Salve
a tutti! Siamo arrivati alla fine di questa avventura. Spero
che sia piaciuta.
Ogni commento sarà ben accetto!
***
Eragon
se ne stava disteso con la schiena contro l'erba fresca. Il cielo sopra
di lui
si era trasformato in poco tempo passando dai coloro accesi del
tramonto a
quelli cupi del crepuscolo.
Poteva
sentire in lontananza le voci delle gemelle che facevano i capricci per
andare
a dormire.
-
Mamma
vogliamo andare a salutare il papà. -
La
voce
dolce e chiara di Arya lo raggiunse subito dopo
-
E va bene,
ma fate in fretta. -
Con
un
sorriso Eragon si alzò da terra e si preparò
all'arrivo della valanga che da li
a poco lo avrebbe sommerso con abbracci e baci.
-
Papà, papa!
-
-
Con
calma! – si affrettò a rimproverarle Arya
-
Devi
scusarle, sono così testarde! -
aveva
iniziato
a spiegare l’elfa ma Eragon era già impegnato a
tenere una delle due gemelle
con un braccio e la seconda con l'altro, lasciandole in sospendere in
aria come
due sacchi di patate
-
Nooo Papà
-
-
Non è
giusto! - risero di gusto le due bambine.
A
quella
vista Arya roteò i suoi occhi al cielo
-
Sei
peggio di loro. - Disse fingendo di mostrarsi arrabbiata.
Eragon
fece
scendere le bambine senza togliere il suo sguardo divertito da Arya.
L’elfa scosse
la testa e si rivolse direttamente alle bambine riassumendo uno sguardo
il più
possibile severo.
-
Avanti,
avevate promesso che una volta salutato vostro padre sareste andate a
letto. -
-
Va bene,
mamma. - Brontolarono all'unisono le gemelle, non molto convinte.
Allora Eragon
sostenne Arya. -
Avete sentito la mamma? - le rimproverò bonariamente il
giovane. Al richiamo del padre le bambine scattarono in piedi, gli
diedero
entrambe un bacio sulla guancia e sgusciarono via come due saette.
-
Sei
sempre il solito! -
-
Ti amo - le
fece lui baciandola sulle labbra.
Arya
non
disse nulla, e lui le accarezzò il volto per baciarlo
ancora. Rimasero così
uniti ancora per alcuni istanti, poi due vocine giunsero da dentro la
casa
albero
-
Mamma, papà.
Siamo pronte! -
Eragon
e
Arya si guardarono negli occhi scambiandosi un sorriso, poi entrambi si
avviarono nella camera da letto delle bambine, dirigendosi ognuno di
loro a un
letto. Imboccarono loro le coperte e le diedero il bacio della buona
notte.
-
Notte
angeli miei. - Disse Eragon passando prima una mano sulla fronte di
Selena e
poi di Islanzadi
-
Che le
stelle possano donarvi un sonno tranquillo. - Aggiunse Arya
in un sussurro,
usando l’antica lingua.
-
Notte
mamma, notte papà. -
Poi
Eragon
abbassò la luce che si affievolì piano prima di
spegnersi del tutto, mentre
Arya usciva, lui le andò dietro, cingendole i fianchi con le
mani.
Eragon
posò
le sue labbra sulla testa di Arya baciandola e chiuse i suoi occhi. I
suoi
capelli emanavano un intenso profumo di pino che lo inebriò;
assaporò quel
momento, ancora per un altro po’.
Quando
riaprì gli occhi il suo sguardo cadde sui due fairth
appesi alla parete
che lui stesso aveva creato, immortalando nella dura superficie di
ardesia due
scene. In una, il momento in cui i draghi guidati da Guiltar e Keiron
si erano
librati in volo per fare ritorno nelle Terre Selvagge,
nell’altro, lo stesso
viaggio intrapreso mesi dopo da Kima Gleadr e Validor.
Erano
trascorsi tre anni da quando
con Arya avevano preso la decisione di andare a vivere
sull’isola di Antàra, dopo
che gli elfi l’avevano lasciate per riprendere il loro posto
a Zàkhara; quattro
anni dalla fine della sanguinosa guerra voluta da Isobel.
