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Autore: M a k o    23/12/2023    4 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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December

Non so nemmeno da dove cominciare, ve lo giuro.
Devo ancora realizzare che con questa storia si conclude la Raccolta ed è come aver perso una piccola parte di me: spesso sono arrivata all'ultimo, per mettermi in pari con gli aggiornamenti ho sudato sette camicie, ma cavolo quante soddisfazioni mi ha dato questo progetto (!)
Quindi, proprio per questo, penso sia giusto concludere questa Raccolta esattamente come l'ho cominciata: questa One Shot è il sequel diretto de La malinconia delle primule, la prima storia che ho pubblicato per la Year of the OTP.
 
Dato che non voglio andare contro le regole del mio stesso forum, ho fatto in modo e maniera di rendere fruibile questa OS anche senza aver letto La malinconia delle primule.
Vi basti sapere che Ryoken e Yusaku si sono ritrovati dopo dieci anni di distanza sia fisica che emotiva, che il loro amore non è mai finito e che Miyu, la migliore amica di Yusaku, ha compiuto un miracolo invitando all'ultimo Ryoken al suo matrimonio.
La storia riparte proprio da lì, con Ryoken e Yusaku che si godono il matrimonio di Jin e Miyu e intanto pensano anche alla loro relazione, a ciò che vogliono dalla vita ora che si sono ritrovati e niente, meglio non aggiungere altro per evitare spoiler indesiderati.

Spero con tutta me stessa che questa OS vi piaccia.
Prima di lasciarvi all'ultimo specchietto, ci tengo a ricordarvi che la OS di novembre non è presente nella Raccolta in quanto durante la stesura si è trasformata in una mini long di due capitoli che ho pubblicato a parte e che potete trovare qui: Ipernova
Detto ciò, vi lascio allo specchietto e noi ci ritroviamo più giù, a fine storia.
Buona lettura!


December: Holidays together
Prompt forum: Un fiore, un pensiero, guardare il cielo (Three Things Challenge)
Rating: Giallo
Generi: Fluff, Introspettivo, Romantico
Note: Modern!AU, Lime (velatissimo), POV Ryoken



Un bouquet di rose bianche



1

Era tornato. Era tornato a casa e, mentre stringeva Yusaku a sé nell'enorme stanza della villa adibita a sala da ballo, con una bellissima canzone d'amore in sottofondo, non poté fare a meno di pensare di aver compiuto la scelta giusta.
Yusaku, il suo primo, unico amore che in quel momento era tutto teso e concentrato sui passi da seguire, timoroso di pestargli i piedi per sbaglio. Era a dir poco adorabile.
Ryoken si fermò all'improvviso e Yusaku sussultò, alzando lo sguardo su di lui.
    «Scusa. Non avevo in programma di ballare con qualcuno, oggi, e ammetto di non essermi affatto esercitato…» si giustificò, arrossendo appena.
Era in procinto di aggiungere dell'altro, ma Ryoken avvicinò le labbra alle sue e lo baciò con quanto più trasporto possibile, le mani che vagavano sulla sua schiena e i loro petti che aderivano perfettamente. Erano fermi, mentre tutti gli altri si muovevano e danzavano intorno a loro come tanti pianeti che orbitavano intorno ai loro due soli.
    «Non c'è problema» lo rassicurò con un sorriso. «Possiamo anche rimanere così, senza dover per forza ballare. Sai… il modo in cui ci stiamo abbracciando… mi sembra di essere tornato a quel giorno…»
Gli occhi di Yusaku si velarono di un'emozione indescrivibile e brillarono di una luce stupenda.
    «Mi piacerebbe tanto tornare al laghetto con te, una di queste volte» ammise. Poi si alzò sulle punte e ricambiò il bacio di prima con altrettanta dolcezza.
    «Perché non adesso?» domandò Ryoken. «Non vorresti venire con me, ora?»
L'espressione di Yusaku divenne a tratti languida e Ryoken avvertì un fremito percorrergli la spina dorsale. Frattanto la canzone era terminata, sostituita da un'altra sempre d'amore.
    «Certo che vorrei, ma… sono il testimone della sposa e ci terrei ad arrivare vivo a domani».
Ryoken arricciò le labbra e trattenne a stento una risata.
    «Dici che Miyu si arrabbierebbe tanto se scoprisse che ho rapito il suo bel testimone?» celiò, mentre con le mani percorreva la schiena di Yusaku, desideroso di un contatto sempre maggiore.
Yusaku parve apprezzare particolarmente quelle carezze, difatti socchiuse gli occhi e rilassò i muscoli del corpo.
    «Molto probabile. In fondo questa è la sua giornata — e quella di Jin. Ma appena termineranno i festeggiamenti sarò tutto tuo, promesso».
E Ryoken non poté fare altro se non crogiolarsi in quella promessa, conscio che Yusaku mantenesse sempre la parola data. Potevano entrambi attendere ancora. In fondo si erano aspettati per dieci anni, qualche altra ora in più, in confronto, era leggera come un fiocco di neve caduto distrattamente sul palmo della mano.
Andava tutto bene.


