tranne Jim» puntualizza Mike.
«Ovviamente» concorda il suo migliore amico.
«Veramente l’unico senza occhiali sei tu,
Patton.» Jim si
volta verso il mio ragazzo e accenna un ghigno.
Ridacchio. «Effettivamente…»
«Piantatela!» tuona Bill, allungando una mano per
tirarmi
una ciocca di capelli.
«Ahi!»
Trevor intanto punta la fotocamera verso di noi e comincia a
scattare foto a raffica, senza alcun preavviso né
possibilità di metterci in
posa.
«No, ma che fai? Non siamo pronti!» strilla Puffy,
il quale
non ha fatto neanche in tempo a sedersi sulla sabbia ed è
rimasto accovacciato
poco dietro di me.
Trevor prosegue imperterrito, ridendo come un matto e
ignorando deliberatamente le nostre continue proteste.
«È perfetto, bellissimo,
farete faville! Vi chiameranno a suonare anche al Rainbow!»
«Ma vaffanculo!» Bill scatta in avanti, rischiando
di
calpestare me e Mike mentre raggiunge Trevor e gli strappa
l’apparecchio di
mano.
Noi continuiamo a ridere come ragazzini, osservando il
nostro bassista che armeggia con l’oggetto incriminato tra
un’imprecazione e
l’altra, senza però capirci realmente qualcosa.
«Come cazzo si cancellano le foto con
quest’aggeggio?»
sbraita il bassista.
Trevor si stringe nelle spalle e si passa una mano tra i
capelli. «Non sarò certo io a dirtelo!»
«Sono orribili, eliminale!»
«No, siete delle opere d’arte!»
Incuriositi da quel battibecco, ci alziamo e accerchiamo
Bill, tentando di sbirciare sullo schermo della fotocamera.
Lo scatto che mi si palesa di fronte agli occhi mi fa
scoppiare a ridere: Jim e Bill in piedi, il primo con la mano sinistra
a
circondare il polso destro e un’espressione indecifrabile, il
secondo con il
cappellino in mano e l’aria spensierata; Puffy è
accucciato dietro di me,
mentre Mike se ne sta rilassato e sorridente alla mia sinistra.
Il suo sorriso è stupendo, solo a guardarlo mi si riempie il
cuore di un intenso calore.
«Che capolavoro!» esclama Puffy entusiasta.
«Ma fa cagare!» lo contraddice Bill, che
però non riesce a
trattenere una risata.
«In fondo ti piace, ammettilo» ammicca Mike,
circondandogli
le spalle con un braccio.
Il bassista se lo scrolla di dosso e gli scocca
un’occhiataccia.
Una folata di vento ci scompiglia i capelli e fa mulinare
granelli di sabbia attorno a noi.
Mike si strofina gli occhi con il dorso della mano sinistra
e impreca. «Forse avrei dovuto portare i fottuti occhiali da
sole…» bofonchia.
«Così impari a criticarmi» commenta Jim.
«Cazzo, sembra ci sia un uragano!» sbraita Bill,
guardandosi
attorno con espressione allarmata.
«Forse è meglio andare via» suggerisce
Puffy.
In effetti il vento si sta facendo più forte e fastidioso,
sospingendo la sabbia in ogni direzione; anche il mare, in lontananza,
è
agitato e minaccioso.
Sbuffo: il mio progetto rischia di andare seriamente in fumo.
«Che c’è?» mi chiede Mike,
tirandomi appena una ciocca di
capelli.
«Avevo pensato di rimanere qui con te a guardare il
tramonto…» borbotto, rendendomi conto che
probabilmente anche questa volta sarò
sfigato – ormai ci sono abituato, ma ciò non mi
impedisce di rimanerne deluso.
Mike lascia girare lo sguardo attorno a noi, poi lo posa
nuovamente su di me. Sorride genuino, un po’ come nella foto
che Trevor ci ha
scattato, e si stringe nelle spalle con noncuranza. «Possiamo
farlo» replica.
Scuoto il capo. «Rischiamo di rimanere sommersi dalla
sabbia.»
Lui mi si affianca e indica un punto della spiaggia piuttosto
distante da quello in cui ci troviamo. «Laggiù
è più riparato, vedi?»
Seguo il suo sguardo e annuisco appena. «Così
pare…»
«Piccioncini? Andiamo?» ci richiama Bill.
Io e Mike ci scambiamo un’occhiata e subito capisco che la
mia idea gli è piaciuta, che gli va di rimanere da solo con
me e aspettare che
il sole si immerga nel mare agitato.
«Non ditemi che volete rimanere qui» interviene
Trevor.
«Veramente sì» conferma Mike.
«Fate come vi pare, ma state attenti a non farvi sotterrare
dalla sabbia» ci liquida Bill, indirizzandoci un sorrisetto
malizioso.
