Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! VRAINS
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Autore: M a k o    13/08/2023    13 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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July

Sto frignando come una bambina. Tengo tantissimo a questa OS e non so nemmeno spiegarvi come mai, so solo che appena mi è venuta in mente l'idea ho pensato “okay, sto forse per scrivere o una tra le storie più geniali mai partorite dalla mia testa o la più grande cafonata della mia vita”, quindi vi lascio immaginare quanto io sia agitata a riguardo.

Non ho specificato nello specchietto che tipo di AU è perché nemmeno io lo so. O meglio, ho delle idee a riguardo, ma preferisco parlarvene a fine storia, così evito anche di fare spoiler indesiderati.
Spero con tutta me stessa che questa storia sia di vostro gradimento… non fatevi problemi a dirmi cosa ne pensate, anche se dovessero essere pareri negativi.
Vi auguro buona lettura — e finalmente abbiamo il POV di Ryoken!


July: Stars
Prompt forum: L'estate ha messo tutto il suo cielo dentro il tuo palmo. Ti tocco, e sai di luce. (Fabrizio Caramagna) (Themed Challenge – Summer Edition)
Rating: Giallo
Generi: Introspettivo, Romantico, Triste
Note: ???!AU, POV Ryoken
Avvertimenti: Tematiche delicate (accennate)



Stelle sporche e impolverate



1

    «Yusaku, sei pronto?»
C'era un'elettricità particolare che vibrava nell'aria, quella sera. Tanti guizzi incandescenti di gioia e spensieratezza impossibili da quantificare rendevano l'intera atmosfera magica e indimenticabile, nonostante l'appuntamento fosse appena all'inizio.
Ryoken non provava emozioni simili da un po'. Non perché la sua storia d'amore fosse in procinto di naufragare da un momento all'altro — anzi, era l'esatto opposto, si ergeva forte e solida come un grande scoglio che le onde del mare levigavano costantemente con il loro sbatacchiare testardo —, bensì perché dopo tanto tempo sentiva che avrebbe finalmente realizzato un sogno che Yusaku si portava dietro fin da quando era bambino.
Sapere di essere a un passo dalla concretizzazione di quel desiderio che l'avrebbe reso, con ogni probabilità, il ragazzo più felice dell'intero pianeta, fece provare qualcosa a Ryoken all'altezza del petto che non seppe spiegarsi, ma che non poté non definire incantevole.
    «Sì, arrivo!» rispose Yusaku, intento a scendere le scale. Indossava una semplice camicia bianca e dei pantaloncini blu scuro abbinati alle scarpe del medesimo colore, eppure Ryoken, mentre lo osservava avvicinarsi a lui sempre più, pensò che fosse bellissimo.
    «Devo davvero tenere gli occhi chiusi per tutto il viaggio?» domandò poi Yusaku, che a quanto pareva doveva ancora realizzare la veridicità di quel dettaglio.
    «Sì, perché la destinazione è una sorpresa. E poi perché se qualcuno dovesse vederti in macchina bendato penserà che ti abbia rapito per portarti chissà dove» disse Ryoken, mentre prendeva le chiavi della macchina poggiate sul tavolo del salotto. In realtà aveva prenotato l'intera zona a suo nome per quella serata, quindi era praticamente impossibile che qualcuno potesse anche solo lontanamente pensare di voler fare un giretto lì, ma l'idea di guidare con Yusaku bendato seduto accanto a lui era così strana che non voleva nemmeno contemplarla.
    «Se avessi voluto rapirmi per portarmi chissà dove, mi avresti rinchiuso nel bagagliaio» commentò Yusaku con una punta di malizia nel tono di voce. «Così non avrei cercato di scappare».
Ryoken stette al gioco e un sorrisetto furbo gli incurvò le labbra. «Perché, vorresti forse scappare da me?»
Yusaku era già lì, pronto ad avvolgere le braccia attorno al suo collo e unire le labbra alle sue quando disse: «Mai nella vita».
Ryoken ne fu grato. Di tutto, di ogni istante trascorso con Yusaku e di ogni dimostrazione d'amore che li portava a sentirsi ancora più uniti in quel mondo che aveva iniziato a girare al contrario ormai da tempo immemore.
Inoltre, ora più che mai doveva assolutamente distogliere l'attenzione di Yusaku dal bagagliaio dell'auto poiché lì vi erano riposti con estrema cura il cestino da pic-nic, l'immenso telo da mare e i morbidi cuscini per la serata.
La loro serata, quella che Ryoken stava ormai organizzando da mesi interi per rendere felice l'unica persona che per lui contava nell'universo intero, la sola in grado di rendere ogni istante di esistenza degno di essere vissuto.
Non era ancora arrivato il momento di crollare. Non quella notte, dove si sarebbero persi in una parola a loro estranea, ma che in tempi ormai andati aveva dato il significato a un sacco di cose ed eventi meravigliosi.
    (Normalità).


