Prima
di cominciare una piccola cosa. Ho una proposta per te. Ti piacerebbe
aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci
accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia.
Dopo
aver finto di essere un Seguace del Team Plasma, Ash è
riuscito a
liberare dei Vivillon, imprigionati da lui e dai suoi amici, a causa
di una bugia.
Anita
è anche riuscita a catturarne un’esemplare, dopo
una lotta contro
il suo Oshawott.
Un’esperienza
preziosa
Beep!
Il ranger suonò il clacson del furgone. «Ora
dobbiamo andare! O vi
lasceremo a metà strada!» Li esortò a
salire a bordo. «Non ti
preoccupare! Stiamo salendo!» Lo tranquillizzò
Ash, avvicinandosi
al furgone e aprendo la portiera.
Invitò
Serena ad accomodarsi sul posto centrale della panchetta
anteriore.
Carlos
e Anita si sedettero sul sedile dietro. Appena tutti e sei
indossarono la cintura, il ranger partì. «Vi
ricordo che, appena
arrivate ad Eolea, Anita dovrà denunciare la cattura della
sua
Vivillon.» Ricordò loro la ranger.
«Purtroppo non abbiamo i nostri
computer e non possiamo farlo.» Anita
annuì. «Ho capito.
Cosa devo fare di preciso, per denunciarne la cattura?»
Chiese.
«Nulla di speciale. Puoi farlo anche al centro
Pokémon.
L’Infermiera Joy ti farà alcune domande riguardo
il tuo Pokémon,
e registrerà la tua cattura. Nulla di
più.» Rispose la donna. «La
registrazione vale anche se il Pokémon viene scambiato o se
viene
donato.» Aggiunse.
Il
viaggio proseguì tranquillo, fino a raggiungere la
cittadina
di Eolea. Il ranger parcheggiò il furgone nella piazza
centrale
della città. «Eccoci arrivati! Il Centro
Pokémon è proprio qui
davanti!» Il ranger spense il furgone e i quattro scesero.
«Non
starai dimenticando qualcosa?»La ranger si rivolse a Ash.
«La tua
roba. È sul retro.»Ash aprì la porta
scorrevole e salì dentro al
furgone e recuperò il suo zaino e i suoi vestiti. Erano un
po’
impolverati, ma intatti. Ash diede alcuni colpi al suo zaino per
togliere la polvere, Si tolse l’uniforme ed
indossò i suoi
pantaloni. Infilò di fretta l’uniforme nel suo
zaino quindi saltò
a terra. «Sia mai che possa servire di nuovo.»
Commentò.
«Grazie
del passaggio!» Li ringaziarono. Il furgone partì,
lasciando i
quattro da soli. Ash terminò di vestirsi, indossando la
maglietta,
la giacca e le scarpe. «Scusate, ma non potevo di certo
restare con
quei vestiti.» Disse, mentre si finiva di vestire.
Nessuno
gli disse nulla. Erano tutti consapevoli che presentarsi vestito in
quel modo non era affatto una buona idea.
Finalmente,
i quattro, raggiunsero il Centro Pokémon. Appena entrarono,
vennero
accolti dall’Infermiera Joy.
«Buongiorno
ragazzi! Come posso esservi utile?» Li accolse.
«Buongiorno!» La
salutano. Ash si avvicinò al bancone. «Vorremo
prenotare due stanze
per la notte, se fosse possibile.» L’Infermiera
diede un rapido
sguardo al suo computer. «Nessun problema. Se volete potete
entrare
anche ora. Mi sembrate un po’ stanchi.» Nessuno di
loro se la
sentì di obbiettare. «Se volete mi
potrò prendere cura dei vostri
Pokémon, intanto che vi riposate.» Propose. I
quattro consegnarono
le loro Poké Ball, con Pikachu che, come suo solito,
saltò sul
bancone. Poco dopo, Ash e Serena presero le chiavi delle stanze in
cui avrebbero alloggiato. «Seguite pure le frecce.»
Spiegò loro
l’Infermiera.
Ash
corse alla velocità della luce, rischiando di scontrarsi con
la
donna delle pulizie, appena uscita da una delle stanze.
«Chiedo
scusa.» Ash si scusò con un piccolo inchino.
«Non fa nulla!»
Rispose la donna.
Ash
poté, finalmente entrare nella stanza. Prese dei vestiti e
della
biancheria dal suo zaino e lo lanciò contro uno dei letti,
quindi si
precipitò verso il bagno. Finalmente Ash poté
farsi la tanto
agognata doccia. Boom! Boom! Boom! Carlos batté i pugni
sulla porta.
«Quanto ci metti ancora?» Si lamentò
Carlos. «Ci sei tre quarti
d’ora!» Rincarò la dose. «Ehi!
Ho fatto! Fammi solo finire di
asciugare i capelli!» Ash sembrava piuttosto seccato. Non
poteva
neppure rilassarsi un po’.
Ash
finì di prepararsi, e uscì dal bagno. Carlos
raggiunse rapidamente
il bagno. Schivando Ash per un soffio.
Ash
si sedette sul letto e finì di vestirsi. Indossò
un paio di jeans
neri, strappati sulle ginocchia, un paio di scarpe sportive dello
stesso colore, una semplice maglietta con un logo e una giacca blu.
Sulla testa un berretto rosso.
Appena
tutti furono pronti, i quattro si presentarono davanti al bancone
dell'Infermiera. «Oh…! Eccovi. I vostri
Pokémon sono in perfetta
forma. Ah… a proposito… chi è
l’Allenatore o l’Allenatrice
di Vivillon?» Chiese l’Infermiera.
«S-sono io.» Rispose Anita,
un po’ spaventata. «Hai la denuncia della
cattura?» Chiese
l’infermiera, con gentilezza. «N-no. Non ho ancora
provveduto. La
ho catturata questa mattina. I Ranger mi hanno detto che posso
denunciare la cattura in un Centro Pokémon.»
Rispose la ragazza.
«Ti hanno detto bene. Dammi trenta secondi che apro il
sito.»
L’infermiera batté rapidamente alcuni tasti del
suo computer,
aprendo il sito del DPPR, il Dipartimento Protezione Pokémon
Rari.
«Allora… ho bisogno della tua scheda
Allenatore.» Anita porse
all’Infermiera il suo Smart Rotom, permettendole di
scansionare il
codice QR. «Perfetto. Tu ti chiami Anita White. E vieni da
Soffiolieve… giusto?» Chiese
l’Infermiera. «Esatto.»
Confermò
la ragazza. «Ora ti farò un paio di domande sul
tuo Pokémon. Nulla
di che, non ti preoccupare.» La rassicurò
l’Infermiera.
«Anzitutto
tu hai catturato il quarantasettesimo esemplare, per
quest’anno.
Sei perfettamente in regola. Confermi che si tratta di un Vivillon
motivo Marino?» Chiese. «Esatto. Motivo Marino ed
è una femmina.»
Rispose la ragazza. «Molto bene. Hai dimostrato anche di
avere una
buona conoscenza di questa specie di Pokémon. Molto bene. Il
tuo è
il quinto esemplare Motivo Marino catturato quest’anno. La
terza
femmina con Motivo Marino e la ventiquattresima in assoluto.»
Spiegò. «Preferisci avere il certificato stampato
o preferisci che
te lo invii via email?» Chiese. «Preferisco
l’email. Il foglio
potrei perderlo.» Rispose.
«anitawhite@pmail.com» L’Infermiera
appuntò i dati sul suo computer ed inviò il
documento alla ragazza.
«È arrivato.» Confermò la
ragazza.
«A
proposito…» Serena cambiò argomento.
«Io e la mia amica vorremmo
partecipare al Varietà…» «Ho
capito…» rispose l’Infermiera.
«Non è troppo lontano da qui. Attraversate la
viuzza qui dietro e
raggiungerete il teatro. Io vi consiglio di fare presto… il
Varietà
sarà dopodomani pomeriggio, ma le iscrizioni scadono tra
poche ore.»
Rispose. «Grazie!» Rispose Serena.
«Allora è meglio metterci in
viaggio.» La ragazza invitò il gruppo a seguirla.
I quattro si
incamminarono, con Serena davanti a tutti. Attraversarono la viuzza
accanto al Centro Pokémon e raggiunsero una seconda piazza,
più
piccola. Al centro della piazza una fontana, con delle statue di
Pokémon.
Davanti
a loro si stagliava un edificio dall’aspetto antico,
rivestito in
materiali pregiati. La porta, piuttosto alta e realizzata in legno
scuro e metallo, su cui era affisso un cartello su cui vi era
scritto:
“Teatro
dei Varietà di Eolea: le iscrizioni sono aperte: Vi
aspettiamo
numerose!"
«Siamo
ancora in tempo, allora.» Commentò Serena,
invitando Anita a
seguirla. Ash e Carlos rimasero alcuni passi indietro. Il nativo di
Biancavilla, stava osservando l’interno
dell’edificio. Era curato
ed elegante come l’esterno. Dal soffitto pendevano degli
elaborati
lampadari, realizzati in metallo prezioso e cristallo, alle pareti
erano appesi diversi quadri di famosi artisti. Non che Ash ne capisse
qualcosa di arte, ma riusciva ad apprezzarli.
Sul
pavimento erano posate delle grandi statue di marmo. Non
rappresentavano dei Pokémon, ma qualcosa di astratto, che
Ash non
riusciva ad identificare.
Dopo
aver atteso alcuni istanti, finalmente era il momento per Serena e
Anita di registrarsi. Una giovane donna accolse le due ragazze da
dietro al bancone.
«Buongiorno
ragazze! Come posso esservi utile?» Le accolse.
«Buongiorno!»
Le due ragazze salutarono a loro volta. «Siamo venute qui per
partecipare al Varietà.» aggiunse Serena, poco
dopo. «Immaginavo.»
Rispose la donna. «Siete fortunate. Le iscrizioni scadono tra
poco.»
Serena sorrise, mentre Anita era un po’ preoccupata. Fosse
stato
per lei… «Per registrarvi mi servono le vostre
schede Allenatore.»
Le due ragazze posarono
i
loro Smart Rotom sul bancone. La donna li prese uno alla volta.
Scansionò i QR code sull’apparecchio.
«Ho fatto. Ora datemi
alcuni istanti, che vi consegno i vostri pass.» Uno strano
rumore
provenne dal gabbiotto in cui si trovava la donna.
Dopo
una trentina di secondi, la donna restituì i dispositivi
alle due
ragazze e consegnò loro delle tessere.
«Ecco
i vostri pass. Vi permetteranno di partecipare a tutti i
Varietà
della regione di Unima.» Anita si sforzò di
sorridere. La donna
guardò Serena più da vicino. «Qui non
sarà facile nemmeno per
te.» La ragazza sorrise. «Non
è un problema. Mi piacciono le
sfide.» Rispose la nativa di Kalos. «No…
non ci siamo capiti.»
Rispose la donna. «Dovrete ritenervi fortunate se riuscirete
ad
ottenere i voti dei vostri ragazzi!» Rispose la donna.
«Poi
capirete il motivo.» Aggiunse.
Le
due ragazze si scambiarono una rapida occhiata. “Cosa intende
dire?
Se intende che il livello delle Performer è alto, non
è un
problema. Però… dal suo
tono…” Pensò Serena.
«Se
intende dire che le Performer sono molto forti, allora dovremo
allenarci di più. Non è un problema.
Vero?» Chiese Serena. «Sì…
non è un problema… non è un
problema…» Rispose l’Allenatrice
più giovane.
I
quattro uscirono dall’edificio, per dirigersi in un fast food
poco
lontano. Era praticamente ora di pranzo, ma il locale era
praticamente deserto.
Dopo
pranzo, e dopo che Ash mandò alcuni dei suoi
Pokémon al laboratorio
del Professor Oak, e ne aveva ritirati degli altri, il gruppo
si diresse nuovamente al Centro Pokémon. Avrebbero potuto
usare i
campi lotta del Centro Pokémon per allenarsi.
«Visto che Anita è
stata sequestrata da Serena… cosa ne pensi di allenarti con
me?»
Carlos si propose a Ash.
«Va
bene. Ma questa volta vorrei che tu e Umbreon vi impegnaste
veramente.» Rispose Ash. “Ma come,
scusa?” Pensò Carlos.
“Capisco che lui sia il Campione e che pretenda tanto dagli
altri,
ma non starà esagerando?” Si chiese Carlos.
“Eppure con Anita
non si comporta così” Pensò poco dopo.
«Tutto bene?» Chiese
Ash.
“Forse
si è accorto di come sono rimasto fermo”
Pensò Carlos. «Si…
tutto a posto. Possiamo cominciare.» Rispose il ragazzo.
«Mi chiedo
con che Pokémon lotterai questa volta!» Carlos
sembrava piuttosto
entusiasta.
«Nessuno.»
Rispose Ash. Carlos rimase spiazzato dalle parole del Campione.
«Come
sarebbe a dire nessuno?» Chiese il ragazzo, alquanto
perplesso.
«Vedi… a volte, per diventare forti bisogna
cominciare delle
basi.» Rispose Ash. Carlos ancora non capiva. In
che senso
avrebbe dovuto ricominciare dalle basi? Per la seconda volta in pochi
istanti, Ash l’aveva preso del tutto in contropiede.
«Se
non ricordo male…» Riprese Ash «Il tuo
Umbreon conosce Attacco
Rapido, Palla Ombra, Comete e Neropulsar.» Carlos fece un
piccolo
cenno affermativo col capo.