Il
dolore e le atrocità compiute non sarebbero
state dimenticate tanto presto dai suoi abitanti, né da
l'una né dall'altra
parte, in questo non c’era nessuna
distinzioni tra vinti o vincitori.
Eragon
riaprì gli occhi.
Ora
che la pace era stata ristabilita e che la
terra dei draghi era tornata ad essere protetta della magia degli
èldunarì, il
segreto del cuore dei cuori sarebbe
rimasto protetto per sempre.
Non
ci sarebbe stato un nuovo
ordine dei cavalieri.
Questa
era stata l'ultima
decisione dei draghi.
Il
legame con il proprio
cavaliere non sarebbe stato più legato alla vita dei due
compagni ma solo fino
a quando la volontà di entrambi non si fosse consumata.
Questo
nuovo ordine aveva
sostituito il vecchio patto di sangue e aveva fatto sì che
Rebekha, Reafly e Katrina
tornassero ad Alagaësia salutando per sempre i loro compagni
che avevano fatto
ritorno nelle Terre Selvagge.
Per
lui era stato qualcosa di
inimmaginabile che i legami con Gleadr, Kima e Validor potesse
dissolversi. Ne aveva
parla a lungo con Saphira della possibilità che anche per
loro potesse arrivare
quel giorno. ma aveva anche imparato da tempo che era inutile
domandarsi sul
perché della magia dei draghi. Essa agiva sempre nei modi e
nelle maniere più
imprevedibile.
Arya
si sciolse lentamente
dalle sue abbraccia, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Si
girò prese le
sue mani tra le sue lo trascinò fuori.
-
Aspettami qui - gli sussurrò, mentre lo sospinse
per farlo sedere sopra il tronco di un albero cavo e spariva dietro a
uno degli
alberi.
Quando
ritornò, un sorriso le illuminava il
volto
-
Wìol ono
- (per te) disse porgendogli un piccolo astuccio fatto di legno di
cedro.
Alzando
un sopracciglio Eragon ci pensò un
attimo, poi gli venne in mente che oggi ricorreva
l’anniversario del giorno
della sua nascita.
-
È stata Saphira ad avermi detto la data - ammise
lei con un pizzico di malizia nella voce. Eragon corrucciò
al fronte e le
sorrise.
-
Non avresti dovuto. -
Arya
scosse la testa e appoggiandosi al suo
braccio lo invitò a scoprire il regalo. Eragon si prese il
suo tempo per aprire
l’astuccio. Spiegò l’invito intorno a
una scatola e dentro vi trovò una pietra
fatta a ciondolo, lo prese in mano, con delicatezza. Sopra vi era un
bassorilievo
in miniatura, su una delle due facce, a guisa di effige, il su volto e
quello
Arya, sull’altro quello delle due gemelle.
Mentre
nella fascia laterale, tra le due facce, tutto
intorno, si sviluppava la sagoma elegante di Saphira.
Eragon
fece scorrere le dita sulle figure e
sorrise.
-
Ti piace? - chiese Arya mettendogli un braccio
intorno alla vita e stringendolo a sé.
-
Molto! – Eragon prese il laccio e si infilò la
collana, sistemando il ciondolo sopra la casacca. Poi si
staccò dolcemente
dall'elfa.
-
Le sorprese non sono finite. - gli disse lei
con dolcezza.
L’elfa
lo fece girare e lo
bendò con un fazzoletto prima di sospingerlo in avanti con
le mani, una sul
fianco e l’altra sulla schiena. Eragon si
concentrò sul suo odore e si lasciò
guidare completamente dalla sua voce. Arya dovette avvertirlo di
qualche
ostacolo mentre lo faceva avanzare con cautela.
-
Scavalca questa radice e
abbassa la testa – gli disse Arya imitandolo da dietro.
-
Ci siamo quasi. – detto
questo Arya gli sfilò la benda ed
Eragon
si trovò davanti alla sua Saphira. La
dragonessa era placidamente accucciata intenta ad osservare la luna che
splendeva nel cielo
Mancava
esattamente da sette mesi
e dieci giorni. Eragon aveva tenuto il conto dal momento della sua
partenza.
-
Vi lascio soli – gli
sussurrò lei. – Eragon si limitò ad
annuire stringendole la mano. Arya gliele
lasciò pian piano per poi allontanarsi da lui
nell’ombra per tornare a casa.
