Harold si sistemò gli occhiali e sollevò la
maglia per controllarsi l'addome, tirò un sospiro di
sollievo verificando che era pallido ma privo di lividi e graffi come
era giusto che fosse.
-Cosa pensavi di trovare, esattamente?- chiese Leshawna facendolo
sussultare, non aveva notato di essere stato seguito fino al bagno.
-Beh, hai detto qualcosa del tipo; scusate, vado un attimo in bagno a
controllare se gli organi interni continuano ad essere interni...
è normale che ti abbia seguito.- rispose lei con naturalezza.
Harold la osservò con un po' di diffidenza. -Ho anche detto
che stavo scherzando...- da quando Roza si era distaccata dal suo corpo
provava una sorta di bruciore alle viscere che saliva lungo l'esofago.
-Sembravi un morto vivente fino a poco fa, non fidarmi mi sembra
normale.-
-Però ho già ripreso colore, no?- un po' allegro,
chiese una conferma.
Sorridendo leggermente Leshawna concordò. -Allora, che ti
cercavi sulla pancia? Qualche ernia?-
-Ehm...- era stato piuttosto irrazionale, ma Harold si era chiesto se
sul suo corpo non fossero visibili delle tracce nonostante si fosse
sentito ferito dall'interno. Si era anche chiesto se a partire da quei
punti doloranti il suo corpo si sarebbe rotto collassando su
sé stesso. “Non so proprio mantenere la calma."
sospirò imbarazzato. Forse capiva un po' meglio
perché Leshawna avesse sentito il bisogno di sorvegliarlo e
in realtà si sentiva a disagio da quando il fantasma se ne
era andato lasciando la sua testa silenziosa. Anche per quello, era
abbastanza contento che Leshawna fosse poco distante da lui. -Cosa ne
pensi di ciò che è successo poco fa?- chiese
desideroso di risentire la sua voce.
Una smorfia stizzita comparve sul volto di lei che disse, alzando gli
occhi: -Farò finta di nulla.-
Del distacco da Roza, il corpo di Harold non era stato l'unico a
pagarne le conseguenze. Forse a causa dell'energia dispersa
nell'ambiente oppure a causa di uno scherzo della ragazza stessa che
voleva lasciare il segno di essere stata lì, due bicchieri
sul tavolo era andato in pezzi.
Celia era rimasta calma e aveva fatto delle ipotesi sul fenomeno, Max
dopo una prima reazione terrorizzata, aveva cominciato a vantarsi
pensando che a rompere i bicchieri fosse stata la sua aura malefica. Ma
Harold non aveva idea di cosa stessero facendo Leshawna e sua madre.
Erano troppo silenziose, ma aveva la sensazione che una delle due
stesse pigiando qualcosa su telefono.
Non potendo più contare sula vista di Roza, Harold aveva
potuto basarsi solo sui suoni per interpretare la situazione caotica
che gli si era posta davanti.
Leshawna sbuffò. -Mia madre penserà sicuramente
che si sia trattato di qualche fenomeno paranormale. Diventeremo
l'argomento preferito del suo club di gioco di ruolo...-
-Il suo che?!- esclamò Harold incuriosito.
-Il suo gruppetto di cattolici molto superstiziosi... Alcuni sembrano
più aspiranti fattucchiere che religiosi...-
spiegò lei. Harold sembrò un po' divertito dalla
cosa e Leshawna si sentì più a suo agio.
-Potrebbero interpretare la situazione come una punizione per aver
provocato una gravidanza al di fuori del matrimonio. Dopo tanta
indifferenza, finalmente, il loro Dio da segnale di disapprovare il
sesso prematrimoniale! Anche se avrebbe altre priorità...-
il ragazzo scherzò innocentemente.
-Quanto odio questo tipo di... di cose...- sussurrò
infastidita puntando di nuovo gli occhi verso l'alto. Notando Harold
che guardava verso la porta del bagno come se volesse uscire, gli prese
delicatamente il polso. -Rimaniamo un po' qui? Non mi va di tornare in
quella gabbia di matti.-
-Umh...- Harold sembrava abbastanza teso.
-Di nuovo problemi quando ti tocco?-
-N... no... Ma se rimaniamo troppo da soli, mia sorella e tua madre
entreranno a controllarci.-
-Probabile... Ah! Che scocciatura!-
Anche se Harold ora riusciva a stare in piedi correttamente, uscito dal
bagno si rannicchiò sul pavimento. Ormai lo trovava
confortevole. Gli ricordava un po' quando da piccolo giocava, disegnava
e costruiva sul pavimento fresco. Non aveva sedie su misura e
arrampicarsi su quelle degli adulti era scocciante, erano meglio usate
come tavolini quando non aveva voglia di rimanere sdraiato a pancia
sotto.
Mentre si lasciava distrarre da quei ricordi, sentì qualcuno
avvicinarsi, la madre di Leshawna gli stava porgendo qualcosa.
-Tieni... un rosario... più tardi ti porto da un pret...-
Ma venne intercettata da Leshawna. -Finchè ci sono io in
questa casa, niente rosari!- disse togliendo ad Harold l'oggetto.
-Niente preti, niente messe e niente Bibbie!- poi si rivolse ad Harold.
-E niente animismo, niente scintoismo, niente paganesimo, niente
voodoo...-
Harold rise. -O-ok... mi sento leggermente calpestato. Non abiti
più qui... ricordi?-
Leshawna per dispetto approfittò che fosse ancora
accovacciato a terra e gli appoggiò un piede sulla spalla,
facendo reagire molto male Lupe.
-Mamma, è solo un modo per scherzare! Non lo sto calpestando
sul serio!- disse insistendo a toccarlo con il piede. -Harold, potresti
scagionarmi?-
-Leshawna può giocare, mostrare i suoi sentimenti e il suo
affetto in modo anche peggiore, signora. E' tutto a posto.-
confermò positivo. Leshawna non sembrava apprezzare quella
linea difensiva.
Cercando di ignorare quelle interazioni bizzarre, Lupe
parlò: -Ho avuto un'idea.-
-Oh no...- mormorò Leshawna con una voce tombale.
-Ah, ah... molto divertente tesoro! Allora, stavo pensando...
perché non pranziamo tutti insieme?-Chiese la donna
ricevendo un'occhiataccia dalla figlia, ma un leggero sorriso dall'ex
genero.
-A me sta bene.- disse Harold facendo spallucce "Scusami, Leshawna, ma
non voglio rimanere da solo!" pensò guardando l'ex incredula
e infastidita.
-Anche per me va bene.- disse Celia.
Leshawna era sempre più confusa "Mi tradisci anche tu,
sorella fredda, strana ed asociale? Non hai una famiglia da cui
tornare? Traditrice!"
Come se avesse avvertito i pensieri di Leshawna che le andavano contro,
Celia si sentì in dovere di spiegare: -Avevo già
deciso di mangiare con mio fratello, infatti avevo portato qualcosa...-
disse tirando fuori dei sacchetti in cui erano contenute delle patate.
-Che ci siate anche voi due, non mi fa molta differenza. Oh... senza
offesa, ovviamente.-
Anche Max si unì. -Ah, che bello! I miei sono usciti e non
mi andava proprio di dare fuoco a... volevo dire cucinare!- disse
allegro trotterellando verso il frigo.
