«Non voglio.» disse Merlyn
guardando il Re negli occhi. Non aveva esattamente paura, ma non poteva fare a
meno di sudare, i palmi delle sue mani stavano quasi gocciolando. Voleva tenere
la testa attaccata al collo, ma anche dimostrare di non essere una persona che
si faceva comandare.
Quando quella mattina era stata convocata nelle sue stanze
aveva temuto che fosse per dirle che l’aveva vista usare la magia al banchetto,
ma invece l’uomo le aveva ordinato di non porre resistenza al matrimonio
e di iniziare a comportarsi come una persona appartenente alla famiglia reale.
«Come?» domandò il re posando i pugni sulla sua scrivania
all’angolo della stanza.
Merlyn deglutì, improvvisamente la
sua spavalderia si fece da parte «Con tutto il rispetto, Sire, ma non credo di
poterlo fare.» provò con altre parole, il tono più gentile «Vorrei veramente
continuare a vivere solamente come l’apprendista di Gaius.
Forse, con ancora un po’ di tempo, riusciremo a trovare un modo per annullare
il matrimonio, così che possa sposare una vera principessa e per quanto
mi riguarda, quei territori appartenenti alla mia famiglia potete tenerli, io
non ne ho bisogno.» spiegò dandogli quella piccola speranza di poter magari
annullare il matrimonio, anche se sapeva fosse impossibile, a meno che…
«C’è qualcosa di strano in te, ragazza.» disse il Re quasi
divertito «Sei estremamente stupida, chiunque al tuo posto si sarebbe
approfittato della situazione, ma tu continui a rifiutare questa occasione.»
pensò che quella sciocca gli stesse rendendo in parte tutto più semplice,
magari un giorno sarebbe scomparsa e l’avrebbero potuta far passare per morta.
La maga incrociò le braccia davanti al petto, mordendosi la
lingua per non insultare il re. Molto probabilmente aveva anche leggermente
ragione su di lei, ma preferiva continuare una vita semplice ed avere un
lavoro, senza farsi mantenere dalla famiglia reale.
«Ora, se non le dispiace, porterò me stessa e la mia
stupidità a lavoro, Gaius ha molte commissioni per
me.» salutò senza aspettare di essere dismessa uscì dalla stanza, lasciandosi
alle spalle un veramente divertito re.
Uther non poteva fare a meno di pensare a come Merlyn gli ricordasse la sua amata Ygraine,
ma sfortunatamente lei non era veramente una nobile, era cresciuta come
contadina e lo sarebbe sempre stata nonostante lo status sociale di Gaius.
⸸⸸⸸
Merlyn si fermò vicino alla
piccola staccionata che divideva il piazzale del castello con la zona designata
all’allenamento dei cavalieri. A qualche iarda di distanza poteva benissimo
vedere molti uomini vestiti con cotte di maglia e tra loro un bambino che si
stava allenando con il più importante dei cavalieri di Camelot.
Quella mattina Arthur si era presentato alla sua porta con
un mazzo di fiori in mano e la richiesta di portare Mordred
con lui agli allenamenti. Non aveva accennato minimamente al bacio della sera
prima e per questo gliene era grata. Aveva accettato i fiori, sentendosi il
cuore esplodere di gioia, e aveva dato il suo permesso alla condizione di
portare con loro Gwaine e magari aiutarlo a trovare
un lavoro.
Vicino a lei si fermò Gwen, tra le mani un cesto con la
biancheria pulita di Lady Morgana «Ti godi lo spettacolo?» le domandò
osservando a sua volta il principe far finta di venire buttato a terra dal
colpo del figlio.
«Sono solo contenta di vedere Mordred
così felice.» rispose cercando di non arrossire nel vedere il marito sorridere
in quel modo. Non si era resa conto quanto gli mancasse il suo viso fino alla
sera prima.
«È la prima volta che vedo il principe ridere da quando è
tornato, era miserabile senza di voi.» rivelò la serva volendo fare un po’ da
Cupido. Era ovvio che fossero fatti per stare insieme, Morgana le dava ragione e
insieme si erano messi d’accordo per aiutare la coppia a tornare insieme e
donare a Camelot i regnanti più innamorati della storia.
La maga la guardò sorpresa, per mesi aveva creduto che
Arthur fosse tornato a casa e che fosse tornato a vivere la sua vita
tranquillamente, che non avesse mai pensato a lei e la sua vita ad Ealdor.
