Cino,
il castrone che è
solita montare, non la perde d'occhio un momento. È
stata Lyra
a dargli quel nome, tempo fa, prima ancora che Mia iniziasse a
lavorare a casa degli Shidaìn. L'aveva chiamato
così perché aveva
il manto sorcino, e la bambina aveva
pensato che fosse un
diminutivo divertente.
Quando
il padrone le
aveva concesso di scegliere uno dei sue cinque cavalli per
accompagnare Lyra in passeggiata, Mia non aveva avuto dubbi: quella
bestia dal carattere gioviale e dal colore tanto particolare le
ricordava i cavallini che da sempre vivevano con il suo popolo,
grigio topo o giallo paglia e con una riga scura che correva al
centro della schiena, talvolta con delle magnifiche striature appena
sopra agli zoccoli.
I
suoi doveri
quotidiani non le permettono di montarlo tanto spesso quanto
vorrebbe, ma Cino la aspetta sempre paziente, sbuffando festoso ogni
volta che va a fargli visita nelle scuderie.
Adesso
andiamo,
tesoro mio, pensa mentre il vecchio stalliere che lavora per
il
notaio sella lui e Mora. La giumenta pezzata mordicchia
affettuosamente una manica della camicia dell'uomo, ma Cino non si fa
distrarre: non ha occhi che per lei, e la cosa le provoca un brivido
di compiacimento.
"Potresti
anche
darmi una mano, invece che startene lì come uno stoccafisso"
le
abbaia l'uomo.
Mia
si passa una mano
sulla casacca di velluto che non ha mai avuto l'onore di indossare
prima. "No, meglio di no" ribatte. "La Signora mi ha
prestato dei suoi vecchi abiti per l'occasione, e preferisco non
correre il rischio di insudiciarli."
Il
vecchio le lancia
uno sguardo scettico da sotto la falda del cappello. "Stai per
uscire a cavallo" le dice come per farle notare che la giubba e
l'ampia sottana da cavallerizza verde smeraldo sono comunque
destinate a sporcarsi.
Lei
però fa le
spallucce. "Meglio essere prudenti."
Lo
stalliere borbotta,
ma oggi Mia si sente autorizzata a non badarvi: oggi non è
una
domestica, ma una specie di dama di compagnia per le due giovani
nipoti di Lord Ardyn. Sbirciando oltre la porta della scuderia, vede
le due ragazze che armeggiano attorno ai loro destrieri. Sono due
bestie baie, e assomigliano curiosamente alle loro amazzoni: la
giumenta di Valya è snella e slanciata come la ragazza
più grande,
mentre Ela monta un pony piccolo e rotondetto come lei. Due lucidi
segugi dal pelo rossastro zampettano loro attorno e frustano
gioiosamente l'aria con le loro lunghe code sottili.
"Sono
pronta."
Mia
si volta di scatto
e incontra gli occhi bruni di Lyra. Da quando ha scoperto la
verità
sulle sue origini fatica a guardarla in faccia, ma stringe i denti e
si sforza di rivolgerle un sorriso caloroso. Quello
che hai
sentito non cambia niente, si ripete per l'ennesima
volta. Resta
sempre la piccola Lyra che conosci fin da quando sei arrivata in
questa casa.
"Ho
finito"
sbuffa lo stalliere. "Avrei fatto più in fretta, se quella
disgraziata mi avesse dato una mano!"
Lyra
gli rivolge un
cenno della mano come per placarlo. "Va bene così, Yvor. Non
c'è fretta. Le nipoti di Lord Ardyn hanno appena finito di
prepararsi."
Rimaste
sole, le due
giovani montano in sella e raggiungono le altre due ragazze, che sono
già pronte per andare. Valya, una fanciulla con i capelli
color
nocciola e occhi verde muschio, alza lo sguardo verso il cielo terso
e sorride. "Che giornata magnifica."
Mia
annuisce e sfiora
con una mano la borsa assicurata alla sella di Cino. "Il tempo
ci è favorevole. Ho portato il necessario per pranzare
all'aperto."