Celia si avvicinò agli altri e disse a bassa voce:
-Scusate... ma quel ragazzino... chi diavolo è?- chiese
confusa. -È qualcuno che dovrei conoscere ma di cui mi
dimenticata?-
Leshawna sorrise maligna -Ma come? Non lo riconosci? Come puoi essere
così insensibile da non ricordarti di...?-
Ma Harold le rovinò il gioco: -È un vicino del
piano di sopra e un amico di una mia amica.-
Leshawna sbuffò ma si sentiva un po' più calma.
"In fondo perché non dovremmo pranzare insieme?
Perché sono così tesa?" si chiese. Alla fine non
le andava di lasciare solo Harold. Rimanere ancora un po' era comodo
per i suoi interessi, ma non riusciva a scacciare la sensazione che ci
fosse qualcosa fuori posto. "È davvero giusto assecondare
questi interessi?"
I pensieri di Leshawna si interruppero sentendo Max che apriva il
frigo, tornò a sentirsi tesa: -Moccioso. Non è
casa tua.- disse autoritaria andando verso di lui, l'adolescente emise
uno squittio per lo spavento.
Harold la seguì. -Non essere così aggressiva,
è solo un ragazzino...-
-Un corno! Da bambina sapevo come comportarmi in casa d'altri se non
volevo richiami.-
Mantenendosi a distanza con Lupe, Celia sospirò. -Bene...
neanche il tempo di far nascere il bambino e hanno già dei
diverbi sull'educazione?-
Anche Lupe sospirò, però pensava che fosse strano
che sua figlia fosse così rigida. "Sente il bisogno di
strafare per compensare Harold... Non è un cattivo ragazzo,
ma non ha polso e non sa farsi rispettare... Ma forse anche lui
è influenzato negativamente da mia figlia ed è
così passivo per compensare l'aggressività di
lei... Un bel circolo vizioso..."
Nel mentre la coppia continuava la discussione. -Non è che
sei così permissivo solo perché vuoi metterti
contro di me?-
-C-cosa?! È che non mi piace il tuo tono dispotico! E poi
sono in debito con Max per... una questione. Non voglio che venga
traumatiz...-
Leshawna lo interruppe: -Traumatizzato?! Pensi basti così
poco? Sei davvero...- quasi lo derise poi vedendolo abbassare lo
sguardo con fare nervoso, riacquistò buon senso e si
fermò. Un po' in imbarazzo, decise di provare ad essere
più morbida, ma Max sembrava avere altri piani:
-Signor depresso, non trattarmi come un bambino! Guarda che quando
sarò il dominatore del mondo non avrò alcun
riguardo per te! Quanto alla racchia invece...-
-Muto che sembri l'aborto mal riuscito di un orgia fra un barile, un
maiale anemico e il nano scemo di Biancaneve!- Oltre Max con
un'espressione da funerale, Leshawa vide Harold e sua madre con gli
occhi spalancati portarsi una mano davanti la bocca come delle piccole
donne mortificate d'altri tempi. "Perchè è
diventato così bacchettone da quando ha cominciato
l'università!?"
Max si schiarì la voce e parlò dandosi un tono
altezzoso: -Siete gentili a preoccuparvi dell'affronto che ho subito,
ma è difficile prendersela quando a darti del maiale
è un rinoceronte.- ridacchiò un po' mentre sul
volto di Leshawna comparve una smorfia infastidita. Ma durò
solo un attimo, si trasformò presto in un sorriso maligno.
La ragazza fece un passo verso di lui con fare minaccioso portandolo a
indietreggiare facendolo finire con le spalle al muro. -Quindi lo sai
anche tu che fra noi non c'è confronto... un rinoceronte il
maiale se lo mangia...- ghignò facendogli notare la
differenza di altezza e spalle che intercorreva fra loro. Anche Max
provò ad essere minaccioso:
-G-guarda che fra qualche anno sarò sicuramente
più alto di te...-
-Ah sì? Bene, sono abituata ad abbattere persone il doppio
di me!- disse divertita.
Lei non aveva bisogno di girarsi per avvertire gli sguardi
disapprovazione di sua madre ed Harold. -Scherzo, tranquilli! Non sto
minacciando alcun minorenne.- disse strofinando la spalla del ragazzino
che continuava a fissarla un po' con sospetto, un po' con inquietudine.
-Era solo per giocare... e per insegnargli qualcosa. Gli ho fatto
prendere un sano spavento per non farlo mettere nei guai con persone
meno pazienti della sottoscritta.- disse molto sicura di sé
cercando di spingerli ad esserle grati. -Andiamo, ragazzino... non ti
avrò mica messo troppa paura, eh?-
Max sembrò pensarci. -Uhm... Certo che no. Ho capito
benissimo lo scherzo!- affermò Max cercando di imitare il
tono sicuro e tranquillo della donna.
Lupe li guardava poco convinta, ma non commentò. Harold
sospirò. Non sapeva se essere affascinato o infastidito
dalla faccia tosta con cui la donna tranquillizzava persone che lei
stessa aveva messo in allarme fingendosi un'innocente buona samaritana.
Decise di optare per la prima opzione: -Saresti stata un'ottima sorella
maggiore. Comunque i rinoceronti non sono carnivori...-
Leshawna non sembrò capire, Celia si. -Ehi, io non mi sono
mai comportata così.- protestò senza scomporsi,
aggrottò solo un po' le sopracciglia.
Harold tirò fuori la lingua -Mi hai fatto piangere spesso
invece, poi mi consolavi in modo che non ti mettessi nei guai.-
ricordò divertito.
-Per me te lo stai inventando...- affermò la sorella
guardando da un'altra parte.
Visto che le cose portate da Celia e le cose che Harold aveva
già, non bastavano, Leshawna decise di andare a fare la
spesa, poi si guardò intorno irrequieta e chiese a sua madre
se poteva farlo lei al posto suo. Harold sospettò che
probabilmente non si sentiva sicura a lasciare lui e Celia soli con sua
madre.
Prima di andarsene, Lupe fece una proposta: -Più tardi,
magari, qualcuno vuole venire a messa con me?- vedendo la figlia che la
squadrava cupa e sospettosa, Lupe specificò: -Tranquilla,
non ho intenzione di portare nessuno da un esorcista né di
parlare degli eventi di oggi.-
-In ogni caso non ho voglia di accompagnarti, passo...- disse Leshawna.
Celia si guardò intorno un po' a disagio. -Eh... sono atea
e... non ci conosciamo così bene da fare cose come andare
insieme da qualche parte... è una proposta strana in primo
luogo...- disse un po' disorientata dalla socievolezza della donna.
Lupe non poteva certo dirsi sorpresa di quelle reazioni, ma
puntò gli occhi verso la sua ultima speranza. Harold non
disse nulla che non fosse “Eh...” mentre pensava.
Ma alla fine per lui era triste essere abbandonati per i propri
interessi quindi non era del tutto contrario all'idea.