Gwen notò immediatamente come la ragazza avesse cambiato
espressione «Sono stati mesi difficili.» continuò mentre guardavano Gwaine rubare Mordred dalle
braccia di Arthur e scappare, venendo inseguito dal principe «Le prime
settimane non ha toccato cibo, richiedendo al padre di lasciarlo tornare
indietro, ma il Re ha messo guardie alla sua porta e sotto la sua finestra fino
a quando non ha giurato di non provare a scappare.» raccontò ricordando la
quantità di guardie nel corridoio delle stanze del principe con il chiaro
ordine di non lasciare il principe uscire da Camelot. Arthur la prima notte a
casa aveva provato a rubare un cavallo dalle stalle per poter tornare ad Ealdor, ma era stato fermato da una guardia più fedele a
Uther che ad Arthur.
«Perché mai sarebbe voluto scappare?» chiese la ragazza non
riuscendo a credere che Arthur avrebbe preferito tornare ad Ealdor
che essere un principe.
La serva si lasciò scappare una piccola risata, intenerita
dall’innocenza di Merlyn, non si rendeva veramente conto di quanto Arthur
l’amasse «Voleva tornare da te.» disse l’ovvio adorando il modo in cui la più
giovane arrossì ancora di più.
Merlyn non rispose, guardando
verso Arthur. Si erano rivisti solamente da un giorno e già voleva tornare tra
le sue braccia? No, non poteva essere così debole, in più aveva appena detto ad
Uther che non sarebbe stata un problema. Il principe si mise Mordred sopra le spalle, completamente ignorando il fatto
che doveva allenare i suoi uomini.
«Devo andare, ho molte cose da fare.» salutò la maga volendo
allontanarsi da quello spettacolo troppo carino prima che perdesse ogni
singolo briciolo di buona volontà.
Gwen la guardò andare via, passo svelto e punte delle
orecchie adorabilmente rosse, quando tornò a guardare verso i cavalieri vide
Arthur fare la stessa cosa, uno sguardo completamente innamorato sul volto.
⸸⸸⸸
Merlyn cercò di infilarsi uno
stivale saltellando per la sua camera. Doveva andare nel bosco per raccogliere
delle erbe per Gaius e aveva optato per cambiarsi in
un paio di pantaloni e una tunica bianca che le aveva gentilmente prestato
Lancelot.
Non aveva avuto un attimo libero, dopo l’incontro con Uther
era dovuta andare a consegnare le varie ampolle in giro per tutta Camelot, dopo
aveva dato una mano ad un servitore a portare dei secchi d’acqua in una stanza
di qualche nobile, poi si era occupata di portare Mordred
dal tutore che il re aveva assunto in quanto Arthur aveva espresso il desiderio
di dare al figlio un’educazione d’eccellenza e Gaius
aveva supportato lidea, ovviamente a lezione conclusa era dovuta andare a
prenderlo dalla libreria reale e portarlo da Lancelot nell’officina del
maniscalco, successivamente aveva aiutato Parsifal alle stalle usando la magia
per calmare uno dei cavalli, dopo era andata nelle cucine per aiutare Gwen a
pelare le patate e finalmente a metà giornata si era potuta sedere per poter
mangiare del pane.
Quando credeva di potersi finalmente riposare un attimo Gaius le aveva fatto vedere un libro di erbe e le aveva
mostrato quali andare a cercare. Era solamente il secondo giorno come sua
apprendista e già non vedeva l’ora di smettere; credeva che avrebbe imparato a
guarire le persone, non a riconoscere le foglie obcordate da quelle obovate.
«Madre, posso andare con Gwaine in
città?» chiese il bambino mentre faceva fluttuare a posto per la loro camera le
cose che la donna faceva cadere nel tentativo di vestirsi e mangiare e
memorizzare le quattro piante che doveva cercare.
«Certo, tesoro, ma tornate prima del tramonto.» rispose
usando la magia per legarsi i capelli, sicura che nessuno sarebbe entrato inannucciato nelle stanze di una signorina. Gwaine poteva essere un ottimo badante, Mordred
si divertiva da morire insieme a lui, e in più era ancora l’unico senza un
lavoro. Gli aveva fatto comunque promettere di non portare il bambino alla
taverna che aveva adocchiato al loro ingresso a Camelot.
I fiori che Arthur le aveva dato quella mattina erano in un
vaso sul comodino, la magia li stava proteggendo dall’appassire. La maga
scompigliò i capelli al figlio e prendendo la borsa di cuoio uscì.
Camminò velocemente giù per le scale e poi attraverso la
cittadella, ignorando gli sguardi curiosi. Sì, non era convenzionale per una
signorina camminare indossando dei pantaloni se non per andare a caccia o in
viaggio, ma Merlyn poteva considerarsi a caccia… di
piante.
