Buonasera
a tutti, rieccomi con il nuovo capitolo.
Colgo
lo spazio di introduzione al capitolo per precisare che le battute
finali dello scorso capitolo sono state riprese dai dialoghi originali
di Sailor Moon (sapete tutti che in molti paesi occidentali, tra cui
anche in Italia, l'anime è stato devastato dalla censura
televisiva). Inoltre aggiungo l'occasione per aggiungere un'altra nota,
forse superflua per chi conosce la cultura giapponese, ma che mi sento
comunque in dovere di fare. Dallo scorso capitolo ho pensato di rendere
più fedeli i dialoghi alla lingua originale, aggiungendo i
titoli onorifici (-kun
per i maschi e -san
per le donne) e inserendo i cognomi al posto dei nomi nelle battute dei
personaggi. In Giappone infatti si è molto formali, si usa
quasi sempre il cognome quando ci si riferisce a qualcuno. Solo tra
famigliari ci si rivolge agli altri usando il loro nome. Nella puntata
"Ragazza o ragazzo" infatti c'è un momento in cui Heles
parla di Milena dicendo "La mia Milena" facendo sognare e al tempo
stesso piangere Bunny e Marta che capiscono il legame profondo che le
lega. Si tratta di una traduzione fedele, per quanto nel dialogo
originale ha un effetto maggiore per un giapponese: non solo Haruka
chiama Michiru per nome, ma senza aggiungere i dovuti e formali
onorifici.
Spero
di essere stata chiara e mi scuso per non aver aggiunto queste note
nello scorso capitolo, ma è sono talmente presa da tante
cose che è ancora un miracolo se riesco a mandare avanti
questa fanfiction ^^' .
Ringrazio
inoltre, anche se in ritardo (pure questo ^_^") , tutti quelli che
leggono la mia storia.
3.
-Allora,
ce lo prendiamo questo drink insieme?- le chiese Sasuke.
-Mmm...
Scusami, Takahishi-kun, ma non me la sento- Michiru era rimasta
profondamente amareggiata dalla conversazione con Haruka.
-Come
no? E' per via di quel tizio?- Michiru lo guardò sorpresa
-Vi ha
visti un mio amico. Ha detto che vi ha visto mentre lui ti salutava
malamente e tu sei rimasta immobile di fronte al tuo quadro.
"Apocalypse".
Michiru
restò ancora più sorpresa. Innanzitutto non si
era accorta della
presenza di qualcuno mentre Haruka se ne andava dopo averle detto
quelle parole così
dure, secondariamente non immaginava che Sasuke conoscesse il nome
del suo quadro. Ma non aveva voglia di parlare del primo punto
perciò
si limitò a chiedere: -Conosci il titolo di quel quadro?
-Insieme
a "Triton Castle" è il più bello.- rispose
sorridendo. Michiru sorrise
malinconica ripensando al quadro raffigurante il palazzo in cui visse
quando ancora era la principessa di Nettuno nella vita precedente a
quella. "Sono ricordi
che non mi appartengono del tutto", ricordando poi gli
esigui incontri avuti con la principessa
Urano. Pochi incontri vissuti alla luce del sole, nonostante
l'infrazione della regola più importante. Tutti i pochi
ricordi che aveva recuperato avevano un sapore dolce e amaro. Come
quello dell'immagine di quel sole che illuminò
al tramonto il loro ultimo incontro, quando ancora ignoravano che nel
giro di poco tempo tutto sarebbe stato risucchiato dalle tenebre.
“Triton
Castle” si rifaceva a quell'ultima sera, il
ballo con gli
altri abitanti di Nettuno, con la Principessa Uranus nel suo abito
maschile da sera mentre le cingeva dolcemente la vita con il suo
braccio. Non si erano promesse nulla, ma sapevano che appena
avrebbero potuto lasciare il loro pianeta si sarebbero riviste e
chissà forse una delle due avrebbe avuto il coraggio di
chiedere
all'altra di diventare la sua ragazza. Pagarono tutti caro per il
loro egoismo. Stavolta niente e nessuno l'avrebbe fatta desistere
dalla sua missione: non avrebbe permesso a nessuno di distruggere
l'unico pianeta sul quale si era riformata la vita e che ora era
diventato anche il suo amato pianeta.