«Ce la caveremo, mamma Bill» lo punzecchio.
I nostri amici ci salutano e si avviano verso il lungomare,
spazzolando via la sabbia dai vestiti e chiacchierando tra loro.
Li osservo allontanarsi, mentre il vento e la sabbia
continuano impietosi a frustarmi il viso e i capelli.
L’aria si sta facendo sempre più fresca, tanto che
un
brivido mi percorre tutto il corpo.
«Spostiamoci» dice Mike, avvolgendomi le spalle con
il
braccio sinistro.
Mi stringo al suo fianco e insieme ci avviamo verso il punto
in cui pare che il vento sia meno forte, una zona della spiaggia
riparata da un
assembramento di rocce e pietre levigate dall’acqua.
Una volta giunti a destinazione, ci sediamo uno di fianco
all’altro, notando che effettivamente la situazione
è migliore rispetto al
punto in cui ci trovavamo fino a poco fa.
Le folate sono più lievi, la sabbia non vola in ogni
direzione e non si infila ovunque. Intanto il sole scende piano dietro
le nubi
che si fanno sempre più fitte, e improvvisamente mi accorgo
che la mia idea
sarà probabilmente un fallimento.
«Cazzo, no!» esclamo, alzando gli occhi al cielo e
allargando le braccia. «Che schifo di tramonto è
questo?»
Mike ridacchia al mio fianco.
«Non prendermi in giro, io ho sempre delle buone idee e
poi…» Sospiro sconsolato e lascio cadere le mani
in grembo.
Avverto le dita di Mike sul viso e mi volto a guardarlo,
trovandolo sorridente e sereno. «Va bene lo stesso»
sussurra, accostandosi a me
per lasciarmi un bacio a fior di labbra.
Lo abbraccio e affondo il viso nel suo collo, inspirando a
fondo il profumo familiare che tanto amo. «Rovino sempre
tutto…»
«Ma non è colpa tua se il tempo fa
schifo» mi rassicura, i
polpastrelli a sfiorare piano la mia nuca.
Rabbrividisco e sollevo il capo per cercare un nuovo bacio,
stavolta più intenso e profondo. Lo spingo con la schiena
contro la parete
rocciosa e mi stringo a lui, cercando di trasmettergli tutto
l’amore che provo.
Stare con Mike è sempre elettrizzante, è come se
ogni tocco
fosse un’esperienza nuova per me, come se con la sua sola
presenza fosse in
grado di ubriacarmi e attirarmi inesorabilmente tra le sue braccia.
Lo sento respirare sulla mia b0cca, percorrere la mia
schiena con le mani, tirare piano le ciocche sconvolte dei miei capelli.
E mi fa impazzire, mi manda fuori di testa e mi eccita
terribilmente.
Tra noi c’è sempre un’attrazione
pazzesca, sembra che il
tempo non sia passato, è come se stessimo insieme da poco e
sentissimo la strenua
necessità di essere sempre vicini, di toccarci, di sentirci.
Mi lascio sfuggire un gemito quando i suoi denti affondano
piano sul mio labbro inferiore, mentre le sue dita scivolano lievi
sotto la
t-shirt che indosso e mi sfiorano i fianchi.
Mi scosto appena da lui e incrocio i suoi occhi scuri e
magnetici, trovandoli torbidi e bellissimi, così caldi e
famelici, dolci e
maliziosi allo stesso tempo.
Sospiro e mi sgretolo tra le sue braccia, accasciandomi con
il viso contro la sua spalla. «Mike…»
«Ehi» mormora, le mani ora saldamente strette al
mio corpo,
al di sotto della maglia.
«Ti amo» esalo sulla pelle del suo collo,
lasciandovi qualche
piccolo bacio.
Lo sento ridacchiare con una punta di imbarazzo, è sempre
così quando esprimo i miei sentimenti per lui.
«Ti amo» ripeto, stringendomi più forte
a lui.
Ed è vero, non posso negarlo. Ciò che sento
cresce e si
fortifica ogni giorno di più, non riesco assolutamente a
capire come questo sia
possibile ma è ciò che mi fa sentire vivo.
Mike mi abbraccia, si aggrappa a me con forza, so che sta
cercando di dimostrarmi che anche per lui è lo stesso, ci
sta provando a modo
suo e io lo apprezzo perché lo conosco fin troppo bene.
«Bambolina» sussurra al mio
orecchio.
Sorrido e mi scosto per guardarlo negli occhi. Mi viene da
ridere quando un timido raggio di sole glieli ferisce e lo costringe a
strizzarli.
«Noi e il romanticismo non andiamo proprio
d’accordo»
commento, tornando a sedermi con le gambe incrociate di fianco a lui.