Gaius le aveva detto di uscire
dalla città e andare ad Est, superare una grande roccia che sembrava una
persona dormiente e gli uccelli dal petto rosso. Quelle erano le indicazioni
più strane che avesse mai ricevuto e il fatto che il suo senso
dell’orientamento fosse pari a zero non aiutava. Dov’era Est? Non ne aveva la
minima idea. Decise di seguire il suo sesto senso e andò a destra senza
rendersi conto di qualcuno che la stava seguendo.
Camminò fino a raggiungere gli alberi, più o meno venti
minuti di camminata, e iniziò a cercare quella famosa roccia a forma di persona
dormiente. Sentiva la sua magia vibrare nell’aria, felice di essere lontana da
uno spazio chiuso come il castello.
Il Sole era ancora alto in cielo, il calore era piacevole, e
sentiva in lontananza lo scrosciare dell’acqua. Non era più abituata a stare da
sola, ma non per questo era meno piacevole, finalmente riusciva a sentire i
suoi stessi pensieri senza la voce di Gwaine o Mordred nelle orecchie.
Intorno a lei non vedeva nessuna roccia, c’era solo terra e alberi,
nessun uccello dal petto rosso, iniziò a pensare che Gaius
l’avesse mandata nella foresta a morire per ordine di Uther.
«Oh, andiamo, non posso essermi persa.» borbottò guardandosi
intorno, non riusciva nemmeno più a vedere il castello, si era addentrata
troppo. Guardò l’albero che aveva a fianco e decise di fare una pazzia. Da
piccola si era arrampicata numerose volte sugli alberi per scappare a Ranful e Osbert, qualche volta da qualche animale che
voleva renderla la sua cena.
Arrivando in cima sarebbe riuscita a vedere meglio dove si
trovava e magari individuare la strada di casa. Non voleva usare la magia per
tutto e poi sentiva il bisogno di fare qualcosa che non fosse responsabile;
negli ultimi tre anni le sembrava di essere invecchiata di quindici, la
responsabilità che aveva preso con Mordred le aveva
dato una nuova prospettiva di vita. In quel momento, però, era da sola e si
sentiva una dodicenne.
Posò a terra la borsa e si alzò le maniche della tunica, uno
dei rami dell’albero era abbastanza in basso. Poteva saltare e arrampicarsi da
lì. Nonostante il ramo fosse ad un livello raggiungibile, Merlyn
non aveva messo in conto quanto lei fosse bassa e che i suoi salti non
superavano i dieci centimetri.
Fortunatamente un ramo era a terra, spezzato via dal vento o
il peso di qualche animale e sembrava la cosa che le serviva in quel momento.
Lo trascinò vicino all’albero di sua scelta e vi salì sopra, la stabilità era
veramente precaria, ma voleva provare comunque.
Saltò sentendo il ramo rotolare via da sotto i suoi piedi,
ma non arrivò nemmeno ad arrampicarsi in quanto il suo salto era stato un
totale fiasco. Si preparò allo schianto contro il terreno, magari del dolore le
avrebbe ridato del buon senso, ma qualcuno l’afferrò al volo.
Quando riaprì gli occhi si trovò faccia a faccia con un uomo
che non conosceva e d’istinto spinse il palmo della mano contro il mento
dell’uomo, costringendolo a lasciare la presa. Rimettendosi in piedi afferrando
una pietra si allontanò abbastanza da poter guardare meglio il suo possibile
aggressore.
Aveva dei capelli biondi tendenti al rame, piccoli ricci che
arrivavano appena sotto le orecchie. Indossava una cotta di maglia e alla
cintura aveva attaccata una spada.
«Ti darò cinque secondi per sparire dalla mia vista o giuro
che ti sfregerò il viso.» minacciò la ragazza mostrandogli la pietra che teneva
in mano. Era piuttosto appuntita, volendo poteva cavargli un occhio, ma in caso
di necessità si sarebbe limitata a stordirlo con la magia, non aveva veramente
il coraggio per sfregiare qualcuno.
L’uomo alzò le mani in segno di resa, non muovendosi
minimamente, come se temesse seriamente di essere colpito da una ragazza venti
centimetri più bassa di lui e cinquanta chili più leggera.
«Merlyn, non sono qui per farti
del male. Sono un cavaliere di Camelot.» disse l’uomo tirando il mantello rosso
da dietro la schiena per mostrarglielo «Ci siamo visti ad Ealdor
e anche ieri, sono stato io a farti uscire di prigione.» le ricordò con un
gentile sorriso.
