Aveva spalancato ogni porta

di Ciuscream
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Aveva spalancato ogni porta
 

 
Aveva spalancato ogni porta – la mia vita s’era fatta d’improvviso tormenta, una danza di mulinelli a sollevarmi l’anima.

Non poteva essere altrimenti. Nulla di lui arrivava in punta di piedi, faceva rumore soltanto esistendo: erano boati le nocche bianche, la screziatura di grigio nell’iride, la piccola cicatrice che spezzava l’arco spigoloso delle labbra.
Rifiutavo di pensare che quel piccolo taglio fosse frutto di voglie e di denti di altri. Immaginavo di essere stato io a spaccargli la carne, a rendere profetico quel piccolo segmento bianco – come una linea della vita interrotta dal mio arrivo, mai più la stessa, mai più capace di dimenticare. Per questo saggiavo, leccavo e mordevo – forte. Tanto da sentirlo gemere, tanto da sentirlo pregare di premere di più, di stringere di più, di non lasciarlo andare. Amavo il suo odore, quel taglio di capelli maldestro, la magia che emanava da ogni poro, che gli strideva tra le lettere quando ci raccontavamo i sogni, quando dipingevamo un futuro che credevamo – fortissimamente credevamo – che sarebbe potuto essere. Riconoscevo in lui un mio pari ma, allo stesso tempo, volevo essergli suddito: volevo ogni cosa da lui, tutto volevo regalargli a mia volta. Sentivo che la mia magia, tanto lodata dai miseri, era vera – reale, ardente e sincera – solo se lui la riconosceva tale. Cercavo la conferma in ogni bacio, in quella ennesima porta che mi aveva spalancato sull’ignoto, su di sé: la mia lingua e la sua lingua. Salive e destini, unghie ad aggrappare il collo, le spalle, i fianchi. Dita che si facevano mani, mani che si facevano lividi, occhi che si facevano piaghe a forza di premersi addosso, a forza di frugarsi la pelle.
Aveva cancellato ogni dovere, messo a riposo ogni rinuncia: tutto sembrava di nuovo possibile. Tutto (tutto!) sembrava di nuovo vivo.

Ma ciò che riempie poi svuota, e da mare di bene – un Bene folle e superiore – ci siamo fatti fiume che esonda e crepa gli argini, li supera e li annienta – si annienta. La luce si è rattrappita in un buio sordo e senza nome, macchiato di maledizioni e sangue. Senza più i nostri nomi incisi a fuoco, persi come brandelli di bandiere in un vento che non soffia più.

Aveva spalancato ogni porta – dall’ultima era poi uscito. Aveva lasciato dietro di sé la devastazione del vento che si fa tornado: morte, dolore e l’irremovibile certezza che tutto era distrutto, tutto da ricostruire.
 

Senza di me ti sei perduto,
senza di te non mi sono più davvero ritrovato.


 



Note: questa storia partecipa alla "All Together Quotes – Ros&Mary Edition" indetta da Rosmary e Angeline Mary Black sul forum Ferisce più la penna. Ogni partecipante aveva il compito di proporre 4 pacchetti, di cui poi ognuno avrebbe dovuto sceglierne casualmente 10 e scriverne di uno di loro. Io ho scelto il pacchetto: 60) Coppia: Albus Silente/Gellert Grindelwald; Citazione: “Ricordo quel bacio, impudente e ansimante, avevamo una voglia così disperata di non separarci da lasciarci i lividi.” (Il rilegatore, Bridget Collins) creato da blackjessamine, con cui ormai ritengo di pensare in sincrono. 
Della storia sono soddisfatta così così perché scritta in un momento un po' particolare per la mia ispirazione, ma sono felice che sia stata apprezzata e ringrazio per le nomination assegnatele, davvero tanto.
Grazie a Ros e Mary per questa interessantissima e stimolante iniziativa. È stato un piacere prendervi parte.
Agli altri che abbiano letto, grazie di essere arrivati fin qui!
Un abbraccio

 





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