Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! VRAINS
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Autore: M a k o    29/10/2023    7 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stardust Road'
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October

Ottobre è quasi finito e io arrivo proprio all'ultimo con la OS di questo mese, ma meglio tardi che mai.
Vi dico solo che ci sono due motivi per i quali ho ritardato tanto la pubblicazione di questa storia: la sua lunghezza (è attualmente la OS più lunga della Raccolta) e le tematiche che affronta (e che io per prima non ho mai affrontato).

Credo dunque possiate immaginare quanto lavoro ci sia stato dietro, che non significa per forza che sia un buon lavoro, e infatti io temo di aver cannato malissimo, ma dettagli.
Lascio l'ultima parola a voi, sperando che sia positiva — ma, in caso contrario, va bene comunque.
Qui di seguito troverete lo specchietto, mentre noi ci ritroviamo più giù, a fine storia.
Buona lettura — spero!


October: Lightning
Prompt forum: La pioggia nelle sere d'autunno inganna, sembra solo acqua ed invece è ricordo. (orporick) (#Halloweek2023)
Rating: Arancione
Generi: Angst, Fluff, Introspettivo
Note: Modern!AU, Crossover, POV Yusaku
Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza (accennata)



Pioggia d'autunno



1

Quando Yusaku realizzò l'abnorme differenza che intercorreva tra la sua ordinazione e quelle di Yuma e Yuya, era ormai troppo tardi. Incurvò un po' le spalle e sperò soltanto che i due ragazzi non facessero domande a riguardo — in fondo lo sapevano che non aveva mai chissà quanto appetito — e che non iniziassero a fare strane insinuazioni sul suo conto.
Si sentiva un po' in colpa a dare libero sfogo a quei pensieri nella sua testa, ma quel giorno in particolare era talmente agitato per ciò che sarebbe successo quella sera che pensò fosse normale. O almeno così credeva.
Osservò Yuma e Yuya mentre continuavano a parlare con disinvoltura del più e del meno, come se non avessero dato peso alla sua ordinazione, e questo lo rincuorò. Poteva rilassarsi e godersi la colazione insieme ai suoi amici senza pensare ad altro…
    (Povero illuso).
    «Ma dicci un po', Yusaku…»
    (Come non detto).
La voce di Yuya gli si insinuò nelle orecchie con fare giocoso, come uno di quei trucchi di magia che al ragazzo seduto di fronte a lui riuscivano tanto bene.
    «Sì…?» domandò, cercando di apparire il più tranquillo possibile, probabilmente con scarsi risultati.
    «Come vanno le cose tra te e Ryoken? Sei emozionato per questa sera?»
    «Finalmente vi incontrerete dal vivo!» aggiunse Yuma in un'esclamazione di pura gioia, il volto modellato in un'espressione sognante e gli occhi cremisi che brillavano come due rubini appena lucidati.
Yusaku deglutì a vuoto. Parevano quasi più emozionati loro di lui, anche se sapeva che non era affatto così. Era solo che, a differenza di Yuma e Yuya, lui aveva qualche
    (mille)
difficoltà in più a esternare le proprie sensazioni.
    «Oh, beh, ecco…» cominciò a farfugliare, ma fu salvato dal tempestivo arrivo di Miyu che, in un vassoio stracolmo, aveva riposto con cura tutte le loro ordinazioni.
    «Spero sia tutto di vostro gradimento» disse, la voce dolce come il miele. «E… Yusaku, tienimi aggiornata riguardo questa sera, d'accordo?»
Yusaku desiderò ardentemente sprofondare. Non solo Yuma e Yuya, ora anche la sua migliore amica doveva rincarare la dose? La guardò in un modo che equivaleva a “non verrò mai più qui” e lei ridacchiò divertita.
    «Su, non fare così, sai che la pasticceria non può andare avanti senza i suoi clienti fidati» lo stuzzicò la ragazza, facendogli l'occhiolino. «E domani mattina mi aspetto di vederti con Ryoken!» concluse, prima di allontanarsi.
Yusaku desiderò sprofondare ancora di più rispetto a prima. Possibile che una notizia simile riguardo la sua vita privata paresse quasi di dominio pubblico? Le poche persone che sapevano cosa aveva in programma di fare quella sera erano tutte lì, eppure insieme apparivano quasi cento volte tanto — a testa, per di più.
Ed erano tutti e tre così entusiasti per quella serata che Yusaku si sentiva quasi sopraffatto, anche se sapeva che la loro euforia era da considerarsi del tutto genuina e dettata dall'affetto che provavano per lui. Lui che, finalmente, stava imparando di nuovo a lasciarsi andare e a fidarsi un po' di più del prossimo.
Anche se, forse, qualcuno stava approfittando un po' troppo delle sue vulnerabilità…


