Il silenzio della campana

di lmpaoli94
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16 agosto 1945

Era tutto cambiato, eppure il giardino di casa mia sembrava più verdeggiante del solito.
Non avevo spiegazioni nel vedere che dopo un anno esatto, tutto era cambiato.
La festa di San Rocco aveva portato nuovi fedeli alla nostra chiesa ma non si poteva dire che c’era molto da festeggiare.
Gli orrendi sacrifici a cui la nostra gente era dovuta andare incontro, si riflettevano in tutti quei volti di dolore spenti da una guerra che aveva rovinato il destino di molti e cambiato la vota di tutti.
Sono qui adesso a pregare il nostro Dio e la nostra Madonna cercando di fare la nostra grazia mentre il sole sopra le nostre teste sembra più splendente del solito.
Sembrava che la messa di quel giorno potesse non finire mai e mentre mi accingo a vedere quel tale futuro dinanzi a me, sapevo che potevo davvero ricominciare a vivere un futuro diverso.
Dovevo solo aspettare.
Ormai il peggio era passato ma il dolore sarebbe rimasto con me come una cicatrice.
Mi potevo considerare fortunato nell’aver ritrovato i miei genitori, ma chi poteva dire lo stesso?
Giorno e notte ero rimasto accanto a loro mentre cercavamo di colmare il vuoto dell’assenza di una famiglia a noi strappata, nel corso di quegli eventi mentre sentivo suonare il campanile con insistenza e allo stesso momento scendeva il vuoto. Un silenzio che non sarebbe stato mai dimenticato.
E mentre camminavamo in mezzo a quelle persone durante quei giorni della memoria, io potevo solo guardare il cielo e vedere i volti dei miei fratelli e delle mie sorelle.
“non vi dimenticherò. Non potrei mai farlo… Siete stati la mia avventura nel corso di tutti i miei anni infantili e dell’adolescenza.
Siate fieri di me e datemi la forza necessaria per continuare a vivere.
Solo così potrò sentirmi ripagato.
Solo così potrò sentirmi di nuovo vivo.”
E mentre mio padre mi domanda a cosa io stessi pensando, non ci sarebbero state parole sufficienti per dirgli quanto potevo volergli bene.
< Non piangere, figliolo. Abbiamo versato fin troppe lacrime. >
< Lo so, padre. Ma per me è molto dura.
< Lo capisco. Ma tu ora hai noi. Ricordatelo bene. >
Sì, ho i miei genitori: il bene più prezioso che un essere umano possa avere.





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