December
• Non so nemmeno da dove cominciare, ve lo giuro.
Devo ancora realizzare che con questa storia si conclude la Raccolta ed
è come aver perso una piccola parte di me: spesso sono arrivata
all'ultimo, per mettermi in pari con gli aggiornamenti ho sudato sette
camicie, ma cavolo quante soddisfazioni mi ha dato questo progetto (!)
Quindi, proprio per questo, penso sia giusto concludere questa Raccolta
esattamente come l'ho cominciata: questa One Shot è il sequel
diretto de La malinconia delle primule, la prima storia che ho pubblicato per la Year of the OTP.
• Dato che non voglio
andare contro le regole del mio stesso forum, ho fatto in modo e
maniera di rendere fruibile questa OS anche senza aver letto La malinconia delle primule.
Vi basti sapere che Ryoken e Yusaku si sono ritrovati dopo dieci anni
di distanza sia fisica che emotiva, che il loro amore non è mai
finito e che Miyu, la migliore amica di Yusaku, ha compiuto un miracolo
invitando all'ultimo Ryoken al suo matrimonio.
La storia riparte proprio da lì, con Ryoken e Yusaku che si
godono il matrimonio di Jin e Miyu e intanto pensano anche alla loro
relazione, a ciò che vogliono dalla vita ora che si sono
ritrovati e niente, meglio non aggiungere altro per evitare spoiler
indesiderati.
• Spero con tutta me stessa che questa OS vi piaccia.
Prima di lasciarvi all'ultimo specchietto, ci tengo a ricordarvi che la
OS di novembre non è presente nella Raccolta in quanto durante
la stesura si è trasformata in una mini long di due capitoli che
ho pubblicato a parte e che potete trovare qui: Ipernova
Detto ciò, vi lascio allo specchietto e noi ci ritroviamo più giù, a fine storia.
Buona lettura!
December: Holidays together
Prompt forum: Un fiore, un pensiero, guardare il cielo (Three Things Challenge)
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Introspettivo, Romantico
Note: Modern!AU, Lime (velatissimo), POV Ryoken
Un bouquet di rose bianche
1
Era tornato. Era tornato a casa
e, mentre stringeva Yusaku a sé nell'enorme stanza della villa
adibita a sala da ballo, con una bellissima canzone d'amore in
sottofondo, non poté fare a meno di pensare di aver compiuto la
scelta giusta.
Yusaku, il suo primo,
unico amore che in quel momento era tutto teso e concentrato sui passi
da seguire, timoroso di pestargli i piedi per sbaglio. Era a dir poco
adorabile.
Ryoken si fermò all'improvviso e Yusaku sussultò, alzando lo sguardo su di lui.
«Scusa. Non avevo in programma di ballare con qualcuno, oggi, e
ammetto di non essermi affatto esercitato…» si
giustificò, arrossendo appena.
Era in procinto di
aggiungere dell'altro, ma Ryoken avvicinò le labbra alle sue e
lo baciò con quanto più trasporto possibile, le mani che
vagavano sulla sua schiena e i loro petti che aderivano perfettamente.
Erano fermi, mentre tutti gli altri si muovevano e danzavano intorno a
loro come tanti pianeti che orbitavano intorno ai loro due soli.
«Non c'è problema» lo rassicurò con un
sorriso. «Possiamo anche rimanere così, senza dover per
forza ballare. Sai… il modo in cui ci stiamo
abbracciando… mi sembra di essere tornato a quel giorno…»
Gli occhi di Yusaku si velarono di un'emozione indescrivibile e brillarono di una luce stupenda.
«Mi piacerebbe tanto tornare al laghetto con te, una di queste
volte» ammise. Poi si alzò sulle punte e ricambiò
il bacio di prima con altrettanta dolcezza.
«Perché non adesso?» domandò Ryoken. «Non vorresti venire con me, ora?»
L'espressione di Yusaku
divenne a tratti languida e Ryoken avvertì un fremito
percorrergli la spina dorsale. Frattanto la canzone era terminata,
sostituita da un'altra sempre d'amore.
«Certo che vorrei, ma… sono il testimone della sposa e ci terrei ad arrivare vivo a domani».
Ryoken arricciò le labbra e trattenne a stento una risata.
«Dici che Miyu si arrabbierebbe tanto se scoprisse che ho rapito
il suo bel testimone?» celiò, mentre con le mani
percorreva la schiena di Yusaku, desideroso di un contatto sempre
maggiore.
Yusaku parve apprezzare particolarmente quelle carezze, difatti socchiuse gli occhi e rilassò i muscoli del corpo.
