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Autore: stefy_81    13/08/2023    0 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Salve a  tutti! Siamo arrivati alla fine di questa avventura. Spero che sia piaciuta.
Ogni commento sarà ben accetto!








***

Eragon se ne stava disteso con la schiena contro l'erba fresca. Il cielo sopra di lui si era trasformato in poco tempo passando dai coloro accesi del tramonto a quelli cupi del crepuscolo.

Poteva sentire in lontananza le voci delle gemelle che facevano i capricci per andare a dormire.

- Mamma vogliamo andare a salutare il papà. -
La voce dolce e chiara di Arya lo raggiunse subito dopo
- E va bene, ma fate in fretta. -
Con un sorriso Eragon si alzò da terra e si preparò all'arrivo della valanga che da li a poco lo avrebbe sommerso con abbracci e baci.
- Papà, papa! -
- Con calma! – si affrettò a rimproverarle Arya
- Devi scusarle, sono così testarde! -
aveva iniziato a spiegare l’elfa ma Eragon era già impegnato a tenere una delle due gemelle con un braccio e la seconda con l'altro, lasciandole in sospendere in aria come due sacchi di patate
- Nooo Papà -
- Non è giusto! - risero di gusto le due bambine.
A quella vista Arya roteò i suoi occhi al cielo
- Sei peggio di loro. - Disse fingendo di mostrarsi arrabbiata.
Eragon fece scendere le bambine senza togliere il suo sguardo divertito da Arya. L’elfa scosse la testa e si rivolse direttamente alle bambine riassumendo uno sguardo il più possibile severo.
- Avanti, avevate promesso che una volta salutato vostro padre sareste andate a letto. -
- Va bene, mamma. - Brontolarono all'unisono le gemelle, non molto convinte. Allora Eragon sostenne Arya. - Avete sentito la mamma? - le rimproverò bonariamente il giovane. Al richiamo del padre le bambine scattarono in piedi, gli diedero entrambe un bacio sulla guancia e sgusciarono via come due saette.
- Sei sempre il solito! -
- Ti amo - le fece lui baciandola sulle labbra.
Arya non disse nulla, e lui le accarezzò il volto per baciarlo ancora. Rimasero così uniti ancora per alcuni istanti, poi due vocine giunsero da dentro la casa albero
- Mamma, papà. Siamo pronte! -
Eragon e Arya si guardarono negli occhi scambiandosi un sorriso, poi entrambi si avviarono nella camera da letto delle bambine, dirigendosi ognuno di loro a un letto. Imboccarono loro le coperte e le diedero il bacio della buona notte.
- Notte angeli miei. - Disse Eragon passando prima una mano sulla fronte di Selena e poi di Islanzadi
- Che le stelle possano donarvi un sonno tranquillo. - Aggiunse Arya in un sussurro, usando l’antica lingua.
- Notte mamma, notte papà. -
Poi Eragon abbassò la luce che si affievolì piano prima di spegnersi del tutto, mentre Arya usciva, lui le andò dietro, cingendole i fianchi con le mani.
Eragon posò le sue labbra sulla testa di Arya baciandola e chiuse i suoi occhi. I suoi capelli emanavano un intenso profumo di pino che lo inebriò; assaporò quel momento, ancora per un altro po’.

Quando riaprì gli occhi il suo sguardo cadde sui due fairth appesi alla parete che lui stesso aveva creato, immortalando nella dura superficie di ardesia due scene. In una, il momento in cui i draghi guidati da Guiltar e Keiron si erano librati in volo per fare ritorno nelle Terre Selvagge, nell’altro, lo stesso viaggio intrapreso mesi dopo da Kima Gleadr e Validor.