2

Ryoken non guidava spesso, ma quando ciò accadeva, il più delle volte Yusaku si trovava seduto al suo fianco, proprio come in quel caso. Certo, quella era una circostanza alquanto particolare, visto e considerato che Yusaku aveva gli occhi perennemente chiusi e pareva quasi stesse dormendo, sfinito da un lungo viaggio che in realtà era appena cominciato.
Fortuna voleva che la meta non distasse molto da casa loro e, dato che la strada era del tutto libera, non avrebbero impiegato troppo tempo a raggiungere il mare.
Yusaku ancora non lo sapeva e forse nemmeno nei suoi sogni più rosei l'avrebbe mai intuito. Eppure si stavano davvero recando al mare e avrebbero finalmente trascorso una serata romantica in un piccolo angolo di paradiso che Ryoken aveva curato nei minimi dettagli. Avrebbe voluto tanto coinvolgere anche Yusaku in quel progetto, ma così facendo avrebbe dovuto rinunciare alla sorpresa… quindi sperò con tutto se stesso di aver svolto un buon lavoro, anche perché il regalo più grande non sarebbe stata l'acqua limpida e cristallina del mare, bensì ciò che vi si rifletteva in superfice con incredibile maestosità.
    (Ryoken era rimasto folgorato dall'effetto finale e se questo aveva sconvolto interiormente lui, non immaginava che impatto avrebbe avuto su Yusaku, che non sospettava proprio nulla).
Colto da un lampo di eccitazione, allungò la mano libera in direzione di Yusaku, poggiandola sulla sua coscia e stringendola appena. Il ragazzo ricambiò la stretta e rilassò i muscoli, il sorriso che gli affiorava placido sulle labbra e gli occhi sempre chiusi.
Era tutto bellissimo. Assolutamente perfetto.


3

    «Siamo arrivati. Però non aprire ancora gli occhi, okay?»
    «Oh, va bene. Ryoken…»
    «Sì?»
    «Non sto sognando, vero? Quello che sento è proprio il rumore delle onde del mare?»
Aveva cercato di mantenere un tono di voce assolutamente tranquillo e neutrale, ma era palese quanto Yusaku si stesse emozionando via via sempre più. Ryoken si slacciò la cintura e si sporse verso di lui, baciandolo solo per pochi istanti che a modo loro significavano tutto.
    «Aspettami qui. Non ci metterò molto».
Yusaku annuì, le labbra che tremavano appena e il cuore che martellava nel petto, all'unisono di quello di Ryoken, il quale per un attimo trovò difficile persino scendere dall'auto a causa del subbuglio di emozioni che si erano fatte strada nel suo corpo.
Cercò di sistemare tutto il più velocemente possibile senza però fare danni. L'ultima cosa che voleva era rovinare la serata a causa della fretta ma, al contempo, non voleva nemmeno far attendere a Yusaku un solo minuto in più. Si concesse giusto un breve istante per osservare il risultato finale del suo operato e poi tornò da Yusaku, aprendogli la portiera dell'auto.
    «Manca poco» gli disse, aiutandolo a scendere. Subito dopo lo prese per mano e lo condusse verso la spiaggia, lontano dal duro asfalto, sorridendo nell'avvertire un piccolo sussulto evadere dalle labbra di Yusaku quando la suola delle scarpe affondò per la prima volta nella rena tiepida e morbida.
    «Siamo arrivati» disse infine, le labbra nuovamente incurvate in un sorriso alla vista delle loro orme sulla sabbia, tangibili e realistiche — dopotutto non c'era da stupirsi, aveva curato ogni minimo dettaglio.
    «Posso aprire gli occhi?» domandò Yusaku.
    «Sì».
    (Ciò che avvenne dopo fu così bello che Ryoken non poté fare a meno di pensare quanto fosse fortunato a essere l'unico testimone della nascita di una stella).