«Molto probabile. In fondo questa è la sua giornata
— e quella di Jin. Ma appena termineranno i festeggiamenti sarò tutto tuo, promesso».
E Ryoken non poté
fare altro se non crogiolarsi in quella promessa, conscio che Yusaku
mantenesse sempre la parola data. Potevano entrambi attendere ancora.
In fondo si erano aspettati per dieci anni, qualche altra ora in
più, in confronto, era leggera come un fiocco di neve caduto
distrattamente sul palmo della mano.
Andava tutto bene.
2
I matrimoni erano eventi
che riservavano sempre grandi sorprese, dalle più stravaganti
alle meno gradite. A quello di Miyu e Jin successe qualcosa di
assolutamente innocuo e molto grazioso, ma che da quel momento in poi
avrebbe segnato Ryoken per tanto, tantissimo tempo.
Accadde durante il lancio
del bouquet, quando più di dieci ragazze alzarono in aria le
mani, sbracciandosi nel tentativo maldestro di accaparrarsi il mazzo di
rose bianche. Solo che Miyu, senza rendersene conto, lo lanciò troppo indietro,
tanto che raggiunse i tavoli dove gli invitati avevano gustato
un'ottima cena e, per la precisione, si adagiò proprio tra le
braccia di Yusaku, il quale in quel momento era concentrato su
tutt'altro, ovvero scrollare le foto che aveva scattato nel corso della
giornata insieme a Ryoken.
Sgranarono entrambi gli occhi alla vista del bouquet lì
e non tra le mani vittoriose di una delle amiche di Miyu. Fu
però quando Yusaku afferrò il bouquet con dita tremanti
che tutto divenne realtà: perché ormai l'aveva toccato e,
di conseguenza, era suo.
(Ed era un po' come se fosse loro).
Tutto iniziò da lì. Dalla vista di Yusaku col bouquet di rose bianche.
E, certo, Ryoken era
appena tornato a casa dopo dieci anni di lontananza, e lui e Yusaku non
avevano ancora ufficializzato la loro relazione, ma… cielo, Yusaku col bouquet di rose bianche.
Esisteva forse un capolavoro più bello?
3
Non era cambiato nulla. Il
parco cittadino era proprio come lo ricordava, immenso, meraviglioso e
pregno di effluvi che lo facevano sentire nel posto giusto al momento
giusto.
Era sera ormai inoltrata e
i lampioni accesi lungo i sentieri del parco creavano dei giochi di
luce molto particolari; nonostante la primavera fosse già
arrivata con frizzante allegria da qualche settimana, le serate erano
ancora fredde ed era necessario coprirsi se si desiderava trascorrere
del tempo all'aperto.
Era l'occasione perfetta
per stringere Yusaku a sé e proteggerlo da quel clima avverso
— cosa che aveva già fatto per tutta la giornata, ma non
ne aveva ancora abbastanza e, con ogni probabilità, non ne
avrebbe mai avuto abbastanza.
Nel corso della loro
passeggiata, Ryoken rivisse tutti i momenti che aveva condiviso con
Yusaku dieci anni addietro, quando erano due adolescenti alle prese con
le prime esperienze romantiche. A quei tempi erano due ragazzi che
indossavano una divisa scolastica blu, affermando così la loro
appartenenza alla scuola superiore di Den City; ora, invece, erano due
giovani uomini fasciati nei loro completi eleganti che avevano imparato
una o due cose in più sulla vita e avevano raggiunto anche una
loro indipendenza. Erano maturati, ma non avevano mai dimenticato
ciò che li aveva uniti quando erano più giovani, e il
fatto che si stessero recando proprio nello stesso luogo in cui dieci
anni addietro si erano scambiati il loro primo bacio d'amore nonostante
il freddo e nonostante desiderassero fare ben altro
nell'appartamento di uno dei due — e magari su un materasso
morbido, al caldo, avvolti nelle lenzuola candide — metteva
sempre più in evidenza quanto il sentimento che li univa fosse
unico e speciale e fosse perdurato nel tempo.
Ma c'era una differenza
ancora più marcata e sostanziale che non dava tregua a Ryoken;
un dettaglio che si era aggiunto all'ultimo, qualcosa che non aveva
affatto calcolato: il bouquet.
Dieci anni addietro
c'erano state migliaia di primule che avevano brillato al sole del
pomeriggio, le stesse primule che ora si nascondevano in
un'oscurità che non faceva paura laddove i lampioni non
riuscivano a proiettare la loro luce artificiale. E il bacio che si
erano dati — il quale era stato il preludio a un'infinità
di altri baci — era stato di un'innocenza disarmante, così
puro e tenero da sciogliere il cuore e rimodellarlo in una forma del
tutto nuova e ancora più bella, pregna di vita e mille progetti
diversi per il futuro.
