Confusione,rabbia,senso
di smarrimento e infine quello che odiava più di tutto.
Debolezza.
Non la sopportava quella sensazione,la debolezza. La debolezza
è
qualcosa che ti fa sentire piccolo,inerme,inutile,la debolezza e la
pesante consapevolezza di non poter far nulla di fronte agli eventi
che ti stanno attorno e non poter far nulla per intervenire. La
debolezza è quella cosa che non ti permette di ergerti con
sicurezza
sul tuo avversario e anche se tenti il tutto per tutto,alla fine
vieni schiacciato,come niente,perché non possiedi la forza e
la
forza e sicurezza e consapevolezza di se e del potere che ti permette
di dominare il prossimo,sapendo che nessuno potrà
colpirti,nessuno
potrà schiacciarti e nessuno potrà mai ergersi al
di sopra di te.
Sesshomaru credeva in questo e purtroppo per lui,la debolezza,la
sentiva tutta. Aprì gli occhi e si trovò in un
luogo che non capiva
minimamente. Il tutto restava nero come la più oscura delle
ombre
eppure poteva ben definire i margini e i contorni del luogo in cui si
trovava. Era una stanza vuota,un perfetto rettangolo spoglio di
qualsiasi cosa,si alzò lentamente,come se molta dell'energia
che
avesse in corpo fosse stata sottratta da qualcuno...o qualcosa. Si
guardò attorno nel tentativo di cercare una porta,un
varco,un
qualche tipo di uscita da quel luogo privo di senso,ma niente.
Provò
quindi ad avvicinarsi ad un muro,ma non accadde nulla e
tastò la
parete e quando la toccò gli parve strana,innaturale,come
tastare
l'aria e sentirla tangibile.
“Diamo
inizio alla prima fase dell'intervento.”
Akira,o
meglio,la sua voce,si girò in cerca dell'origine di quella
voce e
quando lo fece,la strada divenne un lungo corridoio,la stanza,come
viva,aveva cambiato il suo aspetto e adesso si era modificata, tal
punto da divenire completamente un altra cosa. Possibile che non se
ne fosse accorto? Nessun suono,nessuna vibrazione,nessuna aura
negativa. Niente. Assolutamente niente. Non sapendo cosa fare decise
di percorrere il corridoio,ma restando attento ad altri sviluppi
improvvisi. Qualunque posto fosse,Sesshomaru comprese che fosse
all'interno della sua mente e in teoria,essendo sua la testa,avrebbe
dovuto sapere cosa ci fosse dentro. Invece, ogni volta che capitava
una cosa simile scopriva che c'era sempre qualcosa di nuovo da
vedere,da osservare,da comprendere e cosa più difficile,da
accettare. Non era certo della natura di quell'ambiente ma in qualche
modo,forse per intuizione o per istinto,immaginava che essendo un
luogo del pensiero non poteva essere reale,o meglio,non poteva essere
un luogo della realtà come la conosceva, poiché
ogni volta che
succedeva gli eventi che vi scopriva all'interno era sempre nuovi e
misteriosi,rivelazioni incomprensibili dal messaggio occulto e
indecifrabile. La spiaggia,la scala,ed ora quel corridoio,pareva
tutto così mutevole imprevedibile,se ci fosse una logica
esatta
nella quale questa sequenza di eventi prendeva vita lui non lo
sapeva,poteva immaginarlo,ma non aveva prove a riguardo.
“Bene,prima
fase avviata,controlliamo che tutto stia procedendo come
dovuto.”
Di
nuovo la voce di Akira e insieme ad essa un luce
rossa,improvvisa,come un fulmine a ciel sereno,ma abbastanza potente
da illuminare tutto lo spazio nero a lui visibile e nella luce,si
accorse che il nero copriva quella pareva essere in realtà
un luogo
reale,non sapeva descriverlo né tanto meno riconoscerlo nei
particolari,ma gli parve di capire che il corridoio,fosse realmente
un corridoio. Poi fu tutto nero e non gli restava altro,se non fare
quello che faceva sempre nella vita. Avanzare.
“Pressione
stabile,temperatura regolare,battito accelerato,tutto nella norma.
Non si preoccupi signora,questo bambino nascerà
sano.”