2

I matrimoni erano eventi che riservavano sempre grandi sorprese, dalle più stravaganti alle meno gradite. A quello di Miyu e Jin successe qualcosa di assolutamente innocuo e molto grazioso, ma che da quel momento in poi avrebbe segnato Ryoken per tanto, tantissimo tempo.
Accadde durante il lancio del bouquet, quando più di dieci ragazze alzarono in aria le mani, sbracciandosi nel tentativo maldestro di accaparrarsi il mazzo di rose bianche. Solo che Miyu, senza rendersene conto, lo lanciò troppo indietro, tanto che raggiunse i tavoli dove gli invitati avevano gustato un'ottima cena e, per la precisione, si adagiò proprio tra le braccia di Yusaku, il quale in quel momento era concentrato su tutt'altro, ovvero scrollare le foto che aveva scattato nel corso della giornata insieme a Ryoken.
Sgranarono entrambi gli occhi alla vista del bouquet e non tra le mani vittoriose di una delle amiche di Miyu. Fu però quando Yusaku afferrò il bouquet con dita tremanti che tutto divenne realtà: perché ormai l'aveva toccato e, di conseguenza, era suo.
    (Ed era un po' come se fosse loro).
Tutto iniziò da lì. Dalla vista di Yusaku col bouquet di rose bianche.
E, certo, Ryoken era appena tornato a casa dopo dieci anni di lontananza, e lui e Yusaku non avevano ancora ufficializzato la loro relazione, ma… cielo, Yusaku col bouquet di rose bianche.
Esisteva forse un capolavoro più bello?


3

Non era cambiato nulla. Il parco cittadino era proprio come lo ricordava, immenso, meraviglioso e pregno di effluvi che lo facevano sentire nel posto giusto al momento giusto.
Era sera ormai inoltrata e i lampioni accesi lungo i sentieri del parco creavano dei giochi di luce molto particolari; nonostante la primavera fosse già arrivata con frizzante allegria da qualche settimana, le serate erano ancora fredde ed era necessario coprirsi se si desiderava trascorrere del tempo all'aperto.
Era l'occasione perfetta per stringere Yusaku a sé e proteggerlo da quel clima avverso — cosa che aveva già fatto per tutta la giornata, ma non ne aveva ancora abbastanza e, con ogni probabilità, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Nel corso della loro passeggiata, Ryoken rivisse tutti i momenti che aveva condiviso con Yusaku dieci anni addietro, quando erano due adolescenti alle prese con le prime esperienze romantiche. A quei tempi erano due ragazzi che indossavano una divisa scolastica blu, affermando così la loro appartenenza alla scuola superiore di Den City; ora, invece, erano due giovani uomini fasciati nei loro completi eleganti che avevano imparato una o due cose in più sulla vita e avevano raggiunto anche una loro indipendenza. Erano maturati, ma non avevano mai dimenticato ciò che li aveva uniti quando erano più giovani, e il fatto che si stessero recando proprio nello stesso luogo in cui dieci anni addietro si erano scambiati il loro primo bacio d'amore nonostante il freddo e nonostante desiderassero fare ben altro nell'appartamento di uno dei due — e magari su un materasso morbido, al caldo, avvolti nelle lenzuola candide — metteva sempre più in evidenza quanto il sentimento che li univa fosse unico e speciale e fosse perdurato nel tempo.
Ma c'era una differenza ancora più marcata e sostanziale che non dava tregua a Ryoken; un dettaglio che si era aggiunto all'ultimo, qualcosa che non aveva affatto calcolato: il bouquet.
Dieci anni addietro c'erano state migliaia di primule che avevano brillato al sole del pomeriggio, le stesse primule che ora si nascondevano in un'oscurità che non faceva paura laddove i lampioni non riuscivano a proiettare la loro luce artificiale. E il bacio che si erano dati — il quale era stato il preludio a un'infinità di altri baci — era stato di un'innocenza disarmante, così puro e tenero da sciogliere il cuore e rimodellarlo in una forma del tutto nuova e ancora più bella, pregna di vita e mille progetti diversi per il futuro.
Ora, invece, era tutto amplificato. Era fuoco liquido che scorreva sull'epidermide e nelle vene, un desiderio che ardeva senza sosta e bruciava, bruciava, bruciava ogni cosa nel modo più bello possibile.
In piedi, l'uno di fronte all'altro su quel ponte che aveva segnato l'inizio di tutto, si guardarono negli occhi con una nuova consapevolezza riflessa nelle iridi: che la loro storia d'amore era appena cominciata.
    (Unica, vera e irripetibile).
E quando si baciarono, questa volta nel posto giusto, sentirono di aver vinto definitivamente contro tutto ciò che non erano stati in quegli anni che non li avevano visti insieme. Fu come tornare alle origini, ma questa volta con la sicurezza che tutto sarebbe andato per i meglio.
Poi accadde. Il profumo delle rose bianche sovrastò quello delle primule e Ryoken avvertì un fremito percorrergli tutto il corpo, senza tralasciare neanche una cellula.
Yusaku aveva portato con sé il bouquet, forse senza neanche rendersene conto, senza mai lasciarlo andare. Quel bouquet che stava diventando sempre più una costante tra di loro, un punto di riferimento simile a una Stella Polare fatta di petali di rose bianche.
Gli stessi petali che ora sfioravano i capelli di Ryoken, dello stesso candore di una neve che era da poco uscita di scena per lasciare posto a una primavera che profumava ancora un po' di inverno.
Strinse Yusaku ancora più forte a sé, le labbra di entrambi cercarono un contatto sempre maggiore e quando a malincuore dovettero staccarsi per riprendere fiato, Ryoken nascose il volto nell'incavo del suo collo, respirando tutto ciò che rendeva Yusaku meraviglioso e facendolo diventare una parte di sé
    (come se fosse davvero possibile trasformarsi in una persona migliore solo sfiorandogli la pelle con le labbra gonfie e calde).
Rimasero così — immobili e perfetti — per minuti interminabili, aggrappandosi l'uno all'altro e amandosi come solo loro sapevano fare. E non parlarono del bouquet di rose bianche — anche solo in maniera goliardica o leggera — nemmeno quando le pulsioni della carne presero del tutto il sopravvento sui sentimenti dell'anima.


