Gli
occhi spalancati di Nairobi sono fissi su di un uomo rimasto simile a
dieci anni prima, con una leggera barba grigia, un uomo che ha amato,
che ha creduto la amasse, e che come fecero in tanti prima di lui,
l’ha usata per ferirla con durezza.
Scombussolata
nelle sue emozioni, Agata si limita a pronunciare tre sole parole
–
“Tu...sei...vivo!?”
Lo
sguardo di Andres è un tuffo nel passato, a quel loro primo
incontro, al giorno del parto, alle promesse sul futuro insieme, e
alle notti di incontrollabile passione.
De
Fonollosa, intanto, la osserva nei dettagli, come ad assaporare i
sussulti del cuore man mano che mette a fuoco i lineamenti del suo
volto: i suoi zigomi alti, il naso non perfetto e segno della sua
dominante personalità, le labbra sottili e ben definite da
una tinta
rossa, e quei due brillanti che ha al posto degli occhi, grandi,
scurissimi, profondi, da cui traspare il suo essere più
intimo.
Cerca
di sfiorarle una guancia, accompagnandosi a delle dichiarazioni
pronunciate con tono amorevole - “Non sei cambiata affatto,
gitana!
Sei sempre così...così…” -
è allora che la zingara lo rifiuta,
spostando la sua mano dalla direzione a cui era diretta.
E
Berlino chinando il capo, amareggiato e cosciente del rancore che
giustamente la Jimenez nutre verso di lui, chiude la frase
“...così
bella”
Ma
quel complimento irrita Nairobi che sbuffa, riuscendo subito dopo a
sbloccare un magone che le impediva di parlare.
Eppure
le sue reazioni sono decisamente quelle di chi non è
intenzionato a
dialogare in pace.
“Piantala!
Se credi di illudermi...di nuovo...ti sbagli di grosso. Che cazzo di
fine avevi fatto? Sono dieci anni che non ti fai vivo. Mi hai
abbandonata alle mani di un criminale… e io che ti volevo
bene”
“Mi
volevi solo bene? Davvero?” - chiede lui, quasi infastidito
dal non
sentir parlare di amore, ma solo di affetto.
“Basta,
vattene. Ora che sei venuto qui, in camera mia, cosa pretendi? Che
venga a letto con te? Scordatelo! Io non cederò a nessun
uomo, mai
più, cazzo...mai più” – tuona
lei, singhiozzando di rabbia.
Di
spalle ad Andres, gli indica l’uscita.
“Aspetta,
non sono qui per questo. Capisco che hai di me una pessima
considerazione, e hai le tue buone motivazioni. Però, ecco,
io..
voglio aiutarti”
Come
risposta, la gitana scoppia a ridere. Una risata beffarda mentre le
lacrime, in contrasto, continuano a scivolarle lungo le guance.
“Ti
prego, sono sincero. Sono alla mercé del Signor
Dalì, è vero, ma
l’ho fatto perché è bene che il Boss si
fidi di me. Con il mio
totale assoggettamento al suo volere, non dubiterà mai delle
mie
intenzioni”
“Sei idiota, Andres! Parli di queste cose, sveli
piani, in una stanza che potrebbe essere al novanta per cento spiata
da lui o da altri suoi servetti del cazzo!”
“Non
l’avrei mai fatto se non mi fossi attrezzato in
precedenza”
“Cosa
intendi dire?”
“Che ho temporaneamente staccato le
videocamere di Carlos presenti tra queste mura”
“Davvero?”-
chiede, sorpresa, la donna.
Si
volta verso di lui, leggendo la sincerità nel suo sguardo.
“Adesso,
ti supplico di ascoltarmi. Non ci vorrà tanto. Grygorian si
accorgerà presto di non poterti spiare, perciò
abbiamo poco tempo.
Voglio che tu sappia che stiamo lavorando affinché tutto il
marciume
del Mariposas salti fuori. Contiamo su di te”
“Contate?
Chi?”
“Esiste
una squadra come questa che abita i sotterranei, ma che agisce a fin
di bene. Il capo è mio fratello. Sarà il suo
genio a tirarci fuori”
La
zingara è perplessa; non sa se credergli. Eppure basta la
frase
seguente a darle la spinta a farlo.
“Nairo, sappi solo che ben
preso anche Santiago Lopez si unirà alla Banda!
Perciò puoi stare
tranquilla. Lì sarà al sicuro, e
collaborerà alle mosse decisive
contro Carlos”
“Il
mio Santiago?”- esclama, emozionata, a sentire il nome
dell’uomo
che ama.