«Oggi
ci alleneremo a perfezionarle. Ho avuto modo di vederti lottare e
anche di lottare contro di te. E ho capito che se vuoi diventare
forte, devi cominciare dalle basi.» spiegò Ash.
«Ma Anita…»
Tentò di ribattere Carlos. «Anche per lei ho un
piano di
allenamento, ma adesso concentriamoci su di noi.» Rispose
Ash.
Carlos ci rimase un po’ male. Non si aspettava di certo una
risposta simile.
«Va
bene…» Rispose il ragazzo, prese la
Poké Ball di Umbreon dal suo
borsello. «Vieni fuori!» Il ragazzo
lanciò la Poké Ball del suo
Pokémon. «Vieni fuori! Abbiamo un po’ di
allenamento da fare!»
Il Pokémon Lucelunare uscì dalla Poké
Ball del ragazzo e si
materializzò dinanzi a lui. «Ti vedo in
forma!» Commentò.
Il
Pokémon si guardò attorno, quindi si
girò verso il suo Allenatore.
Sembrava che ci fosse qualcosa di strano. Aveva detto che si sarebbe
dovuto allenare, ma… mancava il suo avversario.
«Vedi…»
cercò di spiegare Carlos. «Ash vuole farci fare un
allenamento
molto particolare. Per ora non ti servirà un
avversario.» Il
Pokémon sembrava soddisfatto della spiegazione.
«Molto
bene.» Esordì Ash. «Cominciamo dal
perfezionare Attacco Rapido.
Pikachu, vuoi dare un esempio?» Il Pokémon Topo
scese dalla spalla
del ragazzo e si mise a correre a gran velocità, saltando a
destra e
a sinistra.
Era
talmente veloce da risultare quasi invisibile. «Questo si che
é un
Attacco Rapido!» Commentò Carlos.
«Umbreon… pensi di riuscirci?»
Il Pokémon provò a tenere il passo di Pikachu,
senza però
riuscirci.
Sembrava
che faticasse enormemente, anche solo a stargli dietro. Ash scosse la
testa. «Penso che possiate fare di meglio. Me lo
sento.» Lo
incoraggiò Ash. Il Pokémon Lucelunare
ritentò. Anche questa faticò
a stare dietro a Pikachu. In meno di un secondo, il Pokémon
Topo era
in vantaggio di una mezza dozzina di salti, rispetto al
Pokémon di
Carlos.
«Guarda!»
Commentò Ash. «È già
migliorato da prima.» Carlos guardò Ash
come fosse un alieno. Il miglioramento era stato praticamente
impercettibile. Perché celebrarlo tanto?
Terzo
tentativo. Altro impercettibile miglioramento. Trascorsi due secondi,
il Pokémon Lucelunare era dietro il suo avversario di undici
salti.
«Ancora non ci siamo.» Commentò Carlos.
Piuttosto deluso.
«Non
dire così!» Ash cercò di rassicurarlo.
«Luminopoli non è stata
costruita in un solo giorno.» “Ora si è
anche messo a fare il
filosofo” Pensò Carlos. «Che intendi
dire?» Chiese.
«Semplicemente
non ti puoi aspettare che basti un solo allenamento per diventare
forti, così come non basta un solo giorno per costruire una
metropoli. Ad Umbreon non manca nulla per diventare forte. Deve solo
allenarsi.» Rispose Ash.
Carlos
non rispose. Ash non aveva alcun motivo per mentirgli. «Ora
possiamo
proseguire.»
L’allenamento
riprese, con il Pokémon Lucelunare che mostrava degli altri,
piccoli, miglioramenti.
«Per
ora può andare bene così.» Lo
fermò Ash. «Ma come?» Rispose
Carlos. «Allenarsi sempre sulla stessa cosa non sempre porta
dei
risultati. Possiamo concentrarci anche sulle altre mosse. Anche se
per farlo ci servirà del materiale. Sai se qui vicino ci
sono un
negozio di bricolage e uno di articoli sportivi?» Chiese Ash,
lasciando, per l’ennesima volta Carlos sbigottito.
“Cosa vorrà
mai fare?” Pensò, mentre cercava le destinazioni
sul suo Smart
Rotom.
«Eccoli!
Non sono molto distanti da qui.» Carlos fece rientrare il suo
Umbreon nella Poké Ball. «Ora riposa un
po’. Poi
continueremo ad allenarci.» Mentre i due ragazzi andavano a
comprare
il materiale, le ragazze erano all’opera. «Ora che
mi sono
iscritta… mi puoi spiegare per bene in cosa consiste il
Varietà?
Ne ho visti in televisione e ti ho visto mentre ti esibivi, ma ho
ancora dei dubbi.» Spiegò Anita. «Dimmi
tutto.» Le rispose la
ragazza più grande. «Non so proprio da dove
cominciare… Per
esempio… voi performer avete dei vestiti
bellissimi… io invece
non mi sono portata dietro nulla se non vestiti da viaggio…
non ho
nemmeno un paio di tacchi che poi… se gli avessi camminerei
come
uno Slaking… e poi… mi hai parlato solo della
seconda fase dei
Varietà? In cosa consiste la prima? Ogni volta mi sembrava
così
diversa…» Serena fece cenno all’amica di
calmarsi. «Per il
vestito non è un problema. Modestamente, me la cavo con ago
e filo.
Ho preso lezioni da Valérie…» Anita non
voleva crederci. «dici
Valérie… la Capopalestra di
Romantopoli?» «In persona.» Rispose
la nativa di Kalos. «Per quanto riguarda le
scarpe… credo che lì
serva solo un po’ di pratica. Ma, per ora concentriamoci
sull’esibizione. Sulla prima fase, cambia ad ogni
Varietà è una
sorpresa. Potrebbe trattarsi di una prova di acconciatura, di un quiz
sui Pokémon, potresti dover preparare dei Poké
Bignè o, chissà
cos’altro. Mentre la seconda fase è uguale
ovunque. E, come ti
avevo detto, è molto simile al saggio di recitazione delle
Gare
Pokémon. Personalmente non ho mai lavorato con un
Pokémon di tipo
volante, ma non dovrebbe essere troppo difficile.»
Spiegò.
“Non
è molto rassicurante” Pensò Anita.
«Vieni fuori, Vivillon!» La
ragazza prese, dalla sua borsa la Poké Ball del
Pokémon
Farfascaglia e la lanciò, permettendo alla sua
Pokémon di uscire.
«Direi
che possiamo cominciare. Ricordiamoci che questa sarà la
vostra
prima performance a tema, per cui meglio evitare performance troppo
elaborate. Dobbiamo fare qualcosa di bello, ma non dobbiamo fare il
passo più lungo della gamba.» Serena
scansionò la Pokémon
dell’amica con il suo Smart Rotom. «Molto
bene… ho avuto già
alcune idee…»Anita si girò verso
Serena. «Di già?» Anita non
si rese conto di aver parlato a voce alta. «Vediamo come
viene.
Vivillon! Crea degli
Energipalla!»
Oridnò Serena. La Pokémon, dopo una breve
esitazione, dovuta al
fatto che non fosse Anita a dare il comando, seguì la
direttiva
della nativa di Kalos. Generò dalla parte superiore del
corpo, una
serie di sfere di energia di colore verde, che ricordavano una sorta
di occhio. Erano come sospese in aria.
«E
ora colpiscile con Eterelama!» Dalle ali della
Pokémon si
generarono delle sottili lame d’aria, che colpirono le sfere
di
energia, facendole esplodere in tante piccole scintille di colore
verdino. «Benissimo! Ora usa Sonnifero!»
Dalle
ali della Pokémon si generò un sottile polvere
dal colore dorato,
che si unirono alle scintille di prima. «E ora controllali
con
Psichico!» Il corpo della Pokémon si
illuminò di una tenue luce
rosata, che, ben presto avvolse tutti i frammenti presenti in aria.
«Ora
divertiamoci! Crea quello che desideri!» La
Pokémon radunò i
frammenti attorno alle sue ali, creando l’illusione di
possedere
delle ali gigantesche.
Poco
dopo radunò tutto in una sorta di grande spirale, che, per
come
rifletteva la luce, ricordava una sorta di galassia.
«Oh!
Perdonami!» Cercò di scusarsi Serena.
«Mi sono fatta prendere un
po’ troppo la mano e…» La performer
cercò di giustificarsi. «Ma
no! Sei stata incredibile! Sembrava che Vivillon fosse un tuo
Pokémon
da sempre! Mi chiedo quale sia il tuo segreto.» Le rispose
Anita.
«Nessun segreto. Penso solo a cosa potrebbe rendere felice la
gente
che ti guarda, a come farla sorridere. È una lezione che ho
imparato
solo dopo molto tempo.» Rispose.
Nel
mentre, i due ragazzi, erano tornati dai loro acquisti. Al negozio di
bricolage avevano comprato delle tavole, di forma quadrata, alte
all’incirca un metro e larghe altrettanto.
Avevano
comprato anche delle tavole più piccole e dei chiodi, per
creare dei
supporti e un martello per montare la struttura. Al negozio di
articoli sportivi, invece, avevano comprato diversi teli con dei
bersagli, come quelli che si usano con il tiro con l’arco.
«Mi
chiedo che cosa tu abbia in mente.» Commentò
Carlos, piuttosto
incuriosito.
«Vedrai,
vedrai. Devi solo darmi una mano a montarli.» Gli rispose Ash.
Appena
giunsero al campo lotta, i due posarono il materiale che avevano
portato. «E ora mettiamoci all’opera!» Lo
invitò.
I
due cominciarono a mettere su le strutture di tavole che avevano
comprato. Non avevano delle istruzioni da seguire. Era tutto nella
testa di Ash.
In
breve tempo, il progetto prese vita. Carlos rischiò di
pestarsi le
dita un paio di volte, ma per il resto tutto andò per il
verso
giusto. In una mezz'oretta, tutti e sei i bersagli erano stati
costruiti.
Le
ragazze avevano assistito a parte dei lavori, ed entrambe erano
incuriosite da cosa Ash avrebbe voluto fare. Serena era ormai
abituata ai metodi di allenamento, ma per Anita era ancora una
novità.
Appena
i bersagli furono pronti, l’allenamento poté
riprendere. «Ancora
non ho capito cosa tu voglia fare con questi cosi, ma va
bene… sei
tu il maestro.» Commentò Carlos.
«Il
motivo per cui li abbiamo costruiti è molto
semplice.» Rispose Ash.
«Oltre ad Attacco Rapido, Umbreon conosce anche Neropulsar,
Comete e
Palla Ombra» Spiegò. «Esatto. Ma ancora
non capisco.» Rispose
Carlos. Ash ci rimase un po’ male. di solito era lui a non
afferrare. «Attacchi come Neropulsar, Palla Ombra e Comete,
permettono di lottare anche a distanza, solo che, per farlo, bisogna
lavorare molto sulla precisione. I bersagli servono proprio a
questo.» Finalmente anche Carlos comprese le intenzioni di
Ash.
«Per
ora non ci concentreremo sulla potenza, ma sulla precisione.
È
inutile avere un grande potere, ma non saperlo controllare.»
Spiegò.
Carlos si limitò ad annuire.
«Ora
ti daremo un piccolo esempio.» Ash prese dalla tasca la
Poké Ball
del suo Gengar. «Diamogli una piccola dimostrazione! Cerca di
colpire uno di quei bersagli con Palla Ombra. Dal
più lontano
che puoi!» Il Pokémon Ombra si
allontanò dai bersagli di svariati
metri. «Ma non sarà un po’ troppo
lontano?» Commenrtò Carlos.
«Stai a vedere.» Gli rispose Ash. «Vai
con Palla Ombra!» Il
Pokémon generò, da una delle braccia, una grossa
sfera di energia
oscura, dal colore violaceo.
Era
circondata da delle scariche di energia di un colore più
chiaro, che
ricordavano quasi delle scariche elettriche. Il Pokémon
lanciò la
sfera con una forza immane e colpì perfettamente il centro
del
bersaglio, facendolo esplodere.
«Che
potenza!» Commentò Carlos, divertito.
«Geghahahaha!» Il Pokémon
non trattenne una risata.
«Cosa
aspettate? Ora tocca a voi!» Li invitò Ash.
«Va bene! Vieni
fuori!» Carlos mandò, nuovamente in campo il suo
Umbreon.
«Proviamoci!» Lo invitò. «Non
conviene partire da troppo
lontano.» Li guidò Ash. «Dove siete ora
va bene.» Aggiunse poco
dopo. «Va bene!» Rispose Carlos. «Ti
senti pronto?» Chiese al suo
Pokémon. «Eon!» Rispose. Sì.
Si sentiva pronto.
«Allora
usa Palla Ombra! Cerca di mirare al Bersaglio!» Dalla bocca
del
Pokémon si generò una sfera di energia dal colore
violaceo, del
tutto simile a quella generata da Gengar.
Provò
a lanciarla contro uno dei bersagli. La sfera di energia
colpì, a
malapena, il bordo del bersaglio. «Forza, non abbattetevi!
Ritentate!» Li incoraggiò Ash.
«E
va bene! Riproviamoci! Usa Palla Ombra! Ma questa volta prendi bene
la mira!» Il Pokémon cercò di
concentrarsi, ma nemmeno questa
volta riuscì ad ottenere grandi risultati. «Non
dovete
scoraggiarvi! Sono sicuro che ci riuscire!» Ash li
incoraggiò di
nuovo.