2

Quando, di preciso, si erano ribaltati i ruoli? Da quando erano Yuma e Yuya a tenerlo in pugno mentre lui non sapeva cosa fare per barcamenarsi in quel subbuglio emotivo che lo metteva in soggezione?
Erano trascorsi anni, ma Yusaku ricordava bene i lunghi pomeriggi passati a dare ripetizioni di matematica prima a Yuya e poi a Yuma, entrambi un disastro nelle materie scientifiche e a pochi passi dal rischiare la bocciatura fin dalle scuole medie a causa di teoremi ed equazioni che proprio non ne volevano sapere di essere compresi dai loro cervelli — i quali erano, senza ombra di dubbio, molto più portati per applicarsi su altro, come la recitazione e l'intrattenimento coi trucchi di magia per Yuya e lo studio dell'archeologia per Yuma.
Erano uno più disperato dell'altro e il primo a farsi avanti fu Yuya, quando frequentava la terza media e aveva una paura immensa di non essere ammesso alle scuole superiori a causa dei pessimi voti in matematica e scienze. Yuma chiese il suo aiuto l'anno successivo per lo stesso, identico motivo, e Yusaku a modo suo li prese entrambi sotto la sua ala non solo per aiutarli a essere ammessi alle scuole superiori, ma per restarci vivi e incolumi una volta entrati.
Furono anni davvero intensi. Anni in cui lui aveva detenuto il potere assoluto, in cui non appena vedeva che battevano la fiacca o si distraevano per un nonnulla riusciva a rimetterli in riga con una semplicissima frase: non vuoi essere bocciato, giusto?
Entrambi i ragazzi lo guardavano con occhi sgranati e negavano con cenni vigorosi del capo. Poi Yusaku proseguiva: bene, allora vedi di rifare l'esercizio da capo, e questa volta in maniera corretta.
Era stato severo con loro, non lo negava, ma se dopo anni sia Yuma che Yuya cercavano ancora la sua compagnia e lo supportavano al meglio delle loro capacità — perché sì, anche Yusaku spesso e volentieri necessitava di aiuto, in fondo era un essere umano come tutti gli altri —, significava che nonostante tutto gli volevano bene e gradivano trascorrere del tempo con lui.
    (Che si era instaurato qualcosa che andava oltre il rapporto scolastico, ormai cessato da tre anni per Yuya e due anni per Yuma. Quella parola incredibile che si pronuncia “amicizia”).
Anche se ora si stavano prendendo una doverosa rivincita dopo essere stati strapazzati per anni interi con teoremi e formule chimiche, tanto che se Yusaku era stato duro con loro ai tempi della scuola, ora loro si stavano rivelando amorevolmente invadenti nei suoi confronti.
E così, tra un “Questo l'hai ordinato tu o io? Non ricordo!” e l'altro, Yuma e Yuya si stavano dando un gran daffare per rendere ancora più vivace quella colazione da cui Yusaku sperava solo di uscire vivo e illeso, come se ora fosse diventato lui il ragazzino che cercava in tutti i modi di sopravvivere ai test di matematica e chimica delle scuole superiori. Il suo caffè amaro e la sua brioche vuota facevano a botte con un esercito di bignè, pasticcini, crostatine e biscotti di qualsiasi genere. Il tutto accompagnato da due tazze enormi di cioccolata calda, giusto per sottolineare maggiormente quanto Yuma e Yuya fossero golosi.
Yusaku non aveva giocato ancora il suo asso nella manica, però. Anche se, in tutta onestà, probabilmente non l'avrebbe mai fatto. Anzi, senza il probabilmente. Non l'avrebbe fatto e basta.
Avrebbe potuto farli tacere con poco e rimetterli in riga come due soldatini ubbidienti. Dire loro che non gli erano sfuggite le sfumature romantiche che avevano iniziato pian piano a colorare il loro rapporto; di come spesso Yuma si perdesse a osservare Yuya con sguardo rapito e viceversa; di come alcune volte le loro mani si sfiorassero inavvertitamente e non ne facessero parola alcuna, solo piccoli sorrisi che affioravano genuini sui loro volti; di come fosse palese che fossero legati da qualcosa di unico e speciale, lo stesso tipo di legame che Yusaku avrebbe tanto voluto instaurare con Ryoken
    (o che forse esisteva già, ma lui non se ne rendeva ancora conto).
Mentre Yuma e Yuya decidevano come spartirsi il bottino, dato che non ricordavano chi avesse ordinato cosa, Yusaku ne approfittò per sorseggiare il suo caffè e accedere a Instagram per scorrere gli aggiornamenti delle ultime ventiquattr'ore. Quasi si strozzò con
quell'innocente sorso di caffè amaro quando si ritrovò davanti agli occhi l'ultima foto postata da Ryoken, tanto che Yuma e Yuya si voltarono allarmati nella sua direzione, almeno in un primo momento — poi realizzarono il motivo di tanto scompiglio e si rasserenarono: ordinaria amministrazione.
Certo che, tra tutti i momenti in cui poteva accedere a Instagram, forse Yusaku non aveva scelto quello più sicuro per i suoi ormoni…


