“Allora? Hai risolto
la
faccenda di Axel?”
“Sì,
signor Dalì. Il bambino è qui con me. La fortuna
ha girato dalla
mia parte. Ho trovato
facilmente un volo e in meno di due ore sono arrivato in
Portogallo”
“Bene,
Gandia! Sarai premiato come meriti. Il bambino è con
te?”
“Certo!
Pensi
che mi è bastato
parlare con suo padre per fargli capire che era essenziale la
presenza per qualche giorno del piccoletto per questioni
importanti”
– spiega Cesar.
“Ammetto
che vendere Axel al mio socio è stato un grande
affare.
Lui ha
accettato l’offerta senza battere ciglio”
– commenta il Boss
del Mariposas, giocando, divertito, con il filo di un vecchio
telefono fisso.
“Si
conoscono le ragioni?”
“Non
mi interessa il motivo, Gandia!” – precisa come a
volerlo
rimproverare di badare a faccende inutili, poi aggiunge soddisfatto
–
“A me è bastato prendere i soldi e togliere di
mezzo l’ostacolo
che si interponeva tra me e Nairobi”
“Davvero
crede che Axel possa essere un problema?”
“Lo
era. All’epoca, lei viveva solo per lui. Ma presto le cose
cambieranno”
Cesar
evita altre domande e ascolta il Boss che gli chiede - “Tra
quanto
sarete qui?”
“Siamo
già in aeroporto, signore! L’aereo decollerà
a breve”
“Perfetto.
Tranquillizzalo come meglio puoi, presto sarà tutto
finito…e ogni
cosa tornerà come prima!”
La
telefonata cessa poco dopo.
Palermo
raggiunge il Boss proprio in tale istante, con carta e penna e una
busta bianca.
“Ecco
quanto richiesto! Cosa devo scriverci?”
“Confido
nelle tue capacità. Sei un bravo paroliere. Sappi solo che
è
indirizzato a una mamma”
“Nairobi?”
- domanda,
già conscio
della risposta, poi aggiunge alquanto preoccupato - “
Sul serio Axel tornerà qui?”
“Il
tempo necessario affinché la gitana rimetta piede al
Mariposas. Poi
potrà sparire di nuovo nel nulla” –
ridacchia, sollevato e
felice.
“Il
bambino è innocente. Spero non vogliate fargli
nulla”
“Logicamente
no. Ti sembro il tipo?”
La
serietà sul volto del Signor Dalì
“tranquillizza” Martin.
“Ora
va, affida l’incarico a qualcuno che porti la lettera a
destinazione. Io ho un’altra faccenda di cui occuparmi, molto
delicata” – comanda
il Boss al suo inserviente.
“Posso
chiedere quale, se permesso?”
Il
signor Dalì volta lo sguardo su Berrotti, il quale
rabbrividisce
cosciente di aver interferito troppo. Ma non riceve la ramanzina,
piuttosto il contrario – “Beh…forse non
lo sai, sono stato
molto attento a non far intravedere la mia reazione di fronte a quel
tale ispettore che venne qui a condurre le indagini”
“Ne
erano due, capo”
“Già,
ma quello che mi vede coinvolto in prima persona è uno di
loro.
Santiago Lopez. Il tuo nome ti dice qualcosa?”
“Certo.
Eh…beh…signore io credo che con
Nairobi…ci sia
qualcosa…sospetto che…”
“Si, si! Lo so. Cosa credi? La
spio da diverso tempo e ho dovuto anche udire i suoi gemiti mentre
scopavano poche ore dopo essersi conosciuti nello stesso letto dove
lei lo faceva con me” – grugnisce i denti.
“COSA?
davvero è accaduto?”
“Basta
Palermo! Finiamola qui. Ho intenzione di occuparmi anche di lui e lo
porrò di fronte ad un bivio. Capirà da solo che
conviene
dimenticare la gitana”
Chiude
così la conversazione, facendo cenno a Martin di scrivere.
E
mentre gode al massimo dell’imminente successo, di cui
è più che
certo, pensa alla mossa successiva.
Colpirà
Santiago Lopez con un’arma potente che lo
stenderà, mettendolo
k.o. il tempo utile a convincere Agata che l’unico uomo a cui
appartiene è solo ed esclusivamente uno: il signor
Dalì, il Cliente
13… Carlos Grigoryan.
**********************************
“Non
posso andarmene e lasciarti qui da sola a combattere contro quei
figli di puttana, Nairo!” – Tokyo è
intenzionata a rinunciare
all’imminente partenza, stringendosi al corpo della gitana,
di
fronte al quale, lei sembra un’adolescente.
“Ti
ripeto di non preoccuparti. Ho un alleato, decisamente coinvolto al
cento per cento nella storia” – la rassicura la
Jimenez,
riferendosi al suo Bogotà, mentre cerca di svincolarsi dalle
braccia
esili della Olivera.