Erano trascorsi tre anni da quando con Arya avevano preso la decisione di andare a vivere sull’isola di Antàra, dopo che gli elfi l’avevano lasciate per riprendere il loro posto a Zàkhara; quattro anni dalla fine della sanguinosa guerra voluta da Isobel.
Il dolore e le atrocità compiute non sarebbero state dimenticate tanto presto dai suoi abitanti, né da l'una né dall'altra parte, in questo non c’era  nessuna distinzioni tra vinti o vincitori.
Eragon riaprì gli occhi.
Ora che la pace era stata ristabilita e che la terra dei draghi era tornata ad essere protetta della magia degli èldunarì, il segreto del cuore dei cuori sarebbe rimasto protetto per sempre.

Non ci sarebbe stato un nuovo ordine dei cavalieri.

Questa era stata l'ultima decisione dei draghi.

Il legame con il proprio cavaliere non sarebbe stato più legato alla vita dei due compagni ma solo fino a quando la volontà di entrambi non si fosse consumata.

Questo nuovo ordine aveva sostituito il vecchio patto di sangue e aveva fatto sì che Rebekha, Reafly e Katrina tornassero ad Alagaësia salutando per sempre i loro compagni che avevano fatto ritorno nelle Terre Selvagge.

Per lui era stato qualcosa di inimmaginabile che i legami con Gleadr, Kima e Validor potesse dissolversi. Ne aveva parla a lungo con Saphira della possibilità che anche per loro potesse arrivare quel giorno. ma aveva anche imparato da tempo che era inutile domandarsi sul perché della magia dei draghi. Essa agiva sempre nei modi e nelle maniere più imprevedibile.

Arya si sciolse lentamente dalle sue abbraccia, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Si girò prese le sue mani tra le sue lo trascinò fuori.
- Aspettami qui - gli sussurrò, mentre lo sospinse per farlo sedere sopra il tronco di un albero cavo e spariva dietro a uno degli alberi.
Quando ritornò, un sorriso le illuminava il volto
- Wìol ono - (per te) disse porgendogli un piccolo astuccio fatto di legno di cedro.
Alzando un sopracciglio Eragon ci pensò un attimo, poi gli venne in mente che oggi ricorreva l’anniversario del giorno della sua nascita.
- È stata Saphira ad avermi detto la data - ammise lei con un pizzico di malizia nella voce. Eragon corrucciò al fronte e le sorrise.
- Non avresti dovuto. -
Arya scosse la testa e appoggiandosi al suo braccio lo invitò a scoprire il regalo. Eragon si prese il suo tempo per aprire l’astuccio. Spiegò l’invito intorno a una scatola e dentro vi trovò una pietra fatta a ciondolo, lo prese in mano, con delicatezza. Sopra vi era un bassorilievo in miniatura, su una delle due facce, a guisa di effige, il su volto e quello Arya, sull’altro quello delle due gemelle.
Mentre nella fascia laterale, tra le due facce, tutto intorno, si sviluppava la sagoma elegante di Saphira.
Eragon fece scorrere le dita sulle figure e sorrise.
- Ti piace? - chiese Arya mettendogli un braccio intorno alla vita e stringendolo a sé.
- Molto! – Eragon prese il laccio e si infilò la collana, sistemando il ciondolo sopra la casacca. Poi si staccò dolcemente dall'elfa.
- Le sorprese non sono finite. - gli disse lei con dolcezza.

L’elfa lo fece girare e lo bendò con un fazzoletto prima di sospingerlo in avanti con le mani, una sul fianco e l’altra sulla schiena. Eragon si concentrò sul suo odore e si lasciò guidare completamente dalla sua voce. Arya dovette avvertirlo di qualche ostacolo mentre lo faceva avanzare con cautela.

- Scavalca questa radice e abbassa la testa – gli disse Arya imitandolo da dietro.  

- Ci siamo quasi. – detto questo Arya gli sfilò la benda ed Eragon si trovò davanti alla sua Saphira. La dragonessa era placidamente accucciata intenta ad osservare la luna che splendeva nel cielo

Mancava esattamente da sette mesi e dieci giorni. Eragon aveva tenuto il conto dal momento della sua partenza.

- Vi lascio soli – gli sussurrò lei. – Eragon si limitò ad annuire stringendole la mano. Arya gliele lasciò pian piano per poi allontanarsi da lui nell’ombra per tornare a casa.