"Che
meraviglia"
sospira Ela, e mentre sorride due fossette sbucano sulle sue guance
paffute.
Determinata
a svolgere
al meglio il suo compito di accompagnatrice e a non immischiarsi
troppo nelle faccende delle sue compagne più giovani, Mia
cavalca in
testa, lasciando parecchie decine di metri tra sé e il resto
del
gruppo. Ogni tanto allunga le orecchie per assicurarsi che Lyra stia
effettivamente socializzando con
le sue coetanee.
Quello che sente la rinfranca: la ragazza è timida e poco
avvezza a
chiacchierare del più e del meno, ma Valya in particolare
sembra
dotata di tatto e sensibilità. Mia sente che le pone alcune
domande,
spronandola discretamente ad aprirsi un po': in un tempo
sorprendentemente breve, le tre fanciulle chiacchierano in maniera
del tutto naturale.
Quella
ragazzina mi
è simpatica, decide Mia, voltandosi solo per un
istante per
osservare la più grande delle nipoti di Lord Ardyn.
Lei
e Lyra non hanno
parlato di quale sentiero imboccare e Mia ha dato per scontato che
avrebbero seguito quello che costeggiava il fiume: del resto
è
quello lungo il quale cavalcano sempre.
Quando
fa per
indirizzare Cino verso il tracciato che si stacca dal lato destro
della strada, Lyra però la richiama. "Aspetta!"
Mia
si volta verso di
lei senza riuscire a nascondere la confusione che sicuramente le si
legge in volto. "Non vuoi andare di qui?"
Lyra
arrossisce e
quella reazione va di nuovo a solleticare i sospetti che erano nati
in Mia quando, il giorno prima, aveva visto gli stivali sporchi di
fango nascosti sotto il letto della ragazza.
"No,
è che
pensavo che è un sentiero troppo umido da percorrere in
questo
periodo" balbetta la fanciulla con i capelli rossi.
Mia
socchiude gli
occhi. "Ci sei stata di recente?" le chiede in tono
indagatore.
Lyra
non sa mentire, ma
ci prova comunque. "No, ma è sempre così
d'autunno."
Prima
che la domestica
possa controbattere, la vocetta di Ela attira la loro attenzione.
"Oh, no, per favore. Io odio l'umidità! Non possiamo andare
in
un posto un po' più asciutto?"
Il
sollievo che si
disegna sul volto di Lyra è quasi comico. "Ma certamente!"
esclama. Incontra per un secondo gli occhi di Mia e la donna sostiene
il suo sguardo, cercando di comunicarle silenziosamente che quel
discorso non è finito lì e che, una volta
rientrate a casa,
sarebbero tornate sull'argomento. Lyra deglutisce, ma continua, forte
del fatto che sa che Mia non oserebbe mai interrogarla davanti alle
loro nobili ospiti: "Possiamo proseguire ancora un attimo su
questa strada e poi tagliare verso il bosco che c'è sulla
sinistra.
Le foglie iniziano ad assumere dei bei colori."
"Perché
no!"
annuisce Valya; e la cosa è decisa.
Mentre
cavalcano verso
il bosco, Mia cerca di non rimuginare troppo sullo strano
atteggiamento di Lyra, ma è inutile: si è ormai
convinta che due
notti fa la ragazza ha fatto una scampagnata notturna lungo il fiume.
E
anche se fosse? Si
chiede. A te cosa te ne importa?
È
perché l'ha presa
in giro, si dice: per questo continua a pensarci. L'altra notte ha
finto di tornarsene a letto, ha aspettato che lei si addormentasse e
poi è sgattaiolata fuori come se nulla fosse.
Come
se non lo
sapesse che è di salute cagionevole! Pensa
stringendo le
redini finché le nocche le diventano bianche. Cosa
accidenti
l'è venuto in mente? E cosa ci doveva andare a fare, al
fiume?