Leshawna fiutò il pericolo. -No, lui non viene. Ricordi? Dio
odia avere gli asmatici in casa, infatti non li protegge dall'avere una
crisi respiratoria a causa di quegli stupidi fiori o quegli stupidi
incensi e stupidi prodotti per pulire le stupide panchine in legno...
stupido legno...-
-Non è che odia gli asmatici! È solo che Dio non
interviene direttamente sulla realtà che lui stesso ha
creato per impedire crisi respiratorie et simili.- disse la donna
sicura di sé.
-Ah? Quindi neghi i miracoli...- disse Leshawna con un ghigno. -Al
rogo! I tuoi antenati inquisitori si staranno rivoltando nella tomba!-
-Se ho davvero degli antenati nell'inquisizione spagnola, mi sa tanto
che hai preso tutto da loro.- commentò la donna.
Harold riprese parola: -Mi spiace interrompere questo simpatico scambio
di battute, ma posso decidere da me dove posso o non posso andare.-
puntualizzò Harold guardandole storto. -Allora...-
-No, non puoi decidere da solo.- affermò Leshawna con
naturalezza. -Ti lasci impietosire troppo facilmente finendo per fare
favori che ti danneggiano.-
Harold sospirò, Celia pure, Max osservò
incuriosito non riuscendo a inquadrare la situazione, ma spuntando a
tradimento dietro le spalle della figlia, Lupe commentò
senza riflettere troppo: -Ok, che lo ami... ma non ti sembra di essere
un po' troppo protettiva nei suoi confronti?-
Il gelo scese nella stanza. Harold guardò con
preoccupazione Leshawna che era rimasta paralizzata. Lupe
cominciò a realizzare di aver infranto una sorta di
tabù e indietreggiò.
Leshawna cacciò fuori un breve urlo per sfogarsi, poi si
girò lentamente verso la madre. -Irresponsabile! Come ti
salta in mente di dire una cosa simile?!- ma la donna tagliò
la corda.
Leshawna, frustrata e senza nessuno su cui scaricarsi, diede un pugno
al muro. Il suo corpo sembrava essere incandescente,
cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza
pensierosa e nervosa, mentre i due fratelli non si azzardavano a dire
parola, solo Max inconsapevole aprì bocca: -Ma... si
è rotta? Che succede?- vedendo la donna voltarsi di scatto
verso di lui, il ragazzino saltò per lo spavento.
Leshawna, tesa, si rivolse ad Harold. -Non darle retta! Non ti amo
affatto, ok?-
Il ragazzo si limitò a mormorare un “Ok,
tranquilla...” a cui Leshawna rispose con un
“Bene!”
Nonostante quel “bene” la ragazza
continuò ad andare avanti e indietro. -Che irresponsabile!-
disse fra sé e sé. -Come può dire con
leggerezza una cosa simile ad una persona convalescente e depressa?
Perchè quelli come lei non pensano mai?!-
Harold si irrigidì. -Ehi! Guarda che non ho alcun desiderio
di tornare con te, quindi non devi preoccuparti che mi faccia
illusioni.-
Leshawna sospirò e si fermò un attimo
appoggiandosi al muro. -Meglio così... ma potrebbe farti
male comunque.- dopo un po' ricominciò a camminare per
scaricarsi. -Io la ammazzo!- diceva per sfogarsi fra un' intervallo e
l'altro.
Per un po' i due ex sembrarono troppo in imbarazzo per guardarsi, poi
Harold ricominciò ad avvicinarsi alla ragazza per chiederle
se voleva dell'acqua o qualcosa per calmarsi e per prenderla un po' in
giro. Leshawna continuava ad essere in imbarazzo ma non odiava del
tutto Harold e il suo modo di fare.
La coppia di fratelli si mise a sbucciare le patate. Vedendo Harold un
po' troppo allegro, Leshawna si avvicinò a loro un po'
indecisa. -Posso aiutarvi o interromperei qualche momento familiare?-
-Fa come meglio credi.- disse Harold mantenendo l'umore tranquillo.
“Forse non è stata una buona idea...”
Leshawna si ritrovò a pensarlo qualche secondo dopo.
Quando impugnava un coltello, a volte richiamava alla mente
tutte le volte in cui avrebbe voluto essere violenta ma non l'aveva
fatto e tutti i sentimenti che aveva provato in quei momenti.
Le piaceva cucinare, non capiva perchè impugnare utensili da
cucina anche solo vagamente pericolosi potesse portarle tanta
frustrazione. Forse perchè durante la sua preadolescenza, la
ragazza aveva spesso immaginato di colpire chi la metteva con le spalle
al muro con qualcosa e non importava che si trattasse di coltelli,
rompighiaccio, forchette o cucchiai, sentiva che qualunque oggetto se
utilizzato con la forza giusta e sulla parte del corpo giusta poteva
recare danno. Quell'ex di sua madre in particolare, era un mago quando
si trattava di trasformare la bambina in una potenziale assassina.
“Non mi sento affatto maturata da allora in momenti come
questo... Qualcuno mi sta fissando?” sentiva un paio di occhi
addosso. “Non ha importanza, respira e comportati
normalmente...”
Cercò di concentrarsi solo sul lavoro manuale, ma forse
nemmeno quella era una buona idea...
Aveva sempre avuto l'impressione di essere poco precisa e di mettere
troppa forza in tutto quello che faceva. Di solito non era un problema
ma se era nervosa, sì... In quel momento le bastava puntare
gli occhi casualmente sulle mani di Harold che, al contrario delle sue,
separavano le patate dalla buccia gestendo il coltello con una
precisione chirurgica, per farla sentire irrazionalmente adirata...
Manco fosse la matrigna di Biancaneve davanti lo specchio:
“Coltello, coltello, delle mie brame... chi taglia meglio nel
reame?”
“Sicuramente non tu, fai cagare! Meglio Harold!”
“E che cazzo!” Leshawna si sentì
tagliare dal coltello traditore e per riflesso, come se la sua mente
l'avesse scambiato per un animale, lo lanciò dall'altro lato
del tavolo. Fortunatamente non c'era nessuno.
-M-Mi spiace! Mi è sfuggito!- balbettò
mortificata. Mentre Celia e Max la guardavano straniti.
Harold si avvicinò sospettoso. -Ti sei tagliata?-
Leshawna nascose la mano ferita dietro la schiena e
gesticolò con l'altra per tenerlo a distanza. -Non
è niente! Non sono affari tuoi!- disse imbarazzata.
-Dovresti disinfettare la ferita.- disse Harold mentre testardamente
cercava di avvicinarsi per vedere l'entità del danno.
-Faccio da sola! Faccio da sola!- ripetè Leshawna andando in
bagno. “Vado in surriscaldamento per niente! Peggio di
così non può andare... questo è
positivo...” ma quando sua madre tornò con un
ananas Leshawna cambiò idea.
-Ah? Perchè lo guardi così? Non ti piacevano gli
ananas?- chiese Lupe ingenuamente notando lo sguardo sorpreso e adirato
che la figlia rivolgeva a quella busta della spesa.
Ma Leshawna era talmente innervosita che non riuscì a
rispondere. -Le provoca dermatite allergica...- disse Harold notando
quella strana atmosfera.
-Eh? Da quando?- chiese Lupe sorpresa.
