July
•
Sto frignando come una bambina. Tengo tantissimo a questa OS e non so
nemmeno spiegarvi come mai, so solo che appena mi è venuta in
mente l'idea ho pensato “okay, sto forse per scrivere o una tra
le storie più geniali mai partorite dalla mia testa o la
più grande cafonata della mia vita”, quindi vi lascio
immaginare quanto io sia agitata a riguardo.
•
Non ho specificato nello specchietto che tipo di AU è
perché nemmeno io lo so. O meglio, ho delle idee a riguardo, ma
preferisco parlarvene a fine storia, così evito anche di
fare spoiler indesiderati.
Spero con tutta me stessa che
questa storia sia di vostro gradimento… non fatevi problemi a
dirmi cosa ne pensate, anche se dovessero essere pareri negativi.
Vi auguro buona lettura — e finalmente abbiamo il POV di Ryoken!
July: Stars
Prompt forum: L'estate ha messo tutto il suo cielo dentro il tuo palmo. Ti tocco, e sai di luce. (Fabrizio Caramagna) (Themed Challenge – Summer Edition)
Rating: Giallo
Generi: Introspettivo, Romantico, Triste
Note: ???!AU, POV Ryoken
Avvertimenti: Tematiche delicate (accennate)
Stelle sporche e impolverate
1
«Yusaku, sei pronto?»
C'era
un'elettricità particolare che vibrava nell'aria, quella sera.
Tanti guizzi incandescenti di gioia e spensieratezza impossibili da
quantificare rendevano l'intera atmosfera magica e indimenticabile,
nonostante l'appuntamento fosse appena all'inizio.
Ryoken non provava
emozioni simili da un po'. Non perché la sua storia d'amore
fosse in procinto di naufragare da un momento all'altro — anzi,
era l'esatto opposto, si ergeva forte e solida come un grande scoglio
che le onde del mare levigavano costantemente con il loro sbatacchiare
testardo —, bensì perché dopo tanto tempo sentiva
che avrebbe finalmente realizzato un sogno che Yusaku si portava dietro
fin da quando era bambino.
Sapere di essere a
un passo dalla concretizzazione di quel desiderio che l'avrebbe reso,
con ogni probabilità, il ragazzo più felice dell'intero
pianeta, fece provare qualcosa a Ryoken all'altezza del petto che non
seppe spiegarsi, ma che non poté non definire incantevole.
«Sì, arrivo!» rispose Yusaku, intento a scendere le
scale. Indossava una semplice camicia bianca e dei pantaloncini blu
scuro abbinati alle scarpe del medesimo colore, eppure Ryoken, mentre
lo osservava avvicinarsi a lui sempre più, pensò che
fosse bellissimo.
«Devo davvero tenere gli occhi chiusi per tutto il
viaggio?» domandò poi Yusaku, che a quanto pareva doveva
ancora realizzare la veridicità di quel dettaglio.
«Sì, perché la destinazione è una sorpresa. E poi perché se qualcuno
dovesse vederti in macchina bendato penserà che ti abbia rapito
per portarti chissà dove» disse Ryoken, mentre prendeva le
chiavi della macchina poggiate sul tavolo del salotto. In realtà
aveva prenotato l'intera zona a suo nome per quella serata, quindi era
praticamente impossibile che qualcuno potesse anche solo lontanamente pensare
di voler fare un giretto lì, ma l'idea di guidare con Yusaku
bendato seduto accanto a lui era così strana che non voleva
nemmeno contemplarla.
«Se avessi voluto rapirmi per portarmi chissà dove, mi
avresti rinchiuso nel bagagliaio» commentò Yusaku con una
punta di malizia nel tono di voce. «Così non avrei cercato
di scappare».
Ryoken stette al
gioco e un sorrisetto furbo gli incurvò le labbra.
«Perché, vorresti forse scappare da me?»
Yusaku era
già lì, pronto ad avvolgere le braccia attorno al suo
collo e unire le labbra alle sue quando disse: «Mai nella
vita».
Ryoken ne fu grato.
Di tutto, di ogni istante trascorso con Yusaku e di ogni dimostrazione
d'amore che li portava a sentirsi ancora più uniti in quel mondo
che aveva iniziato a girare al contrario ormai da tempo immemore.
Inoltre, ora
più che mai doveva assolutamente distogliere l'attenzione di
Yusaku dal bagagliaio dell'auto poiché lì vi erano
riposti con estrema cura il cestino da pic-nic, l'immenso telo da mare
e i morbidi cuscini per la serata.
La loro serata,
quella che Ryoken stava ormai organizzando da mesi interi per rendere
felice l'unica persona che per lui contava nell'universo intero, la
sola in grado di rendere ogni istante di esistenza degno di essere
vissuto.