Se
non si stesse
parlando di Lyra, penserebbe a un appuntamento con qualche
spasimante, ma il solo pensiero è ridicolo: la fanciulla
è ancora
come una bambina da quel punto di vista e probabilmente non ha mai
avuto un singolo pensiero romantico in vita sua. Ma se avesse
incontrato qualcun altro? La mente di Mia ritorna a ciò che
Lyra le
ha detto quando l'ha sorpresa con un piede fuori dalla porta, alla
voce che sosteneva di sentire nei sogni, e un brivido ghiacciato le
scorre lungo la schiena.
La
cosa migliore da
fare è parlarne con i Signori, decide.
Sì, farà così: quella
sera confiderà i suoi sospetti al notaio e a sua moglie, e
che poi
ci pensino loro a quella figlia che evidentemente inizia a mostrare i
primi accenni di ribellione adolescenziale.
Poco
dopo raggiungono
il sentiero che si snoda attraverso la foresta di latifoglie e Mia
pensa che, al di là di tutto, Lyra non aveva tutti i torti a
scegliere quella strada anziché quella che costeggia il
fiume. Le
foglie verdi sono ormai poche e il bosco è un trionfo di
rosso e
oro.
I
due segugi che
accompagnano Valya ed Ela sono al settimo cielo. "Rondine!"
li richiama la maggiore delle due ragazze. "Nibbio! Tornate qui,
e state vicini!" Il richiamo verbale ha poco effetto, ma quando
la fanciulla emette un fischio modulato, i due cani si precipitano al
suo fianco.
"Non
so quanto
capiscano le parole", le confida accorgendosi di avere la sua
attenzione, "ma i fischi li capiscono, eccome! Mio padre li ha
addestrati a fare le cose più incredibili, come portare
determinati
oggetti da una stanza all'altra o aprire le porte. E sono anche
ottimi cani da caccia, ovviamente."
Mia
annuisce. Non se ne
intende molto di cani, in realtà, men che meno di cani da
caccia.
A
mezzogiorno si
fermano a pranzare e Lyra dimostra un insolito entusiasmo per il
cibo, cosa che non manca di insospettire ulteriormente Mia. Stai
forse cercando di distrarmi? Pensa inarcando le
sopracciglia.
Chi
sbocconcella lo
sformato di zucchine è invece Ela. Mia si accorge
solo in quel
momento che la ragazzina si è fatta silenziosa
già da un po'.
Anche
sua sorella
sembra rendersene conto nello stesso istante. "Che c'è?"
le chiede. "Non hai fame?"
Ela
mugugna qualcosa.
"Non
ho capito"
insiste Valya avvicinandosi un po' per sentirla meglio.
La
ragazzina arrossisce
e i suoi occhi scuri saettano tra i tronchi degli alberi che crescono
all'estremità opposta della radura nella quale si sono
fermate. "È
una cosa stupida" borbotta. Tace un attimo, poi continua: "Ho
l'impressione che qualcuno ci stia seguendo già da un po'."
Mia
inspira
bruscamente, subito in allarme. Dopo l'incursione di Jens Lowal, non
si stupirebbe di nulla. "Ne sei sicura? Da quanto tempo?"
Ela
si torce
nervosamente le mani. "Non lo so, da un po'. Quando siamo
entrate nel bosco ho visto un signore a cavallo, poi non l'ho
più
visto... Però mi è sembrato di sentirlo dietro di
noi. Di sentire
il rumore di zoccoli, intendo. E se ci stesse seguendo?"
Le
altre tre ragazze si
guardano incerte.
"Io
non mi sono
accorta di niente" dice Lyra titubante. "Ma con questa
bella giornata non saremo certo le uniche che hanno deciso di fare
una gita nel bosco..."
Valya
storce le labbra.
"Non sarà ancora la solita storia, vero?" chiede alla
sorella. E poi, rivolgendosi alle altre due giovani: "Quando era
più piccola Ela era terrorizzata dalle foreste. Nostra madre
ci ha
sempre raccontato storie di lupi e mostri che si nascondono tra gli
alberi e mia sorella ha una fantasia piuttosto fervida."