Quella
commozione tocca perfino un uomo rigido come De Fonollosa che le
domanda – “Sei innamorata alla follia
dell’ispettore, vero?”
“Non
immagini quanto!”
“Te
lo si legge in faccia!” - risponde l’ex
proprietario del
Mariposas, accennando un sorriso.
“
Non
sarei mai ritornata qui, non lo avrei mai lasciato con un misero
biglietto, se non fosse stata messa a rischio
l’incolumità di
Axel” – precisa poi la gitana.
“Ti
prometto che riabbraccerai il tuo compagno e tuo figlio
tornerà da
te” – le porge una mano, in attesa della stretta
che dà il via
all’accordo.
Nairobi
esita qualche secondo; fissa, silenziosa, gli occhi di quello che
l’ha illusa, usata, venduta, presa in giro, che le ha
promesso un
futuro radioso. Potrebbe negare il patto, causandogli un dispiacere,
ma in fondo sarebbe inutile, dato che non appoggiarlo implicherebbe
la sua vita perenne al Night Club.
Quindi,
seppure contraria a doverlo spalleggiare, annuisce - “Ok,
d’accordo. Dimmi cosa devo fare!”
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Nel
frattempo, Santiago Lopez, dopo aver raccolto informazioni sullo
stato della sua villa, abbandonata ore prima nel bel mezzo di un
incendio, ha appurato che l’arrivo tempestivo dei vigili del
fuoco
ha salvato il più della struttura. Ciò gli
consente di tirare un
sospiro di sollievo.
Racconta
ai soci l’accaduto, tra lo shock della domestica, ancora alle
prese
con la cucina e i dolci, e quello di Monica, conscia di quanto il
Signor Dalì possa compiere pur di ottenere le sue vittorie
personali.
“Quello
stronzo ti ha dato un avvertimento pesante”- commenta il
Professore, tirando su gli occhiali con tic quasi nervoso che gli
dà
una veste goffa ma al contempo ingegnosa. Riflette ad alta voce,
coinvolgendo gli altri – “Ricatta, come
è solito fare,
aggrappandosi ai legami affettivi della sua vittima!”
“Già.
Un mostro che fortunatamente ho visto sparire dalla mia vita sin da
subito” – svela Bogotà.
“Un
padre così non lo si augura neppure al nostro peggior
nemico” –
puntualizza uno dei serbi.
“E’
terribile. Non sapevo che Carlos avesse un figlio”
– Lisbona è
alquanto sconvolta e volge lo sguardo su Monica.
“Non
guardare me, amica! Neanche io ne ero al corrente”
– sostiene la
bionda, alzando le mani per sottolineare il suo totale estraniamento
ai fatti.
Nei
secondi che seguono, Santiago riceve l’ennesima telefonata di
Daniel Ramos.
“Cazzo,
mi ero del tutto dimenticato!” - esclama
l’ispettore, leggendo il
nome del collega sullo schermo dell’Iphone.
“Ehi,
finalmente, porca puttana, stavo per venire con la scorta fino a casa
tua per controllare se fossi ancora vivo” – sbotta
il trentenne.
“Beh...se
foste arrivati avreste trovato delle macerie al posto di una
villa”- comunica Lopez, ancora amareggiato, mentre Marquina
gli dà una
pacca sulla spalla come sostegno.
“Che?”-
esclama, confuso, l’altro.
“No,
lascia perdere. Anzi, perdonami per l’assenza. Dimmi tutto.
Che
succede?”
“Non hai letto i messaggi? Ci sono novità
importantissime sul piccolo del Portogallo. Era come dicevi tu,
amico, era lui, era Axel”
“COME?” - sconvolto, Bogotà si
alza in piedi, lasciando cadere la sua sedia sul pavimento.
“Sì,
ci sono cose che devi sapere ma non tramite cellulare. Ti aspetto al
Commissariato tra un’ora”
riagganciata
la chiamata, il quarantaduenne viene sommerso di domande dei neo
complici.
Ma
è Sergio a ordinare il silenzio per poterlo ascoltare senza
confusioni.
“Ci
sono notizie su Axel” – presa la giacca, si avvia
all’uscita.
Poi
pensa che Stoccolma possa essere utile ad altre ricerche e le chiede
di unirsi.
“Uscire
da soli non è rischioso? Avete bisogno di uno di
noi?”- domanda
un serbo.