3

Ryoken era bellissimo. In quello scatto, poi, lo era in maniera ancora più marcata, come se un velo di meraviglia si fosse adagiato con garbo su di lui per renderlo desiderabile in un modo che trascendeva tutto, senza inibizione alcuna.
Non guardava dritto nell'obiettivo, e forse era un bene, perché Yusaku si sarebbe sentito perforare da quegli occhi azzurri che in più di un'occasione si era ritrovato ad ammirare scorrendo le foto sul suo profilo Instagram, il quale era un tripudio di colori, delicatezza e al contempo sensualità, proprio come quell'ultima foto che quasi gli aveva fatto andare di traverso il caffè.
Difatti, Ryoken era a petto nudo. Non si vedeva, ma si poteva comunque intuire.
Cercando di ignorare i migliaia di like e commenti che quello scatto aveva ricevuto in meno di un giorno — suvvia, Ryoken lavorava come modello, ricevere apprezzamenti faceva parte del suo mestiere —, Yusaku fece la sua parte pigiando due volte sulla foto, lasciando a sua volta un cuore che per lui aveva tutto un altro significato.
    (Se pensava al fatto che quella sera l'avrebbe finalmente visto di persona, non riusciva a frenare la gioia e al contempo il terrore di rovinare tutto quanto. In particolare se pensava a tutti i crucci che si portava appresso e che lo rendevano talmente incasinato che alcune volte faticava a comprendersi lui per primo).
    «Immagino tu abbia visto la sua ultima foto» disse Yuya mentre addentava un biscotto al cioccolato.
    «Sì…» rispose Yusaku, il cuore a mille e una strana frenesia che aveva iniziato a scorrergli impazzita nelle vene e nelle arterie.
    «E sei sicuro di riuscire a sopravvivere questa sera?» domandò Yuma mentre si avventava su una crostatina alla crema pasticcera. Masticò, ingoiò, bevve un sorso di cioccolata calda e tornò a osservarlo con incredibile nonchalance.
Yusaku inarcò un sopracciglio. «Si può sapere da che parte state?» domandò a sua volta, anche se il suo era più un borbottio quasi inudibile.
    «Dalla tua, ovviamente!» esclamò Yuya, che con un trucco di magia stava spazzolando tutti i biscotti al cioccolato senza lasciarne neanche uno. «Ma se sei già paonazzo ora per una sua foto, penso sia normale che io e Yuma ci preoccupiamo per come sarai ridotto questa sera, quando lo vedrai di persona!»
    (Oh, ecco perché avvertiva le gote andare in fiamme. Era paonazzo, come aveva detto Yuya. Era paonazzo e aveva appena realizzato di avere reazioni alquanto spropositate quando si trattava di Ryoken, come arrossire violentemente, non riuscire a mettere insieme due frasi di senso compiuto, avere il cuore a mille… tutte cose normali, in realtà, ma che lui temeva di provare poiché gli erano sempre state estranee).
    «È che non ci aspettavamo che per il vostro primo appuntamento gli proponessi di venire a casa tua» proseguì Yuma mentre cercava di accaparrarsi un altro dolcetto prima che Yuya lo facesse sparire con un altro trucco di magia. «E se te lo stai chiedendo no, la scusa che dovrà fare un lungo viaggio per raggiungerti e che quindi sarà stanco dopo un'intera giornata di lavoro non ce la beviamo! Ehi Yuya, che fine hanno fatto i biscotti al cioccolato?»
Yusaku si morse il labbro inferiore, prendendosi qualche istante per replicare. Fu quasi assurdo, dopo ciò che aveva vissuto, dare una forma alle parole che si stavano pian piano materializzando nella sua testa, ma furono così liberatorie che dopo averle pronunciate si sentì improvvisamente più leggero.
    «Perché mi fido di lui. Tutto qui».
Yuma e Yuya interruppero il frivolo battibecco nato a causa della sparizione dei biscotti al cioccolato e lo osservarono entrambi in silenzio, con una punta di solennità negli sguardi.
    «Ora come stai?» gli chiese Yuya dopo un po'.
Yusaku sapeva bene a cosa si riferiva. Perché ciò che aveva ammesso — ovvero fidarsi di Ryoken — aveva un significato talmente importante che faceva quasi male. Yusaku sapeva che con quella domanda Yuya voleva intendere ciò che si celava sotto il tessuto dei vestiti, che risiedeva malefico e incancellabile sul suo ventre. La prova tangibile dell'aver riposto la propria fiducia nella persona sbagliata, più di un anno addietro, e di essere stato a un passo da una fine tragica e irreversibile.
I ricordi del passato, per un attimo, ebbero quasi il sopravvento, spaventandolo, facendolo sentire solo e disarmato. Poi pensò a Ryoken, al modo gentile e spontaneo col quale si era approcciato a lui, al realizzare poco per volta che sì, anche un ragazzo inarrivabile come Ryoken poteva interessarsi a un comune essere umano come lui, era assolutamente normale
    (e meraviglioso)
e siccome l'interesse era reciproco, tanto valeva provarci insieme, giorno dopo giorno, a portare avanti tutto quanto, qualunque cosa fosse, così indefinito e al contempo eccezionale.
Ripensò al fatto che, nel periodo buio che aveva preceduto l'incontro con Ryoken, Yuma e Yuya gli fossero rimasti accanto senza che lui avesse chiesto loro di muovere un dito. A come Miyu gli portasse sempre qualche dolcetto per accompagnarlo con una buona tazza di caffè amaro. A come avesse scoperto che le lunghe passeggiate non erano poi così male, se si sapeva dove andare.
Non guidava un'auto da più di un anno. Ed erano rarissime le volte in cui saliva su un mezzo pubblico. Ormai si affidava quasi esclusivamente a muovere i muscoli delle gambe, anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare le proprie paure a cuore aperto.
Ciò che era capitato in quell'incidente, mentre scappava da chi aveva detto di tenerci a lui e che invece si era rivelato un demonio, l'aveva portato a chiudersi in se stesso e rifuggire la possibilità di conoscere persone nuove, ad aprirsi al mondo e fare le proprie esperienze di vita. Se non fosse stato per Yuma e Yuya che avevano tanto insistito nella creazione di qualche account sui diversi social media in modo tale da poterlo taggare nelle foto di gruppo, probabilmente non avrebbe mai trovato Ryoken. E in quel momento si rese conto che a loro doveva tanto, tantissimo, qualcosa di inestimabile.
Si toccò il ventre e riuscì a percepire ciò che lo sfregiava anche attraverso il tessuto dei vestiti. Ma non se ne preoccupò. Non in quel momento, almeno.
    «Sto bene. Grazie».
E sia Yuma che Yuya sapevano che quel grazie valeva anche per tutte le volte in cui gli erano rimasti accanto senza mai chiedere nulla in cambio.