-Questi
due quadri per me valgono più di qualsiasi altro,
perciò ti sei
guadagnato un aperitivo con me!- gli disse poi con un largo sorriso e
facendogli l'occhiolino. Voleva lasciarsi alle spalle quella brutta
serata. Non sarebbe certo bastato un aperitivo con Sasuke, ma per lo
meno stando in sua compagnia, avrebbe dovuto per forza pensare a
qualcos'altro.
-Oh,
finalmente Kaioh-san!!- esclamò lui senza riuscire a
nascondere
l'esultanza nel suo tono di voce.
La
serata proseguì in modo ottimo, ma al ritorno nel suo
appartamento
Michiru fu presa dallo sconforto. La sua missione non stava
procedendo nel modo giusto. Avrebbe voluto odiare Haruka per il tono
con cui le si era rivolta, per il suo egoismo e la sua arroganza.
Elza ci aveva visto giusto, non era quella specie di cavaliere che
era apparsa a lei, ciò nonostante non riusciva a detestarla.
Voleva
non dar peso alle sue parole, ma ci soffriva come se fosse stata sua
madre a dirgliele. Non le importava quello che la gente pensava di
lei, non la conoscevano. Tutti volevano conoscere Michiru Kaioh, ma
non lei. Perciò non le interessava se uno qualsiasi le
avesse detto: -Sei solo una stupida. Sapeva infatti quanto valeva e non
si faceva mettere in crisi da uno sconosciuto, ma se fosse stata sua
madre, avrebbe sofferto
tantissimo. Non aveva un rapporto strettissimo con i suoi genitori, ma
era affezionata a loro e per lei contava moltissimo il loro giudizio.
Ora scopriva che Haruka, una perfetta estranea, aveva lo
stesso potere di sua madre. Così, profondamente amareggiata
dall'esito della serata, rimandò il proposito di progettare
un nuovo
modo per convincere quella ragazza ad accettare il suo destino.
***
*** ***
-Ciao,
ti chiamo per il mese prossimo allora- gli disse Haruka.
-Ci
conto!- rispose allegro Kameda.
Haruka,
ormai sola, tornò a casa arrabbiata. Aveva fatto un'opera di
beneficienza ed aveva conosciuto un ragazzo simpaticissimo, ma
l'incontro con Michiru? Un vero disastro. Senza contare che lei non
la voleva nemmeno vedere quella sera! La ragazza era geniale, ma come
tutti i geni aveva qualche rotella fuori posto. “Qualche?
Che
dico?? Tante!!” Michiru
le aveva detto che presto il mondo sarebbe
stato annientato e che se non fossero intervenute loro due non ci
sarebbe stata nessuna possibilità di salvarlo. Le aveva
detto
chiaramente di essere a conoscenza del sogno che la perseguitava ogni
notte, ma non le aveva detto nulla su come, secondo lei, avrebbero
dovuto fermare l'imminente catastrofe mondiale. Lei avrebbe dovuto
fermare gli uragani e la ragazza un maremoto semplicemente dicendo
loro: "Fermatevi!" ? Era chiaro che dovevano fare così, a
meno che non fossero Super Girl e Wonder Woman. Era altrettanto
chiaro che non lo erano. Come se non bastasse dovette sentirsi dare
dell'egoista da quella ragazza dal singolare colore verde acqua dei
capelli. Le disse che non la faceva tanto egoista da non saper
rinunciare alle sue ambizioni.A quel punto sopraffatta dalla rabbia
provocatole dall'insistenza della ragazza non si controllò
più e le
rispose a dovere. Quando Michiru provò a ribattere la
zittì
dicendole esattamente quello che credeva. Non l'avrebbe detto da
calma, ma lei era un'impulsiva e stanca delle continue insistenze
della violinista iniziò a dirle tutto quello che in quel
momento le
stava passando per la testa. Era pentita, non per aver rifiutato di
stare ai suoi deliri, ma solo di averle detto
quelle parole, le ultime prima di allontanarsi da lei. Quando la nave
attraccò pensò di aspettare per scusarsi, ma
quando Michiru scese,
era in compagnia di un ragazzo con una custodia per chitarra e
capì
che la sua presenza non sarebbe stata gradita. Ancora una volta le
circostanze la stavano portando a dover riavvicinarsi a Michiru,
forse veramente la ragazza dei suoi sogni, o forse soltanto una
semplice ragazza a cui le suore avevano fatto leggere troppe volte
l'Apocalisse di San Giovanni. Però era arrabbiata con se'
stessa. Se
avesse evitato quelle parole di troppo non sarebbe stata costretta a
rivederla. Certo, poter ammirare di nuovo tanta bellezza era un lusso
impareggiabile, ma erano consigliabili maggiori precauzioni.
