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Autore: Kim WinterNight    29/07/2022    1 recensioni
Estate significa caldo, mare, birra fresca.
Estate significa amici, risate, momenti indimenticabili.
Ma per Roddy, Mike, Jim, Puffy, Bill e i loro amici significa anche concerti più o meno riusciti, tentativi piuttosto fallimentari di rimorchiare e immancabile disagio.
Un'estate da sfigati, insomma.
[FreakyPigs!AU]
- Raccolta partecipante alla challenge "Sapori D'Estate" organizzata da _LadyDragon1995_ sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bill Gould, Jim Martin, Mike Bordin, Mike Patton, Roddy Bottum
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Freaky Pigs'
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You leave me speechless







Nonostante sia piena estate, è un giorno particolarmente fresco.
Noi della band abbiamo deciso di riunirci in spiaggia perché Bill vuole scattare qualche nuova foto per le locandine dei nostri concerti, così abbiamo chiesto a Trevor di unirsi a noi – ormai è diventato il nostro fotografo di fiducia.
In realtà ho anche pensato a un’idea per concludere la serata in modo romantico insieme a Mike, ma a lui non ho ancora detto niente. Spero possa rivelarsi una bella sorpresa.
Non appena vedo Jim, rimango stupito. «Ho la vaga impressione che non attireremo uno straccio di pubblico nemmeno stavolta…» commento, indicando il suo cappello da cowboy color panna.
Lui si stringe nelle spalle e mi rivolge un ghigno. «Sei solo geloso del mio stile» replica serafico.
«Te lo puoi anche togliere» suggerisce Mike.
Bill batte le mani per attirare la nostra attenzione. «Piantatela, siamo qui per lavorare!»
Puffy lo fissa mentre cerca di rimanere serio, ma subito comincia a sghignazzare.
«Tu che hai da ridere? Dico sul serio! La foto dell’anno scorso ci ha portato sfiga, stavolta ci vuole un capolavoro!» prosegue il bassista, camminando avanti e indietro sulla sabbia, mentre forti folate di vento fanno mulinare miriadi di granelli attorno a lui.
Mike appoggia il braccio sinistro sulla mia spalla e compie un gesto teatrale con la mano destra. «Noi siamo già un capolavoro, non ci servono le foto per dimostrarlo!»
Alzo gli occhi al cielo e gli mollo una gomitata. «Come no!»
«Trev, tu che dici?» Bill si rivolge al nostro amico, il quale impugna la macchina fotografica e si guarda intorno come alla ricerca d’ispirazione.
«La location mi piace, rappresenta la vostra band: spiaggia, estate, sole, cazzeggio…» Trevor sorride a trentadue denti. «Sarebbe carino se vi metteste tutti sulla sabbia, accucciati a terra.»
«Scordatelo» borbotta Jim. «Oggi non ho voglia di sporcarmi, ho messo addosso i miei abiti migliori.»
«Pensa allora se avessi scelto i peggiori!» lo canzona Mike, osservando divertito il look piuttosto sobrio di Jim che oscilla dal nero al marrone e non ha proprio niente di diverso dal solito – pantaloni neri, scarponi consunti, maglia a maniche lunghe e il solito gilet marrone. L’unica nota che spicca è l’orribile cappello color panna che lo fa sembrare un perfetto idiota.
«Perché devi sempre fare il rompicoglioni? Non ti va mai bene niente!» si lamenta Bill, piazzandosi di fronte a Jim con le braccia incrociate.
«Lui non fa parte della band, quindi non decide un cazzo» replica piatto il chitarrista riferendosi a Trevor.
Sento Mike irrigidirsi appena al mio fianco, mentre un sospiro pesante abbandona le sue labbra. So che non sopporta quando qualcuno se la prende con il suo amico, hanno un legame fortissimo e a volte ho l’impressione che le offese rivolte a Trevor lo colpiscano come fossero dirette a lui in prima persona.
«Jim, andiamo!» Puffy sbuffa. «Ti metti giù per due secondi, facciamo la foto e poi ti risollevi! Quante storie!»
