Capitolo
12
Un
gruppo di ribelli
Azaele
non prese bene la presenza di Ariel, nonostante l'angelo nel loro
ultimo incontro si fosse mostrato diverso dal suo solito, non
riusciva a fidarsi.
«Senti
Thor, sarà anche casa di Aurora e non mia, ma io una spia di
Ysrafael qui non ce la voglio, levati dai piedi!»
Ariel
si offese, ma solo per essere stato definito spia. Nonostante
l'ironia di Azaele infatti, era molto fiero della sua somiglianza con
Chris Hemsworh che tra l'altro aveva accentuato copiando il taglio di
capelli sfoggiato dall'attore nei primi film degli Avengers di cui
era, segretamente, un fan sfegatato.
«Senti,
demonietto irritante, non ti permettere di insultarmi! Sono un
angelo, non uno di voialtri voltagabbana e poi mi ha invitato la
padrona di casa!»
«Voltagabbana
lo dici a tu' sorella!» Intervenne Razel avvicinandosi
minacciosamente ad Ariel.
«Non
essere ipocrita Razel! Tu sei il primo. Tre mesi fa avresti fatto di
tutto per portarti Alba all'Inferno!» Rispose irritato Ariel.
Razel
lo raggiunse e lo afferrò per il bavero della giacca candida.
«Ce semo già chiariti con il regazzetto e Alba. Tu
piuttosto, che fai così facilmente accordi con i demoni che
disprezzi tanto, come ti definiresti?»
«Buttalo
fuori, Razel!» lo esortò Azaele avvicinandosi.
"Azaele,
smettila, ti stai comportando come un bambino!» intervenne
Alba.
«Non
è affatto vero, è lui che provoca!» Rispose imbronciato
Azaele indicando Ariel.
Michele,
pur non avendo in grande simpatia Ariel decise di intervenire «Dai
piantatela, lasciatelo stare!»
Razel
non lo ascoltò e strattonò il recalcitrante Ariel verso
la finestra.
«Ragazzi
per favore, smettetela, non voglio che litighiate per colpa mia!»
Li pregò Aurora senza ottenere alcun risultato.
«Te
ne devi anna', damerino di sto' cazzo!» Ringhiò Razel
spingendo l'angelo sulla terrazza della cucina.
Ariel
si irritò moltissimo e cercando di divincolarsi provò
ad afferrare la sua spada, Azaele si precipitò a sfilarla
dalla fodera e sventolandola sotto il naso dell'angelo lo sfidò.
«Perché non te la vieni a prendere?»
«Non
lo sopporto, COME PUOI IMPUGNARE le nostre spade?» sbraitò
Ariel.
«Gnegnegne!
Come fa a impugnare la mia spada di Angelo perfettino e stronzo!»
lo schernì Azaele esibendosi in tutto e per tutto nel
comportamento infantile di cui lo aveva accusato Alba poco prima.
«Svegliate
damerino, è il figlio di Gabriel!» Rispose Razel mentre
Azaele continuava a ridere in faccia al povero Ariel facendolo
infuriare ancora di più.
Gabriel
e Safet si scambiarono uno sguardo eloquente.
«Ora,
basta!» Ordinò Safet. «Razel e Azaele, vi state
comportando in modo vergognoso!»
«È
lui che si è intromesso! Non ce lo voglio qui!» Protestò
Azaele pestando i piedi per terra nella perfetta imitazione di un
irritante bambino capriccioso.
«So'
d'accordo con Azaele!» Lo spalleggiò Razel continuando a
strattonare Ariel.
Safet
mutò nella sua forma diabolica e ordinò nuovamente.
«HO
DETTO BASTA! È UN ORDINE, NON UNA CORTESE RICHIESTA!»
«Ma,
Safet…» provò a controbattere Razel.
"Ho
detto basta!» Ripeté ancora il Supervisore. Razel
capitolò, Safet in quel momento non era un vecchio amico, era
un superiore che gli stava dando un ordine, non poteva disubbidirgli
davanti a tutti.