Nel
frattempo, le ragazze si erano prese una piccola pausa, e stavano
osservando i due, durante il peculiare allenamento. Erano sedute su
di una panchina. Serena stava spazzolando la sua Delphox. Nel mentre,
poco lontano dalla loro Allenatrice, Oshawott ed Herdier stavano
giocando. Vivillon, invece, se ne stava più per le sue,
svolazzando
intorno alle due ragazze.
Il
quadretto pacifico venne interrotto, quando, poco davanti al centro
Pokémon, si fermò un gigantesco suv nero.
Completamente nero.
Nemmeno un accenno di cromature o qualsiasi cosa che potesse snellire
la linea pesante di quel colosso.
La
portiera sinistra del colosso si aprì e dal mezzo
uscì un signore
sulla sessantina. Capelli bianchi, occhiali. Indossava
un’uniforme
blu scuro, con alcune decorazioni, che comprendeva anche un cappello
dello stesso colore, e delle scarpe marroni. L’uomo fece il
giro
del mezzo e aprì la porta posteriore destra. Una piccola
scaletta
uscì dalla parte inferiore del mezzo, in modo da facilitare
la
discesa di chi era a bordo.
«Cosa
aspetti?» Una voce stridula e fastidiosa provenì
dal retro di quel
suv. «Dammi una mano a scendere!» L’uomo
si scostò leggermente.
«Subito Signorina Mildred!» L’uomo
accompagnò una giovane
ragazza, non molto alta e di corporatura media. Aveva i capelli
castano scuro con le punte azzurre. Indossava una camicetta rosa e
una gonna marrone.
Aveva
delle scarpe verdi, con un piccolo tacco. «Hei! Non
così! Stai
tirando troppo! Rischio di cadere!» Si lamentò.
«Chiedo scusa,
signorina!» Rispose l’uomo, in tono paziente.
I
tre gradini erano terminati, e ora i due si stavano dirigendo verso
il Centro Pokémon. «Hai fatto quello che dovevi
con il Varietà?»
Chiese. «Si. Signorina. Il pubblico avrà occhi
solo per voi,
credetemi.» La ragazza si limitò ad annuire.
Le
ragazze, che subito avevano identificato con chi avrebbero avuto a
che fare, e la ignorarono deliberatamente. I due ragazzi,
inizialmente, nemmeno si accorsero della sua presenza, proseguendo
l’allenamento iniziato precedentemente.
La
ragazza e l’autista avevano quasi raggiunto
l’entrata del centro
Pokémon. Nel farlo erano passati vicino al campo lotta, nel
quale i
due ragazzi si stavano allenando. Inizialmente, Mildred
ignorò Ash,
per concentrarsi su Carlos e sul suo Umbreon «Fossi in te,
porterei
Umbreon da un oculista!» Carlos venne preso da Ash per una
spalla.
«Alzare le mani è da immaturi. Sfidala in una
lotta, piuttosto.»
Gli propose. «Come vuoi! Se è così,
allora non avrai motivi per
rifiutare una lotta.» Propose Carlos.
«Bah… anzitutto come ti
permetti di darmi del tu. Nessuno ti ha autorizzato a farlo.»
Rispose. «E poi… non mi pare che tu sia un
Campione come Ash
Ketchum.» Gli rispose seccata. «Eccomi.
In persona!» Si
presentò Ash.
«Facciamo
una cosa, Ash. Lottiamo. Se vinci te, sfiderò il tuo amico e
il suo
Umbreon ciecato. Per ora lui può far da arbitro…
sempre che sia
all’altezza.» La ragazza lanciò a Ash il
guanto di sfida. Ash,
nonostante avesse capito con chi aveva a che fare, decise comunque di
darle una bella lezione.
«Pikachu,
te la senti di lottare?» Chiese l’Allenatore. Il
Pokémon Topo
saltò dalla spalla del ragazzo e si schierò in
campo. «E così hai
scelto il tuo Pikachu? Eh! Allora io scelgo te! Hattrem!»
Dalla Chic
Ball, una speciale Poké Ball, principalmente nera e decorata
e con
delle fasce arancioni, uscì una Pokémon, dalla
faccia rotonda, con un collo molto stretto che si allargava
verso il basso. Sembrava indossasse una sorta di gonna bitorzoluta
che nascondeva dei piedi, piccoli ed esili, di colore
celeste.
Tutto il corpo, ad eccezione del “petto" di colore bianco,
era
di colore rosa maialino. Le sue braccia, esili e rosa, si
sorreggono all'enorme cappello celeste. Il cappello del
Pokémon era
talmente sproporzionato rispetto al "cappello" facendo in
modo che il Pokémon dondolasse, non facendolo toccare per
terra. Il
copricapo, di grandi dimensioni, e che ricordava quello di una
strega, era decorato con dei pois bianchi di varia grandezza. Era
poggiato per terra grazie a delle ciocche,di colore celeste,
connesse, a loro volta, al cappello da strozzature rotonde di colore
rosa. In punta era presente una forma quasi a saetta, di colore
bianco, che ricordava quella di un cappello stregato. Parte dal
cappello celeste sfumava dal rosa scuro al rosa confetto. Aveva degli
occhi neri con pupille bianche con un riflesso rosa.
Carlos
scansionò quella creatura con il suo Smart Rotom. «Hattrem.
Pokémon Quiete. Tipo Psico. Zittisce
gli avversari colpendoli con le nappe che ha ai lati della testa.
È
così forte da mandare KO con un colpo anche un pugile
professionista. Mosse conosciute: Psicoraggio, Vorticolpo,
Fogliamagica, Comete.»
Carlos ripose il suo Smart Rotom nel borsello.
«Cominciamo
noi! Hattrem. Usa Vorticolpo!» La Pokémon si mise
a roteare su sé
stessa. Le ciocche si illuminarono di rosso, e ruotavano a grande
velocità. «Presto Pikachu! Vai con
Codacciaio!» Ordinò Ash. Il
Pokémon si mise a correre, con la coda che si
illuminò di bianco,
diventando dura come l’acciaio e affilata come una spada.
La
rotazione della Pokémon si bloccò
improvvisamente. «Oh no!»
Commento la ragazza. «Usa Psicoraggio!»
Ordinò. Dalla parte
anteriore del corpo della Pokémon, iniziò a
generarsi un raggio di
energia dal colore rosato.
«Contrastarla
con Elettrotela!» Ordinò Ash. Dalla coda del
Pokémon, si generò
una piccola ragnatela di elettricità, che lanciò
contro l’attacco
della sua avversaria. La tela si espanse ed inglobò
l’attacco
avversario e in seguito la Pokémon.
«Liberati!»
Ordinò la ragazza. La Pokémon generò
da sotto le trecce delle
foglie dal colore verde, tendente al viola. Tentarono di rompere la
tela elettrificata. Senza successo. «Adesso facciamo sul
serio! Usa
Attacco Rapido!» Ordinò Ash. Pikachu si mise a
correre a gran
velocità, saltando da una parte all’altra, fino a
raggiungere
l’avversaria, facendola volare in aria. «E ora vai
con Fulmine!»
Dalle guance del Pokémon si generarono delle piccole
scariche
elettriche, che divennero sempre più grandi, fino ad
avvolgere il
corpo del Pokémon. la scarica, in una frazione di secondo,
avvolse
l’avversaria, facendola cadere a terra. «Hattem non
è più in
grado di lottare, il vincitore è Pikachu, di conseguenza il
vincitore della lotta è Ash!» Carlos
indicò la Pokémon, riversa a
terra, non più in grado di lottare. «Ma ti sembra
questo il modo?
Tu sei un Campione e io una semplice Performer! Ti sembra questo il
modo di comportarti?» Cercò di riprenderlo.
«Non manco di rispetto
a nessuno. E lottare seriamente è il nostro modo di
rispettare
l’avversario.» La ragazza sembrò
ignorare le sue parole. «Se è
così non lotterò contro il tuo amico.»
Rispose, scocciata, prima
di entrare al centro Pokémon.
«Menomale
che voi Performer non siete tutte così!»
Commentò Anita. «Lei è
un’eccezione. Ho avuto tante rivali, ma nessuna di loro
è mai
stata così altezzosa o così arrogante.»
Rispose Serena «Ora però,
riprendiamo il nostro allenamento!»
Gli
allenamenti delle ragazze riprese, mentre i ragazzi decisero di
concedersi ancora un po’ di pausa.
Dopo
una quindicina di minuti, la ragazza, accompagnata dal suo autista,
uscì dal centro Pokémon. Sembrava ancora non
avesse ancora digerito
la sconfitta. Dalla sua espressione sembrava, però, che non
avesse
finito di avere da dire.
«E
così tu saresti una performer eh!» Si rivolse ad
Anita. «Vestita
così sciatta… e poi? Non pensi di farcela da
sola? Hai davvero
bisogno di una maestra come lei? La finalista della categoria
Professionisti di Kalos?» Indicò Serena.
«Lei se lo merita. Si
impegna continuamente e cerca di migliorarsi in ogni momento. Non
è
una cosa da poco.» Rispose Serena.
«E
poi, tra tutti i Pokémon, proprio uno così
sciatto e triste come
Vivillon! È forse questo il massimo a cui puoi
ambire?» Commentò.
«Seguendo questa logica, il massimo a cui tu puoi ambire sia
Rellor.» La zittì Carlos.
La
ragazza battè i piedi a terra e si allontanò,
scortata dal suo
autista. «Vi rovinerò la carriera! A
tutti!» Si voltò verso di
loro.
«Finalmente
ce la siamo tolta di mezzo.» Sospirò Carlos.
«Non cantare
vittoria.» Lo riprese Serena.
«Parteciperà al Varietà. E, a
quanto pare ho paura che questa potrebbe non essere una competizione
onesta.» Aggiunse.
Il
giorno seguente, le due ragazze si svegliarono alla buon’ora,
per
potersi, finalmente, occupare dell’abito di Anita. Le due
ragazze
si erano dirette al negozio di tessuti. Era appena aperto ed erano
quindi le prime clienti.
Serena
aveva già in mente il tipo di vestito che avrebbe cucito
all’amica.
Comprati i tessuti necessari, le due si diressero al negozio di
scarpe. Anche in questo caso, la nativa di Kalos aveva in mente che
scarpe accoppiare all’abito. Sperava solo che fossero
disponibili
in quel negozietto che, contrariamente al negozio di tessuti non era
fornitissimo.
C’erano
diversi scaffali ricolmi di scarpe, ma la maggior parte di esse erano
scarpe sportive. Le scarpe di taglio più elegante erano
molto poche.
E, il paio che aveva in mente, non era presente. Per sua fortuna vi
era un paio molto simile.
Trovato
il numero giusto, le due andarono a pagare alla cassa.
Andarono
quindi in una gioielleria, dove comprarono degli orecchini, una
collana e dei bracciali. Secondo Serena erano perfetti per
l’amica
e completavano alla perfezione l’abito che aveva in mente.
Anita
dovette anche subire la tortura dei buchi per gli orecchini.
Cacciò
un urlo talmente potente da spaventare una colonia di Pidove che
viveva poco lontano.
Le
due ragazze, coi loro acquisti, non tornarono al centro
Pokémon, ma
si diressero ad una sartoria self service. Era un locale dove erano
presenti tutti i materiali e tutti i dispositivi per poter lavorare
agli abiti. Era anche presente del personale, per assistere chiunque
si mettesse a lavoro. Il servizio era offerto ad un costo molto
conveniente, e il locale era piuttosto popolare in città.
Per questo
motivo era piuttosto strano trovarlo vuoto, soprattutto in un
periodo come quello del Varietà.
Appena
entrate, le due ragazze vennero immediatamente accolti da una giovane
donna. Indossava una divisa marrone chiaro.
«Benvenute!» le
accolse. «Lasciate che vi accompagni ad una
postazione.» Le invitò
a seguirle. Superato l’ingresso, entrarono nel laboratorio
vero e
proprio. Svariati tavoli erano appoggiati contro le pareti. Su ognuno
di essi vi erano tutti gli strumenti necessari. Dal metro alla carta
per i modelli, ai gessi per trasferire il modello sul tessuto ad una
macchina da cucire professionale. «Avete bisogno di una
mano?»
Chiese. «Per adesso no, ma ti chiameremo, non appena avremo
bisogno.
Mi chiamo Rossa» Rispose Serena.
Le
due ragazze si tolsero le giacche e le borse e appoggiarono per terra
le buste con quello che avevano comprato. «Meglio che mi
metta
subito all’opera.» Serena prese il metro dal banco
di lavoro e
cominciò a prendere le misure e ad appuntarsele.
Altezza,
circonferenza, spalle, braccio, gambe… prese ogni
misura
possibile ed immaginabile, più e più volte.
Voleva
essere sicura del risultato. Passò quindi ai modelli in
carta e poi
al tessuto. Diverse ore dopo, il modello provvisorio era pronto.
Serena si era concessa solo una breve pausa per mangiare qualcosa.
Anche se, pure durante la breve pausa pranzo, si era trovata qualcosa
da fare. «L’abito provvisorio è quasi
pronto. Manca solo qualche
altra piccola cucitura e potrai provarlo.» Anita si
limitò a
sorridere. «Sei fantastica!» Si
complimentò. «Sicuramente l’abito
andrà bene, ma non sono sicurissima dei tacchi. Te
l’avevo detto
anche prima. Quando cammino coi tacchi, sembro uno Slaking.»
