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Autore: Anown    30/10/2023    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Harold si sistemò gli occhiali e sollevò la maglia per controllarsi l'addome, tirò un sospiro di sollievo verificando che era pallido ma privo di lividi e graffi come era giusto che fosse.
-Cosa pensavi di trovare, esattamente?- chiese Leshawna facendolo sussultare, non aveva notato di essere stato seguito fino al bagno. -Beh, hai detto qualcosa del tipo; scusate, vado un attimo in bagno a controllare se gli organi interni continuano ad essere interni... è normale che ti abbia seguito.- rispose lei con naturalezza.
Harold la osservò con un po' di diffidenza. -Ho anche detto che stavo scherzando...- da quando Roza si era distaccata dal suo corpo provava una sorta di bruciore alle viscere che saliva lungo l'esofago.
-Sembravi un morto vivente fino a poco fa, non fidarmi mi sembra normale.-
-Però ho già ripreso colore, no?- un po' allegro, chiese una conferma.
Sorridendo leggermente Leshawna concordò. -Allora, che ti cercavi sulla pancia? Qualche ernia?-
-Ehm...- era stato piuttosto irrazionale, ma Harold si era chiesto se sul suo corpo non fossero visibili delle tracce nonostante si fosse sentito ferito dall'interno. Si era anche chiesto se a partire da quei punti doloranti il suo corpo si sarebbe rotto collassando su sé stesso. “Non so proprio mantenere la calma." sospirò imbarazzato. Forse capiva un po' meglio perché Leshawna avesse sentito il bisogno di sorvegliarlo e in realtà si sentiva a disagio da quando il fantasma se ne era andato lasciando la sua testa silenziosa. Anche per quello, era abbastanza contento che Leshawna fosse poco distante da lui. -Cosa ne pensi di ciò che è successo poco fa?- chiese desideroso di risentire la sua voce.
Una smorfia stizzita comparve sul volto di lei che disse, alzando gli occhi: -Farò finta di nulla.-

Del distacco da Roza, il corpo di Harold non era stato l'unico a pagarne le conseguenze. Forse a causa dell'energia dispersa nell'ambiente oppure a causa di uno scherzo della ragazza stessa che voleva lasciare il segno di essere stata lì, due bicchieri sul tavolo era andato in pezzi.
Celia era rimasta calma e aveva fatto delle ipotesi sul fenomeno, Max dopo una prima reazione terrorizzata, aveva cominciato a vantarsi pensando che a rompere i bicchieri fosse stata la sua aura malefica. Ma Harold non aveva idea di cosa stessero facendo Leshawna e sua madre. Erano troppo silenziose, ma aveva la sensazione che una delle due stesse pigiando qualcosa su telefono.
Non potendo più contare sula vista di Roza, Harold aveva potuto basarsi solo sui suoni per interpretare la situazione caotica che gli si era posta davanti.

Leshawna sbuffò. -Mia madre penserà sicuramente che si sia trattato di qualche fenomeno paranormale. Diventeremo l'argomento preferito del suo club di gioco di ruolo...-
-Il suo che?!- esclamò Harold incuriosito.
-Il suo gruppetto di cattolici molto superstiziosi... Alcuni sembrano più aspiranti fattucchiere che religiosi...- spiegò lei. Harold sembrò un po' divertito dalla cosa e Leshawna si sentì più a suo agio.
-Potrebbero interpretare la situazione come una punizione per aver provocato una gravidanza al di fuori del matrimonio. Dopo tanta indifferenza, finalmente, il loro Dio da segnale di disapprovare il sesso prematrimoniale! Anche se avrebbe altre priorità...- il ragazzo scherzò innocentemente.
-Quanto odio questo tipo di... di cose...- sussurrò infastidita puntando di nuovo gli occhi verso l'alto. Notando Harold che guardava verso la porta del bagno come se volesse uscire, gli prese delicatamente il polso. -Rimaniamo un po' qui? Non mi va di tornare in quella gabbia di matti.-
-Umh...- Harold sembrava abbastanza teso.
-Di nuovo problemi quando ti tocco?-
-N... no... Ma se rimaniamo troppo da soli, mia sorella e tua madre entreranno a controllarci.-
-Probabile... Ah! Che scocciatura!-

Anche se Harold ora riusciva a stare in piedi correttamente, uscito dal bagno si rannicchiò sul pavimento. Ormai lo trovava confortevole. Gli ricordava un po' quando da piccolo giocava, disegnava e costruiva sul pavimento fresco. Non aveva sedie su misura e arrampicarsi su quelle degli adulti era scocciante, erano meglio usate come tavolini quando non aveva voglia di rimanere sdraiato a pancia sotto.
Mentre si lasciava distrarre da quei ricordi, sentì qualcuno avvicinarsi, la madre di Leshawna gli stava porgendo qualcosa. -Tieni... un rosario... più tardi ti porto da un pret...-
Ma venne intercettata da Leshawna. -Finchè ci sono io in questa casa, niente rosari!- disse togliendo ad Harold l'oggetto. -Niente preti, niente messe e niente Bibbie!- poi si rivolse ad Harold. -E niente animismo, niente scintoismo, niente paganesimo, niente voodoo...-
Harold rise. -O-ok... mi sento leggermente calpestato. Non abiti più qui... ricordi?-
Leshawna per dispetto approfittò che fosse ancora accovacciato a terra e gli appoggiò un piede sulla spalla, facendo reagire molto male Lupe.
-Mamma, è solo un modo per scherzare! Non lo sto calpestando sul serio!- disse insistendo a toccarlo con il piede. -Harold, potresti scagionarmi?-
-Leshawna può giocare, mostrare i suoi sentimenti e il suo affetto in modo anche peggiore, signora. E' tutto a posto.- confermò positivo. Leshawna non sembrava apprezzare quella linea difensiva.
Cercando di ignorare quelle interazioni bizzarre, Lupe parlò: -Ho avuto un'idea.-
-Oh no...- mormorò Leshawna con una voce tombale.
-Ah, ah... molto divertente tesoro! Allora, stavo pensando... perché non pranziamo tutti insieme?-Chiese la donna ricevendo un'occhiataccia dalla figlia, ma un leggero sorriso dall'ex genero.
-A me sta bene.- disse Harold facendo spallucce "Scusami, Leshawna, ma non voglio rimanere da solo!" pensò guardando l'ex incredula e infastidita.
-Anche per me va bene.- disse Celia.
Leshawna era sempre più confusa "Mi tradisci anche tu, sorella fredda, strana ed asociale? Non hai una famiglia da cui tornare? Traditrice!"
Come se avesse avvertito i pensieri di Leshawna che le andavano contro, Celia si sentì in dovere di spiegare: -Avevo già deciso di mangiare con mio fratello, infatti avevo portato qualcosa...- disse tirando fuori dei sacchetti in cui erano contenute delle patate. -Che ci siate anche voi due, non mi fa molta differenza. Oh... senza offesa, ovviamente.-
Anche Max si unì. -Ah, che bello! I miei sono usciti e non mi andava proprio di dare fuoco a... volevo dire cucinare!- disse allegro trotterellando verso il frigo.