«Azaele,
rendi immediatamente la spada ad Ariel!» ordinò Gabriel
con il tono tipico di un padre arrivato al limite della pazienza.
Azaele nascose la spada dietro le spalle.
Safet
gli lanciò uno sguardo il cui significato era "Non te
lo ripeteremo una seconda volta".
Azaele
mise su un broncio lungo un chilometro e controvoglia porse la spada
all'angelo che gliela tolse di mano sgarbatamente e la rimise dentro
la fodera.
Safet
si rivolse all'angelo. «Ariel, vieni con me. Dobbiamo parlare».
Ariel
lo guardò con aria di sfida. «Non può darmi ord…»
Le
parole gli morirono in gola non appena si rese conto che Safet aveva
l'espressione di un diavolo molto vicino a perdere il controllo. Si
girò verso Gabriel che gli fece un gesto affermativo con la
testa.
Safet
uscì dalla cucina e Ariel lo seguì silenziosamente.
Azaele
andò a farsi consolare da Alba che avrebbe voluto sgridarlo
severamente, ma non riuscì a resistere all'espressione da
bambino imbronciato del fidanzato. Gli accarezzò una guancia e
commentò. «Coraggio, se fai il bravo bambino, domani la
mamma ti porterà al Carrefour e ti comprerà una spada
da angelo tutta per te!»
Azaele
arrossì. «Alba! Ma insomma!»
Gabriel
rise, Michele sghignazzò e Eowynziel domandò perplessa.
«Ma davvero le spade da Angelo si possono comprare anche al
Carrefour?»
Seguì
un silenzio imbarazzato.
#
Safet
e Ariel erano soli nel salottino dell'appartamento di Aurora, il
demone aveva riacquistato sia il controllo che il suo aspetto umano.
Fissò intensamente l'angelo negli occhi e domandò. «Te
lo chiedo senza girarci intorno! Perché sei qui e come hai
fatto a convincere Aurora ad invitarti? E non pensare nemmeno per un
attimo di mentirmi, non sono un demone qualunque, lo sai bene!»
Ariel
osservò Safet pensieroso. Non lo temeva, al contrario ne aveva
sempre avuto un certo rispetto perché lo conosceva come un
demone giusto ed equilibrato e soprattutto godeva del rispetto di
Ysrafael, ma temeva che confermando l'invito da parte di Aurora
avrebbe rischiato di metterla nei guai.
«Allora?»
«Senta,
non se la prenda con la sua compagna, è vero mi ha invitato ma
non voleva fare niente di male, le ho fatto una buona impressione e
ha pensato che sarei potuto essere d'aiuto!»
Gli
occhi di Safet tornarono rossi. «Per caso stai osando insinuare
che potrei fare del male alla donna che amo?»
Ariel
sbiancò leggermente, la voce di Safet era fredda e tagliente
come la lama di un coltello.
«Mi…
mi scusi, Signore, non intendevo assolutamente offenderla!»
«Sappi,
che se non ti ho ancora buttato fuori a calci è solo perché
ti ha invitato Aurora e io mi fido del suo giudizio. Ma ciò
non toglie che la tua presenza qui possa avere lo scopo di
controllare le nostre mosse e riferirle a Ysrafael. Quindi giochiamo
a carte scoperte, non permetterò mai ad una spia di starmi tra
i piedi!»
«Le
giuro sulla mia aureola che non sono stato mandato da Ysrafael a
controllare la situazione, né gli ho detto che Azaele e Alba
aspettano un bambino!»
«Quindi
lo sai. L'hai percepito l'altro giorno, quando ti sei presentato a
casa di Alba?»
«Esattamente,
quando io e Alba siamo rimasti soli, ho percepito che dentro di lei
si sta formando una vita». Ammise Ariel tenendo d'occhio la
reazione di Safet che rimase impassibile e continuò a fissarlo
con gli occhi che brillavano di rosso.
«Senta,
la verità è che mi vergogno ancora del mio
comportamento precedente e soprattutto di aver stretto un accordo con
Razel!»
«E
quindi?» domandò, Safet.