Ela
non sembra convinta
e fissa gli alberi alla ricerca di una risposta. Poi sospira. "Forse
hai ragione" ammette, staccando poi un piccolo pezzo di
pasticcio e masticandolo lentamente.
Quella
concessione
sembra tranquillizzare Lyra e Valya, ma Mia non è convinta.
Ora che
ci ripensa ha l'impressione che, quando si allontanavano, i cani
tendevano a farlo sempre nella stessa direzione. Anche adesso che
sono seduti a pochi metri da loro, apparentemente a riposo, tengono
d'occhio gli stessi alberi che anche Ela stava studiando poco
prima.
Possibile
che
abbiano fiutato qualcosa? Si chiede, notando che le
orecchie
di Rondine fremono leggermente, indicando che l'animale è in
tensione. O qualcuno?
Anche
se cerca di non
trasmettere la propria inquietudine alle altre ragazze, Mia non
riesce più a rilassarsi. Quando avevano detto che sarebbero
tornate
a casa? È troppo presto per interrompere la gita e
allontanarsi dal
bosco e da chiunque si nasconda tra i suoi alberi?
La
giovane stringe una
mano sui pantaloni e per un attimo sogna di avere con sé la
piccola
ascia che tanti anni prima ha lasciato nella tenda dei suoi genitori.
Non servirebbe a molto contro un aggressore armato di moschetto, ma
è
pure sempre meglio che doversi difendere a mani nude.
"Credo
che sia
meglio se torniamo a casa" dice, quando non riesce più a
trattenersi.
Le
sue compagne si
girano a guardarla. "Di già?" chiede Lyra.
Mia
annuisce e lancia
l'ennesima occhiata furtiva attraverso la radura. "Sì.
Probabilmente Valya ha ragione ed Ela si è lasciata
suggestionare
dall'ambiente, ma non sono tranquilla. Meglio non rischiare."
Le
due ragazze più
grandi si scambiano un'occhiata delusa, ma non protestano.
"Come
preferisci"
acconsente la maggiore delle nipoti di Lord Ardyn. "Conosci
questi boschi meglio di me e di mia sorella, e se credi che sia
meglio rientrare, rientriamo."
Si
rimettono quindi in
viaggio in silenzio, con Rondine e Nibbio che trotterellano davanti a
loro. Si muovono più lentamente di quanto Mia vorrebbe, e la
giovane
cambia leggermente assetto sulla sella di Cino. Non
possiamo
farli galoppare un po', questi cavalli? L'occhio le
cade
però subito su Ela e sulla sua piccola cavalcatura, e la
domestica
accantona l'idea.
Dopo
alcune decine di
minuti, i due cani, che ancora le precedono, si fermano al centro del
tracciato e drizzano le orecchie.
"Arriva
qualcuno"
mormora Lyra un istante prima che Mia possa fare la stessa
osservazione.
"State
dietro di
me" ribatte a bassa voce la donna. Con ogni probabilità si
tratta di una cautela inutile, ma preferisce essere prudente.
Le
ragazze si
dispongono ubbidientemente alle sue spalle - prima Ela, poi Valya e
Lyra a chiudere la fila - e dopo pochi istanti un cavaliere spunta da
dietro un dosso. Procede a passo tranquillo in sella a un imponente
destriero morello, e indossa un mantello bruno che sembra
più adatto
a una giornata di pioggia, piuttosto che a un pomeriggio
così mite.
Un
uomo, pensa
Mia. La cosa non è di per sé sospetta, ma quando
lo osserva con più
attenzione, vede che il suo volto è in gran parte celato da
una
sciarpa scura. Quel dettaglio le fa immediatamente balzare il cuore
in gola. Che motivo c'è di indossare una sciarpa in quella
maniera,
come se fosse nel bel mezzo di una bufera di neve?
La
giovane si guarda
rapidamente attorno. Cambierebbe strada, se potesse, ma in quel
tratto la vegetazione che cresce ai lati del sentiero è
particolarmente fitta. Cino e Mora sono avvezzi a quell'ambiente e
riuscirebbero forse ad attraversarla comunque, ma chi può
dire come
si comporterebbero le giumente delle loro giovani ospiti?