Ora, invece, era tutto
amplificato. Era fuoco liquido che scorreva sull'epidermide e nelle
vene, un desiderio che ardeva senza sosta e bruciava, bruciava, bruciava ogni cosa nel modo più bello possibile.
In piedi, l'uno di fronte
all'altro su quel ponte che aveva segnato l'inizio di tutto, si
guardarono negli occhi con una nuova consapevolezza riflessa nelle
iridi: che la loro storia d'amore era appena cominciata.
(Unica, vera e irripetibile).
E quando si baciarono, questa volta nel posto giusto,
sentirono di aver vinto definitivamente contro tutto ciò che non
erano stati in quegli anni che non li avevano visti insieme. Fu come
tornare alle origini, ma questa volta con la sicurezza che tutto
sarebbe andato per i meglio.
Poi accadde. Il profumo
delle rose bianche sovrastò quello delle primule e Ryoken
avvertì un fremito percorrergli tutto il corpo, senza
tralasciare neanche una cellula.
Yusaku aveva portato con
sé il bouquet, forse senza neanche rendersene conto, senza mai
lasciarlo andare. Quel bouquet che stava diventando sempre più una costante tra di loro, un punto di riferimento simile a una Stella Polare fatta di petali di rose bianche.
Gli stessi petali che ora
sfioravano i capelli di Ryoken, dello stesso candore di una neve che
era da poco uscita di scena per lasciare posto a una primavera che
profumava ancora un po' di inverno.
Strinse Yusaku ancora
più forte a sé, le labbra di entrambi cercarono un
contatto sempre maggiore e quando a malincuore dovettero staccarsi per
riprendere fiato, Ryoken nascose il volto nell'incavo del suo collo,
respirando tutto ciò che rendeva Yusaku meraviglioso e facendolo
diventare una parte di sé
(come se fosse davvero possibile trasformarsi in una persona migliore solo sfiorandogli la pelle con le labbra gonfie e calde).
Rimasero così
— immobili e perfetti — per minuti interminabili,
aggrappandosi l'uno all'altro e amandosi come solo loro sapevano fare.
E non parlarono del bouquet di rose bianche — anche solo in
maniera goliardica o leggera — nemmeno quando le pulsioni della
carne presero del tutto il sopravvento sui sentimenti dell'anima.
4
Il bouquet riposava in un
piccolo vaso che Yusaku non ricordava nemmeno di avere in casa. Se ne
stava al centro del tavolo in salotto avvolto nel suo muto splendore,
sordo e cieco a ciò che stava capitando in un'altra stanza e
inconsapevole di aver generato emozioni imponenti come i marosi che
sconquassavano il mare aperto.
Mentre affondava in lui e
si perdeva nel calore del suo corpo, nell'intensità dei suoi
gemiti e nelle sue iridi verdi velate dal piacere, Ryoken non riusciva
a smettere di pensare a quanto Yusaku gli fosse apparso stupendo ed
etereo nel momento in cui lo aveva rivisto dopo tanto tempo.
Riportò alla mente
il ricordo legato alla prima volta che fecero l'amore, quando erano
ancora due ragazzini che non sapevano nulla — o quasi — del
mondo degli adulti. A come fossero entrambi inesperti e impacciati ma
desiderosi di vivere quel momento fino in fondo, con la giusta
intensità, senza tralasciare nulla.
E ora, mentre si
ritrovavano entrambi nella loro seconda prima volta, più uniti
che mai, Ryoken realizzò che non fosse cambiato proprio nulla:
erano loro, erano sempre loro
solo più cresciuti, con qualche strascico di vita in più
e un'ombra un po' diversa proiettata ai loro piedi, ma oltre
ciò, niente era cambiato.
L'orgasmo li sconvolse fin
nel profondo, le membra accaldate ridotte a gelatina, i respiri corti
pregni di appagamento — era tutto così idilliaco, un
momento di pura estasi mischiato al sapore del miele.
«Resta» sussurrò Yusaku mentre riprendeva fiato,
avvolto nell'abbraccio di Ryoken. «Resta con me questa
notte».
Ryoken non poté che
acconsentire di buon grado a quella richiesta. Non ci teneva affatto a
tornare a casa, soprattutto quando aveva ancora più della
metà degli scatoloni da aprire e sistemare e ogni stanza
appariva così vuota da
fare un po' male. L'appartamento di Yusaku era graziosissimo e stare
accoccolato insieme a lui sotto le lenzuola, uniche testimoni di
ciò che avevano appena rivissuto dopo anni, appariva a tutti gli
effetti la conclusione migliore di quella giornata rivelatasi
decisamente intensa.