Purtroppo, furiosa, in quel momento sulla nave, non ci pensò.
-Ora
basta, Michiru!- la interruppe a quel punto -Anche io ho sentito
molte cose sul tuo conto. Non credere di essere l'unica che si
informa sulla vita delle altre persone. Certo, hai talento, questo
non si può negare, ma so anche che si dice in genere che tu
sia
troppo introversa per dedicarti agli altri e che non abbia mai avuto
una relazione in vita tua.
-Ho
quattordici anni- si giustificò l'altra.
-Oh
no, l'età non c'entra. Come
fai a non capire che se continui con questi discorsi deliranti non
riuscirai mai ad avere qualcuno al tuo fianco? Francamente se io
fossi un ragazzo non vorrei mai avere a che fare con una persona come
te. Sembri darti molte arie perchè sai di essere
più matura delle
altre ragazze della tua età, ma la verità
è che non potresti mai
essere il tipo ideale di qualcuno. Sei troppo esaltata dai tuoi sogni
deliranti, lo capisci? Credo che dovresti scendere dal piedistallo
sul quale ti sei messa da sola e iniziassi ad avere una vita sociale
più
attiva, lasciando perdere tutte queste assurde storie.
-Non
sono storie assurde e vorrei che tu lo capissi prima che sia troppo
tardi.
-Tardi
per fare che cosa?? Uccidere tre persone a casaccio? Sai, a ben
pensarci è vero che si dice che sei così
distaccata da essere
completamente sola, fatta eccezione per Elza, ma a me fai abbastanza
pena. Mi chiedo se più che l'essere introversa non sia
questo tuo
carattere altezzoso che ti ha fatta tagliare fuori da tutti e che
ora, la disperazione per la tua totale solitudine, ti faccia pensare a
una possibile Apocalisse. Chissà se poi magari quelle tre
persone di
cui parli in realtà non siano vittime scelte da te sulle
quali ti
vuoi vendicare perchè sono loro ad aver spinto gli altri a
starti
lontano! Quindi ora ti chiedo di non cercarmi mai più
perchè io intendo farmi la mia vinta senza fare del male a
nessuno e tanto meno voglio fare parte della tua
vita, triste e delirante!! - Era certa che l'altra si sarebbe messa a
piangere e invece nonostante l'apparente fragilità la
ragazza la
guardò basita senza mostrare una sola lacrima o tentativo di
trattenerla. Rimase un attimo perplessa chiedendosi se aveva capito
il senso delle sue parole o se era il caso di chiederle scusa, ma
alla fine, al momento, tra la rabbia e l'orgoglio, decise che non
poteva chiedere scusa appena finito di dire quelle parole. Era
più
forte di lei, a fatica riusciva ad ammettere le sue colpe.
Ora
capiva che quello era uno di quei casi in cui sarebbe stato opportuno
domandare perdono. Pensò a come fare per rintracciarla,
senza
trovare soluzione. Finchè non le venne in mente dove poteva
trarre l'informazione di cui necessitava.
***
*** ***
Michiru
aveva appena finito di ispezionare la zona. Durante la crociera aveva
avvertito una presenza negativa, senza tuttavia riuscire ad
identificarne l'identità.
Sapeva
che il portatore del prossimo demone dell'esercito del silenzio era
in città. Sentiva la sua energia ancora debole, ma
già percepibile.