Osservo il cielo quasi completamente ricoperto di nubi
sempre più scure, attraverso le quali filtra soltanto un
minuscolo spicchio di
luce aranciata. Devo ammettere che l’atmosfera non
è male e, anche se non è un
vero e proprio tramonto, mi sembra davvero perfetto.
Rimango a scrutare il sole scomparire del tutto dietro la
cortina scura, mentre ascolto il vento mulinare in lontananza e il mare
agitarsi minaccioso e schiantarsi sulla battigia.
Ho come l’impressione di star ammirando quella scena
suggestiva dalla finestra della mia camera, al sicuro da tutte quelle
intemperie. A farmi sentire protetto sono le braccia di Mike, sempre
strette
attorno alla mia vita, le sue mani che mi carezzano distrattamente e il
suo
respiro lento tra i capelli.
«Chi se ne frega del romanticismo?»
Ridacchio. «Beh, sai come sono fatto.»
«Certo che lo so, ma da quando ce la spassiamo non siamo
praticamente mai riusciti a mettere in pratica qualche idea carina.
Succede
sempre qualcosa, ormai ci ho fatto il callo.»
«È andata bene solo quando avevamo
litigato» replico con una
risata.
«Non direi, visto che mi hai cantato quella canzone di
merda» mi prende in giro.
«Piantala, mi sento ancora un idiota, non
c’è bisogno che me
lo ricordi» bofonchio.
Mike mi stringe più forte al suo fianco e mi lascia un bacio
sulla tempia.
Continuo a godermi lo spettacolo del cielo che diviene
gradualmente sempre più scuro, delle nuvole che si addensano
e delle onde che
fanno a gara per raggiungere per prime la riva, lasciando impronte
sempre più
lunghe e profonde.
L’aria intorno a noi si è fatta ancora
più fresca e
pungente, ma non ho voglia di andarmene. Sto dannatamente bene.
«Questo è l’unico tramonto che ci
meritiamo» commenta Mike
con il naso per aria.
Lo osservo e lo trovo bellissimo, il profilo che si staglia
in controluce, le lievi fossette che si formano mentre sorride, gli
occhi che
brillano e quei lineamenti marcati che lo rendono tremendamente
attraente.
Vorrei riempirlo di baci, spogliarlo e fare l’amore con lui;
vorrei gridare al mondo quanto lo amo, dirgli quanto è bello
e quanto sono
felice con lui al mio fianco.
Invece mi limito a fissarlo, incantato, trovando poetico il
gioco di luci e ombre che accarezza il suo viso.
Non appena Mike si accorge delle mie occhiate insistenti, si
volta nella mia direzione e mi interroga con lo sguardo.
Stavolta sono proprio senza parole, travolto dalle emozioni
che sto provando in questo momento e che mi impediscono di esprimermi
come
vorrei.
Potrei dirgli qualsiasi cosa, ripetergli che lo amo, ma la
verità è che non ci sono parole per descrivere
ciò che mi fa provare.
Non ho ancora realizzato che questo ragazzo stupendo sta
davvero con me, mi sopporta, mi ama.
È incredibile.
Mike mi scruta per un altro istante, poi torna a guardare il
nostro disastroso tramonto, una ciocca di capelli scuri abbandonata
sulla
fronte.
Mi lascio sfuggire un sospiro estasiato e distolgo a fatica
lo sguardo, portandolo sul cielo quasi completamente nero.
«Grazie.»
Quello di Mike è un lieve sussurro, quasi come se stesse
cercando di non farmi udire la parola che ha appena pronunciato.
Ma io la sento eccome.
«Di cosa?»
Sbircio verso di lui e noto che si stringe nelle spalle.
«Per tutto. Per momenti come questo. Per le idee che ti
vengono e che puntualmente
falliscono. Perché sai sempre come farmi
rilassare.» Fa una pausa e cerca la
mia mano, stringendola forte per un istante. «Per quello che
fai, che dici. Per
come mi fai sentire.» Continua a non guardarmi, gli occhi
scuri fissi sul cielo
che ci sovrasta.
Il cuore ha bruscamente accelerato i suoi battiti nel mio
petto mentre ascolto incredulo le sue parole. È raro che
Mike si apra in questo
modo con qualcuno, generalmente lascia che siano i suoi gesti a
esprimere ciò
che prova.
«Sono soltanto me stesso» minimizzo. «Non
so come ti faccio
sentire, ma…»
«Rispettato, accettato, amato.»
L’ultima parola quasi
si disperde tra lo sciabordio delle onde e il fischio impetuoso del
vento.
La gola mi si stringe in una morsa e gli occhi bruciano
appena, segno che sta giungendo quel dannato momento in cui la
commozione
prende il sopravvento e le parole non riescono più ad
abbandonare le mie labbra
tremanti.
