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Autore: Red Owl    06/11/2022    1 recensioni
Si dice che ci sia un tesoro inestimabile, sotto alle colline di Yevàn. Nessuno ne conosce la natura: c'è chi parla di un tesoro sepolto da più di mille anni, c'è chi parla dell'oro degli Elfi, c'è chi parla di sapienza, chi di potere. Nessuno l'ha mai visto, ma tutti lo cercano.
C'è una mappa che vale oro e c'è un ladro senza scrupoli, c'è un'ereditiera più furba di quel che sembra e un mercenario venuto dal mare. C'è, soprattutto, una voce nella notte che in pochi sentono e che chiede di viaggiare lontano, lontano, oltre le porte della città e oltre la campagna, su fino alla collina del tesoro e giù tra le radici degli alberi.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cino, il castrone che è solita montare, non la perde d'occhio un momento. È stata Lyra a dargli quel nome, tempo fa, prima ancora che Mia iniziasse a lavorare a casa degli Shidaìn. L'aveva chiamato così perché aveva il manto sorcino, e la bambina aveva pensato che fosse un diminutivo divertente.

Quando il padrone le aveva concesso di scegliere uno dei sue cinque cavalli per accompagnare Lyra in passeggiata, Mia non aveva avuto dubbi: quella bestia dal carattere gioviale e dal colore tanto particolare le ricordava i cavallini che da sempre vivevano con il suo popolo, grigio topo o giallo paglia e con una riga scura che correva al centro della schiena, talvolta con delle magnifiche striature appena sopra agli zoccoli.

I suoi doveri quotidiani non le permettono di montarlo tanto spesso quanto vorrebbe, ma Cino la aspetta sempre paziente, sbuffando festoso ogni volta che va a fargli visita nelle scuderie.

Adesso andiamo, tesoro mio, pensa mentre il vecchio stalliere che lavora per il notaio sella lui e Mora. La giumenta pezzata mordicchia affettuosamente una manica della camicia dell'uomo, ma Cino non si fa distrarre: non ha occhi che per lei, e la cosa le provoca un brivido di compiacimento.

"Potresti anche darmi una mano, invece che startene lì come uno stoccafisso" le abbaia l'uomo.

Mia si passa una mano sulla casacca di velluto che non ha mai avuto l'onore di indossare prima. "No, meglio di no" ribatte. "La Signora mi ha prestato dei suoi vecchi abiti per l'occasione, e preferisco non correre il rischio di insudiciarli."

Il vecchio le lancia uno sguardo scettico da sotto la falda del cappello. "Stai per uscire a cavallo" le dice come per farle notare che la giubba e l'ampia sottana da cavallerizza verde smeraldo sono comunque destinate a sporcarsi.

Lei però fa le spallucce. "Meglio essere prudenti."

Lo stalliere borbotta, ma oggi Mia si sente autorizzata a non badarvi: oggi non è una domestica, ma una specie di dama di compagnia per le due giovani nipoti di Lord Ardyn. Sbirciando oltre la porta della scuderia, vede le due ragazze che armeggiano attorno ai loro destrieri. Sono due bestie baie, e assomigliano curiosamente alle loro amazzoni: la giumenta di Valya è snella e slanciata come la ragazza più grande, mentre Ela monta un pony piccolo e rotondetto come lei. Due lucidi segugi dal pelo rossastro zampettano loro attorno e frustano gioiosamente l'aria con le loro lunghe code sottili. 

"Sono pronta."

Mia si volta di scatto e incontra gli occhi bruni di Lyra. Da quando ha scoperto la verità sulle sue origini fatica a guardarla in faccia, ma stringe i denti e si sforza di rivolgerle un sorriso caloroso. Quello che hai sentito non cambia niente, si ripete per l'ennesima volta. Resta sempre la piccola Lyra che conosci fin da quando sei arrivata in questa casa.

"Ho finito" sbuffa lo stalliere. "Avrei fatto più in fretta, se quella disgraziata mi avesse dato una mano!"