Quel pomeriggio nuvoloso cercò di rintracciarlo
finchè non la sentì
più forte. Capì che il portatore del demone al
momento si trovava
in uno dei quartieri che distava solo a mezz'ora da casa sua. Non
potendo però approfondire la sua ricerca, studiò
il luogo per
prepararsi ad un possibile futuro scontro. Non sapeva in quale
momento il demone avrebbe preso il sopravvento sul malcapitato,
quindi volendo poteva anche succedere dalla parte opposta della
città, però almeno poteva organizzarsi per quel
luogo. "Devo
trovare un posto poco affollato dove portarlo, per evitare che ci
siano feriti. Più il tempo passa più
questi demoni si fanno
forti..." Trovò una piazzetta a cinque minuti
da lì. "Se
non c'è nessuno oltre quegli alberi posso condurlo qua,
tanto sono
veloce a correre fortunatamente e ci arrivo in poco tempo."
Vi
si addentrò e trovò solo una coppietta molto
appartata. Quando i
due si accorsero di non essere soli si ricomposero un attimo mettendo
le mani al proprio posto. Michiru non disse nulla. Aveva altro da
fare che guardare quei due che pomiciavano.
Tornò
poco dopo ad uno dei palazzi indagati, quando un botto d'acqua la colse
all'improvviso. Si rifugiò sotto un balcone per non
bagnarsi. Era
giunta fin lì a piedi e non aveva un ombrello con se'. "Lo
sapevo che dovevo tornare indietro a prenderlo."
ripensando al motivo
per cui quel pomeriggio non si trovava in collegio. Aveva chiesto un
permesso speciale alle suore per poter uscire e andare a ritirare gli
elementi necessari per il corso di pittura. Già che era
fuori era
passata da casa a prendere alcuni cambi che mise dentro lo zainetto
che aveva portato con se', quando sentì il suono del mare
arrivarle
alle orecchie portandole un messaggio di allerta. Senza pensarci
due volte infilò nello zainetto anche i pennelli e i colori
comprati poco prima e uscì di fretta. Solo dieci minuti dopo
il cielo si
annuvolò completamente, avrebbe voluto tornare a casa, ma
ormai era sulle
tracce del portatore del demone e non poteva perdere il suo obbiettivo
per un ombrello. "Sarà
meglio che prenda un taxi. Magari se entro in quel bar di fronte mi
possono far fare una chiamata".
-Michiru-san?
Quella
voce bassa e affascinante... Si girò dalla parte da cui
proveniva e
vedendola le girò la testa, si portò una mano
alla tempia destra e
rispose:
-Tenoh-san!
-Ti
stavo cercando quando è iniziato a piovere. Che
c'è, ti fa male la
testa? Ho la mia moto che è abbastanza grande per salirci in
due,
quando avrà smesso di piovere se vuoi ti do un passaggio.
-No,
Tenoh-san. Grazie però.
-Perchè
non vuoi accettare?
Perchè
era tanto insistente? Non capiva più nulla. Erano passati
meno di
cinque giorni e lei era di nuovo lì. Era confusa. Doveva
portare
avanti la sua missione e questa comparsa improvvisa di Haruka non
faceva altro che facilitarle il compito, ma dall'altra parte era
certa che non l'avrebbe più voluta vedere. Era
così difficile
sopportare la confusione che provava ogni volta che si trovava con
Haruka. Bella e glaciale, intelligente e tagliente. Vederla in quel
momento le riportò alla mente i ricordi dell'ultima volta
che si
videro. Come avrebbe potuto dimenticare le sue parole? Come avrebbe
potuto far finta di niente per far buon viso a cattiva sorte e
mandare così avanti la sua missione? -E tu perchè
insisti tanto??-
le disse alzando la voce mentre si girò nuovamente di scatto
verso lei.
-Va
bene, scusa. Volevo essere solo gentile- disse l'altra con voce
flebile.
-Ti
chiedo scusa- disse con voce insicura vedendo lo sguardo dell'altra.
-Tranquilla.