4

Se qualcuno gli avesse chiesto di parafrasare la nascita di una stella nel modo più romantico possibile, cancellando dunque l'oggettività della scienza e della sua costante evoluzione, Ryoken avrebbe sicuramente detto che una nuova stella nasce ogni volta che Yusaku sorride e i suoi occhi verdi si illuminano di sconfinata meraviglia. Non era la prima volta che Yusaku si emozionava davanti a lui; a dirla tutta, Ryoken era l'unica persona al mondo che aveva il privilegio di ammirarlo nella sua interezza, sensibilità compresa, e sapeva quanto Yusaku preferisse tenere per sé certe sensazioni che non esternava quasi mai davanti a degli sconosciuti.
Essere spettatore e al contempo artefice di tutto quell'incanto lo fece sentire ancora una volta l'essere umano più fortunato e felice del pianeta. Ma in quanto a felicità, Yusaku si stava ora dimostrando un degno avversario: in un primo momento, dopo aver aperto lentamente gli occhi, era rimasto fermo e immobile a osservare il sottile telo da mare steso sulla rena con al centro il cestino da pic-nic e tutt'intorno i cuscini morbidi dalle tonalità verde acqua e già questo di per sé bastò a scatenargli nelle iridi un'esplosione dietro l'altra di supernovae e nebulose, ma non fu niente, proprio niente in confronto al richiamo del mare e poi, subito dopo, a quello del cielo. Le piccole e timide onde salate lo portarono a voltare il capo e a perdersi in quel concerto di acqua fresca e limpida che rifletteva sulla sua superficie cristallina il vero ospite d'onore di quella serata; fu infatti quando Yusaku alzò lo sguardo verso il cielo che ogni cosa, anche il più piccolo granello di sabbia, si riallineò perfettamente nell'universo, nel suo luogo di appartenenza, ristabilendo qualsiasi tipo di equilibrio per permettere al caos di un singolo essere umano di strabordare ed esplodere in miliardi di coriandoli colorati e impazziti.
    «Oh cielo…» riuscì solo a dire, prima di portare le mani alla bocca e serrarla con decisione, gli occhi sgranati quasi oltre il limite consentito e milioni di anni di storia dell'universo che si riflettevano nelle sue iridi lucide.
Era, con ogni probabilità, lo spettacolo più bello e incantevole al quale Ryoken avesse mai assistito
    (e non si riferiva al cielo, bensì a Yusaku).
Il firmamento era splendido, non poteva certo negarlo, ma Yusaku. Il ragazzo che si trovava accanto a lui possedeva una bellezza tutta sua, qualcosa che andava oltre l'unione delle costellazioni o l'esplosione di una supernova. Bastava solo sfiorarlo e perdersi nei suoi occhi per un istante ed ecco che tutta la sua luce, così calda e pura, leniva ogni ferita e sussurrava al cuore con dolcezza. Ryoken non esagerava nel dire che Yusaku era tutto ciò che ancora lo teneva in vita. E proprio per questo, per lui e per nessun altro, avrebbe anche fatto l'impossibile, come quella notte.
    (Così, se il sogno più intimo di Yusaku era sempre stato quello di ammirare il cielo stellato in una notte d'estate, Ryoken lo avrebbe esaudito. E se questo significava fare dei sacrifici, lui li avrebbe fatti. E li aveva fatti).
Impiegò qualche attimo a realizzare cosa stesse accadendo: fino a poco prima stava ammirando la reazione di Yusaku alla vista del cielo stellato e subito dopo si ritrovò il corpo del ragazzo a stretto contatto col suo, allacciati in un abbraccio forte, sentito, pregno di amore incondizionato.
Yusaku tremava. Non per il freddo inesistente di quella serata, ma perché i singulti avevano iniziato a sconquassargli i muscoli e le lacrime salate come il mare a rigargli le gote.
    «Scusami…» sussurrò tra un singulto e l'altro. «Non riesco a smettere di piangere, è più forte di me…»
Ryoken ricambiò l'abbraccio, stringendolo forte a sé e sorreggendolo con tutte le sue forze. Percepiva tutto: il corpo tremebondo di Yusaku che cercava disperatamente un sostegno, il suo profumo delicato, le lacrime che dalle gote si adagiavano sulla camicia azzurrina di Ryoken, all'altezza della spalla… normalmente avrebbe fatto di tutto per asciugargli le lacrime e aiutarlo a smettere di piangere, ma non in quel caso.
    «Finché sono lacrime di gioia puoi piangere quanto vuoi, Yusaku».