Non era ancora
arrivato il momento di crollare. Non quella notte, dove si sarebbero
persi in una parola a loro estranea, ma che in tempi ormai andati aveva
dato il significato a un sacco di cose ed eventi meravigliosi.
(Normalità).
2
Ryoken non guidava
spesso, ma quando ciò accadeva, il più delle volte Yusaku
si trovava seduto al suo fianco, proprio come in quel caso. Certo,
quella era una circostanza alquanto particolare, visto e considerato
che Yusaku aveva gli occhi perennemente chiusi e pareva quasi stesse
dormendo, sfinito da un lungo viaggio che in realtà era appena
cominciato.
Fortuna voleva che
la meta non distasse molto da casa loro e, dato che la strada era del
tutto libera, non avrebbero impiegato troppo tempo a raggiungere il
mare.
Yusaku ancora non lo sapeva e forse nemmeno nei suoi sogni più rosei l'avrebbe mai intuito. Eppure si stavano davvero
recando al mare e avrebbero finalmente trascorso una serata romantica
in un piccolo angolo di paradiso che Ryoken aveva curato nei minimi
dettagli. Avrebbe voluto tanto coinvolgere anche Yusaku in quel
progetto, ma così facendo avrebbe dovuto rinunciare alla
sorpresa… quindi sperò con tutto se stesso di aver svolto
un buon lavoro, anche perché il regalo più grande non
sarebbe stata l'acqua limpida e cristallina del mare, bensì
ciò che vi si rifletteva in superfice con incredibile
maestosità.
(Ryoken
era rimasto folgorato dall'effetto finale e se questo aveva sconvolto
interiormente lui, non immaginava che impatto avrebbe avuto su Yusaku,
che non sospettava proprio nulla).
Colto da un lampo di
eccitazione, allungò la mano libera in direzione di Yusaku,
poggiandola sulla sua coscia e stringendola appena. Il ragazzo
ricambiò la stretta e rilassò i muscoli, il sorriso che
gli affiorava placido sulle labbra e gli occhi sempre chiusi.
Era tutto bellissimo. Assolutamente perfetto.
3
«Siamo arrivati. Però non aprire ancora gli occhi, okay?»
«Oh, va bene. Ryoken…»
«Sì?»
«Non sto sognando, vero? Quello che sento è proprio il rumore delle onde del mare?»
Aveva cercato di
mantenere un tono di voce assolutamente tranquillo e neutrale, ma era
palese quanto Yusaku si stesse emozionando via via sempre più.
Ryoken si slacciò la cintura e si sporse verso di lui,
baciandolo solo per pochi istanti che a modo loro significavano tutto.
«Aspettami qui. Non ci metterò molto».
Yusaku annuì,
le labbra che tremavano appena e il cuore che martellava nel petto,
all'unisono di quello di Ryoken, il quale per un attimo trovò
difficile persino scendere dall'auto a causa del subbuglio di emozioni
che si erano fatte strada nel suo corpo.
Cercò di
sistemare tutto il più velocemente possibile senza però
fare danni. L'ultima cosa che voleva era rovinare la serata a causa
della fretta ma, al contempo, non voleva nemmeno far attendere a Yusaku
un solo minuto in più. Si concesse giusto un breve istante per
osservare il risultato finale del suo operato e poi tornò da
Yusaku, aprendogli la portiera dell'auto.
«Manca poco» gli disse, aiutandolo a scendere. Subito dopo
lo prese per mano e lo condusse verso la spiaggia, lontano dal duro
asfalto, sorridendo nell'avvertire un piccolo sussulto evadere dalle
labbra di Yusaku quando la suola delle scarpe affondò per la
prima volta nella rena tiepida e morbida.
«Siamo arrivati» disse infine, le labbra nuovamente
incurvate in un sorriso alla vista delle loro orme sulla sabbia, tangibili e realistiche — dopotutto non c'era da stupirsi, aveva curato ogni minimo dettaglio.
«Posso aprire gli occhi?» domandò Yusaku.
«Sì».
(Ciò
che avvenne dopo fu così bello che Ryoken non poté fare a
meno di pensare quanto fosse fortunato a essere l'unico testimone
della nascita di una stella).
4
Se qualcuno gli
avesse chiesto di parafrasare la nascita di una stella nel modo
più romantico possibile, cancellando dunque l'oggettività
della scienza e della sua costante evoluzione, Ryoken avrebbe
sicuramente detto che una nuova stella nasce ogni volta che Yusaku
sorride e i suoi occhi verdi si illuminano di sconfinata meraviglia.
Non era la prima volta che Yusaku si emozionava davanti a lui; a dirla
tutta, Ryoken era l'unica persona al mondo che aveva il privilegio di
ammirarlo nella sua interezza, sensibilità compresa, e sapeva
quanto Yusaku preferisse tenere per sé certe sensazioni che non
esternava quasi mai davanti a degli sconosciuti.