Anche io ho da farmi perdonare per il modo in cui mi sono rivolta a
te. L'insistenza infastidisce anche me e finisco per parlare senza
ragionare. In realtà mi piace stare con te- Michiru la
guardò con i
suoi occhi blu spalancati dallo stupore. "Ecco, vedi? L'ho fatto
di nuovo. Ho parlato senza ragionare. Anche se è vero che mi
piace
stare in tua compagnia, dovrei però impedirti di starmi
tanto
vicina" pensò Haruka sforzandosi di farle un
sorriso naturale.
Michiru leggermente arrossita abbassò lo sguardo. Era la
prima volta
che vedeva il suo largo sorriso e le parve meraviglioso. Era perfetto
come quello di Elza, ma non aveva visto un sorriso più dolce
di
quello. Nonostante la sua natura umana le dicesse di sottrarsi al
fascino che quella ragazza pareva esercitare su di lei senza nemmeno
volerlo, la sua missione di guerriera veniva prima. Aveva
già
escogitato nei giorni precedenti un nuovo piano: conquistare
l'amicizia e la fiducia della bionda per poterla convincere della
veridicità, nonchè necessità di
accettare il suo destino. Così
decise di approfittare di quel momento per instaurare un legame.
"Sforzandomi con tutta
me stessa per riuscire a sopportare le
sue parole e affinchè l'amicizia che andrò a
creare non diventi un
legame sentimentale". Ricambiò il sorriso:
-Posso approfittare
della tua offerta?
-Certamente.
Intanto
che aspettavano che smettesse di piovere Michiru spiegò il
motivo
per cui non era organizzata per tornare in collegio per conto suo, ma
aveva taciuto sulle reali motivazioni del suo scatto nervoso, disse
solo che era stanca e si scusava se la stanchezza l'aveva fatta
reagire in quel modo. Poi curiosa della sua presenza domandò
ad
Haruka il motivo per cui si trovasse lì. -Volevo trovarti
per
chiederti scusa per la mia reazione dell'altra volta. Sono veramente
rammaricata, credimi.- la guardò annuire senza
però parlare. -Alla
tua crociera ho conosciuto un tuo grandissimo fan. Sa tutto di te,
gli mancano solo le foto del tuo album personale e poi potresti
adottarlo come fratello maggiore, anche se sembra più
giovane di te-
risero insieme -Mi ha detto che facevi il conservatorio.
Così,
ritrovandomi con un numero di casa sbagliato e solo il suo indirizzo
di casa valido, sono andata da lui per sapere il nome del tuo
conservatorio. Inutile dire che lo sapeva e mi ha detto che studiavi
nel più prestigioso conservatorio di tutta Tokyo, il
migliore in
assoluto a suo dire. Anche di più di quello di Yokohama.
-Quindi
dovevo aspettarmelo un incontro a sopresa con te.
-Già,
anche se non credevo che ti avrei trovata subito al primo colpo. Tu che
cosa ci fai da queste parti, da quello che mi risulta non è
molto vicino alla scuola...
-Niente!-
la interruppe la violinista
-Te l'ho detto: passeggiavo. Avevo voglia di muovermi.
Aspettarono
circa venti minuti e parlarono molto di se'. Michiru scoprì
con
stupore che Haruka suonava il pianoforte e incuriosita da tale
notizia le guardò le mani, scoprendo così che
anche quelle
erano bellissime, con le dita lunghe e affusolate. Le
domandò se
suonava ancora, ma Haruka disse che per quanto amasse suonare il
pianoforte ed era stata riconosciuta molto talentuosa da tutti, a un
certo punto dovette mettere da parte la musica per far spazio alla
sua vera passione: le auto e le moto. Michiru le disse che capiva
quanto potesse esserle costata quella rinuncia. Anche lei quell'anno
aveva dovuto rinunciare al canto e alla corsa. Per quanto fosse molto
brava, pure lei doveva dare la priorità allo studio,
all'ammissione
alle scuole superiori e al violino (senza contare le battaglie che
però per quella volta decise di non parlarne alla bionda).