4

Prima di salutarsi, Yuya propose di scattare una foto da caricare su Instagram. E Yusaku, nonostante il subbuglio emotivo che l'aveva sbatacchiato da una parte all'altra durante quella mattina, incurvò le labbra in uno dei sorrisi più belli che avesse mai fatto in vita propria.
Il like di Ryoken non tardò ad arrivare.


5

Prima di tornare a casa, Yusaku si fermò in un konbini per fare compere. Ryoken aveva proposto di cucinare una pietanza thailandese per quella sera e lui aveva acconsentito di buon grado, curioso anche di scoprirne il sapore, dato che non l'aveva mai assaggiata.
Così Yusaku avrebbe acquistato gli ingredienti e Ryoken avrebbe portato con sé tutti i giochi horror per la PlayStation che possedeva, giusto per restare in tema con l'arrivo imminente di Halloween. Inoltre, il cielo cupo e nuvoloso rendeva ancora più suggestiva quella giornata, anche se Yusaku sperò con tutto se stesso che nessun temporale colpisse Den City quella sera.
    (Non sarebbe stato accontentato. Ma, in compenso, avrebbe scoperto cosa significava amare davvero qualcuno. Ed essere amato).


6

Yusaku trascorse il pomeriggio a dare una sistemata all'appartamento e, in più di un'occasione, a osservare il paesaggio con fare preoccupato oltre il vetro della finestra. Ogni volta che puntava lo sguardo al cielo, questi appariva sempre più cupo e minaccioso, a tratti pesante, come se fosse in procinto di cascare sul mondo e spezzarsi in miliardi di frammenti grigio scuro affilati come rasoi.
Quando Ryoken gli inviò un messaggio dicendogli che nel giro di cinque minuti sarebbe salito in macchina per partire, Yusaku trasse un profondo respiro e gli rispose forse con il messaggio più difficile — e al contempo importante — della propria vita: Mi raccomando, presta attenzione.
Non voleva apparire morboso o troppo apprensivo nei suoi confronti, ma Ryoken ancora non sapeva dei suoi orribili trascorsi e il fatto che avrebbe dovuto guidare per circa un'ora prima di raggiungerlo non lo lasciava del tutto tranquillo. Quando rispose, Yusaku contò fino a tre prima di aprire il messaggio. Ma non poté fare a meno di sorridere nell'immediato leggendo ciò che Ryoken gli aveva scritto: Non ti preoccupare, lascio il telefono nello zaino e mi concentrerò solo sulla strada. Grazie per il pensiero. Ci vediamo tra poco… non vedo l'ora di abbracciarti.
    (Il desiderio era assolutamente reciproco).


7

Quando Ryoken arrivò, il cielo cupo stava ormai scaricando le sue ire sul mondo da una ventina di minuti. Frattanto, il cuore di Yusaku fece una capriola nella cassa toracica e il ragazzo si affrettò ad aprire la porta.
Fu incredibile e meraviglioso al tempo stesso: fino a un attimo prima stava aspettando Ryoken, non l'aveva mai visto dal vivo e agognava poterlo toccare — probabilmente per assicurarsi che non fosse solo frutto della sua immaginazione — e nel giro di un istante era diventato tutto reale poiché Ryoken era lì, davanti a lui, che gli sorrideva e lo attirava a sé e lo abbracciava forte, con la pioggia d'autunno in sottofondo e un calore immenso che esplodeva nei petti di entrambi.
Se quell'abbraccio fosse durato in eterno, Yusaku l'avrebbe accettato con una tranquillità fuori dal comune. Si sentiva protetto e desiderato e in tutto questo lui e Ryoken non si erano ancora detti una parola. E andava bene così.
Quando sciolsero la stretta dei loro corpi per guardarsi negli occhi, calò un impercettibile velo di imbarazzo che fu quasi subito sostituito dai loro sorrisi.
    «Sei qui…» sussurrò Yusaku, allungando una mano verso il suo viso. La poggiò sulla gota, carezzandola con amore, quasi avesse il timore di deturparne la bellezza con un tocco più deciso.
Ryoken socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel contatto caldo e rassicurante.
    «Sono qui» rispose a sua volta, senza smettere di sorridere.
Avevano rotto il ghiaccio anche dal vivo. Ora non restava che proseguire insieme in quella notte accompagnata dalla pioggia d'autunno.