Essere spettatore e
al contempo artefice di tutto quell'incanto lo fece sentire ancora una
volta l'essere umano più fortunato e felice del pianeta. Ma in
quanto a felicità, Yusaku si stava ora dimostrando un degno
avversario: in un primo momento, dopo aver aperto lentamente gli occhi,
era rimasto fermo e immobile a osservare il sottile telo da mare steso
sulla rena con al centro il cestino da pic-nic e tutt'intorno i cuscini
morbidi dalle tonalità verde acqua e già questo di per
sé bastò a scatenargli nelle iridi un'esplosione dietro
l'altra di supernovae e nebulose, ma non fu niente, proprio niente
in confronto al richiamo del mare e poi, subito dopo, a quello del
cielo. Le piccole e timide onde salate lo portarono a voltare il capo e
a perdersi in quel concerto di acqua fresca e limpida che rifletteva
sulla sua superficie cristallina il vero ospite d'onore di quella
serata; fu infatti quando Yusaku alzò lo sguardo verso il cielo
che ogni cosa, anche il più piccolo granello di sabbia, si
riallineò perfettamente nell'universo, nel suo luogo di
appartenenza, ristabilendo qualsiasi tipo di equilibrio per permettere
al caos di un singolo essere umano di strabordare ed esplodere in
miliardi di coriandoli colorati e impazziti.
«Oh cielo…»
riuscì solo a dire, prima di portare le mani alla bocca e
serrarla con decisione, gli occhi sgranati quasi oltre il limite
consentito e milioni di anni di storia dell'universo che si
riflettevano nelle sue iridi lucide.
Era, con ogni probabilità, lo spettacolo più bello e incantevole al quale Ryoken avesse mai assistito
(e non si riferiva al cielo, bensì a Yusaku).
Il firmamento era splendido, non poteva certo negarlo, ma Yusaku.
Il ragazzo che si trovava accanto a lui possedeva una bellezza tutta
sua, qualcosa che andava oltre l'unione delle costellazioni o
l'esplosione di una supernova. Bastava solo sfiorarlo e perdersi nei
suoi occhi per un istante ed ecco che tutta la sua luce, così
calda e pura, leniva ogni ferita e sussurrava al cuore con dolcezza.
Ryoken non esagerava nel dire che Yusaku era tutto ciò che
ancora lo teneva in vita. E proprio per questo, per lui e per nessun
altro, avrebbe anche fatto l'impossibile, come quella notte.
(Così,
se il sogno più intimo di Yusaku era sempre stato quello di
ammirare il cielo stellato in una notte d'estate, Ryoken lo avrebbe
esaudito. E se questo significava fare dei sacrifici, lui li avrebbe
fatti. E li aveva fatti).
Impiegò
qualche attimo a realizzare cosa stesse accadendo: fino a poco prima
stava ammirando la reazione di Yusaku alla vista del cielo stellato e
subito dopo si ritrovò il corpo del ragazzo a stretto contatto
col suo, allacciati in un abbraccio forte, sentito, pregno di amore
incondizionato.
Yusaku tremava. Non
per il freddo inesistente di quella serata, ma perché i singulti
avevano iniziato a sconquassargli i muscoli e le lacrime salate come il
mare a rigargli le gote.
«Scusami…» sussurrò tra un singulto e
l'altro. «Non riesco a smettere di piangere, è più
forte di me…»
Ryoken ricambiò l'abbraccio, stringendolo forte a sé e sorreggendolo con tutte le sue forze. Percepiva tutto:
il corpo tremebondo di Yusaku che cercava disperatamente un sostegno,
il suo profumo delicato, le lacrime che dalle gote si adagiavano sulla
camicia azzurrina di Ryoken, all'altezza della spalla…
normalmente avrebbe fatto di tutto per asciugargli le lacrime e
aiutarlo a smettere di piangere, ma non in quel caso.
«Finché sono lacrime di gioia puoi piangere quanto vuoi, Yusaku».
5
Dopo che Yusaku si
fu calmato, presero entrambi posto sul telo da mare, seduti l'uno
accanto all'altro. Ryoken aprì il cestino da pic-nic e ne
estrasse il contenuto. Tra cibo e bevande vi erano onigiri, tamagoyaki,
karaage, takoyaki, dango e bibite fruttate.
«È tutto…?»
«Commestibile? Spero di sì».
Yusaku si
lasciò andare a un risolino leggero. «Non mi riferisco a
quello. So che cucini bene. Intendevo…»
E prese un onigiri, rigirandoselo tra le mani. «È tutto reale?»
Ryoken fece il finto
offeso. «Credi davvero che abbia cucinato tutto questo
bendidìo solo per fare scena?» domandò, una mano
sul petto e lo sguardo falsamente risentito.