“Da sempre!” erano anni che ciclicamente la donna
comprava gli ananas sorprendendosi quando la figlia le ricordava che
entrare in contatto col frutto le faceva irritazione. Ormai non le
serviva neanche più toccare l'ananas in realtà,
era diventato qualcosa di psicosomatico. Il corpo di Leshawna aveva
già cominciato a prudere e bruciare.
La ragazza sospirò nervosamente. Non aveva senso arrabbiarsi
perchè sua madre era smemorata... ma visto che era
già tesa e con un'irrazionale sentore di disgrazia
imminente, quell'evento non poteva che alzare la sua irritazione anche
mentale oltre che fisica.
Quando finalmente le patate furono bollite e la carne, comprata da
Lupe, arrostita, venne il momento di sedersi a tavola. Leshawna e
Harold per abitudine stavano per mettersi vicino, ma Celia
tirò il fratellino per il braccio e spinse a sedersi al suo
posto un Max piuttosto disorientato a fare da zona cuscinetto. I due ex
si fissarono e fissarono il ragazzino. “Era strano sedersi
vicino a lei?” si chiese Harold un po' a disagio.
“E' meglio stare separati anche nelle piccole cose come
questa in effetti...” pensò Leshawna.
-Eh... che sta succedendo?- si chiese Max fra sé e
sé visto che di tanto in tanto, i due separati si gettavano
un'occhiata. Sentendosi a disagio, il ragazzino spinse la sedia un po'
all'indietro e si mise il piatto sulle ginocchia per non stare
perfettamente nel mezzo. Anche perchè Leshawna aveva
cominciato a guardare Harold di traverso.
“E che cosa le avrei fatto adesso?!” Harold
inizialmente era un po' disorientato. “Oh no... sta di nuovo
cercando di farmi pressione psicologica perchè non
mangio?” -Se mi fissi così a maggior ragione non
riuscirò a inghiottire nulla...- bisbigliò il
ragazzo.
-N-non sono preoccupata per ora. Stavo solo pensando a...-
Le parenti sospirarono, pensando entrambe qualcosa del tipo
“Siamo alle solite.”
Questo aumentò il nervosismo della giovane. -Invece di
prendermi per pazza, spero che lo sorveglierai quando me ne
sarò andata! Prima che col suo umore ballerino si scorda di
mangiare per giorni e poi sviene...- disse rivolgendosi a Celia ma
senza guardarla.
-A-anche tu dovresti essere sorvegliata per... per un sacco di cose!-
ribattè Harold.
-Non l'ho detto per metterti in imbarazzo! Io sono...- “Sono
realmente preoccupata per te, piccola sciocca creatura!”
-Senti ci penso io a decidere se è o meno il caso di tenere
d'occhio mio fratello. E fino ad ora i suoi malumori alimentari sono
sempre stati l'ultima delle potenziali minacce alla sua salute. Se
così non fosse, me ne sarei già accorta.-
spiegò Celia con freddezza mentre era apparentemente
più concentrata sul raccogliere i pezzi di patata col
cucchiaio che sul mondo circostante.
-Non ho bisogno che qualcuno prenda le mie difese... Né hai
bisogno di giustificarti se non mi fai da balia. Non ne ho bisogno....-
disse Harold innervosito. In realtà sperava di poter
chiedere aiuto alla sorella per alcune cose, ma in quel momento non
aveva più il coraggio di farlo.
Anche Celia a quel punto palesò un minimo di nervosismo.
-Non sto prendendo le tue difese. Trovo seccante il venire coinvolta,
tutto qua... Eh?- Celia vide gli occhi del fratello minore inumidirsi.
-Mi... spiace. Cercherò di non trascinare più
nessun altro nei miei problemi...- mormorò Harold mentre i
suoi occhi producevano acqua involontariamente. -Se continuo
così morirò solo, lo so...- disse a bassa voce
ridacchiando nervosamente.
Celia si stava un po' preoccupando, per quanto suo fratello potesse
essere emotivo, questo era anomalo anche per lui. Leshawna la
fulminò con lo sguardo. -Te lo avevo detto che non stava
bene, cosa gli hai combinato?!-
-Eh?! Non l'ho fatto a posta! Se vogliamo dirla tutta, qualunque cosa
stia succedendo è sicuramente colpa tua! O... lo
è sicuramente almeno per tre quarti!-
-Smettetela, non sto piangendo! È solo allergia!- disse
Harold piangendo. Nel mentre Max si era allontanato sempre di
più con la sua sedia e il suo piatto. Lupe aveva seguito il
suo saggio esempio.
Ad un certo punto Harold aveva preso la tuba l'aveva usata per
assordare tutti mettendo fine al litigio. -Se ricominciate,
soffierò di nuovo.- minacciò il ragazzo
appollaiato sulla sedia con lo strumento in braccio.
-Molto maturo, pulcino...- commentò Leshawna sospirando.
Harold avvicinò le labbra al beccuccio per ricordarle la
minaccia. Ricominciò a lacrimare accidentalmente
perché tenere in braccio la tuba gli ricordava che aveva
esorcizzato Roza e che trovarsi solo in quel corpo lo faceva sentire
triste, ma l'occhiataccia preventiva che aveva rivolto a Leshawna
l'aveva scoraggiata dal commentare. In generale aveva cominciato a
guardare Leshawna con un po' di sospetto, il modo in cui cercava a modo
suo di essere protettiva nei suoi confronti lo metteva a disagio. "Se
non mi vuoi fra i piedi smettila di fare così..."
Lupe si avvicinò alla figlia e le toccò il
braccio facendola sussultare. -Forse è meglio che ce ne
andiamo e lasciamo i fratelli alle loro questioni familiari...-
suggerì sotto voce la donna.
-Eh?- "Sei tu quella di troppo... sei tu quella che si è
impicciata! Ora vuoi fare la parte di quella che rispetta l'altrui
privacy? Sul serio?!" pensò con i nervi a fior di pelle, una
pelle che aveva preso a bruciare proprio nel punto in cui era stata
toccata... Leshawna allontanò allarmata il braccio arrossato
e confermò guardando il piatto in disparte di sua madre che
la donna aveva cominciato a tagliare l'ananas sporcandosi la mano che
le aveva posto sul braccio.
Aveva avuto la brutta idea di annusare l'aria, l'odore dell'ananas in
quel momento le suscitava nausea. Leshawna si mise la mano davanti la
bocca cercando di resistere, ma Lupe non riuscendo a leggere la
situazione cercò di avvicinarsi e toccarla di nuovo. -Ehi,
cosa c'è che non va?- chiese preoccupatissima.
-Finiscila con 'sto tono di merda!- esclamò Leshawna
allontanandola bruscamente per poi correre in bagno.
-Tono di merda?! Oh! Io mi preoccupo e tu mi insulti?!- disse la donna
mettendosi dietro la porta, a quel punto Leshawna cominciò a
bestemmiare facendola arrabbiare veramente e la donna
ribattè: -Oh! Ma come osi mancarmi di rispetto
così?!-
-Imbecille! Ho la nausea per colpa tua! Preferisci che bestemmi o che
ti butti tutta la rabbia repressa negli anni?!-
-Rabbia repressa?! E per cosa!? Sono stata una madre tranquillissima ma
tu sei sempre pronta a darmi la colpa di tut...-
-AHAHAHAHAHA! Credici pure!-
Harold si mise fra la donna e la porta accovacciandosi e cercando di
fare una faccia da persona nel panico credibile. Non si dovette
impegnare molto, gli bastò esagerare le sensazioni di
disagio che provava in quel momento -Per favore, potreste smetterla?!