8

Nel giro di qualche minuto, il clima tra le quattro mura cambiò radicalmente: era come se convivessero da anni e Ryoken fosse tornato a casa dal lavoro come tutte le sere e Yusaku l'avesse aspettato per preparare la cena con lui.
    (Come se stessero insieme da sempre, da una vita più quella precedente).
Nonostante Yusaku gli avesse detto di portare solo i giochi per la PlayStation e di non preoccuparsi per le altre cose, Ryoken aveva fatto di testa sua e gli aveva regalato una cover nuova per il cellulare e aveva anche acquistato un sacco di dolcetti a tema Halloween per la serata. Che fossero dolcetti che poteva permettersi nonostante il suo lavoro oppure fossero uno sgarro a tutti gli effetti, Yusaku non lo sapeva. Ma si ritrovò felice nel condividere quel piccolo segreto insieme a lui, indipendentemente dalla sua entità.
Quando Ryoken si tolse il cappotto pesante per sistemarlo sull'appendiabiti, Yusaku perse per un attimo la capacità di parlare e deglutì a vuoto. Si appuntò mentalmente che i maglioncini con il collo alto gli donassero tantissimo e poi gli fece fare un breve tour dell'appartamento, che si risolse in due minuti scarsi ma alquanto intensi, soprattutto quando entrambi indugiarono qualche istante in più davanti la piccola camera da letto che li avrebbe accolti quella notte.
Non ne avevano parlato apertamente, ma era sottinteso che avrebbero dormito insieme e nel rammentarlo Yusaku avvertì un fremito pizzicargli il collo e poi percorrergli la spina dorsale. Fremito che, con ogni probabilità, aveva avvertito anche Ryoken.
Un lampo brillò oltre il vetro della finestra e Yusaku trasalì.
    «Tutto bene?» gli chiese Ryoken, sempre accanto a lui.
    «Sì, non ti preoccupare…» gli rispose, scrollando il capo. «Prepariamo la cena?» domandò poi, cercando di allontanare entrambi il più possibile da ciò che il lampo avrebbe portato con sé — un fulmine che non tardò ad arrivare.
Ryoken sorrise e Yusaku, per la prima volta dopo tanto tempo, non ebbe timore di sentir rimbombare nei timpani quel fragoroso suono proveniente dall'esterno. Almeno in quel caso.
    «Buona idea».