Ancora
Akira,ancora quella luce rossa,ma questa volta pareva
ripetersi,più
e più volte emanando lampi,lenti,ma continui. Di cosa stava
parlando? Termini e parole che Sesshomaru non comprendeva usate in un
contesto confuso. La nascita di un bambino? Cosa c'entrava una
partoriente adesso? E mentre pensava a questo vide che sui muri
attorno a lui iniziavano a formarsi delle immagini. All'inizio
parevano puntini,singole chiazze luminose isolate l'una dall'altra,ma
che poco alla volta si allungavano gli uni verso gli altri come a
formare delle linee,poi le linee divennero insiemi di forme e le
forme insieme diedero vita ad una scena non molto chiara,sia per lo
stile,simili a quelle delle incisioni nella città dentro la
montagna,vicino al villaggio degli assassini,sia per il
significato,poiché le immagini,seppur chiare non contenevo
alcuna
scrittura né segno riconoscibile. La figura più
importante,una
donna,reggeva tra le braccia un piccolo fagotto,mentre sedeva su
quello che sembrava un trono mentre poco più avanti, una
lunga serie
di figure maschili,pareva essere in fila l'uno d'avanti all'altro,in
un sorta di successione,prima uno,seguito da un altro,poi da un
altro,poi da un latro ancora e così via,una lunga sequenza
di omini
che l'uno dietro l'altro,come una rappresentare una
continuità di
qualche tipo,via via,sempre più in là,sempre
più lungo,fino a
quando la linea non si interrompe e li si vede un omini,esattamente
come altri,ma sopra la sua testa spicca un segno che Sesshomaru
riconosce con incredulità. Una mezzaluna viola,esattamente
come la
sua sulla fronte. Non sapeva cosa volesse dire,non né sapeva
il
significato,ma attirava la sua attenzione.
“Va
bene,adesso spinga più forte che può e continui a
respirare,così,bravissima. Non si lasci ingannare dal fatto
che sia
un uomo signora,le garantisco che lei è in buone mani. Si
dia inizio
alla seconda fase e controlliamo la reazione del frammento del
paradiso. Questo evento e di vitale importanza,per tutti noi.”
Un
altro lampo di luce rossa,ma questa volta sentì qualcosa
esplodergli
nella testa,come un botta improvvisa si fosse manifestata da dentro
il suo essere. Ammesso che lui fosse dentro il suo essere o il suo
essere fosse intorno a lui,non lo capiva,era da qualche tempo che
ormai aveva smesso di capire. Si dovette poggiare al suolo con un
ginocchio per non crollare,mentre teneva le mani sulle
tempie,sperando di sopprimere il dolore. Poi il dolore scomparve,come
se non fosse mai arrivato e si rialzò e quando
tornò ad osservare
il muro l'immagine precedente scomparve e al suo posto
comparì una
parola,una parola che avrebbe preferito non leggere nuovamente.
Mostro. Di nuovo quei caratteri,la stessa identica parola che aveva
letto sulla scala e quando la vide decise di avanzare senza voltarsi
indietro. Di nuovo scuro,di nuovo tenebra,eppure ci vedeva
benissimo,o meglio,vedeva i contorni e distingueva le forme,le
dimensioni e la profondità del campo visivo,ma tutto era
nuovamente
nero,come se i colori in quel luogo fossero scomparsi di
colpo,eppure,se quel luogo era dentro la sua mente allora com'era
possibile che non sapesse vedere tutti gli altri colori,a parte il
rosso,che pareva essere l'unico colore che riusciva a distinguere
chiaramente. Com'era da abitudine ormai si poneva le domande e non
trovava le risposte è la cosa era stancante. Un passo dopo
l'altro
ed era di nuovo in cammino,non sapeva dove stesse andando e non
sapeva da dove era giunto. Ricordava solo di essersi coricato per
dormire e poi si era trovato in mano quella tavoletta,quella
maledetta tavoletta senza senso e senza spiegazione. Ma
perché a
lui? Perché mai era successo a lui? Era già la
seconda volta che
l'inuyokai si era ritrovato con quell'affare in mano e per la seconda
volta era stato vittima del suo potere,qualunque esso fosse. Non era
un oggetto comune questo era certo,non emetteva alcuna aura,nessuna
traccia di energia yokai,nessuna traccia di energia
spirituale,all'apparenza era un semplice sasso senza valore,con degli
scarabocchi senza senso incisi sopra. Ma allora perché era
caduto
sotto l'influsso del suo potere? Che razza di oggetto poteva essere
così potente e tuttavia possedere un aspetto così
insignificante?
Non lo sapeva,non ci capiva nulla. Eppure doveva esserci una
spiegazione,un motivo,un effetto scatenante se quella tavoletta si
attivava come voleva e quando voleva,a tratti pensava che quella cosa
gli paresse viva,o almeno che contenesse qualcosa che la faceva
comportare come tale,come le sue zanne,che non parevano essere li in
quel momento,Tenseiga e Bakusaiga,non semplici armi agli occhi di un
qualunque ignorante,ma vere e proprie essenze di potere,vibranti e
piene di potere,vive...in un certo senso,non come lui,con carne e
ossa,ma comunque coscienti e reattive,con le loro differenze e
diverse reazioni agli stimoli del mondo esterno,come Tenseiga,la
spada la cui lama fu forgiata da una lama precedente,Tessaiga,un
pezzo di scarto commissionato e progettato per ridare la vita,non
toglierla e come se non bastasse in grado di danneggiare tutto quello
che non aveva una forma materiale,arma che per molto tempo lui,aveva
rinnegato,eredità odiata perché non in grado di
colpire nulla che
fosse di questo mondo,ricevuta da un padre che cercava di insegnargli
una lezione che giunse molto dopo averla ricevuta. E poi c'era
Bakusaiga...già Bakusaiga, La sua nuova spada,sua in tutto e
per
tutto,uscita dal suo corpo insieme ad un nuovo braccio,quando
più ne
aveva bisogno, a pensarci bene era stato il vecchio Totosai a dirgli
che il nome della nuova arma era Bakusaiga dandogli
quell'informazione prima ancora che gli chiedesse informazioni su di
essa,accettando quel dono inaspettato come se fosse una cosa normale.