La maga abbassò la pietra, guardandosi intorno, ovvio che si
ricordava di Sir Leon, era stato solo un momento di panico se non aveva
collegato il viso al nome.
«Arthur mi sta facendo seguire?» domandò invece leggermente
infastidita, non aveva certo bisogno di qualcuno che le venisse dietro, non
sarebbe scappata né rischiava di morire facendo il suo lavoro.
«Oh, no, assolutamente no.» negò l’uomo non volendo far
finire il suo amico nei guai «Ti ho visto uscire dalla città e ho pensato che
forse ti sarebbe servito un accompagnatore, questi boschi non sono sicuri.»
aggiunse rivelando le sue vere intenzioni. Lui sapeva perfettamente che tipo di
gente girava per i boschi e non voleva che la futura regina di Camelot finisse
nei guai, anche perché Arthur l’avrebbe ucciso se fosse successo qualcosa a sua
moglie.
Merlyn non sembrò totalmente
convinta, lo sguardo che vagava ancora intorno a loro come se si aspettasse di
vedere Arthur uscire da dietro un albero «Quando sono uscita dalla città…» iniziò
avvicinandosi, la voce più bassa ed imbarazzata «…sono andata verso Est, vero?»
domandò arrossendo. Leon era un cavaliere, sicuramente sapeva orientarsi.
«Uhm, no, siamo verso Ovest.» rispose indicandole il Sole.
«Dannazione!».
⸸⸸⸸
«Tua moglie è una vergogna, Arthur, non ho la minima idea di
come tu possa essere stato talmente stupido da sposarla.» disse Uther
mentre prendeva della frutta per concludere il pranzo, suo figlio e la sua
protetta a tavola con lui «Osa parlarmi senza alcun rispetto, osa dirmi di
no, e Lady Jane mi ha riferito che l’ha vista uscire da palazzo indossando
dei pantaloni.» continuò mentre intorno a lui l’aria si faceva tremendamente
tesa, tanto che i servitori iniziarono ad agitarsi e guardarsi tra loro «Fosse
per me sarebbe già morta, non appartiene a questa Corte e…» venne interrotto
dal rumore di una sedia che cadeva a terra. Alzò lo sguardo per vedere Arthur
in piedi con i pugni chiusi posati sopra il tavolo, il suo cibo ancora
interamente nel piatto.
«Non dire mai più una cosa del genere.» sibilò a denti
stretti, la voglia di sferrare un pugno contro il padre «Non permetterò a
nessuno di dire cattiverie su mia moglie.» disse tremando di rabbia «E se mai
le succederà qualcosa sarà con te che me la prenderò.» minacciò prima di
andare via, Morris alle sue spalle.
Uscì dalla sala e si avviò verso la torre dove soggiornava Gaius, voleva vedere Merlyn e Mordred. Doveva assicurarsi che nessuno stesse dando loro
fastidio, voleva essere certo di non dover andare a spaccare un altro naso come
aveva fatto con Sir Paul.
Non si aspettava di vedere Sir Leon e Merlyn
camminare insieme, parlare come se fossero amici e improvvisamente gli sembrò
di tornare indietro nell’arena, dove tutti si erano innamorati di lei.
Che Leon la trovasse bella? Ovvio che la trovava bella, Merlyn
era la ragazza più bella di tutti i Regni.
«… grazie per avermi afferrata prima che potessi farmi male
e per avermi aiutato a trovare queste piante.» stava dicendo la maga con il suo
solito tono cordiale facendo prendere un respiro ad Arthur, la ragazza non era
interessata in Leon, fortunatamente.
«Dovere. Arthur non mi avrebbe mai perdonato se ti fosse
successo qualcosa.» rispose il cavaliere inchinandosi. Aveva riportato la
Principessa a casa, poteva tornare ai suoi compiti.
Arthur si avvicinò alla donna «Ciao.» la salutò sentendosi
improvvisamente in imbarazzo.
«Oh, ciao Arthur.» rispose la maga sorridendogli, una
piccola farfalla comparve alle sue spalle e svolazzò verso Arthur. Il Principe
guardò l’insetto cercando di non sorridere compiaciuto.
«Non volevo origliare, ma ho sentito quello che hai detto a
Sir Leon, volevo chiederti cosa fosse successo.» disse ignorando troppi
convenevoli. Merlyn aveva una tunica bianca che le
faceva risaltare i capelli neri, i pantaloni marroni erano macchiati di terra e
i suoi stivali stavano lasciando alcune orme di fango. Non sembrava essere
ferita, non aveva nemmeno un graffio in volto, quindi
non doveva essere successo nulla di grave.