Mi sto sentendo male!- si lamentò tappandosi le orecchie
scenicamente, anche per sembrare disperato non dovette impegnarsi.
Capendo la situazione, Celia venne in soccorso del fratello. -Esatto,
la pregherei di smetterla di danneggiare la psiche di mio fratello.-
disse guardandola con aria severa. -I nostri genitori hanno divorziato
quando era piccolo ed essendo il più piccolo si sente anche
un po' colpevole quindi sentire le persone che si urlano addosso lo
traumatizza... gli ricorda i nostri genitori...- la donna si
accovacciò vicino al fratellino e gli carezzò la
testa per accentuarne la pateticità. L'espressione di Harold
per un attimo si inasprì, poi tornò nel ruolo.
Lupe li guardò perplessa. Mentre a causa di quella
distrazione la rabbia diminuiva, cominciava a sentirsi un po' in
imbarazzo per la scenata. -Oh... ehm... mi spiace... Allora... Mi sa
che vado. Leshawna, poi quando ti senti meglio e vuoi ritirarti a
casa...-
-Fanculo! Odio quel tono da santarellina di stocaz...-
Harold, nel panico, soffiò nella tuba per coprire l'ex.
Celia forzò Lupe ad uscire dall'appartamento.
I due fratelli poterono tirare un sospiro di sollievo, poi Celia
parlò: -Beh, è stato piuttosto nostalgico
utilizzarti per impietosire qualcuno.-
-Uhm, già... Come sarebbe questa storia per cui sarei la
causa del divorzio dei nostri genitori?- Chiese Harold
sorridendo, poi sospirò. -È stato imbarazzante...
ma non mi veniva in mente nient'altro per interromperle...- "Tanto la
famiglia di Leshawna mi vede di base come un bambinetto..." si disse
per convincersi a non pensarci più.
Celia riprese il discorso un po' perplessa: -Comunque... Eh, mi
sapresti dire cosa è successo fra quelle due?
Perché di punto in bianco si stavano scannando?-
-Temo che sentirsi attaccati facilmente e rispondere in modo esagerato
rispetto alla provocazione, sia una cosa di famiglia...- "Che sia una
predisposizione biologica o causata da un ambiente traumatizzante in
comune, non l'ho ancora capito..."
Leshawna intervenne: -Infatti! Posso anche stare male, ma se quella si
sente offesa perché la scaccio, comincia a fare la vittima
isterica!- disse uscendo dal bagno adirata.
Harold la guardò storto senza commentare, Celia
preferì astenersi, le chiese solo: -Hai vomitato alla fine?-
-Ah! Quando mai... dovrò tenermi questa nausea per non so
quante ore ancora.- si dirisse barcollando verso la camera da letto.
Per poco non inciampò sulla gamba della sedia dove era
seduto Max, intento a finire di mangiare il più lontano
possibile dal resto delle persone dalla arrabbiatura facile.
Quando Harold entrò nella stanza invece di trovarla stesa
sul divano-letto, la vide che camminava avanti e indietro infastidita e
con un'andatura incerta. Non era stupito, continuava a capire
l'esigenza della ragazza di muoversi per scaricare la tensione
accumulata, anche se in quella situazione specifica era
controproducente. -Il prurito come va?- le chiese per distrarla.
-Domanda di riserva?!- rispose lei irritata.
-Comunque, per far passare la nausea sarebbe meglio stenderti...- disse
poco speranzoso.
-Grazie al cazzo! Ah... non posso!- "Non sei tu che dovrai tornare a
casa da quella donna! Non sai quanto ti sto rimpiangendo, rompere la
convivenza è stata un'idea di merda!" per un attimo aveva
pensato di dirlo facendola passare per una battuta, per fortuna si era
fermata in tempo.
Harold si sedette. -Se vuoi puoi parlarne, se non vuoi, non fa niente.
Tanto il codice deontologico mi impone il segreto professionale.- disse
cercando di sembrare freddo e serio.
-Smettila di fare il terapeuta senza licenza.- sbuffò. Si
tenne la testa a causa di un giramento. Harold non potè fare
a meno di guardarla con preoccupazione. Lei non potè fare a
meno di guardarlo storto. Non sapeva neanche lei il perché,
ma le persone preoccupate la innervosivano. Era come se la parte
più primitiva del suo cervello le interpretasse come una
minaccia che poteva approfittare dei suoi momenti di debolezza.
Quando finalmente riuscì ad esaurire l'energia, si
buttò sul divano-letto, stendendosi accanto le gambe di
Harold. Ma non riuscì a stare ferma a lungo, la parte
superiore del suo corpo si alzò come se stesse facendo una
flessione. -Comunque quella donna è pazza e isterica!-
ringhiò Leshawna.
Harold la fece rimettere giù, Leshawna continuò:
-Quando ero piccola, aveva l'adorabile abitudine di impazzire per
qualunque cosa andasse storta... Si rompeva qualcosa? Bene! Partiva una
filippica su quanto Dio la odiasse e su quanto volesse morire! Il tutto
urlando e piangendo con una voce assordante e acuta!-
ricordò la ragazza tappandosi le orecchie.
Harold rimane in ascolto con molta apprensione mentre lei continuava a
sparare parole come una mitragliatrice avrebbe sparato proiettili: -Poi
si lamentava di continuo di quanto non potesse uscire e andare a
divertirsi e combinava il tutto con le manie di persecuzione: Per lei,
tutti la odiavamo, tutti la incolpavamo di tutto! Poi continuava a
frignare di quanto fosse miserabile! Ed io che ero bambina, cosa cazzo
le dovevo rispondere?! Eh?!-
-C... capisco... Deve essere stato molto triste, io...-
Il corpo di Leshawna si sollevò di nuovo di scatto. -Odio le
persone che fanno scenate dicendo di essere delle merde! Vogliono forse
che chi le ascolta si impietosisca e dica: “Ma, no... non
è vero, non sei orribile come ti descrivi”? Ah! Io
avrei tanto voluto dirle: Hai ragione! Sei una merda! Smettila di fare
la vittima che non sono mica io ad aver deciso di nascere! Ora ne paghi
le conseguenze!- esclamò Leshawna lasciandosi andare ad un
riso crudele. -A-ahia...- mormorò massaggiandosi le tempie
in seguito all'aumentare di dolorose e pulsanti fitte.
Harold sgranò gli occhi, poi rise nervosamente. -O-ok... ma
puoi inveire mentre stai giù? Se hai ancora mal di testa da
nausea, dubito che fare le flessioni ti aiuterà...- disse
riconducendola verso il materasso. -In realtà...-
“Neanche arrabbiarti facendo aumentare la pressione sanguigna
aiuterà...” ma in quel momento pensava
che lei non potesse farne a meno e che fosse importante farle buttare
via il veleno, così smise di parlare. “Devi
sentirti la testa che sta per esplodere, eh? Mi dispiace...”