Al tempo credeva che la creazione di Bakusaiga fosse avvenuta a causa
di una maggior raggiungimento di potere personale, eppure,prima che
glielo chiedesse Toran non si era mai posto il problema,strano a
pensarci adesso,potere,quello che bramava,quello che
cercava,ciò che
riteneva importante per definire e affermare se stesso in un mondo
dove uccidi o vieni ucciso,mangi o vieni mangiato,nulla di
più e
nulla di meno che il basilare istinto di sopravvivenza che tiene in
vita,il potere e qualcosa che da peso su di te sul mondo che ti
circonda. Ma allora perché da un mese a questa parte era lui
ad
essere in balia del potere altrui? Che non fosse abbastanza forte per
affrontare questa nuova sfida? O era forse il senso di inadeguatezza
di fronte alla sua vulnerabilità di fronte a ciò
che non capiva e
non conosceva a farlo sentire debole? Questi oggetti
misteriosi,queste vicende di un passato dimenticato e Akira, questo
nuovo nemico così imprevedibile,inscrutabile,illeggibile e
pericoloso,lo aveva affrontato la prima volta senza limitarsi a
sconfiggerlo,no,lo aveva umiliato,ogni colpo subito era stato un
segno della sua debolezza di fronte a lui,era stato debole
nell'attaccarlo quanto nel sapersi difendere,era stato come un
bambino di fronte ad un adulto,era stato il tenue vento di una brezza
estiva,al pari di una montagna inamovibile. La scintilla che si sente
incendio,spenta senza pietà da una pioggia torrenziale. Ed
ora si
sentiva così in quel corridoio,debole,debole ed inerme di
fronte ad
aventi su cui non aveva il controllo.
“Si
direi che ci siamo,il bambino sta nascendo. Bene,il frammento
reagisce al parto nella maniera che mi aspettavo. Prepararsi alla
terza fase e tenersi pronti per eventuali rischi. Ottimo,si
intravede la testa.”
Un
altro lampo,anzi due,di fila,velocissimi e la testa che gli
pulsò
ancora una volta,ma adesso la luce rossa andava e tornava per conto
proprio,comparendo e scomparendo ad ritmo preciso,calmo e
continuo...come il battito di un cuore. Tu tum...tu Tum...tu tum...tu
tum. Si era il battito di un cuore,o meglio,la velocità
nella quale
luce rossa andava e veniva era paragonabile a quella di un battito
cardiaco. Decise di accelerare il passo,camminando ancora
più
forte,andando ancora più veloce nella sua marcia,ora
decisamente più
svelta. La vide di nuovo, a terra, la stessa parola, mostro,distolse
lo sguardo non volendo vedere nuovamente quella scritta,si sentiva
schiacciare il petto,quasi gli mancava il fiato,non voleva
ammetterlo,ma aveva paura,una paura primordiale e ancestrale,la paura
dell'ignoto,del sconosciuto,del diverso,di quello che non si
comprende e di quello che non si vuole comprendere. Un ambiente
alieno alla sua concezione della realtà,un mondo che
proiettava
forme di geometrie perfette,disegnate e installate da una mano ferma
e precisa fino all'ossessione. Non capiva niente di quello che stava
succedendo,non capiva niente di quello che stava ascoltando,la voce
di Akira e un...parto? Cosa mai poteva centrare con lui?
Perché mai
avrebbe dovuto interessarsi di una nascita? Cosa aveva a che fare con
lui? Non trovava un senso alla cosa,però,se c'entrava Akira
una cosa
era chiara, non era nulla di buono. Più ci pensava e
più il tutto
sembrava ancora più assurdo di quello che già era
è per quello che
gli stava succedendo in quel momento, la cosa era già
assurda di
suo,molto assurda. Continuò a camminare,non seppe bene per
quanto,una manciata di minuti,un ora,due,aveva perso la cognizione
del tempo è più andava avanti più si
rendeva conto che il
corridoio pareva non andare da nessuna parte,andava dritto,ma aveva
la sensazione che non stesse andando da nessuna parte,i piedi si
muovevano,ma il luogo in qualche modo restava sempre se stesso.