«Oh, mi ero persa nel bosco, volevo salire su un albero per
cercare di vedere il castello, ma non riuscivo a saltare troppo in alto. Ho
provato ad elevarmi con un ramo caduto, sfortunatamente non la mia idea
migliore e stavo per schiantarmi a terra quando Sir Leon è stato così gentile
dal salvarmi.» disse mentre camminavano insieme verso le sue stanze, Morris a
pochi passi da loro «L’ho minacciato di sfregiargli il viso, perché non mi
ricordavo chi fosse.» ammise imbarazzata «Credevo che lo avessi mandato tu a
seguirmi, ma a quanto pare mi ha visto uscire dalla città e ha deciso di seguirmi
di sua spontanea volontà perché aveva paura potesse succedermi qualcosa nel
bosco. A me? Oh, Arthur, se solo sapesse.» gli disse sentendosi una ruota
libera che viaggiava giù per una collina, non parlava così tanto con qualcuno
da mesi, era bello riavere quello che considerava il suo migliore amico insieme
a lei.
Arthur lanciò un’occhiata alle sue spalle, assicurandosi che
Morris fosse abbastanza distante «Sono sicuro saresti riuscita a cavartela da
sola, ma mi fa piacere sapere che uno dei cavalieri di Camelot si sia
preoccupato per te, soprattutto dopo l’impressione che Sir Paul deve averti
dato.» ammise veramente compiaciuto dal fatto che Leon fosse veramente un
amico, non tutti avrebbero seguito Merlyn per
accertarsi che non finisse in un fosso. Conosceva sua moglie e il suo senso
dell’orientamento, non c’erano dubbi sul fatto che si sarebbe persa.
«Spero di non vedere più la sua brutta faccia.» rispose la
maga al ricordo di Sir Paul e i suoi commenti poco cavallereschi.
«Tranquilla, nessuno lo vedrà mai più in città, l’ho spedito
al confine con Elmet.» la rassicurò il marito mentre
le apriva galantemente la porta per entrare nelle stanze di Gaius,
si fermò girandosi a guardare Morris «Puoi andare a pulire le mie stanze, non
avrò bisogno di te al momento.» gli disse non volendo farlo entrare, voleva che
Merlyn e Mordred fossero
liberi di usare la magia se avessero voluto.
Il servitore annuì e girò su sé stesso, pensando a come si
era appena fatto tutte quelle scale solo per poi scenderle appena arrivato in
cima.
Le stanze erano vuote, non c’era nessuno dei suoi amici, non
c’era Mordred e nemmeno Gaius.
Erano soli e Arthur si sentì improvvisamente nervoso.
Guardò Merlyn posare la borsa sul
tavolo per poi andare a prendere un panno vicino al secchio d’acqua per pulirsi
il viso arrossato dopo aver camminato sotto il Sole. Il principe rimase in
piedi vicino alla porta, aspettando che la donna lo invitasse ad accomodarsi.
«Ho parlato con tuo padre, questa mattina.» iniziò la maga
sedendosi sulle scale che portavano alla sua camera «Uomo simpaticissimo,
veramente.» scherzò mentre andava sciogliendosi le trecce, doveva lavarsi i
capelli, erano pieni di foglie e terra.
«Spero non ti abbia offesa.» riuscì a buttare fuori l’uomo
mentre desiderava avvicinarsi alla moglie e passarle le mani tra i capelli,
proprio come quella mattina ad Ealdor, prima che la
loro vita venisse rovinata.
«No, tranquillo. Ha un po’ il vizio di credere di poter
comandare la mia vita, e sono arrivata qui solamente l’altro ieri, ma tutto
sommato è piacevole vedere la sua espressione oltraggiata ogni volta che gli
dico di no.» rispose iniziando a passarsi il pettine tra i capelli, facendo
leggermente fatica a causa della lunghezza.
Arthur desiderò avere il suo stesso coraggio, lui al
contrario quasi non riusciva mai a dirgli di no, altrimenti non sarebbe mai
tornato a casa.
«Se dovesse darti fastidio o minacciarti puoi venire da me,
lo sai.» le disse avvicinandosi ulteriormente, forse in una mezz’ora sarebbe
anche riuscito a posarle una mano sulla spalla.
Merlyn gli sorrise, gli occhi
stanchi che però luccicavano allegri «Lo so.» rispose sentendo di non poter
essere ancora meschina nei suoi confronti. Debole, debole, Merlyn
era estremamente debole quando si parlava di Arthur, era sicura che non sarebbe
riuscita a durare nemmeno il primo mese di questo passo.