Celia si avvicinò agli altri e disse a bassa voce: -Scusate... ma quel ragazzino... chi diavolo è?- chiese confusa. -È qualcuno che dovrei conoscere ma di cui mi dimenticata?-
Leshawna sorrise maligna -Ma come? Non lo riconosci? Come puoi essere così insensibile da non ricordarti di...?-
Ma Harold le rovinò il gioco: -È un vicino del piano di sopra e un amico di una mia amica.-
Leshawna sbuffò ma si sentiva un po' più calma. "In fondo perché non dovremmo pranzare insieme? Perché sono così tesa?" si chiese. Alla fine non le andava di lasciare solo Harold. Rimanere ancora un po' era comodo per i suoi interessi, ma non riusciva a scacciare la sensazione che ci fosse qualcosa fuori posto. "È davvero giusto assecondare questi interessi?"
I pensieri di Leshawna si interruppero sentendo Max che apriva il frigo, tornò a sentirsi tesa: -Moccioso. Non è casa tua.- disse autoritaria andando verso di lui, l'adolescente emise uno squittio per lo spavento.
Harold la seguì. -Non essere così aggressiva, è solo un ragazzino...-
-Un corno! Da bambina sapevo come comportarmi in casa d'altri se non volevo richiami.-
Mantenendosi a distanza con Lupe, Celia sospirò. -Bene... neanche il tempo di far nascere il bambino e hanno già dei diverbi sull'educazione?-
Anche Lupe sospirò, però pensava che fosse strano che sua figlia fosse così rigida. "Sente il bisogno di strafare per compensare Harold... Non è un cattivo ragazzo, ma non ha polso e non sa farsi rispettare... Ma forse anche lui è influenzato negativamente da mia figlia ed è così passivo per compensare l'aggressività di lei... Un bel circolo vizioso..."
Nel mentre la coppia continuava la discussione. -Non è che sei così permissivo solo perché vuoi metterti contro di me?-
-C-cosa?! È che non mi piace il tuo tono dispotico! E poi sono in debito con Max per... una questione. Non voglio che venga traumatiz...-
Leshawna lo interruppe: -Traumatizzato?! Pensi basti così poco? Sei davvero...- quasi lo derise poi vedendolo abbassare lo sguardo con fare nervoso, riacquistò buon senso e si fermò. Un po' in imbarazzo, decise di provare ad essere più morbida, ma Max sembrava avere altri piani:
-Signor depresso, non trattarmi come un bambino! Guarda che quando sarò il dominatore del mondo non avrò alcun riguardo per te! Quanto alla racchia invece...-
-Muto che sembri l'aborto mal riuscito di un orgia fra un barile, un maiale anemico e il nano scemo di Biancaneve!- Oltre Max con un'espressione da funerale, Leshawa vide Harold e sua madre con gli occhi spalancati portarsi una mano davanti la bocca come delle piccole donne mortificate d'altri tempi. "Perchè è diventato così bacchettone da quando ha cominciato l'università!?"
Max si schiarì la voce e parlò dandosi un tono altezzoso: -Siete gentili a preoccuparvi dell'affronto che ho subito, ma è difficile prendersela quando a darti del maiale è un rinoceronte.- ridacchiò un po' mentre sul volto di Leshawna comparve una smorfia infastidita. Ma durò solo un attimo, si trasformò presto in un sorriso maligno.
La ragazza fece un passo verso di lui con fare minaccioso portandolo a indietreggiare facendolo finire con le spalle al muro. -Quindi lo sai anche tu che fra noi non c'è confronto... un rinoceronte il maiale se lo mangia...- ghignò facendogli notare la differenza di altezza e spalle che intercorreva fra loro. Anche Max provò ad essere minaccioso:
-G-guarda che fra qualche anno sarò sicuramente più alto di te...-
-Ah sì? Bene, sono abituata ad abbattere persone il doppio di me!- disse divertita.
Lei non aveva bisogno di girarsi per avvertire gli sguardi disapprovazione di sua madre ed Harold. -Scherzo, tranquilli! Non sto minacciando alcun minorenne.- disse strofinando la spalla del ragazzino che continuava a fissarla un po' con sospetto, un po' con inquietudine. -Era solo per giocare... e per insegnargli qualcosa. Gli ho fatto prendere un sano spavento per non farlo mettere nei guai con persone meno pazienti della sottoscritta.- disse molto sicura di sé cercando di spingerli ad esserle grati. -Andiamo, ragazzino... non ti avrò mica messo troppa paura, eh?-
Max sembrò pensarci. -Uhm... Certo che no. Ho capito benissimo lo scherzo!- affermò Max cercando di imitare il tono sicuro e tranquillo della donna.
Lupe li guardava poco convinta, ma non commentò. Harold sospirò. Non sapeva se essere affascinato o infastidito dalla faccia tosta con cui la donna tranquillizzava persone che lei stessa aveva messo in allarme fingendosi un'innocente buona samaritana. Decise di optare per la prima opzione: -Saresti stata un'ottima sorella maggiore. Comunque i rinoceronti non sono carnivori...-
Leshawna non sembrò capire, Celia si. -Ehi, io non mi sono mai comportata così.- protestò senza scomporsi, aggrottò solo un po' le sopracciglia.
Harold tirò fuori la lingua -Mi hai fatto piangere spesso invece, poi mi consolavi in modo che non ti mettessi nei guai.- ricordò divertito.
-Per me te lo stai inventando...- affermò la sorella guardando da un'altra parte.

Visto che le cose portate da Celia e le cose che Harold aveva già, non bastavano, Leshawna decise di andare a fare la spesa, poi si guardò intorno irrequieta e chiese a sua madre se poteva farlo lei al posto suo. Harold sospettò che probabilmente non si sentiva sicura a lasciare lui e Celia soli con sua madre.
Prima di andarsene, Lupe fece una proposta: -Più tardi, magari, qualcuno vuole venire a messa con me?- vedendo la figlia che la squadrava cupa e sospettosa, Lupe specificò: -Tranquilla, non ho intenzione di portare nessuno da un esorcista né di parlare degli eventi di oggi.-
-In ogni caso non ho voglia di accompagnarti, passo...- disse Leshawna.
Celia si guardò intorno un po' a disagio. -Eh... sono atea e... non ci conosciamo così bene da fare cose come andare insieme da qualche parte... è una proposta strana in primo luogo...- disse un po' disorientata dalla socievolezza della donna.
Lupe non poteva certo dirsi sorpresa di quelle reazioni, ma puntò gli occhi verso la sua ultima speranza. Harold non disse nulla che non fosse “Eh...” mentre pensava. Ma alla fine per lui era triste essere abbandonati per i propri interessi quindi non era del tutto contrario all'idea.