«E
quindi voglio provare a espiare le mie colpe dando una possibilità
ad Azaele perché per quanto mi secchi ammetterlo, non credo
proprio che alleverebbe l'Alfiere del male. Penso che sia solo
talmente idiota da desiderare di avere un figlio, tutto qua!»
«E
perché lo ritieni idiota? Ritieni forse sbagliato desiderare
una famiglia?» Domandò gelidamente Safet.
«È
un demone signore. Mica un umano!»
Safet
scosse il capo. «Già, un demone che osa amare una donna
e desiderare di avere un figlio con lei. Dovrebbe solo vergognarsi,
eh?»
Ariel
si imbarazzò. «Non… non volevo dire questo!»
«Si,
volevi dirlo, ti ho detto di non mentirmi!»
Ariel
abbassò gli occhi imbarazzato.
«Se,
pensi questo di lui non espierai mai le tue colpe e sai perché?»
Ariel
lo guardò incerto.
«Perché
lo stai facendo solo per te Ariel, non ti importa niente né di
Azaele, né di Alba, né del loro bambino. Come sempre ti
stai comportando da egoista presuntuoso! Puoi anche andartene, la tua
presenza qui non aiuta né te, né noi!»
Ariel
arrossì violentemente.
«La
prego signore, mi creda. Voglio davvero cambiare, migliorarmi. E non
è vero che non mi importa nulla di loro. Forse non riesco
ancora a provare dei sentimenti totalmente positivi verso Azaele e
non riesco ancora a fidarmi del tutto di lui, ma Alba è
gentile e il bambino non ha colpe. Almeno loro due voglio aiutarli
sinceramente!»
Safet
lo guardò dubbioso.
«È
la verità, perché non vuole credermi?» Implorò
Ariel con gli occhi lucidi.
Safet
sospirò e lo fissò a lungo, ma Ariel sostenne il suo
sguardo.
«Va,
bene. Ti credo". Disse infine Safet. «Puoi restare, ma
sappi che qui comando io, perciò non obbedirai agli ordini di
Gabriel ma ai miei. Se non ti sta bene, ti consiglio di andartene
immediatamente e non farti più vedere qui attorno perché
la prossima volta non fermerò Razel. Ti è chiaro?»
«Si,
Signore. Mi è chiaro e lo accetto!»
L'angelo
esitò e poi domandò. «Come devo comportarmi con
Ysrafael?»
«Fino
a quando non ti farà domande, non riferirgli nulla. Nel
momento in cui dovesse chiederti qualcosa, rispondigli che sei legato
ad una promessa e non puoi parlare, ma che può venire a
informarsi da me!»
Ariel
decise che quello che gli stava chiedendo Safet era giusto, in
definitiva non poteva tenere il piede in due staffe e il Supervisore
non lo stava neppure obbligando a mentire a Ysrafael.
«Va,
bene, lo ritengo corretto, Signore!»
«C'è
un'altra cosa che devi fare!»
Ariel
lo guardò un po' preoccupato.
«Devi
parlare con Azaele, chiarirti con lui. Non voglio assistere ad altri
spettacoli indecorosi come quello di poco fa!»
«Signore,
se solo Azaele qualche volta cercasse di fare attenzione a quello che
gli dicono!»
«Se
vuoi dare una possibilità ad Azaele devi imparare a conoscerlo
e soprattutto comprenderlo. Non sarà facile, è un bravo
ragazzo, ma sappiamo entrambi che è anche impulsivo, svampito,
casinista e insubordinato!»
«Ma
ha anche dei difetti…!» ridacchiò Ariel.
Safet
gli concesse finalmente un sorriso. «Si... qualcuno!»
#
Safet
e Ariel rientrarono in cucina. L'ambiente nel frattempo si era
rilassato, Elena e Alba stavano aiutando Aurora a cucinare, Merlino
era impegnato a preparare gli antipasti e ogni tanto si mangiava di
nascosto un'oliva snocciolata o un sottaceto sotto gli occhi
divertiti di Aurora e Alba che fingevano di non accorgersene. Azaele,
Sakmeel e Eowynziel erano impegnati ad apparecchiare e Gabriel e
Razel chiacchieravano amabilmente in terrazza fumando una sigaretta.