4

Il bouquet riposava in un piccolo vaso che Yusaku non ricordava nemmeno di avere in casa. Se ne stava al centro del tavolo in salotto avvolto nel suo muto splendore, sordo e cieco a ciò che stava capitando in un'altra stanza e inconsapevole di aver generato emozioni imponenti come i marosi che sconquassavano il mare aperto.
Mentre affondava in lui e si perdeva nel calore del suo corpo, nell'intensità dei suoi gemiti e nelle sue iridi verdi velate dal piacere, Ryoken non riusciva a smettere di pensare a quanto Yusaku gli fosse apparso stupendo ed etereo nel momento in cui lo aveva rivisto dopo tanto tempo.
Riportò alla mente il ricordo legato alla prima volta che fecero l'amore, quando erano ancora due ragazzini che non sapevano nulla — o quasi — del mondo degli adulti. A come fossero entrambi inesperti e impacciati ma desiderosi di vivere quel momento fino in fondo, con la giusta intensità, senza tralasciare nulla.
E ora, mentre si ritrovavano entrambi nella loro seconda prima volta, più uniti che mai, Ryoken realizzò che non fosse cambiato proprio nulla: erano loro, erano sempre loro solo più cresciuti, con qualche strascico di vita in più e un'ombra un po' diversa proiettata ai loro piedi, ma oltre ciò, niente era cambiato.
L'orgasmo li sconvolse fin nel profondo, le membra accaldate ridotte a gelatina, i respiri corti pregni di appagamento — era tutto così idilliaco, un momento di pura estasi mischiato al sapore del miele.
    «Resta» sussurrò Yusaku mentre riprendeva fiato, avvolto nell'abbraccio di Ryoken. «Resta con me questa notte».
Ryoken non poté che acconsentire di buon grado a quella richiesta. Non ci teneva affatto a tornare a casa, soprattutto quando aveva ancora più della metà degli scatoloni da aprire e sistemare e ogni stanza appariva così vuota da fare un po' male. L'appartamento di Yusaku era graziosissimo e stare accoccolato insieme a lui sotto le lenzuola, uniche testimoni di ciò che avevano appena rivissuto dopo anni, appariva a tutti gli effetti la conclusione migliore di quella giornata rivelatasi decisamente intensa.
    «Resto» rispose Ryoken, poggiando le labbra sul suo collo. Baciò con delicatezza quel lembo di pelle arrossato e il mugolio che evase dalle labbra di Yusaku gli riempì i timpani, stordendolo come se non avesse mai udito un suono più bello in vita propria.
    «Per tutto il tempo che desideri».