In tutta risposta,
Yusaku addentò l'onigiri che aveva in mano e negò con un
movimento deciso del capo. Poi masticò diverse volte e
più lo faceva, più i suoi occhi si spalancavano per la
sorpresa.
Era rimasto sorpreso
anche Ryoken quando, diverse settimane addietro, aveva assaggiato una
zuppa thailandese con pollo e cocco ed era riuscito a percepire tutto
quanto. Certo, una volta tornato a casa il senso di sazietà e il
sapore raffinato della zuppa si erano dileguati, quasi come se non
fossero mai esistiti, ma almeno lì potevano infondere un po' di conforto in chi desiderava trascorrere parte del proprio tempo nella pace più assoluta.
Questo però gli altri ancora non lo sapevano. E per gli altri intendeva il resto del mondo.
A Yusaku non avrebbe fatto piacere, sicuro come il sole che sorge a est anche se non lo si può vedere, ma Ryoken sapeva che lui sapeva.
E Yusaku ormai sapeva che per Ryoken lui era la sua unica
priorità in quel mondo accartocciato su se stesso, quindi doveva
imparare a farsene una ragione.
(Prima
il singolo, poi il gruppo. Soprattutto se per Ryoken il singolo —
Yusaku — era più importante del gruppo intero).
6
Mangiarono e
parlarono del più e del meno per un tempo indefinito. Poi si
stesero sul telo, con le teste poggiate sui morbidi cuscini e le dita
delle loro mani intrecciate. Per diversi minuti ammirarono in silenzio
il cielo stellato, persi chissà dove, in altri mondi ancora,
poi qualcosa si mosse in quel coacervo di luci e gemme preziose,
facendoli entrambi sussultare. Era stato fuggevole e inaspettato,
qualcosa in cui Ryoken non sperava nemmeno più poiché era
convinto di aver sbagliato qualche calcolo, e invece alla fine
arrivò, cogliendolo impreparato ma rendendolo comunque felice.
«Era… una stella cadente?» domandò Yusaku in
un sussurro, e la sua mano strinse un po' più forte quella di
Ryoken.
«Sì» rispose, ricambiando la stretta. «Esprimi un desiderio».
Yusaku chiuse gli occhi, ma solo per una frazione di secondo. Li riaprì subito dopo, voltando il capo verso di lui.
«Sai cosa desidero» disse con fermezza, guardandolo dritto negli occhi.
Ryoken ridusse i
suoi a due fessure. «Ti preoccupi troppo per chi non si è
mai preoccupato per te» proferì con un tono di voce forse
un po' più duro di quanto si aspettasse, ma che non corresse.
«Se tu condividessi di più i tuoi progressi col mondo—»
«Sei tu il mio mondo. Tu e nessun altro».
A quelle parole,
Yusaku ammutolì e non riuscì a frenare il rossore che
andava via via ad accentuarsi sulle gote. Si morse il labbro inferiore
e Ryoken intuì che stava disperatamente cercando
un'argomentazione valida per contestare quella che era una
dichiarazione d'amore sotto tutti i punti di vista. E non perché
rifiutasse l'amore di Ryoken — stavano insieme da anni ed erano a
tutti gli effetti compagni per la vita —, ma perché aveva
ormai da tempo preso a cuore le sorti di tutti quanti e voleva che anche gli altri potessero godere delle sue stesse fortune.
«Non tutti gli esseri umani sono malvagi» disse infine, deglutendo a fatica.
«Lo so. Ma pensa a tutti quelli che invece ogni giorno tentano
nei modi più subdoli di portarci via tutto ciò che
abbiamo costruito insieme.
Chi ti dice che a espandere a livello globale le nostre ricerche e
conquiste poi non saremo sopraffatti da chi ne vorrà sempre di
più? E poi…»
(il ricordo faceva ancora male, nonostante non conoscesse di persona le vittime)
«… sai che ho iniziato a limitare le zone accessibili al
resto del mondo perché altrimenti in molti altri avrebbero
iniziato a voler rimanere qui, senza più tornare a casa. Ti
ricordi la donna che aveva perso il figlio e che poteva rivederlo solo
nella Sezione dei Ricordi? Non si è più ripresa e ormai
non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione. E
potrei elencarti altri casi, tanto gli esiti sarebbero sempre gli
stessi».
Yusaku non demorse.
«E non è forse per questo che ci sono io a impedire che
tutto ciò accada di nuovo? È il mio lavoro e considerando
il mio stipendio che va in base ai risultati che porto a casa, direi
che non sono poi così male come hacker, non trovi? E poi, con le
nuove misure di sicurezza che ho messo a punto, sarà impossibile
rimanere bloccati qui, anche per quelli più disperati».
Aveva ragione. Da
questo punto di vista, Ryoken non aveva nulla da ridire: Yusaku era un
hacker formidabile ed era soprattutto grazie a lui se per anni interi
nessuno era mai riuscito a distruggere tutto il lavoro che il padre di
Ryoken aveva lasciato in eredità, un lavoro che Ryoken
perfezionava e ampliava ininterrottamente tutti i giorni.