Allora Sesshomaru si fermò e si girò e
notò che il corridoio era
cambiato,pur restando la stessa struttura,il suo aspetto era
completamente cambiato. Ora pareva un vero e proprio corridoio,con
mura e soffitto di solida materia e la sensazione che fosse tornato
nel mondo reale,tanto vero pareva quel luogo adesso. Se non fosse
stato ancora per quella pulsante luce rossa in lontananza,come una
luce infernale che invitava un dannato ad oltrepassare un proibito
ingresso per gli inferi. Ad ogni battito la luce si rafforzava e poi
si indeboliva,più e più volte,imitando nuovamente
la velocità di
un cuore che batteva ad un velocità moderata.
Si,l'intuizione di
Sesshomaru era corretta,quel luogo all'interno della sua mente non
solo pareva essere reale,in un certo senso del termine, ma anche vivo
e pulsante,non inerte materia con la quale interagire come farebbe
nel mondo esterno,ma era dotato di una propria intelligenza e di
propria vita,come un sogno fatto durante il sonno,ma con una sua
struttura e forse,anche con delle sue regole. Ecco il perché
degli
ambienti strani come la spiaggia,la scala e adesso quel corridoio.
Non ci capiva ancora molto di come funzionava quella misterioso
ambiente che era la sua coscienza,ma ciò non spiegava
perché lui
fosse costretto a subire quella saltuaria tortura che lo costringeva
a fare questi assurdi viaggi ai limiti della follia,perché
solo un
individuo dalla mente e lo spirito contorti potevano scegliere
volontariamente di esplorare un posto dalla natura così
caotica e
imprevedibile. Anche qui decise di avanzare e di vedere se riusciva a
trovare un uscita da quel sogno fin troppo vivido.
“Va
bene signora,adesso spinga,spinga,così da brava,respiri
profondamente e poi spinga. Il frammento da segni di
attività,ma per
ora nulla di anomalo. Ecco signora,ci siamo quasi,ancora un un ultimo
sforzo.”
Stavolta
la luce si fece fortissima e con essa anche il dolore alla testa si
fece sentire più forte,un attimo appena,ma tale fu la pena
che per
un attimo Sesshomaru non rischiò di cadere al suolo. Era
come se
qualcosa per quello che durò meno di un secondo,ma gli parve
che
qualcosa si fosse espanso all'interno del cranio come un parassita
che gli fosse entrato nel cervello avesse iniziato a bucare
l'encefalo da dentro e avesse iniziato la sua opera di distruzione.
Era stata una delle sensazioni più brutte che avesse mai
provato i
tutta la sua vita. Si rialzò, a fatica,lentamente,ma si
rialzò,non
poteva restare li,non poteva,non voleva,non si arrendeva,era
più
forte di lui,era più forte del dolore e del senso di
inquietudine
che provava per quel posto,se mai di posto si poteva parlare. Riprese
a camminare,non sapendo che altro fare e andò avanti. Dopo
qualche
minuto,o quello che gli parve tale frangente di tempo passato a
camminare, notò che il pavimento gli parve umido e al
contempo
viscido,guardò sotto e vide nella lampeggiante luce rossa
quel
liquido che riconobbe immediatamente. Sangue,alzò nuovamente
la
testa e all'improvviso la rivide,li,davanti a lui,e in quel momento
provò quella paura atavica e basilare,con tutti i suoi sensi
animali
che lo mettevano allerta sulla pericolosità di quella cosa.
La porta
nera. Ancora una volta il suo istinto gli disse di scappare. Si
girò
e il corridoio era nuovamente cambiato e stavolta era persino peggio.
Il sangue che aveva trovato per terra era presente su ogni superficie
e insieme ad esso sul terreno erano presenti i corpi di molti yokai
in forma umana,distesi sul terreno. Non diede alcuna attenzione a
quella nuova e inquietante sorpresa e si mise a correre,evitando i
numerosi corpi che gli ostruivano la strada. Provò a
scattare
facendo ricorso ai suoi poteri,ma le sue gambe non aumentarono la
velocità della corsa,allora provò ad alleggerire
il suo passo
facendo uso delle sue capacità di librarsi in aria,ma tutto
quello
che ottenne furono dei semplici balzi abbastanza forti da evitare i
mucchi di corpi più grossi e ingombranti. Non riusciva ad
usare i
suoi poteri da dayokai in quel luogo,esattamente come vicino alla
città nascosta dentro la montagna,la stessa identica perdita
di
poteri,perché? Non seppe darsi una ragione a tale fenomeno e
non
sapeva cosa stesse succedendo. L'unica cosa certa e che per qualche
motivo,nel profondo della sua coscienza,sapeva che doveva
scappare,sapeva che quella specie di ingresso dall'aspetto
sinistro,non doveva avvicinarsi a lui,non sapeva perché e
non sapeva
nulla sulla porta. Non sapeva cosa fosse,non sapeva cosa voleva da
lui, sapeva solo che doveva stargli lontano il più
possibile,non
sapeva perché lo sapeva,ma lo sapeva,come una bestia sa per
istinto
che il fuoco e pericoloso,pur non sapendo cosa fosse,pur non sapendo
su come si manifestasse il fuoco era qualcosa di sconosciuto,per