Lyra gli rivolge un cenno della mano come per placarlo. "Va bene così, Yvor. Non c'è fretta. Le nipoti di Lord Ardyn hanno appena finito di prepararsi."

Rimaste sole, le due giovani montano in sella e raggiungono le altre due ragazze, che sono già pronte per andare. Valya, una fanciulla con i capelli color nocciola e occhi verde muschio, alza lo sguardo verso il cielo terso e sorride. "Che giornata magnifica."

Mia annuisce e sfiora con una mano la borsa assicurata alla sella di Cino. "Il tempo ci è favorevole. Ho portato il necessario per pranzare all'aperto."

"Che meraviglia" sospira Ela, e mentre sorride due fossette sbucano sulle sue guance paffute.

Determinata a svolgere al meglio il suo compito di accompagnatrice e a non immischiarsi troppo nelle faccende delle sue compagne più giovani, Mia cavalca in testa, lasciando parecchie decine di metri tra sé e il resto del gruppo. Ogni tanto allunga le orecchie per assicurarsi che Lyra stia effettivamente socializzando con le sue coetanee. Quello che sente la rinfranca: la ragazza è timida e poco avvezza a chiacchierare del più e del meno, ma Valya in particolare sembra dotata di tatto e sensibilità. Mia sente che le pone alcune domande, spronandola discretamente ad aprirsi un po': in un tempo sorprendentemente breve, le tre fanciulle chiacchierano in maniera del tutto naturale.

Quella ragazzina mi è simpatica, decide Mia, voltandosi solo per un istante per osservare la più grande delle nipoti di Lord Ardyn.

Lei e Lyra non hanno parlato di quale sentiero imboccare e Mia ha dato per scontato che avrebbero seguito quello che costeggiava il fiume: del resto è quello lungo il quale cavalcano sempre. 

Quando fa per indirizzare Cino verso il tracciato che si stacca dal lato destro della strada, Lyra però la richiama. "Aspetta!"

Mia si volta verso di lei senza riuscire a nascondere la confusione che sicuramente le si legge in volto. "Non vuoi andare di qui?"

Lyra arrossisce e quella reazione va di nuovo a solleticare i sospetti che erano nati in Mia quando, il giorno prima, aveva visto gli stivali sporchi di fango nascosti sotto il letto della ragazza.

"No, è che pensavo che è un sentiero troppo umido da percorrere in questo periodo" balbetta la fanciulla con i capelli rossi.

Mia socchiude gli occhi. "Ci sei stata di recente?" le chiede in tono indagatore.

Lyra non sa mentire, ma ci prova comunque. "No, ma è sempre così d'autunno."

Prima che la domestica possa controbattere, la vocetta di Ela attira la loro attenzione. "Oh, no, per favore. Io odio l'umidità! Non possiamo andare in un posto un po' più asciutto?"

Il sollievo che si disegna sul volto di Lyra è quasi comico. "Ma certamente!" esclama. Incontra per un secondo gli occhi di Mia e la donna sostiene il suo sguardo, cercando di comunicarle silenziosamente che quel discorso non è finito lì e che, una volta rientrate a casa, sarebbero tornate sull'argomento. Lyra deglutisce, ma continua, forte del fatto che sa che Mia non oserebbe mai interrogarla davanti alle loro nobili ospiti: "Possiamo proseguire ancora un attimo su questa strada e poi tagliare verso il bosco che c'è sulla sinistra. Le foglie iniziano ad assumere dei bei colori."

"Perché no!" annuisce Valya; e la cosa è decisa.

Mentre cavalcano verso il bosco, Mia cerca di non rimuginare troppo sullo strano atteggiamento di Lyra, ma è inutile: si è ormai convinta che due notti fa la ragazza ha fatto una scampagnata notturna lungo il fiume.

E anche se fosse? Si chiede. A te cosa te ne importa?