Poi gli tornò
in mente un dettaglio di cui Yusaku aveva evidentemente ritenuto
opportuno non informarlo e decise di colpire lì: «A
proposito del tuo lavoro, come mai qualche giorno fa hai cercato di
hackerare la mia area personale nel database?»
Yusaku si
irrigidì, poi distolse lo sguardo. «Non so di cosa tu stia
parlando» mentì spudoratamente, e Ryoken provò il
forte impulso di baciarlo nonostante stessero discutendo di qualcosa di
molto, molto importante.
«Ti rinfresco la memoria, allora: hai cercato di impossessarti
dei miei referti medici degli ultimi tre mesi, Playmaker».
Yusaku
assottigliò lo sguardo. «Noto che nel corso del tempo non
hai smesso di essere un eccellente hacker anche tu, Revolver. Hai spulciato i miei registri?»
«Precisamente». Ryoken si avvicinò di qualche
centimetro e gli poggiò una mano sulla gota arrossata. «Ti
avevo già detto che stavo bene e tuttora sto bene. Perché
hai comunque voluto indagare?»
Le labbra di Yusaku
tremarono appena e i suoi occhi si velarono di lacrime.
«Perché continuavi a ripetermelo nonostante giorno dopo
giorno fossi sempre più stanco e debilitato. Temevo ti fosse
arrivata una lettera grigia o addirittura viola e… non immaginavo stessi lavorando a tutto questo, come potevo?»
Fu lì che
Ryoken realizzò quanto non coinvolgere Yusaku nel progetto fosse
stato in parte un errore: pur di fare le cose in grande, aveva
trascurato la propria salute senza neanche rendersene conto e questo
l'aveva fatto preoccupare; Yusaku non aveva certo tentato di hackerare
i suoi referti medici con cattive intenzioni, anzi, aveva agito in un
abbrivo dettato dall'apprensione.
E Ryoken, nello
stesso, medesimo istante, provò due emozioni contrastanti ma
che, al contempo, si tenevano saldamente per mano: senso di colpa e
amore incondizionato nei confronti del ragazzo steso accanto a lui che
aveva ricominciato a piangere
(e questa volta erano lacrime che doveva a tutti i costi cancellare dal suo volto).
Si avvicinò
ancora di più, attirandolo a sé e baciandogli il capo.
Lasciò che si sfogasse e che si liberasse di tutta la tensione
che aveva accumulato nell'ultimo periodo, poi con garbo gli
asciugò le lacrime e lo guardò con una punta di tristezza
negli occhi.
«Perdonami» disse, sfiorandogli le labbra con le proprie,
«non volevo farti preoccupare».
Poi sospirò e
proseguì, sforzandosi non poco: «Uno di questi giorni
accederai al pannello di controllo di questa sezione per dare
un'occhiata, okay? Così mi dirai se le misure di sicurezza che
ho adottato sono adeguate per quando… sì, insomma, per
quando sarà aperta al pubblico, va bene?»
Gli occhi di Yusaku brillarono tanto quanto le innumerevoli stelle incastonate nel cielo di velluto.
«Davvero?» domandò, trattenendo a stento l'emozione.
«Davvero» confermò Ryoken, e subito dopo si
ritrovò coinvolto in uno tra i baci più belli della sua
vita.
(Dolce, sentito, traboccante d'amore).
(Riuscì a percepire tutto quanto. E per un attimo ebbe un fremito).
7
«Ryoken… credi che… ecco, credi che possiamo entrare in acqua?»
Ryoken non aveva
pensato a quell'eventualità, ma la domanda di Yusaku gli fece
comunque incurvare le labbra in un sorriso. Erano ancora stesi sul
telo, l'uno accanto all'altro, intenti a scambiarsi effusioni —
il ritratto perfetto nel quale Ryoken si era crogiolato per mesi interi
mentre organizzava ogni cosa.
«Credo di sì» rispose, e non lo disse per
accontentarlo o per illuderlo con false speranze, bensì
perché l'oggettività della scienza era tornata a bussare
alle porte del suo inconscio con una lunga lista di codici ed equazioni
che stava sciorinando senza sosta, e lui che la osservava dietro il
vetro di una finestra con la tendina lievemente spostata sentì
che poteva fidarsi. Poteva fidarsi dei suoi calcoli e
dell'imprevedibilità che quella decisione avrebbe portato con
sé senza temere alcun effetto negativo su di lui e su Yusaku
— soprattutto su Yusaku.
Certo, se fosse
andata male, al massimo non avrebbero avvertito nulla e questo forse
sarebbe stato peggio di qualsiasi altro effetto collaterale pur non
provocando danni a livello fisico: essere in acqua ma al contempo non
esserci, essere circondati da una distesa limpida e cristallina che
però non esiste, inconsistente come il fumo.