Se Haruka
era ancora indecisa se diventare un pilota di moto o di macchine, lei
invece sapeva già benissimo che avrebbe voluto diventare una
violinista affermata. Parlarono così anche delle scuole
superiori
scoprendo che ancora nessuna delle due aveva ben chiara la
scelta di dove
andare sebbene avessero già alcune idee. Quando smise di
piovere
sebbene da una parte entrambe fossero sollevate di poter finalmente
tornare indietro, dall'alta si dispiaquero. Per la prima volta erano
riuscite a instaurare un buon dialogo, scoprendo che la loro
compagnia non era solo apprezzabile solo per la loro presenza, ma
anche per il modo in cui potevano relazionarsi.
Le
due si avviarono verso la moto e quando arrivarono rimasero per un
primo momento incerte sul da farsi. Nessuna delle due aveva pensato
allo stretto contatto che avrebbe portato il condividere la stessa
sella. Ferme nell'intento di non cadere vittima l'una del fascino
dell'altra dovevano però abbattere quelle stupide reticenze
e
partire. Quando perciò, non senza imbarazzo, si sistemarono
sulla
sella, Haruka si fece coraggio e le disse di tenersi stretta a lei.
Per un primo momento Michiru pensò che fosse una scusa per
provarci con lei, ma Haruka l'avvertì che avrebbe sgasato
abbastanza e
che se non voleva cadere rovinosamente sull'asfalto le conveniva fare
quello che aveva detto: -Se non ti fidi del tutto, prova a darmi
retta per primi dieci secondi. Se secondo te puoi stare
tranquillamente arpionata alla sella togli le mani dai fianchi,
altrimenti le lasci lì.
Pur
contrariata Michiru le appoggiò le mani ai fianchi.
Cinque
minuti dopo la violinista stava vivendo una delle esperienze
più
emozionanti della sua vita: era la prima volta che saliva in moto;
non aveva mai provato l'ebrezza del vento passarle a tutta
velocità
sul viso giocando con suoi capelli; le curve affrontate con estrema
maestria dalla bionda apparivano morbide e piacevoli; lo stretto
contatto dei loro corpi le provocò come una serie di piccole
scariche elettriche di sensazioni piacevoli, sebbene mai provate
prima. “Troppo
piacevoli” constatò Michiru che
però non poteva
lasciare la presa... e infin dei conti, con il perfetto pretesto che
quella moto le stava offrendo, nemmeno voleva allentare il suo
abbraccio. Dal canto suo Haruka non era la prima volta che offriva un
passaggio in moto a qualcuno, ne' tanto meno a una ragazza,
però era
la prima volta che come sentì due braccia avvolgerla si
sentì
pervadere da un calore che le intorpidì lievemente la
mente. A quanto pareva la violinista non solo aveva dovuto darle
ragione, ma aveva capito che avvolgerle la vita era necessario per
non cadere. Quello fu il viaggio in moto per le strade di una
città
più emozionante della ragazza: riusciva a sfrecciare senza
problemi
tra le macchine, mettendo in mostra tutta l'abilità
acquisita sulle
piste e nei giri fatti per conto suo per hobby. Unì
l'adrenalina che
solo la velocità dei motori riusciva a infonderle con quella
che le
scatenava una ragazza ancora sconosciuta che la teneva in uno stretto
abbraccio, per quanto esso fu dettato dal dovere più che dal
volere.
Quando
arrivarono poco lontano dal collegio- Michiru preferì non
farsi
portare davanti all'ingresso perchè le suore l'avrebbero
squadrata
male e le compagne poi avrebbero iniziato a parlare ancora di
più di
lei- Haruka annunciò con sorriso affabile: -Eccoci qua
damigella.-
Michiru arrossì leggermente mentre scendeva, seguita da
Haruaka,
dalla moto.
Qualche
goccia di pioggia ricominciò a cadere dal cielo, per cui
Haruka aprì
la sella della moto ed estrasse un ombrello portatile, lo
aprì e si
offrì per portarla davanti al cancello. Michiru
provò a protestare,
ma il bel gesto di Haruka rese molto deboli le sue proteste:
-Davvero, non ho problemi a tornare. Guarda! Sono solo poco
più di
un centinaio di metri da qui al cancello del collegio!