«No.»
Mike stringe la mano destra a pugno e fa per avventarsi su di lui, ma io intuisco le sue intenzioni e faccio in tempo a fermarlo, avvolgendogli un braccio intorno alla vita per trattenerlo accanto a me.
«Lascia perdere» gli suggerisco a bassa voce.
«Ma dimmi te se mi tocca stare in piedi per non farlo sembrare un idiota!» sbraita Bill, le mani sui fianchi e i capelli frustati dal vento. Una folata più forte rischia di far volare via il cappellino che indossa, così con una mossa fulminea riesce ad afferrarlo. «Cazzo!»
«Tanto sembra comunque un idiota» sibila Mike.
Jim stira le labbra in un sorrisetto ironico e gli mostra il dito medio, senza scomporsi più di tanto.
«Allora?» Trevor attira la nostra attenzione in tono spazientito.
In tutta risposta, Mike si lascia cadere seduto sulla sabbia e lo guarda dal basso. «Io ci sto, amico. Hai avuto una buona idea.»
Con un sorriso lo imito, sollevando il pollice in direzione di Trevor. «Va bene anche a me» dico.
Puffy si accuccia accanto a me e mi abbraccia da dietro per un attimo.
Mike lo nota e gli sorride divertito.
«Non riesco mai a farlo ingelosire» borbotta Puffy, allungandosi per lasciarmi un sonoro bacio sulla guancia.
Scoppio a ridere e mollo un calcio a Mike. «Qualcuno potrebbe stuprarmi davanti ai tuoi occhi e a te non interesserebbe niente!» lo punzecchio.
Mi guarda con fare malizioso. «Certo che mi importerebbe, mi godrei la scena con tanto di caffè a fiumi!»
«Fate schifo!» esclama Jim, mettendosi in piedi alla destra di Puffy.
Sento una presenza alle mie spalle e sollevo lo sguardo, notando che si tratta di Bill. Ha un’espressione corrucciata in viso e tiene ancora in mano il cappellino, borbottando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé.
«Con gli occhiali da sole sembrate proprio dei divi!» commenta Trevor con un sorriso luminoso.
«Tranne Jim» puntualizza Mike.
«Ovviamente» concorda il suo migliore amico.
«Veramente l’unico senza occhiali sei tu, Patton.» Jim si volta verso il mio ragazzo e accenna un ghigno.
Ridacchio. «Effettivamente…»
«Piantatela!» tuona Bill, allungando una mano per tirarmi una ciocca di capelli.
«Ahi!»
Trevor intanto punta la fotocamera verso di noi e comincia a scattare foto a raffica, senza alcun preavviso né possibilità di metterci in posa.
«No, ma che fai? Non siamo pronti!» strilla Puffy, il quale non ha fatto neanche in tempo a sedersi sulla sabbia ed è rimasto accovacciato poco dietro di me.
Trevor prosegue imperterrito, ridendo come un matto e ignorando deliberatamente le nostre continue proteste. «È perfetto, bellissimo, farete faville! Vi chiameranno a suonare anche al Rainbow!»
«Ma vaffanculo!» Bill scatta in avanti, rischiando di calpestare me e Mike mentre raggiunge Trevor e gli strappa l’apparecchio di mano.
Noi continuiamo a ridere come ragazzini, osservando il nostro bassista che armeggia con l’oggetto incriminato tra un’imprecazione e l’altra, senza però capirci realmente qualcosa.
«Come cazzo si cancellano le foto con quest’aggeggio?» sbraita il bassista.
Trevor si stringe nelle spalle e si passa una mano tra i capelli. «Non sarò certo io a dirtelo!»
«Sono orribili, eliminale!»
«No, siete delle opere d’arte!»
Incuriositi da quel battibecco, ci alziamo e accerchiamo Bill, tentando di sbirciare sullo schermo della fotocamera.
Lo scatto che mi si palesa di fronte agli occhi mi fa scoppiare a ridere: Jim e Bill in piedi, il primo con la mano sinistra a circondare il polso destro e un’espressione indecifrabile, il secondo con il cappellino in mano e l’aria spensierata; Puffy è accucciato dietro di me, mentre Mike se ne sta rilassato e sorridente alla mia sinistra.