Sei tornata!

Proruppe Eragon occupando in breve tempo lo spazio che lo separava dalla sua dragonessa. Saphira gorgogliò piano.

Avevi dubbi?

Eragon scosse la testa e la accarezzò sotto il mento

No. Il mio cuore mi dice che il nostro momento non è ancora arrivato.

È lo stesso per me piccolo mio. E fino a quando anche solo uno di noi proverà questo sentimento, Sigmar potrà chiedermi di tornare nelle Terre Selvagge ogni volta che vorrà, io tornerò sempre da te.

Cosa mi dici di Castigo?

Gli occhi di Saphira si velarono di una sottile malinconia. Saphira non avrebbe potuto concretizzare con semplici parole quello che aveva provato nel lasciarlo andare. Così la dragonessa preferì aprire la sua mente a quella del suo cavaliere come non faceva da tempo. Eragon chiuse gli occhi e lasciò che le immagini lo permeassero con la loro forza.

Non pensare nemmeno un minuto che potrei rimpiangere la mia scelta.

D’accordo Saphira non lo farò, ma ora toglimi una curiosità: hai aiutato tu Arya a creare il ciondolo?

Saphira gorgogliò come in una risata.

Arya ha avuto l'idea io gli ho dato solo una zampa alla fine.

Certo.

Eragon sorrise e si accoccolò alla dragonessa che oramai aveva raggiunto le dimensioni di un drago adulto.
Rimasero fermi così per un tempo indefiniti, poi accanto a lui Saphira piegò la testa da un lato e lo fissò con occhi divertite:
Ora che sei un padre responsabile e un compagno fedele ti posso chiamare ancora piccolo mio?
Eragon sorrise e allungò un braccio per accarezzarla sotto il mento.
Devo dire che è spesso mi ha messo in imbarazzo quel nome, ma ora non vorrei che mi chiamassi con nessun altro modo.
Saphira gorgogliò grata delle sue parole.
Come sei diventato saggio! Eragon rise di gusto.


***

La mezzanotte era già passata da tempo quando Eragon rientrò a casa, si chiuse la porta alle spalle e si andò a stendere sul letto. Nel silenzio della notte Arya gli si affiancò, muovendosi da sotto le lenzuola.
- Mi sei mancato - le sussurrò poggiando le labbra morbide sul suo orecchio. Sentì le sue piccole mani scivolare sul petto. Eragon sorrise.
Quello era stato il suo posto, accanto a Saphira, ad Arya e alle loro bambine. Il mondo, non era stato quel luogo perfetto che aveva creduto un tempo.
Quella pace che il popolo degli elfi aveva da sempre auspicato, sarebbe rimasta solo un sogno.
Gli uomini non avrebbero mai smesso di farsi la guerra gli uni con gli altri per il solo scopo di acquisire un maggiore potere; questa realtà sarebbe stata qualcosa con cui Eragon, suo malgrado, si sarebbe sempre dovuto confrontare.
Una guerra si era appena conclusa, ma un nuovo conflitto avrebbe primo o poi infiammato nuovamente quelle terre e, quando fosse successo, non si sarebbe più combattuta a dorso di drago.
L'incantesimo evocato dai draghi tramite Eleonor era stato un evento senza precedenti per il mondo magico. Con la dipartita dei draghi, anche la parte di magia che risiedeva in loro aveva lasciato questo mondo per sempre.
Tutti avrebbero primo o dopo risentito di questa perdita.
Eragon avrebbe ancora vissuto una vita lunga e piena di avventure, come aveva predetto Angela e Murtagh con lui. Attraverso di loro si sarebbe ancora parlato dei Cavalieri e dei loro draghi. Ma le loro storie si sarebbero perse prima nella nebbia della leggenda e poi in quella del mito.
Come ogni cosa c'era un inizio e una fine e dal crepuscolo del loro tempo sarebbe sorto un nuovo mondo.



***
Fine
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