9

Tom Kha Soup. Era il nome della zuppa thailandese che Ryoken aveva proposto di cucinare per quella sera. Era un piatto ricco, pregno di sapori e profumi che si miscelavano tra loro creando un connubio delizioso. Ma la cosa più bella era avere Ryoken lì, che cucinava accanto a lui e gli raccontava della sua giornata dopo che Yusaku gli aveva chiesto come fosse andata.
Voleva imprimere quei momenti nelle pareti del cuore e non staccarli mai più da lì, dei quadri colorati che raffiguravano ritratti di speranza e romanticismo. E poi accadde. Ryoken interruppe ciò che stava facendo — scaldare l'olio di cocco in una padella — e si voltò verso Yusaku, guardandolo dritto negli occhi in un modo che lasciava trapelare tutto il desiderio che provava nei suoi confronti. Come se gli stesse tacitamente dicendo “non riesco più ad aspettare” e Yusaku, ricambiando il suo sguardo, gli lasciò intendere che per lui valeva lo stesso.
Avevano smesso di parlare, forse anche di respirare; le pareti intorno a loro sfumarono pian piano, come se il tempo si stesse accartocciando su se stesso, e un attimo dopo si ritrovarono più uniti che mai, meravigliosamente avvinghiati, cuori emozionati che battevano all'unisono.
Fu il loro primo bacio. E accadde in un luogo impensabile, quantomeno per Yusaku, perché mai avrebbe immaginato di baciare qualcuno nella cucina del suo piccolo appartamento, nell'intimità delle sue quattro mura, in quel posto che il più delle volte lo isolava con fare benevolo dal resto del mondo.
Invitare qualcuno lì era come offrirgli ospitalità al centro del cuore. E si rese conto proprio in quell'istante, mentre il bacio si faceva sempre più intenso e audace, che con Ryoken era capitato proprio questo, che gli aveva implicitamente detto “accomodati, spero ti troverai bene qui”.
    (Perché sai, io ho tanta paura, anche se cerco di non darlo a vedere).
Yusaku si strinse più forte a Ryoken e si domandò cosa sarebbe successo se quella notte avessero fatto l'amore. Una parte di sé lo desiderava come un uomo sperduto nel deserto alla disperata ricerca di acqua fresca, mentre l'altra temeva che, scavando sotto la superficie, Ryoken avrebbe potuto allontanarsi da lui. Avrebbe chiesto a Ryoken di farlo con le luci spente, ma in ogni caso le mani del ragazzo avrebbero comunque vagato sul suo corpo e, una volta giunte al ventre, le avrebbero sentite… e forse avrebbe ritratto le mani, disgustato, e Yusaku non gliene avrebbe fatto nemmeno una colpa.
Fu in quel momento che realizzò quanto fossero diversi, un paradosso che aveva sempre avuto davanti agli occhi ma che aveva finto di non notare: Ryoken era perfetto, il suo corpo era privo di cicatrici, lavorava come modello e riceveva un sacco di apprezzamenti tutti i giorni; lui invece aveva un fisico che preferiva nascondere, per il quale provava anche vergogna a causa di ciò che lo deturpava, segni indelebili di una fiducia mal riposta che l'avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Mentre Yusaku era fatto per restare nell'ombra, Ryoken era fatto per splendere alla luce del sole e illuminare le giornate.
Non seppe cosa lo fece trasalire: se il boato di un altro fulmine che aveva squarciato a metà il cielo grondante pioggia oppure la mano di Ryoken che era scesa sul suo ventre, lasciva e delicata al tempo stesso. Forse entrambe le cose. Ma sussultò così violentemente che Ryoken si staccò da lui e ritrasse la mano subito dopo, come se temesse di averlo ferito in qualche modo.
    «Scusami» si affrettò a dire, e dal modo in cui i suoi occhi apparvero allarmati, Yusaku intuì che stesse pensando al peggio, di essersi comportato malissimo nei suoi confronti e di aver fatto una pessima impressione. «Sono stato troppo avventato, non volevo—»
    «No, non è colpa tua» lo rassicurò Yusaku, avvertendo gli occhi pizzicare — accidenti, ci mancava solo questa. «È che—»
Un altro fulmine, ancora più minaccioso del precedente, lo portò a serrare gli occhi di scatto, facendolo tremare.
    «L'ho notato anche prima… hai paura dei fulmini?»
Nel tono di voce di Ryoken non vi era alcuna traccia di scherno, solo tanta voglia di capire il suo stato d'animo e comprendere al meglio la situazione.
Yusaku riaprì lentamente gli occhi, il cuore ridotto a un rottame sbatacchiato e le lacrime che premevano per sgorgare e rigargli le gote.
    «Più che dei fulmini, ho paura dei ricordi… di quella volta… oh, avrei dovuto parlartene prima…»
Stava per crollare, ormai del tutto affossato dal senso di impotenza che provava, pesante come un macigno. Si diede mentalmente dello stupido per essere stato zitto, per non aver mai raccontato a Ryoken la verità.
Cosa gli era saltato in testa? A Yuma e Yuya quella mattina aveva detto che si fidava di lui, quindi perché non si era confidato? Perché non lo aveva reso partecipe di ciò che aveva patito più di un anno addietro e che continuava ancora a condizionare la sua esistenza?
Aveva rovinato tutto. E si sentì spaccato a metà, come se ciò che sfregiava il suo ventre si fosse riaperto, intenzionato a non rimarginarsi più. Una lacrima solitaria evase dal suo controllo e lui tremò un'altra volta ancora.
Ryoken spense il fornello sul quale stava scaldando l'olio di cocco nella padella e si avvicinò a lui, asciugandogli la lacrima solitaria e baciandogli la fronte.
    «Vuoi parlarmene ora?» domandò, e Yusaku si ritrovò ad annuire, avvertendo un senso opprimente di sconfitta farsi strada in lui.
Non voleva perderlo. Per niente al mondo. Ma doveva anche affrontare la realtà una volta per tutte.