Colpito
piacevolmente da tanta apprensione, Bogotà risponde con una
sberla
delicata sulla guancia del tipo che, per statura e prestanza fisica,
potrebbe schiacciarlo ma che trasmette una smisurata tenerezza.
“Lavoro
in polizia. So difendermi. Tranquillo. Torno qui il prima
possibile”
“Buona
fortuna”- afferma Raquel, abbracciando l’amica.
Camuffatisi
con vecchi abiti, presi in prestito dai membri di quella Banda, i due
lasciano il condominio poco dopo.
Salgono
a bordo di una vecchia Seat Ibiza, appartenente al Professore, e si
apprestano a raggiungere la loro meta.
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“Quanto
cazzo di tempo ci mette” – sbuffa Daniel, fissando
l’orologio
al polso, mentre nell’ufficio, in cui è chiuso da
almeno mezzora,
ha trattenuto una donna e una ragazzina.
“Non
abbiamo fretta, ispettore Ramos”
“Sì,
però...odio attendere” – ripete il
trentenne.
Ma
finalmente la porta viene aperta e a varcarla sono proprio
Bogotà e
la Gaztambide, i cui visi sono parzialmente nascosti dalla visiera di
un cappello.
“Finalmente”
– esclama il giovane, riconoscendo subito il collega.
È
la presenza della bionda a spiazzarlo.
“Tu?
Mio Dio! Stai bene? Come ti senti? Sei riuscita a fuggire?” -
le va
incontro e istintivamente l’abbraccia, suscitando un forte
imbarazzo seguente.
Poi restano a
fissarsi per qualche istante, mentre Lopez ridacchia nel
vedere che le Mariposas, in generale, hanno tutte lo stesso potere
ipnotico sugli uomini.
Così
fu per lui con Nairobi, così Lisbona per il Professore e
anche
Daniel è caduto vittima dell’amore per Stoccolma.
“Ok,
Dani perché non porti qualcosa da bere alle
signore?”- chiede
Santiago prendendo posto alla scrivania, dando modo all’amico
di
poter godere delle emozioni suscitate nel rincontrare la riccia.
E
Ramos non esita ad eseguire, chiedendo a Monica di uscire insieme.
“Siamo
soli. Vi ho riconosciute subito, penso anche il mio collega. Siete
Alison Parker e la signora Marković”
“Dolores,
preferisco mi chiami per nome”
“Ok.
Ditemi...come mai siete qui?”
“Perché
è arrivato il momento di rivelare la verità su
quel figlio che mi è
stato dato anni fa e che chiamammo Alex”
“Il
figlio di…?” - Bogotà
cerca conferme.
“Di
Agata Jimenez, alias Nairobi” – specifica la donna.
“Quindi
lo avete sequestrato?”
“No,
signore. Lo abbiamo formalmente adottato. O meglio, pagato
profumatamente una cifra per averlo come fosse nostro”
“Capisco”
– commenta, Santiago, decisamente infastidito da tali parole.
“Sono
qui perché voglio salvarlo” – spiega la
donna.
“Da
chi?”
“Da
chi l’ha portato qui a Madrid, qualche ora fa”
Trovando
così conferma alle sue teorie circa il coinvolgimento di
Carlos nel
rientro di Nairobi al Mariposas, rientro dovuto al ricatto su Axel,
decide di toccare prima l’argomento riguardante la Parker, la
cui
presenza lì è poco chiara.
“E
tu Alison, cosa c’entri?”
“Io
sono stata minacciata da Alberto Vicuña. Voleva diventassi
una
Farfalla del Night Club”
“Che cosa?”- esclama,
esterrefatto, Lopez.
“La
storia è lunga, ispettore. Ma segue il dannato protocollo
del
Mariposas”
E
così, con il battito accelerato, Dolores rivela di essere
stata una
Mariposa, prima dell’arrivo di Tokyo. Nairobi la conosceva,
ma
supponeva
fosse addirittura morta.
“Il
mio nome era Sofia. Fu quello l’appellativo di
città che mi fu
scelto. Firmai quel dannato protocollo, come fecero anche le altre,
non notando la clausola in piccolo, stampata male e poco
leggibile”
“Ovvero?”
“Che
siamo assoggettate a uno dei membri della setta”
“Assoggettate?”
“Sì,
la nostra libertà dipendeva dalle scelte di costui.
All’epoca una
mia amica scoprì di essere legata ad un tale, non so il
nome, e lui
la liberò, per così dire, obbligandola ad un
matrimonio”
“Aspetta,
quindi voi potete uscire da lì, a patto che vi
sposiate?”