Il
cavaliere si sta
avvicinando e Mia si rende conto che non c'è tempo per
evitare di
incrociarlo. Per una frazione di secondo si chiede se valga la pena
tentare la fuga, ma vede bene che è inutile: quel cavallo
è senza
dubbio più veloce del piccolo pony di Ela.
Un
istante più tardi,
l'uomo le arriva di fronte. I loro occhi si incrociano per un attimo:
quelli di lui sono occhi scuri, dall'insolito taglio allungato, poco
comune tra la gente di Yevàn. Occhi giovani,
vede Mia,
che però non sa cosa farsene, di quell'informazione.
Fatta
eccezione per lo
sguardo che si sono scambiati, il cavaliere pare ignorarla
completamente. Le sfila accanto sulla destra mentre lei ferma Cino e
si volta per osservare il lento procedere dello sconosciuto. Lui
passa accanto ad Ela, passa accanto a Valya e poi si ferma di fianco
a Lyra.
Il
cuore della giovane
accelera ancora i battiti. "C'è qualche problema?" gli
chiede. La sua voce suona salda: un fatto non scontato, considerato
il tremore che avverte dentro di sé.
Lui
non risponde e
tiene lo sguardo fisso a terra. Poi, muovendosi sempre con apparente
tranquillità, sfila una piccola pistola da sotto il mantello
e la
punta contro Lyra.
"Tu
devi venire
con me" le dice. La sua voce è soffocata dalla lana che gli
copre la bocca e Mia non riesce a identificare lo strano accento che
deforma le sue parole.
È
Valya la prima a
reagire: si volta veloce come un serpente e fissa il cavaliere con i
suoi occhi verdi. "Come sarebbe a dire?" sbotta. "Cosa
vuoi da noi? Hai idea di chi siamo?"
"No,
e nemmeno mi
interessa" replica lui, senza distogliere lo sguardo da Lyra.
"Muoviti, tu: monta dietro di me."
Lei
pare paralizzata:
dopo un primo istante di sorpresa e quella che a Mia era sembrata
paura, il suo volto si è fatto assente. Nei suoi occhi
c'è
un'espressione remota, come se la ragazzina non fosse mentalmente
lì
con loro.
"Lasciala
stare"
intima la domestica al bandito. Vorrebbe frapporsi tra lui e Lyra, ma
non osa farlo. Ha visto poche pistole nella sua vita, ma ha il
sospetto che quell'uomo sappia usare quella che tiene in mano e non
vuole fare nulla che possa spingerlo a sparare.
Lui
non la degna di una
risposta: solleva l'arma fino a puntarla alla tempia di Lyra e
con l'altro braccio cinge la vita della fanciulla, trascinandosela in
grembo con un gesto brusco. È più forte
e robusto di quanto a
Mia fosse sembrato in un primo momento, e gli ci vogliono pochi
secondi per sistemare la ragazza davanti a sé, tenendola
costantemente sotto tiro.
Mora
scrolla la testa
confusa da quello sviluppo e il gesto della giumenta sembra
risvegliare brevemente Lyra da suo torpore. La ragazza sgrana gli
occhi e spalanca la bocca e per un attimo pare sul punto di gettarsi
a terra, ma poi qualcosa sembra catturare ancora una volta la sua
attenzione: si acquieta di nuovo, gli occhi persi in un punto a
mezz'aria.
Sembra
quasi che
stia ascoltando qualcosa, pensa Mia. Non ha alcun senso,
ovviamente, ma ormai la giovane sta lottando per non farsi prendere
dal panico ed è meno lucida di quanto vorrebbe.
Il
tempo sembra
fermarsi e per un attimo anche il bandito appare sorpreso dalla
passività della sua vittima. Basta però un
battito di ciglia per
spezzare lo stallo e cavallo e cavaliere retrocedono di qualche
passo.