10

Si sedettero sul divano, l'uno accanto all'altro, coi giochi della PlayStation che aveva portato Ryoken perfettamente impilati sul tavolino di fronte a loro. Yusaku aveva lo sguardo basso e si mordeva con fare agitato il labbro inferiore, Ryoken invece lo osservava in religioso silenzio.
Frattanto, la pioggia continuava a imperversare sul mondo esterno e i fulmini tagliavano a metà il paesaggio cittadino, illuminandolo e squarciandolo al tempo stesso. Yusaku tremò ancora e Ryoken gli prese le mani tra le proprie, carezzandole con amore.
    «Più di un anno fa conobbi un ragazzo» cominciò a raccontare, fissando le loro mani. «Si chiamava… si chiama Keisuke e non credo di essermi mai innamorato veramente di lui, ma provavo comunque un sentimento che pensavo fosse reciproco. Abbiamo iniziato a frequentarci e all'inizio andava tutto bene: lui era simpatico, gentile, divertente… e in più di un'occasione ho pensato che fosse proprio un bravo ragazzo e mi sono fidato di lui. Ma c'era un problema: Keisuke beveva. Beveva tanto. E quando si ubriacava diventava irascibile e alzava le mani. All'inizio si è impegnato a tenerlo nascosto, diceva che non voleva mostrarmi il lato peggiore di sé e che stava facendo di tutto per smettere. Ma nel momento in cui gli ho fatto capire che gli sarei rimasto accanto nonostante tutto, ha messo in luce la sua vera natura».
Si bloccò, deglutendo a fatica a causa di un orribile groppo che gli si era materializzato in gola. La vista si fece via via sempre più brumosa e più di una lacrima salata si adagiò sulle mani di Ryoken, che continuavano a carezzare le sue.
    «Io mi fidavo di lui. Ogni volta mi ripeteva che avrebbe smesso di bere, che sarebbe andato tutto bene, che una volta superato questo ostacolo saremo stati insieme per sempre. Ma andava a finire sempre peggio e ho perso il conto delle volte in cui mi ha strattonato o dato uno schiaffo o stretto forte le mani attorno alla gola. Era una spirale senza fine: io volevo lasciarlo e lui mi implorava di restare. E io restavo. E mi fidavo un'altra volta di lui e lui tradiva ancora una volta la mia fiducia».
Ryoken smise di carezzargli le mani e gliele strinse forte, facendogli capire di essere lì non solo fisicamente, ma anche con l'anima.
    (Sorreggendolo al meglio delle proprie capacità. Perché il peggio doveva ancora arrivare).
    «Una sera siamo usciti e lui, come al solito, ha bevuto. Si è ubriacato al punto tale che quasi non si reggeva in piedi, ma la forza per tirarmi uno schiaffo l'ha avuta comunque. Fu in quel momento che decisi che con lui non avrei più avuto nulla a che fare. Mi resi conto che quello non poteva essere amore e che non lo sarebbe mai stato. Dopo uno schiaffo che era solo l'ultimo di una lunga sequela, ma che forse è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma per lui era impensabile che tra noi finisse così. E poi…»
E poi Yusaku scoppiò in lacrime. E raccontò a Ryoken di come Keisuke l'avesse riempito di botte prima che riuscisse miracolosamente a sfuggire a quel massacro sia fisico che emotivo. Che lo lasciò lì a urlare e sbraitare cose orribili con gli occhi dorati iniettati di cattiveria e follia, due fulmini pronti a perforare la carne viva allo stesso modo in cui le sue mani gli avevano perforato e fatto a brandelli la dignità, mentre lui si allontanava con un labbro spaccato, gli occhi gonfi e tumefatti e il viso e il collo colmi di lividi, intere galassie che grondavano sangue.
Di come fosse salito in macchina con il cuore in gola, temendo di essere inseguito, e fosse partito per non fare più ritorno in quel parcheggio. Di come la pioggia scendesse fitta e rendesse scivoloso l'asfalto… di come la vista dei fulmini gli ricordasse gli occhi maligni di Keisuke… e di come perse il controllo dell'auto, andando fuori strada e schiantandosi contro un albero.
Fu come se un centinaio di fulmini l'avessero colpito al ventre. Fulmini che bruciavano e che facevano male e che uccidevano. Fulmini che gli avevano lacerato la carne, lasciando sgorgare il sangue.
    (Il rumore della pioggia d'autunno… il respiro sempre più debole… il cuore che batteva sempre più lentamente… le palpebre che si abbassavano, calando una volta per tutte il sipario sulla sua vita…)
    «Poi mi risvegliai in ospedale,» proseguì in un filo di voce, «e quando fui in grado di sostenere una conversazione, parlai con la polizia. Scoprii che Keisuke aveva fatto del male anche ad altre persone e lo denunciai. Dopo qualche settimana lo arrestarono, si era nascosto da un amico in un'altra città. Ancora oggi si trova in carcere. Ma per quanto riguarda l'incidente, quello è stato solo colpa mia».
Ryoken, che fino a quel momento gli aveva stretto le mani, sciolse la presa per posarle sul suo volto
    (lo stesso volto che altre mani avevano deturpato con la cattiveria).
    «Non è vero, Yusaku. Non è assolutamente vero. Non è stata colpa tua».
Yusaku singhiozzò. «Ma c'ero io alla guida, Ryoken. Desideravo così tanto allontanarmi da lui da non rendermi conto che così facendo mi stavo mettendo in pericolo con le mie stesse mani. Stavo andando troppo veloce e… ed è successo quel che è successo».
Ryoken lo abbracciò forte e Yusaku pianse ancora, per minuti interi, stretto contro il suo petto. Avrebbe voluto che andasse diversamente. Che il loro primo appuntamento fosse semplice e speciale e non imbrattato dai brutti ricordi.
Ma ormai aveva rovinato tutto e, nonostante in quel momento Yusaku fosse stretto a lui, temeva che presto Ryoken si sarebbe allontanato, dicendogli di chiuderla lì, che sarebbe tornato a casa.
    «Ti chiedo scusa per non avertelo raccontato prima» sussurrò. «Volevo… volevo solo sentirmi un ragazzo normale…»
    «Ma tu sei un ragazzo normale».
Ryoken sciolse il loro abbraccio per poterlo guardare dritto negli occhi. Quegli occhi azzurri che Yusaku tanto amava, in netto contrasto con la malignità di quelli dorati di Keisuke.
    «Sei un ragazzo stupendo, Yusaku, a cui purtroppo sono capitate cose orribili. Ma non è colpa tua, capito? La colpa è di chi diceva di tenere a te e poi ti ha fatto solo del male. Tu… tu vali tanto e quell'imbecille non se ne è mai reso conto. Ma devi esserne consapevole tu per primo. E poi…»
    (avvicinò le labbra alle sue, sfiorandole appena)
    «… io non ho paura delle tue cicatrici. Vorrei invece conoscerle, se me ne darai la possibilità».
Yusaku trattenne il respiro, le lacrime ancora fresche sulle sue gote. E annuì piano.
    «Ti fidi di me?»
    «Sì, mi fido di te».