Leshawna fiutò il pericolo. -No, lui non viene. Ricordi? Dio odia avere gli asmatici in casa, infatti non li protegge dall'avere una crisi respiratoria a causa di quegli stupidi fiori o quegli stupidi incensi e stupidi prodotti per pulire le stupide panchine in legno... stupido legno...-
-Non è che odia gli asmatici! È solo che Dio non interviene direttamente sulla realtà che lui stesso ha creato per impedire crisi respiratorie et simili.- disse la donna sicura di sé.
-Ah? Quindi neghi i miracoli...- disse Leshawna con un ghigno. -Al rogo! I tuoi antenati inquisitori si staranno rivoltando nella tomba!-
-Se ho davvero degli antenati nell'inquisizione spagnola, mi sa tanto che hai preso tutto da loro.- commentò la donna.
Harold riprese parola: -Mi spiace interrompere questo simpatico scambio di battute, ma posso decidere da me dove posso o non posso andare.- puntualizzò Harold guardandole storto. -Allora...-
-No, non puoi decidere da solo.- affermò Leshawna con naturalezza. -Ti lasci impietosire troppo facilmente finendo per fare favori che ti danneggiano.-
Harold sospirò, Celia pure, Max osservò incuriosito non riuscendo a inquadrare la situazione, ma spuntando a tradimento dietro le spalle della figlia, Lupe commentò senza riflettere troppo: -Ok, che lo ami... ma non ti sembra di essere un po' troppo protettiva nei suoi confronti?-
Il gelo scese nella stanza.  Harold guardò con preoccupazione Leshawna che era rimasta paralizzata. Lupe cominciò a realizzare di aver infranto una sorta di tabù e indietreggiò.
Leshawna cacciò fuori un breve urlo per sfogarsi, poi si girò lentamente verso la madre. -Irresponsabile! Come ti salta in mente di dire una cosa simile?!- ma la donna tagliò la corda.
Leshawna, frustrata e senza nessuno su cui scaricarsi, diede un pugno al muro. Il suo corpo sembrava essere incandescente, cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza pensierosa e nervosa, mentre i due fratelli non si azzardavano a dire parola, solo Max inconsapevole aprì bocca: -Ma... si è rotta? Che succede?- vedendo la donna voltarsi di scatto verso di lui, il ragazzino saltò per lo spavento.
Leshawna, tesa, si rivolse ad Harold. -Non darle retta! Non ti amo affatto, ok?-
Il ragazzo si limitò a mormorare un “Ok, tranquilla...” a cui Leshawna rispose con un “Bene!”
Nonostante quel “bene” la ragazza continuò ad andare avanti e indietro. -Che irresponsabile!- disse fra sé e sé. -Come può dire con leggerezza una cosa simile ad una persona convalescente e depressa? Perchè quelli come lei non pensano mai?!-
Harold si irrigidì. -Ehi! Guarda che non ho alcun desiderio di tornare con te, quindi non devi preoccuparti che mi faccia illusioni.-
Leshawna sospirò e si fermò un attimo appoggiandosi al muro. -Meglio così... ma potrebbe farti male comunque.- dopo un po' ricominciò a camminare per scaricarsi. -Io la ammazzo!- diceva per sfogarsi fra un' intervallo e l'altro.
Per un po' i due ex sembrarono troppo in imbarazzo per guardarsi, poi Harold ricominciò ad avvicinarsi alla ragazza per chiederle se voleva dell'acqua o qualcosa per calmarsi e per prenderla un po' in giro. Leshawna continuava ad essere in imbarazzo ma non odiava del tutto Harold e il suo modo di fare.
La coppia di fratelli si mise a sbucciare le patate. Vedendo Harold un po' troppo allegro, Leshawna si avvicinò a loro un po' indecisa. -Posso aiutarvi o interromperei qualche momento familiare?-
-Fa come meglio credi.- disse Harold mantenendo l'umore tranquillo.
“Forse non è stata una buona idea...” Leshawna si ritrovò a pensarlo qualche secondo dopo.
Quando impugnava un coltello, a volte  richiamava alla mente tutte le volte in cui avrebbe voluto essere violenta ma non l'aveva fatto e tutti i sentimenti che aveva provato in quei momenti.
Le piaceva cucinare, non capiva perchè impugnare utensili da cucina anche solo vagamente pericolosi potesse portarle tanta frustrazione. Forse perchè durante la sua preadolescenza, la ragazza aveva spesso immaginato di colpire chi la metteva con le spalle al muro con qualcosa e non importava che si trattasse di coltelli, rompighiaccio, forchette o cucchiai, sentiva che qualunque oggetto se utilizzato con la forza giusta e sulla parte del corpo giusta poteva recare danno. Quell'ex di sua madre in particolare, era un mago quando si trattava di trasformare la bambina in una potenziale assassina.
“Non mi sento affatto maturata da allora in momenti come questo... Qualcuno mi sta fissando?” sentiva un paio di occhi addosso. “Non ha importanza, respira e comportati normalmente...”
Cercò di concentrarsi solo sul lavoro manuale, ma forse nemmeno quella era una buona idea...
Aveva sempre avuto l'impressione di essere poco precisa e di mettere troppa forza in tutto quello che faceva. Di solito non era un problema ma se era nervosa, sì... In quel momento le bastava puntare gli occhi casualmente sulle mani di Harold che, al contrario delle sue, separavano le patate dalla buccia gestendo il coltello con una precisione chirurgica, per farla sentire irrazionalmente adirata... Manco fosse la matrigna di Biancaneve davanti lo specchio:
“Coltello, coltello, delle mie brame... chi taglia meglio nel reame?”
“Sicuramente non tu, fai cagare! Meglio Harold!”
“E che cazzo!” Leshawna si sentì tagliare dal coltello traditore e per riflesso, come se la sua mente l'avesse scambiato per un animale, lo lanciò dall'altro lato del tavolo. Fortunatamente non c'era nessuno.
-M-Mi spiace! Mi è sfuggito!- balbettò mortificata. Mentre Celia e Max la guardavano straniti.
Harold si avvicinò sospettoso. -Ti sei tagliata?-
Leshawna nascose la mano ferita dietro la schiena e gesticolò con l'altra per tenerlo a distanza. -Non è niente! Non sono affari tuoi!- disse imbarazzata.
-Dovresti disinfettare la ferita.- disse Harold mentre testardamente cercava di avvicinarsi per vedere l'entità del danno.
-Faccio da sola! Faccio da sola!- ripetè Leshawna andando in bagno. “Vado in surriscaldamento per niente! Peggio di così non può andare... questo è positivo...” ma quando sua madre tornò con un ananas Leshawna cambiò idea.
-Ah? Perchè lo guardi così? Non ti piacevano gli ananas?- chiese Lupe ingenuamente notando lo sguardo sorpreso e adirato che la figlia rivolgeva a quella busta della spesa.
Ma Leshawna era talmente innervosita che non riuscì a rispondere. -Le provoca dermatite allergica...- disse Harold notando quella strana atmosfera.
-Eh? Da quando?- chiese Lupe sorpresa.