O meglio, Razel fumava e Gabriel ogni tanto tossiva a causa degli
sbuffi di fumo emessi dal demone. A un certo punto Razel passò
un braccio intorno alle spalle di Gabriel e gli bisbigliò
qualcosa all'orecchio, l'Arcangelo strabuzzò gli occhi e
scoppiò in un'allegra risata. Ariel ne rimase molto colpito e
domandò a Safet. «Ma com'è possibile, sembra si
conoscano molto bene, anzi sembrano proprio amici!»
Safet
sorrise. «Ho idea che frequentarci ti darà modo di
sfatare molti luoghi comuni a cui sei abituato!»
Aurora
li vide e sorridendo chiese a Safet di chiamare tutti a tavola.
Azaele
notò che Ariel stava prendendo posto anche lui ma non disse
nulla, in fin dei conti se Safet aveva deciso che poteva restare,
doveva fidarsi.
La
cena si svolse senza intoppi e quando anche l'ultima fettina di dolce
sparì dal tavolo, Safet chiese e ottenne l'attenzione di tutti
e cominciò il suo discorso.
«Come
ormai sapete tutti, Alba e Azaele aspettano un figlio. All'Inferno
questa notizia è già arrivata e sia Akenet che altri
Arcidiavoli si stanno preparando a rapire il bambino. Visto che
suppongo che sappiate già tutti perché vi ho invitato,
prima di andare avanti vi chiedo di rispondere sinceramente ad una
domanda importante: ve la sentite davvero di rimanere e combattere
per Alba e Azaele? Perché avremo molti nemici da entrambe le
parti e le cose potrebbero mettersi molto male, per cui chi di voi
non è sicuro fino in fondo di fare questa scelta, può
andarsene senza che questo comporti altro che darmi la sua parola che
non parlerà con nessuno di questo incontro!»
Safet
fece una piccola pausa e aggiunse freddamente. «Non occorre
sottolineare che se qualcuno dovesse tradirci, se la vedrà con
me!»
Safet
guardò dritto negli occhi ciascuno dei presenti, ma nessuno
vacillò, né si alzò per abbandonare la sala.
«Bene.
Vi ringrazio. Ora, il primo problema da risolvere è trovare un
posto sicuro per madre e figlio. Dovrà essere poco conosciuto
e lontano da Roma in modo che possa essere facile creare una barriera
protettiva per nasconderlo ad occhi nemici. Per questo conto su di
te, Elena» spiegò Safet rivolgendosi alla strega che
annuì.
«Tutti
gli altri, compresa Alba, fino a che sarà in grado di farlo,
dovranno aiutarmi a controllare e difendere il nascondiglio scelto.
Altro problema da risolvere al più presto è che per
ora, nonostante possiamo contare sull'aiuto di Gabriel, siamo ancora
troppo pochi e non abbastanza forti per riuscire a respingere a lungo
un attacco nemico. Abbiamo bisogno di alleati. Quindi vi chiedo se
pensate di conoscere qualcuno disposto ad allearsi con noi. Non mi
importa se angelo o demone, mi importa solo che possiate garantire
che sia affidabile e che non ci tradirà!»
Seguì
un silenzio assorto, rotto da Azaele che parlò per primo.
«Yliel e Aleniel potrebbero aiutarci, non credi Michele?»
L'angelo
sospirò, Gabriel arrossì leggermente, Merlino si portò
una mano alla fronte scuotendo la testa.
«Non
so Azaele. Yliel ti voleva molto bene e Alienel ha un
caratteraccio ma effettivamente gli eri simpatico…»
Michele calcò leggermente l'accento su simpatico e
Azaele rendendosi conto della gaffe lanciò un'occhiata
timorosa ad Alba che aveva sul volto lo stesso sorriso non proprio
genuino di Daenerys Targaryen
in un famoso meme che girava nel web. Azaele sbiancò
leggermente e riportò lo sguardo su Michele che continuò.