È perché l'ha presa in giro, si dice: per questo continua a pensarci. L'altra notte ha finto di tornarsene a letto, ha aspettato che lei si addormentasse e poi è sgattaiolata fuori come se nulla fosse.

Come se non lo sapesse che è di salute cagionevole! Pensa stringendo le redini finché le nocche le diventano bianche. Cosa accidenti l'è venuto in mente? E cosa ci doveva andare a fare, al fiume?

Se non si stesse parlando di Lyra, penserebbe a un appuntamento con qualche spasimante, ma il solo pensiero è ridicolo: la fanciulla è ancora come una bambina da quel punto di vista e probabilmente non ha mai avuto un singolo pensiero romantico in vita sua. Ma se avesse incontrato qualcun altro? La mente di Mia ritorna a ciò che Lyra le ha detto quando l'ha sorpresa con un piede fuori dalla porta, alla voce che sosteneva di sentire nei sogni, e un brivido ghiacciato le scorre lungo la schiena. 

La cosa migliore da fare è parlarne con i Signori, decide. Sì, farà così: quella sera confiderà i suoi sospetti al notaio e a sua moglie, e che poi ci pensino loro a quella figlia che evidentemente inizia a mostrare i primi accenni di ribellione adolescenziale.

Poco dopo raggiungono il sentiero che si snoda attraverso la foresta di latifoglie e Mia pensa che, al di là di tutto, Lyra non aveva tutti i torti a scegliere quella strada anziché quella che costeggia il fiume. Le foglie verdi sono ormai poche e il bosco è un trionfo di rosso e oro. 

I due segugi che accompagnano Valya ed Ela sono al settimo cielo. "Rondine!" li richiama la maggiore delle due ragazze. "Nibbio! Tornate qui, e state vicini!" Il richiamo verbale ha poco effetto, ma quando la fanciulla emette un fischio modulato, i due cani si precipitano al suo fianco.

"Non so quanto capiscano le parole", le confida accorgendosi di avere la sua attenzione, "ma i fischi li capiscono, eccome! Mio padre li ha addestrati a fare le cose più incredibili, come portare determinati oggetti da una stanza all'altra o aprire le porte. E sono anche ottimi cani da caccia, ovviamente."

Mia annuisce. Non se ne intende molto di cani, in realtà, men che meno di cani da caccia. 

A mezzogiorno si fermano a pranzare e Lyra dimostra un insolito entusiasmo per il cibo, cosa che non manca di insospettire ulteriormente Mia. Stai forse cercando di distrarmi? Pensa inarcando le sopracciglia.

Chi sbocconcella lo sformato di zucchine è invece Ela. Mia si accorge solo in quel momento che la ragazzina si è fatta silenziosa già da un po'.

Anche sua sorella sembra rendersene conto nello stesso istante. "Che c'è?" le chiede. "Non hai fame?"

Ela mugugna qualcosa.

"Non ho capito" insiste Valya avvicinandosi un po' per sentirla meglio.

La ragazzina arrossisce e i suoi occhi scuri saettano tra i tronchi degli alberi che crescono all'estremità opposta della radura nella quale si sono fermate. "È una cosa stupida" borbotta. Tace un attimo, poi continua: "Ho l'impressione che qualcuno ci stia seguendo già da un po'."

Mia inspira bruscamente, subito in allarme. Dopo l'incursione di Jens Lowal, non si stupirebbe di nulla. "Ne sei sicura? Da quanto tempo?"

Ela si torce nervosamente le mani. "Non lo so, da un po'. Quando siamo entrate nel bosco ho visto un signore a cavallo, poi non l'ho più visto... Però mi è sembrato di sentirlo dietro di noi. Di sentire il rumore di zoccoli, intendo. E se ci stesse seguendo?"

Le altre tre ragazze si guardano incerte.

"Io non mi sono accorta di niente" dice Lyra titubante. "Ma con questa bella giornata non saremo certo le uniche che hanno deciso di fare una gita nel bosco..."