«Resto» rispose Ryoken, poggiando le labbra sul suo collo.
Baciò con delicatezza quel lembo di pelle arrossato e il mugolio
che evase dalle labbra di Yusaku gli riempì i timpani,
stordendolo come se non avesse mai udito un suono più bello in
vita propria.
«Per tutto il tempo che desideri».
5
Con lo scorrere
inesorabile dei mesi, il bouquet appassì e la loro relazione
divenne sempre più forte e intensa, una panacea contro ogni
male, un porto sicuro per entrambi. Ryoken conservava ogni singolo
momento trascorso con Yusaku in uno scrigno della mente; alcune volte
lo apriva, rovistava un po' in mezzo a tutto quell'incanto e rievocava
quei bei ricordi condivisi.
In primavera avevano festeggiato l'Hanami
con un picnic all'ombra dei Sakura in fiore ed erano poi saliti sulla
ruota panoramica per ammirare Den City dall'alto, uno spettacolo
mozzafiato in grado di rendere quella città trafficata molto
più accogliente e vivibile; in estate avevano entrambi espresso
un desiderio durante la Tanabata
e avevano fatto l'amore sulla spiaggia, cullati dal dolce suono delle
onde che giungevano a riva con timidezza; in autunno avevano finalmente
bevuto la prima cioccolata calda e avevano passeggiato lungo una
distesa di foglie rosse che parevano tanti tizzoni incandescenti di
diversi tipi e forme, un mosaico di sfumature scarlatte che scaldava
l'anima mentre il vento freddo annunciava il ritorno del periodo
più rigido dell'anno.
Avevano rivissuto insieme
già tre stagioni e l'inverno era in procinto di arrivare con
raffinata eleganza e con esso anche la loro prima vacanza, solo loro
due, in una città che non avevano mai visitato.
Erano entrambi
economicamente stabili — Ryoken lavorava come programmatore nella
sede giapponese della SOL Technologies, mentre Yusaku come tecnico in
un negozio di elettronica specializzato in computer e smartphone
—, avevano una chimica pazzesca e con l'anno nuovo avevano in
progetto di andare a vivere insieme, cosa che avrebbero fatto fin da
subito — da quando Yusaku aveva chiesto a Ryoken di restare la
prima notte — se solo l'idea di correre troppo in fretta non
avesse bussato alle porte della loro coscienza. Ne avevano parlato con
calma e avevano entrambi concordato che era meglio aspettare ancora, di
non fare il passo più lungo della gamba.
Yusaku era tranquillo a
riguardo, e anche Ryoken lo era, o meglio, così dava a vedere.
In realtà dentro di lui viveva un'agitazione perenne, un
subbuglio emotivo nato il giorno del matrimonio di Jin e Miyu, da
quando aveva visto Yusaku prendere in mano il bouquet di rose bianche.
Qualcosa aveva iniziato a modellarsi nei suoi pensieri, qualcosa di indefinito dalle sfumature romantiche e che profumava di per sempre. E cielo, lui e Yusaku non volevano correre, eppure Ryoken stava già pensando a certe cose
e in più di un'occasione aveva dato tutta la colpa proprio al
bouquet composto da rose bianche ormai secche, ma sempre bellissime e
pure.
Yusaku se n'era preso cura per tutto il tempo e, ovviamente, l'aveva conservato senza gettarlo via. E sapere
che era sempre lì, a casa del suo ragazzo, rendeva Ryoken
inquieto in un modo che non riusciva a spiegarsi. Come se il bouquet,
in tutta la sua innocenza, avesse capito quali fossero i suoi pensieri e i suoi desideri più intimi nei confronti del suo amato.
Come se ogni petalo l'avesse psicanalizzato fino all'osso, imparando a conoscerlo in mille modi differenti.
(E
ognuno di loro sapeva bene cosa si scatenava nel petto di Ryoken
ogniqualvolta vedeva Yusaku e a quale tipo di “per sempre”
ambisse insieme a lui).
Ryoken ripensò
all'espressione del tutto sconvolta di Miyu alla vista di Yusaku con in
mano il suo bouquet. Ma era un'espressione sconvolta più dettata
dalla realizzazione di aver lanciato troppo in là
il mazzo di fiori che altro; era genuinamente sorpresa per la
situazione che si era creata, tanto che Ryoken si era convinto
nell'immediato che non l'avesse fatto apposta, era successo e basta.
Il fatto che lui, a
distanza di mesi, continuasse a pensarci, era un problema che doveva
risolvere da solo. Ma, a dirla tutta, era davvero un problema?