«D'altra parte sono due guerriere molto forti e non sarebbe
male averle dalla nostra parte. Sebbene Yliel, essendo un Arcangelo
non sono sicuro che possa essere disposta a schierarsi con noi…
tu che ne pensi Gabriel?»
Gabriel,
leggermente imbarazzato nel sentirsi chiamato in causa, rispose un
po' esitante. «Aleniel non l'ho ben presente, ma Yliel la
conosco e penso di poterle accennare la cosa!»
«Grande!
Allora forse potresti parlare anche con mia madre!» Intervenne
con entusiasmo Azaele.
Seguì
un gelo tale che se solo fosse durato qualche giorno in più
avrebbe risolto definitivamente il problema dello scioglimento della
Calotta Polare. Safet, con gli occhi lucidi, intervenne per togliere
Gabriel dall'imbarazzo di rispondere. «Di questo, credo sia
meglio che tu e tuo padre ne parliate da soli, più tardi. Sei
d'accordo Gabriel?»
«Si,
credo sia meglio!» Mormorò l'Arcangelo. Azele non capì
il motivo di una reazione simile, ma preferì non indagare
oltre.
«Papà!»
chiamò Sael. Safet si girò verso il figlio.
«Pensi
che mia madre potrebbe unirsi a noi?»
Safet
esitò. Era la prima volta che Sael parlava apertamente di sua
madre. «Non lo so, Sael. Tua madre è un'ottima persona,
ma un po'... Integralista. Fra noi è finita proprio per
questo. Non so se sia il caso di coinvolgerla. Lascio a Gabriel la
decisione di parlarle!»
Gabriel
fece un cenno di assenso e Sael si lasciò scappare un piccolo
sorriso speranzoso.
Eowynziel
pensò che fosse finalmente arrivato il momento buono per
parlare di Adel.
«Potremo
invitare anche Adel!» Propose.
«Adel?»
Domandò incuriosito Safet.
«È
una giovane demone che verrà ad abitare con noi al posto di
Arianna» spiegò Alba.
«È
una bravissima demone, la conosco da millenni!» Continuò
Eowynziel entusiasta.
Safet
si grattò il mento pensoso. «Farò una
chiacchierata con lei, non so perché ma questo nome non mi
giunge nuovo…»
«Io
forse ho un posto da suggerire». Intervenne Alba timidamente.
Safet
si girò verso di lei e la invitò a continuare.
«Un
mio collega, Renzo Galletti, è proprietario di un piccolo
agriturismo/bed&breakfast fuori Roma. Non è ancora molto
conosciuto quindi non penso che avremo problemi ad affittarlo!»
Azaele
grugnì leggermente, ma dopo la gaffe di Aleniel non osò
criticare la proposta di Alba.
«Mi
sembra un'ottima idea! Tra l'altro essendo piccolo e poco conosciuto,
potremo non avere il problema di incontrare altri ospiti e
coinvolgerli nei nostri problemi!» Approvò Safet.
«Eventualmente, più avanti se sarà necessario
troveremo un posto ancora più tranquillo! A proposito, Alba.
Ritengo che per te sia venuto il momento di prendere un po' di
lezioni da Elena, devi imparare a conoscere e sfruttare i tuoi
poteri. Abbandona una volta per tutte le tue remore e diventa la
strega potente che ti rifiuti di essere! Fallo per tuo figlio!»
Alba
diventò paonazza. «Ma, io non sono affatto potente!»
Elena
sorrise e le strizzò l'occhio. «Non è quello che
mi risulta!»
#
Una
volta finita la cena Ariel avrebbe voluto parlare con Azaele, ma
Gabriel fu più veloce. Si avvicinò al figlio e lo
invitò a uscire sulla terrazza della cucina.
Azaele
era molto agitato, aveva paura di dire ancora qualcosa di sbagliato,
così lasciò che fosse il padre a parlare per primo.
Gabriel
poggiò la schiena sul parapetto della terrazza e le mani sulla
ringhiera, si fece coraggio e cominciò a parlare.
«Immagino
che tu abbia parecchie domande da farmi e immagino anche quali siano
le più importanti, per cui ti racconterò tutto. Tu però
devi stare calmo e non interrompermi, ok?»