Era una scommessa, ma Ryoken sentiva che potevano vincerla. Insieme avrebbero vinto sempre.
«Possiamo provare ad avvicinarci e sentire com'è la sabbia
lì dove le onde si ritirano» propose. «Questo vuoi
farlo prima o dopo esserci spogliati? Perché sai, non avevo
preso in considerazione questa cosa e non ho portato dietro alcun
costume».
Yusaku
arrossì appena. «Vuoi forse andare già al
sodo?» celiò, un sorrisetto furbo stampato in volto.
«Non mi dispiacerebbe, lo ammetto» rispose Ryoken,
ricevendo di rimando un colpetto sulla spalla da parte di Yusaku che lo
fece ridacchiare. «Anche se… concordi con me nel dire che
farlo qui sarebbe un po'…»
«Strano» concluse Yusaku al posto suo, e Ryoken annuì.
«Fin troppo».
«Però… una volta tornati a casa…»
disse Yusaku, lasciando la frase in sospeso con un'alzatina di spalle.
Ryoken ridacchiò ancora. «Ah, poi sarei io quello che vuole andare subito al sodo?»
8
Fu strano. Proprio
strano, misterioso e inspiegabile. L'acqua era fresca, una vera e
propria panacea per il corpo e se Ryoken avesse avuto la
possibilità di rimanere lì, in piedi fin dove toccava tra
quella distesa limpida e immensa con Yusaku stretto a sé, l'avrebbe
fatto. Scoprì in un istante che quella sarebbe stata la fine
più dolce tra tutte, il connubio perfetto tra il calore del
corpo di Yusaku e l'acqua più fredda, i loro sguardi incrociati,
poi le loro labbra unite.
L'acqua salata lo
avvolgeva allo stesso modo in cui i suoi pensieri vorticavano senza
sosta nella testa. Ripensò a tutta la strada che lui e Yusaku
avevano fatto per arrivare fino a lì, a quel preciso momento; a
come il suo operato, l'eredità che gli aveva lasciato suo padre,
fosse stato sia una benedizione che una maledizione per gli esseri
umani rimasti.
Kiyoshi Kogami se ne
era andato senza accettare la presenza di Yusaku nella vita del figlio,
ma era innegabile che avesse fatto di tutto per salvare un mondo ormai
sull'orlo della distruzione. Così, nonostante in punto di morte
fossero ormai ai ferri corti, Ryoken gli aveva promesso che avrebbe
portato avanti il suo operato e che si sarebbe spinto oltre i propri
limiti pur di perfezionarlo e farlo evolvere ulteriormente.
Alcune volte i
brividi lo coglievano di sorpresa, soprattutto quando pensava a quanta
gente malintenzionata desiderasse impossessarsi di ogni loro fatica
già confezionata e pronta per l'uso: senza muovere un dito,
semplicemente appropriandosi di qualcosa che era costato mesi di
lavoro, di calcoli e simulazioni per poi rivenderlo a prezzi
esorbitanti a tutti i disperati che desideravano solo qualche attimo di
tregua, come la donna che aveva perso il figlio ventenne sei giorni
dopo aver ricevuto la lettera nera.
(Fragile. Era un mondo troppo fragile, pronto a sgretolarsi da un momento all'altro).
Ryoken si
domandò cosa fosse passato per la testa dei loro antenati per
arrivare a un simile punto di non ritorno; a pretendere e basta, senza
dare mai nulla in cambio, fino a volere troppo, strappare e sradicare e
prosciugare e sperperare e inquinare e distruggere la propria casa. Ed
ecco il risultato: la persona che amava era nata in un mondo in cui era
impossibile ammirare il cielo stellato nelle notti d'estate.
(È tutta colpa vostra).
(Vi odio, vi odio, vi odio).
Ryoken aveva giurato
davanti al mondo intero che avrebbe impiegato ogni sua risorsa non per
salvarlo — riguardo quello, purtroppo, non aveva le
facoltà necessarie per adempiere a una simile
responsabilità —, ma quantomeno per non farlo sprofondare
ulteriormente nel baratro assoluto. Che avrebbe creato un luogo ideale
per ogni essere umano rimasto in grado di scacciare, anche se solo per
poche ore al giorno, il dolore di abitare in un pianeta oramai
inospitale.
Aveva mentito. Aveva
mentito spudoratamente, perché l'unica persona a cui aveva
pensato, mentre pronunciava quelle parole tanto solenni, era Yusaku. Il
mondo sarebbe anche potuto sparire, esplodere, accartocciarsi su se
stesso, ma Yusaku.