Il suo sorriso è stupendo, solo a guardarlo mi si riempie il cuore di un intenso calore.
«Che capolavoro!» esclama Puffy entusiasta.
«Ma fa cagare!» lo contraddice Bill, che però non riesce a trattenere una risata.
«In fondo ti piace, ammettilo» ammicca Mike, circondandogli le spalle con un braccio.
Il bassista se lo scrolla di dosso e gli scocca un’occhiataccia.
Una folata di vento ci scompiglia i capelli e fa mulinare granelli di sabbia attorno a noi.
Mike si strofina gli occhi con il dorso della mano sinistra e impreca. «Forse avrei dovuto portare i fottuti occhiali da sole…» bofonchia.
«Così impari a criticarmi» commenta Jim.
«Cazzo, sembra ci sia un uragano!» sbraita Bill, guardandosi attorno con espressione allarmata.
«Forse è meglio andare via» suggerisce Puffy.
In effetti il vento si sta facendo più forte e fastidioso, sospingendo la sabbia in ogni direzione; anche il mare, in lontananza, è agitato e minaccioso.
Sbuffo: il mio progetto rischia di andare seriamente in fumo.
«Che c’è?» mi chiede Mike, tirandomi appena una ciocca di capelli.
«Avevo pensato di rimanere qui con te a guardare il tramonto…» borbotto, rendendomi conto che probabilmente anche questa volta sarò sfigato – ormai ci sono abituato, ma ciò non mi impedisce di rimanerne deluso.
Mike lascia girare lo sguardo attorno a noi, poi lo posa nuovamente su di me. Sorride genuino, un po’ come nella foto che Trevor ci ha scattato, e si stringe nelle spalle con noncuranza. «Possiamo farlo» replica.
Scuoto il capo. «Rischiamo di rimanere sommersi dalla sabbia.»
Lui mi si affianca e indica un punto della spiaggia piuttosto distante da quello in cui ci troviamo. «Laggiù è più riparato, vedi?»
Seguo il suo sguardo e annuisco appena. «Così pare…»
«Piccioncini? Andiamo?» ci richiama Bill.
Io e Mike ci scambiamo un’occhiata e subito capisco che la mia idea gli è piaciuta, che gli va di rimanere da solo con me e aspettare che il sole si immerga nel mare agitato.
«Non ditemi che volete rimanere qui» interviene Trevor.
«Veramente sì» conferma Mike.
«Fate come vi pare, ma state attenti a non farvi sotterrare dalla sabbia» ci liquida Bill, indirizzandoci un sorrisetto malizioso.
«Ce la caveremo, mamma Bill» lo punzecchio.
I nostri amici ci salutano e si avviano verso il lungomare, spazzolando via la sabbia dai vestiti e chiacchierando tra loro.
Li osservo allontanarsi, mentre il vento e la sabbia continuano impietosi a frustarmi il viso e i capelli.
L’aria si sta facendo sempre più fresca, tanto che un brivido mi percorre tutto il corpo.
«Spostiamoci» dice Mike, avvolgendomi le spalle con il braccio sinistro.
Mi stringo al suo fianco e insieme ci avviamo verso il punto in cui pare che il vento sia meno forte, una zona della spiaggia riparata da un assembramento di rocce e pietre levigate dall’acqua.
Una volta giunti a destinazione, ci sediamo uno di fianco all’altro, notando che effettivamente la situazione è migliore rispetto al punto in cui ci trovavamo fino a poco fa.
Le folate sono più lievi, la sabbia non vola in ogni direzione e non si infila ovunque. Intanto il sole scende piano dietro le nubi che si fanno sempre più fitte, e improvvisamente mi accorgo che la mia idea sarà probabilmente un fallimento.
«Cazzo, no!» esclamo, alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia. «Che schifo di tramonto è questo?»
Mike ridacchia al mio fianco.
«Non prendermi in giro, io ho sempre delle buone idee e poi…» Sospiro sconsolato e lascio cadere le mani in grembo.