Azaele
fece cenno di sì con il capo.
«Bene.
Prima di tutto voglio che tu sappia che non è stata una
decisione mia e di tua madre affidarti a Michele, o meglio, quella di
affidarti a Michele si, ma non quella di abbandonarti».
Azaele
apri la bocca per intervenire ma il padre lo bloccò. «Hai
promesso di non interrompermi!»
Azaele
richiuse la bocca un po' imbronciato. Gabriel riprese il racconto.
«Molti
millenni fa, il Padre concesse a noi Arcangeli di poter avere dei
discendenti. Io e tua madre, Galadriel, ci amavamo molto e insieme ad
altri Arcangeli decidemmo di approfittare del regalo concesso dal
Padre. Così nascesti tu. Per noi fu un'esperienza
meravigliosa, anche perché a differenza di quello umano il
parto delle nostre compagne era sereno e indolore».
Gabriel
si interruppe, guardò con tenerezza Azaele e proseguì.
"Eri tanto bellino, sai? Un ranocchietto ricciolino come me e
con gli occhi neri di tua madre. Eri sempre allegro, non piangevi
quasi mai a parte quando avevi fame! La nostra vita, così come
quella degli altri Arcangeli che avevano scelto di avere figli, era
molto felice, ma anche molto cambiata, passavamo moltissimo tempo a
occuparci di voi piccoletti.
Alcuni
Arcangeli nel vederci così impegnati ad allevarvi,
cominciarono a pensare che stavamo lasciando poco spazio agli altri
doveri. Ci furono molte discussioni a riguardo, anche piuttosto
accese. Purtroppo alcuni genitori si schierarono dalla parte di chi
non aveva figli affermando che non era possibile conciliare l'essere
genitori e gli impegni di lavoro. Provammo a chiedere un aiuto più
alto, ma la risposta fu che dovevamo capire da soli ciò che
era giusto fare. Sinceramente ho sempre pensato che se Lui ci aveva
dato la possibilità di avere figli fosse anche d'accordo per cercare
un equilibrio tra farvi crescere e continuare a svolgere i nostri
compiti. Purtroppo a pensarla così eravamo una minoranza e
così quando si decise di votare democraticamente, io, tua
madre, Safet, la madre delle gemelle e il padre di… bé
un altro padre, fummo gli unici a votare contro il vostro affidamento
ad angeli minori».
Gabriel
dovette interrompersi per l'emozione. Azaele cercò di nuovo di
intervenire ma Gabriel alzò l'indice e fece segno di no.
«Come
se non bastasse, per evitare presunti favoritismi fu deciso di
nascondere le vostre origini e fummo tutti obbligati a tenere il
segreto su chi fosse figlio di chi. Provarono anche a farci
promettere che non vi avremmo mai contattati. Ma io mi rifiutai,
dissi che se un giorno tu avessi avuto bisogno di me…
bé… sono qui infatti!»
«E
mia madre?» domandò Azaele.
«Anche
tua madre e Safet rifiutarono di sparire completamente dalla vostra
vita».
«Allora
perché non è qui con te?»
«Calma,
ci sto arrivando» rispose Gabriel con uno sguardo così
triste che Azaele cominciò a preoccuparsi seriamente.
«La
decisione di affidarti a Michele ci fu di grande aiuto. Lui fu
entusiasta e anche orgoglioso di prendersi cura di te, era solo un
ragazzino e per lui fu un grande onore essere scelto. Ma nonostante
questo per tua madre il dolore di averti abbandonato fu troppo
grande. Un po' alla volta si indebolì. E quando scoppiò
la Grande Guerra non era più la guerriera forte e sicura di
sé di un tempo. Così un giorno durante una battaglia
alcuni demoni la assalirono e riuscirono a separarla dai suoi compagni
e io…»
Gabriel
dovette interrompersi di nuovo. Azaele deglutì e lo invitò
a continuare. «E tu?»
«Non
sono arrivato in tempo Azaele, non sono riuscito a salvarla».