«Ho pensato ad un cosa, però.» disse la giovane iniziando a
torturarsi le mani, come faceva quando era nervosa «Ti ricordi l’incantesimo
che ho fatto per cancellare la memoria alla Corte di Cenred?»
domandò cercando di non incontrare lo sguardo del marito, sentendosi una
persona orribile per quello che stava per proporre «Ho pensato di farlo di
nuovo, ma in scala maggiore. Ho sentito che ormai tutti i Regni sanno di noi
e vorrei rimediare. Non voglio che la tua reputazione sia rovinata a causa mia,
nemmeno tu ti ricorderai di me e potrai andare e sposare una principessa di tuo
piacimento…» venne interrotta dalle mani di Arthur che le presero il viso,
costringendola a guardarlo.
«Non sono d’accordo.» iniziò con tono duro «E se pensi che
io possa innamorarmi di un’altra persona di sbagli. Perché anche se dovessi
dimenticarmi di te, sono certo che mi prenderei una bella cotta per
l’apprendista del medico di corte e sicuramente proverò a conquistarti
perché so che sei la mia anima gemella.» le disse in tono dolce, quasi un
sussurro.
I loro visi si erano fatti più vicini e Merlyn
iniziò a sentire caldo, qualcuno aveva acceso il fuoco? Dubitava che le parole
di Arthur fossero vere, non c’erano possibilità che dopo aver avuto la memoria
modificata il principe finisse nuovamente con l’innamorarsi di lei, era
impossibile, seriamente!
«Ma tuo padre…» provò ad obbiettare.
«Merlyn, se tu lanci
quell’incantesimo io mi innamorerò nuovamente di te.» disse l’uomo in tono
definitivo e chiuse la distanza tra loro, dandole un bacio a stampo, come
quello che lei gli aveva dato la sera prima.
Si guardarono negli occhi senza dire nulla, Arthur che
aspettava una sfuriata da parte sua per essere stata baciata, Merlyn che si stava autoconvincendo a non saltare addosso
al marito e portarlo nella sua stanza.
La porta si aprì e i due scattarono, dividendosi e mettendo
tra loro uno spazio adeguato. Gaius guardò la coppia
inarcando un sopracciglio, ma non commentò, non poteva certo fare una ramanzina
ad una coppia sposata, non erano certo due scapestrati che rischiavano di
creare scandalo.
«Sire.» salutò rivolgendosi al principe che se ne stava
appoggiato contro il tavolo «Merlyn, ho bisogno che
tu vada nella parte bassa a consegnare questo tonico.» disse alla nipote
ignorando il suo verso esausto. Sapeva che la stava facendo correre e non le
lasciava un attimo per respirare, ma pensava che le facesse bene tenere la
mente occupata, soprattutto vedendo come al suo primo momento libero fosse
finita in una stanza, da sola, con il principe. Avevano promesso ad Uther che
non sarebbe stata un problema.
La ragazza si alzò sospirando, ma non disse nulla,
semplicemente allungando la mano per farsi dare l’ampolla. Un po’ di aria non
le avrebbe fatto male, infondo. Con un movimento della mano i suoi capelli
vennero liberati da qualsiasi sporcizia e si intrecciarono per conto loro
mentre la donna infilava l’ampolla nella tasca della giacca.
«Merlyn, non puoi usare la magia
in questo modo!» la sgridò Gaius guardando per un
attimo spaventato il principe prima di ricordarsi che lui sapeva, accettava ed
amava quell’idiota di sua nipote.
La ragazza lo ignorò ed uscì dalle stanze del medico,
lasciando i due uomini a guardarsi leggermente preoccupati. Camelot non era
sicura per lei.
⸸⸸⸸
Lancelot amava lavorare con Tom e il fatto che sua figlia era
l’incantevole Gwen era solo un motivo in più per non farsi licenziare.
L’uomo l’aveva mandato a palazzo per consegnare delle spade
commissionate da vari cavalieri. Non si aspettava di incontrare Arthur
nell’armeria, seduto sulla panca mentre affilava la sua spada completamente
assorto nei suoi pensieri.
«Hey.» lo salutò posando le spade sul tavolo, voleva
prendersi del tempo per riconnettersi con il suo migliore amico.
«Lancelot, ciao.» salutò il principe lasciando il panno
contro la lama della spada. Fino a quel momento aveva avuto modo di parlare
solamente con Gwaine e l’uomo non aveva fatto altro
che raccontargli di come nei mesi della sua assenza da Ealdor
nessuna creatura magica aveva provato ad ucciderli.