Leshawna sembrava ancora immersa nei suoi ricordi, ma stanca di nuotare
contro corrente, parve calmarsi in po': -Ah... se non le ho mai
risposto in modo simile non era per essere gentile... avevo solo paura
che mi aggredisse... Non fraintendere, non mi ha mai alzato le mani,
ma... Aveva tirato sul pavimento degli oggetti per romperli, una
volta... Se faceva così con degli oggetti, perché
non avrebbe dovuto fare lo stesso con me?- Si chiedeva da bambina...
Furiosa, ma incapace di reagire...
-Non ti sei mai sentita al sicuro neanche in casa, quindi...-
commentò Harold dando l'impressione di parlare fra
sé e sé.
Leshawna rise -Quello della mia prima infanzia non è stato
neanche lontanamente il periodo in cui mi sono sentita meno al sicuro
in casa mia!- poi il sorriso ferale si spense e cambiò
argomento: -Comunque... è bene che bambini non si fidino
ciecamente dei genitori, no? Sono solo esseri umani, possono sbagliare
e farti male anche se non hanno cattive intenzioni... poi
c'è anche chi ha la sventura di nascere con genitori molto
mal intenzionati! Quindi, no, non si può mai abbassare la
guardia neanche quando si è bambini, anzi! Specialmente se
si è bambini!- disse annuendo con decisione. -Cazzo!-
esclamò sentendo nuovamente dolore.
Harold le accarezzò la testa chiedendosi se poteva fare
qualcosa. -È una visione molto solitaria, puoi contare solo
su di te... è anche realistica ma...- mormorò fra
sé e sé. "...ma non fa affatto bene a un bambino
non avere persone di cui fidarsi e un luogo in cui sentirsi al sicuro.
Ne abbiamo bisogno anche dopo... devo essere convinto di essere al
sicuro a casa mia anche se in realtà potrebbe esserci un
terremoto da un momento all'altro o qualcuno che entra con la forza e
armato. In un certo senso, realismo e salute mentale non vanno sempre
d'accordo, eh?" pensò tristemente mentre cercava di
trattenersi dal farle una diagnosi affrettata a causa del desiderio di
convincersi di aver ottenuto i pezzi del puzzle che gli mancavano dal
racconto dei suoi ricordi.
Il ragazzo sospirò ammettendo di non avere la minima idea di
cosa dirle. Notò un po' incuriosito un' espressione di
imbarazzo sul volto di Leshawna. La ragazza parlò come se
fosse appena ritornata al tempo presente: -O... Ovviamente ti
sembrerò pazza io... Ho tirato fuori storie di quando ero
bambina...-
-No, tranquilla... Lo so che ogni volta che ti arrabbi con qualcuno,
partono alla carica della tua mente, i flashback delle altre volte in
cui ti sei arrabbiata con quella persona...- per istinto di difesa, la
buttò sul ridere. "Non è per niente
professionale!" si innervosì con sé stesso.
Leshawna tornò cupa. -Tanto lo so che mi disprezzi
perché non amo incondizionatamente la mia genitrice e non
lodo e onoro qualunque cosa che fa come comanda il Signore mio Dio!-
disse apparendo come un serpente stressato mentre gesticolava col dito
indice verso il soffitto.
-Io non ho detto nulla.- rispose Harold mantenendo la calma.
-L'educazione religiosa ti ha traumatizzato un po', eh?- sorrise
garbatamente. Pensò che forse da piccola avesse provato a
lamentarsi dei suoi problemi a casa e che gli ascoltatori avessero
cominciato a condannarla dando per scontato di avere davanti una
bambina cattiva e capricciosa che osava non rispettare chi l'aveva
messa al mondo.
"Mi spiace così tanto..." Harold sospirò, quando
era così, mostrarsi tristi per lei, di solito era una
pessima idea. Il ragazzo si sistemò gli occhiali e
parlò con calma: -Come psicologo clinico, ho il dovere di
ascoltarti senza pregiudizi in questo primo colloquio. Sentiti libera
di esternare i tuoi sentimenti e le tue lamentele senza preoccuparti di
un eventuale giudizio morale da parte mia o chiunque altro. Sulle tue
emozioni ci lavoreremo poi, al momento non devi preoccuparti di...-
Con aria irritata, Leshawna fece un'altra flessione mettendosi seduta.
-Se volessi parlare con uno psicologo clinico, non sarei in questa
stanza con uno studente! Io voglio parlare col mio... col mio ex...
voglio parlare semplicemente con Harold! Detesto quando entri in
modalità pseudo professionale!- disse seria guardandolo
negli occhi.
Dopo un primo istante di smarrimento, Harold sorrise come se fosse
molto sollevato e in qualche modo lusingato. "Eh? È messo
così male che gli basta essere interpellato direttamente per
sentirsi considerato e apprezzato?" si chiese Leshawna un po' per
sentirsi quella messa meno peggio.
"Già... patetico!" pensò Harold divertito come se
avesse intuito i pensieri della ragazza guardandola in faccia. -Anche
in quanto Harold, penso che tu debba sentirti libera di esporre i tuoi
sentimenti senza subire un processo. Se li hai non puoi farci nulla...
Sei abbastanza intelligente da contestualizzare gli eventi che ti hanno
fatta arrabbiare, il modo in cui puoi e non puoi reagire...- "Sa che
anche sua madre deve avere dei disturbi d'ansia che la portano ad
accendersi ed esplodere e non è sicura che abbia il libero
arbitrio di non fare la pazza, per questo si sente in colpa a
criticarla."
-Insomma, sai di non poter sparare a chi ti fa arrabbiare e... infatti
non lo fai. Sei migliorata molto in questi anni ed... indipendentemente
dalle circostanze, quella con tua madre era una situazione ingiusta da
fare vivere ad una bambina...-
Leshawna gli sembrò a disagio così lui
evitò di andare avanti. "Per alcune persone è un
sollievo quando qualche ingiustizia che hanno subito in passato viene
riconosciuta... ma immagino che per lei in questo momento sia
più qualcosa del tipo; Grazie al cazzo, che me ne faccio che
venga riconosciuta ora? Il danno ormai è stato fatto..."
Aveva l'impressione di vedere, e di essere fissato, attraverso gli
occhi scuri della donna, dalla bambina che era stata... e appariva
ancora furiosa. Niente sa è essere più crudele e
vendicativo dello spirito di un piccolo essere umano che è
stato ferito...
Harold sospirò e si risistemò gli occhiali.
-C-comunque, in quanto tuo terapeuta ti sconsiglierei di... scontrarti
con tua madre su cose passate. Non sembrate nelle condizioni... Invece
di essere un confronto costruttivo temo finireste solo per andare a
stuzzicare vecchie ferite, non mi è sembrata molto incline a
parlare con distacco di queste cose e sfogare la rabbia è
buono solo quando non ci si mette in condizioni di generarne altra o in
condizioni di dire o fare cose di cui poi a mente lucida ci si
vergogna...- provò a rimanere serio, poi sorrise
nervosamente "Ops, sono tornato in modalità pseudo
professionale..."
Reggendosi la testa, Leshawna tornò a stendersi guardandolo
di traverso. -Se fossi veramente il mio terapeuta, penso rischieresti
di essere radiato per avermi messo incinta.-
-Beh, probabile!- rispose Harold rimanendo al gioco.