Concluse Gabriel con un sospiro carico di dolore.
Azaele
sbiancò e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Aprì
le ali e cercò di scappare ma questa volta Gabriel decise che
no, non glielo avrebbe permesso. Non avrebbe lasciato che se ne
andasse. Così lo afferrò e lo strinse a sé.
«Lasciami,
per favore lasciami!» Gridò Azaele con la voce strozzata
dal pianto.
«No!»
disse Gabriel, tenendolo stretto al petto e scivolando a sedere sul
pavimento della terrazza.
Azaele
cercò di divincolarsi, ma la sua forza non era lontanamente
comparabile a quella di Gabriel. Alla fine smise di lottare e si
limitò a singhiozzare con la schiena poggiata al petto di suo
padre e la testa reclinata contro il petto. Gabriel non sopportava di
vedere il figlio così distrutto, ma sapeva che doveva
succedere e in qualche modo, dentro di sé, era felice che
Azaele amasse tanto sua madre pur non avendola mai conosciuta. Lasciò
che il figlio sfogasse il suo pianto un altro po', poi con cautela
poggiò una mano sul petto di Azaele che per un attimo sentì
mancargli il respiro. Lentamente Gabriel cominciò a
massaggiarlo con delicatezza. Azaele provò una strana
sensazione, come se il peso che stava provando al cuore venisse
risucchiato poco a poco dal palmo caldo della mano di Gabriel.
Rilassò la schiena contro il petto del padre e smise di
singhiozzare.
«Mi
dispiace, figlio mio. Non hai idea di quanto mi addolori vederti
soffrire così!» Mormorò Gabriel poggiando il viso
sulla nuca di Azaele.
Il
demone sentì una sensazione di bagnato tra i riccioli neri e
si rese conto che anche suo padre aveva pianto.
In
quel momento capì il dolore di Gabriel. Si rese conto che se
lui aveva sofferto per essere stato abbandonato, suo padre aveva
sofferto forse addirittura più di lui, perché prima
aveva dovuto rinunciare a suo figlio e poi aveva perso la compagna
che amava.
Emise
un respiro profondo e poi trovò il coraggio di fare una
domanda difficile. «Dove è andata? Voglio, dire. Cosa
succede ad un Arcangelo quando muore?»
Gabriel
sospirò. «Angeli e Arcangeli sono stati creati dal
Padre, Azaele. Quando muoiono tornare ad essere parte di Lui»
«Quindi
mia madre, ora è in Lui?»
«Si,
esatto!»
Azaele
ci pensò su un attimo, si girò verso Gabriel e
sorrise timidamente. «Bè, allora questo significa che
grazie a lei, forse il Padre ora ci ama un pochino di più, non
credi?»
Gabriel
lo guardò esterrefatto, non aveva mai visto la cosa da quel
punto di vista. Strinse forte suo figlio e mormorò. «Sai
una cosa ranocchietto? Tua madre aveva ragione, sei davvero speciale
tu!»
#
Ariel
che aveva osservato tutta la scena dalla cucina di Aurora, si rivolse
a Safet. «Che succede, perché Azaele è così
sconvolto?»
Safet,
si girò verso di lui e l'angelo notò che aveva gli
occhi lucidi. «Credo che Gabriel gli abbia spiegato che non
conoscerà mai Galadriel» rispose cupo.
«Galadriel?»
Domandò stupito Ariel. Poi si rese conto di quello che
intendeva dire Safet. «Galadriel era la compagna di Gabriel,
quindi Azaele è il figlio di Galadriel e Gabriel?»
«Già!»
Sospirò Safet.
Ariel
per la prima volta in tanti millenni provò simpatia per
Azaele. «Mi dispiace, povero Azaele, deve essere veramente
doloroso per lui aver scoperto che non conoscerà mai sua
madre!»
«Sbaglio
o sei sinceramente dispiaciuto per lui?» Domando stupito Safet.
Ariel
accennò un sorriso imbarazzato.
«Allora,
forse sei pronto a chiarirti con lui, finalmente»
Ariel
annuì. «Si, credo di sì!»
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