«Come stai?» chiese l’apprendista maniscalco sedendosi
vicino al principe, voleva dirgli una cosa.
«Bene ora che siete qui, ma sicuramente starò meglio una
volta dopo che Merlyn mi avrà perdonato.» rispose il
biondo guardando l’amico, dopo aver lasciato le stanze di Gaius
era stato convocato per un altro allenamento con i cavalieri in quanto quella
mattina non avevano fatto realmente tanto considerando la presenza di Mordred.
Lancelot sorrise tristemente, poteva immaginare come stesse,
infondo aveva passato sette mesi ad assicurarsi che Merlyn
non cadesse in depressione.
«Merlyn ti ama, Arthur, non
dubitarne mai.» disse Lancelot ben sapendo di cosa stesse parlando.
«Ha avuto problemi dopo che me ne sono andato?» chiese il
principe con un nodo alla gola. Aveva provato a fare la stessa domanda a Gwaine, ma l’uomo aveva cambiato argomento raccontandogli
di Will e di come avesse fatto partorire una mucca.
Lancelot sembrò esitare «Non l’ho saputo fino all’altro
giorno, mentre camminavamo per raggiungere Camelot, ma a quanto pare Ranful ha provato a…» come poteva dirlo gentilmente? «…a minacciarla
per farla andare a letto con lui.» concluse.
Arthur strinse i pugni sentendo l’improvvisa voglia di
prendere un cavallo e galoppare fino ad Ealdor per uccidere
il ragazzo «Non l’ha detto a nessuno fino a quando non eravate in viaggio?»
domandò a denti stretti. Tipico di Merlyn, tenersi
tutto dentro per non far preoccupare i suoi amici.
Lancelot annuì «Sì, ma l’ha detto solo a me. Ranful ha minacciato di fare del male a Mordred
per convincerla, ma non ti ha mai tradito, se è quello che ti stai chiedendo.»
lo rassicurò.
«È colpa mia.» disse il principe con una rabbia, aveva
lasciato sua moglie e suo figlio indifesi contro le persone più meschine che
aveva mai conosciuto.
«No.» lo rassicurò Lancelot alzandosi a sua volta «Dovevi
tornare qui e sai che Merlyn sa cavarsela da sola.»
provò a fargli vedere le cose come stavano. Uther avrebbe fatto cose
imperdonabili se Arthur non fosse andato con lui, lo sapevano tutti.
Arthur si passò una mano tra i capelli, esausto dalla
notizia «So che Merlyn sa cavarsela da sola,
Lancelot, ma non per questo deve farlo. Io ho promesso di prendermi cura
di lei, quando ci siamo sposati, era mio compito fare in modo che Ranful non potesse mai più farle del male.» gli ricordò
buttando la sua spada a terra.
Arthur era un marito orribile e Lancelot glielo aveva appena
confermato.
⸸⸸⸸
Gwen non era solita interessarsi al gossip
di palazzo, spesso ignorava le voci di corridoio e non si fermava ad ascoltare
le altre serve parlare dei loro padroni. Gwen non aveva mai detto una sola
parola su Morgana e Morris non aveva mai detto nulla su Arthur, anche quando
era ancora un ragazzino viziato che lo maltrattava. Un conto era essere il
servitore di un qualsiasi nobile, un altro era essere al servizio della
famiglia reale. Il servo di Uther veniva cambiato regolarmente, non teneva la
stessa persona per più di due settimane di fila.
Quando la ragazza si era fermata per pulire le coperte di
Morgana aveva sentito distintamente altre ragazze parlare ad alta voce di Merlyn. Gwen sapeva di doversi fare gli affari suoi, di non
venire risucchiata nel vortice dei chiacchiericci.
«Il Principe Arthur potrebbe avere molto meglio.» stava
dicendo una serva bionda.
«Vero, oggi l’ho vista uscire di città indossando dei pantaloni,
per di più non era accompagnata, chissà chi è andata ad incontrare nei boschi.»
disse un’altra mentre puliva dei piatti nella grande tinozza.
«Se al Principe piace tanto mischiarsi alla plebe poteva
sposare me.» rise un’altra ragazza che stava pulendo il pavimento, l’ultima
mansione prima di poter tornare a casa sua e dormire.
«Quella Merlyn non è nemmeno
bella.» si aggiunse un’altra mentre stendeva i vestiti della sua signora.
