Racconti di innocenza, di vita, di morte e di paradosso

di Milly_Sunshine
(/viewuser.php?uid=1237152)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


TRAMONTO INCANTATO DI UN POMERIGGIO DI MARZO

Quando il cielo si colora di rosso un giorno sta volgendo al termine. Un giorno che scivola via, bruciato dal tempo che scorre sempre troppo velocemente, logorando il profondo di chi aspetta nel silenzio.
Il silenzio che cercavo, non l'ho trovato. C'è solo il mio silenzio, mentre le tenebre mi avvolgono e io, immobile, reclamo quella parte di me che mi è stata lacerata troppo tempo fa. Adesso lo so che domani sorriderò, che pronuncerò false frasi di circostanza, circondandomi di nuovo di quell'alone di irrealtà che mi ha sempre contraddistinta.
Qualcuno potrebbe pensare che mi diverto, a circondarmi di frasi di circostanza. Anche tu, forse. Tu che non sai niente di me e che per parlare con me fai affidamento su un'intermediaria che ti sta lentamente risucchiando. Non te ne accorgi, lo so. Forse provi gusto a non accorgertene. Hai avuto sei mesi di tempo per esternare la tua personalità come mai avevi fatto prima e ora ti ritrovi di nuovo chiusa dentro quel gheriglio che pensavi di avere spezzato.
Non lo spezzerai mai. Me ne rendo conto e sento che mi fa male come non mai. Evidentemente ho la propensione a cercare occasioni per stare male anche quando non è necessario. Avrei potuto passare tranquillamente il mio sabato pomeriggio a scrutare il cielo, cercando di cogliere un segnale, una fonte di ispirazione... chissà, magari la forma di una nuvola avrebbe potuto accendere una lampadina nella mia mente, mostrarmi qualcosa che ancora non vedo...
Non è andata così. Il cielo era coperto. Anzi, no, lo strato di nubi era sottile. Si intravedeva il sole, si intravedeva il cielo mentre si colorava di rosso. Era il tramonto incantato di un pomeriggio di marzo, il tramonto che mai avrei voluto vedere. Eppure tutto si spezza, prima o poi. Si spezza quando qualcuno ci spinge a spezzarlo. Dimmi, davvero pensi che adesso le cose siano più semplici? Rispondimi, e non farti suggerire la risposta, cosa che hai fatto di continuo in queste ultime due settimane.
Non preoccuparti, non voglio davvero una risposta. Piuttosto che sentire frasi fatte, preferisco non sapere nulla, preferisco vederti mentre fingi che niente sia accaduto. Parli del più e del meno, come se tutto fosse com'era fino a qualche giorno fa... Strano, non credevo che ci fosse solo questo nella tua vita. A quanto pare, è così.
Sento una lama che mi trafigge. Proprio mentre ricordo che una parte di me mi è stata strappata da tanto tempo e che mai la ritroverò. La parte che non hai mai conosciuto. La parte che non puoi più trafiggere. Nessuno può fare del male a qualcuno che non esiste. Nessuno può fare del male a quella persona che è scappata via per non vedere ciò che aveva intorno, che, chissà, forse non è nemmeno mai esistita.
Mai esistita o scomparsa nel silenzio. Sì, scomparsa nel silenzio è una definizione che mi piace. È qualcosa di poetico. Come dire che dentro di me vive un'anima morta. Che ne dici? Ci so fare con le parole, eh? anche se tu sostieni che metto sempre troppe virgole. Mi fa sorridere, adesso, quel tuo commento. È stato una vita fa, quando credevamo ancora che andasse tutto per il meglio. Quando ci illudevamo che andasse tutto per il meglio. Esatto, era un'illusione. Solo un'illusione. Uno dei tanti pensieri, quel giorno, in cui mi dicevo che l'amicizia dura per sempre. ...Una vita fa? No, non si tratta di una vita fa. Non sono passate nemmeno due settimane, da quel giorno. Ma ho una certezza: l'amicizia dura per sempre.
O forse no.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4057095