“Da sempre!” erano anni che ciclicamente la donna comprava gli ananas sorprendendosi quando la figlia le ricordava che entrare in contatto col frutto le faceva irritazione. Ormai non le serviva neanche più toccare l'ananas in realtà, era diventato qualcosa di psicosomatico. Il corpo di Leshawna aveva già cominciato a prudere e bruciare.
La ragazza sospirò nervosamente. Non aveva senso arrabbiarsi perchè sua madre era smemorata... ma visto che era già tesa e con un'irrazionale sentore di disgrazia imminente, quell'evento non poteva che alzare la sua irritazione anche mentale oltre che fisica.

Quando finalmente le patate furono bollite e la carne, comprata da Lupe, arrostita, venne il momento di sedersi a tavola. Leshawna e Harold per abitudine stavano per mettersi vicino, ma Celia tirò il fratellino per il braccio e spinse a sedersi al suo posto un Max piuttosto disorientato a fare da zona cuscinetto. I due ex si fissarono e fissarono il ragazzino. “Era strano sedersi vicino a lei?” si chiese Harold un po' a disagio.
“E' meglio stare separati anche nelle piccole cose come questa in effetti...” pensò Leshawna.
-Eh... che sta succedendo?- si chiese Max fra sé e sé visto che di tanto in tanto, i due separati si gettavano un'occhiata. Sentendosi a disagio, il ragazzino spinse la sedia un po' all'indietro e si mise il piatto sulle ginocchia per non stare perfettamente nel mezzo. Anche perchè Leshawna aveva cominciato a guardare Harold di traverso.
“E che cosa le avrei fatto adesso?!” Harold inizialmente era un po' disorientato. “Oh no... sta di nuovo cercando di farmi pressione psicologica perchè non mangio?” -Se mi fissi così a maggior ragione non riuscirò a inghiottire nulla...- bisbigliò il ragazzo.
-N-non sono preoccupata per ora. Stavo solo pensando a...-
Le parenti sospirarono, pensando entrambe qualcosa del tipo “Siamo alle solite.”
Questo aumentò il nervosismo della giovane. -Invece di prendermi per pazza, spero che lo sorveglierai quando me ne sarò andata! Prima che col suo umore ballerino si scorda di mangiare per giorni e poi sviene...- disse rivolgendosi a Celia ma senza guardarla.
-A-anche tu dovresti essere sorvegliata per... per un sacco di cose!- ribattè Harold.
-Non l'ho detto per metterti in imbarazzo! Io sono...- “Sono realmente preoccupata per te, piccola sciocca creatura!”
-Senti ci penso io a decidere se è o meno il caso di tenere d'occhio mio fratello. E fino ad ora i suoi malumori alimentari sono sempre stati l'ultima delle potenziali minacce alla sua salute. Se così non fosse, me ne sarei già accorta.- spiegò Celia con freddezza mentre era apparentemente più concentrata sul raccogliere i pezzi di patata col cucchiaio che sul mondo circostante.
-Non ho bisogno che qualcuno prenda le mie difese... Né hai bisogno di giustificarti se non mi fai da balia. Non ne ho bisogno....- disse Harold innervosito. In realtà sperava di poter chiedere aiuto alla sorella per alcune cose, ma in quel momento non aveva più il coraggio di farlo.
Anche Celia a quel punto palesò un minimo di nervosismo. -Non sto prendendo le tue difese. Trovo seccante il venire coinvolta, tutto qua... Eh?- Celia vide gli occhi del fratello minore inumidirsi.
-Mi... spiace. Cercherò di non trascinare più nessun altro nei miei problemi...- mormorò Harold mentre i suoi occhi producevano acqua involontariamente. -Se continuo così morirò solo, lo so...- disse a bassa voce ridacchiando nervosamente.
Celia si stava un po' preoccupando, per quanto suo fratello potesse essere emotivo, questo era anomalo anche per lui. Leshawna la fulminò con lo sguardo. -Te lo avevo detto che non stava bene, cosa gli hai combinato?!-
-Eh?! Non l'ho fatto a posta! Se vogliamo dirla tutta, qualunque cosa stia succedendo è sicuramente colpa tua! O... lo è sicuramente almeno per tre quarti!-
-Smettetela, non sto piangendo! È solo allergia!- disse Harold piangendo. Nel mentre Max si era allontanato sempre di più con la sua sedia e il suo piatto. Lupe aveva seguito il suo saggio esempio.
Ad un certo punto Harold aveva preso la tuba l'aveva usata per assordare tutti mettendo fine al litigio. -Se ricominciate, soffierò di nuovo.- minacciò il ragazzo appollaiato sulla sedia con lo strumento in braccio.
-Molto maturo, pulcino...- commentò Leshawna sospirando.
Harold avvicinò le labbra al beccuccio per ricordarle la minaccia. Ricominciò a lacrimare accidentalmente perché tenere in braccio la tuba gli ricordava che aveva esorcizzato Roza e che trovarsi solo in quel corpo lo faceva sentire triste, ma l'occhiataccia preventiva che aveva rivolto a Leshawna l'aveva scoraggiata dal commentare. In generale aveva cominciato a guardare Leshawna con un po' di sospetto, il modo in cui cercava a modo suo di essere protettiva nei suoi confronti lo metteva a disagio. "Se non mi vuoi fra i piedi smettila di fare così..."
Lupe si avvicinò alla figlia e le toccò il braccio facendola sussultare. -Forse è meglio che ce ne andiamo e lasciamo i fratelli alle loro questioni familiari...- suggerì sotto voce la donna.
-Eh?- "Sei tu quella di troppo... sei tu quella che si è impicciata! Ora vuoi fare la parte di quella che rispetta l'altrui privacy? Sul serio?!" pensò con i nervi a fior di pelle, una pelle che aveva preso a bruciare proprio nel punto in cui era stata toccata... Leshawna allontanò allarmata il braccio arrossato e confermò guardando il piatto in disparte di sua madre che la donna aveva cominciato a tagliare l'ananas sporcandosi la mano che le aveva posto sul braccio.
Aveva avuto la brutta idea di annusare l'aria, l'odore dell'ananas in quel momento le suscitava nausea. Leshawna si mise la mano davanti la bocca cercando di resistere, ma Lupe non riuscendo a leggere la situazione cercò di avvicinarsi e toccarla di nuovo. -Ehi, cosa c'è che non va?- chiese preoccupatissima.
-Finiscila con 'sto tono di merda!- esclamò Leshawna allontanandola bruscamente per poi correre in bagno.
-Tono di merda?! Oh! Io mi preoccupo e tu mi insulti?!- disse la donna mettendosi dietro la porta, a quel punto Leshawna cominciò a bestemmiare facendola arrabbiare veramente e la donna ribattè: -Oh! Ma come osi mancarmi di rispetto così?!-
-Imbecille! Ho la nausea per colpa tua! Preferisci che bestemmi o che ti butti tutta la rabbia repressa negli anni?!-
-Rabbia repressa?! E per cosa!? Sono stata una madre tranquillissima ma tu sei sempre pronta a darmi la colpa di tut...-
-AHAHAHAHAHA! Credici pure!-  
Harold si mise fra la donna e la porta accovacciandosi e cercando di fare una faccia da persona nel panico credibile. Non si dovette impegnare molto, gli bastò esagerare le sensazioni di disagio che provava in quel momento -Per favore, potreste smetterla?! Mi sto sentendo male!- si lamentò tappandosi le orecchie scenicamente, anche per sembrare disperato non dovette impegnarsi.