“Meriti
di vivere libera il tuo amore con Rio! Appena tutto sarà
finito, ci
vedremo. È una promessa”
“E
se dovesse accaderti qualcosa? Non me lo perdonerei” -
Silene, mai
vista tanto fragile, non trattiene il dolore da un distacco che le
costa più di quello dalla sua stessa famiglia.
Forse
perché Nairobi è sua sorella maggiore, ed
è colei che le è stata
accanto più di chiunque altro in quella tana, e ha saputo
farle da
spalla in ogni momento di sconforto.
“Stai
tranquilla, ci penserò io a lei. non le capiterà
nulla” –
promette Santiago, intervenendo nella conversazione, sollevando i
bagagli assieme a Rio, pronti per caricarli in auto.
Una
separazione tragica e difficile per le due farfalle, ma Agata ha
deciso: Tokyo deve andare via quanto prima, e lo stesso vale per Rio,
lontano da chi le vuole male, lontano da chi potrebbe sbatterla in
quella prigione da un momento all’altro.
“Voglio
che il Mariposas sbiadisca subito tra i suoi ricordi! E solo
lasciando Madrid, e lasciando me, questo sarà
possibile” – si
commuove Nairobi, una volta lasciato l’aeroporto, mano nella
mano
con il suo Bogotà che in risposta, le dà un
tenero bacio sul capo.
Tokyo
non è da meno nella gestione delle sue emozioni.
“Come
ti senti?” – le chiede Cortes, sedutagli di fianco,
ormai
prossimi al decollo.
“Uno
schifo. Una codarda. Una traditrice. Una egoista. Ecco come mi
sento”
– gli occhi colmi di lacrime non nascondono più la
tristezza e la
voce tremante manifesta il suo turbamento.
“Amore
mio, hai sentito Nairo! È meglio così”
“Meglio?
Chi decide cosa può esserlo? Sembra aver preferito
Bogotà”
“Non
dirmi che sei gelosa adesso?! Lo ha fatto per il nostro bene. Credi
non sia costato molto anche a lei? la conosci … sicuramente
è a
pezzi” – Rio riesce con tali parole a far ragionare
Tokyo che
intuisce di aver esagerato nel sentirsi messa da parte dalla sua
migliore amica.
“Mi
odio quando penso male di mia sorella! E’ solo
che…”
“Tesoro
mio, appena le acque si calmeranno, ti giuro, torneremo e la
porteremo via”
“Dici
sul serio?”
“Non permetterò che le accada qualcosa”
–
dopo averla rassicurata, Anibal le stringe la mano, poi baciandola
teneramente.
L’aereo
prende il volo e Tokyo finalmente può respirare a pieni
polmoni la
libertà tanto sognata.
Questo,
invece, non vale per Nairobi.
La
gitana, rincasata, è molto agitata. Ora si sente sola senza
la sua
Toky Toky, sola come non si sentiva da tanto tempo. E una lacrima le
riga il viso al ricordo del loro primo incontro.
“Se
hai voglia di sfogarti, fallo, amore mio. Io sono qui”
– Santiago
le porge la sua spalla, sedendole di fianco su quel divano mai stato
così vuoto come in tale istante.
I
due si scambiano un dolce bacio a stampo, poi è Nairobi ad
accoccolarsi al petto del suo compagno e, a ritmo del suo cuore, si
lascia andare alla commozione.
“Quando
Silene arrivò al Mariposas tremava come una foglia. Del suo
passato
ha raccontato poco perché non ama ricordare la sua famiglia.
Un
padre del tutto assente, una madre che non l’ha mai
desiderata, una
casa che cadeva a pezzi, e una incessante voglia di
libertà”
“Avete
molto in comune voi due”
“Già, ed è come se la vita ci
avesse fatte incontrare per sceglierci l’un
l’altra. Lei è la
sorella che non ho mai avuto. Ed è difficile saperla
distante”
“Presto
la raggiungeremo, vedrai. Una volta che quel bastardo finirà
dietro
le sbarre e quel posto chiuderà i battenti, sarò
io stesso a
portarti da lei. e ti prometto… ci trasferiremo fuori
Madrid”
La
proposta spiazza Agata che esclama –
“Davvero?”
“È
giunto il momento di rompere i ponti con il passato. Voglio scrivere
il mio futuro... con te”
Quella
notte, soli in un’enorme villa, pronti a lasciarsi alle
spalle
dolore e frustrazioni varie, Nairobi e Bogotà vivono ore di
intensa
passione, assaporando ogni sensazione di quel sentimento divenuto
realtà, un sentimento che li ha condotti ad accettarsi e ad
amarsi
in piena consapevolezza.
La
Jimenez sente di poter toccare il cielo con un dito. Le sciagure
negli ultimi anni non sono mancate, eppure l’unico spiraglio
di
luce è stato proprio Santiago.