tanto era nocivo e per tanto era letale. Sesshomaru era la bestia e
la porta era il fuoco. Sesshomaru corse più forte che poteva
nella
speranza che la porta si facesse più lontana da lui,ma per
quanto si
sforzasse,per quanto energia ci stesse mettendo,la porta era li,alle
sue spalle,intento a seguirlo come un ombra,distante,ma pur sempre
presente. La porta non era veloce,ma non era limitata dalla presenza
dei corpi per terra,poiché appena un corpo entrava a
contatto con
lei,esso si smaterializzava,come il resto del corridoio dietro di
essa,non restava nulla,se non un vuoto nero e
imperscrutabile,sconosciuto e insondabile abisso che sfuggiva ad ogni
logica e comprensione. Non gli ci volle molto per notare che il
corridoio,fino a quel momento era rimasto dritto,come un solo ed
unico monotono sentiero, a parte per la voce di Akira,la luce rossa e
l'improvvisa comparsa della porta nera, ora cambiava direzione in uno
svicolo laterale,rallentandolo per breve tempo nella sua corsa,poi
continuò a correre e ancora un altro cambio di direzione,poi
un
altro e un altro ancora. Sesshomaru aveva il sospetto che qualcosa
non quadrasse nella forma del corridoio,prima dritto per infinite
misure,ed ora, si trovava a girare,cambiare e svoltare quasi in
continuazione nella speranza di trovare una via d'uscita da li,ma non
trovava niente,nessuna porta,nessuna uscita,nessuna via di fuga da
quell'incubo,poteva solo scappare. Normalmente avrebbe combattuto
come nel mondo reale,non temeva niente e nessuno e non esitava mai di
fronte ad uno scontro,anche contro qualcosa di sconosciuto e
imprevisto. Ma allora perché correva via da quella cosa che
gli
stava alle calcagna,cos'era mai quell'oscuro ingresso che gli
impediva di ragionare con lucidità. Non lo sapeva,ma il suo
istinto
di yokai lo avvertiva in tutti i modi e gli mandava un solo ed unico
messaggio. Scappa. Superato l'ennesimo angolo i piedi non toccarono
più il suolo non accorgendosi in tempo della presenza di un
vuoto
improvviso,una voragine buia e profonda,nella quale cadde senza
alcuna possibilità di salvezza,non fece in tempo ad
arrestare la sua
corsa, e per quanto riguardava il volo,in quel momento, non fu in
grado di librarsi e attutire la caduta e cadde,come un qualunque
umano sul fondo dell'abisso. Il pianto di un bambino,o meglio,il
vagito di un neonato,forte e carico di vita.
“Complimenti
signora è un maschietto,forte e in salute e che polmoni,urla
come un
vero guerriero. Terza fase stabile e attività del frammento
in
aumento,curioso,l'energia emanata dall'oggetto sembra accumularsi a
velocità inusuale.”
Sesshomaru
si rialzò con fatica,senza capire da che altezza cadde,forse
dieci o
venti metri,eppure non provava alcun dolore,nessun senso di
compressione e nessun osso rotto anche senza la manifestazione di
poteri il che era strano dato che proprio i suoi poteri avrebbero
dovuto aiutarlo ad attutire la caduta o evitarla
completamente,eppure,era privo di essi,come un qualunque comune
umano. La cosa per lui era inaccettabile,tanto forte era il suo
orgoglio ora,tanto fragile e insicura pareva il suo animo ed ora per
la seconda volta nuovamente a terra,ma subito dopo,nuovamente spinto
a rialzarsi,questo era Sesshomaru,questo era lui. Appena
poté
riconoscere il nuovo livello dell'abisso si guardò attorno e
non
vide molto nonostante l'ottima vista,poiché la luce pareva
un misto
tra l'oscurità che prima si spandeva per tutto il corridoio
e la
luce rossa,ora scura come il sangue misto alla terra del campo di
battaglia e farne fango,delineava le forme di una grande camera,non
era certo di quello che stava guardando poiché la
luce,paradossalmente,era molto scura e le forme degli oggetti li
presenti,come il mobilio e gli accessori al suo interno avevano forme
strane e dalle dimensioni esagerata. Nel mezzo della stanza c'era una
specie di panca molto spessa,con un solo grosso sostegno posto di
sotto,perfettamente al centro e conficcato nel pavimento,con una
coperta e un cuscino posto ad un estremità. Da un altra
parte invece
era presente un tavolo,alto e lungo un paio di metri,dove vi erano
posizionato una piccola sfera rotonda,un oggetto rettangolare e
vicino ad essi diversi strumenti,alcuni parevano piccole lame
affilate altri invece sembravano delle piccole pinze,altre ancora
delle forbici e molti altri non aveva idea di cosa fossero e di ogni
oggetto li presente non conosceva ne lo scopo né il metodo
d'utilizzo. Vicino al tavolo era presente una specie di gabbia
trasparente,con un piccolo futon al suo interno,delle dimensioni
giuste per un neonato,con una coperta voluminosa. Sia il futon che la
coperta parevano adatte al figlio di un nobile, o di un uomo
facoltoso a giudicare dalla qualità del materiale.