Capendo la situazione, Celia venne in soccorso del fratello. -Esatto, la pregherei di smetterla di danneggiare la psiche di mio fratello.- disse guardandola con aria severa. -I nostri genitori hanno divorziato quando era piccolo ed essendo il più piccolo si sente anche un po' colpevole quindi sentire le persone che si urlano addosso lo traumatizza... gli ricorda i nostri genitori...- la donna si accovacciò vicino al fratellino e gli carezzò la testa per accentuarne la pateticità. L'espressione di Harold per un attimo si inasprì, poi tornò nel ruolo.
Lupe li guardò perplessa. Mentre a causa di quella distrazione la rabbia diminuiva, cominciava a sentirsi un po' in imbarazzo per la scenata. -Oh... ehm... mi spiace... Allora... Mi sa che vado. Leshawna, poi quando ti senti meglio e vuoi ritirarti a casa...-
-Fanculo! Odio quel tono da santarellina di stocaz...-
Harold, nel panico, soffiò nella tuba per coprire l'ex. Celia forzò Lupe ad uscire dall'appartamento.
I due fratelli poterono tirare un sospiro di sollievo, poi Celia parlò: -Beh, è stato piuttosto nostalgico utilizzarti per impietosire qualcuno.-
-Uhm, già... Come sarebbe questa storia per cui sarei la causa del divorzio dei nostri genitori?- Chiese Harold  sorridendo, poi sospirò. -È stato imbarazzante... ma non mi veniva in mente nient'altro per interromperle...- "Tanto la famiglia di Leshawna mi vede di base come un bambinetto..." si disse per convincersi a non pensarci più.
Celia riprese il discorso un po' perplessa: -Comunque... Eh, mi sapresti dire cosa è successo fra quelle due? Perché di punto in bianco si stavano scannando?-
-Temo che sentirsi attaccati facilmente e rispondere in modo esagerato rispetto alla provocazione, sia una cosa di famiglia...- "Che sia una predisposizione biologica o causata da un ambiente traumatizzante in comune, non l'ho ancora capito..."
Leshawna intervenne: -Infatti! Posso anche stare male, ma se quella si sente offesa perché la scaccio, comincia a fare la vittima isterica!- disse uscendo dal bagno adirata.
Harold la guardò storto senza commentare, Celia preferì astenersi, le chiese solo: -Hai vomitato alla fine?-
-Ah! Quando mai... dovrò tenermi questa nausea per non so quante ore ancora.- si dirisse barcollando verso la camera da letto. Per poco non inciampò sulla gamba della sedia dove era seduto Max, intento a finire di mangiare il più lontano possibile dal resto delle persone dalla arrabbiatura facile.
Quando Harold entrò nella stanza invece di trovarla stesa sul divano-letto, la vide che camminava avanti e indietro infastidita e con un'andatura incerta. Non era stupito, continuava a capire l'esigenza della ragazza di muoversi per scaricare la tensione accumulata, anche se in quella situazione specifica era controproducente. -Il prurito come va?- le chiese per distrarla.
-Domanda di riserva?!- rispose lei irritata.
-Comunque, per far passare la nausea sarebbe meglio stenderti...- disse poco speranzoso.
-Grazie al cazzo! Ah... non posso!- "Non sei tu che dovrai tornare a casa da quella donna! Non sai quanto ti sto rimpiangendo, rompere la convivenza è stata un'idea di merda!" per un attimo aveva pensato di dirlo facendola passare per una battuta, per fortuna si era fermata in tempo.
Harold si sedette. -Se vuoi puoi parlarne, se non vuoi, non fa niente. Tanto il codice deontologico mi impone il segreto professionale.- disse cercando di sembrare freddo e serio.
-Smettila di fare il terapeuta senza licenza.- sbuffò. Si tenne la testa a causa di un giramento. Harold non potè fare a meno di guardarla con preoccupazione. Lei non potè fare a meno di guardarlo storto. Non sapeva neanche lei il perché, ma le persone preoccupate la innervosivano. Era come se la parte più primitiva del suo cervello le interpretasse come una minaccia che poteva approfittare dei suoi momenti di debolezza.
Quando finalmente riuscì ad esaurire l'energia, si buttò sul divano-letto, stendendosi accanto le gambe di Harold. Ma non riuscì a stare ferma a lungo, la parte superiore del suo corpo si alzò come se stesse facendo una flessione. -Comunque quella donna è pazza e isterica!- ringhiò Leshawna.
Harold la fece rimettere giù, Leshawna continuò: -Quando ero piccola, aveva l'adorabile abitudine di impazzire per qualunque cosa andasse storta... Si rompeva qualcosa? Bene! Partiva una filippica su quanto Dio la odiasse e su quanto volesse morire! Il tutto urlando e piangendo con una voce assordante e acuta!- ricordò la ragazza tappandosi le orecchie.
Harold rimane in ascolto con molta apprensione mentre lei continuava a sparare parole come una mitragliatrice avrebbe sparato proiettili: -Poi si lamentava di continuo di quanto non potesse uscire e andare a divertirsi e combinava il tutto con le manie di persecuzione: Per lei, tutti la odiavamo, tutti la incolpavamo di tutto! Poi continuava a frignare di quanto fosse miserabile! Ed io che ero bambina, cosa cazzo le dovevo rispondere?! Eh?!-
-C... capisco... Deve essere stato molto triste, io...-
Il corpo di Leshawna si sollevò di nuovo di scatto. -Odio le persone che fanno scenate dicendo di essere delle merde! Vogliono forse che chi le ascolta si impietosisca e dica: “Ma, no... non è vero, non sei orribile come ti descrivi”? Ah! Io avrei tanto voluto dirle: Hai ragione! Sei una merda! Smettila di fare la vittima che non sono mica io ad aver deciso di nascere! Ora ne paghi le conseguenze!- esclamò Leshawna lasciandosi andare ad un riso crudele. -A-ahia...- mormorò massaggiandosi le tempie in seguito all'aumentare di dolorose e pulsanti fitte.
Harold sgranò gli occhi, poi rise nervosamente. -O-ok... ma puoi inveire mentre stai giù? Se hai ancora mal di testa da nausea, dubito che fare le flessioni ti aiuterà...- disse riconducendola verso il materasso. -In realtà...- “Neanche arrabbiarti facendo aumentare la pressione sanguigna aiuterà...”  ma in quel momento pensava che lei non potesse farne a meno e che fosse importante farle buttare via il veleno, così smise di parlare. “Devi sentirti la testa che sta per esplodere, eh? Mi dispiace...”