Leshawna si fece seria. -Penso proprio che non la perdonerò
mai...- non era detto con aggressività, era semplicemente
una fredda e malinconica constatazione.
Harold sorrise educatamente. -Siete ancora giovani, avete tutto il
tempo per scannarvi, sono sicuro che col tempo, lavorandoci riuscirai a
seppellire del tutto l'ascia di guerra.- la rassicurò.
Leshawna era un po' stranita dal commento iniziale. -Ah, giusto...-
anche se erano nati lo stesso anno, il fatto che, come età,
i genitori di Harold potessero venire genitori ai suoi, li metteva in
due circostanze molto diverse. Percependola come anziana, Harold
tendeva ad accettare positivamente ogni sgarbo della madre e a
preoccuparsi per lei. Aveva vissuto determinare fasi con un ritmo
differente? -Quando è stata spostata la tua fase di
ribellione adolescenziale, in terza elementare?-
-In realtà prima media...- il ragazzo sorrise. -Tranquilla,
ti calmerai e crescerai anche tu.- scherzò.
-Non penso mi piaccia la tua filosofia del riappacificarsi per forza...
se non stai bene con qualcuno dovresti allontanarti e basta, anche se
è un tuo familiare...- rispose guardandolo storto.
Harold si sentì a disagio. -Non cercavo di metterti sotto
pressione, è solo che ho pensato tu volessi interagire
pacificamente con tua madre, scusami se ho interpretato male...-
rispose teso.
-Eh? Non devi sentirti giudicato come psicologo. Hai ragione su di me,
ma... non stavo pensando a me in quel momento specifico.- ammise. -Te e
tuo...-
-Ah, non volevo sembrarti ipocrita...-
“No. Non intendevo questo...”
-E' che non sono pronto e non so se lo sarò mai in tempo...
ma a maggior ragione perché mio padre è
vecchietto, è meglio che eviti contatti imprudenti che
magari potrebbero portare dispiacere ad entrambi...- disse nervoso,
cercò di sdrammatizzare: -Eh, sarebbe imbarazzante se
ritornassi psicologicamente a quando avevo undici anni! O ancora peggio
a sei...-
-Ah... vecchio o meno non dovresti farti rovinare la vita per uno
stupido legame di sangue!- disse nervosa con la testa che ricominciava
a pulsare.
-Lo so! Ma non voglio essere la causa del dolore di qualcun altro...
è un problema solo mio, lasciami stare...-
-Capisco... scusa per aver turbato la tua sensibilità con il
mio poco edificante rapporto con mia madre...-
-Eh?! Io non...- Harold un po' arrossito sospirò. -Se avrai
altri brutti ricordi di cui lamentarti, non farti problemi a sfogarti
con me, mi serve ad allenarmi... un terapeuta che si turba facilmente
non è proprio l'ideale, sai?- cercò di essere
positivo e darsi un tono leggero.
“Perfetto! Non riuscirò mai più a
parlare con Harold, ma solo con Harold lo studente! Vorrei tanto
bruciare l'università... Forse se lo demolissi proprio come
psicologo potrei fargli abbandonare queste cavolate? In fondo sarebbe
una buona azione, no?! M-meglio di no... Forse non è nemmeno
ossessionato dallo studio della sua materia... potrebbe comportarsi in
questo modo fastidioso con me per mettere le distanze... Temo di
doverlo accettare...”
Leshawna si accorse, fra una pulsazioni dolorosa del capo e l'altra di
avere le dita affusolate del ragazzo che si aggiravano fra i cappelli
sfiorando delicatamente la cute e lasciandole una leggera sensazione di
solletico. -Cosa fai?-
-Cerco di distrarre il tuo senso del tatto e sovrascrivere la
sensazione dolorosa... sta avendo un qualche effetto?-
-Boh... ma penso che se non fai niente la sensazione sia peggiore...-
disse abbastanza incerta. Harold nel dubbio continuò
sperando almeno in un effetto placebo.
"Mi fa comunque piacere perché apprezzo che sia sempre
disponibile nei miei confronti. Sfruttarlo è facile...
è l'unico così facile da portare dalla mia
parte..." pensò la ragazza. Si sentiva colpevole ma era
difficile rinunciare a qualcosa quando serviva e non si aveva altro a
cui appoggiarsi, richiedeva un'energia che in quel momento lei non
aveva.
Leshawna distesa su di un fianco e col braccio usato come poggiatesta
che le si stava intorpidendo, era piuttosto scomoda, le venne un'idea.
O forse era solo una scusa per infastidire Harold e o testarne la
pazienza... La ragazza si mise con la testa sulla gamba del ragazzo,
poco sopra il ginocchio.
-Che?!- esclamò il ragazzo con un tono un po' acuto.
-È scomodo...- mormorò, Leshawna, fra
sé e sé. -Ma mi serviva un appoggio per la
testa.-
-Ah... beh in effetti...- Harold divenne più comprensivo,
"In effetti non ci avevo pensato ma era in una posizione piuttosto
scomoda..." poi tornò in sé. -Un corno! Se ti
serve un appoggio prendi un cuscino...- disse infastidito
passandogliene uno.
Leshawna prese l'oggetto e lo mise sulle gambe di Harold per potersi
mettere più comoda. -Grazie, ora ho un appoggio e non mi
sembra più di stare su un osso!- disse con un ghigno.
"Perché mi si ritorce sempre tutto contro?!" si chiese
Harold. Anche se era presto per gettare la spugna, si vedeva
già sopraffatto. -Senti, Leshawna, tu...-
Nonostante lo stesso interrompendo, gli parlò in modo
educato: -Potresti ricominciare a massaggiarmi la testa, per favore?-
-Oh, sì certo...- rispose Harold molto meno sarcastico di
quanto avrebbe voluto. Alla fine le ubbidì davvero.
"Perché non riesco a farne a meno? Ah... e che cavolo..."
-Lo sto facendo solo perché non sto bene emotivamente e alla
fine averti vicina mi rassicura...- disse con freddezza.
-Perfetto... mi piacciono le situazioni in cui ci si usa esplicitamente
a vicenda!- ammise un po' rassicurata.
-Lo immaginavo, chissà perché...- Harold
sospirò. -Tu lo sai che passato completamente il malessere
troverai questa situazione imbarazzante, vero?- l'avvertì
vagamente divertito.
-Non me ne parlare! È un problema per la me stessa del
futuro come il dover tornare da mia madre.- si lamentò.
-Cosa vuoi che faccia?- chiese serio, Harold.
Leshawna si irrigidì e si alzò di nuovo con la
parte superiore del corpo. -Non devi fare nulla! Mi stavo solo sfogando
a vuoto, me la cavo da sola!- disse imbarazzata per quell'attentato a
ciò che rimaneva del suo orgoglio.
Harold sbuffò carezzandole il capo. Leshawna inizialmente lo
guardò storto, poi giustificò il gesto
ricontestualizzandolo come tentativo di distrazione tattile per il mal
di testa.
Harold le permise di rimettersi con la testa, sul cuscino, sulle sue
gambe, anche se una parte di lui si chiedeva perché diavolo
non ne avesse approfittato per farla spostare e tagliare la corda.
-Comunque, sei un maniaco?- chiese Leshawna candidamente.