“Un
attimo,lo sentite anche voi? Sembra un ronzio...no...pare
più una
vibrazione. Che sia il frammento?”
Di
nuovo la voce di Akira,ma questa volta non fu seguita da un mal di
testa,ma da un fischio alle orecchie,alla quale Sesshomaru scosse la
testa infastidito.
“No
non può essere,la reazione è anomala e non era
nulla che fosse
presente nei miei calcoli. Il bambino,piange ancora più
forte.
Calmatelo. Va tutto bene signora,questione di attimi e potrà
abbracciarlo.”
Il
fischio si fece più forte,tanto che adesso non solo il suo
udito era
compromesso,ma sentì un brivido lungo tutta la spina dorsale
che si
diffuse verso il resto del corpo. Prima prese la pelle e i nervi
sottostanti,poi verso i muscoli che iniziarono a vibrare tutti
insieme,con forza selvaggia e devastante,come se un terremoto
proveniente dall'interno del suo io più profondo si stesse
scatenando ,non sapeva cosa fosse poiché era la prima volta
che
sentiva una cosa simile. Era come quando il suo corpo mutava dalla
forma umana a quella animale,ma la sensazione era diversa,non come se
stesse cambiando volontariamente nella sua vera forma da yokai,ma
come se qualcosa si fosse svegliato dentro di lui e adesso pretendeva
di uscire con violenza esplosiva.
“Il
bambino non si calma e il frammento sta aumentando esponenzialmente
il proprio potere. Non è possibile e come...e come...se
l'uno
amplificasse l'altro. Di questo passo entrambi diverrebbero
incontenibili. Fermate l'esperimento. Annullare,annullare ogni
operazione e passare alla fase di contenimento. ADESSO.”
La
voce di Akira pareva essere divenuta molto più nervosa ed
emotiva,al
contrario dell'immagine che si era fatto del maestro
templare,calmo,moderato e sicuro delle proprie
capacità,mentre a
sentirlo in quel momento,pareva in preda al panico,nonostante il modo
in cui parlava e in termini tecnici usate nelle frasi fossero
qualcosa di incomprensibile per Sesshomaru, ora, si immaginava un
Akira nervoso e per nulla padrone delle sue emozioni. Non aveva
sentito nessuno parlare a quel modo e il significato dei termini
usati, Fase? Di che stava parlando quel maledetto di Akira e cosa
aveva a che fare la nascita di un bambino in tutto questo? Non ci
capiva più nulla e nel mentre di tutto questo la vibrazione
che
pervadeva tutto il suo corpo si fece peggiore,tanto,che ora pareva
che la stanza stessa,stesse tremando. Non aveva più
controllo sul
suo corpo,ogni spasmo si fece sempre più mentre la
stanza,per quanto
tremasse violentemente non si scompose per niente,persino gli oggetti
presenti sul tavolano sembravano essere fusi con lo stesso,tanto
erano immobili. Doveva fare qualcosa,reagire in qualche modo e
tornare ad essere padrone di se stesso e per prima cosa
tentò di
controllare il tremore sforzando i muscoli a restare immobili. Niente
da fare,per quanto facesse forza su se stesso l'effetto durava per
poco tempo e con ben pochi cambiamenti,se non diminuendo i tremori,ma
nulla di efficace. Provò allora a muoversi,ma l'unico
effetto che
ottenne fu quello di cadere a terra e restare vittima della sua
stessa incapacità di fare qualunque cosa. Doveva
lottare,voleva
lottare,ma qualunque cosa avesse scatenato questa reazione era
più
forte della sua volontà e non poteva far nulla per resistere
ai suoi
effetti. In quel momento si sentì debole come non mai e la
cosa, lo
fece sentire malissimo.
“FASE
DI CONTENIMENTO ANNULLATA,PASSARE ALLA FASE CRITICA. ELIMINARE IL
SOGGETTO INSTABILE. MI SPIACE SIGNORA,MA FACCIO CIO' CHE FACCIO PER
IL BENE DI TUTTI NOI.”
Il
tremore a quel punto divenne pari ad un terremoto tanto da sentire
scuotere a tal punto il pavimento che una grossa crepa si
formò sul
fondo della stanza e da essa,lentamente sbucò qualcosa. La
porta
nera, era comparsa ancora una volta. La vide per la seconda volta e
anche in quel momento provò a fuggire,ma i muscoli non
rispondevano
ad alcuno stimolo,per quante provasse a muoversi,a scattare
nuovamente lontano da quella cosa,lui non riusciva a muoversi. La
stanza ancora in preda al tremore iniziò a spostarsi in
avanti,come
risucchiata all'interno dell'oscuro varco presente all'interno del
bordo nero di quel piccolo Toori dall'aspetto tanto maligno,quanto
potente. Uno ad uno,il letto,il tavolo,la gabbia, tutto ciò
che
c'era all'interno della stanza veniva lentamente assorbito al suo
interno e lui inevitabilmente non poté far nulla per
impedire che
ciò accadesse e nel mentre diverse linee comparvero su
qualunque
superficie,sui muri,sui tetti,sul pavimento e anche sul soffitto.