Valya storce le labbra. "Non sarà ancora la solita storia, vero?" chiede alla sorella. E poi, rivolgendosi alle altre due giovani: "Quando era più piccola Ela era terrorizzata dalle foreste. Nostra madre ci ha sempre raccontato storie di lupi e mostri che si nascondono tra gli alberi e mia sorella ha una fantasia piuttosto fervida."

Ela non sembra convinta e fissa gli alberi alla ricerca di una risposta. Poi sospira. "Forse hai ragione" ammette, staccando poi un piccolo pezzo di pasticcio e masticandolo lentamente.

Quella concessione sembra tranquillizzare Lyra e Valya, ma Mia non è convinta. Ora che ci ripensa ha l'impressione che, quando si allontanavano, i cani tendevano a farlo sempre nella stessa direzione. Anche adesso che sono seduti a pochi metri da loro, apparentemente a riposo, tengono d'occhio gli stessi alberi che anche Ela stava studiando poco prima. 

Possibile che abbiano fiutato qualcosa? Si chiede, notando che le orecchie di Rondine fremono leggermente, indicando che l'animale è in tensione. O qualcuno?

Anche se cerca di non trasmettere la propria inquietudine alle altre ragazze, Mia non riesce più a rilassarsi. Quando avevano detto che sarebbero tornate a casa? È troppo presto per interrompere la gita e allontanarsi dal bosco e da chiunque si nasconda tra i suoi alberi?

La giovane stringe una mano sui pantaloni e per un attimo sogna di avere con sé la piccola ascia che tanti anni prima ha lasciato nella tenda dei suoi genitori. Non servirebbe a molto contro un aggressore armato di moschetto, ma è pure sempre meglio che doversi difendere a mani nude.

"Credo che sia meglio se torniamo a casa" dice, quando non riesce più a trattenersi.

Le sue compagne si girano a guardarla. "Di già?" chiede Lyra.

Mia annuisce e lancia l'ennesima occhiata furtiva attraverso la radura. "Sì. Probabilmente Valya ha ragione ed Ela si è lasciata suggestionare dall'ambiente, ma non sono tranquilla. Meglio non rischiare."

Le due ragazze più grandi si scambiano un'occhiata delusa, ma non protestano.

"Come preferisci" acconsente la maggiore delle nipoti di Lord Ardyn. "Conosci questi boschi meglio di me e di mia sorella, e se credi che sia meglio rientrare, rientriamo."

Si rimettono quindi in viaggio in silenzio, con Rondine e Nibbio che trotterellano davanti a loro. Si muovono più lentamente di quanto Mia vorrebbe, e la giovane cambia leggermente assetto sulla sella di Cino. Non possiamo farli galoppare un po', questi cavalli? L'occhio le cade però subito su Ela e sulla sua piccola cavalcatura, e la domestica accantona l'idea.

Dopo alcune decine di minuti, i due cani, che ancora le precedono, si fermano al centro del tracciato e drizzano le orecchie.

"Arriva qualcuno" mormora Lyra un istante prima che Mia possa fare la stessa osservazione.

"State dietro di me" ribatte a bassa voce la donna. Con ogni probabilità si tratta di una cautela inutile, ma preferisce essere prudente.

Le ragazze si dispongono ubbidientemente alle sue spalle - prima Ela, poi Valya e Lyra a chiudere la fila - e dopo pochi istanti un cavaliere spunta da dietro un dosso. Procede a passo tranquillo in sella a un imponente destriero morello, e indossa un mantello bruno che sembra più adatto a una giornata di pioggia, piuttosto che a un pomeriggio così mite.

Un uomo, pensa Mia. La cosa non è di per sé sospetta, ma quando lo osserva con più attenzione, vede che il suo volto è in gran parte celato da una sciarpa scura. Quel dettaglio le fa immediatamente balzare il cuore in gola. Che motivo c'è di indossare una sciarpa in quella maniera, come se fosse nel bel mezzo di una bufera di neve?