“Non
proprio. Non possiamo di certo sposare chiunque si trovi di passaggio
e cerchi di portarci via”
“Quindi
deve restare tutto nell’ambiente malfamato che abita il
locale,
giusto?”
“Sì,
e uno dei membri era proprio Vicuña, lo
ricordo bene”
– a quel punto l’adulta cede la parola alla Parker.
“Zio
Alberto e zia Raquel mi ospitarono per l’estate a Madrid.
Quell’anno ero in totale crisi, mossa dal desiderio di
libertà,
dalla voglia di spiccare il volo. Ero pronta a tutto pur di lasciare
casa mia e dire addio alla vita di merda che conducevo con due
genitori in eterna lite tra loro”
“Fu questa la vera ragione
per cui mollasti il tuo Paese?”
“zia
Marivi fu la mia salvezza”- precisa Alison, poi continua
– “Però
quella dannata estate, pochi mesi prima la morte di lui,
Vicuña mi
propose una maniera per ritrovare me stessa. Unirmi ad un gruppo di
donne, in un posto dove potevo considerarmi sradicata dal
passato”
“il
Mariposas”
“Precisamente. Rimasi spiazzata dal modo in cui
me ne parlò. Per lui era un tesoro prezioso, alludendo
addirittura
al sogno di mandarvi Paula non appena compiuti 18 anni”
“Cazzo,
che folle” – commenta Bogotà, avvertendo
la pelle d’oca.
“Io
ovviamente risposi di no; mi sembrò troppo strano. Non ne
feci
parola con nessuno, però fu Lolita, qui presente, a
raccontarmi di
Axel, in un momento di sfogo. Lei era la sola a sapere questa storia.
E ad oggi...la
conosce anche
lei, ispettore”
“Come
mai avete pensato di parlare adesso e non prima? Perché
Dolores hai detto che vuoi salvare Axel e che credi sia qui?”
“Perché,
signor ispettore, Axel è in pericolo. Mio marito…
l’ha dovuto
cedere ad un socio, un tale Gandia con
una scusa, io ho subito captato il marcio! Di quel Gandia
ricordo bene i suoi occhi che
mi
fecero raggelare il sangue.. e fu lui a condurre il bambino qui, in
Spagna”
“Aspetta,
aspetta, aspetta… Gandia?! Di nuovo lui! Che figlio di
…” - poi
si zittisce, trattenendo l’ira verso il presunto collega di
lavoro
– “Indossava i panni di vice ispettore della
Polizia per poi fare
il doppio gioco e spifferare ogni cosa ai nostri nemici. La
pagherà
cara, sarà il primo a finire dietro le sbarre”
Nel
mentre della rabbia, sorvola su un dettaglio. E dopo sbollito, in
parte, lo stato di ira, proprio tale considerazione gli salta alla
mente.
“Maledizione…
ora che ci penso… signora Dolores, lei ha detto di essere
stata una
Mariposa giusto?”
“Si,
lo sono stata”
“Ed è libera. Questo vuol dire che ha
sposato un uomo...e che quell’uomo, quel giardiniere, quel
tale che
si mostrò così cordiale con noi quando ci recammo
a Lisbona…
beh...quel tale è uno della Setta”
La
donna annuisce – “Si fa chiamare Marsiglia. Lui mi
salvò la
vita, mi sposò perché una notte io tentai di
farla finita e…” -
singhiozza, ricordando momenti bui del passato.
È
Alison a confortarla, e lo stesso Bogotà che le evita di
ripercorrere tali istanti e di rivivere quella sofferenza.
“Una
domanda importante… questo Marsiglia potrebbe passare dalla
parte
dei buoni?”
“Non
saprei, è molto fedele al Signor Dalì. Esegue gli
ordini senza
battere ciglio”
“E
lui sa che siete venute fin qui?”
“E’ partito, così mi ha
detto, ma sono sicurissima che è al Mariposas. È
primavera e come
ogni primavera lì si preparano a celebrare matrimoni con le
Farfalle”
“Che?
Sul
serio?
E chi si dovrebbe sposare allora?”- domanda, timoroso,
Santiago,
temendo il peggio.
“Non
l’hai capito ancora?”- la
voce
di
Daniel,rientrato, mano nella mano con Monica, interrompe
la conversazione.
Lopez
lo guarda, trovando nel suo sguardo serio
e preoccupato la
risposta.
“Porca
puttana!” - esclama Bogotà
–
“Nairobi!!!!”
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