11

Ryoken gli stava toccando il ventre. Con la pioggia d'autunno in sottofondo e i fulmini ormai lontani. In quel momento Yusaku realizzò che quella notte non avrebbero fatto l'amore, perché il contatto più intimo che avrebbero potuto raggiungere, per quella volta, stava accadendo proprio lì, sul divano, con Ryoken che percorreva la sua epidermide con una mano e lasciava che i polpastrelli tastassero ogni cicatrice, imprimendola sottopelle come una nuova impronta digitale.
    (Come se volesse crearsi una nuova identità fatta di quelle cicatrici che a modo loro erano ancora in grado di fare male).
Il respiro di Ryoken si infrangeva sul suo collo, caldo e piacevole, e Yusaku si lasciò andare a un sospiro colmo di liberazione. Non avrebbe mai pensato che il loro primo appuntamento prendesse una svolta simile; che avrebbe concesso a Ryoken di toccarlo in quel modo laddove era stato violato, che gli avrebbe aperto il suo cuore fino a quel punto.
Non era tutto perduto. Anzi, era ancora tutto all'inizio, in attesa di crescere e diventare qualcosa di meraviglioso.
Ryoken non aveva preteso che si privasse della felpa larga che indossava. Aveva portato la mano sotto il tessuto dell'indumento e aveva iniziato a toccarlo piano, con delicatezza, senza proferir parola. E Yusaku, dopo un primo momento di rigidità, si era concentrato su quel respiro placido che gli si infrangeva sul collo e si era rilassato, lasciandosi amare come mai aveva fatto in vita propria.
    «Mi prenderò cura di ogni tua cicatrice» gli disse Ryoken, guardandolo negli occhi. «E voglio davvero costruire qualcosa con te. Quando te la sentirai… io sarò qui ad aspettarti».
Yusaku sorrise, proprio come aveva sorriso quella mattina quando aveva scattato la foto con Yuma e Yuya — i quali, tra l'altro, proprio in quel momento lo stavano tempestando di messaggi per sapere come stesse andando la serata con Ryoken… e anche Miyu si stava dando un gran daffare.
Gli sfiorò le labbra con le proprie e pensò a quanto fosse bello amarsi nel modo in cui si amavano lui e Ryoken.
    «Lo voglio anch'io. Voglio davvero vivere al meglio la nostra storia. Ma prima di tutto…»
    «Sì…?»
    «Vorrei proprio assaggiare la zuppa thailandese che abbiamo lasciato in sospeso».
Ryoken rise divertito, allontanando la mano dal suo ventre.
    «Hai assolutamente ragione, sai?»
Si alzò dal divano e lo aiutò a fare altrettanto. Quando furono entrambi in piedi, l'uno di fronte all'altro, si guardarono un'altra volta negli occhi e si abbracciarono forte.
    «Andrà tutto bene, Yusaku. Te lo prometto».
E Yusaku sapeva che a quella promessa poteva crederci senza il terrore di essere ferito. Perché non aveva trovato una persona qualunque. Aveva trovato la sua persona.
E insieme a Ryoken, i fulmini e la pioggia d'autunno facevano meno paura.




N.d.A.

ASPETTATE. Mettete via torce e forconi, non c'è nessun Keisuke da menare. Infatti è un personaggio che non esiste nel canon di VRAINS o di YGO in generale proprio perché volevo staccarmi il più possibile da questi atti tremendi ai danni di un essere umano — ovvero: se li avesse compiuti un personaggio canonico di YGO mi sarei fatta del male da sola, non riesco proprio a pensarci, capite?
Rimane comunque il fatto che Keisuke sia il diavolo sceso in Terra e che sia stato davvero perfido nei confronti di Yusaku… qui più che mai l'aver incontrato Ryoken è stata la sua salvezza, ancor più che nella Vampire!AU secondo me.

La prima parte, decisamente più leggera e scanzonata — anche se con qualche traccia dei traumi di Yusaku —, è stata proprio un toccasana da scrivere.
Tra l'altro, io amo alla follia il Trouble Trio e secondo me Yuma, Yuya e Yusaku hanno un potenziale immenso — dovrei scrivere più spesso su di loro, ora che ci penso.
E a tal proposito, ci credete se vi dico che tutta la scena iniziale sognavo di scriverla da almeno due anni? Ho sempre avuto in mente questa scena in cui loro tre si trovano in una pasticceria e Yusaku, mentre scrolla la home di Instagram, si ritrova appunto lo scatto di Ryoken che ho descritto nella storia (che tra l'altro esiste ed è una fanart STUPENDA) e diventa paonazzo, Yuma e Yuya capiscono il perché e iniziano a stuzzicarlo come se non ci fosse un domani.
Qui ovviamente ho ampliato molto il contesto, ma sono felice di averle finalmente dato vita — anche se non avrei mai pensato che la storia prendesse poi una piega simile, MA DETTAGLI.

Spero con tutta me stessa che vi sia piaciuta.
Le tematiche che ho affrontato non sono per niente belle e non le avevo mai raccontate nelle mie storie o almeno, non ho mai raccontato di una relazione tossica con annessa dipendenza dall'alcol da parte di uno dei due partner, quindi non so proprio cosa aspettarmi dai vostri riscontri, help.
Grazie per essere arrivati fino a qui.

M a k o
   
 
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