Era qualcosa che lo
metteva in soggezione, non poteva certo negarlo, ma al contempo lo
faceva sentire più vivo che mai e ogni giorno gli faceva
realizzare di essere sempre più innamorato di Yusaku. E ogni
volta che formulava nella sua testa ipotetici scenari nei quali avrebbe
potuto concretizzare quei pensieri, quasi perdeva il contatto con la
realtà, arrivando a toccare vette inesplorate.
Poi tornava bruscamente
indietro e si domandava come si sarebbe posto nei confronti di Yusaku
se un giorno fosse capitato per davvero… e si sentiva bruciare,
come se fosse un adolescente alle prime armi, del tutto inesperto
sull'amore e il romanticismo.
Ma alla fine sorrideva
sempre. Con le gote arrossate e i muscoli intorpiditi, non riusciva a
impedire alle labbra di incurvarsi all'insù e di pensare a
quanto fosse fortunato di potersi concedere pensieri simili ogni volta
che dedicava le sue attenzioni a Yusaku.
6
C'era un motivo per il quale si chiamava Paradise City,
e Ryoken ebbe modo di scoprirlo una volta sceso dall'auto dopo tante
ore trascorse al volante. Nonostante la stanchezza dovuta al lungo
viaggio, nel momento in cui giunse a destinazione provò un senso
di completezza immenso invadergli il petto, diramandosi poi in ogni
cellula del corpo.
Paradise City era, a tutti
gli effetti, quel luogo meraviglioso tanto decantato dai suoi stessi
abitanti e da chi aveva avuto il piacere di visitarla ed esserne stato
ospite per qualche tempo. Ryoken dovette concordare per una volta che
le varie sponsorizzazioni in televisione o sui social network dicessero
il vero: “Desideri vivere una vacanza da sogno? Vieni a Paradise City”.
Era una città
vivace e colorata, pregna di suoni ed effluvi in grado di ripristinare
la pace interiore nel giro di un battito di ciglia; era caotica,
sì, ma molto più vivibile di Den City e, più di
ogni altra cosa, era una città che splendeva di luce propria
proprio durante il periodo natalizio.
Paradise City era la terra
degli artisti di strada, degli ammaliatori e dei prestigiatori; era la
terra dei mercatini natalizi, i più belli fra tutti, della
cordialità e del profumo dello zucchero filato che aleggiava
nell'aria.
E Ryoken si sentì
l'uomo più felice al mondo quando prese per mano Yusaku e
realizzò che tutto quell'incanto l'avrebbe vissuto insieme a lui.
7
Dalla finestra della
camera d'hotel che avevano prenotato, avevano modo di osservare la
città da una postazione privilegiata; era come volgere lo
sguardo verso una distesa di pietre preziose dai colori caldi e
gradevoli, uno spettacolo inenarrabile degno di essere ammirato almeno
una volta nella vita.
Difatti, si trovavano poco
distanti dai mercatini natalizi della città, i quali si
svolgevano nell'enorme piazza che era il vero cuore pulsante di tutta
Paradise City.
Volgendo lo sguardo verso
l'alto, sempre dalla sua postazione privilegiata, Ryoken notò
che il cielo era in procinto di regalare al mondo una bellissima
sorpresa. Quel grigio tendente quasi al bianco, la compattezza delle
nuvole, l'immobilità con la quale rimanevano sospese
lassù, immacolate e inarrivabili…
«Credo che tra poco nevicherà» annunciò a
mezza voce, parlando più a se stesso che altro.
Yusaku, intento a
sistemare qualche capo d'abbigliamento nell'armadio, si interruppe e
gli si avvicinò, alzando anch'egli lo sguardo verso il cielo.
«Siamo arrivati proprio al momento giusto» disse, poggiando il capo sulla sua spalla.
Ryoken lo prese per un fianco, stringendolo appena.
«Hai assolutamente ragione».
8
Se Ryoken avesse potuto
rivivere all'infinito una giornata in particolare della propria vita,
avrebbe sicuramente scelto il suo primo giorno a Paradise City insieme
a Yusaku. Dopo aver sistemato i vestiti nell'armadio ed essersi
riposati un po', erano finalmente usciti, intabarrati dalla testa ai
piedi, pronti a vivere e respirare insieme il delizioso clima natalizio
che quella terra aveva da offrire.
Proprio come Ryoken aveva
predetto, nel giro di poco aveva anche iniziato a nevicare, rendendo
così il paesaggio cittadino ancora più incantevole e
fiabesco. Tra le luci dagli innumerevoli colori, la neve che scendeva
placida e silenziosa dal cielo per poi adagiarsi ovunque con grazia ed
eleganza, gli effluvi delle bevande calde e delle specialità
culinarie servite alle bancarelle dei mercatini, gli bastava tenere
Yusaku per mano per elevare tutto quanto a un'esperienza ancora
più sorprendente e al contempo familiare.