E
avvolta tra le sue braccia, non ha paura di nulla. Finalmente ha
trovato il suo posto nel mondo.
Ma
ciò che accade è l’ennesima coltellata
al cuore di una giovane
mamma, innamorata del suo essere madre e di un figlio strappatole via
con crudeltà.
È
notte fonda quando Agata avverte uno strano rumore
all’ingresso.
Non
è il vento che solitamente con il suo chiasso pare bussare
alla
porta.
Alzatasi
dal letto, completamente nuda, indossa rapidamente una camicia chiara
di Bogotà e si affaccia alla finestra.
Non
c’è nessuno. La quiete è quasi
spaventosa.
Ed
è allora che nota un piccolo dettaglio. Un’ombra
che sembra
allontanarsi.
“Cazzo”
– esclama, ipotizzando il peggio.
La
sua reazione è quella di una donna cresciuta da sola, senza
mai un
appoggio morale ed emotivo. Perciò non disturba
l’ispettore caduto
in un profondo sonno e corre verso il portone d’ingresso,
gridando
– “Chi sei? Fatti vedere”
Seppure
terrorizzata, non esita a fare da guardia alla casa che la ospita e
all’amore della sua vita.
Poi
china gli occhi e scorge sullo zerbino una busta bianca.
Inconfondibile
il destinatario.
“Per
Nairobi”
Rincasata,
attenta a serrare bene l’uscio e le diverse entrate della
villa, si
siede sul divano, presa dal consueto magone.
Le
mani tremanti testimoniano la sua tensione alle stelle.
“So
che sono loro”- commenta ad alta voce. Chi potrebbe mai
scriverle
se non i suoi nemici pronti a minacciarla per riaverla al Mariposas.
La
sola cosa sospetta è… “Come fanno a
sapere che sono qui?”
Turbata
dai dubbi e dall’angoscia, si appresta a scoprire la
realtà dei
fatti.
Pochi
secondi e il destino le pone di fronte l’ennesima sfida.
E
ciò che vedrà non le piacerà, al punto
tale da rinunciare alla
felicità che ha faticato ad ottenere, per tornare
prigioniera di un
dannato inferno.
****************
E’
l’alba quando il cellulare di Santiago squilla più
e più volte,
destandolo dal riposo.
Brontolando
e stiracchiandosi, cerca la sua gitana sull’altro lato del
letto.
Eppure
è vuoto.
“Amore
mio, non sento il profumo del caffè. Che fine hai
fatto?” -
chiede, mettendosi in piedi.
Assonnato,
sfila il cellulare dal caricabatterie attaccato alla presa elettrica.
“Daniel?”
- esclama, riconoscendo le 3 chiamate perse del collega.
Ricompone
il numero e attende.
“Ehi,
che succede? Cos’è tutta questa
insistenza?”
“Ho
una notizia, amico! Ricordi il bambino del Portogallo?”
“Sì!
Alex, il figlio del tizio serbo”
“Forse avevi ragione tu!”
“Cosa
intendi?”
“Corri
al commissariato. Ci sono delle novità!"
Elettrizzato
dalla notizia, confuso su come le cose possano essersi evolute per
dargli ragione, si doccia in un battibaleno.
Mentre indossa un
paio di jeans e una felpa, continua
a pensare al modo con cui rivelarlo a Nairobi, ipotizzandola in
soggiorno di fronte alla tv con una tazza di caffè in mano.
In fondo non le ha
mai parlato delle sue ipotesi circa il bimbo di Lisbona.
E
appena raggiunge il salone, nota un silenzio tombale.
Agata
non c’è.
La
chiama. La cerca. Scruta ogni angolo della villa, perfino il giardino
esterno e le aree adiacenti.
Niente
da fare.
Terrorizzato
da quanto può esserle accaduto o quanto può aver
commesso, telefona
nuovamente a Ramos.
“Non
la trovo”
"Che
significa che non la trovi? È lì con te. Sotto la
tua tutela,
dubito sia scappata!”
“Non
l’avrebbe mai fatto, Daniel! Per questo ho paura”
Nei
minuti di confronto con il socio, Santiago scorge una busta bianca
accartocciata sul pavimento.
La
raccoglie – “Aspetta, credo di aver trovato
qualcosa…” - dice
all’amico, lasciandolo in sospeso.
“Porca
puttana!” - esclama poi.
“Hai
novità?”
“E’ un biglietto per...me”
“E
cosa dice?”
“E’ andata via…. è...andata
…. via!” -
ripete, scioccato. Il cuore sembra bloccarsi e raggelarsi.
Nairobi
l’ha mollato.
Nairobi
è fuggita.
E
ha detto addio ai progetti per cui, poche ore prima, erano euforici.
La
cosa è alquanto strana, eppure quel messaggio è
chiaro.
“Mi
mancherai, ma è bene che tu viva senza di me al tuo fianco.
Ti amo e
ti amerò sempre. Per sempre tua, Agata”
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