La giovane si guarda rapidamente attorno. Cambierebbe strada, se potesse, ma in quel tratto la vegetazione che cresce ai lati del sentiero è particolarmente fitta. Cino e Mora sono avvezzi a quell'ambiente e riuscirebbero forse ad attraversarla comunque, ma chi può dire come si comporterebbero le giumente delle loro giovani ospiti?

Il cavaliere si sta avvicinando e Mia si rende conto che non c'è tempo per evitare di incrociarlo. Per una frazione di secondo si chiede se valga la pena tentare la fuga, ma vede bene che è inutile: quel cavallo è senza dubbio più veloce del piccolo pony di Ela.

Un istante più tardi, l'uomo le arriva di fronte. I loro occhi si incrociano per un attimo: quelli di lui sono occhi scuri, dall'insolito taglio allungato, poco comune tra la gente di Yevàn. Occhi giovani, vede Mia, che però non sa cosa farsene, di quell'informazione.

Fatta eccezione per lo sguardo che si sono scambiati, il cavaliere pare ignorarla completamente. Le sfila accanto sulla destra mentre lei ferma Cino e si volta per osservare il lento procedere dello sconosciuto. Lui passa accanto ad Ela, passa accanto a Valya e poi si ferma di fianco a Lyra.

Il cuore della giovane accelera ancora i battiti. "C'è qualche problema?" gli chiede. La sua voce suona salda: un fatto non scontato, considerato il tremore che avverte dentro di sé. 

Lui non risponde e tiene lo sguardo fisso a terra. Poi, muovendosi sempre con apparente tranquillità, sfila una piccola pistola da sotto il mantello e la punta contro Lyra.

"Tu devi venire con me" le dice. La sua voce è soffocata dalla lana che gli copre la bocca e Mia non riesce a identificare lo strano accento che deforma le sue parole. 

È Valya la prima a reagire: si volta veloce come un serpente e fissa il cavaliere con i suoi occhi verdi. "Come sarebbe a dire?" sbotta. "Cosa vuoi da noi? Hai idea di chi siamo?"

"No, e nemmeno mi interessa" replica lui, senza distogliere lo sguardo da Lyra. "Muoviti, tu: monta dietro di me."

Lei pare paralizzata: dopo un primo istante di sorpresa e quella che a Mia era sembrata paura, il suo volto si è fatto assente. Nei suoi occhi c'è un'espressione remota, come se la ragazzina non fosse mentalmente lì con loro.

"Lasciala stare" intima la domestica al bandito. Vorrebbe frapporsi tra lui e Lyra, ma non osa farlo. Ha visto poche pistole nella sua vita, ma ha il sospetto che quell'uomo sappia usare quella che tiene in mano e non vuole fare nulla che possa spingerlo a sparare. 

Lui non la degna di una risposta: solleva l'arma fino a puntarla alla tempia di Lyra e con l'altro braccio cinge la vita della fanciulla, trascinandosela in grembo con un gesto brusco. È più forte e robusto di quanto a Mia fosse sembrato in un primo momento, e gli ci vogliono pochi secondi per sistemare la ragazza davanti a sé, tenendola costantemente sotto tiro. 

Mora scrolla la testa confusa da quello sviluppo e il gesto della giumenta sembra risvegliare brevemente Lyra da suo torpore. La ragazza sgrana gli occhi e spalanca la bocca e per un attimo pare sul punto di gettarsi a terra, ma poi qualcosa sembra catturare ancora una volta la sua attenzione: si acquieta di nuovo, gli occhi persi in un punto a mezz'aria.

Sembra quasi che stia ascoltando qualcosa, pensa Mia. Non ha alcun senso, ovviamente, ma ormai la giovane sta lottando per non farsi prendere dal panico ed è meno lucida di quanto vorrebbe.

Il tempo sembra fermarsi e per un attimo anche il bandito appare sorpreso dalla passività della sua vittima. Basta però un battito di ciglia per spezzare lo stallo e cavallo e cavaliere retrocedono di qualche passo.