Nella
stanza calò il silenzio, per alcuni istanti. «Io
questo vestito lo
pensato per abbinarsi a delle scarpe simili a quelle che abbiamo
comprato. Non usarle sarebbe un vero peccato.» Rispose
Serena.
«Almeno proviamoci.» Anita, pur non molto
convinta,
si
tolse le scarpe e indossò i tacchi appena comprati.
«Non sono così
male!» Commentò.
«Ora
prova a camminare!» La invitò Serena. Anita
iniziò a muovere i
primi passi, non senza fatica. Oscillava a destra e a
sinistra.
Camminava con passo incerto. «Capisci cosa intendo quando ti
dico
che sembro uno Slaking?» La ragazza, per non perdere
l’equilibrio,
dovette appoggiarsi ad uno dei tavoli per non cadere. «Devi
mantenere la calma. Se vai nel panico, è anche
peggio!» Le suggerì
Serena, mentre riprendeva il suo lavoro. «Anche io,
all’inizio, ho
avuto difficoltà. Ho solo provato e riprovato. Non ci sono
altre
soluzioni.» Anita non sembrava molto convinta.
Provò a rialzarsi
a fare qualche altro passo, ancora senza troppo successo.
«Coraggio!
Continua!» La invitò Serena, senza nemmeno
distogliere lo sguardo
dal suo lavoro. «Ancora qualche minuto e potrai
provarlo.» Anita
tentò di sorridere. «Bene.»
Dieci
minuti dopo, l’abito, con le cuciture provvisorie, era
pronto. «Se
vuoi, puoi iniziare a provarlo.» Serena richiamò
l’amica, che si
era allontanata di diversi passi. «Arrivo!» A
piccoli e lenti
passi, ma già con un’andatura meno claudicante,
Anita raggiunse la
nativa di Kalos. «Bene, ora vai in camerino, così
puoi indossare il
vestito, come lo indosserai domani.» Anita era spiazzata.
«Ma siamo
sole, adesso. E poi, basta che non mi guardi e posso cambiarmi anche
qui.» La risposta di Serena non si fece attendere.
«In camerino
sarai da sola. Per cui è meglio che faccia tutto da
sola.» Anita
non se la sentì di controbattere e si diresse verso il
camerino.
Si
tolse le scarpe, per cui i suoi piedi già gridavano
pietà, i jeans,
la maglietta che indossava e la maglia intima. «Sono
pronta!»
Avvisò Serena. La nativa di Kalos la raggiunse rapidamente,
tenendo
il vestito con ancora le cuciture provvisorie.
«Eccolo
qui!» Glielo passò attraverso
un’apertura della tenda del
camerino. «Fai attenzione come lo metti! Non è
ancora definitivo.»
Le ricordò di nuovo. Dopo alcuni minuti, la ragazza aveva
indossato
l’abito. «Fatto!» Rispose.
«Allora puoi venire fuori, che così
vedo se ci sono aggiustamenti da fare. E poi mancano un paio di
dettagli.» Nessuna risposta. «Tutto
bene?» Insistette Serena. «Si.
È che ho paura sia un po’ troppo corto e un
po’ troppo
scollato!» Anita sembrava parecchio imbarazzata.
«Non ti
vergognerai di farti vedere da me!» Serena cercò
di incoraggiarla.
«E va bene!» Anita uscì dal camerino con
l’abito indossato.
Serena passò all’amica i guanti e attese che gli
indossasse.
«Ammetto che i guanti non gli ho cuciti io, ma gli ho solo
decorati.» Serena si mise una mano davanti alla bocca. Quindi
aiutò
l’amica ad indossare l’ultimo accessorio
dell’abito. Un grosso
fiocco da legare alla vita. «Ora guardati!» La
invitò Serena.
«Wow! Sei davvero bravissima! É
stupendo!» Si complimentò Anita.
«Solo che ho paura che sia corto e scollacciato. E mi
vergogno. Ho
paura che possano giudicarmi e…» Anita
cominciò a diventare
paranoica. «Ma cosa dici!» La riprese Serena.
«Sei bellissima.»
Si complimentò.
Antia
arrossì per quel complimento. «Ora però
devo finire di cucire.»
Le ricordò Serena.
Anita
entrò nel camerino e si ricambiò nuovamente,
riconsegnando l’abito
a Serena che, senza esitare, si rimise all’opera, apportando
le
cuciture definitive.
Valérie
le aveva insegnato come creare delle cuciture definitive facilmente
rimovibili, per poter poi effettuare, in seguito degli aggiustamenti,
qualora fossero necessari. Conclusa anche questa fase,
l’abito era
finalmente pronto, a tempo di record.
«Ta-dan!
Il vestito è pronto!» Serena era felicissima della
sua opera.
«Giusto per essere sicure, è meglio che lo
riprovi.» Serena invitò
l’amica. Anita non oppose alcuna resistenza.
«È perfetto!» Si
complimentò Anita. «Ora, però provalo
con le scarpe che abbiamo
comprato. Poi pensiamo ai gioielli.» Anita obbedì.
Dopo aver
nuovamente indossato quelle scarpe maledette, proseguì
indossando
collana ed orecchini. Una volta pronta, uscì dal camerino.
«Sei
fantastica!» Si complimentò nuovamente Serena.
«Dici così per non
farmi sentire a disagio.» Le rispose. «Non mi
permetterei mai!» Le
rispose Serena. «Se proprio non ti fidi, possiamo chiedere a
Rossa.»
Anita rimase in silenzio. Forse il parere di una perfetta sconosciuta
l’avrebbe aiutata a sentirsi più a suo agio?
Ad
ogni modo, Serena aveva chiamato Rossa, per far sì che anche
lei
esprimesse un giudizio. Dopo alcuni minuti, la donna raggiunse le due
ragazze. Notando Anita con il vestito perfettamente indossato e i
gioielli, espresse la sua perplessità. «Come posso
aiutarvi? Mi
sembra che la tua amica indossi un vestito bellissimo. Le sta
divinamente… mi chiedo quale sia il
problema…» Chiese. «Nessun
problema. Volevamo solo avere un parere esterno.» Rispose
Serena.
«Capisco. Ah… a proposito… visto
l’ottimo lavoro che hai
fatto… mi piacerebbe proporti di collaborare con noi.
Potremo
espandere i nostri servizi alla realizzazione di abiti sartoriali su
misura.» Le propose. «Mi dispiace, ma adesso non
posso accettare.
Per ora preferisco dedicarmi ai Varietà.» Serena
rispose senza
esitare. «Va bene. Come desideri.» Rispose.
Anita
si cambiò di nuovo, tornando ai suoi abiti normali. Nel
farlo sentì
una sensazione. Era come se fosse scattato un interruttore. Era
questo quello che provava Serena ogni volta che andava in scena? Si
era solo fatta dei complessi?
Ad
ogni modo, le due ragazze tornarono al bancone e pagare. Le due
ragazze fecero per andarsene, ma vennero fermate da Rossa.
«Non
avete preso la confezione!» La donna si
inginocchiò e prese, da uno
dei vani sulla scrivania, una confezione bianca. Su di essa era
impresso il logo della sartoria. «Potete mettere il vestito
qui
dentro.» Le raccomabdò.
Le
due ragazze seguirono il consiglio. Una volta messo il vestito nella
confezione, le due ragazze se ne andarono. Era quasi il tramonto,
tanto erano rimaste là dentro.
Mentre
uscivano dal negozio, le due ragazze si misero a chiacchierare.
«Mi
chiedo cosa avranno fatto i ragazzi, in nostra assenza.» Si
chiese
Anita. «Secondo te?» Le rispose Serena. Anita
rimase in silenzio.
Non ne aveva proprio idea. «Immagino si stiano
allenando.» Le
rispose Serena. «Cosa ne dici, lo facciamo vedere il vestito
ai
ragazzi?» Chiese Anita, cercando di cambiare argomento.
«Vorrei
fosse una sorpresa. Il Varietà è domani
pomeriggio. Domani mattina
ci alleneremo di nuovo.» Le rispose Serena. Anita si
limitò ad
annuire. «Una domanda…» Fece Anita.
«Dimmi tutto, non farti
problemi.» Le rispose Serena. «Omai ci sono dentro,
non posso più
tornare indietro, ma puoi dirmi come mai mi hai chiesto così
tanto
di partecipare al Varietà?» Le chiese Anita.
«Può sembrarti
strano, ma né nei Varietà né nelle
gare ho mai debuttato da sola.
Avevo sempre accanto a me una persona che conoscevo. Era
rassicurante. Certo. Non ho vinto al primo Varietà a cui ho
partecipato, né alla prima gara a cui ho partecipato. Ma
sono state
comunque delle esperienze preziose. Forse più delle
vittorie.»
Anita rimase stranita. Non sapeva come rispondere. «Se tu
vinci. Hai
vinto. Nel caso dei Varietà è stato il pubblico a
valutare la
performance tua e dei tuoi Pokémon. Nel caso delle Gare
è stata la
giuria a valutare il lavoro tuo e dei tuoi Pokémon. Sai di
aver
vinto. Se perdi, invece, ti chiedi “come mai abbiamo
perso?” o
ancora “Cosa abbiamo sbagliato?” oppure
“Cosa ha fatto meglio
di me il mio avversario?”» Anita ci
pensò alcuni istanti. «Non è
poi così diverso dalle lotte in palestra. Per quello che ho
potuto
provare.» «Esattamente!» le rispose
Serena.
Nel
frattempo, le ragazze erano giunte davanti al Centro
Pokémon. E,
come da previsione, i due ragazzi erano nel bel mezzo di un
allenamento. I progressi dell’Umbreon del ragazzo erano
tangibili.
Il
giorno seguente, le due ragazze proseguirono con il loro allenamento.
Anita appariva piuttosto nervosa. Forse perfino di più di
quanto non
lo fosse prima. Mentre Serena stava lavorando con Delphox, Sylveon e
Pancham, e la sua Lilligant osservava, nervosamente. «Mi
sento un
po’ come te.» Anita si rivolse alla
Pokémon dell’amica. «Senza
qualcuno di cui fidarmi, mi sento persa.»
«Gant?» la
Pokémon era piuttosto perplessa. «Con
l’aiuto dei nostri amici
possiamo uscirne, e superare le nostre paure. Ma da sole non ci
riusciremo mai.»
I
quattro pranzarono molto presto e si diressero al teatro dove si
sarebbe svolto il Varietà. «Vorrei che Lilligant
assistesse al
Varietà.» Serena porse la Poké Ball
della sua Pokémon a Ash. «So
cosa è successo a Sylveon quando era ancora una Eevee. Non
voglio
ripetere lo stesso errore. Se dovesse
impanicarsi…» Gli spiegò
Serena. «Ho capito.» Rispose Ash.
«Eccovi,
ragazze.» Le accolse la stessa donna che, qualche giorno
prima, le
aveva iscritte al Varietà. «Seguitemi.»
Le invitò.
«Quanto
a voi due, ragazzi, beh. Le indicazioni su dove trovare le tribune,
sono appese sulle pareti. Non potete sbagliare.»
Spiegò loro. Ash e
Carlos seguirono le indicazioni, e, per quanto fossero confusionarie
e spesso contraddittorie, i due riuscirono ad arrivare alle
tribune. Erano i primi ad essere arrivati. «Questo teatro mi
ricorda
un po’ la casa che rende folli, non so se hai
presente.» Carlos
tentò di fare una battuta. «Certo, certo. Credo
che gli altri
spettatori si siano persi tentando di arrivare qui.» Gli
rispose
Ash.
I
due ragazzi si accomodarono sulle tribune, in una delle file
centrali, a metà altezza. Quei posti garantivano
un’ottima visuale
sul palco. «AHI!» Carlos provò a
sedersi, ma qualcosa gli colpì
il sedere. «Chi diavolo mette degli spuntoni sulle
sedie?» Si
lamentò Carlos. Ash, accorgendosi dell’errore
dell’amico,
controllò la sua poltrona, prima di sedersi.
Era
una sorta di segnalino in plastica trasparente. Dentro c’era
un
foglio di carta, con un codice QR ed una scritta. “Scansiona
il
codice e segui le istruzioni per votare la miglior Performer”
Ash
scansionò il codice QR con il suo Smart Rotom. Sullo schermo
del
dispositivo si aprì un sito internet. «Quel coso
dove sei seduto
serve per votare le Performer.» Gli spiegò Ash.
«Fai fare anche a
me!» Gli rispose Carlos. Il ragazzo scansionò a
sua volta il codice
QR.
Come
per Ash si aprì una pagina internet.
“Per
votare la miglior Performer, da quest’anno, nella regione di
Unima,
si utilizzerà l’applicazione Poké Link.
Ogni spettatore potrà
registrare il suo profilo sull’applicazione e confermare la
propria
identità con la propria Scheda Allenatore, in modo da
evitare
votazioni di profili falsi. Potete scaricare l’applicazione a
questo link.”
Lesse
Ash, a voce bassa. Per il momento decise di non scaricare
l’applicazione, continuando a leggere.
“Per
eseguire la registrazione del documento, è sufficiente
andare nelle
impostazioni del profilo, quindi nella sezione verifica
identità. In
questo modo potrai effettuare l’accesso al sito dedicato alla
votazione. Il sito si trova nella bio dell’account
@varietaunimaoffical, a cui potete accedere dal secondo link. Solo
chi ha un profilo legato ad un documento di identità
potrà accedere
e quindi votare” Concluse.