Leshawna sembrava ancora immersa nei suoi ricordi, ma stanca di nuotare contro corrente, parve calmarsi in po': -Ah... se non le ho mai risposto in modo simile non era per essere gentile... avevo solo paura che mi aggredisse... Non fraintendere, non mi ha mai alzato le mani, ma... Aveva tirato sul pavimento degli oggetti per romperli, una volta... Se faceva così con degli oggetti, perché non avrebbe dovuto fare lo stesso con me?- Si chiedeva da bambina... Furiosa, ma incapace di reagire...
-Non ti sei mai sentita al sicuro neanche in casa, quindi...- commentò Harold dando l'impressione di parlare fra sé e sé.
Leshawna rise -Quello della mia prima infanzia non è stato neanche lontanamente il periodo in cui mi sono sentita meno al sicuro in casa mia!- poi il sorriso ferale si spense e cambiò argomento: -Comunque... è bene che bambini non si fidino ciecamente dei genitori, no? Sono solo esseri umani, possono sbagliare e farti male anche se non hanno cattive intenzioni... poi c'è anche chi ha la sventura di nascere con genitori molto mal intenzionati! Quindi, no, non si può mai abbassare la guardia neanche quando si è bambini, anzi! Specialmente se si è bambini!- disse annuendo con decisione. -Cazzo!- esclamò sentendo nuovamente dolore.
Harold le accarezzò la testa chiedendosi se poteva fare qualcosa. -È una visione molto solitaria, puoi contare solo su di te... è anche realistica ma...- mormorò fra sé e sé. "...ma non fa affatto bene a un bambino non avere persone di cui fidarsi e un luogo in cui sentirsi al sicuro. Ne abbiamo bisogno anche dopo... devo essere convinto di essere al sicuro a casa mia anche se in realtà potrebbe esserci un terremoto da un momento all'altro o qualcuno che entra con la forza e armato. In un certo senso, realismo e salute mentale non vanno sempre d'accordo, eh?" pensò tristemente mentre cercava di trattenersi dal farle una diagnosi affrettata a causa del desiderio di convincersi di aver ottenuto i pezzi del puzzle che gli mancavano dal racconto dei suoi ricordi.
Il ragazzo sospirò ammettendo di non avere la minima idea di cosa dirle. Notò un po' incuriosito un' espressione di imbarazzo sul volto di Leshawna. La ragazza parlò come se fosse appena ritornata al tempo presente: -O... Ovviamente ti sembrerò pazza io... Ho tirato fuori storie di quando ero bambina...-
-No, tranquilla... Lo so che ogni volta che ti arrabbi con qualcuno, partono alla carica della tua mente, i flashback delle altre volte in cui ti sei arrabbiata con quella persona...- per istinto di difesa, la buttò sul ridere. "Non è per niente professionale!" si innervosì con sé stesso.
Leshawna tornò cupa. -Tanto lo so che mi disprezzi perché non amo incondizionatamente la mia genitrice e non lodo e onoro qualunque cosa che fa come comanda il Signore mio Dio!- disse apparendo come un serpente stressato mentre gesticolava col dito indice verso il soffitto.
-Io non ho detto nulla.- rispose Harold mantenendo la calma. -L'educazione religiosa ti ha traumatizzato un po', eh?- sorrise garbatamente. Pensò che forse da piccola avesse provato a lamentarsi dei suoi problemi a casa e che gli ascoltatori avessero cominciato a condannarla dando per scontato di avere davanti una bambina cattiva e capricciosa che osava non rispettare chi l'aveva messa al mondo.
"Mi spiace così tanto..." Harold sospirò, quando era così, mostrarsi tristi per lei, di solito era una pessima idea. Il ragazzo si sistemò gli occhiali e parlò con calma: -Come psicologo clinico, ho il dovere di ascoltarti senza pregiudizi in questo primo colloquio. Sentiti libera di esternare i tuoi sentimenti e le tue lamentele senza preoccuparti di un eventuale giudizio morale da parte mia o chiunque altro. Sulle tue emozioni ci lavoreremo poi, al momento non devi preoccuparti di...-
Con aria irritata, Leshawna fece un'altra flessione mettendosi seduta. -Se volessi parlare con uno psicologo clinico, non sarei in questa stanza con uno studente! Io voglio parlare col mio... col mio ex... voglio parlare semplicemente con Harold! Detesto quando entri in modalità pseudo professionale!- disse seria guardandolo negli occhi.
Dopo un primo istante di smarrimento, Harold sorrise come se fosse molto sollevato e in qualche modo lusingato. "Eh? È messo così male che gli basta essere interpellato direttamente per sentirsi considerato e apprezzato?" si chiese Leshawna un po' per sentirsi quella messa meno peggio.
"Già... patetico!" pensò Harold divertito come se avesse intuito i pensieri della ragazza guardandola in faccia. -Anche in quanto Harold, penso che tu debba sentirti libera di esporre i tuoi sentimenti senza subire un processo. Se li hai non puoi farci nulla... Sei abbastanza intelligente da contestualizzare gli eventi che ti hanno fatta arrabbiare, il modo in cui puoi e non puoi reagire...- "Sa che anche sua madre deve avere dei disturbi d'ansia che la portano ad accendersi ed esplodere e non è sicura che abbia il libero arbitrio di non fare la pazza, per questo si sente in colpa a criticarla."
-Insomma, sai di non poter sparare a chi ti fa arrabbiare e... infatti non lo fai. Sei migliorata molto in questi anni ed... indipendentemente dalle circostanze, quella con tua madre era una situazione ingiusta da fare vivere ad una bambina...-
Leshawna gli sembrò a disagio così lui evitò di andare avanti. "Per alcune persone è un sollievo quando qualche ingiustizia che hanno subito in passato viene riconosciuta... ma immagino che per lei in questo momento sia più qualcosa del tipo; Grazie al cazzo, che me ne faccio che venga riconosciuta ora? Il danno ormai è stato fatto..." Aveva l'impressione di vedere, e di essere fissato, attraverso gli occhi scuri della donna, dalla bambina che era stata... e appariva ancora furiosa. Niente sa è essere più crudele e vendicativo dello spirito di un piccolo essere umano che è stato ferito...
Harold sospirò e si risistemò gli occhiali. -C-comunque, in quanto tuo terapeuta ti sconsiglierei di... scontrarti con tua madre su cose passate. Non sembrate nelle condizioni... Invece di essere un confronto costruttivo temo finireste solo per andare a stuzzicare vecchie ferite, non mi è sembrata molto incline a parlare con distacco di queste cose e sfogare la rabbia è buono solo quando non ci si mette in condizioni di generarne altra o in condizioni di dire o fare cose di cui poi a mente lucida ci si vergogna...- provò a rimanere serio, poi sorrise nervosamente "Ops, sono tornato in modalità pseudo professionale..."
Reggendosi la testa, Leshawna tornò a stendersi guardandolo di traverso. -Se fossi veramente il mio terapeuta, penso rischieresti di essere radiato per avermi messo incinta.-
-Beh, probabile!- rispose Harold rimanendo al gioco.