Un'ondata di panico e disperazione si abbatte tutta d'un tratto su Mia. "Aspetta!" grida, dando di sprone a Cino e spingendolo in avanti. Protende le mani verso Lyra, ma non sa nemmeno lei cosa vorrebbe fare. Afferrarla? Spingere via il bandito? Sottrargli la pistola?

"Ferma lì!" abbaia lui, puntando nuovamente la canna alla testa della ragazzina.

C'è uno strano rumore di sottofondo, ma Mia non vi bada perché finalmente incrocia gli occhi di Lyra. È tutto così maledettamente irreale, pensa. La testa le gira, le manca il fiato e lei non riesce a capire perché la sua protetta sembri così tranquilla. C'è un'espressione confusa sul suo volto, sì, ma Lyra sembra la spettatrice del dramma che si sta svolgendo nel bosco, piuttosto che la protagonista. 

Perchè? Si chiede di nuovo Mia, lottando per respirare. Cosa sta succedendo? C'è qualcosa che le sfugge, lo sente, ma non capisce cosa. Istintivamente si porta una mano alla gola e afferra i lacci della collana che porta al collo - il ciondolo che le ha regalato suo nonno e che ha ripreso a indossare proprio il giorno prima le sembra così orribilmente pesante, adesso. 

Il rapitore approfitta della sua immobilità per far voltare il suo destriero e per lanciarlo al galoppo lungo la strada, percorrendo a ritroso il percorso che l'ha condotto da loro.

"Lyra!" urla Mia, ma ormai è troppo tardi: la ragazza è scomparsa dalla loro vista.

La giovane si porta una mano alla bocca e soffoca un singhiozzo. Non deve farsi prendere dal panico. Deve riordinare le idee. Deve...

Il suono che sentiva poco prima sono i singulti di Ela. La ragazzina sta piangendo a dirotto e sua sorella le cinge le spalle con un braccio e cerca di consolarla.

"È colpa mia" geme la bambina. "Se... se l'avessi detto subito, che c'era qualcuno che ci stava seguendo. Se..."

"Non è colpa tua" la rassicura distrattamente Mia, ma la sua mente è altrove. "Devo... devo scoprire dove la sta portando."

È la prima cosa che le passa per la mente, ma che altro può fare? Deve lasciarlo andare via senza nemmeno tentare di inseguirlo?

"Prendi i cani" le dice prontamente Valya. "Sono ottimi segugi."

Mia abbassa lo sguardo su Nibbio e Rondine: sono tesi come corde di violino, le code alte e i nasi puntati nella direzione in cui sono scomparsi Lyra e il suo rapitore.

La domestica impugna le redini di Cino e annuisce debolmente. "Va bene" dice. "Va bene. E poi..."

Valya si mordicchia le labbra ed è chiaro che sta pensando molto velocemente. "Puoi rimandarli da noi quando li avrai trovati. Tre fischi modulati: basso-alto-basso, ripetuto tre volte. È il segnale per farli tornare a casa quando la caccia è finita."

Mia deglutisce. "E poi saranno in grado di portarvi da me? Se dovessi scoprire dove ha portato Lyra e li mandassi a casa, poi saprebbero ritrovare la strada per tornare di nuovo da me?"

"Io..." Valya esita. "Io credo di sì."

Per Mia è sufficiente. "Vale la pena di tentare."

Sta per lanciarsi al galoppo, ma il suo senso del dovere la frena per un attimo. "Voi due siete in grado di tornare alla villa del Signor Shidaìn?"

"Certo che sì" annuisce Valya. "Non ti preoccupare per noi. Rondine, Nibbio: dai!"

Questa volta non servono fischi: i due segugi interpretano alla perfezione l'ordine impartito dalla loro padrona e si lanciano a rotta di collo lungo il sentiero.

Un istante più tardi, Mia li segue.

   
 
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