Mentre
i due ragazzi scaricavano l’applicazione ed eseguivano la
verifica
dei documenti, gli spalti iniziavano a riempirsi.
Entrambi
erano piuttosto sorpresi dalla rapidità con cui
l’operazione era
avvenuta.
Nel
mentre, le due ragazze, nei rispettivi camerini, stavano cominciando
a prepararsi e a preparare i loro Pokémon. Ancora non
avevano idea
di cosa avrebbero dovuto fare nella prima fase. Per Serena era
abbastanza strano. Solitamente le Performer venivano informate con
diverse ore di anticipo, per potersi preparare.
“Ad
Unima funzionerà diversamente” Pensò.
Non dando peso alla
questione. Dopotutto mancavano ancora due ore all’inizio. Era
un
ritardo tollerabile.
Non
avendo idea di quale sarebbe stata la prima fase, decise di
agghindare, con diversi fiocchi colorati, la sua Sylveon, il
Pokémon
che considerava quasi come un Jolly.
Aveva
dimostrato, in diverse occasioni, di essere molto abile
nell’adattarsi a diverse situazioni, per cui Serena decise di
premiarla. «Ed ecco fatto!» La nativa di Kalos
terminò di
sistemare l’ultimo fiocchetto sulla sua Pokémon.
Mancavano
appena tre quarti d’ora, e ancora nessuna sapeva in cosa
sarebbe
consistita la prova, quando, finalmente, qualcosa si mosse. Una
persona bussò alla porta del camerino di Serena.
«Posso entrare?»
Chiese. «Si, un attimo!» Rispose. Prese la
Poké Ball di Sylveon e
la fece rientrare al suo interno. Poteva trattarsi di una rivale e
non voleva rivelare i suoi piani. La ragazza aprì la porta e
si rese
conto di aver preso una precauzione eccessiva. La persona che aveva
bussato era la stessa donna che si era occupata
dell’iscrizione e
che aveva accompagnato lei e Anita ai camerini.
Aveva
in mano un buon numero di buste di carta. Ne consegnò una a
Serena.
«Ti servirà per l’esibizione a
tema.» Detto questo si defilò,
andando a consegnare le buste alle performer restanti.
Serena
sperava, non tanto per lei, quanto piuttosto per la sua amica, che il
contenuto della busta, potesse svelare in cosa sarebbe consistita
l’esibizione a tema.
Aprì
la busta e ne estrasse il contenuto. Oltre alla consueta chiave a
spilla, da infilare nel vestito, per la seconda fase, necessaria per
determinare la vincitrice, vi era anche una sopravveste rossa e un
cappello. Oltre a quello c’era una spilla-chiave dal colore
rosato.
«Bene!
Quindi si tratterà di un quiz sui
Pokémon.» Commentò. «Se sono
come a Kalos…» Disse, mentre indossava la
sopravveste e il
cappello. Proseguì per l’andito, fino a
raggiungere la stanza in
cui le performer si sarebbero dovute incontrare, prima di esibirsi.
Solo in quel momento, le performer, avrebbero potuto scoprire i loro
turni.
«Hei!
Biondina!» Una voce fece fermare la ragazza.Serena si
girò di
scatto. «Non chiamarmi biondina!» Serena si
girò di scatto.
Incrociò lo sguardo con una ragazza che indossava un abito
nero.
Elegante e coprente. Ancora non aveva indossato la sopravveste,
né
tantomeno il cappello. Anzi. Ne indossava uno tutto suo. Nero
anch’esso.
La
ragazza in nero si tolse il cappello, rivelando i suoi capelli neri,
posti in un’elaborata acconciatura. Posizionò il
suo cappello
davanti alla vita. «Chiedo perdono. Non ti avevo
riconosciuta.» Si
scusò, facendo un profondo inchino.
«Piacere
di conoscerti. Mi chiamo Abigail. Però, ti prego. Chiamami
Abby.»
Si presentò. «Piacere, Serena» Serena le
porse la mano. Abby fece
altrettanto. «Di certo non mi aspettavo di trovarti
qui.» Provò ad
attaccare bottone. «Voglio dire… una performer e
coordinatrice del
tuo livello, qui tra noi… che siamo debuttanti o…
quasi.»
Aggiunse. «Volevo riprendere da dove avevo
lasciato.» Rispose
la nativa di Kalos. «Io… invece… sono
qui per mantenere una
promessa.» Rispose la ragazza in nero. «Tu ormai
sei abituata a
questi posti. Per me è la prima volta. Mi chiedo a quante
gare o a
quanti varietà avrai partecipato prima di
questo...» Aggiunse poco
dopo. «Ogni volta è come la prima.»
Rispose l’esperta Performer.
«Per me è davvero la prima volta.» La
ragazza infilò la mano nel
suo vestito. «Questa me l’ha data mia
madre.» La ragazza mostrò
a Serena una vecchia chiave della Principessa. «È
come un
portafortuna.» Spiegò. «È la
sua prima Chiave della Principessa.»
Serena fece cenno alla ragazza di continuare. «Ho promesso a
mia
madre che sarei riuscita dove lei aveva fallito. Desiderava tanto
vedermi qui. Ma se n’è andata prima. Ha voluto che
almeno i suoi
Pokémon potessero esibirsi con me.» Gli occhi
della ragazza
cominciarono a riempirsi di lacrime.
Abby
era una ragazza come le altre. Qualche mese prima aveva appena
ottenuto il diploma della Scuola per Allenatori. Era un po’
gelosa
dei suoi compagni di classe. Tutti loro avevano deciso cosa avrebbero
fatto, dopo il diploma.
Alcune
delle sue compagne di classe sarebbero diventate delle Performer.
Altre ancora avrebbero intrapreso la strada delle lotte in Palestra,
come la maggior parte dei compagni di classe. Pochi di loro sarebbero
partiti fuori da Unima, per intraprendere un viaggio
all’estero. La
sua migliore amica, Elena, avrebbe intrapreso un percorso di scambio,
per continuare i suoi studi nella lontana regione di Sinnoh.
Lei
avrebbe voluto seguirla, e avrebbe anche potuto, ma non poteva fare
altrimenti, pure con la consapevolezza che sarebbero passati ancora
dei mesi.
Gli
ultimi anni della sua vita non erano stati affatto facili. Suo padre
era stato brutalmente ucciso in un attentato terroristico alcuni anni
prima. Per un errore. Aveva avuto la sfortuna di avere la stessa
macchina di un noto politico della regione di Unima. Perfino il
numero di targa era molto simile. L’uomo, un normalissimo
impiegato, morì sul colpo. I giornali ne parlarono per
diverso
tempo.
Alcuni
giornalisti avevano azzardato delle ipotesi anche piuttosto gravi nei
confronti dell’uomo, costringendo la famiglia della ragazza a
diverse azioni legali.
Sua
madre aveva sempre fatto di tutto per non far mancare nulla alla
ragazza. Aveva messo da parte tutti i soldi del
risarcimento
che le erano stati dati alla morte del marito.
“Così avrai una
solida base per il tuo futuro” le aveva detto sua
madre.
La madre della ragazza aveva dovuto trovare un lavoro. Diversi anni
prima aveva tentato la scalata al trono di
regina
di Unima, ma, a seguito della gravidanza, si era dovuta ritirare
dalle scene.
Senza
l’affetto del padre, per Abby, la vita di tutti i giorni era
diventata estremamente più difficile. Non solo a casa, dove
doveva
aiutare ancora di più la madre nelle faccende domestiche e
nelle
commissioni, o perché dovesse preparare da mangiare, quanto
piuttosto a scuola.
Veniva
spesso accusata di come, il suo essere orfana di padre le desse dei
vantaggi nelle valutazioni o cose simili, o peggio ancora veniva
accusata di corrompere i professori. In pochi non la accusavano e
anzi, la difendevano.
Abby
non fece in tempo ad elaborare il lutto del padre che, una nuova
tragedia funestò i suoi cari. Inizialmente in maniera molto
lieve.
Sua
madre non era a casa nei giorni in cui, di solito passava con
lei.
“In questi giorni abbiamo molto lavoro da fare. Quindi ci
hanno
chiesto di venire a lavoro anche se, normalmente dovremmo essere a
casa” si giustificava.
Abby,
nei primi momenti, non faticava a crederle. La madre giustificava
allo stesso modo anche i giorni in cui rientrava tardi la
sera.
Aveva
associato la debolezza e la stanchezza della donna al fatto che
lavorasse tanto, e lei non aveva detto nulla per smentirla. Abby,
iniziò ad insospettirsi solo dopo diversi mesi.
La
madre utilizzava sempre la scusa del tanto lavoro. Tuttavia, ogni
giorno che passava, rientrava sempre più tardi. Alcuni
giorni non
faceva quasi in tempo ad arrivare a casa, che subito doveva
andarsene.
Insospettita,
uno degli ultimi giorni di scuola, Abby, decise di fare vela. Sapeva
benissimo dove si trovava l’ufficio dove sua madre lavorava.
Era un
anonimo palazzo, non troppo distante dal teatro del Varietà
Pokémon.
La
scuola per Allenatori, era da tutt’altra parte.
Negli
ultimi tempi, sua madre non andava più a lavoro a piedi, ma
bensì
in macchina. Altra cosa che la fece insospettire non poco. Era sempre
stata una fanatica delle passeggiate e dell’ “Usa
la macchina il
meno possibile”.
Abby,
pur consapevole dei rischi, raggiunse l’ufficio. Fece molta
attenzione a non farsi scoprire. Guardò, con attenzione,
tutte le
auto parcheggiate, ma non riconobbe quella della madre.
Nonostante
la grande attenzione, venne riconosciuta da una collega di sua madre.
«Ciao, Abby!» Le fece. «Ma non dovresti
essere a scuola?» Le
chiese. Abby non rispose, limitandosi a scappare.
Abby
tornò a casa, ma sua madre non arrivò che diverse
ore dopo. Era
quasi il tramonto. Abby era seduta sul divano, stava guardando la
televisione. Sua madre si sedette accanto a lei.
Era
vestita come se fosse appena uscita dal lavoro, con un tailleur blu
scuro e le sue solite scarpe con un basso tacco. Era chiaro che
l’abito le stesse largo.
Negli
ultimi tempi la donna, già di suo piuttosto magra, era
ancora più
dimagrita. «Ho saputo quello che hai fatto.»
Esordì la donna. Abby
sembrava un po’ spaventata. «Capisco che tu ti sia
preoccupata.
Avevi tutte le ragioni del mondo per esserlo. Sei grande, hai
quasi sedici anni. Tra pochi mesi diventerai un’Allenatrice e
partirai per il tuo viaggio. Ed io ti prometto che
sarò lì
con te.» Abby ci rimase male. Non sapeva che dire.
«Come?»
Chiese.
«Ho
cercato di tenertelo nascosto. Pensavo che fosse la scelta giusta. Ma
sei riuscita a scoprire tutto. Ormai da diverso tempo soffro
di
un male incurabile. Un giorno mi sono sentita male a lavoro e sono
uscita per andare al pronto soccorso.
Feci
degli esami e i medici si accorsero di qualcosa che non andava. Mi
prescrissero diversi esami, per assicurarsi che quello fosse un falso
allarme. Purtroppo non lo era.» Da allora mi misero sotto
osservazione e dovevo andare in ospedale quasi ogni giorno. La
situazione, con il tempo era peggiorata. Non so ancora per quanti
giorni mi permetteranno di guidare o di passare del tempo a
casa.»
Raccontò.
Abby
non sapeva che fare. Strinse la mano della madre più forte
che
poteva. Non solo aveva perso suo padre, ma ora stava per
perdere
anche lei.
Il
tempo passava e le condizioni di salute della madre di Abby
peggiorarono ulteriormente. Ora la donna era costretta a letto in
ospedale. La scuola era finita, e Abby, invece di godersi le vacanze
estive, prima di iniziare il suo viaggio Pokémon, passava
tutto il
tempo possibile con la madre. Tutto quello che non aveva potuto
passare nei mesi precedenti.
Ad
Abby mancavano ancora due mesi per compiere sedici anni. Come ogni
giorno era andata a trovare sua madre.
Entrò
nella stanza della donna, come ogni giorno. La stanza era in perfetto
ordine. La televisione era spenta. Sul comodino vi erano dei libri.
Sul settimino un cofanetto elegante. Era la prima volta che Abby lo
vedeva.
«Abby!»
Esordì la donna, con una voce soffocata, quasi
impercettibile, non
appena vide la figlia. «I dottori me lo hanno confermato. Non
sarò
qui il giorno in cui tu diventerai un’Allenatrice.»
Sembrava che
nella stanza fosse sceso il gelo. «Non posso mantenere questa
promessa. Mi hanno dato una settimana di vita.» Sembrava che
nel
pronunciare ogni parola facesse uno sforzo immenso. «Per
questo ho
chiesto a mia sorella di portare quel cofanetto.» Abby non
capiva.
Cosa aveva a che fare quel cofanetto con tutto ciò?
«La richiesta è
stata accolta.» Disse. Ancora Abby non capiva. Era uno degli
effetti
degli antidolorifici? «La professoressa Aralia ha
acconsentito a
farti ricevere il tuo primo Pokémon in anticipo.»
Abby rimase in
religioso silenzio.
«Ho
due cose da chiederti.» Aggiunse poco dopo. La figlia fece un
piccolo cenno col capo. «Dimmi.» Rispose.