Yusaku aveva già
acquistato il regalo per Miyu — un carillon con una ballerina dal
tutù azzurro che la ragazza cercava da tanto tempo — e
anche quello per Jin — un raffinato ricettario che in futuro
avrebbe riempito di tutte le preparazioni dei dolci che sperimentava
nel laboratorio della sua pasticceria —, mentre Ryoken era ancora
in alto mare e si stava guardando intorno alla ricerca di qualcosa che
potesse piacere ai due sposini. Si sarebbe sentito in debito con loro
per l'eternità e tutti i tesori del mondo non sarebbero mai
bastati per ringraziarli a sufficienza per il miracolo che avevano realizzato invitandolo all'ultimo al loro matrimonio.
Questo però
passò silenziosamente in secondo piano quando Yusaku gli
indicò una bancarella che vendeva soprammobili e altri oggetti
di arredo, tutti artigianali.
«Credo di aver visto qualcosa di interessante» disse
soltanto, e Ryoken si lasciò guidare incuriosito dalla stretta
delle loro mani.
«Infatti non mi sbagliavo» commentò Yusaku con una
punta di soddisfazione nel tono di voce una volta giunti dinanzi la
bancarella.
Ryoken seguì il suo sguardo e, quando lo vide, si maledisse per non essere stato il primo a notarlo. Era bellissimo. E sarebbe stato un regalo perfetto
per Yusaku sotto ogni punto di vista, uno di quei doni che gli avrebbe
fatto illuminare gli occhi di una felicità genuina, quella gioia
che Ryoken, nel corso del tempo, si era sempre impegnato a mantenere
viva in lui, in loro — e Yusaku aveva sempre fatto altrettanto.
Era un adorabile
coniglietto grigio in ceramica, finemente dipinto con una cura dei
dettagli impressionante, tanto che i suoi occhietti scuri apparivano
più vivi e vispi che mai. Si reggeva sulle zampe posteriori,
mentre con quelle anteriori reggeva un piccolo frutto. Cielo sì,
sarebbe stato proprio il regalo perfetto per Yusaku.
Poi però Yusaku lo
sorprese. E lo fece con così tanta innocenza che Ryoken
sentì il proprio cuore tramutarsi in un muscolo incandescente
che batteva troppo forte all'interno della cassa toracica.
«Mi scusi» domandò all'uomo che gestiva la bancarella, «quanto costa la tigre bianca in ceramica?»
Tigre bianca? C'era davvero una tigre bianca in mezzo a tutti quei suppellettili dalle forme più svariate? Si era davvero lasciato sfuggire il suo animale preferito?
Sì, era andata
proprio così. E la tigre bianca che Yusaku aveva adocchiato era
unica nel suo genere, possente e dal portamento fiero, con gli occhi
che parevano due zaffiri appena lucidati e un ruggito inanimato che
premeva sulla gola, quasi l'animale volesse annunciare la propria
presenza davanti agli altri.
Ryoken era rimasto senza
parole, lo sguardo fisso sulla statua in ceramica. E forse fu per
questo che Yusaku si agitò un poco, impensierito da quella
non-reazione.
«Non ti piace?» domandò con un filo di tristezza nel
tono di voce. «Scusa, volevo farti un altro regalo di Natale, ma forse avrei dovuto prima chiederti…»
Avevano diviso le spese
del viaggio e dell'hotel, regalandosi così a vicenda la loro
prima vacanza insieme. E non avevano parlato di scambiarsi altri doni
oltre a quello perché, in fondo, una settimana insieme in una
delle città più rinomate e romantiche del Giappone
durante il periodo natalizio era già di per sé qualcosa
di inestimabile.
Ma Ryoken non aveva mai
smesso di pensare a un altro regalo per Yusaku, qualcosa che avrebbe
acquistato per lui e lui soltanto, un piccolo gesto d'amore a cui non
voleva rinunciare. E si sentì sciogliere nel constatare che
anche per Yusaku fosse lo stesso.
«Certo che mi piace» lo tranquillizzò con un
sorriso. «Solo, pensavo volessi comprare il coniglietto, non la
tigre».
Yusaku sgranò gli
occhi, realizzando solo in quel momento che ci fossero altri animali
oltre al felino bianco. Osservò il coniglietto grigio, il quale
si trovava poco distante dalla tigre, e inarcò un sopracciglio.
«Fammi capire: hai notato il coniglietto e non la tigre?»