Avverto le dita di Mike sul viso e mi volto a guardarlo, trovandolo sorridente e sereno. «Va bene lo stesso» sussurra, accostandosi a me per lasciarmi un bacio a fior di labbra.
Lo abbraccio e affondo il viso nel suo collo, inspirando a fondo il profumo familiare che tanto amo. «Rovino sempre tutto…»
«Ma non è colpa tua se il tempo fa schifo» mi rassicura, i polpastrelli a sfiorare piano la mia nuca.
Rabbrividisco e sollevo il capo per cercare un nuovo bacio, stavolta più intenso e profondo. Lo spingo con la schiena contro la parete rocciosa e mi stringo a lui, cercando di trasmettergli tutto l’amore che provo.
Stare con Mike è sempre elettrizzante, è come se ogni tocco fosse un’esperienza nuova per me, come se con la sua sola presenza fosse in grado di ubriacarmi e attirarmi inesorabilmente tra le sue braccia.
Lo sento respirare sulla mia b0cca, percorrere la mia schiena con le mani, tirare piano le ciocche sconvolte dei miei capelli.
E mi fa impazzire, mi manda fuori di testa e mi eccita terribilmente.
Tra noi c’è sempre un’attrazione pazzesca, sembra che il tempo non sia passato, è come se stessimo insieme da poco e sentissimo la strenua necessità di essere sempre vicini, di toccarci, di sentirci.
Mi lascio sfuggire un gemito quando i suoi denti affondano piano sul mio labbro inferiore, mentre le sue dita scivolano lievi sotto la t-shirt che indosso e mi sfiorano i fianchi.
Mi scosto appena da lui e incrocio i suoi occhi scuri e magnetici, trovandoli torbidi e bellissimi, così caldi e famelici, dolci e maliziosi allo stesso tempo.
Sospiro e mi sgretolo tra le sue braccia, accasciandomi con il viso contro la sua spalla. «Mike…»
«Ehi» mormora, le mani ora saldamente strette al mio corpo, al di sotto della maglia.
«Ti amo» esalo sulla pelle del suo collo, lasciandovi qualche piccolo bacio.
Lo sento ridacchiare con una punta di imbarazzo, è sempre così quando esprimo i miei sentimenti per lui.
«Ti amo» ripeto, stringendomi più forte a lui.
Ed è vero, non posso negarlo. Ciò che sento cresce e si fortifica ogni giorno di più, non riesco assolutamente a capire come questo sia possibile ma è ciò che mi fa sentire vivo.
Mike mi abbraccia, si aggrappa a me con forza, so che sta cercando di dimostrarmi che anche per lui è lo stesso, ci sta provando a modo suo e io lo apprezzo perché lo conosco fin troppo bene.
«Bambolina» sussurra al mio orecchio.
Sorrido e mi scosto per guardarlo negli occhi. Mi viene da ridere quando un timido raggio di sole glieli ferisce e lo costringe a strizzarli.
«Noi e il romanticismo non andiamo proprio d’accordo» commento, tornando a sedermi con le gambe incrociate di fianco a lui.
Osservo il cielo quasi completamente ricoperto di nubi sempre più scure, attraverso le quali filtra soltanto un minuscolo spicchio di luce aranciata. Devo ammettere che l’atmosfera non è male e, anche se non è un vero e proprio tramonto, mi sembra davvero perfetto.
Rimango a scrutare il sole scomparire del tutto dietro la cortina scura, mentre ascolto il vento mulinare in lontananza e il mare agitarsi minaccioso e schiantarsi sulla battigia.
Ho come l’impressione di star ammirando quella scena suggestiva dalla finestra della mia camera, al sicuro da tutte quelle intemperie. A farmi sentire protetto sono le braccia di Mike, sempre strette attorno alla mia vita, le sue mani che mi carezzano distrattamente e il suo respiro lento tra i capelli.
«Chi se ne frega del romanticismo?»
Ridacchio. «Beh, sai come sono fatto.»