-A
me invece graverebbe molto avere sulla coscienza la tua salute.- Se
è
perchè non vuoi che le tue compagne parlino di te e facciano
domande
su di me, accetta almeno di portare con te l'ombrello.
-Non
posso, Haruka-san! Come faresti poi tu?
-Non
sarebbe la prima volta che tornerei a casa con un bel temporale..
affermò lei ghignando -Tu invece se torni fradicia non solo
rischi
di prendere un accidente, ma sono sicura che verresti pure ripresa
dalle suore.- Mentre l'altra alzò lo sguardo nel tentativo
di
immaginarsi la scena, più che palusibile,
continuò: -E poi se hai
delle compagne così pettegole che cosa direbbero se ti
vedessero
arrivare a scuola bagnata dalla testa ai piedi?- Michiru
annuì
pensando anche a quella eventualità. Non avrebbero perso
occasione
per far girare la notizia e prenderla in giro alle sue spalle. -Per
cui mi spiace, ma non posso lasciarti andare se non accetti. Non ora
che ormai sono qui con l'ombrello.
La
giovane dai capelli mossi, capendo quanto l'altra fosse testarda anche
negli atti gentili, sorrise timida e accettò. Haruka le
passò
l'ombrello mentre guardando la struttura che poteva notare in
lontananza fischiò -Fiuuu, che bell'edificio antico!!
-...
Se fosse una scuola diversa ti inviterei- azzardò con il
cuore in gola.
-No-
disse ridendo- non penso che sarebbe una buona idea.
-P-Perchè?-
balbettò ancora.
-Ci
sono tante cose che non sai di me Michiru... Sappi solo che da una
parte avrei voluto che ti venisse il raffreddore, ma solo per avere
ancora un'occasione per farmi perdonare e vederti- e così
dicendo le
aggiustò un ciuffo ribelle dietro all'orecchio. No, quella
ragazza
che parlava e agiva così non poteva essere lei. "E invece... E'
che quando non parli dell'apocalisse, sei davvero irresistibile",
sorrise guardandola dritta negli occhi. Le sue dita sfiorarono
involontariamente l'orecchio della ragazza che ebbe un tuffo al
cuore. "E' sbagliato
Michiru, è sbagliato!! Devi allontanare la
sua mano" Ma così assorta nei suoi pensieri, si
accorse tardi
del tocco leggero che le dita di Haruka stavano lasciando lungo la
sua guancia. Poi, inspiegabilmente, tentò di avvicinare le
sue
labbra alla guancia di Michiru. Voleva darle anche un solo bacio.
Michiru osservò le sue labbra al limite tra il sottile e il
carnoso,
si riprese quando ormai Haruka era a soli pochi millimetri da lei e
la fermò nel momento in cui stava per baciarla sulla
guancia.
-Tenoh-san. Ti prego... Io non so cosa ti sia preso o cosa tu abbia
pensato, ma... Sono una ragazza lo vedi, no?
-Oh,
certo...- disse Haruka riprendendosi da quello stato di smania
eccessiva.
-Ecco...e
anche tu lo sei... Perchè tu sei una donna, vero Tenoh-san?-
chiese
Michiru con la più viva delle speranze di sentire un'unica
risposta:
'No, non lo sono'.
Haruka,
avendo una conferma delle parole di Elza, avrebbe tanto voluto dirle
di no e per un attimo fu anche sul punto di farlo. Aprì la
bocca, ma
la richiuse poco dopo. -Io...- provò a dirle la
verità, ma il risultato fu
ancora deludente. Michiru la guardò speranzosa, ma la
risposta non arrivò mai.
-Certo
che lo sei- disse poi profondamente
delusa. Era lei stessa a deludersi, come poteva essersi illusa
così
facilmente? -Non avresti gareggiato con Elza e tutte le altre ragazze
altrimenti. Elza stessa mi ha detto che sei una ragazza e... beh, in
canotta si poteva vedere una leggera differenza tra te e un uomo
Haruka
la guardò triste. Non si era mai sentita sbagliata per il
suo
orientamento e mai le era importato dei pareri della gente che la
guardava storto per la sua androginia, eppure la domanda di Michiru
riuscì a ferirla. Non era colpa sua se era nata donna!