Ryoken lo guardò allo stesso modo. «E tu hai notato la tigre e non il coniglietto?» domandò di rimando, scatenando l'ilarità del ragazzo.
(Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
«Sai» proseguì Yusaku dopo qualche istante,
«appena l'ho vista ho pensato che sarebbe perfetta da riporre su
una mensola nella… nella nostra casa. Quando ne troveremo
una… con l'anno nuovo…»
Fu in quel momento,
proprio in quell'istante che i fiocchi di neve che scendevano silenti
sulla città si tramutarono per Ryoken in un concerto di petali
di rose bianche. Fu in quel momento, proprio in quell'istante che
realizzò ancora una volta di amare Yusaku più di ogni
altra cosa al mondo, che senza di lui la sua vita sarebbe stata un
susseguirsi insipido e monocromatico di giornate dedicate interamente
al lavoro senza lasciare spazio a nient'altro. Fu in quel momento,
proprio in quell'istante che il pensiero
(il desiderio)
che albergava in lui da
tanto tempo fece vibrare le corde vocali, acquisendo una forma
concreta, un'idea astratta rimodellata con l'inchiostro nero su un
foglio di carta bianco come la neve. E lo disse.
«Sposami».
9
Il tempo si
cristallizzò per un secondo sfilacciato e poi, quando
ripartì, si sentì scaraventare altrove, in un altro
tempo, in un altro pianeta, in un altro universo. Non aveva mai
interrotto il contatto visivo con Yusaku e, proprio per questo,
poté ammirare ogni singolo cambiamento in lui, dal più
marcato al più fievole.
Le gote di Yusaku
sfumarono in una serie di gradazioni di rosso che Ryoken non credeva
nemmeno potessero esistere, i suoi occhi verdi si sgranarono in un
bellissimo slow motion senza precedenti e il respiro che fuoriusciva
dalle sue labbra, condensato in una serie di nuvolette bianche, era
molto più celere e frammentato rispetto a prima, quando tutto
era ancora tranquillo e loro erano solo due innamorati che stavano
battibeccando amorevolmente sui loro animali in ceramica preferiti.
«Tu… hai appena detto…?» tentò di
formulare Yusaku, con scarsissimi risultati. Ci mancava poco che i
sacchetti contenenti i regali per Jin e Miyu gli sfuggissero di mano
dal gran che era rimasto sconvolto nell'udire quell'affermazione.
Sconvolto esattamente come Miyu quando, mesi addietro, aveva realizzato
di aver centrato in pieno proprio le sue braccia con il lancio del
bouquet: qualcosa di così inaspettato da far quasi perdere del
tutto il tocco col presente e la realtà.
«Sì, l'ho appena detto» confermò Ryoken,
conscio che non sarebbe mai più potuto tornare indietro dopo
un'esternazione simile.
Nel corso dei mesi aveva
pensato un'infinità di volte a un momento simile, ma mai,
neanche per un istante, avrebbe immaginato di concretizzarlo lì,
in una città che ancora non conoscevano, davanti alla bancarella
di un signore che non sapeva chi fossero e senza una scatolina in
velluto blu contenente un anello di fidanzamento. Conoscendosi, Ryoken
avrebbe puntato a un'atmosfera molto più intima e romantica e fu
lì che realizzò che la prima — e ultima —
volta in cui avrebbe chiesto la mano di Yusaku si stava risolvendo in
un modo talmente improvviso da frastornarlo.
Si umettò le labbra
e proseguì: «Avrei voluto chiedertelo una volta trovata
casa insieme. Ma non ce la facevo più ad aspettare…
è da quando ti ho visto tenere in mano il bouquet di Miyu
che—»
«Aspetta» lo interruppe Yusaku, possibilmente ancora
più sconvolto di prima, «mi stai dicendo che è dal primo giorno che ci siamo rivisti che vorresti chiedermi di sposarti?»
Ryoken annuì,
conscio che ormai non poteva più tenersi tutto dentro e quindi
tanto valeva dare una forma a ogni pensiero che nel corso del tempo
aveva popolato la sua testa.
«Lo so che è presto. Lo era quel giorno e lo è ancora oggi. È solo che… quel bouquet, capisci? Quando ti ho visto con quel bouquet tra le mani non ho capito più nulla. Eri… sei
bellissimo, Yusaku. E io sono perdutamente innamorato di te. E
sì, ti ho appena chiesto di sposarmi, anche se non ho alcun
anello di fidanzamento da donarti».
Yusaku non rispose subito. Si concesse qualche attimo per assimilare ciò che aveva udito
(la dichiarazione d'amore più bella del mondo)
e via via che i secondi si sfaldavano l'uno dopo l'altro, la sua espressione si addolciva sempre più.