5

Dopo che Yusaku si fu calmato, presero entrambi posto sul telo da mare, seduti l'uno accanto all'altro. Ryoken aprì il cestino da pic-nic e ne estrasse il contenuto. Tra cibo e bevande vi erano onigiri, tamagoyaki, karaage, takoyaki, dango e bibite fruttate.
    «È tutto…?»
    «Commestibile? Spero di sì».
Yusaku si lasciò andare a un risolino leggero. «Non mi riferisco a quello. So che cucini bene. Intendevo…»
E prese un onigiri, rigirandoselo tra le mani. «È tutto reale
Ryoken fece il finto offeso. «Credi davvero che abbia cucinato tutto questo bendidìo solo per fare scena?» domandò, una mano sul petto e lo sguardo falsamente risentito.
In tutta risposta, Yusaku addentò l'onigiri che aveva in mano e negò con un movimento deciso del capo. Poi masticò diverse volte e più lo faceva, più i suoi occhi si spalancavano per la sorpresa.
Era rimasto sorpreso anche Ryoken quando, diverse settimane addietro, aveva assaggiato una zuppa thailandese con pollo e cocco ed era riuscito a percepire tutto quanto. Certo, una volta tornato a casa il senso di sazietà e il sapore raffinato della zuppa si erano dileguati, quasi come se non fossero mai esistiti, ma almeno potevano infondere un po' di conforto in chi desiderava trascorrere parte del proprio tempo nella pace più assoluta.
Questo però gli altri ancora non lo sapevano. E per gli altri intendeva il resto del mondo.
A Yusaku non avrebbe fatto piacere, sicuro come il sole che sorge a est anche se non lo si può vedere, ma Ryoken sapeva che lui sapeva. E Yusaku ormai sapeva che per Ryoken lui era la sua unica priorità in quel mondo accartocciato su se stesso, quindi doveva imparare a farsene una ragione.
    (Prima il singolo, poi il gruppo. Soprattutto se per Ryoken il singolo — Yusaku — era più importante del gruppo intero).


6

Mangiarono e parlarono del più e del meno per un tempo indefinito. Poi si stesero sul telo, con le teste poggiate sui morbidi cuscini e le dita delle loro mani intrecciate. Per diversi minuti ammirarono in silenzio il cielo stellato, persi chissà dove, in altri mondi ancora, poi qualcosa si mosse in quel coacervo di luci e gemme preziose, facendoli entrambi sussultare. Era stato fuggevole e inaspettato, qualcosa in cui Ryoken non sperava nemmeno più poiché era convinto di aver sbagliato qualche calcolo, e invece alla fine arrivò, cogliendolo impreparato ma rendendolo comunque felice.
    «Era… una stella cadente?» domandò Yusaku in un sussurro, e la sua mano strinse un po' più forte quella di Ryoken.
    «Sì» rispose, ricambiando la stretta. «Esprimi un desiderio».
Yusaku chiuse gli occhi, ma solo per una frazione di secondo. Li riaprì subito dopo, voltando il capo verso di lui.
    «Sai cosa desidero» disse con fermezza, guardandolo dritto negli occhi.
Ryoken ridusse i suoi a due fessure. «Ti preoccupi troppo per chi non si è mai preoccupato per te» proferì con un tono di voce forse un po' più duro di quanto si aspettasse, ma che non corresse.
    «Se tu condividessi di più i tuoi progressi col mondo—»
    «Sei tu il mio mondo. Tu e nessun altro».
A quelle parole, Yusaku ammutolì e non riuscì a frenare il rossore che andava via via ad accentuarsi sulle gote. Si morse il labbro inferiore e Ryoken intuì che stava disperatamente cercando un'argomentazione valida per contestare quella che era una dichiarazione d'amore sotto tutti i punti di vista. E non perché rifiutasse l'amore di Ryoken — stavano insieme da anni ed erano a tutti gli effetti compagni per la vita —, ma perché aveva ormai da tempo preso a cuore le sorti di tutti quanti e voleva che anche gli altri potessero godere delle sue stesse fortune.
    «Non tutti gli esseri umani sono malvagi» disse infine, deglutendo a fatica.
    «Lo so. Ma pensa a tutti quelli che invece ogni giorno tentano nei modi più subdoli di portarci via tutto ciò che abbiamo costruito insieme. Chi ti dice che a espandere a livello globale le nostre ricerche e conquiste poi non saremo sopraffatti da chi ne vorrà sempre di più? E poi…»
    (il ricordo faceva ancora male, nonostante non conoscesse di persona le vittime)