-Eh?!-
-Hai qualche perversione per i miei capelli?-
-Mi piacciono solo moderatamente i tuoi capelli...-
-E' comunque più di quanto piacciano a me...-
-Poverini... ci credo che poi si ribellano.- disse sorridendo
leggermente. "Ha ragione quando dice che potrebbe commettere un
omicidio ma rischierei di volerle bene comunque...”
pensò in quel momento calmo. “Ma... è
una cosa reciproca?"
Tutte le persone con cui era stato abbastanza stupido da parlare dei
suoi dubbi e sentimenti avevano esposto lo stesso verdetto: "Ehm...
Harold, guarda che quella palesemente non tiene a te quanto tu tieni a
lei, non è un rapporto reciproco..." Quello in particolare
glielo aveva detto Trent se non ricordava male.
Invece Duncan, dopo averlo sentito parlare con Trent, si era inserito
nello discussione ridendo e dicendogli direttamente: "Ah, quella non
starà mai con te! Non posso credere tu sia così
patetico da andarle ancora dietro!"
"Ehm... Duncan, ma sei deficiente? Guarda che abbiamo una relazione da
tre mesi..." gli aveva risposto non sapendo se essere più
offeso o preoccupato per la salute cognitiva dell'altro ragazzo,
talmente concentrato sul suo pregiudizio da non rendersi conto di una
relazione pubblica.
C'erano poche cose che lo irritavano come uno spreco deliberato di
intelligenza. "Idiota... e dire che non è del tutto scemo,
perché deve ridursi così?!" aveva pensato "Almeno
la sua espressione ebete è divertente...
P-però... anche se io e Leshawna stiamo insieme, lui
potrebbe aver ragione in un certo senso?"
Ma indipendentemente dal passato, quel giorno che era stato male,
Leshawna si era dimostrata molto protettiva nei suoi confronti... anche
cadendo in diversi atteggiamenti da testa di cazzo che avrebbero dovuto
accendergli molti campanelli di allarme che da un punto di vista
razionale coglieva! Ma... non poteva comunque non sentirsi un po'
felice e lusingato di quei comportamenti...
"Con quella che era la mia famiglia, è abbastanza
inevitabile che finisca contro ogni logica per apprezzare qualunque
attenzione nei miei confronti anche quando è un po'
inquietante... comunque sono un po' ossessivo anche io quindi..." si
giustificò un po' imbarazzato.
-Ehi...- lo chiamò la compare di sventura.
-Si? Stai meglio?-
-Ehm... credo. Mi sento ancora un po' intontita ma non fa
più male, male... quindi grazie.-
-Oh, figurati.- Harold rispose genuinamente sollevato. -Anche io sono
in debito, comunque...-
-Comunque ti amo.-
Harold rispose automaticamente -Ah, grazie!- Poi gli si gelò
il sangue nelle vene, gli si chiuse la gola e sentì il
battito cardiaco direttamente nei timpani. "No... non può
farmi questo... non può dirmelo ora..." si sentì
profondamente tradito. Provò a mantenere la calma e a fare
entrare un po' di aria nella gola. -Uhm... Leshawna, che cosa hai detto
prima?- chiese nervoso trovando improbabile l'essersi sbagliato. Ma la
ragazza stava apparentemente dormendo.
-Mi stai prendendo in giro?- sibilò e provò a
svegliarla. -G-guarda che hai dormito poco fa...-
Lei non la presa bene: -Senti... ho dormito un due o tre ore questa
notte, un oretta stamattina e ho fatto un incubo! Un'altra ora qualche
ora fa e ho fatto un altro incubo! Col cavolo che ho dormito
abbastanza!-
-Scusa... in effetti hai ragione...- mormorò incerto il
ragazzo perdendo di vista la domanda che voleva farle. Pensandoci
qualche secondo dopo aver lasciato che la ragazza si riaddormentasse,
forse non aveva avuto il coraggio di insistere e capire cosa
intendesse. Tutte le ipotesi gli davano sentimenti contrastanti in quel
momento. "Probabilmente intendeva solo, ti voglio bene... Non
è che Leshawna non abbia mai utilizzato quella combinazione
di parole in un contesto amicale o spiritoso... Però mi ha
fatto prendere un colpo, dannazione!"
Anche se era bizzarro... Con lui lo diceva molto raramente,
tendenzialmente per sbaglio quando era sovrappensiero. Era come se
dicendogli "ti amo" avesse l'impressione di mentirgli. Questo ricordo
però non lo fece sentire affatto meglio, voleva tornare alla
calma di prima.
"Niente di meglio di un racconto horror per anestetizzare qualunque
sentimento e sentire che in confronto alla vita dei personaggi, la mia
non fa poi così schifo." pensò cercando nel
cellulare se avesse salvato qualcosa che faceva a caso suo. Non era mai
stato fan del genere, infatti lo utilizzava sono per quello scopo. Era
un'abitudine che aveva preso con la depressione.
Dopo qualche minuto entrò Celia nella stanza -È
troppo tempo che non sento Leshawna che parla incazzata, che sta
succedendo?- chiese. Poi notò l'imputata stesa sul
divano-letto chiuso, di nuovo addormentata su suo fratello minore,
questa volta con la testa su un cuscino sulle sue gambe. Nel mentre
Harold stava con la schiena buttata all'indietro sulla spalliera a
leggere qualcosa dal cellulare.
-Non commentare...- le chiese il ragazzo imbarazzato senza staccare gli
occhi dal cellulare.
-Va beeeeene...- disse Celia moderatamente tranquilla.
Angolo dell'autrice non-morta:
E naturalmente, verso la vigilia dei morti, rieccomi! No... morta non
lo sono ancora (anche se ieri proprio benissimo non sono stata o_o')
Sono in ritardo? Sempre!
A parte lo scherzo, mi spiace, non sto proprio riuscendo a prendere un
buon ritmo e oltre ad impegni vari, ho dei problemi sia col computer
che col cellulare che mi hanno portato a scrivere un po' con uno e un
po' con l'altro... moltiplicando gli errori visto che è il
touch del cellulare a darmi problemi spostandomi il cursore, cliccando
lettere che non sto cliccando, diventando di tanto intanto insensibile
al mio tocco (meh, che poeta!) praticamente per scrivere devo fare i
salti mortali! >:(
Ovviamente correggo e rileggo dal computer, ma da brava dislessica
diversi errori rischio di non notarli, perlomeno questo mi è
successo con un'altra storia pubblicata... spero non succeda anche con
questa, ma in caso, mi scuso davvero per gli eventuali errori! Almeno
il cellulare dovrei sostituirlo a breve...
Sono comunque contenta di aver finito questa parentesi della storia!
Farò del mio meglio per non fare altri capitoli
così lunghi, ho tagliato molto comunque... ho fatto del mio
meglio... E beh, spero che la lettura possa esservi piaciuta fino ad
ora. Vi ringrazio di aver letto questo capitolo, grazie anche della
pazienza nel seguire questa pubblicazione, spero di riuscire in qualche
modo a ripagarvi ^^'
Se vi va di commentare, mi fa molto piacere ^^
Alla prossima e... buoni morti? Beh, buon tutto. Passate delle serate e
delle giornate serene :)
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