Potè solo ruotare lo sguardo dove poteva vedere,non potendo
nemmeno
girare la testa,ma vide che le linee si mossero da sole come dotate
di vita propria,unendosi,fondendosi formando la stessa identica
parola più e più volte ripetuta allo stesso modo.
Mostro,scritto
dovunque li dentro,quasi che ogni punto disponibile potesse divenire
la base per poter scrivere quella parola,quella maledetta
parola,ancora,ancora,ancora,ancora,ancora e ancora,come scritta dalla
mano di un essere ossessivo e crudele e in mezzo ad esse,un altra
parola,diversa,ma scritta più grande e più
luminosa delle altre,che
emanava quella sinistra luce rossa che aveva visto prima. Conosci te
stesso. Conosci te stesso,temet nosce,ancora quella
frase,perché?
Perché li? Perché in quel momento? In quel
momento non gli
importava molto giacché stava finendo per essere trascinato
all'intero del piccolo spazio nero,che stava risucchiando l'intera
stanza al suo interno e con lui dentro e più si avvicinava
più il
suo istinto gli diceva di allontanarsi,di alzarsi e di scappare
via,ma il suo corpo non rispondeva ad alcuno stimolo e non un muscolo
in tutto il suo essere aveva intenzione di muoversi,come condannato
ad un destino infausto e invincibile e quindi si era arreso mentre la
sua mente,il suo lato più animalesco,intendeva
fuggire,correre via
da quella cosa che tanto lo destabilizzava e lo faceva sentire
vulnerabile,inerme,di fronte ad essa. Non sapeva cosa fosse,non
né
conosceva la natura né tanto meno lo scopo,sapeva solo che
non
voleva averci niente a che fare e per il resto avrebbe preferito non
rivederla mai più,anzi,non avrebbe voluto sapere niente di
tutto
questa follia nella quale era intrappolato e non sapeva più
cosa
fare.
“E
tutto qui quello che sai fare? La paura dell'ignoto ti schiaccia a
tal punto da non riuscire più a muovere un
muscolo?”
Una
voce di donna echeggiò per tutta la stanza e di colpo,come
in una
reazione ad essa,la stanza smise di svanire e tutto ad un tratto la
porta smise di avanzare verso di lui,come bloccata da qualcosa.
Sesshomaru
provò a parlare,ma era completamente paralizzato,bloccato a
terra
completamente inerte a ciò che gli stava succedendo. Ad un
tratto,come comparsa dal nulla, comparve lentamente una luce bianca,
un brillio improvviso in mezzo alla stanza,proprio tra lui e la porta
e da quel brillio nacque lentamente una figura misteriosa. Pareva una
donna,dall'aspetto pareva umana ma era molto alta,almeno tre metri.
Aveva la pelle candida e una lunga chioma rossa a cadergli sulle
spalle. Sulla testa portava uno copricapo tondeggiante dall'aspetto
metallico,aveva occhi marroni e indossava una lunga veste bianca
quasi trasparente che gli arrivava alle caviglie,ma che al contempo
pareva coprirla decentemente,senza rivelare nulla della sua
femminilità. Pareva una donna di nobili origini dal modo in
cui si
presentava e si guardava attorno con un aria mista tra la
curiosità
e la noia.
“Mi
aspettavo una disposizione più adeguata ai tuoi
pensieri,viaggiatore. Questa mente è un completo disastro.
Ti
consiglio di organizzare meglio quello che ti passa per la
testa.”
Sesshomaru
osservò la donna e la vide tranquilla e indifferente al caos
che
vigeva li dentro,come se fosse una semplice passante che ha assistito
ad un fatto curioso,ma per nulla significativo,qualcosa che rientrava
nella normalità.
“Non
parli viaggiatore? Non importa,ciò che conta ora e che tu mi
stia a
sentire. Ascolta attentamente le mie parole, tutto ciò che
ti sta
accadendo,sia dentro che fuori te stesso è una sequenza di
eventi
nella quale tu,sei il centro di tutto. Si lo so, tu non comprendi il
significato di tutto ciò e forse non lo capirai mai,ma anche
questo
è una cosa puramente marginale,non c'è bisogno
che tu capisca,ma
agisca...e in fretta.”
Lo
yokai osservò la donna dal basso verso l'alto,sdraiato a
terra,ma
per la prima volta da quando aveva rimesso piede in quello strano
luogo si sentiva di essere al sicuro,non sapeva perché,ma
era così.
“Chi
sei tu?”Disse Sesshomaru incerto, come se non riconoscesse
quella
sensazione che adesso lo aveva quasi liberato dal senso di
oppressione che provava per la porta, ancora presente nella stanza.