«Vorrei che tu riuscissi
dove io ho fallito. In passato sono stata una Performer
Pokémon, ma
non sono mai riuscita a diventare Regina di Unima. So che ti chiedo
tanto. Ma sono sicura che tu ci riuscirai.»
“Io… Regina di
Unima?” Si limitò a pensare. Non si sentiva
affatto adatta in quel
ruolo. «Ti chiedo anche di prenderti cura dei miei
Pokémon. Ti
prego. Esibisciti con loro.
So
che ti sto chiedendo tanto. Ma ti prego. So che sei la sola persona
che può farlo.» Strinse con entrambe le mani una
delle mani della
figlia. «In quel cofanetto troverai tutto. Compresa la mia
prima
chiave della principessa. È una sorta di
portafortuna.» «Ma io…»
BIIIIIIIIPPPPPPPP un fortissimo segnale acustico riempì la
stanza.
«INFERMIERAAAA!»
Abby
aveva gli occhi ricolmi di lacrime. Nemmeno Serena riuscì a
trattenersi. «Sono sicura che lei sarà fiera di
te.» Serena cercò
di rassicurarla. «Ma ricordati che il pubblico qui
è spietato.»
La avvertì, mentre si dirigeva verso la stanza in cui le
Performer
avrebbero conosciuto il loro turno, durante l’esibizione.
«E
tu, con questa storiella, pensi davvero di impietosire le tue
rivali.» Si udì una voce stridula e fastidiosa.
«Lasciala
perdere.» Le rispose Serena. «Aspetta!»
Disse a bassa voce. «Dov’è
Anita?» Fece per avvicinarsi al camerino
dell’amica, quando Abby
la fermò. «Chi è Anita?»
Chiese. «È una mia amica. Anche per
lei è la prima volta.» Le rispose Serena.
La
nativa di Kalos bussò alla porta del camerino
dell’amica. «Sono
pronta!» Rispose. «Dobbiamo già
esibirci?» Chiese. «Non ancora,
ma ci devono dire gli abbinamenti.» Rispose. Anita
uscì dal
camerino, e subito si accorse della presenza di una sconosciuta.
«Quindi… tu sei Anita, giusto?» Chiese
Abby. «Si. Molto
piacere.» Timidamente la giovane allenatrice porse la mano
alla
ragazza in nero. «Io mi chiamo Abigail, però, per
favore, chiamami
Abby.» Si presentò.
Prima
che le due ragazze potessero fare ulteriormente conoscenza, dagli
altoparlanti, una voce avvisò le performer che si sarebbero
dovute
presentare nella stanza principale. Le tre ragazze raggiunsero la
stanza in cui sarebbe avvenuta l’estrazione. Era una stanza
abbastanza grande, anche se piuttosto spoglia, vi erano diversi
divani in cui sedersi. Davanti ad essi vi era un palchetto con un
bussolotto. Accanto al piccolo dispositivo vi era la stessa donna che
aveva registrato le ragazze e che poi le aveva accompagnate ai
camerini. «Eccovi tutte.» Le accolse.
«Pescate un numero.» Le
invitò.
Girò
per la stanza con un cappello, a mo’ di offertorio, per
permettere
alle ragazze di estrarre un foglietto contenente un numero. Ora che
ogni performer aveva il suo numero, la donna raggiunse il
bussolotto.
«Ora
estrarrò il primo numero. La performer che ha
questo numero
sarà la prima a far parte del gruppo A. Il secondo numero
sarà la
prima performer del gruppo B, e così via.»
Spiegò.
Le
ragazze diedero una rapida occhiata al numero che avevano estratto.
Le
ragazze si limitarono ad annuire. Quelle erano le regole, non
potevano fare altro che accettarle.
La
donna incominciò a far ruotare il bussolotto. Quindi, senza
guardare, estrasse una pallina numerata.«Molto bene! La prima
performer del Gruppo A è la numero 7!» Una
ragazza, in mezzo al
gruppo, si fece avanti. L’estrazione proseguì.
Serena
era stata estratta come seconda del gruppo A, Anita terza del Gruppo
B, Abby quarta del gruppo C e Mildred terza del gruppo D.
«Come
avrete intuito, l’esibizione a tema sarà un quiz
sui Pokémon.»
Spiegò la donna. «La struttura della prima fase
è molto semplice.
Vi abbiamo già divise in quattro gruppi da quattro. Ognuna
di voi
potrà usare un singolo Pokémon.
Quest’ultimo, per permettervi di
rispondere dovrà superare un percorso ad ostacoli. Appena il
Pokémon
ha superato il percorso, la performer corrispondente, potrà
rispondere. La prima performer che risponde correttamente a tre
domande, passerà alla fase dell’Esibizione Libera.
Qualora, entro
30 secondi non desse la risposta, o desse la risposta errata, la mano
passerà alla seconda. I Pokémon di tipo volante
non sono ammessi.
Qualora il Pokémon di una Performer ne attaccasse un altro,
la
performer verrà squalificata. TUTTO CHIARO??»
Chiese, quasi
urlando. «Chiarissimo!» Risposero le ragazze.
Intanto,
sul palco, il pavimento era sprofondato nel terreno. «Che
succede?»
Chiese Carlos, piuttosto incuriosito. «Vedrai.» Gli
rispose Ash. Il
pavimento del palco era riemerso, completamente diverso.
Sul
pavimento di legno scuro, prima vuoto, ora vi erano quattro
postazioni. Uno per ogni performer. Poco oltre vi erano un percorso
ad ostacoli, diviso in tre parti. Un piccolo percorso di slalom, con
dei coni, un percorso con dei salti e una parete su cui arrampicarsi.
Poco dopo, si spensero tutte le luci e si accesero alcuni riflettori.
Diversi occhi di bue emisero del fumo colorato. Un uomo, alto e
magro, vestito in giacca e cravatta, apparve. Indossava una grossa
tuba nera. Portava un grosso bastone in legno e metallo. Sulla cima
di esso un Klefki.
«Gentile
pubblico, gentilissimo privato! Io mi chiamo Peter, e vi
accompagnerò
in questo spettacolare Varietà nella fantastica cornice
della
cittadina di Eolea. Tra pochi minuti faremo la conoscenza delle
performer che si esibiranno oggi.
Home
avete potuto notare dal palco, l’esibizione a tema
tratterà un
quiz sui Pokémon. Le performer che prima delle altre
risponderanno
correttamente a tre domande, passeranno alla fase successiva.
Ma…
conosciamo meglio le nostre concorrenti!» Il fumo nel palco
si fece
molto più denso. «E ora che succede?»
Chiese Carlos. «Stanno
arrivando.» Gli rispose Ash. «Lilligant! Vieni
fuori! Serena sta
per esibirsi!» La invitò ad uscire dalla
Poké Ball. La Pokémon,
si guardò intorno, terrorizzata. Centinaia, se non migliaia
di
persone. Decine di voci, indistinte. Si sentiva piccola. Piccola e
sola. Tremava fortissimo. «Tranquilla. Serena
arriverà presto.»
Ash cercò di rassicurarla. Nel mentre, sul palco, erano
apparse le
prime quattro Performer, tra cui Serena. Lilligant sembrava felice di
vedere la sua Allenatrice, per quanto fosse lontana.
«Ed
ecco le nostre bellissime concorrenti!» Le
presentò. «La nostra
prima concorrente è Erina!» Indicò con
la punta del bastone una
ragazza dai capelli castano chiaro, con degli occhiali rotondi, che
celavano degli splendidi occhi azzurri.
«Direttamente
dalla lontana regione di Kalos, Serena!» Indicò
con il bastone la
nativa di Kalos. «Terza Performer Misha!»
Indicò una ragazza dai
capelli rossi, a caschetto, poco più lunghi di quelli di
Serena. «La
quarta concorrente di oggi è Christie!»
Indicò una ragazza dai
capelli violetti e dagli occhi castani.
«Ragazze,
se siete pronte, fate uscire i vostri Pokémon!» Le
invitò Peter.
Le quattro ragazze fecero uscire i loro Pokémon dalle
rispettive
Poké Ball. Per Erina un Axew, per Serena la sua Sylveon, per
Mischa
un Purrloin e per Christie un Deerling.
«Allora
possiamo cominciare! Ora vi farò la domanda. Vi ricordo che,
per
regolamento, vostri Pokémon potranno partire solamente dopo
che avrò
concluso la domanda.» Le ragazze e i loro Pokémon
fecero un piccolo
cenno affermativo.
«La
domanda è la seguente. L’abilità
Morbidone rende i Pokémon che
la possiedono più resistenti agli attacchi da contatto, come
Morso o
Azione, ma gli rende più esposti alle mosse di quale
tipo?» Sullo
schermo dietro alle Performer apparve l’immagine di un Bewear
e di
un Wooloo.
I
quattro Pokémon si misero a correre, superando il percorso
senza
troppi inconvenienti. Axew sembrava leggermente attardato.
Nella
seconda fase Sylveon aveva accumulato un leggero vantaggio, che
avrebbe poi sfruttato nella fase successiva.
Alla
fine, la Pokémon della nativa di Kalos fu la prima ad
arrivare.
«Benissimo!Serena,
a te la parola!» La invitò Peter. «La
risposta è Fuoco.» La
ragazza rispose in modo piuttosto convinto.
«E
la risposta è…» Peter fece una breve
pausa. «Corretta!»
Altra brevissima pausa. «E la Performer Serena guadagna un
punto!»
Il pubblico esplose in un fragoroso applauso, facendo spaventare
terribilmente Lilligant.
«Hey!
Dove vai!» Si sentì la voce di un ragazzo, che
sembrava stesse
inseguendo qualcosa o qualcuno. Non sembrava ben definibile.
«Fermati! O ti faccio tornare nella Poké
Ball!» La voce si era
fatta più vicina.
Pochi
istanti dopo, davanti ai ragazzi apparve un piccolo Pokémon
dall’aspetto felino. Il suo corpo era
ricoperto
da del pelo verde chiaro e scuro. Le sue orecchie erano verdi
all’esterno, mentre, nella parte interna erano di un colore
verde
più pallido. Sul petto era presente un ciuffo di pelo.
Attorno agli
occhi era presente una macchia verde che ricordava una foglia. Aveva
due denti appuntiti nella mascella superiore, una coda vaporosa e
piccole zampe prive di dita visibili.
«E
che Pokémon è questo?» si chiese
Carlos, mentre lo inquadrava con
il suo Smart Rotom. «Sprigatito, Pokémon
Erbagatto. Tipo Erba.
Esemplare maschio. Il
dolce profumo che emana dal corpo incanta chiunque si trovi nelle
vicinanze e si intensifica quando il Pokémon si espone al
sole.
Mosse conosciute: Graffio, Attacco Rapido, Fogliame. È uno
dei
Pokémon iniziali consegnati ai giovani allenatori della
regione di
Paldea.»
Carlos ripose il suo dispositivo in tasca. «Eccoti
qui!» Ad Ash e
Carlos si avvicinò un ragazzo di circa vent’anni,
un po’ più
alto di Ash, che prese in braccio il Pokémon Erbagatto.
«Spero
che questo piccolino non vi abbia causato problemi!» Il
Pokémon
Gatto estese uno dei suoi artigli e graffiò il ragazzo che
lo teneva
in braccio. «Cosa vuoi?» Chiese il ragazzo. Il
gatto indicò con
una delle sue zampe, la Lilligant di Serena.
«Meow!»
«E
così sei venuto qui per lei?» Chiese il ragazzo,
che nel frattempo
aveva fatto scendere il Pokémon. Appena si
avvicinò alla Pokémon
di Serena cominciò a giocherellare con le sue zampe,
emanando un
dolce profumo.
«Scusatemi!
Non mi sono nemmeno presentato!» Il ragazzo fece un piccolo
inchino.
«Mi chiamo Oscar. Piacere di conoscervi!» Una volta
finito il giro
di presentazioni, Oscar si sedette accanto ai ragazzi, quindi si mise
ad osservare i due Pokémon di tipo Erba. «Sono
felice di vedere che
il Pokémon di mia sorella abbia trovato
un’amica.» Commentò.
«Uh?» A Carlos tutto questo sembrava piuttosto
strano. «Vedete…»
Introdusse Oscar. «Mia sorella ha fatto un anno di scambio
studentesco un una prestigiosa scuola della regione di Paldea. Un bel
posto, sebbene sia piuttosto fuori mano. A lei è stato
donato
proprio uno Sprigatito come primo Pokémon. Per quanto vada
d’accordo
sia con me che con lei, non siamo mai stati in grado di fargli fare
amicizia con gli altri Pokémon.»
Spiegò. «Beh, visto che sei il
Campione del Mondo…» Si rivolse ad Ash.
«Magari potresti darmi
qualche consiglio.» Ash non sapeva che rispondere.
«Così, su due
piedi non so come aiutarvi. L’amicizia tra Pokémon
funziona come
tra noi persone. Ci sono persone che fanno amicizia in poco tempo e
persone che ci mettono tanto, tanto tempo. Lo stesso vale per i
Pokémon» Il ragazzo accarezzò il suo
Pikachu. «Il solo consiglio
che posso dare è di non forzarlo. Vedrai che con il tempo
tutto
andrà per il meglio.» Oscar lo guardò
in modo strano. «Tutto
qui?» Chiese. Ash si grattò la testa.
«Non sono uno psicologo
Pokémon, ma nel corso della mia carriera da Allenatore ho
capito che
bruciare le tappe non è mai una scelta giusta.»