5

Con lo scorrere inesorabile dei mesi, il bouquet appassì e la loro relazione divenne sempre più forte e intensa, una panacea contro ogni male, un porto sicuro per entrambi. Ryoken conservava ogni singolo momento trascorso con Yusaku in uno scrigno della mente; alcune volte lo apriva, rovistava un po' in mezzo a tutto quell'incanto e rievocava quei bei ricordi condivisi.
In primavera avevano festeggiato l'Hanami con un picnic all'ombra dei Sakura in fiore ed erano poi saliti sulla ruota panoramica per ammirare Den City dall'alto, uno spettacolo mozzafiato in grado di rendere quella città trafficata molto più accogliente e vivibile; in estate avevano entrambi espresso un desiderio durante la Tanabata e avevano fatto l'amore sulla spiaggia, cullati dal dolce suono delle onde che giungevano a riva con timidezza; in autunno avevano finalmente bevuto la prima cioccolata calda e avevano passeggiato lungo una distesa di foglie rosse che parevano tanti tizzoni incandescenti di diversi tipi e forme, un mosaico di sfumature scarlatte che scaldava l'anima mentre il vento freddo annunciava il ritorno del periodo più rigido dell'anno.
Avevano rivissuto insieme già tre stagioni e l'inverno era in procinto di arrivare con raffinata eleganza e con esso anche la loro prima vacanza, solo loro due, in una città che non avevano mai visitato.
Erano entrambi economicamente stabili — Ryoken lavorava come programmatore nella sede giapponese della SOL Technologies, mentre Yusaku come tecnico in un negozio di elettronica specializzato in computer e smartphone —, avevano una chimica pazzesca e con l'anno nuovo avevano in progetto di andare a vivere insieme, cosa che avrebbero fatto fin da subito — da quando Yusaku aveva chiesto a Ryoken di restare la prima notte — se solo l'idea di correre troppo in fretta non avesse bussato alle porte della loro coscienza. Ne avevano parlato con calma e avevano entrambi concordato che era meglio aspettare ancora, di non fare il passo più lungo della gamba.
Yusaku era tranquillo a riguardo, e anche Ryoken lo era, o meglio, così dava a vedere. In realtà dentro di lui viveva un'agitazione perenne, un subbuglio emotivo nato il giorno del matrimonio di Jin e Miyu, da quando aveva visto Yusaku prendere in mano il bouquet di rose bianche.
Qualcosa aveva iniziato a modellarsi nei suoi pensieri, qualcosa di indefinito dalle sfumature romantiche e che profumava di per sempre. E cielo, lui e Yusaku non volevano correre, eppure Ryoken stava già pensando a certe cose e in più di un'occasione aveva dato tutta la colpa proprio al bouquet composto da rose bianche ormai secche, ma sempre bellissime e pure.
Yusaku se n'era preso cura per tutto il tempo e, ovviamente, l'aveva conservato senza gettarlo via. E sapere che era sempre lì, a casa del suo ragazzo, rendeva Ryoken inquieto in un modo che non riusciva a spiegarsi. Come se il bouquet, in tutta la sua innocenza, avesse capito quali fossero i suoi pensieri e i suoi desideri più intimi nei confronti del suo amato.
Come se ogni petalo l'avesse psicanalizzato fino all'osso, imparando a conoscerlo in mille modi differenti.
    (E ognuno di loro sapeva bene cosa si scatenava nel petto di Ryoken ogniqualvolta vedeva Yusaku e a quale tipo di “per sempre” ambisse insieme a lui).
Ryoken ripensò all'espressione del tutto sconvolta di Miyu alla vista di Yusaku con in mano il suo bouquet. Ma era un'espressione sconvolta più dettata dalla realizzazione di aver lanciato troppo in là il mazzo di fiori che altro; era genuinamente sorpresa per la situazione che si era creata, tanto che Ryoken si era convinto nell'immediato che non l'avesse fatto apposta, era successo e basta.
Il fatto che lui, a distanza di mesi, continuasse a pensarci, era un problema che doveva risolvere da solo. Ma, a dirla tutta, era davvero un problema?
Era qualcosa che lo metteva in soggezione, non poteva certo negarlo, ma al contempo lo faceva sentire più vivo che mai e ogni giorno gli faceva realizzare di essere sempre più innamorato di Yusaku. E ogni volta che formulava nella sua testa ipotetici scenari nei quali avrebbe potuto concretizzare quei pensieri, quasi perdeva il contatto con la realtà, arrivando a toccare vette inesplorate.
Poi tornava bruscamente indietro e si domandava come si sarebbe posto nei confronti di Yusaku se un giorno fosse capitato per davvero… e si sentiva bruciare, come se fosse un adolescente alle prime armi, del tutto inesperto sull'amore e il romanticismo.
Ma alla fine sorrideva sempre. Con le gote arrossate e i muscoli intorpiditi, non riusciva a impedire alle labbra di incurvarsi all'insù e di pensare a quanto fosse fortunato di potersi concedere pensieri simili ogni volta che dedicava le sue attenzioni a Yusaku.