«Certo che lo so, ma da quando ce la spassiamo non siamo praticamente mai riusciti a mettere in pratica qualche idea carina. Succede sempre qualcosa, ormai ci ho fatto il callo.»
«È andata bene solo quando avevamo litigato» replico con una risata.
«Non direi, visto che mi hai cantato quella canzone di merda» mi prende in giro.
«Piantala, mi sento ancora un idiota, non c’è bisogno che me lo ricordi» bofonchio.
Mike mi stringe più forte al suo fianco e mi lascia un bacio sulla tempia.
Continuo a godermi lo spettacolo del cielo che diviene gradualmente sempre più scuro, delle nuvole che si addensano e delle onde che fanno a gara per raggiungere per prime la riva, lasciando impronte sempre più lunghe e profonde.
L’aria intorno a noi si è fatta ancora più fresca e pungente, ma non ho voglia di andarmene. Sto dannatamente bene.
«Questo è l’unico tramonto che ci meritiamo» commenta Mike con il naso per aria.
Lo osservo e lo trovo bellissimo, il profilo che si staglia in controluce, le lievi fossette che si formano mentre sorride, gli occhi che brillano e quei lineamenti marcati che lo rendono tremendamente attraente.
Vorrei riempirlo di baci, spogliarlo e fare l’amore con lui; vorrei gridare al mondo quanto lo amo, dirgli quanto è bello e quanto sono felice con lui al mio fianco.
Invece mi limito a fissarlo, incantato, trovando poetico il gioco di luci e ombre che accarezza il suo viso.
Non appena Mike si accorge delle mie occhiate insistenti, si volta nella mia direzione e mi interroga con lo sguardo.
Stavolta sono proprio senza parole, travolto dalle emozioni che sto provando in questo momento e che mi impediscono di esprimermi come vorrei.
Potrei dirgli qualsiasi cosa, ripetergli che lo amo, ma la verità è che non ci sono parole per descrivere ciò che mi fa provare.
Non ho ancora realizzato che questo ragazzo stupendo sta davvero con me, mi sopporta, mi ama.
È incredibile.
Mike mi scruta per un altro istante, poi torna a guardare il nostro disastroso tramonto, una ciocca di capelli scuri abbandonata sulla fronte.
Mi lascio sfuggire un sospiro estasiato e distolgo a fatica lo sguardo, portandolo sul cielo quasi completamente nero.
«Grazie.»
Quello di Mike è un lieve sussurro, quasi come se stesse cercando di non farmi udire la parola che ha appena pronunciato.
Ma io la sento eccome.
«Di cosa?»
Sbircio verso di lui e noto che si stringe nelle spalle. «Per tutto. Per momenti come questo. Per le idee che ti vengono e che puntualmente falliscono. Perché sai sempre come farmi rilassare.» Fa una pausa e cerca la mia mano, stringendola forte per un istante. «Per quello che fai, che dici. Per come mi fai sentire.» Continua a non guardarmi, gli occhi scuri fissi sul cielo che ci sovrasta.
Il cuore ha bruscamente accelerato i suoi battiti nel mio petto mentre ascolto incredulo le sue parole. È raro che Mike si apra in questo modo con qualcuno, generalmente lascia che siano i suoi gesti a esprimere ciò che prova.
«Sono soltanto me stesso» minimizzo. «Non so come ti faccio sentire, ma…»
«Rispettato, accettato, amato.» L’ultima parola quasi si disperde tra lo sciabordio delle onde e il fischio impetuoso del vento.
La gola mi si stringe in una morsa e gli occhi bruciano appena, segno che sta giungendo quel dannato momento in cui la commozione prende il sopravvento e le parole non riescono più ad abbandonare le mie labbra tremanti.
Le nostre dita sono ancora intrecciate, unico contatto tra i nostri corpi, ma percepisco quel gesto come uno dei più intimi e intensi di sempre.
Rimaniamo in silenzio, travolti dalle emozioni e incapaci di spiccicare parola. Mike torna a cercare il mio sguardo e mi incatena a sé, le sue iridi si immergono profonde nelle mie ed è un altro colpo al cuore.