Speigò.
Nel
mentre che i due parlavano, alle performer erano state somministrate
delle altre domande. La prima era stata “Quali
Pokémon
si evolvono con la Metalcoperta?” Domanda alla quale Serena
aveva
risposto correttamente, indicando Scyther e la sua evoluzione Scizor
e Onix e la sua evoluzione Steelix.
La
seconda domanda, a cui non aveva risposto Serena, ma bensì
Christie,
era stata “Shelmet si evolve in un modo molto particolare,
quale?”
A cui la performer aveva risposto in maniera corretta, spiegando come
Shelmet si evolva in Accelgor quando viene scambiato con un
Karrablast. E che, al contempo Karrablast si evolva in Escavalier.
«E
ora la quinta domanda…» Dopo la chiacchierata con
Oscar, Ash e
Carlos ripresero a seguire il Varietà. «Senza
contare la forma
Gigamax e la colorazione cromatica, quante varietà di
Alcremie
esistono?» Chiese Peter. Anche in questo caso non rispose
Serena, ma
una sua rivale, Mischa. «Sessantatré.»
Rispose, correttamente la
rivale. «Molto Bene!» Commentò Peter.
«Siamo a due domande
corrette per Serena, una per Christie e una per Misha. La prossima
domanda sarà quella decisiva?» Chiese.
«Possiamo procedere con la
prossima domanda. Qual è il solo Pokémon ad avere
più di una forma
regionale?» La sfida tra i Pokémon era
più aperta che mai.
Alla fine fu la Sylveon della nativa di Kalos a spuntarla.
«Bene!
Serena… sai la risposta?» Chiese Peter. La nativa
di Kalos non ci
pensò un secondo. «Meowth!» Rispose.
«E
la risposta è Corretta!» Il pubblico
scoppiò nuovamente in un
fragoroso applauso. «Questo vuol dire che la prima performer
a
passare alla fase di Esibizione libera è la Performer
Serena!»
Annunciò Peter. Ennesimo applauso da parte del pubblico, a
cui si
aggiunsero anche le sue avversarie.
Tempo
di sgomberare il palco e di permettere all’emittente
televisiva che
trasmetteva l’evento di mandare in onda la
pubblicità, che
arrivarono le quattro Performer che si sarebbero esibite in seguito,
tra cui Anita. La giovane Allenatrice sembrava piuttosto spaventata.
Quel posto e tutte quelle persone la mettevano terribilmente a
disagio.
«E
ora diamo un caloroso benvenuto ad altre quattro meravigliose
Performer!» Il pubblico esplose in un fragoroso applauso.
«Ma
conosciamo meglio le concorrenti!» L’uomo
indicò con il bastone
la prima concorrente. Una ragazza dai capelli rossi e dagli occhi di
un’insolita colorazione viola. «Vi presento Wakaba,
una Performer
debuttante che proviene dalla lontana regione di Johto! Come
l’attuale regina di Unima, del resto…
sarà un segno di buona
fortuna?» Passò poi alla seconda concorrente. Una
ragazza dai
capelli viola chiaro e degli occhi dello stesso colore. «E
ora vi
prego di fare la conoscenza di Heidi!» Altro applauso da
parte del
pubblico. «E ora un’altra performer debuttante!
Direttamente dalla
piccola Soffiolieve… Anita!» Altro applauso da
parte del pubblico.
Pochi istanti dopo, presentò la quarta concorrente. Una
ragazza dai
capelli arancioni e dagli occhi color ambra. «Ed ecco la
quarta
concorrente! Tara!» In seguito all'ennesimo applauso da parte
del
pubblico, Peter invitò le Performer a schierare i loro
Pokémon. Per
non violare il regolamento, Anita si trovò costretta a
schierare un
altro Pokémon. In particolare il suo Oshawott.
Appena
uscito dalla Poké Ball, il Pokémon Lontra
guardò la sua
Allenatrice con aria perplessa. «Sha?» Il
Pokémon di tipo Acqua si
sentiva esattamente come la sua Allenatrice. Catapultato in un posto
sconosciuto che lo metteva piuttosto a disagio. «Forse avrei
dovuto
avvisarti…» Tentò di scusarsi.
«Ma non avevo altra possibilità.»
Cercò di spiegare. «Sha!» Rispose
fieramente il Pokémon.
Wakaba
schierò un Marill, Heidi una Alcremie Bonbonfragola,
e Tara, invece una Litten.
«Benissimo!
Allora possiamo partire.» Annunciò Peter.
«Come sempre, prima di
poter rispondere, il vostro Pokémon dovrà
superare il percorso ad
ostacoli.» Spiegò.
«Ma
ora cominciamo con le domande! Senza considerare megaevoluzioni e
forme alternative, quante sono le forme evolutive finali di tutti i
Pokémon iniziali ad avere due tipi?» Appena
conclusa la domanda, i
Pokémon delle ragazze partirono, cercando di superare il
percorso.
Tutti tranne l’Oshawott di Anita, che rimase fermo ai blocchi
di
partenza. «Forza, Oshawott! Io credo in te!»
Cercò di
incoraggiarlo. Ormai non poteva più vincere, ma non voleva
deludere
la sua Allenatrice. A vincere il primo round fu la Litten di Tara.
«Bene! Litten ha vinto la sfida! Tara sai la
risposta?» La ragazza
non esitò un singolo istante. «Sono
diciassette!» Rispose. «E la
risposta è… Corretta!» Peter, dopo aver
atteso che i Pokémon
tornassero ai blocchi di partenza, prima di formulare la seconda
domanda. «Proseguiamo pure con la seconda domanda. Quanti
Fossili
Pokémon sono stati scoperti fino ad oggi?» I
diversi Pokémon
partirono. Questa volta Oshawott partì insieme agli altri
Pokémon,
ma non riuscì ad arrivare per primo. Concluso il percorso,
il
Pokémon si girò verso la sua Allenatrice, con
aria delusa. Di
sicuro non si aspettava che la ragazza gli sorridesse.
A
spuntarla, questa volta fu Marill. «Allora, questa volta
sarà
Wakaba a rispondere. La domanda è la seguente: Quanti e
quali sono i
Golem Leggendari?» La ragazza si mise la mano davanti alla
bocca
alcuni istanti, prima di rispondere. «Sono cinque. Registeel,
Regice, Regirock, Regidrago, Regieleki» Rispose.
Dagli
spalti, la reazione di Carlos era sempre più preoccupata.
L’amica
non aveva ancora risposto a nessuna delle domande.
«Pensi
che possa riuscire a passare?» Chiese Carlos.
«Credo di si.
Dopotutto ha fatto solamente due domande! Calmati!» gli
rispose Ash,
cercando di non farlo preoccupare. Quasi profeticamente, al terzo
round, Oshawott riuscì ad arrivare per primo.
«Alla terza domanda
sarà Anita a rispondere per prima. La domanda è
la seguente. Quali
Pokémon possono avere l'Abilità Velencura? Vi
ricordo che l’abilità
Velencura permette ad un Pokémon di non soffrire
l’avvelenamento.
Ma, mi raccomando! Se un vostro Pokémon è
avvelenato, portatelo
comunque al Centro Pokémon!»
Cercò di fare una battuta.
«Sono
Shroomish, Breloom e Gliscor» Rispose la ragazza.
«E la risposta è
corretta!» Annunciò.
Dopo
aver atteso che i Pokémon tornassero alle loro postazioni,
la sfida
riprese.
Nemmeno
in questo caso l’Oshawott di Anita riuscì a
vincere. Il Pokémon
che arrivò per primo fu la Litten di Tara. «Molto
bene, Tara! Ecco
la tua domanda. Quante pietre evolutive sono conosciute, ad
oggi?»
La ragazza rispose subito. «Sono dieci.» Peter
sorrise. «La
risposta è esatta! E ora Tara è a quota due
risposte corrette!
Ancora una risposta corretta e potrai accedere alla fase successiva.
Ma ora proseguiamo!» Era già tempo della domanda
successiva “Quante
e quali sono le forme di Lycanrock?” Domanda alla quale Anita
rispose correttamente. Indicò come le forme fossero tre. La
forma
giorno, la Forma Notte e la Forma Crepuscolo. Appena i
Pokémon
tornarono alle postazioni, Peter formulò l'ennesima domanda,
non
prima di aver fatto notare al pubblico come ora le contendenti per la
vittoria fossero due. Finalmente l’uomo formulò la
domanda.
«Qual
è la sola linea evolutiva di Pokémon ad avere il
tipo Veleno e
Volante?» I Pokémon delle ragazze, soprattutto
Litten e Oshawott,
Alla fine fu quest’ultimo a spuntarla. «Sono Zubat,
Golbat e
Crobat.» Rispose Anita. «E la risposta è
corretta!» Annunciò
Peter. «Questo vuol dire che Anita passa al round di
Esibizione
Libera!» Dei turni successivi passarono Abby e Mildred.
Come
da tradizione, vi fu una pausa tra le due fasi, per permettere allo
staff di sistemare il palco e permettere alle performer rimaste di
preparare gli ultimi dettagli.
Anche
in questo caso, per evitare favoritismi, le quattro Performer si
sarebbero esibite in ordine casuale. Serena si sarebbe esibita per
seconda, mentre Anita per quarta. La prima ad esibirsi fu Abby.
La
Performer indossava un elegante abito nero, piuttosto lungo e
coprente. Indossava dei guanti, neri ed eleganti, e un cappello,
anch’esso nero.
«Diamo
nuovamente il benvenuto alla performer Abby!» Peter la
presentò
nuovamente. Il pubblico la accolse con un caloroso applauso. Stavano
applaudendo tutti tranne Oscar. Ash e Carlos dedussero che la
performer in nero e i suoi Pokémon avevano eliminato la
sorella.
Appena ricevette l’ok, la ragazza mandò in campo i
suoi Pokémon,
una Gothitelle e un Houndoom.
La
ragazza ordinò al Pokémon Buio di usare
Lanciafiamme e alla sua
Gothitelle di usare Psicoraggio.
I
due attacchi si unirono in una sorta di colonna dal colore violaceo,
avvolta da delle fiamme. Pochi istanti dopo ordinò
al
Pokémon
Buio di usare Neropulsar e alla Pokémon Corpoceleste di
usare Palla
Ombra, ordinando ad entrambi di colpire la colonna creata in
precedenza.
Quindi,
per concludere l’esibizione, ordinò al
Pokémon Buio di colpire la
creazione con un poderoso Fuocobomba, che distrusse la colonna in
numerosissime scintille colorate. La giovane fece un profondo
inchino, rivolgendosi al pubblico, facendo intendere che la sua
esibizione fosse terminata.
«Ed
ecco la fantastica esibizione della Performer Abby!»
Annunciò
Peter. «Vi ricordo che, prima di votare dovrete aspettare che
tutte
le Performer si esibiscano.» Ricordò
l’uomo. Dopo di Abby toccò
a Serena, indubbiamente la Performer più esperta. La ragazza
indossava una camicia bianca con delle maniche lunghe,
decorate
da delle balze attorno ai polsi. Era coperta da una sorta di
sopravveste marrone chiaro, con la parte inferiore della gonna, che
arrivava poco sopra il ginocchio, era decorata con il pizzo di un
marrone più scuro. La parte inferiore della gonna era
decorata da
una sorta di spartito rosso che avvolgeva la parte inferiore della
gonna. L’abito presentava infine due fiocchi, uno sul petto,
di
colore rosso e uno attorno alla vita marrone come il pizzo. Anche la
nativa di Kalos dovette attendere il segnale prima di potersi
esibire.
Appena
ottenuto l’ok, la nativa di Kalos cominciò con la
sua esibizione.
La
ragazza schierò Pancham e Sylveon. Entrambi i
Pokémon indossavano
alcuni accessori, Sylveon aveva diversi fiocchi che impreziosivano il
suo aspetto, mentre Pancham indossava i suoi classici occhiali da
sole rossi con gli spuntoni.
Pancham
iniziò l’esibizione colpendo il terreno con un
potente pugno e
generando dal terreno degli enormi massi appuntiti, in cui in
Pokémon
iniziò a saltare con acrobatiche evoluzioni.
Contemporaneamente,
Sylveon si era alzata in aria, sospinta dal suo Vento di Fata. Pochi
istanti dopo, la Pokémon generò delle sorta di
stelle dorate che
scagliò, rimanendo sospesa in aria. Contemporaneamente
Pancham
generò da suoi arti superiori una sorta di fascio di anelli
di
energia dal colore violaceo, che colpirono le stelle, generando
un’esplosione di scintille colorate. Pochi istanti dopo, il
Pokémon
Briccone colpì nuovamente i massi che aveva generato,
facendoli
esplodere in una polvere azzurrina.
Sylveon
generò nuovamente dei raggi di energia dalla forma di
stelle,
lanciandole in direzione di Pancham, che le colpiva a ripetizione,
facendole esplodere in scintille colorate. La nativa di Kalos, come
da tradizione, terminò la sua esibizione con un profondo
inchino.
Dopo
l’esibizione di Mildred, che non fu particolarmente degna di
nota,
nonostante il suo tentativo di camuffare cercando di sorridere al
pubblico. Sembrava quasi che avesse delle grosse aspettative nei
confronti del pubblico.
Dopo
la deludente performance di Mildred, toccò ad
Anita.