    «… sai che ho iniziato a limitare le zone accessibili al resto del mondo perché altrimenti in molti altri avrebbero iniziato a voler rimanere qui, senza più tornare a casa. Ti ricordi la donna che aveva perso il figlio e che poteva rivederlo solo nella Sezione dei Ricordi? Non si è più ripresa e ormai non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione. E potrei elencarti altri casi, tanto gli esiti sarebbero sempre gli stessi».
Yusaku non demorse. «E non è forse per questo che ci sono io a impedire che tutto ciò accada di nuovo? È il mio lavoro e considerando il mio stipendio che va in base ai risultati che porto a casa, direi che non sono poi così male come hacker, non trovi? E poi, con le nuove misure di sicurezza che ho messo a punto, sarà impossibile rimanere bloccati qui, anche per quelli più disperati».
Aveva ragione. Da questo punto di vista, Ryoken non aveva nulla da ridire: Yusaku era un hacker formidabile ed era soprattutto grazie a lui se per anni interi nessuno era mai riuscito a distruggere tutto il lavoro che il padre di Ryoken aveva lasciato in eredità, un lavoro che Ryoken perfezionava e ampliava ininterrottamente tutti i giorni.
Poi gli tornò in mente un dettaglio di cui Yusaku aveva evidentemente ritenuto opportuno non informarlo e decise di colpire lì: «A proposito del tuo lavoro, come mai qualche giorno fa hai cercato di hackerare la mia area personale nel database?»
Yusaku si irrigidì, poi distolse lo sguardo. «Non so di cosa tu stia parlando» mentì spudoratamente, e Ryoken provò il forte impulso di baciarlo nonostante stessero discutendo di qualcosa di molto, molto importante.
    «Ti rinfresco la memoria, allora: hai cercato di impossessarti dei miei referti medici degli ultimi tre mesi, Playmaker».
Yusaku assottigliò lo sguardo. «Noto che nel corso del tempo non hai smesso di essere un eccellente hacker anche tu, Revolver. Hai spulciato i miei registri?»
    «Precisamente». Ryoken si avvicinò di qualche centimetro e gli poggiò una mano sulla gota arrossata. «Ti avevo già detto che stavo bene e tuttora sto bene. Perché hai comunque voluto indagare?»
Le labbra di Yusaku tremarono appena e i suoi occhi si velarono di lacrime. «Perché continuavi a ripetermelo nonostante giorno dopo giorno fossi sempre più stanco e debilitato. Temevo ti fosse arrivata una lettera grigia o addirittura viola e… non immaginavo stessi lavorando a tutto questo, come potevo?»
Fu lì che Ryoken realizzò quanto non coinvolgere Yusaku nel progetto fosse stato in parte un errore: pur di fare le cose in grande, aveva trascurato la propria salute senza neanche rendersene conto e questo l'aveva fatto preoccupare; Yusaku non aveva certo tentato di hackerare i suoi referti medici con cattive intenzioni, anzi, aveva agito in un abbrivo dettato dall'apprensione.
E Ryoken, nello stesso, medesimo istante, provò due emozioni contrastanti ma che, al contempo, si tenevano saldamente per mano: senso di colpa e amore incondizionato nei confronti del ragazzo steso accanto a lui che aveva ricominciato a piangere
    (e questa volta erano lacrime che doveva a tutti i costi cancellare dal suo volto).
Si avvicinò ancora di più, attirandolo a sé e baciandogli il capo. Lasciò che si sfogasse e che si liberasse di tutta la tensione che aveva accumulato nell'ultimo periodo, poi con garbo gli asciugò le lacrime e lo guardò con una punta di tristezza negli occhi.
    «Perdonami» disse, sfiorandogli le labbra con le proprie, «non volevo farti preoccupare».
Poi sospirò e proseguì, sforzandosi non poco: «Uno di questi giorni accederai al pannello di controllo di questa sezione per dare un'occhiata, okay? Così mi dirai se le misure di sicurezza che ho adottato sono adeguate per quando… sì, insomma, per quando sarà aperta al pubblico, va bene?»
Gli occhi di Yusaku brillarono tanto quanto le innumerevoli stelle incastonate nel cielo di velluto.
    «Davvero?» domandò, trattenendo a stento l'emozione.
    «Davvero» confermò Ryoken, e subito dopo si ritrovò coinvolto in uno tra i baci più belli della sua vita.
    (Dolce, sentito, traboccante d'amore).
    (Riuscì a percepire tutto quanto. E per un attimo ebbe un fremito).