Leshawna si fece seria. -Penso proprio che non la perdonerò mai...- non era detto con aggressività, era semplicemente una fredda e malinconica constatazione.
Harold sorrise educatamente. -Siete ancora giovani, avete tutto il tempo per scannarvi, sono sicuro che col tempo, lavorandoci riuscirai a seppellire del tutto l'ascia di guerra.- la rassicurò.
Leshawna era un po' stranita dal commento iniziale. -Ah, giusto...- anche se erano nati lo stesso anno, il fatto che, come età, i genitori di Harold potessero venire genitori ai suoi, li metteva in due circostanze molto diverse. Percependola come anziana, Harold tendeva ad accettare positivamente ogni sgarbo della madre e a preoccuparsi per lei. Aveva vissuto determinare fasi con un ritmo differente? -Quando è stata spostata la tua fase di ribellione adolescenziale, in terza elementare?-
-In realtà prima media...- il ragazzo sorrise. -Tranquilla, ti calmerai e crescerai anche tu.- scherzò.
-Non penso mi piaccia la tua filosofia del riappacificarsi per forza... se non stai bene con qualcuno dovresti allontanarti e basta, anche se è un tuo familiare...- rispose guardandolo storto.
Harold si sentì a disagio. -Non cercavo di metterti sotto pressione, è solo che ho pensato tu volessi interagire pacificamente con tua madre, scusami se ho interpretato male...- rispose teso.
-Eh? Non devi sentirti giudicato come psicologo. Hai ragione su di me, ma... non stavo pensando a me in quel momento specifico.- ammise. -Te e tuo...-
-Ah, non volevo sembrarti ipocrita...-
“No. Non intendevo questo...”
-E' che non sono pronto e non so se lo sarò mai in tempo... ma a maggior ragione perché mio padre è vecchietto, è meglio che eviti contatti imprudenti che magari potrebbero portare dispiacere ad entrambi...- disse nervoso, cercò di sdrammatizzare: -Eh, sarebbe imbarazzante se ritornassi psicologicamente a quando avevo undici anni! O ancora peggio a sei...-
-Ah... vecchio o meno non dovresti farti rovinare la vita per uno stupido legame di sangue!- disse nervosa con la testa che ricominciava a pulsare.
-Lo so! Ma non voglio essere la causa del dolore di qualcun altro... è un problema solo mio, lasciami stare...-
-Capisco... scusa per aver turbato la tua sensibilità con il mio poco edificante rapporto con mia madre...-
-Eh?! Io non...- Harold un po' arrossito sospirò. -Se avrai altri brutti ricordi di cui lamentarti, non farti problemi a sfogarti con me, mi serve ad allenarmi... un terapeuta che si turba facilmente non è proprio l'ideale, sai?- cercò di essere positivo e darsi un tono leggero.
“Perfetto! Non riuscirò mai più a parlare con Harold, ma solo con Harold lo studente! Vorrei tanto bruciare l'università... Forse se lo demolissi proprio come psicologo potrei fargli abbandonare queste cavolate? In fondo sarebbe una buona azione, no?! M-meglio di no... Forse non è nemmeno ossessionato dallo studio della sua materia... potrebbe comportarsi in questo modo fastidioso con me per mettere le distanze... Temo di doverlo accettare...”
Leshawna si accorse, fra una pulsazioni dolorosa del capo e l'altra di avere le dita affusolate del ragazzo che si aggiravano fra i cappelli sfiorando delicatamente la cute e lasciandole una leggera sensazione di solletico. -Cosa fai?-
-Cerco di distrarre il tuo senso del tatto e sovrascrivere la sensazione dolorosa... sta avendo un qualche effetto?-
-Boh... ma penso che se non fai niente la sensazione sia peggiore...- disse abbastanza incerta. Harold nel dubbio continuò sperando almeno in un effetto placebo.
"Mi fa comunque piacere perché apprezzo che sia sempre disponibile nei miei confronti. Sfruttarlo è facile... è l'unico così facile da portare dalla mia parte..." pensò la ragazza. Si sentiva colpevole ma era difficile rinunciare a qualcosa quando serviva e non si aveva altro a cui appoggiarsi, richiedeva un'energia che in quel momento lei non aveva.
Leshawna distesa su di un fianco e col braccio usato come poggiatesta che le si stava intorpidendo, era piuttosto scomoda, le venne un'idea. O forse era solo una scusa per infastidire Harold e o testarne la pazienza... La ragazza si mise con la testa sulla gamba del ragazzo, poco sopra il ginocchio.
-Che?!- esclamò il ragazzo con un tono un po' acuto.
-È scomodo...- mormorò, Leshawna, fra sé e sé. -Ma mi serviva un appoggio per la testa.-
-Ah... beh in effetti...- Harold divenne più comprensivo, "In effetti non ci avevo pensato ma era in una posizione piuttosto scomoda..." poi tornò in sé. -Un corno! Se ti serve un appoggio prendi un cuscino...- disse infastidito passandogliene uno.
Leshawna prese l'oggetto e lo mise sulle gambe di Harold per potersi mettere più comoda. -Grazie, ora ho un appoggio e non mi sembra più di stare su un osso!- disse con un ghigno.
"Perché mi si ritorce sempre tutto contro?!" si chiese Harold. Anche se era presto per gettare la spugna, si vedeva già sopraffatto. -Senti, Leshawna, tu...-
Nonostante lo stesso interrompendo, gli parlò in modo educato: -Potresti ricominciare a massaggiarmi la testa, per favore?-
-Oh, sì certo...- rispose Harold molto meno sarcastico di quanto avrebbe voluto. Alla fine le ubbidì davvero. "Perché non riesco a farne a meno? Ah... e che cavolo..." -Lo sto facendo solo perché non sto bene emotivamente e alla fine averti vicina mi rassicura...- disse con freddezza.
-Perfetto... mi piacciono le situazioni in cui ci si usa esplicitamente a vicenda!- ammise un po' rassicurata.
-Lo immaginavo, chissà perché...- Harold sospirò. -Tu lo sai che passato completamente il malessere troverai questa situazione imbarazzante, vero?- l'avvertì vagamente divertito.
-Non me ne parlare! È un problema per la me stessa del futuro come il dover tornare da mia madre.- si lamentò.
-Cosa vuoi che faccia?- chiese serio, Harold.
Leshawna si irrigidì e si alzò di nuovo con la parte superiore del corpo. -Non devi fare nulla! Mi stavo solo sfogando a vuoto, me la cavo da sola!- disse imbarazzata per quell'attentato a ciò che rimaneva del suo orgoglio.
Harold sbuffò carezzandole il capo. Leshawna inizialmente lo guardò storto, poi giustificò il gesto ricontestualizzandolo come tentativo di distrazione tattile per il mal di testa.
Harold le permise di rimettersi con la testa, sul cuscino, sulle sue gambe, anche se una parte di lui si chiedeva perché diavolo non ne avesse approfittato per farla spostare e tagliare la corda.
-Comunque, sei un maniaco?- chiese Leshawna candidamente.