Vederlo così aperto e vulnerabile, così pronto a farsi leggere dentro, è veramente commovente e mi fa sentire speciale.
Un altro brivido mi investe, ma non sono certo di saperlo classificare – può essere l’aria sempre più pungente attorno a noi, ma anche il fiume di emozioni che mi scuotono.
«Forse è meglio andare» mormora Mike, allungando la mano libera per sfiorarmi una guancia.
Annuisco, ancora una volta senza parole.
Ci alziamo in silenzio, scuotendo via i granelli di sabbia dai nostri vestiti; le nostre dita sono ancora intrecciate e io mi sento come un ragazzino al suo primo appuntamento, improvvisamente incapace di essere il solito Roddy, quello che scherza sfacciato e fa battute sconce.
Non mi riconosco più.
Ci incamminiamo verso la strada che costeggia il lungomare, diretti alla più vicina fermata dell’autobus.
Abbiamo appena lasciato la spiaggia alle nostre spalle quando Mike si ferma e mi costringe a fare lo stesso, stringendo più forte le mie dita tra le sue.
Mi volto a guardarlo con un po’ di timore e lo trovo mortalmente serio.
«Ho detto qualche stronzata, vero?» mi chiede con un pizzico di imbarazzo.
«No!»
«Allora perché hai improvvisamente cominciato a soffrire di mutismo?»
Sorrido e scuoto il capo. «No, è che… mi hai lasciato senza parole» ammetto senza incrociare i suoi occhi.
«Addirittura?» Mike ridacchia. «Non è da te.»
Annuisco e sollevo piano il capo.
D’improvviso Mike mi si avvicina e cattura le mie labbra in un bacio lento e intenso, la mano ancora ben stretta alla mia.
Rimaniamo intrappolati in quel momento per alcuni istanti, finché non ci separiamo in cerca d’aria e dello sguardo l’uno dell’altro.
Ci sorridiamo con tenerezza e sono certo che Mike provi esattamente le mie stesse emozioni.
Mai mi sono sentito così tanto vicino e legato a lui, e pensare che questa serata era cominciata nel modo più disastroso possibile – prima le foto con i ragazzi della band, poi il tramonto più brutto e meno romantico della storia.
Gli avvolgo la vita con un braccio e gli rubo un altro breve bacio. «Andiamo a prendere l’autobus, sto cominciando seriamente ad avere freddo.»
Mike annuisce, poi sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto malizioso che conosco fin troppo bene. «Se vieni a casa mia, ci penso io a riscaldarti…» insinua.
Scoppio a ridere e lo trascino sul lungomare, già pregustando il momento in cui saremo completamente soli.






♫ ♪ ♫

[Prompt 6: Vedere il tramonto insieme.]


Ciao a tuttiiiiiiiiiii!
So che è passato tantissimo tempo dall’ultimo aggiornamento di questa raccolta, ma ovviamente quando arriva l’estate la voglia di scrivere in questo AU aumenta! *___*
Come sempre succede quando non scrivo di loro, la Pattum mi era mancata da impazzire e non potevo assolutamente non ritagliare un momento tutto per loro.
L’ispirazione per questa OS in realtà è nata quando ho trovato una stupenda foto dei Faith No More da giovani, che poi è proprio lo scatto che Trevor ha fatto loro a tradimento! ^^
Guardate un po' qua che disagio XD:

Abbiamo visto Roddy super innamorato e in adorazione, com’è canon XD, ma stavolta anche Mike ha provato a essere più dolce e far capire al suo ragazzo ciò che sente per lui. Sappiamo che Mike non è esattamente un romanticone e non trova semplice esprimere i propri sentimenti, però ogni tanto anche lui si lascia un po’ andare, anche perché Roddy si merita di essere amato e di avere al suo fianco qualcuno che lo adori ♥
In questo AU cerco sempre di renderli felici, visto che in genere li sommergo di dramma e casini vari AHAHAHAHAHAH!
Grazie a chiunque abbia letto e, come sempre, anche a LadyDragon per i suoi prompt sempre capaci di ispirarmi!
Alla prossima ♥
  
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