La
donna girò lo sguardo su di lui piegando la testa
leggermente di
lato,come se stesse cercando qualcosa di specifico nella figura del
ragazzo che aveva per terra.
“Curioso,oserei
dire interessante. E incredibile come tu gli assomigli così
tanto e
allo stesso tempo,sembri così diverso. Che sia
l'unicità del tuo
essere a renderti così speciale?”
“Ti
ho chiesto chi sei. Parla donna.”, disse lui nervoso.
La
donna gli sorrise,quasi divertita da quella reazione così
diretta.
“Mi
hanno chiamato in molti modi in molti luoghi diversi,per te,come
altri,sarò solo Minerva.”
“Che
cosa vuoi da me?”
“Come
ho detto,voglio che tu agisca. Hai un compito e devi svolgerlo e per
il bene di tutti,devi riuscire,viaggiatore. Sai cosa fare,sei
già
sulla strada giusta.”
“Non
capisco una sola parola di quello che dici.”
“Non
ha importanza, non ti servirebbe a niente.”
“Non
sono il tuo burattino,umana.”
Minerva
si fece scappare una piccola risatina divertita a sentire
quell'ultima affermazione mentre lo yokai continuava a fissare la
donna con fare indignato. Lui,il burattino di quella? Giammai,
Sesshomaru era libero e orgoglioso di esserlo,nessuno poteva dirgli
cosa fare,tanto meno lei,l'ultima arrivata.
“Umana?
No ti sbagli,io sono venuta molto prima della specie con la quale mi
confondi,ma capisco l'errore. La mia razza esisteva già
quando loro
erano appena all'inizio e la tua invece...era giunta al suo declino.
Ma basta con queste inutile chiacchiere,siamo qui per te. Avanza per
la tua strada viaggiatore,la tua missione è appena
iniziata.”
Quando
Minerva finì di parlare Sesshomaru non fece in tempo a
ribattere che
il terreno della stanza iniziò a dissolversi
lentamente,prima
divenendo un sottile pulviscolo che si alzò lentamente da
terra e
poi,il corpo dello yokai iniziò ad essere assorbito dal
terreno,come
se stesse affondando in una palude.
“No,aspetta
donna,ho delle domande.”
“Chi
non né ha nella vita?”
“Cos'è
questo posto?”
“Una
struttura mutevole creata dal tuo inconscio,una vivida immaginazione
che imita la realtà.”
“Che
cos'è la porta nera?”
“Una
verità che non sei pronto ad affrontare.”
“Perché
mi sta succedendo tutto questo?”
“Perché
il tempo per cogliere i frutti e giunto...ma non sei ancora pronto ad
assaggiarli e quando avrai dato il primo morso,sarà a quel
punto che
deciderai,se essere più bestia o uomo. Ora devo andare,la
natura del
tuo essere inizia a cacciarmi via. Al prossimo
incontro,viaggiatore.”
E
infine Sesshomaru affondò nel suolo,inghiottito,come un
sasso che
affonda nell'acqua e tutto diviene nero. Tutto si fa scuro,tutto si
fa silenzio,mentre la sua coscienza si annebbia,si offusca,cede alla
incoscienza,a non sentirsi,senza pensare a nulla,senza avere paura di
nulla.
Un
tuffo al cuore,una spinta di nuova vitalità,si rialza da
terra a
velocità fulminea ed è di nuovo buio,ma non il
buio pesto delle
tenebre più oscure,no,più come il buio della
notte,l'aria frizzante
tipica delle notte invernali e due volti conosciuti,Toran ed Ezio che
lo guardano preoccupati.
“Sesshomaru...”
La
ragazza gli si avvicina rapidamente appena si accorge che l'inuyokai
è rinvenuto,stringendogli il viso tra le mani e aiutandolo a
sollevarsi con il busto.
“Che
ti è successo?”
Sesshomaru
non seppe cosa dire a riguardo. Vide Toran seriamente preoccupata per
le sue condizioni,quasi rischiava di esplodere per l'accumulo di
emozioni che gli si mescolavano in petto,tanto grandi e forti che
quasi gli bloccavano il respiro.
“Credimi
Toran,non mi crederesti.”,disse Sesshomaru confuso.
“Dimostracelo,siamo
tutto orecchi.”,disse Ezio serio,mentre teneva le mani lungo
i
fianchi.
Quella
notte il vento soffiava più forte del solito. Bene,si disse
Sesshomaru, da che aveva memoria la sensazione dell'aria fresca era
una delle cose che gli piaceva di più,come gli spazi aperti
e gli
ambienti isolati, ma negli ultimi tempi il bisogno di aria fresca si
era fatto opprimente,dopo ogni immersione dentro se stesso fosse un
tuffo fatto da troppo in alto e che ogni volta lo portasse sempre
più
a fondo e ogni volta che emergeva sentiva il bisogno di riprendere
aria. Soffocava e nessuno poteva aiutarlo. Si,odiava la debolezza e
da molto tempo,lui, si sentiva debole. Che orrenda sensazione.
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