6

C'era un motivo per il quale si chiamava Paradise City, e Ryoken ebbe modo di scoprirlo una volta sceso dall'auto dopo tante ore trascorse al volante. Nonostante la stanchezza dovuta al lungo viaggio, nel momento in cui giunse a destinazione provò un senso di completezza immenso invadergli il petto, diramandosi poi in ogni cellula del corpo.
Paradise City era, a tutti gli effetti, quel luogo meraviglioso tanto decantato dai suoi stessi abitanti e da chi aveva avuto il piacere di visitarla ed esserne stato ospite per qualche tempo. Ryoken dovette concordare per una volta che le varie sponsorizzazioni in televisione o sui social network dicessero il vero: “Desideri vivere una vacanza da sogno? Vieni a Paradise City”.
Era una città vivace e colorata, pregna di suoni ed effluvi in grado di ripristinare la pace interiore nel giro di un battito di ciglia; era caotica, sì, ma molto più vivibile di Den City e, più di ogni altra cosa, era una città che splendeva di luce propria proprio durante il periodo natalizio.
Paradise City era la terra degli artisti di strada, degli ammaliatori e dei prestigiatori; era la terra dei mercatini natalizi, i più belli fra tutti, della cordialità e del profumo dello zucchero filato che aleggiava nell'aria.
E Ryoken si sentì l'uomo più felice al mondo quando prese per mano Yusaku e realizzò che tutto quell'incanto l'avrebbe vissuto insieme a lui.


7

Dalla finestra della camera d'hotel che avevano prenotato, avevano modo di osservare la città da una postazione privilegiata; era come volgere lo sguardo verso una distesa di pietre preziose dai colori caldi e gradevoli, uno spettacolo inenarrabile degno di essere ammirato almeno una volta nella vita.
Difatti, si trovavano poco distanti dai mercatini natalizi della città, i quali si svolgevano nell'enorme piazza che era il vero cuore pulsante di tutta Paradise City.
Volgendo lo sguardo verso l'alto, sempre dalla sua postazione privilegiata, Ryoken notò che il cielo era in procinto di regalare al mondo una bellissima sorpresa. Quel grigio tendente quasi al bianco, la compattezza delle nuvole, l'immobilità con la quale rimanevano sospese lassù, immacolate e inarrivabili…
    «Credo che tra poco nevicherà» annunciò a mezza voce, parlando più a se stesso che altro.
Yusaku, intento a sistemare qualche capo d'abbigliamento nell'armadio, si interruppe e gli si avvicinò, alzando anch'egli lo sguardo verso il cielo.
    «Siamo arrivati proprio al momento giusto» disse, poggiando il capo sulla sua spalla.
Ryoken lo prese per un fianco, stringendolo appena.
    «Hai assolutamente ragione».