7

    «Ryoken… credi che… ecco, credi che possiamo entrare in acqua?»
Ryoken non aveva pensato a quell'eventualità, ma la domanda di Yusaku gli fece comunque incurvare le labbra in un sorriso. Erano ancora stesi sul telo, l'uno accanto all'altro, intenti a scambiarsi effusioni — il ritratto perfetto nel quale Ryoken si era crogiolato per mesi interi mentre organizzava ogni cosa.
    «Credo di sì» rispose, e non lo disse per accontentarlo o per illuderlo con false speranze, bensì perché l'oggettività della scienza era tornata a bussare alle porte del suo inconscio con una lunga lista di codici ed equazioni che stava sciorinando senza sosta, e lui che la osservava dietro il vetro di una finestra con la tendina lievemente spostata sentì che poteva fidarsi. Poteva fidarsi dei suoi calcoli e dell'imprevedibilità che quella decisione avrebbe portato con sé senza temere alcun effetto negativo su di lui e su Yusaku — soprattutto su Yusaku.
Certo, se fosse andata male, al massimo non avrebbero avvertito nulla e questo forse sarebbe stato peggio di qualsiasi altro effetto collaterale pur non provocando danni a livello fisico: essere in acqua ma al contempo non esserci, essere circondati da una distesa limpida e cristallina che però non esiste, inconsistente come il fumo.
Era una scommessa, ma Ryoken sentiva che potevano vincerla. Insieme avrebbero vinto sempre.
    «Possiamo provare ad avvicinarci e sentire com'è la sabbia lì dove le onde si ritirano» propose. «Questo vuoi farlo prima o dopo esserci spogliati? Perché sai, non avevo preso in considerazione questa cosa e non ho portato dietro alcun costume».
Yusaku arrossì appena. «Vuoi forse andare già al sodo?» celiò, un sorrisetto furbo stampato in volto.
    «Non mi dispiacerebbe, lo ammetto» rispose Ryoken, ricevendo di rimando un colpetto sulla spalla da parte di Yusaku che lo fece ridacchiare. «Anche se… concordi con me nel dire che farlo qui sarebbe un po'…»
    «Strano» concluse Yusaku al posto suo, e Ryoken annuì.
    «Fin troppo».
    «Però… una volta tornati a casa…» disse Yusaku, lasciando la frase in sospeso con un'alzatina di spalle.
Ryoken ridacchiò ancora. «Ah, poi sarei io quello che vuole andare subito al sodo?»


8

Fu strano. Proprio strano, misterioso e inspiegabile. L'acqua era fresca, una vera e propria panacea per il corpo e se Ryoken avesse avuto la possibilità di rimanere lì, in piedi fin dove toccava tra quella distesa limpida e immensa con Yusaku stretto a sé, l'avrebbe fatto. Scoprì in un istante che quella sarebbe stata la fine più dolce tra tutte, il connubio perfetto tra il calore del corpo di Yusaku e l'acqua più fredda, i loro sguardi incrociati, poi le loro labbra unite.
L'acqua salata lo avvolgeva allo stesso modo in cui i suoi pensieri vorticavano senza sosta nella testa. Ripensò a tutta la strada che lui e Yusaku avevano fatto per arrivare fino a lì, a quel preciso momento; a come il suo operato, l'eredità che gli aveva lasciato suo padre, fosse stato sia una benedizione che una maledizione per gli esseri umani rimasti.
Kiyoshi Kogami se ne era andato senza accettare la presenza di Yusaku nella vita del figlio, ma era innegabile che avesse fatto di tutto per salvare un mondo ormai sull'orlo della distruzione. Così, nonostante in punto di morte fossero ormai ai ferri corti, Ryoken gli aveva promesso che avrebbe portato avanti il suo operato e che si sarebbe spinto oltre i propri limiti pur di perfezionarlo e farlo evolvere ulteriormente.
Alcune volte i brividi lo coglievano di sorpresa, soprattutto quando pensava a quanta gente malintenzionata desiderasse impossessarsi di ogni loro fatica già confezionata e pronta per l'uso: senza muovere un dito, semplicemente appropriandosi di qualcosa che era costato mesi di lavoro, di calcoli e simulazioni per poi rivenderlo a prezzi esorbitanti a tutti i disperati che desideravano solo qualche attimo di tregua, come la donna che aveva perso il figlio ventenne sei giorni dopo aver ricevuto la lettera nera.
    (Fragile. Era un mondo troppo fragile, pronto a sgretolarsi da un momento all'altro).
Ryoken si domandò cosa fosse passato per la testa dei loro antenati per arrivare a un simile punto di non ritorno; a pretendere e basta, senza dare mai nulla in cambio, fino a volere troppo, strappare e sradicare e prosciugare e sperperare e inquinare e distruggere la propria casa. Ed ecco il risultato: la persona che amava era nata in un mondo in cui era impossibile ammirare il cielo stellato nelle notti d'estate.
    (È tutta colpa vostra).
    (Vi odio, vi odio, vi odio).
Ryoken aveva giurato davanti al mondo intero che avrebbe impiegato ogni sua risorsa non per salvarlo — riguardo quello, purtroppo, non aveva le facoltà necessarie per adempiere a una simile responsabilità —, ma quantomeno per non farlo sprofondare ulteriormente nel baratro assoluto. Che avrebbe creato un luogo ideale per ogni essere umano rimasto in grado di scacciare, anche se solo per poche ore al giorno, il dolore di abitare in un pianeta oramai inospitale.
Aveva mentito. Aveva mentito spudoratamente, perché l'unica persona a cui aveva pensato, mentre pronunciava quelle parole tanto solenni, era Yusaku. Il mondo sarebbe anche potuto sparire, esplodere, accartocciarsi su se stesso, ma Yusaku.
Era un'epoca spietata, quella in cui erano nati. Un'epoca che ti metteva di fronte al dolore della vita, un miracolo trasformato in condanna, e bisognava fare delle scelte sempre, in ogni momento, tutte quante sofferte.
Ryoken la sua scelta l'aveva fatta più di dieci anni addietro, ed era il ragazzo dai bellissimi occhi verdi che ora teneva in braccio nell'acqua del mare.
Aveva preso la patente pur sapendo che fuori da lì non avrebbe mai potuto guidare un'auto, pena l'ergastolo; e l'aveva fatto perché un tempo, chissà quanti decenni o secoli addietro, era la normalità: amore sali in macchina che ho una sorpresa per te.
Lui non sapeva cosa significasse pronunciare parole simili, al di fuori di quel mondo fatto di codici, sistemi ed equazioni. Di come era stato un tempo il suo pianeta ora squarciato a metà, lui non sapeva proprio nulla.