-Eh?!-
-Hai qualche perversione per i miei capelli?-
-Mi piacciono solo moderatamente i tuoi capelli...-
-E' comunque più di quanto piacciano a me...-
-Poverini... ci credo che poi si ribellano.- disse sorridendo leggermente. "Ha ragione quando dice che potrebbe commettere un omicidio ma rischierei di volerle bene comunque...” pensò in quel momento calmo. “Ma... è una cosa reciproca?"

Tutte le persone con cui era stato abbastanza stupido da parlare dei suoi dubbi e sentimenti avevano esposto lo stesso verdetto: "Ehm... Harold, guarda che quella palesemente non tiene a te quanto tu tieni a lei, non è un rapporto reciproco..." Quello in particolare glielo aveva detto Trent se non ricordava male.
Invece Duncan, dopo averlo sentito parlare con Trent, si era inserito nello discussione ridendo e dicendogli direttamente: "Ah, quella non starà mai con te! Non posso credere tu sia così patetico da andarle ancora dietro!"
"Ehm... Duncan, ma sei deficiente? Guarda che abbiamo una relazione da tre mesi..." gli aveva risposto non sapendo se essere più offeso o preoccupato per la salute cognitiva dell'altro ragazzo, talmente concentrato sul suo pregiudizio da non rendersi conto di una relazione pubblica.
C'erano poche cose che lo irritavano come uno spreco deliberato di intelligenza. "Idiota... e dire che non è del tutto scemo, perché deve ridursi così?!" aveva pensato "Almeno la sua espressione ebete è divertente... P-però... anche se io e Leshawna stiamo insieme, lui potrebbe aver ragione in un certo senso?"

Ma indipendentemente dal passato, quel giorno che era stato male, Leshawna si era dimostrata molto protettiva nei suoi confronti... anche cadendo in diversi atteggiamenti da testa di cazzo che avrebbero dovuto accendergli molti campanelli di allarme che da un punto di vista razionale coglieva! Ma... non poteva comunque non sentirsi un po' felice e lusingato di quei comportamenti...
"Con quella che era la mia famiglia, è abbastanza inevitabile che finisca contro ogni logica per apprezzare qualunque attenzione nei miei confronti anche quando è un po' inquietante... comunque sono un po' ossessivo anche io quindi..." si giustificò un po' imbarazzato.
-Ehi...- lo chiamò la compare di sventura.
-Si? Stai meglio?-
-Ehm... credo. Mi sento ancora un po' intontita ma non fa più male, male... quindi grazie.-
-Oh, figurati.- Harold rispose genuinamente sollevato. -Anche io sono in debito, comunque...-
-Comunque ti amo.-
Harold rispose automaticamente -Ah, grazie!- Poi gli si gelò il sangue nelle vene, gli si chiuse la gola e sentì il battito cardiaco direttamente nei timpani. "No... non può farmi questo... non può dirmelo ora..." si sentì profondamente tradito. Provò a mantenere la calma e a fare entrare un po' di aria nella gola. -Uhm... Leshawna, che cosa hai detto prima?- chiese nervoso trovando improbabile l'essersi sbagliato. Ma la ragazza stava apparentemente dormendo.
-Mi stai prendendo in giro?- sibilò e provò a svegliarla. -G-guarda che hai dormito poco fa...-
Lei non la presa bene: -Senti... ho dormito un due o tre ore questa notte, un oretta stamattina e ho fatto un incubo! Un'altra ora qualche ora fa e ho fatto un altro incubo! Col cavolo che ho dormito abbastanza!-
-Scusa... in effetti hai ragione...- mormorò incerto il ragazzo perdendo di vista la domanda che voleva farle. Pensandoci qualche secondo dopo aver lasciato che la ragazza si riaddormentasse, forse non aveva avuto il coraggio di insistere e capire cosa intendesse. Tutte le ipotesi gli davano sentimenti contrastanti in quel momento. "Probabilmente intendeva solo, ti voglio bene... Non è che Leshawna non abbia mai utilizzato quella combinazione di parole in un contesto amicale o spiritoso... Però mi ha fatto prendere un colpo, dannazione!"
Anche se era bizzarro... Con lui lo diceva molto raramente, tendenzialmente per sbaglio quando era sovrappensiero. Era come se dicendogli "ti amo" avesse l'impressione di mentirgli. Questo ricordo però non lo fece sentire affatto meglio, voleva tornare alla calma di prima.
"Niente di meglio di un racconto horror per anestetizzare qualunque sentimento e sentire che in confronto alla vita dei personaggi, la mia non fa poi così schifo." pensò cercando nel cellulare se avesse salvato qualcosa che faceva a caso suo. Non era mai stato fan del genere, infatti lo utilizzava sono per quello scopo. Era un'abitudine che aveva preso con la depressione.

Dopo qualche minuto entrò Celia nella stanza -È troppo tempo che non sento Leshawna che parla incazzata, che sta succedendo?- chiese. Poi notò l'imputata stesa sul divano-letto chiuso, di nuovo addormentata su suo fratello minore, questa volta con la testa su un cuscino sulle sue gambe. Nel mentre Harold stava con la schiena buttata all'indietro sulla spalliera a leggere qualcosa dal cellulare.
-Non commentare...- le chiese il ragazzo imbarazzato senza staccare gli occhi dal cellulare.
-Va beeeeene...- disse Celia moderatamente tranquilla.



Angolo dell'autrice non-morta:

E naturalmente, verso la vigilia dei morti, rieccomi! No... morta non lo sono ancora (anche se ieri proprio benissimo non sono stata o_o') Sono in ritardo? Sempre!
A parte lo scherzo, mi spiace, non sto proprio riuscendo a prendere un buon ritmo e oltre ad impegni vari, ho dei problemi sia col computer che col cellulare che mi hanno portato a scrivere un po' con uno e un po' con l'altro... moltiplicando gli errori visto che è il touch del cellulare a darmi problemi spostandomi il cursore, cliccando lettere che non sto cliccando, diventando di tanto intanto insensibile al mio tocco (meh, che poeta!) praticamente per scrivere devo fare i salti mortali! >:(
Ovviamente correggo e rileggo dal computer, ma da brava dislessica diversi errori rischio di non notarli, perlomeno questo mi è successo con un'altra storia pubblicata... spero non succeda anche con questa, ma in caso, mi scuso davvero per gli eventuali errori! Almeno il cellulare dovrei sostituirlo a breve...
Sono comunque contenta di aver finito questa parentesi della storia! Farò del mio meglio per non fare altri capitoli così lunghi, ho tagliato molto comunque... ho fatto del mio meglio... E beh, spero che la lettura possa esservi piaciuta fino ad ora. Vi ringrazio di aver letto questo capitolo, grazie anche della pazienza nel seguire questa pubblicazione, spero di riuscire in qualche modo a ripagarvi ^^'
Se vi va di commentare, mi fa molto piacere ^^
Alla prossima e... buoni morti? Beh, buon tutto. Passate delle serate e delle giornate serene :)
  
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