Un'ondata
di panico e
disperazione si abbatte tutta d'un tratto su Mia. "Aspetta!"
grida, dando di sprone a Cino e spingendolo in avanti. Protende le
mani verso Lyra, ma non sa nemmeno lei cosa vorrebbe fare.
Afferrarla? Spingere via il bandito? Sottrargli la pistola?
"Ferma
lì!"
abbaia lui, puntando nuovamente la canna alla testa della ragazzina.
C'è
uno strano rumore
di sottofondo, ma Mia non vi bada perché finalmente incrocia
gli
occhi di Lyra. È tutto così
maledettamente irreale,
pensa. La testa le gira, le manca il fiato e lei non riesce a capire
perché la sua protetta sembri così tranquilla. C'è
un'espressione confusa sul suo volto, sì, ma Lyra sembra la
spettatrice del dramma che si sta svolgendo nel bosco, piuttosto che
la protagonista.
Perchè? Si
chiede di nuovo Mia, lottando per respirare. Cosa sta
succedendo? C'è qualcosa che le sfugge,
lo sente, ma non
capisce cosa. Istintivamente si porta una mano alla gola e afferra i
lacci della collana che porta al collo - il ciondolo che le ha
regalato suo nonno e che ha ripreso a indossare proprio il giorno
prima le sembra così orribilmente pesante, adesso.
Il
rapitore approfitta
della sua immobilità per far voltare il suo destriero e per
lanciarlo al galoppo lungo la strada, percorrendo a ritroso il
percorso che l'ha condotto da loro.
"Lyra!"
urla
Mia, ma ormai è troppo tardi: la ragazza è
scomparsa dalla loro
vista.
La
giovane si porta una
mano alla bocca e soffoca un singhiozzo. Non deve farsi prendere dal
panico. Deve riordinare le idee. Deve...
Il
suono che sentiva
poco prima sono i singulti di Ela. La ragazzina sta piangendo a
dirotto e sua sorella le cinge le spalle con un braccio e cerca di
consolarla.
"È
colpa mia"
geme la bambina. "Se... se l'avessi detto subito, che c'era
qualcuno che ci stava seguendo. Se..."
"Non
è colpa tua"
la rassicura distrattamente Mia, ma la sua mente è altrove.
"Devo...
devo scoprire dove la sta portando."
È
la prima cosa che le
passa per la mente, ma che altro può fare? Deve lasciarlo
andare via
senza nemmeno tentare di inseguirlo?
"Prendi
i cani"
le dice prontamente Valya. "Sono ottimi segugi."
Mia
abbassa lo sguardo
su Nibbio e Rondine: sono tesi come corde di violino, le code alte e
i nasi puntati nella direzione in cui sono scomparsi Lyra e il suo
rapitore.
La
domestica impugna le
redini di Cino e annuisce debolmente. "Va bene" dice. "Va
bene. E poi..."
Valya
si mordicchia le
labbra ed è chiaro che sta pensando molto velocemente. "Puoi
rimandarli da noi quando li avrai trovati. Tre fischi modulati:
basso-alto-basso, ripetuto tre volte. È il segnale
per farli
tornare a casa quando la caccia è finita."
Mia
deglutisce. "E
poi saranno in grado di portarvi da me? Se dovessi scoprire dove ha
portato Lyra e li mandassi a casa, poi saprebbero ritrovare la strada
per tornare di nuovo da me?"
"Io..."
Valya
esita. "Io credo di sì."
Per
Mia è sufficiente.
"Vale la pena di tentare."
Sta
per lanciarsi al
galoppo, ma il suo senso del dovere la frena per un attimo. "Voi
due siete in grado di tornare alla villa del Signor Shidaìn?"
"Certo
che sì"
annuisce Valya. "Non ti preoccupare per noi. Rondine, Nibbio:
dai!"
Questa
volta non
servono fischi: i due segugi interpretano alla perfezione l'ordine
impartito dalla loro padrona e si lanciano a rotta di collo lungo il
sentiero.
Un
istante più tardi,
Mia li segue.
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