Era un'epoca
spietata, quella in cui erano nati. Un'epoca che ti metteva di fronte
al dolore della vita, un miracolo trasformato in condanna, e bisognava
fare delle scelte sempre, in ogni momento, tutte quante sofferte.
Ryoken la sua scelta
l'aveva fatta più di dieci anni addietro, ed era il ragazzo dai
bellissimi occhi verdi che ora teneva in braccio nell'acqua del mare.
Aveva preso la
patente pur sapendo che fuori da lì non avrebbe mai potuto
guidare un'auto, pena l'ergastolo; e l'aveva fatto perché un
tempo, chissà quanti decenni o secoli addietro, era la
normalità: amore sali in macchina che ho una sorpresa per te.
Lui non sapeva cosa significasse pronunciare parole simili, al di fuori
di quel mondo fatto di codici, sistemi ed equazioni. Di come era stato
un tempo il suo pianeta ora squarciato a metà, lui non sapeva
proprio nulla.
Mesi addietro era stato il suo
ventinovesimo compleanno e quelli che dovevano essere gli anni migliori
della sua vita erano stati tali solo grazie a Yusaku, alla sua presenza
e al suo amore; per il resto, era stato tutto un coacervo informe di
perdite e dolore, decisioni e responsabilità troppo importanti
per un giovane della sua età e la triste consapevolezza che
l'essere umano, nonostante tutto, non sarebbe mai cambiato, pretendendo
e basta, senza mai fare qualcosa di concreto per moderarsi.
A un tratto si
sentì impotente, completamente prosciugato e privato di ogni
briciolo di energia. Alla deriva, pronto a marcire con estenuante
lentezza, un relitto sventrato e privo di anima.
(Era disperato).
Non era abbastanza. Non era mai abbastanza, avrebbe potuto fare molto di più. Stava per affogare, stava per affogare, stava per affogare…
«Grazie» disse Yusaku all'improvviso, riportandolo a galla.
«Per cosa?»
«Per tutto questo. Guardati intorno: sembra che le stelle stiano nuotando attorno noi».
Ryoken voltò
il capo a destra e sinistra e un moto di infinita dolcezza gli invase
il cuore: era come essere circondati da miliardi e miliardi di
pesciolini luminescenti che ondeggiavano intorno a loro. Si
sentì un po' rincuorato.
«Avrei voluto fare di più» ammise, ancora in parte sopraffatto dalle brutte emozioni.
«Scherzi?» gli domandò Yusaku, sinceramente stupefatto da quell'affermazione. «Tutto questo
ti sembra poco? Mi hai portato al mare a vedere le stelle, ti rendi
conto? Da quanti decenni, se non secoli, l'essere umano non assiste
più a uno spettacolo simile? L'acqua è fresca e
così limpida che la sua superficie rispecchia perfettamente
ciò che accade in cielo. Mi sembra davvero di nuotare tra le
stelle… non è poco, Ryoken. È la cosa più
bella di questo dannato mondo».
Ryoken avrebbe
voluto replicare in mille modi differenti. Dirgli che questa sarebbe
dovuta essere la normalità se solo i loro antenati non fossero
stati tanto egoisti; che portarlo al mare a vedere le stelle era
qualcosa che aveva giurato a se stesso di fare là fuori e non qui, dove tutto era artefatto, una realtà bellissima ma al contempo fasulla; che le stelle là fuori
esistevano ancora, ma erano ormai da tempo coperte da una coltre spessa
e nera come la pece che impediva loro di brillare e farsi ammirare
dall'uomo.
(Erano stelle sporche e impolverate, violate nell'anima, ormai distrutte per sempre).
Ma non disse niente di tutto ciò. Perché Yusaku era felice di quel dono e allora andava bene così.
Si limitò a poggiare le labbra sulle sue e a baciarlo come mai aveva fatto prima. A dirgli tacitamente “sei tutto ciò che di più prezioso mi è rimasto”.
9
«Possiamo disconnetterci direttamente qui? Tanto una volta
tornati a casa saremo vestiti e perfettamente asciutti…»
«Credo che un tempo i bambini facessero i capricci proprio per
restare in acqua il più possibile».
Yusaku gonfiò le guance — proprio come un bambino — e distolse lo sguardo.
«Non ti parlo più» borbottò, e Ryoken non
poté fare a meno di ridere, stringendolo più forte a
sé. «Tutto quello che desideri».
Pizzicò il
vuoto con l'indice due volte e una schermata apparve alle spalle di
Yusaku. Ryoken selezionò entrambi i loro nomi e poi, prima che
tutto diventasse nero e le loro mani tornassero a tastare i braccioli
delle poltrone sulle quali si erano seduti solo poche ore addietro,
premette sulla scritta LOG OUT.
10
Fujiki Yusaku: parametri vitali stabili.
Kogami Ryoken: parametri vitali stabili.