Michiru era
la prima ragazza che non guardava per il puro piacere di vedere, una
bella ragazza fantasticando su chissà quali situazioni
sconvenienti
per la sua scuola. Era la prima così infinitamente bella e
così
matura che non le faceva altro che venir voglia di conoscerla meglio,
senza fretta, senza pensieri erotici al suo riguardo. Eppure, proprio
lei, sembrava anche la più irrangiungibile. -Scusami non
volevo
turbarti...- Michiru non rispose -E' solo che...- no, dichiarandole
di provare per lei dei sentimenti, per altro dall'identità
sconosciuta anche a lei, avrebbe solo peggiorato la situazione. -Ti
prego Michiru-san, perdonami. Non so cosa mi sia preso...-
mentì.
Michiru
annuì con debolezza. Sentire quelle parole che avrebbero
dovuto solo
rallegrarla, la colpirono, quasi la ferirono. Haruka per quanto
avesse un aspetto un po' maschile non avrebbe mai provato quello che
sentiva lei. Era naturale, due donne non si potevano amare ed era ora
che la smettesse di crogiolarsi in tali pensieri poco convenienti per
lei. Specie adesso che aveva deciso di frequentare Sasuke.
-Bene,
allora io vado- dichiarò Michiru dopo una breve pausa dovuta
all'imbarazzo. Salutò Haruka con un leggero inchino mentre
la
ringraziava per l'ombrello e poi si girò avviandosi verso il
collegio.
Pochi
minuti dopo essere entrata in camera si mise a piangere. Quello che
sentiva per Haruka era lo stesso sentimento che provava per Elza ed
erano solo quattro volte che si vedevano. "Non sono sicura di
essere alla vostra altezza. Ma perchè? Perchè
proprio a me doveva
succedere?" con l'immagine dei suoi genitori che cercavano
di
riprendere la loro importanza nella mente della figlia e che per
questo motivo lottavano contro quella di Haruka. Due adulti di una
certa età ora seri e ora con un sorriso freddo, contro
quello di una
ragazzina ora triste, ora tesa, ora gentile, ora con un sorriso
sincero sulle labbra. Era assurdo. Conosceva i suoi genitori da
quattordici anni e per dodici aveva sempre vissuto in casa con loro,
eppure si accorse di ricordare molte più espressioni sul
volto di
Haruka. I suoi erano quasi sempre seri, se sorridevano lo facevano
solo per cortesia o per convenienza. Haruka invece era genuina, non
faceva nulla che non le andasse, se era arrabbiata si arrabbiava, se
era felice sorrideva. Era come Elza, ma se aveva pensato alla sua
compagna di scuola come a una piccola parentesi, il fatto che ora
anche Haruka le piacesse più di quanto potesse piacerle un
ragazzo
non poteva essere considerata un'altra parentesi. La verità
le si
stava palesando in modo prepotente e i suoi metodi per negarla
sembravano non condurre a niente. "No!
Non posso permettermerlo.
Devo almeno provare a stare con un ragazzo!". Ma
sì, erano solo
sue paure causate da una semplice confusione. A lei piacevano i
ragazzi: le piaceva ricevere le loro attenzioni; farsi corteggiare e
apprezzare da loro; sapeva riconoscere un bel ragazzo; fin da bambina
aveva
un tipo ideale e si aspettava che un giorno si sarebbe sposata
e avrebbe avuto figli con suo marito. Senza contare che lei
amava i
vestiti da donna, le borse, le scarpe e ci teneva molto a curarsi. I
suoi genitori le avevano sempre detto che ragazze come Elza, erano
l'esatto opposto di lei. Infatti l'atleta era molto diversa da lei:
appena poteva togliersi la divisa femminile si metteva le felpe
leggermente larghe, si truccava solo per rare occasioni e trovava
assai noiosi i pomeriggi passati a fare shopping con le amiche. Lei,
l'unica ragazza da preferenze diverse rispetto alle altre che
avesse conosciuto, confermava perfettamente le parole dei suoi: ragazze
come Elza erano molto diverse
da lei.. Ma Elza, era davvero così diversa da lei?
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