We'll start from here
Titolo: We'll start from here
Autore: My Pride
Fandom:
Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 747 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel
Kent, Damian Wayne, Sorpresa
Rating: Verde
Genere: Generale, Fluff,
Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash,
Hurt/Comfort
Writeptember: 1. Ne ho bisogno ||
2. Lo faremo insieme || 4. Fluff
SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
«Resta con me. Ne ho bisogno».
Era partito tutto così, con una frase che in altri
frangenti sarebbe apparsa normale, ma che pronunciata da una persona
come Damian voleva significare tanto.
Quel giorno era speciale. Avevano guidato tutta la
notte per arrivare fino a Gotham e presentarsi in perfetto orario
all’appuntamento, per quanto durante il tragitto Damian non fosse
assolutamente riuscito a dormire nonostante i consigli di Jon; non
aveva fatto altro che carezzare il ginocchio e tamburellare
nervosamente con la punta delle dita sulla maniglia dello sportello,
rispondendo a monosillabi di tanto in tanto e gettandosi in discorsi
filosofici che Jon aveva seguito un po’ a fatica, ma che aveva capito
che per Damian erano stati un buon modo per distrarsi e non pensare a
ciò che lo aspettava. Si erano fermati ad una pompa di benzina per un
caffè che avevano consumato in auto e si erano soffermati a guardare
l’alba sorgere, distesi sul retro del pick up con le braccia incrociate
dietro la testa e lo sguardo rivolto verso il cielo; Damian gli aveva
parlato delle stelle, quelle stesse stelle che un tempo Jon avrebbe
potuto toccare, ma che erano apparse insignificanti quando si era perso
ad osservare le labbra di Damian prima di potersi rimettere in viaggio.
Non era stata la prima volta in cui si prendevano un
momento simile, ma per Jon ogni volta era speciale tanto quanto la
prima e quella non era stata diversa, anzi, aveva significato qualcosa
di più nell’infinito universo di possibilità che avrebbero potuto
affrontare in quei mesi; Damian aveva preso coraggio e, tornato in
forze dopo la malattia e con la volontà di riprendere in mano la
propria vita, aveva parlato con un fisioterapista e aveva fissato un
appuntamento per cominciare il suo percorso di riabilitazione. Jon era
stato fiero della sua scelta e lo aveva appoggiato in tutto e per
tutto, vedendo quanto quella decisione avesse fatto rinascere Damian;
così non ci aveva pensato due volte e, svegliati entrambi all’alba,
erano partiti per quell’incontro e avevano macinato chilometri e
chilometri di strada deserta solo per tornare nella caotica Gotham.
Ogni cosa che avevano affrontato in quei mesi, ogni
lacrima, ogni scatto d’ira o frustrazione, li aveva portati a quel
singolo momento, davanti a quella porta e col cuore che batteva
furiosamente nel petto di entrambi. Jon aveva visto le mille
sfaccettature di Damian durante quel periodo, la sua lotta interiore
per tornare ad essere se stesso e il tormento che lo affliggeva ogni
qual volta fissava il moncone dove un tempo c’era stata la sua gamba
ma, seppur lentamente, a fatica e con i suoi tempi, Damian era riuscito
a farsi spazio nel fango che lo aveva inglobato ed era risalito in
superficie per tornare a risplendere. E Jon sperava che il dottor Kevin
Morales, il fisioterapista con cui li aveva messi in contatto Barbara
stessa, aiutasse Damian a ritrovare davvero se stesso e sentirsi
finalmente in pace con la sua nuova gamba.
Jon non chiedeva molto, dopotutto. Damian aveva
sofferto abbastanza e Jon era stanco di vederlo sconfitto e disilluso
dalla vita, di trovarlo a fissare assente un punto indefinito o di
vederlo dissociarsi da tutto e da tutti. Aveva scelto di perdere i suoi
poteri per stargli vicino e aiutarlo a ristabilirsi, per prendersi cura
di lui ed esserci nei momenti di sconforto e, dopo tutto ciò che aveva
passato nel corso della sua esistenza, era giusto che la vita gli
riservasse almeno un pizzico di felicità. Quel percorso, la decisione
di tornare a camminare e quella clinica da aprire, significavano per
Damian la svolta di cui aveva bisogno e la porta di vetro davanti a
loro, con la targa scritta nera su bianco e il legno circostante, era
il punto in cui tutto sarebbe finalmente iniziato. Sentirlo quindi
pronunciare quelle parole, vedere il modo in cui si stava morendo il
labbro a sangue e stringeva la stampella, era per Jon il segnale che
Damian avesse davvero bisogno di sentirlo vicino. Niente più funzione.
Niente più cercare di dimostrarsi forte e tenersi dentro i suoi
sentimenti. C’erano solo loro e quel nuovo inizio.
Jon sorrise al pensiero e, allungando un braccio,
strinse le dita della mano destra di Damian fra le sue, cercando di
infondergli forza e coraggio quando si voltò a guardarlo, i grandi
occhi verdi spalancati e preoccupati. «Tranquillo, D. Lo faremo
insieme», sussurrò, varcando con lui la soglia ancora mano nella mano.
_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il
diciannovesimo giorno del #writeptember sul
gruppo facebook Hurt/comfort
Italia
Ambientata un
paio di settimane dopo quella in cui Damian si ammala, ovvero Sharing
everything we do, e qui si sente abbastanza pronto ad affrontare
tutto ciò che comporta l'avere un arto artificiale al posto della gamba
che ha perso
Ovviamente ha bisogno dell'appoggio di Jon, della sua presenza e della
sua vicinanza, perché sente nel profondo che da solo non potrà farcela
e che forse, per la prima volta, scapperebbe e lascerebbe a metà quel
percorso che ha cominciato. Con Jon, invece, potrà sentirsi più forte e
apprezzare anche quei momenti che gli fanno battere così forte il cuore
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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