La
ragazza, che per l’occasione, indossava un
vestito per la maggior parte blu scuro, senza spalline. La gonna,
piuttosto corta, presentava diverse pieghe, e, nella parte inferiore
era decorata con un tessuto in pizzo dello stesso colore. In vita, il
vestito presentava un grosso fiocco dal colore più chiaro.
Aveva poi
dei guanti, dello stesso colore del vestito. Ai piedi dei tacchi di
colore blu scuro.
Per
quanto avesse bene in mente gli incoraggiamenti di Serena, la ragazza
aveva ancora paura di esibirsi. Temeva il giudizio altrui, o ancora
di fare una brutta figura davanti a chissà quante persone.
Anche
lei, come da regolamento, dovette attendere il segnale prima
di
esibirsi.
«Proviamoci,
Vivillon! Crea degli Energipalla!» Ordinò Anita.
La Pokémon generò
dalla parte superiore del corpo, una serie di sfere di energia di
colore verde, che ricordavano una sorta di occhio. Erano come sospese
in aria.
«E
ora colpiscile con Eterelama!» Dalle ali della
Pokémon si
generarono delle sottili lame d’aria, che colpirono le sfere
di
energia, facendole esplodere in tante piccole scintille di colore
verdino. «Benissimo! Ora usa Sonnifero!»
Dalle
ali della Pokémon si generarono dei raggi di energia a forma
di
stella, lasciando di stucco la ragazza e il pubblico. Anita
sembrava piuttosto stranita. “Non le avevo detto di usare
Sonnifero?” Pensò. Nonostante
l’imprevisto, la ragazza decise di
proseguire con la sua esibizione.
«E
ora usa Energipalla!» La Pokémon generò
dalla parte superiore del
corpo, una serie di sfere di energia di colore verde, che ricordavano
una sorta di occhio, che si unirono ai raggi a forma di stella.
«Ora
distruggibile con Eterelama!» Dalle ali della
Pokémon si
generarono delle sottili lame d’aria, che colpirono le sfere
di
energia, facendole esplodere in tante piccole scintille di diversi
colori. «Ora divertiamoci! Usa Psichico per creare quello che
desideri!»La Pokémon radunò i frammenti
attorno alle sue ali,
creando l’illusione di possedere delle ali
gigantesche.
Come
anche Serena, la giovane Allenatrice concluse l’esibizione
con un
profondo inchino.
«E
ora che tutte le Performer si sono esibite…»
Pierre sbucò
apparentemente dal nulla. «Il pubblico e… il
privato potranno
votare!» Le performer si radunarono dinanzi al
pubblico.
Dietro
le Performer vennero proiettate delle immagini identiche alle chiavi,
chiavi che erano appese ai vestiti delle ragazze.
Ogni
chiave si riempiva sempre di più mano a mano che i voti per
questa o
quella Performer aumentano, fino a quando Peter dichiarò lo
stop al
televoto. «E la vincitrice è… la
Performer Serena!» Dichiarò
Peter. Il pubblico in teatro applaudì fragorosamente. La
nativa di
Kalos aveva vinto il suo primo Varietà.
L’uomo
consegnò alla nativa di Kalos la chiave della Principessa.
Una
chiave dorata, decorata nel manico con delle pietre preziose. Era
piuttosto pesante. «E come promesso… verrai
intervistata dalla
prestigiosa rivista Allenatori.» Spiegò.
Per
la cronaca Anita si classificò in seconda posizione, Abby in
terza e
Mildred in quarta ed ultima posizione. Non nascondendo un certo
disappunto.
Alcune
ore dopo, Pierre accompagnò il gruppo nello stesso albergo
dove
alloggiava. Non era troppo distante dal teatro dove aveva avuto luogo
il Varietà. «Lo staff del giornale ha scelto di
intervistarti qui.
Hanno preso una stanza apposta.» Spiegò.
L’uomo
entrò nell’albergo ed invitò i quattro
ad entrare. «La stanza
che hanno preso è esattamente accanto alla mia.»
Spiegò. I cinque,
dopo aver superato il banco della reception, raggiunsero
l’ascensore,
per salire al quinto piano. «La stanza che hanno preso
è la 505. È
quella lì.» La indicò. Il gruppo si
separò dal conduttore,
dirigendosi della stanza dove alloggiavano i giornalisti. Serena, che
era poco davanti agli altri, si apprestò a bussare alla
porta. Dopo
alcuni istanti un ragazzo aprì la porta. Era un ragazzo alto
più o
meno come Ash, dai capelli molto corti e dai grossi occhiali.
Indossava una giacca sportiva e un paio di Jeans. «Entrate
pure!»
Li invitò. «Io mi chiamo Lewis. Presto conoscerete
la mia collega,
Angela. Adesso si sta preparando.»
Dopo
il consueto giro di presentazioni, il gruppo poté accedere
all’interno della stanza. Una stanza era piuttosto
grande e
rifinita. Quadri appesi alle pareti, specchi. Non mancavano nemmeno
dei mobili in legno privato e dei soprammobili, altrettanto
raffinati.
Dopo
essersi accomodati e aver anche ordinato qualcosa dal servizio in
camera, finalmente si poté procedere con
l’intervista. Intervista
non tenuta dal ragazzo, ma da una giovane donna, poco più
bassa di
lui. Anche lei, come il collega, era vestita in maniera abbastanza
informale.
Angela
prese, da una borsa poco lontano, una telecamera. Era realizzata in
plastica nera e aveva un grosso obiettivo, anche esso nero. Da
un’altra borsa estrasse un treppiede.
«Farete
anche il video?» Chiese la nativa di Kalos, in tono
preoccupato. «In
questo caso meglio che mi dia una sistemata. Adesso sono un
disastro!» aggiunse. «Ma no! Vai benissimo
così!» Ash cercò di
rassicurarla, facendola arrossire. «Ma… per
caso… siete
fidanzati?» Chiese Angela. Non ricevette risposta. Tuttavia
poté
notare come, nella stanza, fosse calato il gelo.
«Dicevo
così… per dire…»
Cercò di giustificarsi. «Pensa che scoop
sarebbe stato! Il Campione del mondo e una delle Performer e
Coordinatrici più famose e…» Nessuna
reazione.
Ci
vollero diversi minuti prima che la situazione si sciogliesse e
tornasse un minimo di normalità. Solo in quel momento, Lewis
accese
la telecamera, puntandola sulle due, sedute sul divano una accanto
all’altra.
«Se
ti senti pronta, possiamo cominciare.» La invitò
Angela. Serena si
limitò ad annuire. «Molto bene allora. Possiamo
cominciare. E da
dove partire se non dall’inizio? Come hai iniziato la tua
carriera
di Performer?» chiese. «Beh… in
realtà è molto semplice. Quando
sono partita per il mio viaggio Pokémon, non avevo la minima
idea di
che strada scegliere. Fino a quando non conobbi una ragazza che oggi
è una delle mie migliori amiche, Shana. È stata
lei a darmi
l’ispirazione per diventare una Performer.»
Raccontò.
«Interessante. Ormai se un’esperta, ma immagino che
all’inizio
possa essere stato strano… quindi, potresti raccontare come
è
stato debuttare al Varietà?» «La prima
volta è stato un completo
disastro. Ero totalmente inesperta e non sono nemmeno riuscita a
superare la fase di performance a tema. Dovevamo vestire un
Pokémon,
con i diversi accessori che ci venivano dati. Solo che, esagerando
coi nastri, durante la sfilata, Fennekin inciampò sui suoi
stessi
nastri e…» Angela annuì. Il resto della
storia era chiaro.
«Passiamo oltre. Dopo tutti i fatti della guerra di Kalos,
contro il
Team Flare, sei passata alle gare Pokémon, partendo da
Hoenn…e sei
diventata, in breve una famosa coordinatrice… ma come mai
hai
deciso di tornare ai Varietà?» «Si, con
le gare abbiamo ottenuto
dei buoni risultati e abbiamo partecipato a diversi Gran Festival,
ma… era chiaro che quello non fosse il nostro vero
obiettivo.» «E
così sei tornata ai Varietà, proprio qui ad
Unima. Ma… con tutta
l’esperienza di anni di gare… non pensi che questo
sia un
vantaggio ingiusto sulle tue avversarie?» «Non
penso sia ingiusto.
Non possiamo nascondere la nostra esperienza. E poi anche le mie
avversarie hanno dimostrato di saperci fare.»
«Capisco. Altra
domanda. Rispetto a tante altre Performer e coordinatrici, di Unima e
non solo, hanno sei o più Pokémon, come mai te ne
hai solo tre?»
«Io non catturo Pokémon solo per fare numero.
Tutti i Pokémon che
ho catturato li ho catturati perché loro hanno scelto di
venire con
me.» «Altra domanda. Ti sei mai sentita una
“predestinata”
perdona il termine…» Serena cercò di
trattenere una risata. «Per
quanto sarebbe bello sentire “La Predestinata vince il
Varietà di
Eolea! O qualcosa di simile… no. Non mi sento una
predestinata.
Probabilmente senza Shana avrei scelto una carriera diversa…
chissà, magari a questo punto sarei diventata un'Allenatrice
che
sfida le Palestre o chissà cos’ altro.»
«Così, però ti saresti
dovuta scontrare contro Ash e… insomma lui è
l’Allenatore più
forte del mondo…» «Nel caso in cui
avessi deciso per quella
strada, sarei stata onorata a lottare contro di lui.»
«Perché
parli così, se è evidente che vi
conoscete?» Chiese Angela, in
tono stranito. «Magari se avessi preso quella strada, saremo
diventati dei rivali e chissà come sarebbe
andata…» «Beh… chi
può dirlo… magari da qualche parte, in un altro
universo…»
Serena si limitò a sorridere all’affermazione
dell’intervistatrice. Sembrava sapesse delle cose che non
voleva
venissero scoperte.
«Tornando
a noi… qual è il tuo obiettivo qui? Vincere il
titolo di Regina di
Unima?» «Quello viene dopo. Penso che il mio primo
obiettivo sia
quello di regalare dei sorrisi alla gente, regalare loro dei momenti
di felicità. Quando ho incominciato come Performer puntavo
solo a
vincere il titolo. Non pensavo alla cosa più importante di
tutte. Il
pubblico.»
«Parlando
sempre dei Varietà qui ad Unima… hai
già identificato delle
potenziali rivali?» «Troppo presto. Il livello,
come ho detto prima
mi sembra molto alto, ma ancora non me la sento di dire “lei
sarà
la mia più grande rivale” o “di lei non
mi devo preoccupare”.
Poi, come ho detto prima, la cosa più importante
è il pubblico.»
«Molto interessante. Parli del pubblico come il tuo maggiore
focus…
beh, immagino tu lo sappia che qui ad Unima è
importantissimo anche
il pubblico da casa. Non pensi che in questo ambito la tua fama possa
favoriti?» «Voglio sperare di no. Non voglio che la
gente mi dica
“ho votato Serena perché è famosa" ma
che dica “Ho votato
Serena perché lei e i suoi Pokémon hanno fatto un
ottimo lavoro”
purtroppo non potremo mai saperlo.» «Ultima
domanda. Se mai dovessi
prendere qualcosa dalle Gare Pokémon e trasferirlo ai
Varietà, cosa
sceglieresti?» La nativa di Kalos dovette pensarci alcuni
istanti.
«Due cose. La prima è una giuria indipendente. In
alcuni varietà a
Kalos era presente, in altri no. Qui ad Eolea non c’era, ma
magari
ci sarà in altri Varietà. Potessi scegliere la
metterei ovunque.
Per evitare imbrogli. E, come seconda cosa, anche se so che di andare
controcorrente, vorrei che, nel round a tema, ci fosse un round di
lotta. Non che io sia tanto brava nelle lotte, ma se è vero
che
nella prima fase dei Varietà si valuta il talento delle
Performer,
allora anche lottare è un talento.»
«E
con questo è tutto, ti ringraziamo per essere stata qui con
noi.»
La ringraziò Angela.
Ed
ecco un capitolo più dedicato alle ragazze, rispetto ad
altri
capitoli in cui era più Ash il protagonista.
(Capitolo che
avrei dovuto pubblicare molto prima. Ma alla fine mi ha richiesto
così tanto tempo che addirittura Lewis Hamilton ha fatto in
tempo a
firmare per Ferrari, ma sorvoliamo.)
Mi
ritengo soddisfatto di questo capitolo. Qui avevo veramente da
raccontare, tra Poké Link e due rivali ricorrenti, oltre che
il
dover creare un outfit per Anita, dato che non aveva di sicuro
preventivato un’occasione simile.
So
che narrativamente è una scelta abbastanza infelice, ma ho
preferito
che tu, che leggi scoprissi l’abito di Anita solo il giorno
del
Varietà. Per Serena, invece, mi sono ispirato ad un vestito
visto in
uno dei film, leggermente rivisto. Non sono esattamente un luminare
in questo campo. Sento già gli stilisti (e le stiliste)
cercarmi con
torce e forconi. Ma, essendo da solo, questo posso fare. Ecco
perché
vorrei poter collaborare con qualcuno.
Nella
storia, per semplicità, non lo ho scritto, ma
è sottinteso
che un documento possa essere usato solo per un profilo. E documenti
di identità della stessa persona (nella mia fanfiction i
soli
documenti presenti sono la Scheda Allenatore, che fa da carta
d’identità e da codice fiscale, la patente di
guida, che funziona
tale e quale a quella del mondo reale, e il passaporto, che funziona
tale e quale a quello del mondo reale) non possono essere usati per
profili diversi.
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