VRAINS vi ringrazia
per aver trascorso le ultime 3 ore, 27 minuti e 32 secondi del 23
luglio 3.405 all'interno della Sezione Speciale numero 96 non ancora
accessibile al pubblico.
Livello di sicurezza della Sezione: 400% — estremamente elevato.
Disconnessione in corso.
Attendere, prego.
Numero attuale della popolazione mondiale: 1.256.347.825
Numero di nascite odierne: 37
Numero di decessi odierni: 2.342
Numero di specie animali estinte oggi: 10
Gradi centigradi attuali: 57
Gradi centigradi percepiti: 62
Tasso di inquinamento odierno: 85%
Disconnessione in corso.
Attendere, prego.
VRAINS vi ricorda
che è tassativamente vietato guidare veicoli o svolgere
qualsiasi tipo di attività altamente inquinante per l'ambiente,
l'essere umano e le specie animali non ancora estinte al di fuori di
qui.
VRAINS confida nella collaborazione di ognuno per mantenere l'equilibrio e la pace nel mondo.
VRAINS vi ricorda
che il primo di ogni mese è assolutamente necessario recarsi
nelle strutture ospedaliere per i consueti esami e controlli medici.
Chiunque si ritrovi
impossibilitato a recarsi nella struttura ospedaliera più vicina
alla propria abitazione, può richiedere il servizio a domicilio.
VRAINS ci tiene
inoltre a fare un riepilogo dei diversi tipi di lettere che potreste
ricevere a seguito dei controlli e degli esami medici conseguiti:
Lettera bianca: nessun problema riscontrato
Lettera grigia: necessità di ulteriori controlli
Lettera viola: riscontrato problema grave, necessità immediata di recarsi in ospedale per iniziare le dovute cure
Lettera nera: diagnosticato tumore o malattia mortale, quasi sempre incurabile
Disconnessione tra tre, due, uno…
VRAINS vi augura un buon ritorno alla realtà.
N.d.A.
• Ebbene… sì.
Questa OS è una Future/End
of the World/Post-Apocalypse!AU, e tutto ciò che di più
tremendo possa esserci al mondo.
In parole povere: ci troviamo in un
futuro lontano in cui il mondo è ormai agli sgoccioli,
l'inquinamento regna sovrano, la popolazione è quasi ridotta
all'osso (attualmente siamo in otto miliardi e in questa storia siamo a
poco più di un miliardo), i decessi giornalieri sono in numero
nettamente maggiore rispetto alle nascite, tantissime specie animali
sono ormai estinte e il rischio di morire per tumori o malattie dovute
al troppo inquinamento è sempre dietro l'angolo.
In tutto questo, Ryoken e Yusaku
cercano di fare del loro meglio per aiutare la popolazione rimasta con
il progetto di realtà virtuale lasciato dal padre di Ryoken (che
qui poteva pure morire da eroe e invece non è lui se non odia
Yusaku e non lo vuole accanto al figlio, e quindi…) e se da una
parte Yusaku vorrebbe offrire molti più servizi alla gente,
Ryoken è più restio poiché conscio che anche
questo miracolo potrebbe diventare una condanna per l'umanità
— perché, diciamocelo, anche in una situazione tanto
critica ci sarà sempre qualcuno che penserà solo e
soltanto al proprio tornaconto personale.
•
Spero abbiate notato (ma in caso non sia così fa lo stesso) come
abbia iniziato la storia in maniera abbastanza tranquilla, con Ryoken e
Yusaku che si preparano per trascorrere una normalissima serata
romantica per poi aggiungere via via elementi sempre più strani,
per entrare pian piano nella realtà dei fatti, ovvero che la loro
serata romantica è solo un'illusione (molto realistica) di
qualcosa che nel mondo reale non si possono permettere.
Poi lo sapete che io amo troppo
l'universo e tutto ciò che lo compone, quindi per me un prompt
con le stelle era proprio d'obbligo e tremo al solo pensiero che se
continuiamo a maltrattare il nostro pianeta forse arriverà
davvero il giorno in cui l'essere umano del futuro alzerà lo
sguardo al cielo e non vedrà altro se non una coltre nera come
la pece che nasconde le stelle — sporche e impolverate, per
l'appunto.
•
Giuro che dopo questo punto ho finito, ma devo assolutamente dedicare
un attimo al POV di Ryoken: è stato incredibile. Sul serio, non
scrivo spesso col suo POV, ma questa storia era fatta su misura per
lui, per le sue emozioni e il suo amore sconfinato nei confronti di
Yusaku, l'unica persona che conta davvero per lui.
Ciò che qui ha fatto per
Yusaku penso che sia uno tra i gesti d'amore più belli del mondo
— e spero comprendiate la sua riluttanza nel volerlo condividere
con chi di sensibilità non ci capisce una cippa.
HO FINITO, LO GIURO.
Grazie per essere arrivati fino a qui!
M a k o
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