Mesi addietro era stato il suo ventinovesimo compleanno e quelli che dovevano essere gli anni migliori della sua vita erano stati tali solo grazie a Yusaku, alla sua presenza e al suo amore; per il resto, era stato tutto un coacervo informe di perdite e dolore, decisioni e responsabilità troppo importanti per un giovane della sua età e la triste consapevolezza che l'essere umano, nonostante tutto, non sarebbe mai cambiato, pretendendo e basta, senza mai fare qualcosa di concreto per moderarsi.
A un tratto si sentì impotente, completamente prosciugato e privato di ogni briciolo di energia. Alla deriva, pronto a marcire con estenuante lentezza, un relitto sventrato e privo di anima.
    (Era disperato).
Non era abbastanza. Non era mai abbastanza, avrebbe potuto fare molto di più. Stava per affogare, stava per affogare, stava per affogare…
    «Grazie» disse Yusaku all'improvviso, riportandolo a galla.
    «Per cosa?»
    «Per tutto questo. Guardati intorno: sembra che le stelle stiano nuotando attorno noi».
Ryoken voltò il capo a destra e sinistra e un moto di infinita dolcezza gli invase il cuore: era come essere circondati da miliardi e miliardi di pesciolini luminescenti che ondeggiavano intorno a loro. Si sentì un po' rincuorato.
    «Avrei voluto fare di più» ammise, ancora in parte sopraffatto dalle brutte emozioni.
    «Scherzi?» gli domandò Yusaku, sinceramente stupefatto da quell'affermazione. «Tutto questo ti sembra poco? Mi hai portato al mare a vedere le stelle, ti rendi conto? Da quanti decenni, se non secoli, l'essere umano non assiste più a uno spettacolo simile? L'acqua è fresca e così limpida che la sua superficie rispecchia perfettamente ciò che accade in cielo. Mi sembra davvero di nuotare tra le stelle… non è poco, Ryoken. È la cosa più bella di questo dannato mondo».
Ryoken avrebbe voluto replicare in mille modi differenti. Dirgli che questa sarebbe dovuta essere la normalità se solo i loro antenati non fossero stati tanto egoisti; che portarlo al mare a vedere le stelle era qualcosa che aveva giurato a se stesso di fare là fuori e non qui, dove tutto era artefatto, una realtà bellissima ma al contempo fasulla; che le stelle là fuori esistevano ancora, ma erano ormai da tempo coperte da una coltre spessa e nera come la pece che impediva loro di brillare e farsi ammirare dall'uomo.
    (Erano stelle sporche e impolverate, violate nell'anima, ormai distrutte per sempre).
Ma non disse niente di tutto ciò. Perché Yusaku era felice di quel dono e allora andava bene così.
Si limitò a poggiare le labbra sulle sue e a baciarlo come mai aveva fatto prima. A dirgli tacitamente “sei tutto ciò che di più prezioso mi è rimasto”.


9

    «Possiamo disconnetterci direttamente qui? Tanto una volta tornati a casa saremo vestiti e perfettamente asciutti…»
    «Credo che un tempo i bambini facessero i capricci proprio per restare in acqua il più possibile».
Yusaku gonfiò le guance — proprio come un bambino — e distolse lo sguardo.
    «Non ti parlo più» borbottò, e Ryoken non poté fare a meno di ridere, stringendolo più forte a sé. «Tutto quello che desideri».
Pizzicò il vuoto con l'indice due volte e una schermata apparve alle spalle di Yusaku. Ryoken selezionò entrambi i loro nomi e poi, prima che tutto diventasse nero e le loro mani tornassero a tastare i braccioli delle poltrone sulle quali si erano seduti solo poche ore addietro, premette sulla scritta LOG OUT.


10

Fujiki Yusaku: parametri vitali stabili.
Kogami Ryoken: parametri vitali stabili.