8

Se Ryoken avesse potuto rivivere all'infinito una giornata in particolare della propria vita, avrebbe sicuramente scelto il suo primo giorno a Paradise City insieme a Yusaku. Dopo aver sistemato i vestiti nell'armadio ed essersi riposati un po', erano finalmente usciti, intabarrati dalla testa ai piedi, pronti a vivere e respirare insieme il delizioso clima natalizio che quella terra aveva da offrire.
Proprio come Ryoken aveva predetto, nel giro di poco aveva anche iniziato a nevicare, rendendo così il paesaggio cittadino ancora più incantevole e fiabesco. Tra le luci dagli innumerevoli colori, la neve che scendeva placida e silenziosa dal cielo per poi adagiarsi ovunque con grazia ed eleganza, gli effluvi delle bevande calde e delle specialità culinarie servite alle bancarelle dei mercatini, gli bastava tenere Yusaku per mano per elevare tutto quanto a un'esperienza ancora più sorprendente e al contempo familiare.
Yusaku aveva già acquistato il regalo per Miyu — un carillon con una ballerina dal tutù azzurro che la ragazza cercava da tanto tempo — e anche quello per Jin — un raffinato ricettario che in futuro avrebbe riempito di tutte le preparazioni dei dolci che sperimentava nel laboratorio della sua pasticceria —, mentre Ryoken era ancora in alto mare e si stava guardando intorno alla ricerca di qualcosa che potesse piacere ai due sposini. Si sarebbe sentito in debito con loro per l'eternità e tutti i tesori del mondo non sarebbero mai bastati per ringraziarli a sufficienza per il miracolo che avevano realizzato invitandolo all'ultimo al loro matrimonio.
Questo però passò silenziosamente in secondo piano quando Yusaku gli indicò una bancarella che vendeva soprammobili e altri oggetti di arredo, tutti artigianali.
    «Credo di aver visto qualcosa di interessante» disse soltanto, e Ryoken si lasciò guidare incuriosito dalla stretta delle loro mani.
    «Infatti non mi sbagliavo» commentò Yusaku con una punta di soddisfazione nel tono di voce una volta giunti dinanzi la bancarella.
Ryoken seguì il suo sguardo e, quando lo vide, si maledisse per non essere stato il primo a notarlo. Era bellissimo. E sarebbe stato un regalo perfetto per Yusaku sotto ogni punto di vista, uno di quei doni che gli avrebbe fatto illuminare gli occhi di una felicità genuina, quella gioia che Ryoken, nel corso del tempo, si era sempre impegnato a mantenere viva in lui, in loro — e Yusaku aveva sempre fatto altrettanto.
Era un adorabile coniglietto grigio in ceramica, finemente dipinto con una cura dei dettagli impressionante, tanto che i suoi occhietti scuri apparivano più vivi e vispi che mai. Si reggeva sulle zampe posteriori, mentre con quelle anteriori reggeva un piccolo frutto. Cielo sì, sarebbe stato proprio il regalo perfetto per Yusaku.
Poi però Yusaku lo sorprese. E lo fece con così tanta innocenza che Ryoken sentì il proprio cuore tramutarsi in un muscolo incandescente che batteva troppo forte all'interno della cassa toracica.
    «Mi scusi» domandò all'uomo che gestiva la bancarella, «quanto costa la tigre bianca in ceramica?»
Tigre bianca? C'era davvero una tigre bianca in mezzo a tutti quei suppellettili dalle forme più svariate? Si era davvero lasciato sfuggire il suo animale preferito?
Sì, era andata proprio così. E la tigre bianca che Yusaku aveva adocchiato era unica nel suo genere, possente e dal portamento fiero, con gli occhi che parevano due zaffiri appena lucidati e un ruggito inanimato che premeva sulla gola, quasi l'animale volesse annunciare la propria presenza davanti agli altri.
Ryoken era rimasto senza parole, lo sguardo fisso sulla statua in ceramica. E forse fu per questo che Yusaku si agitò un poco, impensierito da quella non-reazione.
    «Non ti piace?» domandò con un filo di tristezza nel tono di voce. «Scusa, volevo farti un altro regalo di Natale, ma forse avrei dovuto prima chiederti…»
Avevano diviso le spese del viaggio e dell'hotel, regalandosi così a vicenda la loro prima vacanza insieme. E non avevano parlato di scambiarsi altri doni oltre a quello perché, in fondo, una settimana insieme in una delle città più rinomate e romantiche del Giappone durante il periodo natalizio era già di per sé qualcosa di inestimabile.
Ma Ryoken non aveva mai smesso di pensare a un altro regalo per Yusaku, qualcosa che avrebbe acquistato per lui e lui soltanto, un piccolo gesto d'amore a cui non voleva rinunciare. E si sentì sciogliere nel constatare che anche per Yusaku fosse lo stesso.
    «Certo che mi piace» lo tranquillizzò con un sorriso. «Solo, pensavo volessi comprare il coniglietto, non la tigre».
Yusaku sgranò gli occhi, realizzando solo in quel momento che ci fossero altri animali oltre al felino bianco. Osservò il coniglietto grigio, il quale si trovava poco distante dalla tigre, e inarcò un sopracciglio.
    «Fammi capire: hai notato il coniglietto e non la tigre?»
Ryoken lo guardò allo stesso modo. «E tu hai notato la tigre e non il coniglietto?» domandò di rimando, scatenando l'ilarità del ragazzo.
    (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
    «Sai» proseguì Yusaku dopo qualche istante, «appena l'ho vista ho pensato che sarebbe perfetta da riporre su una mensola nella… nella nostra casa. Quando ne troveremo una… con l'anno nuovo…»
Fu in quel momento, proprio in quell'istante che i fiocchi di neve che scendevano silenti sulla città si tramutarono per Ryoken in un concerto di petali di rose bianche. Fu in quel momento, proprio in quell'istante che realizzò ancora una volta di amare Yusaku più di ogni altra cosa al mondo, che senza di lui la sua vita sarebbe stata un susseguirsi insipido e monocromatico di giornate dedicate interamente al lavoro senza lasciare spazio a nient'altro. Fu in quel momento, proprio in quell'istante che il pensiero
    (il desiderio)
che albergava in lui da tanto tempo fece vibrare le corde vocali, acquisendo una forma concreta, un'idea astratta rimodellata con l'inchiostro nero su un foglio di carta bianco come la neve. E lo disse.
    «Sposami».