Le nostre dita sono ancora intrecciate, unico contatto tra i
nostri corpi, ma percepisco quel gesto come uno dei più
intimi e intensi di sempre.
Rimaniamo in silenzio, travolti dalle emozioni e incapaci di
spiccicare parola. Mike torna a cercare il mio sguardo e mi incatena a
sé, le
sue iridi si immergono profonde nelle mie ed è un altro
colpo al cuore.
Vederlo così aperto e vulnerabile, così pronto a
farsi
leggere dentro, è veramente commovente e mi fa sentire
speciale.
Un altro brivido mi investe, ma non sono certo di saperlo
classificare – può essere l’aria sempre
più pungente attorno a noi, ma anche il
fiume di emozioni che mi scuotono.
«Forse è meglio andare» mormora Mike,
allungando la mano
libera per sfiorarmi una guancia.
Annuisco, ancora una volta senza parole.
Ci alziamo in silenzio, scuotendo via i granelli di sabbia
dai nostri vestiti; le nostre dita sono ancora intrecciate e io mi
sento come
un ragazzino al suo primo appuntamento, improvvisamente incapace di
essere il
solito Roddy, quello che scherza sfacciato e fa battute sconce.
Non mi riconosco più.
Ci incamminiamo verso la strada che costeggia il lungomare,
diretti alla più vicina fermata dell’autobus.
Abbiamo appena lasciato la spiaggia alle nostre spalle
quando Mike si ferma e mi costringe a fare lo stesso, stringendo
più forte le
mie dita tra le sue.
Mi volto a guardarlo con un po’ di timore e lo trovo
mortalmente serio.
«Ho detto qualche stronzata, vero?» mi chiede con
un pizzico
di imbarazzo.
«No!»
«Allora perché hai improvvisamente cominciato a
soffrire di
mutismo?»
Sorrido e scuoto il capo. «No, è che…
mi hai lasciato senza
parole» ammetto senza incrociare i suoi occhi.
«Addirittura?» Mike ridacchia. «Non
è da te.»
Annuisco e sollevo piano il capo.
D’improvviso Mike mi si avvicina e cattura le mie labbra in
un bacio lento e intenso, la mano ancora ben stretta alla mia.
Rimaniamo intrappolati in quel momento per alcuni istanti,
finché non ci separiamo in cerca d’aria e dello
sguardo l’uno dell’altro.
Ci sorridiamo con tenerezza e sono certo che Mike provi
esattamente le mie stesse emozioni.
Mai mi sono sentito così tanto vicino e legato a lui, e
pensare che questa serata era cominciata nel modo più
disastroso possibile –
prima le foto con i ragazzi della band, poi il tramonto più
brutto e meno
romantico della storia.
Gli avvolgo la vita con un braccio e gli rubo un altro breve
bacio. «Andiamo a prendere l’autobus, sto
cominciando seriamente ad avere
freddo.»
Mike annuisce, poi sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto
malizioso che conosco fin troppo bene. «Se vieni a casa mia,
ci penso io a
riscaldarti…» insinua.
Scoppio a ridere e lo trascino sul lungomare, già
pregustando il momento in cui saremo completamente soli.
♫ ♪ ♫
[Prompt
6: Vedere il
tramonto insieme.]
Ciao a
tuttiiiiiiiiiii!
So che è
passato tantissimo tempo dall’ultimo aggiornamento
di questa raccolta, ma ovviamente quando arriva l’estate la
voglia di scrivere
in questo AU aumenta! *___*
Come sempre succede
quando non scrivo di loro, la Pattum mi
era mancata da impazzire e non potevo assolutamente non ritagliare un
momento
tutto per loro.
L’ispirazione
per questa OS in realtà è nata quando ho
trovato una stupenda foto dei Faith No More da giovani, che poi
è proprio lo
scatto che Trevor ha fatto loro a tradimento! ^^
Guardate un po' qua che disagio XD:
Abbiamo
visto Roddy super innamorato e in adorazione,
com’è
canon XD, ma stavolta anche Mike ha provato a essere più
dolce e far capire al
suo ragazzo ciò che sente per lui. Sappiamo che Mike non
è esattamente un
romanticone e non trova semplice esprimere i propri sentimenti,
però ogni tanto
anche lui si lascia un po’ andare, anche perché
Roddy si merita di essere amato
e di avere al suo fianco qualcuno che lo adori ♥
In questo AU cerco
sempre di renderli felici, visto che in
genere li sommergo di dramma e casini vari AHAHAHAHAHAH!
Grazie a chiunque
abbia letto e, come sempre, anche a
LadyDragon per i suoi prompt sempre capaci di ispirarmi!
Alla prossima
♥
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