«Quando quel giorno ti ho visto avanzare verso di me, ho pensato
solo a una cosa. Sai qual è?»
Ryoken negò col capo. Yusaku sorrise e i suoi occhi si velarono di una felicità tremante.
«Ho pensato: voglio trascorrere il resto della mia vita insieme a te. E lo penso tuttora. Quindi la mia risposta è sì. Anche senza un anello di fidanzamento ti sposerei qui, ora, sotto la neve».
Il cuore di Ryoken
traboccò di gioia, la stessa felicità tremante riflessa
nelle iridi di Yusaku. Si chinò verso di lui, sfiorandogli le
labbra con le proprie e beandosi della loro morbidezza.
«Vorrei regalarti quel coniglietto in ceramica, se me lo concedi».
«Solo se io posso regalarti la tigre bianca».
«Certamente».
(Era un nuovo inizio. Il loro).
10
Quella sera, una volta
tornati nella loro stanza in hotel, ordinarono il servizio in camera
senza badare a spese. Decisero di concedersi di più, sempre di più,
e dopo aver cenato e bevuto dell'ottimo vino rosso e ballato e fatto
l'amore ancora e ancora, si sentirono finalmente appagati e in pace col
mondo intero.
«Manca solo l'anello» disse Ryoken mentre carezzava la mano
sinistra di Yusaku. Avvicinò le labbra all'anulare e lo
baciò, lasciando un piccolo segno sulla prima falange. «Yusaku… vuoi sposarmi?» domandò, guardandolo dritto negli occhi e perdendosi nella brillantezza di quel verde che tanto amava.
Yusaku sorrise e fece
altrettanto: prese la sua mano sinistra e baciò la prima falange
dell'anulare, suggellando così la loro promessa e tutto il
profumo di eternità che questa avrebbe portato con sé.
«Sì, Ryoken. Voglio sposarti».
Non avevano degli anelli di fidanzamento — non ancora, almeno.
Ma avevano due piccoli segni ai loro anulari sinistri, come nastro rosso legato a un bouquet di rose bianche.
Ed erano perfetti così.
Fine.
N.d.A.
• Mettere la parola “fine” a questo progetto è doloroso, ma allo stesso tempo quasi catartico.
Ho iniziato col POV di Yusaku ed era giusto concludere con quello di
Ryoken e tutto ciò che quel bouquet di rose bianche ha scatenato
in lui.
Questa OS è molto più semplice rispetto a tante altre che
ho scritto per questa Raccolta ma, al contempo, sentivo che dovevo
scriverla in questo modo, senza problemi o casini vari da affrontare,
solo tanta introspezione, un amore puro e sincero e… e si
sposano, vi rendete conto?
GLI AMORI MIEI SI SPOSANO e quando ho fatto pronunciare a Ryoken quel “Sposami”
sono tipo implosa perché non ero mai arrivata a un punto
così importante della loro relazione, ma questa OS…
cielo, questa OS urlava di essere sviluppata in questo modo e in nessun
altro e chi sono io per impedirlo?
• Ryoken e Yusaku ne hanno vissute di ogni in questa Raccolta.
Si sono allontanati, si sono ritrovati, hanno litigato, hanno fatto
pace, hanno fatto l'amore, hanno affrontato le tragedie più
disparate, hanno riso e hanno pianto, si sono baciati e si sono sempre
supportati a vicenda… quindi scrivere l'ultima scena di questa
OS, con loro due che ordinano il servizio in camera e bevono vino rosso
e ballano e poi fanno l'amore e Ryoken chiede ufficialmente a Yusaku di
sposarlo anche senza anello di fidanzamento lo considero anche il mio
modo per farmi perdonare da loro, che ne hanno passate di ogni e in
più di un'occasione li ho fatti soffrire come due dannati.
• Ho tanti progetti in
testa per l'anno nuovo, ovviamente tutti con protagonisti Ryoken e
Yusaku (poi chissà, magari riprenderò a scrivere su altre
ship se mi tornerà l'ispirazione anche per loro) e spero tanto
di rivedervi anche lì.
Grazie di cuore per aver seguito questa Raccolta dall'inizio alla fine,
per aver letto solo qualche OS, anche solo una, e per averla aggiunta
alle liste.
Grazie per il supporto prezioso e per tutto il tempo che avete dedicato a me e a questi due sottoni adorabili.
Questa Raccolta vive anche grazie a voi che ci siete stati e a tutti coloro che arriveranno in futuro.
Vi auguro Buone Feste e un felice anno nuovo!
M a k o
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