«Oh, non dire fesserie, è più bella della Lady Morgana, solo
che non sa comportarsi adeguatamente. Sappiamo tutti cosa ha combinato con Sir
Paul.» intervenne la serva che puliva i piatti.
«La sua bellezza non può compensare la sua mancanza di
galanteria. Arrivare a Camelot con tre uomini e un bambino, una svergognata.»
riattaccò la serva bionda.
«Il bambino non è suo, lo hanno adottato lei e il Principe
dopo averlo trovato nel bosco.» la difese la ragazza che puliva il pavimento.
Gwen corrugò la fronte chiedendosi come facessero le notizie
a viaggiare così velocemente, lei sapeva determinate cose solamente perché
Arthur stesso o Morgana gliele avevano dette.
«Io ho sentito dire che dorme nella stessa stanza con quei
tre uomini.» si aggiunse una serva fermandosi dal pulire le finestre.
La serva bionda sbuffò una risata «Ovviamente, prima sposa
un principe e poi va a letto con altri tre uomini.».
«Che ti aspettavi da una ragazza di campagna?».
«Chissà quante rotolate nel fieno si è fatta!».
«Forse andrà a letto anche con qualche altro nobile!».
«Oh, sicuramente lo farà!».
«Va bene, ora basta.» sbottò Gwen lasciando andare le coperte
di Morgana nella tinozza «Non potete parlare in questo modo di Merlyn, non la conoscete nemmeno!» disse asciugandosi le
mani sul grembiule «Vive qui da solamente due giorni e state già dicendo tutte
queste cattiverie sul suo conto, avete mai parlato con lei?» domandò sentendo
un fuoco dentro. Non era solita alzare la voce, ma Merlyn
le piaceva e l’avrebbe difesa da queste malelingue.
«Uhm, no, non le ho mai parlato, ma sappiamo tutte che vuole
solamente i suoi soldi.» rispose la serva che puliva le finestre.
«Se fosse così allora perché si opporrebbe ad ufficializzare
le sue nozze qui a Camelot?» chiese Gwen facendo notare la mancanza di logica
nel loro ragionamento. Se fosse stato vero quella mattina si sarebbe celebrato
un matrimonio e Merlyn indosserebbe una tiara.
«Non può ufficializzare le nozze perché vuole continuare a
dormire con gli altri tre uomini.» rispose in tono ovvio la serva bionda che
sembrava essere lì solo per chiacchierare.
Gwen tremò di rabbia, conosceva Lancelot da due giorni ma
sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, così come Parsifal e
aveva qualche dubbio su Gwaine, ma era certa Merlyn fosse fedele ad Arthur.
«O forse perché non le piace essere sposata ad una persona
che ha mentito sulla sua identità per tre anni.» rispose una serva che fino a
quel momento era rimasta in silenzio, girata di spalle, a pulire il camino.
Un silenzio surreale cadde quando la ragazza si girò
rivelandosi Merlyn, il viso sporco di cenere. La maga
si era ritrovata a pulire il camino al posto di Morris in quanto il ragazzo era
in ritardo con i suoi doveri serali per il Principe. Aveva provato a dirle che
non ce n’era bisogno, che lo avrebbe fatto più tardi, ma Merlyn
gli aveva assicurato che non le dispiaceva e che aveva ancora un po’ di tempo
libero prima di dover andare a leggere una storia a Mordred.
«Lady Merlyn!» squittì spaventata
la serva bionda portandosi le mani al petto «Non pensiamo veramente a quello
che abbiamo detto.» provò a dire guardandosi intorno alla ricerca di sostegno,
ma tutte le altre erano tornate a lavorare in silenzio.
Merlyn la guardò divertita, le
ricordava in qualche modo Petronilla, quindi le sue
parole non la toccavano minimamente.
«Non sono una Lady.» le ricordò sorridendo, il viso
completamente nero a causa della fuliggine, evitò di aggiungere che secondo le
loro chiacchiere il suo titolo esatto era Principessa Merlyn
«Io ho finito di pulire, quindi credo che mi ritirerò
per la notte, buonanotte ragazze.» salutò pulendosi le mani contro il suo
vestito non avendo un panno vicino e non volendo passare tra quelle streghe
per prenderne uno «Gwen, grazie.» aggiunse sorridendole, felice di aver trovato
una vera amica.
La serva di Morgana sorrise, forse finalmente le altre
ragazze avrebbero imparato a non sparlare della gente.
«Non sono una Lady.» le fece il verso la ragazza
bionda «Dio, già la odio, spero che il Re si liberi di lei.».
No, Gwen aveva perso le speranze.