VRAINS vi ringrazia per aver trascorso le ultime 3 ore, 27 minuti e 32 secondi del 23 luglio 3.405 all'interno della Sezione Speciale numero 96 non ancora accessibile al pubblico.
Livello di sicurezza della Sezione: 400% — estremamente elevato.

Disconnessione in corso.
Attendere, prego.

Numero attuale della popolazione mondiale: 1.256.347.825
Numero di nascite odierne: 37
Numero di decessi odierni: 2.342
Numero di specie animali estinte oggi: 10

Gradi centigradi attuali: 57
Gradi centigradi percepiti: 62
Tasso di inquinamento odierno: 85%

Disconnessione in corso.
Attendere, prego.

VRAINS vi ricorda che è tassativamente vietato guidare veicoli o svolgere qualsiasi tipo di attività altamente inquinante per l'ambiente, l'essere umano e le specie animali non ancora estinte al di fuori di qui.
VRAINS confida nella collaborazione di ognuno per mantenere l'equilibrio e la pace nel mondo.

VRAINS vi ricorda che il primo di ogni mese è assolutamente necessario recarsi nelle strutture ospedaliere per i consueti esami e controlli medici.
Chiunque si ritrovi impossibilitato a recarsi nella struttura ospedaliera più vicina alla propria abitazione, può richiedere il servizio a domicilio.
VRAINS ci tiene inoltre a fare un riepilogo dei diversi tipi di lettere che potreste ricevere a seguito dei controlli e degli esami medici conseguiti:

Lettera bianca: nessun problema riscontrato
Lettera grigia: necessità di ulteriori controlli
Lettera viola: riscontrato problema grave, necessità immediata di recarsi in ospedale per iniziare le dovute cure
Lettera nera: diagnosticato tumore o malattia mortale, quasi sempre incurabile

Disconnessione tra tre, due, uno…

VRAINS vi augura un buon ritorno alla realtà.



N.d.A.

Ebbene… sì.
Questa OS è una Future/End of the World/Post-Apocalypse!AU, e tutto ciò che di più tremendo possa esserci al mondo.
In parole povere: ci troviamo in un futuro lontano in cui il mondo è ormai agli sgoccioli, l'inquinamento regna sovrano, la popolazione è quasi ridotta all'osso (attualmente siamo in otto miliardi e in questa storia siamo a poco più di un miliardo), i decessi giornalieri sono in numero nettamente maggiore rispetto alle nascite, tantissime specie animali sono ormai estinte e il rischio di morire per tumori o malattie dovute al troppo inquinamento è sempre dietro l'angolo.
In tutto questo, Ryoken e Yusaku cercano di fare del loro meglio per aiutare la popolazione rimasta con il progetto di realtà virtuale lasciato dal padre di Ryoken (che qui poteva pure morire da eroe e invece non è lui se non odia Yusaku e non lo vuole accanto al figlio, e quindi…) e se da una parte Yusaku vorrebbe offrire molti più servizi alla gente, Ryoken è più restio poiché conscio che anche questo miracolo potrebbe diventare una condanna per l'umanità — perché, diciamocelo, anche in una situazione tanto critica ci sarà sempre qualcuno che penserà solo e soltanto al proprio tornaconto personale.

Spero abbiate notato (ma in caso non sia così fa lo stesso) come abbia iniziato la storia in maniera abbastanza tranquilla, con Ryoken e Yusaku che si preparano per trascorrere una normalissima serata romantica per poi aggiungere via via elementi sempre più strani, per entrare pian piano nella realtà dei fatti, ovvero che la loro serata romantica è solo un'illusione (molto realistica) di qualcosa che nel mondo reale non si possono permettere.
Poi lo sapete che io amo troppo l'universo e tutto ciò che lo compone, quindi per me un prompt con le stelle era proprio d'obbligo e tremo al solo pensiero che se continuiamo a maltrattare il nostro pianeta forse arriverà davvero il giorno in cui l'essere umano del futuro alzerà lo sguardo al cielo e non vedrà altro se non una coltre nera come la pece che nasconde le stelle — sporche e impolverate, per l'appunto.

Giuro che dopo questo punto ho finito, ma devo assolutamente dedicare un attimo al POV di Ryoken: è stato incredibile. Sul serio, non scrivo spesso col suo POV, ma questa storia era fatta su misura per lui, per le sue emozioni e il suo amore sconfinato nei confronti di Yusaku, l'unica persona che conta davvero per lui.
Ciò che qui ha fatto per Yusaku penso che sia uno tra i gesti d'amore più belli del mondo — e spero comprendiate la sua riluttanza nel volerlo condividere con chi di sensibilità non ci capisce una cippa.
HO FINITO, LO GIURO.
Grazie per essere arrivati fino a qui!

M a k o
   
 
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