Sei
tornata!
Proruppe
Eragon occupando in breve tempo lo spazio che lo separava dalla sua
dragonessa.
Saphira
gorgogliò piano.
Avevi
dubbi?
Eragon
scosse la testa e la
accarezzò sotto il mento
No.
Il mio cuore mi dice che il nostro momento non è ancora
arrivato.
È
lo
stesso per me piccolo mio. E fino a quando anche solo uno di noi
proverà questo
sentimento, Sigmar potrà chiedermi di tornare nelle Terre
Selvagge ogni volta che
vorrà, io tornerò sempre da te.
Cosa
mi dici di Castigo?
Gli
occhi di Saphira si velarono di una
sottile malinconia. Saphira non avrebbe potuto concretizzare con
semplici parole
quello che aveva provato nel lasciarlo andare. Così la
dragonessa preferì
aprire la sua mente a quella del suo cavaliere come non faceva da
tempo. Eragon
chiuse gli occhi e lasciò che le immagini lo permeassero con
la loro forza.
Non
pensare nemmeno un
minuto che potrei rimpiangere la mia scelta.
D’accordo
Saphira non
lo farò, ma ora toglimi una curiosità: hai
aiutato tu Arya a creare il ciondolo?
Saphira
gorgogliò come in una risata.
Arya
ha avuto l'idea io gli ho dato solo una
zampa alla fine.
Certo.
Eragon
sorrise e si accoccolò
alla dragonessa che oramai aveva raggiunto le dimensioni di un drago
adulto.
Rimasero
fermi così per un tempo indefiniti, poi
accanto a lui Saphira piegò la testa da un lato e lo
fissò con occhi divertite:
Ora
che
sei un padre responsabile e un compagno fedele ti posso chiamare ancora
piccolo
mio?
Eragon
sorrise e allungò un braccio per
accarezzarla sotto il mento.
Devo
dire
che è spesso mi ha messo in imbarazzo quel nome, ma ora non
vorrei che mi chiamassi
con nessun altro modo.
Saphira
gorgogliò grata delle sue parole.
Come
sei
diventato saggio!
Eragon rise di
gusto.
***
La
mezzanotte era già passata
da tempo quando Eragon rientrò a casa, si chiuse la porta
alle spalle e si andò
a stendere sul letto. Nel silenzio della notte Arya gli si
affiancò, muovendosi
da sotto le lenzuola.
-
Mi sei mancato - le sussurrò poggiando le
labbra morbide sul suo orecchio. Sentì le sue piccole mani
scivolare sul petto.
Eragon sorrise.
Quello
era stato il suo posto, accanto a Saphira,
ad Arya e alle loro bambine. Il mondo, non era stato quel luogo
perfetto che
aveva creduto un tempo.
Quella
pace che il popolo degli elfi aveva da
sempre auspicato, sarebbe rimasta solo un sogno.
Gli
uomini non avrebbero mai smesso di farsi la
guerra gli uni con gli altri per il solo scopo di acquisire un maggiore
potere;
questa realtà sarebbe stata qualcosa con cui Eragon, suo
malgrado, si sarebbe
sempre dovuto confrontare.
Una
guerra si era appena conclusa, ma un nuovo
conflitto avrebbe primo o poi infiammato nuovamente quelle terre e,
quando
fosse successo, non si sarebbe più combattuta a dorso di
drago.
L'incantesimo
evocato dai draghi tramite Eleonor
era stato un evento senza precedenti per il mondo magico. Con la
dipartita dei
draghi, anche la parte di magia che risiedeva in loro aveva lasciato
questo
mondo per sempre.
Tutti
avrebbero primo o dopo risentito di questa
perdita.
Eragon
avrebbe ancora vissuto una vita lunga e
piena di avventure, come aveva predetto Angela e Murtagh con lui.
Attraverso di
loro si sarebbe ancora parlato dei Cavalieri e dei loro draghi. Ma le
loro
storie si sarebbero perse prima nella nebbia della leggenda e poi in
quella del
mito.
Come
ogni cosa c'era un inizio e una fine e dal
crepuscolo del loro tempo sarebbe sorto un nuovo mondo.
***
Fine
***
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