9

Il tempo si cristallizzò per un secondo sfilacciato e poi, quando ripartì, si sentì scaraventare altrove, in un altro tempo, in un altro pianeta, in un altro universo. Non aveva mai interrotto il contatto visivo con Yusaku e, proprio per questo, poté ammirare ogni singolo cambiamento in lui, dal più marcato al più fievole.
Le gote di Yusaku sfumarono in una serie di gradazioni di rosso che Ryoken non credeva nemmeno potessero esistere, i suoi occhi verdi si sgranarono in un bellissimo slow motion senza precedenti e il respiro che fuoriusciva dalle sue labbra, condensato in una serie di nuvolette bianche, era molto più celere e frammentato rispetto a prima, quando tutto era ancora tranquillo e loro erano solo due innamorati che stavano battibeccando amorevolmente sui loro animali in ceramica preferiti.
    «Tu… hai appena detto…?» tentò di formulare Yusaku, con scarsissimi risultati. Ci mancava poco che i sacchetti contenenti i regali per Jin e Miyu gli sfuggissero di mano dal gran che era rimasto sconvolto nell'udire quell'affermazione. Sconvolto esattamente come Miyu quando, mesi addietro, aveva realizzato di aver centrato in pieno proprio le sue braccia con il lancio del bouquet: qualcosa di così inaspettato da far quasi perdere del tutto il tocco col presente e la realtà.
    «Sì, l'ho appena detto» confermò Ryoken, conscio che non sarebbe mai più potuto tornare indietro dopo un'esternazione simile.
Nel corso dei mesi aveva pensato un'infinità di volte a un momento simile, ma mai, neanche per un istante, avrebbe immaginato di concretizzarlo lì, in una città che ancora non conoscevano, davanti alla bancarella di un signore che non sapeva chi fossero e senza una scatolina in velluto blu contenente un anello di fidanzamento. Conoscendosi, Ryoken avrebbe puntato a un'atmosfera molto più intima e romantica e fu lì che realizzò che la prima — e ultima — volta in cui avrebbe chiesto la mano di Yusaku si stava risolvendo in un modo talmente improvviso da frastornarlo.
Si umettò le labbra e proseguì: «Avrei voluto chiedertelo una volta trovata casa insieme. Ma non ce la facevo più ad aspettare… è da quando ti ho visto tenere in mano il bouquet di Miyu che—»
    «Aspetta» lo interruppe Yusaku, possibilmente ancora più sconvolto di prima, «mi stai dicendo che è dal primo giorno che ci siamo rivisti che vorresti chiedermi di sposarti?»
Ryoken annuì, conscio che ormai non poteva più tenersi tutto dentro e quindi tanto valeva dare una forma a ogni pensiero che nel corso del tempo aveva popolato la sua testa.
    «Lo so che è presto. Lo era quel giorno e lo è ancora oggi. È solo che… quel bouquet, capisci? Quando ti ho visto con quel bouquet tra le mani non ho capito più nulla. Eri… sei bellissimo, Yusaku. E io sono perdutamente innamorato di te. E sì, ti ho appena chiesto di sposarmi, anche se non ho alcun anello di fidanzamento da donarti».
Yusaku non rispose subito. Si concesse qualche attimo per assimilare ciò che aveva udito
    (la dichiarazione d'amore più bella del mondo)
e via via che i secondi si sfaldavano l'uno dopo l'altro, la sua espressione si addolciva sempre più.
    «Quando quel giorno ti ho visto avanzare verso di me, ho pensato solo a una cosa. Sai qual è?»
Ryoken negò col capo. Yusaku sorrise e i suoi occhi si velarono di una felicità tremante.
    «Ho pensato: voglio trascorrere il resto della mia vita insieme a te. E lo penso tuttora. Quindi la mia risposta è sì. Anche senza un anello di fidanzamento ti sposerei qui, ora, sotto la neve».
Il cuore di Ryoken traboccò di gioia, la stessa felicità tremante riflessa nelle iridi di Yusaku. Si chinò verso di lui, sfiorandogli le labbra con le proprie e beandosi della loro morbidezza.
    «Vorrei regalarti quel coniglietto in ceramica, se me lo concedi».
    «Solo se io posso regalarti la tigre bianca».
    «Certamente».
    (Era un nuovo inizio. Il loro).


10

Quella sera, una volta tornati nella loro stanza in hotel, ordinarono il servizio in camera senza badare a spese. Decisero di concedersi di più, sempre di più, e dopo aver cenato e bevuto dell'ottimo vino rosso e ballato e fatto l'amore ancora e ancora, si sentirono finalmente appagati e in pace col mondo intero.
    «Manca solo l'anello» disse Ryoken mentre carezzava la mano sinistra di Yusaku. Avvicinò le labbra all'anulare e lo baciò, lasciando un piccolo segno sulla prima falange. «Yusaku… vuoi sposarmi?» domandò, guardandolo dritto negli occhi e perdendosi nella brillantezza di quel verde che tanto amava.
Yusaku sorrise e fece altrettanto: prese la sua mano sinistra e baciò la prima falange dell'anulare, suggellando così la loro promessa e tutto il profumo di eternità che questa avrebbe portato con sé.
    «Sì, Ryoken. Voglio sposarti».
Non avevano degli anelli di fidanzamento — non ancora,  almeno.
Ma avevano due piccoli segni ai loro anulari sinistri, come nastro rosso legato a un bouquet di rose bianche.
Ed erano perfetti così.

Fine.



N.d.A.

Mettere la parola “fine” a questo progetto è doloroso, ma allo stesso tempo quasi catartico.
Ho iniziato col POV di Yusaku ed era giusto concludere con quello di Ryoken e tutto ciò che quel bouquet di rose bianche ha scatenato in lui.
Questa OS è molto più semplice rispetto a tante altre che ho scritto per questa Raccolta ma, al contempo, sentivo che dovevo scriverla in questo modo, senza problemi o casini vari da affrontare, solo tanta introspezione, un amore puro e sincero e… e si sposano, vi rendete conto?
GLI AMORI MIEI SI SPOSANO e quando ho fatto pronunciare a Ryoken quel “Sposami” sono tipo implosa perché non ero mai arrivata a un punto così importante della loro relazione, ma questa OS… cielo, questa OS urlava di essere sviluppata in questo modo e in nessun altro e chi sono io per impedirlo?

Ryoken e Yusaku ne hanno vissute di ogni in questa Raccolta.
Si sono allontanati, si sono ritrovati, hanno litigato, hanno fatto pace, hanno fatto l'amore, hanno affrontato le tragedie più disparate, hanno riso e hanno pianto, si sono baciati e si sono sempre supportati a vicenda… quindi scrivere l'ultima scena di questa OS, con loro due che ordinano il servizio in camera e bevono vino rosso e ballano e poi fanno l'amore e Ryoken chiede ufficialmente a Yusaku di sposarlo anche senza anello di fidanzamento lo considero anche il mio modo per farmi perdonare da loro, che ne hanno passate di ogni e in più di un'occasione li ho fatti soffrire come due dannati.

Ho tanti progetti in testa per l'anno nuovo, ovviamente tutti con protagonisti Ryoken e Yusaku (poi chissà, magari riprenderò a scrivere su altre ship se mi tornerà l'ispirazione anche per loro) e spero tanto di rivedervi anche lì.
Grazie di cuore per aver seguito questa Raccolta dall'inizio alla fine, per aver letto solo qualche OS, anche solo una, e per averla aggiunta alle liste.
Grazie per il supporto prezioso e per tutto il tempo che avete dedicato a me e a questi due sottoni adorabili.
Questa Raccolta vive anche grazie a voi che ci siete stati e a tutti coloro che arriveranno in futuro.
Vi auguro Buone Feste e un felice anno nuovo!

M a k o
   
 
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